Orale in ufficio - Genova 2016

di
genere
etero

“A che punto sei? Io sono in giro ma comincia a fare freddo”. Leggo il tuo messaggio con un certo senso di colpa. Ti avevo promesso che ci saremmo visti per un aperitivo e invece mi trovo ancora bloccato in ufficio per una call con un grosso investitore americano.
“Mi dispiace piccola, i consulenti mi hanno chiesto di partecipare a questo meeting e non ho potuto tirarmi indietro”.
“Non vedo l’ora di saltarti addosso”. Sei sempre irresistibilmente diretta nei tuoi pensieri. “Vuoi iniziare a venire in ufficio? Almeno mi aspetti al caldo mentre finisco la riunione”.
Ci metti qualche minuto a rispondere: “Sicuro? Non ti disturbo mentre lavori? Ai tuoi colleghi non dà fastidio?”

Di sottofondo voci distanti sono impegnate a discutere aspetti tecnici del nostro prodotto, mentre io attendo annoiato il momento di scendere nel dettaglio dell’analisi previsionale di vendite e costi. Allento leggermente il nodo della cravatta: “guarda, in ufficio ci sono solo io, tutti gli altri son andati a casa e sono l’unico a partecipare alla riunione dall’Italia. Se ti va mi aspetti e appena chiudo andiamo a casa; massimo quindici minuti e ho finito”.
“Possiamo fare sesso?”, non so se prendere questo messaggio seriamente oppure no. Aspetto qualche minuto e ti rispondo vagamente di cominciare a venire da me.

Arrivi in ufficio e sei splendida come sempre. Quando senti le voci di sfondo dilungarsi in inglese su argomenti a te sconosciuti assumi un’espressione tra l’annoiato e il timido, come una stagista che non si sente ancora parte di questo mondo professionale così pieno di formalità.
Ti siedi di fronte a me in silenzio e inizi a giocare con il cellulare. Io ti guardo e non posso fare altro che desiderarti. Indossi un paio di jeans chiari a vita alta e una spessa maglia nera per ripararti dai primi freddi autunnali.
Sei la versione reale di Valentina del famoso fumettista Crepax: labbra piene e ben delineate, capelli di seta nera. Uno sguardo di una sensualità dirompente che toglie il fiato con una violenza e una forza che sfuggono anche al tuo controllo.

Metto il muto al computer mentre una voce dal forte accento americano porge alcune domande relative al nostro modello di business. Con sollievo un mio collega d’oltreoceano prende la parola sollevandomi dall’onere di rispondere. Ti faccio cenno di venire a sederti su di me e tu, ubbidiente, ti alzi sorridendo come una ragazzina.
Le mie labbra cercano subito le tue. Son così carnose e invitanti, non riesco a resistere al loro richiamo. Con le mani inseguo le tue forme celate sotto gli spessi vestiti invernali. Stringo le mie dita intorno a te con foga e passione come se dovessi affrettarmi a farti mia prima che tu possa svanire. Il tuo ansimare mi rende ancora più irrequieto.

Ti sbottono i jeans facendo scendere lentamente la zip e infilo una mano a cercare subito il tuo sesso. Ti trovo calda e già bagnata scoprendo che anche tu sei posseduta dalla mia stessa impazienza.
Senza smettere di baciarti inizio a giocare sulla tua fessurina con un dito, esercitando leggere pressioni ma senza mai entrare. Mi concentro poi sulla tua clitoride allargando dolcemente le grandi labbra e sfiorandoti con il polpastrello. Stacchi le tue labbra della morsa dei miei baci, premi la fronte contro la mia mentre i nostri respiri affannati si confondono uno con l’altro.
Ho voglia di immergermi in te; in un attimo due dita ti scivolano dentro iniziando a premere contro la parete anteriore con movimenti ritmici e veloci mentre tu contrai i muscoli per sentirmi di più.
Ti butti all’indietro e cominci a tremare, mi afferri dal polso come se volessi fermare la mia mano mentre inarchi la schiena. Il tuo orgasmo è potente come lo aspettavo e mi fa perdere ogni freno inibitore.

Ti alzi in piedi con aria ancora sconvolta dall’amplesso. In un unico gesti ti abbasso i jeans e gli slip fino alle ginocchia. Mi sbottono i pantaloni facendoti sedere sopra di me dandomi la schiena. In un attimo la mia erezione si fa largo dentro di te. Ti scopo dal basso verso l’alto con colpi forti e decisi. Ti tengo premuta contro di me, le tue mani saldamente ancorate alle tue ginocchia, la testa chinata in avanti nascosta dietro ai capelli che formano una tendina nera dietro cui le tue espressioni di piacere guizzano veloci ad ogni affondo della mia erezione. Mi regali un altro orgasmo dopo appena due o tre minuti: hai completamente perso il controllo di te, del tuo corpo e della tua mente e io ne sto approfittando.

Quando son più convinto di essere io a gestire i giochi tu ti alzi ti giri verso di me e ti inginocchi accogliendo la mia erezione prima tra le tue mani e poi tra le tue labbra. Ti concentranti sull’asta mentre accarezzi le mie palle sentendole piene di voglia per te. Le tue labbra si serrano intorno a me scorrendo lungo la mia lunghezza senza mai farmi uscire dalla tua bocca. Quella sensazione calda e bagnata rapisce ogni mio senso. La tua lingua gioca voluttuosa intorno alla mia cappella mentre sento il mio piacere salire rapido, gonfiare le mie vene e tendermi i muscoli della schiena e dell’addome. Ti prendo la testa tra le mani tenendoti premuta contro di me mentre tu continui a succhiare come posseduta da un desiderio più incontenibile del mio.

Ti fermi solo quando senti il mio seme riempirti la bocca, scenderti in gola e colarti dagli angoli delle labbra. Mi senti venire con caldi fiotti di piacere che rilasciano la tensione della mia erezione per lanciarsi inarrestabili dentro di te. Ti stacchi dal mio cazzo e fissandomi negli occhi ingoi tutto il mio amplesso assicurandoti che io ti stia guardando mentre lo fai. Con un dito recuperi le gocce che erano sfuggite dagli angoli della tua bocca poi ti alzi e mi baci con passione mentre una voce di sottofondo insistentemente prova a richiamare la mia attenzione: “Marco? Are you still there? Marco?”

scritto il
2016-11-01
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