Hard dreams 2
di
kafka4
genere
dominazione
L'episodio non fu senza conseguenze. A casa sua, il giorno dopo, guardandosi allo specchio scoprì sul corpo i segni della frusta. Era stato battuto duramente e, pur senza arrivare a sanguinare, molti segni erano rimasti sulla pelle, prendendo una colorazione bluastra, l'ematoma che veniva fuori. Così sulle natiche, sui fianchi, sulle cosce, sulla schiena si vedevano chiaramente dei segni. Lui sapeva a cosa erano dovuti e si eccitò al ricordo della punizione che aveva subito. Ricordò il sibilo della frusta nell'aria e poi lo schiocco che faceva quando si abbatteva sul suo corpo. All'inizio un dolore forte, singolo, unico. Poi, man mano che i colpi arrivavano, il corpo si contorceva, quasi ad assecondare la frustata, a meglio esporsi alla prossima in arrivo. Questo pensiero, l'immagine del proprio corpo legato alla parete, il freddo delle piastrelle contro il petto e poi contro le natiche, la sensazione di impotenza di fronte alla frusta, l'abbandono alla punizione che gli veniva inflitta, tutto contribuì ad eccitarlo. Era nudo davanti allo specchio, i segni sul corpo a ricordargli ogni sequenza delle punizione, il cazzo eretto, duro..gli bastò poco per eiaculare, una volta ancora.
Ma non era finita qui. Il giorno successivo era andato in palestra, la mente ormai quasi sgombra dal ricordo di quella serata. Quasi, perché ancora gli venivano in mente dei flash, istantanee di quello che era stata una serata particolare: il suono della frusta sul suo corpo, lui sul balcone che puliva inginocchiato per terra, la sega che si era "dovuto" fare davanti alla Signora. Era andato in palestra anche per disintossicarsi da quei ricordi, ancora troppo vivi nella sua mente. Finito il lavoro con gli attrezzi, si spogliò per entrare nella doccia, una grande sala con i getti delle docce sulle pareti. C'era un'altra persona nella sala docce. Lui non ci fece caso, era normale che ci fossero altri che si lavavano, nudi come lui..questo non l'aveva mai visto, ma non era lo stesso per l'altro. Questo lo guardò con aria interdetta, quasi stupita..ma lui non capiva, si domandava cosa avesse da guardare. "..ma tu sei quello del balcone, lo schiavo che puliva il balcone l'altro giorno!" Sì era proprio lui, quello che esibiva il proprio corpo nudo sul balcone, evidentemente per ordine di qualcuno...e questo doveva essere un "vicino", uno che aveva visto. Gli si avvicinò e senza dire nulla cominciò a guardare i segni della frusta, che ancora si vedevano sul corpo. Li toccò, li tastò per bene, come per sincerarsi che ci fossero davvero. Lui lasciava fare, ancora interdetto, indeciso se rifiutare l'approccio o lasciarsi andare alla situazione. Quando lo fece girare per guardargli la schiena e tastargli le natiche, si sentì ancora uno schiavo. Immaginò di essere al mercato, dove gli schiavi venivano esibiti ai compratori, esaminati, toccati per valutare la consistenza della loro carne, la morbidezza della loro pelle. Si lasciò andare e immediatamente il suo cazzo si indurì. Nel frattempo l'altro gli appoggiava il suo cazzo contro le natiche, gliele apriva, lo infilava in mezzo, glielo faceva sentire tutto, ma ancora non mostrava di volerlo penetrare. Lo fece girare ancora, lo mise con le spalle contro il muro: ora erano in piedi, uno di fronte all'altro, vicini. I cazzi duri che pulsavano, che si avvicinavano, che si toccavano. "Forza, datti da fare, schiavo - disse l'altro, perentorio - fai godere anche me". Obbedì , si inginocchiò e glielo prese in bocca, lo leccò e lo ingurgitò, aspettando, sperando di farlo venire, di farlo eiaculare nella sua bocca, contro la sua faccia. Poi sarebbe venuto anche lui, si sarebbe masturbato davanti all'altro e si sarebbe messo in bocca il suo stesso sperma, a mischiarlo a quello dell'altro..ma non andò così. L'altro riuscì a trattenersi, non eiaculò. Si staccò da lui, che già era in ginocchio per fargli il pompino. Lo fece girare e cominciò a guardargli il culo. Glielo accarezzava, tastava, apriva..gli passava una mano tra le natiche, lo preparava per la penetrazione...entrò senza sforzo, tanto era aperto e bagnato. Sentiva il suo cazzo dentro di sé che si muoveva, ritmicamente..era lungo, grosso, caldo. ..arrivarono nello stesso momento, eiacularono insieme. Quando si riprese dallo stordimento del piacere provato, sentiva ancora lo sperma dell'altro che gli colava dal culo, lungo le cosce e si miscelava al suo sperma, che gli colava dal cazzo ancora duro, pulsante.
Non si dissero una parola. Si guardarono negli occhi, forse per scambiarsi la promessa di incontrarsi ancora, magari non casualmente nella doccia della palestra.
Ma non era finita qui. Il giorno successivo era andato in palestra, la mente ormai quasi sgombra dal ricordo di quella serata. Quasi, perché ancora gli venivano in mente dei flash, istantanee di quello che era stata una serata particolare: il suono della frusta sul suo corpo, lui sul balcone che puliva inginocchiato per terra, la sega che si era "dovuto" fare davanti alla Signora. Era andato in palestra anche per disintossicarsi da quei ricordi, ancora troppo vivi nella sua mente. Finito il lavoro con gli attrezzi, si spogliò per entrare nella doccia, una grande sala con i getti delle docce sulle pareti. C'era un'altra persona nella sala docce. Lui non ci fece caso, era normale che ci fossero altri che si lavavano, nudi come lui..questo non l'aveva mai visto, ma non era lo stesso per l'altro. Questo lo guardò con aria interdetta, quasi stupita..ma lui non capiva, si domandava cosa avesse da guardare. "..ma tu sei quello del balcone, lo schiavo che puliva il balcone l'altro giorno!" Sì era proprio lui, quello che esibiva il proprio corpo nudo sul balcone, evidentemente per ordine di qualcuno...e questo doveva essere un "vicino", uno che aveva visto. Gli si avvicinò e senza dire nulla cominciò a guardare i segni della frusta, che ancora si vedevano sul corpo. Li toccò, li tastò per bene, come per sincerarsi che ci fossero davvero. Lui lasciava fare, ancora interdetto, indeciso se rifiutare l'approccio o lasciarsi andare alla situazione. Quando lo fece girare per guardargli la schiena e tastargli le natiche, si sentì ancora uno schiavo. Immaginò di essere al mercato, dove gli schiavi venivano esibiti ai compratori, esaminati, toccati per valutare la consistenza della loro carne, la morbidezza della loro pelle. Si lasciò andare e immediatamente il suo cazzo si indurì. Nel frattempo l'altro gli appoggiava il suo cazzo contro le natiche, gliele apriva, lo infilava in mezzo, glielo faceva sentire tutto, ma ancora non mostrava di volerlo penetrare. Lo fece girare ancora, lo mise con le spalle contro il muro: ora erano in piedi, uno di fronte all'altro, vicini. I cazzi duri che pulsavano, che si avvicinavano, che si toccavano. "Forza, datti da fare, schiavo - disse l'altro, perentorio - fai godere anche me". Obbedì , si inginocchiò e glielo prese in bocca, lo leccò e lo ingurgitò, aspettando, sperando di farlo venire, di farlo eiaculare nella sua bocca, contro la sua faccia. Poi sarebbe venuto anche lui, si sarebbe masturbato davanti all'altro e si sarebbe messo in bocca il suo stesso sperma, a mischiarlo a quello dell'altro..ma non andò così. L'altro riuscì a trattenersi, non eiaculò. Si staccò da lui, che già era in ginocchio per fargli il pompino. Lo fece girare e cominciò a guardargli il culo. Glielo accarezzava, tastava, apriva..gli passava una mano tra le natiche, lo preparava per la penetrazione...entrò senza sforzo, tanto era aperto e bagnato. Sentiva il suo cazzo dentro di sé che si muoveva, ritmicamente..era lungo, grosso, caldo. ..arrivarono nello stesso momento, eiacularono insieme. Quando si riprese dallo stordimento del piacere provato, sentiva ancora lo sperma dell'altro che gli colava dal culo, lungo le cosce e si miscelava al suo sperma, che gli colava dal cazzo ancora duro, pulsante.
Non si dissero una parola. Si guardarono negli occhi, forse per scambiarsi la promessa di incontrarsi ancora, magari non casualmente nella doccia della palestra.
1
voti
voti
valutazione
9
9
Commenti dei lettori al racconto erotico