Il migliore dei mondi - Capitolo secondo
di
Castello
genere
comici
Capitolo secondo
L'aumento delle percentuali l'ebbero all'istante. Dal 500% si passò al 1000% con effetto anche per le obbligazioni già emesse. Ovviamente la disposizione del clan di Sabrina fu copiata nel giro di qualche ora anche dal clan di Cristina.
Per le garanzie da dare agli investitori le cose furono più complicate. Nel clan di Sabrina (ma anche in quello di Cristina) ci furono discussioni agguerrite con posizioni differenti e persino inconciliabili; alla fine l'esigenza di dare subito in pasto agli investitori qualcosa in grado di calmarli e sopratutto di farli continuare ad investire produsse un comunicato stampa concentrato sulla parte ove all'interno del clan si era raggiunto un primo accordo e nel quale sostanzialmente si garantiva che “la cavalla della scuderia avrebbe avuto uno sparring partner con cui l'animale avrebbe perfezionato la sua preparazione”. Ovviamente tutti capivano il senso vero del comunicato che per ovvie ragioni di decoro non poteva essere totalmente esplicito; tuttavia bastava solo cambiare il nome “cavalla” con “troia” essendo invece la parola “animale” corretta.
Il problema come detto fu l'inconciliabilità delle posizioni all'interno dei clan. Anticipiamo che curiosamente anche in questo caso la discussione e le conclusioni dei clan furono simili. Quindi per capire come andarono le cose è sufficiente resocontare quello che successe in uno dei due clan; prendiamo come al solito quello di Sabrina.
Una prima determinazione condivisa fu che era necessaria un'assemblea plenaria dove tutti i componenti del clan potessero portare le proprie posizioni e si contava che grazie al comune interesse e alla Presidenza, tenuta dai genitori di Sabrina, piano piano si arrivasse ad una conclusione il più possibile condivisa.
Fortunatamente, come già detto, si partiva da una prima base su cui tutti convenivano: Sabrina aveva bisogno di uno sparring partner con cui allenarsi nei periodi in cui Alberto, assorbito dalle esigenze lavorative di importanza mondiale, si assentava. Cioè un ragazzo / uomo con cui sperimentare e migliorare le più perverse forme di sesso anale e sesso orale con ingoio in modo da conquistare i punti decisivi nella gara con Cristina. La discussione e la difficoltà di trovare una condivisione vertevano su chi dovesse essere il ragazzo / uomo da utilizzare come sparring partner.
All'inizio ci fu uno scontro fra la componente maschile e quella femminile del clan che però fu molto breve. I maschi ebbero gioco facile nel prevalere evidenziando che cosa poteva piacere o meno ad Alberto lo potevano certo sapere meglio loro rispetto alle femmine. E che quindi era compito loro scegliere lo sparring partner. Le isolate voci femminili che provavano a mettere in discussione questo assunto furono zittite dai rispettivi mariti o fidanzati con un: “ma parli proprio tu che dai il culo ad ogni morte di papa” che probabilmente indicava una condizione veritiera poiché non furono registrate ulteriori repliche.
Va detto, per capire il senso della successiva discussione, che tutti i maschi, pur senza dirlo esplicitamente, volevano fortemente che lo sparring partner fosse scelto fra i componenti del clan; e, volendo essere più precisi ancora, ognuno lavorava per se stesso, utilizzando le alleanze che via via le circostanze consentivano. E del resto come dar loro torto: alzi la mano il maschio che non vorrebbe ricoprire il ruolo di “allenatore” di una troia stra-figa spaziale.
La discussione successiva, ormai delimitata ai soli maschi, fu tra la fazione dei parenti e quella dei non parenti. Qui la battaglia fu furibonda; i non parenti, sostenevano che uno sparring partner parente sarebbe stata “una cosa incestuosa, immorale, vergognosa”. I parenti provarono a difendersi dicendo che “non era vero un cazzo” sopratutto quando la parentela era di terzo o quarto grado, “perché la cosa di cui discutevano non era sesso ma solo amorevole preparazione ad uno scontro di vitale importanza” e chi meglio di un parente sarebbe stato in grado di esprimere affetto e amore. La
furiosa discussione arrivò solo alla conclusione di escludere i parenti di primo (padre) e secondo grado (fratello), i quali, va detto, avevano anche tentato timidamente di rimanere in gioco con l'argomentazione che “conoscevano la congiunta da quando era nata” e quindi meglio di tutti. Ma l'intervento appassionato di un non parente religioso li aveva tagliati fuori definitivamente; egli aveva detto con veemenza che uno sparring partner padre o fratello sarebbe stato contro le leggi di Dio; e con Dio contro sarebbe stato impossibile vincere la gara.
Segui poi un'altra discussione feroce, senza esclusione di colpi. Fu quella anagrafica: fra la componente giovane e quella meno giovane del clan. I primi sostenevano che la scelta non poteva che andare ad uno di loro sia per la prestanza fisica che avevano rispetto a quelli che in modo dispregiativo chiamavano “i vecchi” e sia perché andava riprodotta una simil situazione di gara e qui avevano gioco facile nel ricordare che Alberto aveva 27 anni. Ma anche i “vecchi” avevano valide argomentazioni e pure, incredibilmente, molta energia nel sostenerle; essi affermarono che avevano più esperienza dei giovani e certamente sapevano meglio loro quali dovevano essere i tasti giusti da utilizzare dalla ragazza che quindi potevano allenare con più efficacia. La cosa degenerò quando i “vecchi” argomentarono che per l'addestramento l'avere prestanza fisica era controproducente; viceversa serviva proprio il contrario, così la troiaggine doveva emergere ed affinarsi per forza. In questo contesto ci fu un giovane che quasi venne alle mani con un signore di poco meno di 60 anni, zio di Sabrina; il primo apostrofò il non più giovane signore con un “ma che vuoi allenare che non sì ti si rizza nemmeno con il crik”; mentre il secondo rispose: “e tu invece che spruzzi alla sola vista del buco del culo di Sabrina a cosa servi?; e poi lo sanno tutti che al massimo duri 30 secondi”. Stavano venendo alle mani quando qualcuno richiese l'attenzione di tutti ritenendo di aver trovato la soluzione al problema. Il tizio disse che erano necessari più sparring partner: un parente, un non parente, uno un po' vecchio, uno un po' giovane così da cogliere il meglio da ogni, chiamiamola specialità. Un altro tizio rincarò la dose dicendo che forse era meglio che ci fossero almeno due sparring partner per ogni specialità; e mano a mano che cresceva il numero ipotetico degli “allenatori” il consenso aumentava poiché tutti immaginavano di avere qualche possibilità in più. Il momentaneo idillio terminò con la potente invettiva di una zia di Sabrina, sorella della madre. Ella disse: “basta, siete tutti dei porci schifosi, e senza morale” e continuò nel silenzio totale “l'unica cosa a cui pensate è quella di inzuppare il vostro biscotto nei buchetti della nostra campionessa, nonché mia nipote prediletta” e infine concluse strappando l'applauso alla parte femminile del clan che per troppo tempo era rimasta in silenzio “ella, Sabrina, è un angelo, tutti la vorremmo come figlia, come sorella, come nipote, e sta combattendo per tutti noi … un po' di rispetto per la miseria! Fate prevalere la morale, cribbio!”. Volendo essere fedeli cronisti, nel momento in cui la zia diceva “.....tutti la vorremmo come figlia e come sorella....” ogni maschio presente aggiunse, chi sottovoce, chi a voce alta “....e anche come troia da allenare...”. Poi la zia continuò dicendo che per Sabrina ci voleva un professionista. Uno che, pagato per quello, sapeva esattamente cosa fare per migliorarla e che, inoltre, facendo un'allusione tutt'altro che velata, aveva, a differenza dei maschi ivi presenti, anche lo strumento adatto per farlo. E per l'appunto lei, la zia, aveva giusto un nome da suggerire alla Presidenza. La donna riusci a malapena a finire il suo discorso che si scatenò un putiferio ma forse, il termine più giusto da usare per rappresentare quella situazione sarebbe stato un “puttanaio”. I maschi, all'unisono come fossero coordinati da qualcuno, insorsero contro la parente stretta di Sabrina; alcuni ironizzando su come ella fosse venuta a conoscenza delle caratteristiche del professionista: “e tu come fai a sapere che lui ha lo strumento adatto?....lo hai provato?” altri evidenziando i costi dell'operazione “...sta a vedere che dopo il parrucchiere, il ginecologo e il chirurgo plastico si deve pagare anche chi glielo sbatte nel culo e in bocca per allenarla...” altri ancora notando che la valutazione delle dimensioni dello strumento, cioè del cazzo, doveva essere fatta in modo meno dozzinale “....pensi di essere furba ma sei una idiota...se il tuo professionista ha un cazzo da film porno e gli slarga irreversibilmente il buco del culo il miliardario poi quando se ne accorge la manda affanculo e vince Cristina....”. La zia dobbiamo dire che si era molto ben preparata a rispondere a quelle che riteneva probabili critiche; alla prima osservazione scelse fra i tanti dissenzienti intervenuti quello più adatto alla sua replica, un occhialuto single con un'età di circa 30 anni: “guarda che ogni tanto li vedo anche io i filmini porno; certo non come te che ci stai 10 ore al giorno e che a forza di seghe hai perso pure la vista”; alla seconda osservazione ebbe gioco facile nel dire: “dopo che si spende una fortuna nel parrucchiere per far svolazzare i capelli di Samantha in un certo modo, non si dovrebbe spendere una manciata di migliaia di euro in uno che insegna a Samantha a far movimentare cose ben più importanti per il successo della gara, quali lingua e sederino? Ragionate con la testa o con qualcosa d'altro?” a questa osservazione ci aggiunse il carico da undici un'altra zia, quest'ultima sorella del padre: “ragionano con il cazzo e se si va dietro loro non si vince un cazzo, è evidente!”.
A dire la verità sull'ultima osservazione, quella delle giuste dimensioni dello strumento, la zia ebbe difficoltà perché – stupidamente – aveva pensato dentro sé che il cazzo di allenamento più grosso era meglio era; la sensazione di noi fedeli cronisti dell'avvenimento – a dire la verità – fu che la zia confuse quello che sarebbe stato meglio per lei con quello che invece era oggettivamente meglio per la nipote. In ogni caso ella provò a replicare bluffando “so per certo che lo strumento del professionista è analogo a quello dell'ingegnere”. Ma, forse, era meglio se stava zitta; un tipo si alzò e con voce baritonale disse quello che pensavano tutti: “ma come fai a conoscere ogni cazzo della zona: o sei una bagascia o se una millantatrice” e un mare di risate seppellì definitivamente la zia, che abbandonò l'assemblea offesa sopratutto dal fatto che nemmeno la sorella che sedeva alla Presidenza aveva detto una parola per confutare la tesi che lei era una millantatrice cosa che avrebbe indirettamente confermato che lei era una bagascia, come evidentemente aspirava ad essere riconosciuta. Ma ormai il dibattito, pur nella continua baraonda e sempre sul punto di degenerare, aveva fatto fare passi avanti verso la decisione più logica: ci voleva un allenatore con lo strumento esattamente analogo a quello dell'ingegnere al fine di ricreare le stesse condizioni di gara nel cosiddetto allenamento. Quindi tutti gli occhi si voltarono verso Sabrina. La quale, stra-figa, ma un po' lenta nei ragionamenti, disse una cosa come fosse la novità assoluta ma a cui tutti erano ormai arrivati: “mi ci vuole uno sparring partner simile ad Alberto, ma non tanto nell'età o altro, quanto nel coso... mi avete capito vero?”. Tutti capirono e apprezzarono il candore della ragazza, che non a caso – commentarono in molti – era la loro campionessa. Anche se alcuni scrollarono la testa e a bassa voce espressero un “è troppo ingenua.....qui per vincere non serve che sia una innocente bambolina ….. bisogna che sia più troia di quella troiona di Cristina........”.
A questo punto dell'assemblea la Presidenza riuscì a riprendere in mano le redini troppo a lungo lasciate senza padrone. Il Presidente, nonché padre di Sabrina, disse nel silenzio totale rivolgendosi a sua figlia: “amorino mio, ora dovresti, senza che nessuno ti crei pressione – e qui il padre dette un'occhiataccia a tutta la platea che ormai si era dimostrata per quel che era – disegnare il coso, a dimensioni reali, del tuo futuro marito; il coso lo dovresti conoscere a memoria e a scuola avevi 10 a disegno e quindi sarai sicuramente bravissima....”.
In breve la ragazza, disegnando un notevolissimo cazzo eretto a dimensioni reali in modo assolutamente perfetto, dimostrò le sue doti che, dobbiamo registrare per dovere di cronaca, non erano evidentemente solo quelle dell'essere una gran troia. Il disegno passò di mano in mano e stranamente nessuno dei maschi si avventurò nel dire: “io ce l'ho uguale uguale” poiché oltre al dirlo c'era poi da dimostralo e nessuno si voleva sputtanare. Una signora di una certa età, amica del cuore della mamma di Sabrina, non riuscì a trattenersi e con tono deciso proferì: “beh...nessuno degli ometti che ci hanno ammorbato le orecchie per tutta l'assemblea ora si fa avanti?”. A tal affronto i maschi non seppero cosa rispondere e sopratutto nessuno si volle esporre; soltanto un tizio che fino a quel momento era stato zitto e forse per questo ritenne di potersi permettere di ribattere, disse: “avete rotto il cazzo....non siete mai contente di nulla ...si parla e non va bene... si sta zitti e non va bene... ci si propone come allenatori e non va bene.... non ci si propone e non va bene.... e come quanto vi si chiede di scopare e non va bene perché avete il mal di testa...ma se non vi si chiede cominciate a dire ….che c'è che non va?..”.
La Presidenza richiamò tutti all'ordine raccomandando di non divagare e ricordando il motivo per cui erano lì: trovare un allenatore con il coso uguale uguale ad Alberto. Proprio in quell'istante una ragazza, amica di Sabrina, con voce squillante annunciò “ne conosco uno esattamente uguale: è quello di mio fratello”. Seguì un mormorio crescente; infine una voce maschile si alzò dal fondo dell'assemblea: “ma tu come fai a conoscere il cazzo di tuo fratello?”; la ragazza che si immaginava il tipo di osservazione replicò sicura “l'ho visto mentre si faceva la doccia”. Al che la voce maschile replicò a sua volta: “si...va bene che è noto a tutti che tu ti bevi di tutto e scusate il bisticcio di parole... ma pensi di darla a bere anche a noi? ...se l'hai visto quando si faceva la doccia l'avrai visto di sfuggita e a riposo....sarebbe meglio tu dicessi la verità che siamo fra noi e se te lo scopi non ci frega un cazzo ….”.
Ma fu Sabrina che interruppe la discussione sentenziando: “confermo quanto dice la mia amica...suo fratello c'è l'ha esattamente uguale uguale ad Alberto...”. Al che il mormorio dell'assemblea diventò assordante; si crearono capannelli di persone, questa volta misti uomini donne; tutti capirono la delicatezza della situazione e per carità – o convenienza – nessuno chiese la parola nell'assemblea ma nei crocchi quasi tutti erano critici verso Sabrina. I più strenui difensori della ragazza si provarono a giustificarla: “ebbene abbiamo avuto prova provata che è troia...non è quello che volevamo?” ma i componenti del clan più obiettivi ebbero facile gioco nel controbattere: “il problema è che deve essere troia solo con Alberto e lei invece mi sa che lo è con tutto il mondo”.
Tuttavia la Presidenza poté chiudere l'assemblea con la soddisfazione di aver trovato – sia pur in modo convulso e litigioso – “un formidabile cavallo da allenamento per la cavalla della scuderia” (così almeno uscì il comunicato stampa a beneficio degli investitori, dopo pochi minuti). Va da sé che la Presidenza stabilì di prepotenza che non bisognava badare a spese e il giovane “cavallo” doveva svolgere il ruolo di allenatore come professione e doveva essere ben alimentato e curato e quindi anche ben retribuito.
L'aumento delle percentuali l'ebbero all'istante. Dal 500% si passò al 1000% con effetto anche per le obbligazioni già emesse. Ovviamente la disposizione del clan di Sabrina fu copiata nel giro di qualche ora anche dal clan di Cristina.
Per le garanzie da dare agli investitori le cose furono più complicate. Nel clan di Sabrina (ma anche in quello di Cristina) ci furono discussioni agguerrite con posizioni differenti e persino inconciliabili; alla fine l'esigenza di dare subito in pasto agli investitori qualcosa in grado di calmarli e sopratutto di farli continuare ad investire produsse un comunicato stampa concentrato sulla parte ove all'interno del clan si era raggiunto un primo accordo e nel quale sostanzialmente si garantiva che “la cavalla della scuderia avrebbe avuto uno sparring partner con cui l'animale avrebbe perfezionato la sua preparazione”. Ovviamente tutti capivano il senso vero del comunicato che per ovvie ragioni di decoro non poteva essere totalmente esplicito; tuttavia bastava solo cambiare il nome “cavalla” con “troia” essendo invece la parola “animale” corretta.
Il problema come detto fu l'inconciliabilità delle posizioni all'interno dei clan. Anticipiamo che curiosamente anche in questo caso la discussione e le conclusioni dei clan furono simili. Quindi per capire come andarono le cose è sufficiente resocontare quello che successe in uno dei due clan; prendiamo come al solito quello di Sabrina.
Una prima determinazione condivisa fu che era necessaria un'assemblea plenaria dove tutti i componenti del clan potessero portare le proprie posizioni e si contava che grazie al comune interesse e alla Presidenza, tenuta dai genitori di Sabrina, piano piano si arrivasse ad una conclusione il più possibile condivisa.
Fortunatamente, come già detto, si partiva da una prima base su cui tutti convenivano: Sabrina aveva bisogno di uno sparring partner con cui allenarsi nei periodi in cui Alberto, assorbito dalle esigenze lavorative di importanza mondiale, si assentava. Cioè un ragazzo / uomo con cui sperimentare e migliorare le più perverse forme di sesso anale e sesso orale con ingoio in modo da conquistare i punti decisivi nella gara con Cristina. La discussione e la difficoltà di trovare una condivisione vertevano su chi dovesse essere il ragazzo / uomo da utilizzare come sparring partner.
All'inizio ci fu uno scontro fra la componente maschile e quella femminile del clan che però fu molto breve. I maschi ebbero gioco facile nel prevalere evidenziando che cosa poteva piacere o meno ad Alberto lo potevano certo sapere meglio loro rispetto alle femmine. E che quindi era compito loro scegliere lo sparring partner. Le isolate voci femminili che provavano a mettere in discussione questo assunto furono zittite dai rispettivi mariti o fidanzati con un: “ma parli proprio tu che dai il culo ad ogni morte di papa” che probabilmente indicava una condizione veritiera poiché non furono registrate ulteriori repliche.
Va detto, per capire il senso della successiva discussione, che tutti i maschi, pur senza dirlo esplicitamente, volevano fortemente che lo sparring partner fosse scelto fra i componenti del clan; e, volendo essere più precisi ancora, ognuno lavorava per se stesso, utilizzando le alleanze che via via le circostanze consentivano. E del resto come dar loro torto: alzi la mano il maschio che non vorrebbe ricoprire il ruolo di “allenatore” di una troia stra-figa spaziale.
La discussione successiva, ormai delimitata ai soli maschi, fu tra la fazione dei parenti e quella dei non parenti. Qui la battaglia fu furibonda; i non parenti, sostenevano che uno sparring partner parente sarebbe stata “una cosa incestuosa, immorale, vergognosa”. I parenti provarono a difendersi dicendo che “non era vero un cazzo” sopratutto quando la parentela era di terzo o quarto grado, “perché la cosa di cui discutevano non era sesso ma solo amorevole preparazione ad uno scontro di vitale importanza” e chi meglio di un parente sarebbe stato in grado di esprimere affetto e amore. La
furiosa discussione arrivò solo alla conclusione di escludere i parenti di primo (padre) e secondo grado (fratello), i quali, va detto, avevano anche tentato timidamente di rimanere in gioco con l'argomentazione che “conoscevano la congiunta da quando era nata” e quindi meglio di tutti. Ma l'intervento appassionato di un non parente religioso li aveva tagliati fuori definitivamente; egli aveva detto con veemenza che uno sparring partner padre o fratello sarebbe stato contro le leggi di Dio; e con Dio contro sarebbe stato impossibile vincere la gara.
Segui poi un'altra discussione feroce, senza esclusione di colpi. Fu quella anagrafica: fra la componente giovane e quella meno giovane del clan. I primi sostenevano che la scelta non poteva che andare ad uno di loro sia per la prestanza fisica che avevano rispetto a quelli che in modo dispregiativo chiamavano “i vecchi” e sia perché andava riprodotta una simil situazione di gara e qui avevano gioco facile nel ricordare che Alberto aveva 27 anni. Ma anche i “vecchi” avevano valide argomentazioni e pure, incredibilmente, molta energia nel sostenerle; essi affermarono che avevano più esperienza dei giovani e certamente sapevano meglio loro quali dovevano essere i tasti giusti da utilizzare dalla ragazza che quindi potevano allenare con più efficacia. La cosa degenerò quando i “vecchi” argomentarono che per l'addestramento l'avere prestanza fisica era controproducente; viceversa serviva proprio il contrario, così la troiaggine doveva emergere ed affinarsi per forza. In questo contesto ci fu un giovane che quasi venne alle mani con un signore di poco meno di 60 anni, zio di Sabrina; il primo apostrofò il non più giovane signore con un “ma che vuoi allenare che non sì ti si rizza nemmeno con il crik”; mentre il secondo rispose: “e tu invece che spruzzi alla sola vista del buco del culo di Sabrina a cosa servi?; e poi lo sanno tutti che al massimo duri 30 secondi”. Stavano venendo alle mani quando qualcuno richiese l'attenzione di tutti ritenendo di aver trovato la soluzione al problema. Il tizio disse che erano necessari più sparring partner: un parente, un non parente, uno un po' vecchio, uno un po' giovane così da cogliere il meglio da ogni, chiamiamola specialità. Un altro tizio rincarò la dose dicendo che forse era meglio che ci fossero almeno due sparring partner per ogni specialità; e mano a mano che cresceva il numero ipotetico degli “allenatori” il consenso aumentava poiché tutti immaginavano di avere qualche possibilità in più. Il momentaneo idillio terminò con la potente invettiva di una zia di Sabrina, sorella della madre. Ella disse: “basta, siete tutti dei porci schifosi, e senza morale” e continuò nel silenzio totale “l'unica cosa a cui pensate è quella di inzuppare il vostro biscotto nei buchetti della nostra campionessa, nonché mia nipote prediletta” e infine concluse strappando l'applauso alla parte femminile del clan che per troppo tempo era rimasta in silenzio “ella, Sabrina, è un angelo, tutti la vorremmo come figlia, come sorella, come nipote, e sta combattendo per tutti noi … un po' di rispetto per la miseria! Fate prevalere la morale, cribbio!”. Volendo essere fedeli cronisti, nel momento in cui la zia diceva “.....tutti la vorremmo come figlia e come sorella....” ogni maschio presente aggiunse, chi sottovoce, chi a voce alta “....e anche come troia da allenare...”. Poi la zia continuò dicendo che per Sabrina ci voleva un professionista. Uno che, pagato per quello, sapeva esattamente cosa fare per migliorarla e che, inoltre, facendo un'allusione tutt'altro che velata, aveva, a differenza dei maschi ivi presenti, anche lo strumento adatto per farlo. E per l'appunto lei, la zia, aveva giusto un nome da suggerire alla Presidenza. La donna riusci a malapena a finire il suo discorso che si scatenò un putiferio ma forse, il termine più giusto da usare per rappresentare quella situazione sarebbe stato un “puttanaio”. I maschi, all'unisono come fossero coordinati da qualcuno, insorsero contro la parente stretta di Sabrina; alcuni ironizzando su come ella fosse venuta a conoscenza delle caratteristiche del professionista: “e tu come fai a sapere che lui ha lo strumento adatto?....lo hai provato?” altri evidenziando i costi dell'operazione “...sta a vedere che dopo il parrucchiere, il ginecologo e il chirurgo plastico si deve pagare anche chi glielo sbatte nel culo e in bocca per allenarla...” altri ancora notando che la valutazione delle dimensioni dello strumento, cioè del cazzo, doveva essere fatta in modo meno dozzinale “....pensi di essere furba ma sei una idiota...se il tuo professionista ha un cazzo da film porno e gli slarga irreversibilmente il buco del culo il miliardario poi quando se ne accorge la manda affanculo e vince Cristina....”. La zia dobbiamo dire che si era molto ben preparata a rispondere a quelle che riteneva probabili critiche; alla prima osservazione scelse fra i tanti dissenzienti intervenuti quello più adatto alla sua replica, un occhialuto single con un'età di circa 30 anni: “guarda che ogni tanto li vedo anche io i filmini porno; certo non come te che ci stai 10 ore al giorno e che a forza di seghe hai perso pure la vista”; alla seconda osservazione ebbe gioco facile nel dire: “dopo che si spende una fortuna nel parrucchiere per far svolazzare i capelli di Samantha in un certo modo, non si dovrebbe spendere una manciata di migliaia di euro in uno che insegna a Samantha a far movimentare cose ben più importanti per il successo della gara, quali lingua e sederino? Ragionate con la testa o con qualcosa d'altro?” a questa osservazione ci aggiunse il carico da undici un'altra zia, quest'ultima sorella del padre: “ragionano con il cazzo e se si va dietro loro non si vince un cazzo, è evidente!”.
A dire la verità sull'ultima osservazione, quella delle giuste dimensioni dello strumento, la zia ebbe difficoltà perché – stupidamente – aveva pensato dentro sé che il cazzo di allenamento più grosso era meglio era; la sensazione di noi fedeli cronisti dell'avvenimento – a dire la verità – fu che la zia confuse quello che sarebbe stato meglio per lei con quello che invece era oggettivamente meglio per la nipote. In ogni caso ella provò a replicare bluffando “so per certo che lo strumento del professionista è analogo a quello dell'ingegnere”. Ma, forse, era meglio se stava zitta; un tipo si alzò e con voce baritonale disse quello che pensavano tutti: “ma come fai a conoscere ogni cazzo della zona: o sei una bagascia o se una millantatrice” e un mare di risate seppellì definitivamente la zia, che abbandonò l'assemblea offesa sopratutto dal fatto che nemmeno la sorella che sedeva alla Presidenza aveva detto una parola per confutare la tesi che lei era una millantatrice cosa che avrebbe indirettamente confermato che lei era una bagascia, come evidentemente aspirava ad essere riconosciuta. Ma ormai il dibattito, pur nella continua baraonda e sempre sul punto di degenerare, aveva fatto fare passi avanti verso la decisione più logica: ci voleva un allenatore con lo strumento esattamente analogo a quello dell'ingegnere al fine di ricreare le stesse condizioni di gara nel cosiddetto allenamento. Quindi tutti gli occhi si voltarono verso Sabrina. La quale, stra-figa, ma un po' lenta nei ragionamenti, disse una cosa come fosse la novità assoluta ma a cui tutti erano ormai arrivati: “mi ci vuole uno sparring partner simile ad Alberto, ma non tanto nell'età o altro, quanto nel coso... mi avete capito vero?”. Tutti capirono e apprezzarono il candore della ragazza, che non a caso – commentarono in molti – era la loro campionessa. Anche se alcuni scrollarono la testa e a bassa voce espressero un “è troppo ingenua.....qui per vincere non serve che sia una innocente bambolina ….. bisogna che sia più troia di quella troiona di Cristina........”.
A questo punto dell'assemblea la Presidenza riuscì a riprendere in mano le redini troppo a lungo lasciate senza padrone. Il Presidente, nonché padre di Sabrina, disse nel silenzio totale rivolgendosi a sua figlia: “amorino mio, ora dovresti, senza che nessuno ti crei pressione – e qui il padre dette un'occhiataccia a tutta la platea che ormai si era dimostrata per quel che era – disegnare il coso, a dimensioni reali, del tuo futuro marito; il coso lo dovresti conoscere a memoria e a scuola avevi 10 a disegno e quindi sarai sicuramente bravissima....”.
In breve la ragazza, disegnando un notevolissimo cazzo eretto a dimensioni reali in modo assolutamente perfetto, dimostrò le sue doti che, dobbiamo registrare per dovere di cronaca, non erano evidentemente solo quelle dell'essere una gran troia. Il disegno passò di mano in mano e stranamente nessuno dei maschi si avventurò nel dire: “io ce l'ho uguale uguale” poiché oltre al dirlo c'era poi da dimostralo e nessuno si voleva sputtanare. Una signora di una certa età, amica del cuore della mamma di Sabrina, non riuscì a trattenersi e con tono deciso proferì: “beh...nessuno degli ometti che ci hanno ammorbato le orecchie per tutta l'assemblea ora si fa avanti?”. A tal affronto i maschi non seppero cosa rispondere e sopratutto nessuno si volle esporre; soltanto un tizio che fino a quel momento era stato zitto e forse per questo ritenne di potersi permettere di ribattere, disse: “avete rotto il cazzo....non siete mai contente di nulla ...si parla e non va bene... si sta zitti e non va bene... ci si propone come allenatori e non va bene.... non ci si propone e non va bene.... e come quanto vi si chiede di scopare e non va bene perché avete il mal di testa...ma se non vi si chiede cominciate a dire ….che c'è che non va?..”.
La Presidenza richiamò tutti all'ordine raccomandando di non divagare e ricordando il motivo per cui erano lì: trovare un allenatore con il coso uguale uguale ad Alberto. Proprio in quell'istante una ragazza, amica di Sabrina, con voce squillante annunciò “ne conosco uno esattamente uguale: è quello di mio fratello”. Seguì un mormorio crescente; infine una voce maschile si alzò dal fondo dell'assemblea: “ma tu come fai a conoscere il cazzo di tuo fratello?”; la ragazza che si immaginava il tipo di osservazione replicò sicura “l'ho visto mentre si faceva la doccia”. Al che la voce maschile replicò a sua volta: “si...va bene che è noto a tutti che tu ti bevi di tutto e scusate il bisticcio di parole... ma pensi di darla a bere anche a noi? ...se l'hai visto quando si faceva la doccia l'avrai visto di sfuggita e a riposo....sarebbe meglio tu dicessi la verità che siamo fra noi e se te lo scopi non ci frega un cazzo ….”.
Ma fu Sabrina che interruppe la discussione sentenziando: “confermo quanto dice la mia amica...suo fratello c'è l'ha esattamente uguale uguale ad Alberto...”. Al che il mormorio dell'assemblea diventò assordante; si crearono capannelli di persone, questa volta misti uomini donne; tutti capirono la delicatezza della situazione e per carità – o convenienza – nessuno chiese la parola nell'assemblea ma nei crocchi quasi tutti erano critici verso Sabrina. I più strenui difensori della ragazza si provarono a giustificarla: “ebbene abbiamo avuto prova provata che è troia...non è quello che volevamo?” ma i componenti del clan più obiettivi ebbero facile gioco nel controbattere: “il problema è che deve essere troia solo con Alberto e lei invece mi sa che lo è con tutto il mondo”.
Tuttavia la Presidenza poté chiudere l'assemblea con la soddisfazione di aver trovato – sia pur in modo convulso e litigioso – “un formidabile cavallo da allenamento per la cavalla della scuderia” (così almeno uscì il comunicato stampa a beneficio degli investitori, dopo pochi minuti). Va da sé che la Presidenza stabilì di prepotenza che non bisognava badare a spese e il giovane “cavallo” doveva svolgere il ruolo di allenatore come professione e doveva essere ben alimentato e curato e quindi anche ben retribuito.
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