Sentieri Di Perdizione - La Seconda Volta -
di
Archi_mede26
genere
tradimenti
Finalmente me l’ero scopata.
L’avevo vista nuda, l’avevo sentita godere. Avevo provato cosa significasse penetrare dentro di lei.
Non mi ero sbagliato, era calda, bagnata, larga. Sì larga. Adoro quella sensazione di sfregamento leggero che non mi frizioni troppo il cazzo ma gli permetta di andare avanti e indietro agevolmente.
Mi permetteva di spingere ancora di più resistendo meglio alla sensazione animalesca di eiaculare.
Ero soddisfatto. Mi bastava, non le avrei più scritto mantenendo il segreto di quell’ora passata dentro Giulia senza rovinare la vita a nessuno.
Ripresi la mia normale vita familiare.
Dopo una settimana circa, mentre ero in trasferta, mi arrivò un messaggio di Gulia.
Mi chiedeva il perché non l’avessi più cercata, se l’avevo pensata.
Era arrabbiata, ne voleva ancora. Capii in quel momento che volevo scoparla ancora.
Le diedi appuntamento per il giorno dopo. Stesso hotel, stessa camera.
Le scrissi di rasarsi il pube, la mia fidanzata non mi aveva mai accontentato nonostante fosse un mio segno erotico.
Le chiesi di aspettarmi supina sul letto a gambe aperte.
Avevo poco tempo.
Entrai nella camera, c’era penombra.
La vidi sdraiata sul letto, le gambe leggermente piegate con i talloni a fare da perni sul letto. Aperte.
Il sesso depilato con le piccole labbra leggermente uscite dalle grandi labbra.
Mi spogliai velocemente, non le dissi nulla.
Solo un leggero bacio. Lei mi chiese solo di scoparla.
Indossai il preservativo, infilai un dito nel suo interno. Era fradicia.
Lo leccai.
Mi posizionai sopra di lei tra le sue gambe e lo infilai tutto dentro.
10 spinte leggere.
Poi 9 spinte leggere ed una profonda e vigorosa.
Poi 8 spinte leggere e 2 profonde e vigorose.
Le tenevo fermi i polsi con le mani e continuavo con il mio ritmo.
Godeva.
Si tratteneva ma godeva.
Il countdown terminò e rimasero solo le spinte forti, vigorose, profonde.
Le liberai le mani, mi prese i glutei rafforzando le spinte.
Finchè non venimmo insieme.
La baciai ancora mentre mi tratteneva tra le sue cosce.
Mi tolsi il preservativo e le appoggiai il pene sulle labbra.
Lo accolse, sapevo che non le piaceva il sesso orale perché parlando del più e del meno con la mia fidanzata me lo aveva accennato.
Ma non fece una piega, lo tenne in bocca leccandolo, pulendolo come fosse una caramella.
Succhio quello che poteva.
Poi mi liberai e me ne andai lasciandola sul letto.
L'avrei rivista ancora.
Lo sapevo.
Le scrissi io stavolta. Il giorno successivo.
Mi chiese di rivelarle chi ero. Le spiegai che non si poteva, avrebbe reso tutto più difficile.
Mi chiese almeno di mandarle una foto di una parte qualsiasi del mio corpo.
Ci pensai su. Ci pensai per quasi un giorno intero.
Poi decisi di mandarle una foto del mio pene, duro, rasato, leggermente curvo. Con il glande completamente scoperto.
Mi rispose chiedendomi quando ci saremmo potuti vedere. Aveva voglia, voleva ancora sentirsi posseduta, avermi dentro di lei.
Ci accordammo ancora una volta per il giorno successivo, sempre in pausa, sempre nella stessa camera dello stesso hotel.
Le dissi che stavolta avrei voluta assaggiarla almeno un po' senza preservativo, poi me lo sarei messo per la conclusione.
Accettò.
L’avevo vista nuda, l’avevo sentita godere. Avevo provato cosa significasse penetrare dentro di lei.
Non mi ero sbagliato, era calda, bagnata, larga. Sì larga. Adoro quella sensazione di sfregamento leggero che non mi frizioni troppo il cazzo ma gli permetta di andare avanti e indietro agevolmente.
Mi permetteva di spingere ancora di più resistendo meglio alla sensazione animalesca di eiaculare.
Ero soddisfatto. Mi bastava, non le avrei più scritto mantenendo il segreto di quell’ora passata dentro Giulia senza rovinare la vita a nessuno.
Ripresi la mia normale vita familiare.
Dopo una settimana circa, mentre ero in trasferta, mi arrivò un messaggio di Gulia.
Mi chiedeva il perché non l’avessi più cercata, se l’avevo pensata.
Era arrabbiata, ne voleva ancora. Capii in quel momento che volevo scoparla ancora.
Le diedi appuntamento per il giorno dopo. Stesso hotel, stessa camera.
Le scrissi di rasarsi il pube, la mia fidanzata non mi aveva mai accontentato nonostante fosse un mio segno erotico.
Le chiesi di aspettarmi supina sul letto a gambe aperte.
Avevo poco tempo.
Entrai nella camera, c’era penombra.
La vidi sdraiata sul letto, le gambe leggermente piegate con i talloni a fare da perni sul letto. Aperte.
Il sesso depilato con le piccole labbra leggermente uscite dalle grandi labbra.
Mi spogliai velocemente, non le dissi nulla.
Solo un leggero bacio. Lei mi chiese solo di scoparla.
Indossai il preservativo, infilai un dito nel suo interno. Era fradicia.
Lo leccai.
Mi posizionai sopra di lei tra le sue gambe e lo infilai tutto dentro.
10 spinte leggere.
Poi 9 spinte leggere ed una profonda e vigorosa.
Poi 8 spinte leggere e 2 profonde e vigorose.
Le tenevo fermi i polsi con le mani e continuavo con il mio ritmo.
Godeva.
Si tratteneva ma godeva.
Il countdown terminò e rimasero solo le spinte forti, vigorose, profonde.
Le liberai le mani, mi prese i glutei rafforzando le spinte.
Finchè non venimmo insieme.
La baciai ancora mentre mi tratteneva tra le sue cosce.
Mi tolsi il preservativo e le appoggiai il pene sulle labbra.
Lo accolse, sapevo che non le piaceva il sesso orale perché parlando del più e del meno con la mia fidanzata me lo aveva accennato.
Ma non fece una piega, lo tenne in bocca leccandolo, pulendolo come fosse una caramella.
Succhio quello che poteva.
Poi mi liberai e me ne andai lasciandola sul letto.
L'avrei rivista ancora.
Lo sapevo.
Le scrissi io stavolta. Il giorno successivo.
Mi chiese di rivelarle chi ero. Le spiegai che non si poteva, avrebbe reso tutto più difficile.
Mi chiese almeno di mandarle una foto di una parte qualsiasi del mio corpo.
Ci pensai su. Ci pensai per quasi un giorno intero.
Poi decisi di mandarle una foto del mio pene, duro, rasato, leggermente curvo. Con il glande completamente scoperto.
Mi rispose chiedendomi quando ci saremmo potuti vedere. Aveva voglia, voleva ancora sentirsi posseduta, avermi dentro di lei.
Ci accordammo ancora una volta per il giorno successivo, sempre in pausa, sempre nella stessa camera dello stesso hotel.
Le dissi che stavolta avrei voluta assaggiarla almeno un po' senza preservativo, poi me lo sarei messo per la conclusione.
Accettò.
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