Prime esperienze
di
stea72
genere
prime esperienze
Non ero più una ragazzina da tanto, e avevo avuto già le mie esperienze in fatto di ragazzi, ma in quel periodo ciò di cui sentivo il bisogno era forse un "uomo" che mi facesse sentire "Donna", e non più una "ragazza".
Facevo la barista in una zona molto frequentata, gente che mi corteggiavano ne avevo tanti: i soliti attempati, i soliti "bellissimi", i soliti "playboy"; tutti con il loro solito repertorio di battute e commenti ambigui e maliziosi. Eppure Lui no.
Arrivava al bancone, salutava educatamente e chiedeva "caffè d'orzo, quasi ristretto, in bicchierino di vetro e un bicchiere d'acqua leggermente frizzante". Ogni volta la stessa ordinazione, la stessa frase.
Quando gli chiedevo se andava bene mi trovava sempre un difetto, eppure ogni volta beveva l'acqua allo stesso modo, faceva sempre lo stesso numero di girate con il cucchiaino, gli stessi tempi, come se fosse una liturgia precisa volta alla ricerca della perfezione, della quale - in un modo o nell'altro - io ero partecipe.
Non ci aveva mai provato con me, veniva sempre con qualcuno dei suoi colleghi, rideva e scherzava dimostrando una maturità che non avresti mai attribuito ad un uomo con il viso così giovane. I suoi occhi erano sempre inquieti, squadravano tutto il locale, le persone, l'esterno... non trovavano pace, ma arrivato al bancone, posava il suo sguardo su di me e i nei miei occhi, come se non esistesse nient'altro che me. Qualunque cosa io facessi, quando mi giravo, lui mi guardava in un espressione seria, senza trasparire emozioni.
Decisi di giocare con lui, e spesso mi abbassavo a prendere le cose da sotto il bancone facendo caso a dove guardasse, oppure alzavo le braccia mettendo in risalto i seni; e lui era sempre lì, stesso sguardo imperscrutabile, stessi occhi fissi nei miei. Un giorno misi una camicetta scollata, ho avuto per tutto il giorno commenti che mi facevano arrossire, e quando venne Lui la aprii ancora un po' e mi protesi nel servirlo, eppure nulla: i suoi occhi non scivolarono mai verso il basso della mia scollatura.
Ogni suo fare, i pezzi di discorsi che gli rubavo, aumentavano quell'alone di mistero e fascino che aveva. Aveva stile, e un certo modo elegante nei movimenti, soprattutto nelle mani. Il suo look non era per niente appariscente o ricercato, a guardarlo superficialmente avresti detto che il suo era un modo di vestire anonimo, poi ti rendevi conto che così non era. Non so come spiegarlo. Avete presente la differenza che c'è tra un bicchiere di plastica e uno di vetro, ecco lui indossava sempre bicchieri di vetro.
Una delle sue qualità che più ipnotizzò la mia attenzione era la sua imprevedibilità.
Io mi aspettavo una reazione e lui me ne dava un'altra, riusciva sempre a sorprendermi, e quasi sempre in modo piacevole.
Fu' che mostrai un tatuaggio che avevo sul braccio, me lo aveva chiesto il suo collega di quel giorno, e Lui - sempre con quel suo tono pacato e inesorabile - mi disse che gli piaceva di più quello che avevo dietro la spalla.
- come fai a saperlo? - gli chiesi. Non avevo mai indossato nulla che mostrasse le spalle.
- era la foto che avevi sul profilo di whatsapp tempo fa.
- come fai ad avere il mio numero di telefono?
- sono tante le cose che so e che tu non sai spiegarti come faccio a saperlo.
E detto questo se ne ando' senza aggiungere altro. Io avevo passato ore su facebook facendomi amici tutti i suoi colleghi - anche quelli più insopportabili - eppure non ero mai riuscita a trovarlo, avevo chiesto a diverse persone informazioni su di lui senza mai cavarne granchè, e lui aveva da tempo il mio numero. Mi chiedevo a che si rifesse con quella frase, quante cose sapeva su di me? Come faceva a saperle? E sopratutto perché?
Mi scrisse quel pomeriggio stesso, mi chiese scusa per essersene andato senza salutare. Chattammo un po', e anche nei messaggi cresceva in me quel senso di intrigo. Per farsi perdonare mi invitò a prendere un caffè altrove. Io ero convinta che fosse uno scherzo, ma ci andai e quando lo vidi non credevo ai miei occhi. Ci vedemmo al bar di un albergo dove mi disse che aveva una stanza, non mi spiegò il perché e io non glielo chiesi, non mi interessava, non era nelle mie intenzioni sciogliere il mistero, ma farmici trasportare ovunque Lui volesse. Bevemmo qualcosa insieme e fu così che mi fece sentire per la prima volta trattata come una donna, e manco a dirlo, trovammo una scusa per salire in camera da Lui.
Mentre andavamo le nostre mani prima si sfiorarono, poi si strinsero, poi la sua mano andava sempre di più a cercare il mio corpo, sfiorava il bassoventre, accarezzava la schiena, avvolgeva i miei fianchi. Il mio cuore già batteva forte, e mi sentivo già eccitata al pensiero di quello che stava per accadere, non sapevo quale fosse la sua stanza, ma attraversando uno dei corridoi mi spinse contro una parete, il suo corpo contro il mio, i suoi occhi fiammanti nei miei, la sua bocca che conosceva la mia.
Spinse il suo bacino in avanti e io avvertii attraverso i vestiti la turgidità del suo sesso che aumentava sempre di più. La cosa mi eccitò ancora di più. A me sembrava un sogno, e me lo abbracciavo per non farlo scappare via. Mi lasciò un attimo e io andai a cercare nuovamente la sua bocca con la mia, mentre i miei occhi erano sempre nei suoi. La stanza era vicina e la raggiungemmo barcollando un pò perchè non riuscivamo a staccarci. Quando entrammo Lui chiuse la porta quasi sbattendola e ci fermammo un attimo che mi sembrava eterno. Ci guardammo, ci sorridemmo in quella intimità che sperimentavamo per la prima volta. Poi, come un felino che afferra la sua preda, riprendemmo a baciarci. Eravamo ancora sulla porta quando Lui mi tirò giù la zip del mio vestito, ed eravamo ancora lì quando io gli sfilai la maglietta avendo quel torace tutto per me, e per la mia bocca ancora di più affamata di Lui. L'esplorazione dei suoi addominali con la mia bocca fu interrotta quando Lui decise che voleva sfilarmi il vestito, cosa che fece appoggiandolo all'attaccapanni lì vicino. Saremmo rimasti lì ancora a lungo se lui non decidesse di prendermi in braccio e di portarmi sul letto dove mi adagiò sebbene ebbi la sensazione di esserci sbattuta. Lui stava per stendersi su di me, ma io non glielo permisi, la mia bocca voleva ancora il suo corpo, voleva assaggiare le sue intimità. Si tolse le scarpe e i calzini mentre io gli accarezzavo la schiena, e gli slacciavo la cintura e i pantaloni, poi glieli tirai giù e vidi nei boxer la sagoma eccitante del suo sesso duro che spingeva la molla degli intimi creando una piccola fessura nella quale sbirciai prima di guardarlo negli occhi mentre gli abbassavo i boxer fino alle ginocchia. Lui mi sorrise e mi diede implicitamente in consenso, ma io esitai ancora godendomi quegli occhi che bruciavano di desiderio per me, indugiai giusto quel poco per fargli aumentare la voglia e poi glielo accarezzai con le mani. Lo sentivo pulsare sotto le dita, e lo masturbai deicatamente continuando ad accarezzarlo. Poi lo avvicinai alla bocca - quanto lo avevo desiderato! - e non sapevo proprio come iniziare, così mi appoggiai la punta sulle labbra e poi lo succhiai un po' fino alla base. Risalii su sempre baciandolo e leccandolo, e finalmente me lo infilai in bocca. Cominciai a succhiargli la cappella, muovendo la lingua come prima la muovevo nella sua bocca. Lo guardavo negli occhi e muovevo piano la mia bocca e la lingua come a dilatare un attimo che già di per sè mi sembrava eterno. Poi chiusi gli occhi per un po' per godermi quel sesso che avevo desiderato tanto e che finalmente nella mia bocca potevo soddisfare. Sarei andata avanti per sempre se Lui non mi avesse staccato dolcemente sostituendo il suo sesso con la sua bocca. Mi slacciò il reggiseno con una sola mano e senza nessuna difficoltà, e con la stessa eleganza e senza smettere di baciarmi e leccarmi i capezzoli, mi sfilò il perizoma. Mi sistemai meglio sul letto sapendo quello che voleva Lui e volevo offrirglielo come meritava. Mi stesi e mi concessi a Lui che con la bocca mi inturgidì i capezzoli mentre con le mani mi accarezzò le gambe che fremevano di desiderio e di piacere. Poi le mani salirono sopra le ginocchia, e all'interno delle cosce incontrando la sua bocca nella mia intimità. Le sue dita esplorarono le mie labbra, e io capii che non ero mai stata così bagnata, la cosa mi imbarazzò, e quando ebbi la sua mano vicino al viso la afferrai come per nascondermi, poi la baciai, la leccai e ne succhiai le dita.
La strinsi a me e alla mia bocca, la stanza non esisteva più, nulla esisteva più, mi godevo solo quelle dita che si muovevano lente dentro di me e quelle labbra attaccate alle altre mie labbra. Credevo di essere in un luogo dove non ero mai stata, e quando la sua lingua sfiorò il mio clitoride ne ebbi la certezza. Non riuscivo a vedere cosa stesse succedendo tra le mie gambe e ho sempre avuto l'impressione di essermi persa qualcosa, ritornando in quella stanza solo quando il ritmo delle sua lingua e delle sue dita aumentava e diminuiva come se Lui capisse esattamente cosa desiderassi. La mia schiena si arcuava, una mia mano si aggrappava alla sua e l'altra tirava le lenzuola di quel letto che non era il mio, ma che mai più avrei dimenticato.
Nonostante Lui stesse facendo tutto meravigliosamente bene, tirai quasi con forza il suo braccio per riportarlo su a me, e per ricevere finalmente quello che desideravo più di tutto in quel momento. Gli appoggiai le mani sulle guance e i nostri occhi si incontrarono lampeggiando di voglia. Arrivò quel momento. Entrò piano, con dolcezza, e alla mia espressione di piacere lui rispose con una di soddisfazione. Nascosi la faccia nel suo petto come se ne avessi vergogna, e lo strinsi a me: Lui era sempre più mio mentre mi faceva sua, e più stringevo il suo corpo e più profondo sentivo che entrava il suo sesso nel mio. Ritmo lento, quasi una danza sinuosa di bacini che si spingevano l'un l'altro.
Mi sarei fatta scopare tutta in quella posizione, ma trovai la forza d'animo di rigirarlo e trovarmi sopra di Lui senza farlo uscire, puntai le mani sul petto e decisi di regalargli una danza che da me non aveva mai ricevuto nessuno, e così il bacino si muoveva avanti e indientro in un ritmo che trovai subito comodo e piacevole, sebbene lento e scorrevole. Come avevo fatto in passato al bar, alzai le braccia offrendogli il seno, e stavolta Lui li afferrò accarezzandoli e stimolandomi ancora i capezzoli. Io mi abbassai verso di Lui e mi lasciai stringere, nell'orecchio gli sussurrai "sei un sogno", "Quanto ti ho desiderato!" mi sentii rispondere, e continuai nel mio movimento aumentando la velocità e strofinando il clitoride contro il suo corpo mentre le sue mani accarezzavano la schiena scendendo fino ai fianchi, aiutandomi e guidandomi nei movimenti.
Mi sentii alzare dal bacino e senza cambiare posizione cominciò Lui a decidere il ritmo ad una velocità e una potenza che io non avrei saputo mantenere. Mi ribaltò e mi sono trovata in diverse posozione, tutte splendide e ogni volta fu' per me come la prima volta, ma quando mi penetrò dopo avermi stesa sul ventre e aperto le gambe, ebbi quasi la sensazione di perdere i sensi.
Alla fine volevo venire, e anche Lui. Mi stesi e aspettai che lui mi facesse ancora sua. Iniziò a darmi colpi con una potenza che mi sentivo spostare e sbattere. Mi lasciai andare e mi donai totalmente a Lui, mantenendomi alle sue spalle più che abbracciandolo, fino a quando lo tirò fuori e mi schizzò sul corpo regalandomi tutto il suo piacere che mi arrivò fino al viso. Le successive altre volte, sempre clandestine e meravigliose, fui felice di accogliere il suo piacere nella mia bocca, ma in quell'occasione non riuscii a fare altro che irrigidirmi trattenendo il respiro e inarcando la schiena completamente in preda ad un piacere che non avevo mai provato prima, e che non credevo possibile.
A distanza di tanto tempo, ricordo quell'esperienza come un passo fondamentale nel mio rapporto con gli uomini, e anche una delle più belle scopate della mia vita..
Facevo la barista in una zona molto frequentata, gente che mi corteggiavano ne avevo tanti: i soliti attempati, i soliti "bellissimi", i soliti "playboy"; tutti con il loro solito repertorio di battute e commenti ambigui e maliziosi. Eppure Lui no.
Arrivava al bancone, salutava educatamente e chiedeva "caffè d'orzo, quasi ristretto, in bicchierino di vetro e un bicchiere d'acqua leggermente frizzante". Ogni volta la stessa ordinazione, la stessa frase.
Quando gli chiedevo se andava bene mi trovava sempre un difetto, eppure ogni volta beveva l'acqua allo stesso modo, faceva sempre lo stesso numero di girate con il cucchiaino, gli stessi tempi, come se fosse una liturgia precisa volta alla ricerca della perfezione, della quale - in un modo o nell'altro - io ero partecipe.
Non ci aveva mai provato con me, veniva sempre con qualcuno dei suoi colleghi, rideva e scherzava dimostrando una maturità che non avresti mai attribuito ad un uomo con il viso così giovane. I suoi occhi erano sempre inquieti, squadravano tutto il locale, le persone, l'esterno... non trovavano pace, ma arrivato al bancone, posava il suo sguardo su di me e i nei miei occhi, come se non esistesse nient'altro che me. Qualunque cosa io facessi, quando mi giravo, lui mi guardava in un espressione seria, senza trasparire emozioni.
Decisi di giocare con lui, e spesso mi abbassavo a prendere le cose da sotto il bancone facendo caso a dove guardasse, oppure alzavo le braccia mettendo in risalto i seni; e lui era sempre lì, stesso sguardo imperscrutabile, stessi occhi fissi nei miei. Un giorno misi una camicetta scollata, ho avuto per tutto il giorno commenti che mi facevano arrossire, e quando venne Lui la aprii ancora un po' e mi protesi nel servirlo, eppure nulla: i suoi occhi non scivolarono mai verso il basso della mia scollatura.
Ogni suo fare, i pezzi di discorsi che gli rubavo, aumentavano quell'alone di mistero e fascino che aveva. Aveva stile, e un certo modo elegante nei movimenti, soprattutto nelle mani. Il suo look non era per niente appariscente o ricercato, a guardarlo superficialmente avresti detto che il suo era un modo di vestire anonimo, poi ti rendevi conto che così non era. Non so come spiegarlo. Avete presente la differenza che c'è tra un bicchiere di plastica e uno di vetro, ecco lui indossava sempre bicchieri di vetro.
Una delle sue qualità che più ipnotizzò la mia attenzione era la sua imprevedibilità.
Io mi aspettavo una reazione e lui me ne dava un'altra, riusciva sempre a sorprendermi, e quasi sempre in modo piacevole.
Fu' che mostrai un tatuaggio che avevo sul braccio, me lo aveva chiesto il suo collega di quel giorno, e Lui - sempre con quel suo tono pacato e inesorabile - mi disse che gli piaceva di più quello che avevo dietro la spalla.
- come fai a saperlo? - gli chiesi. Non avevo mai indossato nulla che mostrasse le spalle.
- era la foto che avevi sul profilo di whatsapp tempo fa.
- come fai ad avere il mio numero di telefono?
- sono tante le cose che so e che tu non sai spiegarti come faccio a saperlo.
E detto questo se ne ando' senza aggiungere altro. Io avevo passato ore su facebook facendomi amici tutti i suoi colleghi - anche quelli più insopportabili - eppure non ero mai riuscita a trovarlo, avevo chiesto a diverse persone informazioni su di lui senza mai cavarne granchè, e lui aveva da tempo il mio numero. Mi chiedevo a che si rifesse con quella frase, quante cose sapeva su di me? Come faceva a saperle? E sopratutto perché?
Mi scrisse quel pomeriggio stesso, mi chiese scusa per essersene andato senza salutare. Chattammo un po', e anche nei messaggi cresceva in me quel senso di intrigo. Per farsi perdonare mi invitò a prendere un caffè altrove. Io ero convinta che fosse uno scherzo, ma ci andai e quando lo vidi non credevo ai miei occhi. Ci vedemmo al bar di un albergo dove mi disse che aveva una stanza, non mi spiegò il perché e io non glielo chiesi, non mi interessava, non era nelle mie intenzioni sciogliere il mistero, ma farmici trasportare ovunque Lui volesse. Bevemmo qualcosa insieme e fu così che mi fece sentire per la prima volta trattata come una donna, e manco a dirlo, trovammo una scusa per salire in camera da Lui.
Mentre andavamo le nostre mani prima si sfiorarono, poi si strinsero, poi la sua mano andava sempre di più a cercare il mio corpo, sfiorava il bassoventre, accarezzava la schiena, avvolgeva i miei fianchi. Il mio cuore già batteva forte, e mi sentivo già eccitata al pensiero di quello che stava per accadere, non sapevo quale fosse la sua stanza, ma attraversando uno dei corridoi mi spinse contro una parete, il suo corpo contro il mio, i suoi occhi fiammanti nei miei, la sua bocca che conosceva la mia.
Spinse il suo bacino in avanti e io avvertii attraverso i vestiti la turgidità del suo sesso che aumentava sempre di più. La cosa mi eccitò ancora di più. A me sembrava un sogno, e me lo abbracciavo per non farlo scappare via. Mi lasciò un attimo e io andai a cercare nuovamente la sua bocca con la mia, mentre i miei occhi erano sempre nei suoi. La stanza era vicina e la raggiungemmo barcollando un pò perchè non riuscivamo a staccarci. Quando entrammo Lui chiuse la porta quasi sbattendola e ci fermammo un attimo che mi sembrava eterno. Ci guardammo, ci sorridemmo in quella intimità che sperimentavamo per la prima volta. Poi, come un felino che afferra la sua preda, riprendemmo a baciarci. Eravamo ancora sulla porta quando Lui mi tirò giù la zip del mio vestito, ed eravamo ancora lì quando io gli sfilai la maglietta avendo quel torace tutto per me, e per la mia bocca ancora di più affamata di Lui. L'esplorazione dei suoi addominali con la mia bocca fu interrotta quando Lui decise che voleva sfilarmi il vestito, cosa che fece appoggiandolo all'attaccapanni lì vicino. Saremmo rimasti lì ancora a lungo se lui non decidesse di prendermi in braccio e di portarmi sul letto dove mi adagiò sebbene ebbi la sensazione di esserci sbattuta. Lui stava per stendersi su di me, ma io non glielo permisi, la mia bocca voleva ancora il suo corpo, voleva assaggiare le sue intimità. Si tolse le scarpe e i calzini mentre io gli accarezzavo la schiena, e gli slacciavo la cintura e i pantaloni, poi glieli tirai giù e vidi nei boxer la sagoma eccitante del suo sesso duro che spingeva la molla degli intimi creando una piccola fessura nella quale sbirciai prima di guardarlo negli occhi mentre gli abbassavo i boxer fino alle ginocchia. Lui mi sorrise e mi diede implicitamente in consenso, ma io esitai ancora godendomi quegli occhi che bruciavano di desiderio per me, indugiai giusto quel poco per fargli aumentare la voglia e poi glielo accarezzai con le mani. Lo sentivo pulsare sotto le dita, e lo masturbai deicatamente continuando ad accarezzarlo. Poi lo avvicinai alla bocca - quanto lo avevo desiderato! - e non sapevo proprio come iniziare, così mi appoggiai la punta sulle labbra e poi lo succhiai un po' fino alla base. Risalii su sempre baciandolo e leccandolo, e finalmente me lo infilai in bocca. Cominciai a succhiargli la cappella, muovendo la lingua come prima la muovevo nella sua bocca. Lo guardavo negli occhi e muovevo piano la mia bocca e la lingua come a dilatare un attimo che già di per sè mi sembrava eterno. Poi chiusi gli occhi per un po' per godermi quel sesso che avevo desiderato tanto e che finalmente nella mia bocca potevo soddisfare. Sarei andata avanti per sempre se Lui non mi avesse staccato dolcemente sostituendo il suo sesso con la sua bocca. Mi slacciò il reggiseno con una sola mano e senza nessuna difficoltà, e con la stessa eleganza e senza smettere di baciarmi e leccarmi i capezzoli, mi sfilò il perizoma. Mi sistemai meglio sul letto sapendo quello che voleva Lui e volevo offrirglielo come meritava. Mi stesi e mi concessi a Lui che con la bocca mi inturgidì i capezzoli mentre con le mani mi accarezzò le gambe che fremevano di desiderio e di piacere. Poi le mani salirono sopra le ginocchia, e all'interno delle cosce incontrando la sua bocca nella mia intimità. Le sue dita esplorarono le mie labbra, e io capii che non ero mai stata così bagnata, la cosa mi imbarazzò, e quando ebbi la sua mano vicino al viso la afferrai come per nascondermi, poi la baciai, la leccai e ne succhiai le dita.
La strinsi a me e alla mia bocca, la stanza non esisteva più, nulla esisteva più, mi godevo solo quelle dita che si muovevano lente dentro di me e quelle labbra attaccate alle altre mie labbra. Credevo di essere in un luogo dove non ero mai stata, e quando la sua lingua sfiorò il mio clitoride ne ebbi la certezza. Non riuscivo a vedere cosa stesse succedendo tra le mie gambe e ho sempre avuto l'impressione di essermi persa qualcosa, ritornando in quella stanza solo quando il ritmo delle sua lingua e delle sue dita aumentava e diminuiva come se Lui capisse esattamente cosa desiderassi. La mia schiena si arcuava, una mia mano si aggrappava alla sua e l'altra tirava le lenzuola di quel letto che non era il mio, ma che mai più avrei dimenticato.
Nonostante Lui stesse facendo tutto meravigliosamente bene, tirai quasi con forza il suo braccio per riportarlo su a me, e per ricevere finalmente quello che desideravo più di tutto in quel momento. Gli appoggiai le mani sulle guance e i nostri occhi si incontrarono lampeggiando di voglia. Arrivò quel momento. Entrò piano, con dolcezza, e alla mia espressione di piacere lui rispose con una di soddisfazione. Nascosi la faccia nel suo petto come se ne avessi vergogna, e lo strinsi a me: Lui era sempre più mio mentre mi faceva sua, e più stringevo il suo corpo e più profondo sentivo che entrava il suo sesso nel mio. Ritmo lento, quasi una danza sinuosa di bacini che si spingevano l'un l'altro.
Mi sarei fatta scopare tutta in quella posizione, ma trovai la forza d'animo di rigirarlo e trovarmi sopra di Lui senza farlo uscire, puntai le mani sul petto e decisi di regalargli una danza che da me non aveva mai ricevuto nessuno, e così il bacino si muoveva avanti e indientro in un ritmo che trovai subito comodo e piacevole, sebbene lento e scorrevole. Come avevo fatto in passato al bar, alzai le braccia offrendogli il seno, e stavolta Lui li afferrò accarezzandoli e stimolandomi ancora i capezzoli. Io mi abbassai verso di Lui e mi lasciai stringere, nell'orecchio gli sussurrai "sei un sogno", "Quanto ti ho desiderato!" mi sentii rispondere, e continuai nel mio movimento aumentando la velocità e strofinando il clitoride contro il suo corpo mentre le sue mani accarezzavano la schiena scendendo fino ai fianchi, aiutandomi e guidandomi nei movimenti.
Mi sentii alzare dal bacino e senza cambiare posizione cominciò Lui a decidere il ritmo ad una velocità e una potenza che io non avrei saputo mantenere. Mi ribaltò e mi sono trovata in diverse posozione, tutte splendide e ogni volta fu' per me come la prima volta, ma quando mi penetrò dopo avermi stesa sul ventre e aperto le gambe, ebbi quasi la sensazione di perdere i sensi.
Alla fine volevo venire, e anche Lui. Mi stesi e aspettai che lui mi facesse ancora sua. Iniziò a darmi colpi con una potenza che mi sentivo spostare e sbattere. Mi lasciai andare e mi donai totalmente a Lui, mantenendomi alle sue spalle più che abbracciandolo, fino a quando lo tirò fuori e mi schizzò sul corpo regalandomi tutto il suo piacere che mi arrivò fino al viso. Le successive altre volte, sempre clandestine e meravigliose, fui felice di accogliere il suo piacere nella mia bocca, ma in quell'occasione non riuscii a fare altro che irrigidirmi trattenendo il respiro e inarcando la schiena completamente in preda ad un piacere che non avevo mai provato prima, e che non credevo possibile.
A distanza di tanto tempo, ricordo quell'esperienza come un passo fondamentale nel mio rapporto con gli uomini, e anche una delle più belle scopate della mia vita..
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