Il cesto della biancheria - 3

di
genere
gay

Quel pompino rimase come promesso un nostro segreto, ma anche se non ne parlai con altri io mi guardai bene dal far cadere la cosa. Non ci fu occasione di fare un bis prima che la settimana finisse e che tornasse Marta da Lucca, ma quando eravamo insieme, nonostante fossimo con tutti gli altri, non mancavo mai di lanciargli qualche occhiolino di nascosto, a cui lui reagiva arrossendo ma allo stesso tempo sembrava lusingato dalle attenzioni.
Finalmente, dopo un tre settimane ricevetti una sua telefonata. "Pronto Dave? Sono Marco"
-Ehi ciao, come stai?-
-Bene… senti, stasera sei impegnato?- Bastò la domanda per farmi rizzare il cazzo.
-No… che hai in mente?-
-Beh Marta esce con delle colleghe di lavoro e… insomma… magari ti andava una serata film e dolce"
Scoppiai a ridere al telefono. "Va bene… sì, mi era piaciuto il tuo dolce dell'altra volta"
Lo sentii sbuffare divertito. "Allora te lo preparo… è meglio se mangiato caldo"
Ero a casa da solo, non sapevo dove fosse lui ma mi piaceva stuzzicarlo. "Sei un po' un porco eh. A più tardi"
-A più tardi… ti aspetto per le nove- Puntuale come un orologio svizzero mi presentai sotto casa di Marco. Non c'è nulla che attiri come un bel cazzo caldo.
Marco aprì non appena suonai, segno che mi stava aspettando con ansia. Appena entrai nell'appartamento lanciai uno sguardo di apprezzamento al suo abbigliamento da casa, quasi uguale alla volta prima: canotta, pantaloncini corti e, novità di questa volta, scarpe da ginnastica. Inoltre stavolta nell'aria non c'era profumo di bagnoschiuma… che strano, alla prima occhiata avrei giurato che si fosse appena fatto la doccia: i capelli sembravano umidi e la pelle delle braccia e del viso era bagnata.
Mi bastò fare un passo oltre la soglia della porta per capire: una zaffata di sudore mi colpì le narici, forte e acre. La prima impressione di disgusto, istintiva, svanì in un lampo, sommersa dall'eccitazione di avere quel corpo maschio e forte da coccolare con la mia lingua.
Marco non si fece sfuggire il mio attimo di incertezza: -Ho esagerato? Sudo troppo, lo sapevo… è che l'ultima volta avevi detto che…- lo azzittii afferrandogli il cazzo da sopra i pantaloncini e massaggiandolo. Era già bello barzotto, probabilmente era da tutto il pomeriggio che fantasticava su quel momento. Bastò tenerlo in mano per qualche secondo perché diventasse di marmo.
-Ti basta per convincerti o devo strapparti i pantaloncini con la forza?- gli chiesi.
Lui rimase un attimo imbambolato, prima di sorridermi e farmi strada nuovamente verso il salotto. Lì si sedette sul divano, gambe aperte e braccia spalancate sullo schienale. Mentre mi inginocchiavo, lui si annusò un'ascella. -Ho fatto apposta un po' di cyclette per il nostro incontro… ma davvero ti piace questa puzza?- chiese. Io gli stavo massaggiando il cazzo, che premeva gonfio contro le sue brache.
-Oh sì… da impazzire… anzi se posso…- istintivamente allungai il naso nella direzione del braccio che aveva sollevato.
-Vuoi annusare?- mi chiese. Io annuii. Riconoscevo i segni della mia eccitazione che non mi faceva più ragionare: ancora poco e sarei stato in grado di fare di tutto. Dovevo solo abituare Marco a lasciarsi andare e non trattenere i suoi istinti…
Al suo cenno di conferma mi avvicinai al suo braccio. A pochi centimetri di distanza inspirai fortemente. Cazzo che profumo di maschio! Mi diede alla testa, inspirai di nuovo cercando di riempirmi il naso di quella fragranza. Respirai una terza volta, questa volta a bocca aperta… mi resi conto di avere gli occhi chiusi quando, a sorpresa, Marco mi mise una mano sul capo e mi spinse contro l'ascella. -Lecca se ti piace così tanto, forza- mi incitò. Il mio pisello duro ebbe uno spasmo di eccitazione e nonostante la sorpresa mi gettai a grufolare in quella macchia di pelo umido e odoroso. Passai la lingua per bene raccogliendo tutto il sudore che potevo, pulii ogni centimetro che riuscivo a raggiungere così schiacciato com'ero tra i suoi muscoli.
Finalmente mi lasciò staccare e si abbassò i pantaloncini con una mano, facendo fare capolino al suo cazzo. Non ci fu bisogno di dirmi nulla: mi buttai su quel palo di carne come un cane affamato si butterebbe su un osso. E quanto era saporito il suo… Appena lo avvolsi con le mie labbra la bocca si riempì del gusto caldo e forte di un bell'uccello pulsante. La cappella era sensibile, segno che la voglia di Marco era alle stelle, e infatti bastarono poche leccate e succhiate per cominciare a farlo gemere con la sua voce profonda. Leccai per bene tutta la sua bella asta dritta e gonfia prima di dedicarmi ad affondarci sopra fino alla gola. Lo guardai per trovare conferma che il mio servizio fosse di suo gusto: i nostri sguardi si incrociavano al di sopra del suo cazzo, e lui mi fissava fremente, come se stesse per muoversi ma non trovasse il coraggio.
Toccava a me spronarlo. Mi staccai per un momento da quel cazzo divino e gli dissi: -Marco lasciati andare… lo vedo che vorresti osare di più e sfogare i tuoi istinti… TUTTI i tuoi istinti, con me puoi fare tutto quello che ti va…- Mentre lo dicevo continuavo a massaggiargli il frenulo.
Lui sembrò combattuto per un momento. Poi qualcosa scattò nella sua testa e mormorò a bassa voce: - Ah, fanculo- e capii che si era deciso. Con una mano mi spinse via e si alzò in piedi, si mise a gambe larghe e mi afferrò per i capelli. Io spalancai la bocca come un cagnolino ubbidiente pronto a ricevere l'osso e non fui deluso: mi piantò il suo bastone di carne dritto in gola e cominciò a scoparmi la bocca, prima con attenzione a non farmi male, ma poco a poco l'istinto animalesco prese il sopravvento e cominciò a spingere sempre più forte. -Dai, succhiacazzi- mi esortò. -Hai detto che ti piace se ti chiamo così, no? Vero? Eh, succhiacazzi? - Provai a emettere qualche suono, ma con il suo uccellone che mi teneva la bocca occupata farfugliai solo qualcosa di incomprensibile. -Cosa? Non puoi parlare? Beh certo, è perché sei troppo impegnato a succhiarmi il cazzo, eh, frocetto?-
Potevo sentire la sua eccitazione salire con l'aumento dei colpi con cui mi spingeva il suo cazzo dentro la mia bocca. Osai staccarmi un momento per riprendere fiato e guardandolo negli occhi gli dissi: -Rendimi la tua puttana… per favore.- Lo vidi rimanere un attimo sconcertato, come se non credesse a quanto mi stessi umiliando davanti a lui, così, in ginocchio. Poi sorrise. -Va bene Dave, anzi… puttana che non sei altro.- Mi prese a schiaffeggiare con il cazzo mentre io con la bocca e con la lingua cercavo di prenderlo, di afferrarlo, di avvolgerlo.
-Guardati come sei affamato di cazzo, puttanello- mi disse. -Perché sei una puttana vero? Dillo che lo sei…-
-Sono una puttana-
-Dillo ancora-
-Sono una puttana…-
-E allora sucami sto cazzo, troia!- mi affondò di nuovo nella gola con il suo uccello con una forza nuova, scopandola come se stesse scopando un culo, o la figa della sua ragazza. All'inizio reggevo la sua furia senza troppi problemi, ma dopo qualche minuto cominciai a patire la posizione e la furia che usava Marco cominciarono a provocarmi qualche conato e mi salì anche qualche lacrima agli occhi… eppure il mio pisello era duro come non mai. Quando mi riversò la sua sborra in gola proruppe in un grugnito incontrollato, quasi bestiale, ma soddisfatto: mi tenne la testa schiacciata al suo pube, dove respiravo i suoi peli e il sudore fresco dato dalla fatica di affondare avanti e indietro con il bacino. Mi tenne lì a svuotarsi per qualche secondo, sentii il suo pisello sgonfiarsi pian piano nella mia bocca mentre le onde dell'orgasmo passavano. Finalmente mi lasciò andare.
-Non mi sono mai lasciato andare così- mi disse. Il cazzo sembrava ancora abbastanza barzotto, ma vedevo Marco tutto indolenzito: durante la sborrata doveva aver irrigidito tutti i muscoli. Mi leccai le labbra, un po' dispiaciuto di non aver potuto gustare un po' il suo sperma. Ne aveva prodotto così tanto che non avevo potuto fare altro che ingoiare tutto subito. Il gesto non gli sfuggì: -Cosa, ne vuoi ancora? Pensavo di averti soddisfatto…-
-Certo che mi hai soddisfatto, non te l'hanno mai detto che hai una sborra eccezionale?-
Lui sembrò pensieroso. -No, con Marta non parliamo spesso di queste cose. Di solito se non le chiedo io lei non tocca l'argomento…-
-Menomale che ci sono io allora!- scherzai. -È che mi sei venuto dritto in gola e non ho potuto assaporarla come si deve e così…-
-Dai, smettila, ormai ti ho capito… vuoi solo farmelo tornare duro per avere ancora un po' di crema. Ora però è il momento della pisciata, mi spiace!- si grattò le palle e fece per muoversi verso la porta, poi fu colpito come da un'idea. -Anzi… perché non mi accompagni Dave?- aveva un ghigno sulla faccia irresistibile. Il cazzo mi pulsava, finchè non raggiungo l'orgasmo sono una troia al 100%, perciò a quelle parole non esitai un momento. Mi alzai e lo seguii fino in bagno, dove mi indicò la vasca.
-Dentro- disse. -Puoi spogliarti ma tieni le mutande… non voglio vedere il tuo pisello-
In un attimo mi tolsi tutto, accatastando la roba per terra, e mi accovacciai davanti a lui nella vasca a bocca aperta. Sapevo quello che voleva fare. Bramavo quello che mi avrebbe dato da lì a pochi secondi, ed ero felice che avesse capito quanto desiderassi questo trattamento. Aveva imparato in fretta.
Il getto dorato mi colpì in piena faccia. L'odore era un po' forte, ma non importava, era la prima volta di Marco d'altronde. A bocca aperta e occhi chiusi cercavo di raccogliere i rivoletti che mi colavano dalla fronte, dalla faccia, mentre Marco dirigeva il getto un po'ovunque per lavarmi per bene con il suo piscio caldo. Il mio cazzo sembrava esplodere mentre tutto quel liquido mi bagnava dappertutto.
-In bocca- lo pregai. E lui mi accontentò. La mia bocca divenne il suo cesso: il piscio si raccolse nella mia cavità orale, riempiendola finché non ci stette più e cominciò a colare fuori dagli angoli.
Quando finì ci guardammo negli occhi in silenzio per qualche secondo. Il suo cazzo era tornato duro, umido dell'urina che era colata e del presperma che già faceva capolino. -Fattela colare addosso- mi ordinò. Io pian piano la sputai, facendo in modo che mi colasse sul mento, sul collo, sul busto… Marco mi guardava e prese a masturbarsi lentamente. Quando ebbi finito avvicinò la mia testa alle sue palle con quel gesto che ormai avevo imparato a conoscere. Sapevo cosa dovevo fare: tirai fuori la lingua e gli leccai quei coglioni gonfi e odorosi che mi aveva messo davanti come se fossero il gelato più succulento del mondo, mentre lui si masturbava sopra di me.
Ci volle poco. Quando sentii che i suoi gesti diventavano più frenetici mi afferrò per i capelli e mi tirò indietro la testa.
-Vengo… vengo… cazzo vengoooooo!- e mi riempì la faccia di sborra calda che mi colò ovunque. Era meno di quella del primo orgasmo, ma mi sentii comunque come soddisfatto del godimento che gli avevo provocato. Non solo… mi resi conto che mentre mi sborrava addosso mi ero afferrato il cazzo da sopra la stoffa dei boxer e quel semplice contatto tra il pisello e la mia mano era stato sufficiente a farmi sborrare dando sfogo a tutta l'eccitazione che avevo accumulato nella serata.
Marco raccolse un po' del suo sperma con il pollice e me lo portò alla bocca, dove lo accolsi sottomesso e ubbidiente. Lo pulii per bene con la lingua stanca.
Quando ci separammo, prendemmo fiato entrambi come se avessimo corso una maratona. Eravamo spossati dagli orgasmi e dall'eccitazione, ma quando ci guardammo sorridemmo. Marco mi diede uno schiaffetto affettuoso sulla guancia.
-Dai frocetto, fatti una doccia che ne hai bisogno. Poi la faccio io- mi disse. Mi indicò il cesto della biancheria. -Butta pure le mutande in lavatrice, te le lavo io. Per tornare a casa te ne posso dare un paio mio, se ne vuoi pulite te le prendo, se invece se così insaziabile come dici…- mi fece un occhiolino, uno di quelli sfrontati a cui non sapevo resistere -…puoi prenderne un paio usato. Scommetto che ti piaceranno.-
-Hai ancora dubbi?- gli dissi ridendo. Marco se ne uscì e io mi sfilai i boxer pieni di piscio e della mia sborra, solo dopo averli annusati per bene. Mentre aprivo l'acqua, già pregustavo l'idea di rovistare ancora nella biancheria sporca di Marco per cercare il premio con cui sarei tornato a casa.

Fu così che divenni la sua succhiacazzi preferita. La mia lingua imparò a conoscere bene il suo corpo e i suoi odori, ma quelle sono altre storie e andranno raccontate un'altra volta…


Così giunge alla fine la trilogia su Davide, Marco e la sua biancheria sporca. Vi è piaciuta? Spero di sì, nel caso potrei continuare a scrivere qualcosa su di loro…
Spero di avere ispirazione per altri racconti e altre porcellate. Alla prossima!
scritto il
2020-03-10
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