Il dildo della mia amica lesbica
di
Anonimo
genere
dominazione
Ero andato all'aeroporto per incontrare una donna di cui conoscevo soltanto il nome: Marta. Avevamo stretto amicizia navigando in internet dove tutt'e due eravamo soliti pubblicare racconti erotici nel medesimo gruppo di discussione. Un giorno, replicando a un commento di un lurker, avevo reso pubblico il desiderio di fare sesso con una lesbica stupendo non poco le scrittrici del gruppo.
Questa mia fantasia erotica era stata raccolta da Marta, musa ispiratrice, a sua insaputa, di molti miei racconti saffici che senza molti preamboli mi aveva esternato l'intenzione di conoscermi di persona.
Le uniche donne dichiaratamente lesbiche che mi era capitato di conoscere, prima d'incontrare Marta, erano creature orribili e tutt'e due infermiere. Avevano le gambe foderate con lunghi peli ed erano provviste di una sottile peluria al viso, mentre nel mio immaginario, come in quello di molti uomini abituati a consumare film pornografici, una lesbica riproduceva, e riproduce tutt'ora, l'essenza della pulsione erotica ed è questa la ragione che mi aveva spinto a incontrare Marta.
Nella sala di attesa dell'aerostazione c'ero solo io ad attendere l'arrivo dei passeggeri. Marta non avrebbe avuto difficoltà a identificarmi. Stirai le gambe e mi alzai dalla poltrona, dopodiché mi avvicinai al cancello d'uscita dei viaggiatori provenienti dalla capitale. Le sembianze di Marta mi erano del tutto sconosciute. Lei però conosceva la mia identità poiché era entrata in possesso di una fotografia che mi ritraeva durante una convention di scrittori di racconti erotici organizzata tempo addietro in un ristorante di Bologna. Il gruppo di viaggiatori portati a terra dall'aereo era composto in maggioranza da uomini d'affari. Identificai fra loro tre giovani donne: una di loro era sicuramente Marta. È stata lei a notarmi per prima e venirmi incontro. Me l'ero immaginata così e non era per niente male, anzi. - Ciao, Lorenzo! - disse dopo avermi gettato le braccia attorno al collo e baciato sulle guance. - Ciao... - risposi intimidito dal suo insperato slancio. Peluria nelle gambe non ne aveva, e nemmeno fili di barba sul mento. Indossava una minigonna elasticizzata che ne metteva in risalto le gambe affusolate e le caviglie strette. Una camicetta bianca, sbottonata sul davanti, dava lustro al solco fra le tette, non troppo grosse, ma sode all'apparenza. Tracolla portava una borsa da viaggio. - Hai altri bagagli? - dissi. - No, ho tutto nella borsa. Ripartirò domani pomeriggio. Ho portato con me soltanto lo stretto necessario. - Conoscendo la predilezione che hai per i congegni erotici sono curioso di sapere cosa nascondi dentro la sacca. - dissi in tono scherzoso. - Eheheh... è una sorpresa. - Dai a me, la porto io la borsa. - Ah, sì, grazie. Sistemai la fascia della borsa tracolla e proseguimmo a piedi verso l'uscita dell'aerostazione. - Sei soddisfatto di vedermi qui? Oppure pensavi che ti avrei bidonato? - Moltissimo... e poi non avevo dubbi. Ero certo che saresti comparsa. - dissi aprendomi in un sorriso. Marta bella la era per davvero. Mi domandai se era davvero lesbica mentre ci dirigevamo verso l'automobile. Bisessuale! Ecco cos'era! Ma non potevo chiederle conferma, perlomeno non subito, magari più tardi, pensai. - Dove mi porti? - chiese mentre percorrevamo la tangenziale a est della città. - Pensavo che ti avrebbe fatto piacere cenare in un locale tipico. - Sì, certo, dove mi porti? Vicino al Po? - No, in collina, ma se insisti cambio direzione e ti accompagno in una ristorante della Bassa. - No, va bene anche così, mi fido di te. Usciti dalla tangenziale imboccammo la strada che da Parma conduce verso le colline. - Ti spiace mettere un poco di musica? - No, anzi. Accesi l'autoradio e la sintonizzai su Radio Lattemiele, la stazione che sono solito ascoltare mentre guido. - Ascolti sempre questa musica anni 60 mentre viaggi in macchina? - Sì, perché? - Beh, si sente che sei un tipo romantico. - Adesso mi fai arrossire. - È l'impressione che ho ricevuto leggendo i tuoi racconti e la scelta di questo genere di musica ne è la conferma. Ci scommetto che uno dei tuoi cantanti preferiti è... Biagio Antonacci, vero? - Sì, lo ammetto. - risposi con un certo imbarazzo. - Ma dai, scherzavo. E poi Biagio piace anche a me. Dalla terrazza del ristorante dove prendemmo posto c'era una vista panoramica sulla pianura illuminata dai fari delle automobili e da una miriade di luci. La differenza d'età non si mostrò un handicap per la nostra amicizia. Marta sembrava soddisfatta della mia compagnia. Estranei non li eravamo del tutto, la lettura dei suoi racconti e le accese discussioni che avevamo caratterizzato il nostro rapporto sul newsgroup mi avevano permesso di conoscerla più di quanto lei potesse immaginare. In comune avevamo lo stesso modo d'intendere la vita, poiché tutt'e due eravamo disposti ad accettare qualsiasi tipo d'esperienza sessuale ci fosse stata proposta. I preliminari, giocati a consumare la cena attorno al tavolo, accrebbero la voglia di conoscerci nell'intimità di una stanza da letto. - Sei contenta di essere qui stasera? - Sì, certo. - Oppure avresti preferito non essere mai venuta? - Perché dici questo? - Non lo so. - È una risposta del cazzo, lo sai? - Sì, certo, scusami. - Ho intrapreso questo viaggio conscia di ciò che avrei trovato. Leggendo i tuoi racconti ho imparato a conoscerti, e mi piaci per come sei dentro. - E come sono? - Ingenuo. O forse no, è questo che vorrei scoprire di te e ciò m'incuriosisce. - Perché dici questo? - Sei candido. Ecco la parola giusta che serve a definire quello che sei. Sì, questa è l'espressione più appropriata. - È un demerito forse? - No, ma al giorno d'oggi è premiato chi è furbo e ipocrita, non credi? - E allora? - Mi piaci così come sei, altrimenti non sarei mai venuta qua. Spesso ho a che fare con persone che fanno di tutto per apparire per ciò che vorrebbe essere e non per quello che sono. Di me ti sei fatta una idea che è solo tua, magari potrei essere molto diverso da quello che immagini che io sia, non credi? - Sono qui per scoprirlo. - Parlami di te, piuttosto. - dissi. - Di me? - Sì, di te. - Non ho molto da dirti. Che vuoi sapere? - Tutto... Incominciò a scandire una parola dietro l'altra come sono solite fare le donne quando iniziano a parlare di sé. Rimasi ad ascoltarla mentre parlava del suo lavoro, delle amicizie e di come aveva cominciato a scrivere racconti erotici. La voce tradiva un chiaro accento romanesco. Rimasi stupito nel sentire che mozzava le doppie erre in una sola. Io invece me le arrotolavo dietro con la mia inflessione parmigiana. A tavola mi diede l'impressione di gradire il piatto di tortelli d'erbetta che il cameriere ci servì dopo l'antipasto di salumi. Lo stesso accadde con la punta di vitello ripiena di pane, formaggio e uova. Dopo avere assaggiato quest'ultimo piatto si limitò a gustare un sorbetto alla menta servitoci a fine pasto.
- Carino il tuo appartamento. - Ti piace? - Lascia che lo visiti, dopo saprò di te molto più di quanto già so. - Non dovrai affaticarti troppo a camminare perché è di soli 85mq. - E cosa vorresti a disposizione? Un'astronave? - No, ma vorrei un bell'attico. - Carino... lui, eh. La seguii dappresso strusciandomi contro il suo corpo mentre si muoveva da una stanza all'altra fino a quando ci ritrovammo nella stanza da letto. Ci fissammo a lungo negli occhi, senza dire una sola parola, aspettando che l'altro prendesse l'iniziativa. Posai una mano sulla sua guancia e l'accarezzai. Lei accompagnò il mio movimento adagiandosi con la guancia contro con il mio viso. Ero conquistato dal profumo della sua pelle, ma non sapevo quale iniziativa prendere. Marta era lesbica, su questo non avevo dubbi, me lo aveva confermato lei stessa, ma non sapevo bene cosa desiderasse da me. Fece passare le dita fra i miei capelli e cominciò a carezzarli. I suoi movimenti erano delicati come quelli di una piuma. Solleticava la mia pelle provocandomi dei brividi lungo tutto il corpo. Avvicinammo le labbra, sfiorandoci fuggevolmente, senza mai entrare definitivamente a contatto, fintanto che le nostre bocche divennero tutt'una. Marta era calda, appassionata, molto più femminile di quanto potessi immaginare. Seguitammo a baciarci a lungo. L'idea che mi ero fatto di lei leggendo i suoi racconti era diversa da quello che appariva nella realtà, ma cos'era Marta allora? Ripetei a me stesso più volte questa domanda senza trovare una adeguata risposta. Posai le mani sopra i suoi seni e li accarezzai. L'imbottitura del reggiseno non mi consentì d'entrare a contatto con la pelle, ma anticipò il momento in cui le avrei carpito i capezzoli fra le labbra per succhiarli avidamente. Accadde poco dopo quando ci ritrovammo nudi sopra le lenzuola. Nel fare l'amore Marta si mostrò insaziabile. Andò in brodo quando cominciai a succhiarle il clitoride e raggiunse con estrema facilità più di un orgasmo. Tutto sembrava procedere per il verso giusto. Non avevo percepito nessuna differenza fra lei, lesbica, e una qualsiasi altra donna che era giaciuta nel mio letto, perlomeno fintanto che provai a scoparla. - No... non è giunto ancora il momento. - disse serrando le cosce. - Perché? - Ho una sorpresa per te. - Dici davvero? - Sì, ma non è ancora tempo. Avevo le palle dure, retratte su sé stesse e una gran voglia di scopare. Desideravo penetrarla, ma lei tergiversava accrescendo il desiderio che mi rodeva di possederla. - Cosa ti piacerebbe fare con me? - Tutto. - Tutto cosa? - Scoparti? - E poi? - Desidero che me lo succhi? - E poi? - Venirti in bocca? - E poi? - Mettertelo nel culo? - E poi? - Beh, cosa altro potrei desiderare? - Non hai altri desideri? - Non so, dovrei pensarci... - dissi carezzandole i capezzoli turgidi. - Se ti mettessi un dito in culo come reagiresti? - Lo accoglierei volentieri. - Qualche donna che te lo ha già messo dentro? Esitai prima di risponderle, poi glielo dissi. - Sì, parecchie volte. Avevo un'amica cui piaceva farlo senza che glielo chiedessi. - Ti sentivi imbarazzato? - Quando lo faceva spontaneamente no, ma sono un po' restio a chiedere a una donna di infilarmi un dito nel culo. Lo capisci, no? - E se ti chiedessi di provare un'esperienza di questo genere con me? - Con te sono disposto a tutto. - dissi adagiandomi con tutto il corpo sopra di lei. - Sono contenta che tu dica questo. Ho portato con me una sorpresa. Aspetta qua, l'ho nella borsa da viaggio. Marta si liberò del mio abbraccio e scese dal letto. Attraversò la stanza e uscì dalla porta. Quando tornò, poco dopo, aveva indosso una cintura fallica.
- Ti piace? - disse mostrandosi nuda con indosso un cinto nero da cui s'innalzava un fallo in lattice colore della carne. - Carino. - dissi sorpreso. - Ti piaccio così? Nuda, col fallo in lattice fra le cosce, sembrava un altro tipo di donna, ma non sapevo come dirglielo. - Hmm... sì, ti sta bene. - mentii. - Indossando una cintura fallica la donna desidera penetrare il suo partner maschile, ma anche l'uomo trova godimento nell'essere penetrato. Eri al corrente di questo? - No, non lo sapevo. - dissi allarmato. Rimasi sconcertato da quella che consideravo una goffa messinscena. Non avevo mai visto una donna con indosso un gingillo del genere, anche se mi era capitato di giocare con falli in lattice e penetrare le mie occasionali partner con uno di quegli aggeggi. - Le coppie che usano lo strap-on hanno l'opportunità di scambiarsi i ruoli e saggiare un lato diverso della loro sessualità. - Ah! - dissi, mentre il cazzo mi si afflosciava. - Occorre che ognuno dei partner liberi le fantasie dell'ambivalenza sessuale e le esprima liberamente. - E tu credi davvero a quello che stai dicendo? - Certamente! Quando assumo il ruolo di chi penetra vado a mutare il rapporto di coppia e questo cambiamento può diventare molto eccitante per entrambi i partner, concordi? - Sì... certo. - Se la pratica è ben condivisa si ha l'opportunità di raggiungere la piena fusione dei corpi e della mente, oltre che incrementare la sessualità di ciascuno. - Dici? - Sì, sei pronto a farlo? Preparato a quello che Marta mi stava offrendo non lo ero, affatto, ma non potevo tirarmi indietro dopo che mi ero detto disposto a tutto. - Come ti sembro? - disse avvicinandosi al letto dove stavo supino. - Non ero preparato a questo genere di sorpresa. Che dovrei dire di più? - Come credevi che fossi? - Non lo so più. - Un'idea te la sarai fatta di me leggendo i racconti che ho scritto. - Sì, certo, o forse no. - Beh, che vogliamo fare? - Scusa se ti faccio una domanda, ma non ti senti ridicola con quell'aggeggio fra le cosce? - No, affatto. - Allora cosa vuoi da me? - Te l'ho detto, voglio penetrarti. - Ed io cosa dovrei fare? - Niente, devi lasciare fare tutto a me. - disse.
Marta si avvicinò al letto e mi si mise davanti con il fallo in lattice bene in mostra. Percepivo a pelle che era molto eccitata e desiderava assumere il ruolo di puntatore. Ero perplesso, e poi non ero sicuro di prendermi in carico il suo ruolo di donna facendomi inculare, ma nello stesso tempo non volevo perdere l'occasione di mettermi alla prova sperimentando questo modo diverso di intendere il piacere sessuale. Marta salì sulle coperte e si accucciò al mio fianco. Incominciò ad accarezzarmi le cosce risalendo con le dita fino all'inguine prendendo nella mano il cazzo. Cominciò a masturbarmi, poi discese con le dita fino a toccarmi l'orifizio anale. - Ti piace quando te lo tocco in questo modo eh? - Sì. - dissi in tono dimesso. Intinse le dita nella bocca inumidendole di saliva che si premurò di depositare sull'anello dell'ano, poi m'infilò un dito nel culo. Roteò a lungo l'estremità della mano provocandomi un gradevole prurito, insistendo nel masturbarmi il cazzo con l'altra mano. Ero turbato e preoccupato per ciò che Marta era intenzionata a fare. Ero in affanno ed avevo l'impressione d'essere uno strumento di piacere nelle mani della mia partner. - Sei pronto ? - disse. Non le risposi mi sistemai carponi sul letto col culo esposto verso l'alto e il capo spinto verso il basso a toccare col muso le lenzuola. Le dita delle sue mani aspersero, ancora una volta, della saliva nel mio culo e subito dopo l'estremità del fallo artificiale si posò sull'orifizio. Marta spinse delicatamente la sonda di lattice nel mio intestino dilatandomi l'ano. Il cuore pareva uscirmi dalla gola. Le tempie mi martellavano e il respiro sembrò mancarmi all'improvviso. Ero impaurito e non volevo ammettere che stavo traendo piacere dallo sfregamento del cazzo di gomma nel mio intestino. Marta stava dietro di me e seguitava a penetrarmi compiaciuta del suo ruolo maschile. Tenevo il cazzo duro e mi prese la voglia di toccarmelo, ma non glielo dissi e lasciai che continuasse a scoparmi dilatandomi il buco del culo. L'indolenzimento e il bruciore che provavo quando affondava il fallo nelle mie viscere era attenuato dall'appagamento sessuale che mi offriva questo tipo di penetrazione. Ero madido di sudore, ansimavo e gemevo alla stessa maniera delle mie compagne di letto quando le scopavo. Chissà se Marta stava traendo uguale piacere puntandomi il membro di lattice in quel modo. Desideravo sborrare e raggiungere l'apice del piacere. Cominciai a sfregare la cappella con le dita muovendomi in sincronia col fallo che mi penetrava didietro. Non ci misi molto a venire. - Vengo!... vengoo!... vengooo! - esultai. - Sì... sì... sì... - urlò Marta seguitando a scoparmi. Nel momento in cui estrasse il fallo dal mio culo provai un forte bruciore all'ano. Mi ammosciai sulle coperte del letto e Marta mi fu sopra, poi ci scambiammo un lungo bacio.
E' trascorso un mese da quella sera. Marta ed io continuiamo a vederci nei fine settimana, a volte a Roma ed altre volte a Parma. Lo scambio di ruoli ha accresciuto il mio desiderio sessuale. Ho stabilmente pensieri impudichi e lei è l'unica donna capace di appagarli inculandomi col suo strap-on.
Questa mia fantasia erotica era stata raccolta da Marta, musa ispiratrice, a sua insaputa, di molti miei racconti saffici che senza molti preamboli mi aveva esternato l'intenzione di conoscermi di persona.
Le uniche donne dichiaratamente lesbiche che mi era capitato di conoscere, prima d'incontrare Marta, erano creature orribili e tutt'e due infermiere. Avevano le gambe foderate con lunghi peli ed erano provviste di una sottile peluria al viso, mentre nel mio immaginario, come in quello di molti uomini abituati a consumare film pornografici, una lesbica riproduceva, e riproduce tutt'ora, l'essenza della pulsione erotica ed è questa la ragione che mi aveva spinto a incontrare Marta.
Nella sala di attesa dell'aerostazione c'ero solo io ad attendere l'arrivo dei passeggeri. Marta non avrebbe avuto difficoltà a identificarmi. Stirai le gambe e mi alzai dalla poltrona, dopodiché mi avvicinai al cancello d'uscita dei viaggiatori provenienti dalla capitale. Le sembianze di Marta mi erano del tutto sconosciute. Lei però conosceva la mia identità poiché era entrata in possesso di una fotografia che mi ritraeva durante una convention di scrittori di racconti erotici organizzata tempo addietro in un ristorante di Bologna. Il gruppo di viaggiatori portati a terra dall'aereo era composto in maggioranza da uomini d'affari. Identificai fra loro tre giovani donne: una di loro era sicuramente Marta. È stata lei a notarmi per prima e venirmi incontro. Me l'ero immaginata così e non era per niente male, anzi. - Ciao, Lorenzo! - disse dopo avermi gettato le braccia attorno al collo e baciato sulle guance. - Ciao... - risposi intimidito dal suo insperato slancio. Peluria nelle gambe non ne aveva, e nemmeno fili di barba sul mento. Indossava una minigonna elasticizzata che ne metteva in risalto le gambe affusolate e le caviglie strette. Una camicetta bianca, sbottonata sul davanti, dava lustro al solco fra le tette, non troppo grosse, ma sode all'apparenza. Tracolla portava una borsa da viaggio. - Hai altri bagagli? - dissi. - No, ho tutto nella borsa. Ripartirò domani pomeriggio. Ho portato con me soltanto lo stretto necessario. - Conoscendo la predilezione che hai per i congegni erotici sono curioso di sapere cosa nascondi dentro la sacca. - dissi in tono scherzoso. - Eheheh... è una sorpresa. - Dai a me, la porto io la borsa. - Ah, sì, grazie. Sistemai la fascia della borsa tracolla e proseguimmo a piedi verso l'uscita dell'aerostazione. - Sei soddisfatto di vedermi qui? Oppure pensavi che ti avrei bidonato? - Moltissimo... e poi non avevo dubbi. Ero certo che saresti comparsa. - dissi aprendomi in un sorriso. Marta bella la era per davvero. Mi domandai se era davvero lesbica mentre ci dirigevamo verso l'automobile. Bisessuale! Ecco cos'era! Ma non potevo chiederle conferma, perlomeno non subito, magari più tardi, pensai. - Dove mi porti? - chiese mentre percorrevamo la tangenziale a est della città. - Pensavo che ti avrebbe fatto piacere cenare in un locale tipico. - Sì, certo, dove mi porti? Vicino al Po? - No, in collina, ma se insisti cambio direzione e ti accompagno in una ristorante della Bassa. - No, va bene anche così, mi fido di te. Usciti dalla tangenziale imboccammo la strada che da Parma conduce verso le colline. - Ti spiace mettere un poco di musica? - No, anzi. Accesi l'autoradio e la sintonizzai su Radio Lattemiele, la stazione che sono solito ascoltare mentre guido. - Ascolti sempre questa musica anni 60 mentre viaggi in macchina? - Sì, perché? - Beh, si sente che sei un tipo romantico. - Adesso mi fai arrossire. - È l'impressione che ho ricevuto leggendo i tuoi racconti e la scelta di questo genere di musica ne è la conferma. Ci scommetto che uno dei tuoi cantanti preferiti è... Biagio Antonacci, vero? - Sì, lo ammetto. - risposi con un certo imbarazzo. - Ma dai, scherzavo. E poi Biagio piace anche a me. Dalla terrazza del ristorante dove prendemmo posto c'era una vista panoramica sulla pianura illuminata dai fari delle automobili e da una miriade di luci. La differenza d'età non si mostrò un handicap per la nostra amicizia. Marta sembrava soddisfatta della mia compagnia. Estranei non li eravamo del tutto, la lettura dei suoi racconti e le accese discussioni che avevamo caratterizzato il nostro rapporto sul newsgroup mi avevano permesso di conoscerla più di quanto lei potesse immaginare. In comune avevamo lo stesso modo d'intendere la vita, poiché tutt'e due eravamo disposti ad accettare qualsiasi tipo d'esperienza sessuale ci fosse stata proposta. I preliminari, giocati a consumare la cena attorno al tavolo, accrebbero la voglia di conoscerci nell'intimità di una stanza da letto. - Sei contenta di essere qui stasera? - Sì, certo. - Oppure avresti preferito non essere mai venuta? - Perché dici questo? - Non lo so. - È una risposta del cazzo, lo sai? - Sì, certo, scusami. - Ho intrapreso questo viaggio conscia di ciò che avrei trovato. Leggendo i tuoi racconti ho imparato a conoscerti, e mi piaci per come sei dentro. - E come sono? - Ingenuo. O forse no, è questo che vorrei scoprire di te e ciò m'incuriosisce. - Perché dici questo? - Sei candido. Ecco la parola giusta che serve a definire quello che sei. Sì, questa è l'espressione più appropriata. - È un demerito forse? - No, ma al giorno d'oggi è premiato chi è furbo e ipocrita, non credi? - E allora? - Mi piaci così come sei, altrimenti non sarei mai venuta qua. Spesso ho a che fare con persone che fanno di tutto per apparire per ciò che vorrebbe essere e non per quello che sono. Di me ti sei fatta una idea che è solo tua, magari potrei essere molto diverso da quello che immagini che io sia, non credi? - Sono qui per scoprirlo. - Parlami di te, piuttosto. - dissi. - Di me? - Sì, di te. - Non ho molto da dirti. Che vuoi sapere? - Tutto... Incominciò a scandire una parola dietro l'altra come sono solite fare le donne quando iniziano a parlare di sé. Rimasi ad ascoltarla mentre parlava del suo lavoro, delle amicizie e di come aveva cominciato a scrivere racconti erotici. La voce tradiva un chiaro accento romanesco. Rimasi stupito nel sentire che mozzava le doppie erre in una sola. Io invece me le arrotolavo dietro con la mia inflessione parmigiana. A tavola mi diede l'impressione di gradire il piatto di tortelli d'erbetta che il cameriere ci servì dopo l'antipasto di salumi. Lo stesso accadde con la punta di vitello ripiena di pane, formaggio e uova. Dopo avere assaggiato quest'ultimo piatto si limitò a gustare un sorbetto alla menta servitoci a fine pasto.
- Carino il tuo appartamento. - Ti piace? - Lascia che lo visiti, dopo saprò di te molto più di quanto già so. - Non dovrai affaticarti troppo a camminare perché è di soli 85mq. - E cosa vorresti a disposizione? Un'astronave? - No, ma vorrei un bell'attico. - Carino... lui, eh. La seguii dappresso strusciandomi contro il suo corpo mentre si muoveva da una stanza all'altra fino a quando ci ritrovammo nella stanza da letto. Ci fissammo a lungo negli occhi, senza dire una sola parola, aspettando che l'altro prendesse l'iniziativa. Posai una mano sulla sua guancia e l'accarezzai. Lei accompagnò il mio movimento adagiandosi con la guancia contro con il mio viso. Ero conquistato dal profumo della sua pelle, ma non sapevo quale iniziativa prendere. Marta era lesbica, su questo non avevo dubbi, me lo aveva confermato lei stessa, ma non sapevo bene cosa desiderasse da me. Fece passare le dita fra i miei capelli e cominciò a carezzarli. I suoi movimenti erano delicati come quelli di una piuma. Solleticava la mia pelle provocandomi dei brividi lungo tutto il corpo. Avvicinammo le labbra, sfiorandoci fuggevolmente, senza mai entrare definitivamente a contatto, fintanto che le nostre bocche divennero tutt'una. Marta era calda, appassionata, molto più femminile di quanto potessi immaginare. Seguitammo a baciarci a lungo. L'idea che mi ero fatto di lei leggendo i suoi racconti era diversa da quello che appariva nella realtà, ma cos'era Marta allora? Ripetei a me stesso più volte questa domanda senza trovare una adeguata risposta. Posai le mani sopra i suoi seni e li accarezzai. L'imbottitura del reggiseno non mi consentì d'entrare a contatto con la pelle, ma anticipò il momento in cui le avrei carpito i capezzoli fra le labbra per succhiarli avidamente. Accadde poco dopo quando ci ritrovammo nudi sopra le lenzuola. Nel fare l'amore Marta si mostrò insaziabile. Andò in brodo quando cominciai a succhiarle il clitoride e raggiunse con estrema facilità più di un orgasmo. Tutto sembrava procedere per il verso giusto. Non avevo percepito nessuna differenza fra lei, lesbica, e una qualsiasi altra donna che era giaciuta nel mio letto, perlomeno fintanto che provai a scoparla. - No... non è giunto ancora il momento. - disse serrando le cosce. - Perché? - Ho una sorpresa per te. - Dici davvero? - Sì, ma non è ancora tempo. Avevo le palle dure, retratte su sé stesse e una gran voglia di scopare. Desideravo penetrarla, ma lei tergiversava accrescendo il desiderio che mi rodeva di possederla. - Cosa ti piacerebbe fare con me? - Tutto. - Tutto cosa? - Scoparti? - E poi? - Desidero che me lo succhi? - E poi? - Venirti in bocca? - E poi? - Mettertelo nel culo? - E poi? - Beh, cosa altro potrei desiderare? - Non hai altri desideri? - Non so, dovrei pensarci... - dissi carezzandole i capezzoli turgidi. - Se ti mettessi un dito in culo come reagiresti? - Lo accoglierei volentieri. - Qualche donna che te lo ha già messo dentro? Esitai prima di risponderle, poi glielo dissi. - Sì, parecchie volte. Avevo un'amica cui piaceva farlo senza che glielo chiedessi. - Ti sentivi imbarazzato? - Quando lo faceva spontaneamente no, ma sono un po' restio a chiedere a una donna di infilarmi un dito nel culo. Lo capisci, no? - E se ti chiedessi di provare un'esperienza di questo genere con me? - Con te sono disposto a tutto. - dissi adagiandomi con tutto il corpo sopra di lei. - Sono contenta che tu dica questo. Ho portato con me una sorpresa. Aspetta qua, l'ho nella borsa da viaggio. Marta si liberò del mio abbraccio e scese dal letto. Attraversò la stanza e uscì dalla porta. Quando tornò, poco dopo, aveva indosso una cintura fallica.
- Ti piace? - disse mostrandosi nuda con indosso un cinto nero da cui s'innalzava un fallo in lattice colore della carne. - Carino. - dissi sorpreso. - Ti piaccio così? Nuda, col fallo in lattice fra le cosce, sembrava un altro tipo di donna, ma non sapevo come dirglielo. - Hmm... sì, ti sta bene. - mentii. - Indossando una cintura fallica la donna desidera penetrare il suo partner maschile, ma anche l'uomo trova godimento nell'essere penetrato. Eri al corrente di questo? - No, non lo sapevo. - dissi allarmato. Rimasi sconcertato da quella che consideravo una goffa messinscena. Non avevo mai visto una donna con indosso un gingillo del genere, anche se mi era capitato di giocare con falli in lattice e penetrare le mie occasionali partner con uno di quegli aggeggi. - Le coppie che usano lo strap-on hanno l'opportunità di scambiarsi i ruoli e saggiare un lato diverso della loro sessualità. - Ah! - dissi, mentre il cazzo mi si afflosciava. - Occorre che ognuno dei partner liberi le fantasie dell'ambivalenza sessuale e le esprima liberamente. - E tu credi davvero a quello che stai dicendo? - Certamente! Quando assumo il ruolo di chi penetra vado a mutare il rapporto di coppia e questo cambiamento può diventare molto eccitante per entrambi i partner, concordi? - Sì... certo. - Se la pratica è ben condivisa si ha l'opportunità di raggiungere la piena fusione dei corpi e della mente, oltre che incrementare la sessualità di ciascuno. - Dici? - Sì, sei pronto a farlo? Preparato a quello che Marta mi stava offrendo non lo ero, affatto, ma non potevo tirarmi indietro dopo che mi ero detto disposto a tutto. - Come ti sembro? - disse avvicinandosi al letto dove stavo supino. - Non ero preparato a questo genere di sorpresa. Che dovrei dire di più? - Come credevi che fossi? - Non lo so più. - Un'idea te la sarai fatta di me leggendo i racconti che ho scritto. - Sì, certo, o forse no. - Beh, che vogliamo fare? - Scusa se ti faccio una domanda, ma non ti senti ridicola con quell'aggeggio fra le cosce? - No, affatto. - Allora cosa vuoi da me? - Te l'ho detto, voglio penetrarti. - Ed io cosa dovrei fare? - Niente, devi lasciare fare tutto a me. - disse.
Marta si avvicinò al letto e mi si mise davanti con il fallo in lattice bene in mostra. Percepivo a pelle che era molto eccitata e desiderava assumere il ruolo di puntatore. Ero perplesso, e poi non ero sicuro di prendermi in carico il suo ruolo di donna facendomi inculare, ma nello stesso tempo non volevo perdere l'occasione di mettermi alla prova sperimentando questo modo diverso di intendere il piacere sessuale. Marta salì sulle coperte e si accucciò al mio fianco. Incominciò ad accarezzarmi le cosce risalendo con le dita fino all'inguine prendendo nella mano il cazzo. Cominciò a masturbarmi, poi discese con le dita fino a toccarmi l'orifizio anale. - Ti piace quando te lo tocco in questo modo eh? - Sì. - dissi in tono dimesso. Intinse le dita nella bocca inumidendole di saliva che si premurò di depositare sull'anello dell'ano, poi m'infilò un dito nel culo. Roteò a lungo l'estremità della mano provocandomi un gradevole prurito, insistendo nel masturbarmi il cazzo con l'altra mano. Ero turbato e preoccupato per ciò che Marta era intenzionata a fare. Ero in affanno ed avevo l'impressione d'essere uno strumento di piacere nelle mani della mia partner. - Sei pronto ? - disse. Non le risposi mi sistemai carponi sul letto col culo esposto verso l'alto e il capo spinto verso il basso a toccare col muso le lenzuola. Le dita delle sue mani aspersero, ancora una volta, della saliva nel mio culo e subito dopo l'estremità del fallo artificiale si posò sull'orifizio. Marta spinse delicatamente la sonda di lattice nel mio intestino dilatandomi l'ano. Il cuore pareva uscirmi dalla gola. Le tempie mi martellavano e il respiro sembrò mancarmi all'improvviso. Ero impaurito e non volevo ammettere che stavo traendo piacere dallo sfregamento del cazzo di gomma nel mio intestino. Marta stava dietro di me e seguitava a penetrarmi compiaciuta del suo ruolo maschile. Tenevo il cazzo duro e mi prese la voglia di toccarmelo, ma non glielo dissi e lasciai che continuasse a scoparmi dilatandomi il buco del culo. L'indolenzimento e il bruciore che provavo quando affondava il fallo nelle mie viscere era attenuato dall'appagamento sessuale che mi offriva questo tipo di penetrazione. Ero madido di sudore, ansimavo e gemevo alla stessa maniera delle mie compagne di letto quando le scopavo. Chissà se Marta stava traendo uguale piacere puntandomi il membro di lattice in quel modo. Desideravo sborrare e raggiungere l'apice del piacere. Cominciai a sfregare la cappella con le dita muovendomi in sincronia col fallo che mi penetrava didietro. Non ci misi molto a venire. - Vengo!... vengoo!... vengooo! - esultai. - Sì... sì... sì... - urlò Marta seguitando a scoparmi. Nel momento in cui estrasse il fallo dal mio culo provai un forte bruciore all'ano. Mi ammosciai sulle coperte del letto e Marta mi fu sopra, poi ci scambiammo un lungo bacio.
E' trascorso un mese da quella sera. Marta ed io continuiamo a vederci nei fine settimana, a volte a Roma ed altre volte a Parma. Lo scambio di ruoli ha accresciuto il mio desiderio sessuale. Ho stabilmente pensieri impudichi e lei è l'unica donna capace di appagarli inculandomi col suo strap-on.
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