Le sante mogli 3

di
genere
tradimenti

Vincenzo prese un altro sorso di spritz dal suo bicchiere, senza staccare gli occhi da Marco. Sapeva bene quanto quel contatto visivo fosse importante perché lui si sentisse preso in considerazione e non giudicato. L'altro continuò il suo discorso.
“Proprio la tipica bella che non balla. Quando facciamo l'amore è una statua di sale: non un gemito, un grido, ma neanche una carezza al mio corpo. Si limita ad aprire le gambe e lasciarmi fare.”
Vincenzo approfittò di una sua pausa.
“Tu, quindi, pensi che sia frigida!”
“Non trovo altra spiegazione. Ma il medico sei tu!”
“Vedi, ci possono essere tanti motivi che possono inibire una donna. Tu mi dici che il medico sono io. Sono suo cugino ed anche il suo ginecologo: la conosco da molto prima che voi due vi fidanzaste e posso garantirti che Simona non ha alcuna malformazione. Potrebbe anche trattarsi di un fattore ereditario, ma sono il ginecologo anche di sua madre e di sua sorella e con loro il problema è proprio quello di tenerle a freno. Ogni volta che vengono faccio una fatica incredibile a farle considerare, alla faccia di una certa deontologia, soprattutto che c'è altra gente che aspetta-”
“Ma Marisa e Giada sono tua zia e tua cugina!”
“Appunto: quando scatta la libido se ne fottono. Quindi nessun problema ereditario, ma, per quanto ti ho raccontato, neanche un fattore educazionale.”
“Quindi?”
“Tu?”
“Io che?” saltò su Marco, punto nell'orgoglio.
“Calmati. Non sto mettendo in dubbio la tua virilità. Sempre tutti uguali, noi maschietti: va bene tutto, ma non pensare che non siamo capaci di scopare.”
“Allora cosa vuoi dire?”
“Tu!” ripeté di nuovo Vincenzo, più come un'affermazione, che come una domanda.
“Ma io cosa?”
“Dimmi un po': ti definiresti un marito geloso?”
“Ma che vai a pensare? No! Assolutamente no! Certo sono un marito che ci tiene alla moglie, la amo, ma non geloso.”
“Ok! Cerchiamo di capire cosa significa! Faccio io le domande e tu mi rispondi.”
“Va bene!”
“Quante volte Simona esce sola con le amiche?”
“Non è il tipo. Lei preferisce stare a casa con me, oppure uscire insieme a me. Qualche volta la invitano, ma lei mi dice di aver detto di no!”
“Neanche quando deve comprarsi qualcosa? Che so... un vestito.”
“Di solito andiamo insieme. Ci tengo a dare un mio parere,,, senza condizionarla, si intende!”
“Quindi lei sceglie e tu ti limiti a condividere...”
“E già! Che ci vado a fare, allora? Dico la mia. Per esempio, l'ultima volta voleva comprare una camicia quasi trasparente e scollata. Ma dico io: con quella sesta naturale che ti ritrovi, che penserà la gente a vederci in giro così.”
“E quindi non l'ha comprata!”
“Certo! Ma si è resa conto da sola. Come pure con le minigonne: fissata, oh! Le ho detto: Ma ti rendi conto che sei una donna sposata?”
“E lei?”
“Lei mi ha dato ragione!”
“”Sai che Simona era molto orgogliosa del suo seno e delle sue gambe?”
“Ma io glielo dico sempre che è una bella donna!”
“Magari a lei piacerebbe sentire che piace anche ad altri!”
Marco ebbe un moto di stizza: bevve d'un fiato il suo cocktail e cerco il portafogli nella giacca.
“Comunque, tutto questo non c'entra nulla. Quando siamo a letto siamo io e lei, marito e moglie. Anzi: dovrebbe avere più fame.”
“Sei libero di pensarla come vuoi, ma, per quel poco che capisco di psicologia, cambiare i propri abiti mentali, non è proprio come cambiare le mutande al mattino. Se lei, per farti contento, ha imparato a mortificare il suo essere donna, se lo porterà anche nel vostro talamo.”
“Quindi? Cosa suggerisci?” chiese Marco, mentre posava il denaro sul tavolino.
“Non suggerisco nulla. Penso solo che dovreste imparare e conoscere meglio voi stessi. Ognuno per sé. Magari ti renderesti conto che sei geloso e quanto sei geloso e lei che ha bisogno di un po' d'aria in più!”
“Ma puoi aiutarci?”
“Come medico? Poco! Ma come amico posso darti una mano.”
“Come?”
“Stasera chiamo Simona e dico che voglio visitarla: inventerò che voglio assicurarmi che la gravidanza proceda bene!”
“E poi?”
“Qui viene il bello. Non sarà una visita proprio professionale. Io proverò a stimolarla per vedere la sua reazione, ma anche la tua. Non indosserò il guanto, tanto per cominciare.”
Marco arrossì di rabbia.
“Naturalmente, puoi anche cercare un'altra soluzione. Di sicuro ci sarà, anche se non mi viene in mente nulla.”
“Con chi cazzo vado a parlare di questa cosa?”
“Allora devi fidarti ed affidarti. Non c'è nulla di certo, ma potrebbe servire a tutti e due. Inoltre, se la cosa ti darà troppo fastidio, me lo farai capire con un cenno ed io tornerò ad essere solo il suo ginecologo.”
“Proviamoci, allora!”

Nello studio di Vincenzo, l'odore del disinfettante era gradevole: ne usava uno al bergamotto che costava un po' di più, ma che le sue clienti mostravano di gradire.
“Simona!” esclamò Vincenzo avvicinandosi- le diede due baci sulle guance, sollevandosi leggermente sulle punte. Nonostante lui misurasse 1, 78 metri e lei non avesse tacchi, rimaneva, comunque, qualche centimetro più alta. Poi, Vincenzo strinse la mano a Marco quasi con distacco.
Con un gesto della mano, invitò Simona a prendere posto sulla poltrona.
“Allora? Come si comporta questo bambino?” Non mancò di notare lo sguardo perso che la cugina rivolse al marito, mentre, sollevata la gonna, sfilava un paio di mutandine da fine 800.
“Non posso lamentarmi. Per ora non mi provoca nessun fastidio.”
“Ottimo!” esclamò Vincenzo, prendendo una caviglia della donna e posandola sul bracciolo della poltrona. Poi fece lo stesso con l'altra, mentre Simona continuava a fissare con imbarazzo e quasi paura il marito, che si mordeva le labbra e, non visto, si tastava il pacco.
Senza infilare il guanto, Vincenzo prese tra le dita le grandi labbra, soffermandosi a sfregarle, fingendo di porre a Marco qualche domanda, assolutamente inutile. Poi, ricopertosi l'arto di gel fino al gomito, cominciò a penetrare Simona. Ma il suo incedere non aveva nulla delle tipiche movenze del medico a tu per tu con la paziente. Il suo braccio entrava di pochi centimetri e poi tornava indietro, roteando nella fica aperta della donna. Simona era sempre più imbarazzata e nei suoi occhi trapelava il terrore, mentre continuava a fissare il marito. Vincenzo non si fece condizionare e continuò quella strana visita, fino a che la donna non chiuse gli occhi, lasciandosi anche sfuggire un suono, che subito strozzò, mordendosi le labbra. Vincenzo si lasciò andare ad un sorriso, volgendosi, anche lui verso Marco, che fissava la moglie, senza alcun segno di rabbia, ma in preda ad un'evidente eccitazione.
Vincenzo decise che bastava così. Non voleva affrettare i tempi e sperava che i due coniugi ne parlassero.
Si lavò le mani e li accomiatò.

Il giorno seguente, Vincenzo resistette, non senza difficoltà, all'ansia di sapere cosa poi fosse successo a casa di Simona e Marco. Anche Marco provò ad aspettare che fosse il cugino della moglie a fare il primo passo, ma non riusciva ad essere presente sul lavoro e prima di mezzogiorno chiamò.
“Non è cosa di cui parlare al telefono, Vincenzo! Pranziamo insieme? Io faccio pausa alle 13,30.”
“Dovrò trovare una scusa in ospedale, ma si può fare. Però vieni tu: almeno mi basterà staccare una mezz'ora!”
Al tavolo, davanti ad un panino, il medico riusciva a dissimulare bene il suo stato d'animo. Marco, invece, aveva voglia di raccontare e non si tirò indietro.
“Sai, dopo cena, mentre guardavamo la televisione, Simona mi ha confessato, quasi in lacrime, di aver provato piacere, mentre tu, ehm, la visitavi.”
“E tu?”
“Ci risiamo. Io l'ho ascoltata: ho provato a tranquillizzarla, a dirle che può succedere e che non deve vergognarsene.”
“E tu?”
“La smetti con sta domanda?” ma nella voce di Marco non c'era rabbia. “Ho capito cosa vuoi! Che ti devo dire? Mi sembrava di impazzire di gelosia, ma più insistevi, più piaceva anche a me. Mi sentivo cornuto e mi sentivo bene. Quasi venivo nelle mutande.”
“Ma questo, a tua moglie, non lo hai detto. Credi ti sarà utile?”
“Non lo so. Me ne vergogno.”
“Ma non hai appena detto che anche lei era in imbarazzo a confessarsi?”
“Ma non è la stessa cosa!”
“Questo lo dici tu!”
Si lasciarono così, senza altro.

Nello studio di Vincenzo erano rimaste le ultime 2 pazienti, oltre quella della visita in corso.
La segretaria entrò, dopo aver bussato ed aver ricevuto il permesso.
“Dottore, c'è sua cugina al telefono!”
“Me la passi!”
Attese che il display si illuminasse, poi rispose.
“Ciao, Simona! Dimmi tutto!”
“Ciao, Vincenzo! Oggi ho avuto dei piccoli fastidi... non proprio dei dolori. Con Marco ci chiedevamo se non fosse il caso di non sottovalutarli.”
“Stai tranquilla! Di sicuro non è nulla. Ma, se può servire a tranquillizzarvi, fate pure un salto. Io libero la segretaria. Tra una mezz'ora o poco più non dovrebbe più esserci nessuno in studio.”
Simona e Marco sopraggiunsero proprio mentre l'ultima cliente e la segretaria andavano via. Marco non potè non pensare che il mestiere del ginecologo non è sempre così piacevole come si possa pensare, visto le scorfane che ti arrivano in studio.
Vincenzo li attendeva con la porta aperta ed il cellulare in mano: scambiava dei messaggi.
“Entrate!”
I due entrarono e Simona si avvicinò al lettino con molta più naturalezza e disinvoltura del giorno prima. La cosa non sfuggì al dottore.
“Se a tuo marito non dà fastidio, sarebbe meglio che tu ti spogliassi del tutto, oggi! Ne approfitterò per palpare il seno e... tenere su gli abiti sarebbe inutile, credo!”
Simona scambiò uno sguardo con Marco e senza imbarazzo si denudò completamente. Era una dea!
I seni sodi ed ingrossati dalla pur recente gravidanza, il ventre arrotondato, le cosce tornite su due gambe lunghe e perfettamente modellate, il pelo della fica curato. Vincenzo non riuscì a trattenere l'eccitazione e Marco se ne accorse. La sua risata, appena controllata, fu meglio di un lasciapassare alle intenzioni del medico.
Cominciò a palpare il seno della donna, dapprima con fare professionale, ma presto le sue diventarono carezze, pizzichi sui capezzoli. Le mani scesero dolcemente sul ventre, mentre lei, con gli occhi chiusi, si mordeva il labbro. Il pollice e l'indice della destra di Vincenzo, cominciarono a giocare con il suo clitoride, che, duro, si ergeva. La mano penetrò, come la sera prima, ma stavolta senza gel, sfruttando solo gli umori che distillava copiosi la fica di lei.
“Ma tu guarda la Simona! Si sta eccitando: ti piacerebbe che ti scopassimo io e tuo marito, eh? Ma Marco? Cosa penserebbe? Non sarebbe geloso?”
Mentre parlava a lei, guardava lui.
“No! Marco è geloso, ma vuole sentirsi cornuto. Sai, Simona, Marco vuole che io ti scopi più di qunto lo vuoi tu. Guardalo! È tutto rosso ed ha il pacco che a momenti gli scoppia. Lo accontentiamo, Simona? Lo facciamo cornuto?”
La donna annuì lievemente.
“Non ho capito!”
Il sì fu un sussurro.
“Non sento!”
“Sì!” esclamò lei, facendosi sentire bene.
“Ma dobbiamo avere il permesso di Marco. Ci tengo alla sua amicizia! E tu, Marco? Ti va di diventare cornuto?”
“Sì!” rispose il marito.
“Stai attento, Marco! Una volta cornuto non si torna indietro. Puoi solo migliorare ed imparare ad essere più cornuto. Lo vuoi davvero?” insistette Vincenzo.
“Sì!” ripetè Marco.
“E se poi a Simona piace e diventa una vera troia?”
“Sì! Sì! Sì” gridò Marco, sfoderando il cazzo dai pantaloni, con un'erezione al limite.
Vincenzo non attese altro. Penetrò Simona, invitandola a calmare il marito con la bocca. Non ci volle molto che Marco gidesse, riversando nella bocca della moglie una gran quantità di sborra.
Poi, andò a sedersi e rimase a guardare i due che continuavano a scopare, ignorando la sua presenza. Cominciò a segarsi, senza poter mentire a se stesso di quanto tutto questo gli stesse piacendo. Sentiva Simona gemere ed ululare anche, sotto i colpi sempre più risoluti del medico. E, quando lui, le venne sulla pancia, mentre lei si spalmava addosso lo sperma, si avvicinò, aggiungendo il suo seme a quello del medico e stringendo la mano della moglie, donandole un sorriso ed uno sguardo carico di tenerezza.

Trascorsero alcuni giorni, un paio di settimane, forse.
Il telefono di Vincenzo squillò:
“Marco, dimmi!”
“Sai... pensavo a quella tua idea...”
“Quale?”
“Quella di... visitare Simona col tuo amico...”
“Tranquillo! Era solo una fantasia. Ho capito che non sei d'accordo. Ci sentiamo.”
“No! No, aspetta! Non riattaccare. Ci ho pensato. Mi piacerebbe provare. Chiaramente, se Simona ci sta.”
“Beh, questo è normale. Ma tua moglie è molto innamorata di te. Farebbe qualsiasi cosa per farti piacere.”
“Sì, questo lo so. Ma stiamo parlando di scopare con tre uomini. Non tutte lo fanno.”
“Io penso che molte non lo facciano per via dei mariti. Anche tu ce ne hai messo un po'.”
“Comunque sia, lo chiedo a Simona. Se lei è d'accordo te lo faccio sapere.”
“Vuoi un consiglio?”
“Dimmi!”
“Sì chiaro!”
“Cioè?”
“Dille che le chiederai di essere sempre più porca. Questo è un gioco che, quando ti prende, non è facile smettere. Così saprai fino a dove puoi spingerti e se non sia il caso di chiudere qui.”
“Sì! Forse hai ragione. Ti faccio sapere.”
E chiuse la telefonata.
Vincenzo posò il telefono sul comodino e si voltò.
“Ma bravi! Io gestisco il maritino e voi continuate senza di me. Che ti avevo detto, Simona? È stato più facile di quanto pensassi. Io, gli aspiranti cornuti, li riconosco al volo.”
Infilò il cazzo nel culo della cugina e riprese a scoparla, mentre l'altro glielo teneva piantato nella fica.
di
scritto il
2018-10-30
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