Demoni Dal Passato
di
Marco Sala
genere
saffico
Buongiorno, mi chiamo Anna. Ho 45 anni, sono sposata e madre di due figlie. Svolgo la professione di Revisore dei Conti uno studio legale, una mansione che consiste nel verificare la conformità della gestione contabile e finanziaria delle società, al fine di certificare i loro bilanci annuali. Per via di questo lavoro sono spesso fuori ufficio, a domicilio delle aziende. Il mio ufficio ha sede in Milano ed io abito a Monza e, siccome i miei clienti sono tutti nella operosa Brianza, ciò mi permette di tornare a casa tutte le sere. Fatta questa premessa vi racconto ciò che è capitato qualche mese fa. Una mattina, appena arrivata in ufficio, la D.ssa Fumagalli, una delle titolari dello studio, mi convova nel suo ufficio. “Anna, ti devo chiedere un favore, ti andrebbe di andare a fare un giro sulle colline toscane? Dovrei andare in una azienda vinicola mia cliente a certificare il bilancio ma, come vedi, sono ormai arrivata al settimo mese di gravidanza e non me la sento di sorbirmi questa trasferta, puoi sostituirmi? Almeno per questa volta.” Devo ammettere che al momento, l’idea di fare i bagagli e stare fuori a dormire, anche solo per una notte, in una ridente localita nel Chianti, non mi attizzava molto ma, viste le sue condizioni, non me la sentii di dirle di no. Mi ringraziò e mi disse di prendere accordi con la sua segretaria che già aveva predisposto tutto. Appena rientrata a casa per prima cosa convocai la famiglia e spiegai loro che, per una questione di lavoro, sarei dovuta rimanere fuori a dormire, e spiegai loro anche il motivo. Mio marito mi disse di stare tranquilla, e le mie figlie di 16 e 14 anni mi fecero capire che ormai erano grandi e che potevano fare a meno della mamma per qualche giorno. Le ringraziai per la comprensione e andai a spogliarmi. Il giorno dela partenza salutate le bimbe, mio marito mi accompagno alla stazione di Milano. Preso un Freccia Rossa in due ore arrivai a Firenze. Al mio arrivo un’auto era pronta ad aspettarmi e mi condusse direttamente alla cantina. Il sole primaverile esaltava il paesaggio che si alternava su queste colline tra filari di cipressi e vigne coltivate, in un susseguirsi davvero piacevole. La prima giornata di lavoro passò velocemente, alle 18.00 l’autista venne di nuovo a prendermi per accompagnarmi presso un casale non molto distante, dove avrei dovuto alloggiare per la notte. Arrivammo a destinazione dopo pochi minuti. Il casale era molto bello e caratteristico, subito ci venne incontro una signora sui 50 anni, molto curata e gentile nei modi, avvolta in un tailleur blu con gonna stretta che metteva in evidenza le sue forme generose, scarpe con tacco e dei capelli biondi raccolti impeccabilmente in uno chignon. Mi stava aspettando e, dopo un caloroso saluto, mi accompagnò subito nella mia camera. Mi disse che per quella sera sarei stata l’unica cliente, di solito il maggior afflusso era per il week end, solo qualche cliente per il ristorante avrebbe aperto alle 19.30. Per qualsiasi problema potevo chiamare la reception premendo lo zero del telefono sul comodino. Prima che la signora uscisse le chiesi preoccupata se durante la notte fossi proprio sola. “No, non si preoccupi, oltre a me c’è anche una mia giovane collaboratrice. Comunque se hai bisogno di me, chiamami pure Caterina, molto più semplice.” Mi disse passando improvvisamente dal lei al tu, mandandomi un intrigante sorriso complice accompagnato dal classico occhiolino. Devo ammettere che rimasi turbata da quella affascinante donna. Certi demoni che credevo ormai sepolti in me si svegliarono immediatamente. In effetti quando frequentavo l’università ho avuto delle torride storie lesbo con la mia coinquilina ed altre ragazze ma, dopo l’incontro con mio marito, la mia vita sessuale divenne decisamente etero, anche perché mio marito non è molto fantasioso nel sesso e certe cose non ha mai osato chiedermele. Ma quella sera, in quella stanza, di quel casale sulle colline in mezzo alla natura, non solo mi sentii turbata, ma anche emotivamente scossa da quella affascinante signora, tanto che dopo, quando mi cambiai, le mie mutandine portavano ancora delle tracce inequivocabili della mia emozione. Cosa mi prese in quel momento non saprei spiegarlo, ma mi portai le mutandine al naso e mi inebriai dei miei odori, quindi gustai anche il mio sapore leccandole avidamente. Nel frattempo la mia mano libera trovò naturalmente la strada verso il mio sesso e mi ritrovai a masturbarbi come una ragazzina, arrivando molto velocemente ad un orgasmo violento come non provavo da tempo, forse anni. Ripresami dalle mie emozioni, feci la doccia, mi cambiai e scesi al ristorante dove pensavo di essere sola, invece trovai già due coppie. Caterina mi accolse con lo stesso sorriso complice con il quale mi aveva salutata poco prima, e mi fece accomodare su un tavolino un po’ in disparte da dove potevo vedere lei seduta al bancone e anche il dietro dello stesso. Per ricambiare la confidenza del tu, le dissi che avrebbe potuto chiamarmi semplicemente Anna. Dopo poco una ragazza molto giovane mi portò il menù, Caterina me la presentò come la sua collaboratrice e mi disse che si chiamava Giò, diminutivo di Giovanna, e che aveva da poco compiuto 18 anni. Francamente a me sembrava molto più giovane, gli avrei dato l’età della mia figlia più grande, aveva un fisico un sgraziato, alta e magra, capelli rossi corti, una pelle bianca come il latte, qualche efelide sul viso, completamente piatta ma in compenso aveva un bel culetto. Per quello che riguarda il seno non posso criticare, anche io ho poco seno ma in compenso ho dei capezzoli molto pronuciati che a volte mi danno dei problemi, infatti quando si ergono e si induriscono, sono molto visibili sotto i vestiti. Giò molto professionalmente, mi servì al tavolo mentre io, durante il tempo della cena, non distolsi lo sguardo da Caterina che, seduta dietro il bancone su uno sgabello, causa la gonna del tailleur che le saliva faceva bella mostra delle sue cosce. Era chiarmente visibile che indossava delle calze sostenute dal reggicalze e, quando a volte si alzava per aiutare in sala, metteva in bella mostra anche il suo inguine lasciando intravedere un eccitante slip di pizzo bianco, decisamente uno spettacolo molto sexy. Ovviamente, mentre era intenta nelle sue cose, non tralasciava di mandarmi sguardi e sorrisini complici che iniziarono a scaldarmi notevolmente. In questa situazione ambigua i mie capezzoli cominciarono ad indurirsi e, manco a dirlo, le mie mutandine si bagnarono di nuovo. Poco alla volta gli altri clienti se ne andarono, nella sala rimase solo Giò che si occupava di sparecchiare i tavoli. Caterina dietro il bancone, consapevole o meno, continuava nel suo gioco di mostrarmi la sua intimità, mentre io ero in uno stato di eccitazione sempre più avanzato. Ormai non potevo più nascodere i miei capezzoli duri e, salutandola mentre uscivo dalla sala, non potei non accorgermi come Caterina li stava osservando e cosa le stava passando per la testa. “Anna, più tardi vuoi che ti porti in camera una tisana rilassante?” “Si Caterina, con piacere. A dopo.” Le risposi senza pensare. Appena chiusa la porta della camera andai in bagno per prepararmi per la notte. Levai le mutandine e mi accorsi che erano di nuovo fradice, come prima odorai e assaporai i miei umori ed una gran voglia di masturbarmi di nuovo mi prese. Siccome sapevo che da li a poco sarebbe arrivata Caterina con la tisana, preferii rimandare. Indossai un accappatoio e mi riassettai un poco in attesa di Caterina. Qualche minuto più tardi sentii bussare la porta, aprii e vidi Caterina. Si era sciolta lo chignon e i lunghi capelli biondi le arrivavano alle spalle, aveva anche levato la giacca del tailleur facendomi vedere attraverso la camicetta bianca, che non portava il reggiseno. Si diresse verso il tavolino con il vassoio ma, una mossa avventata, le fece rovesciare la teiera, tanto che degli schizzi di acqua bollente le finirono sulla camicetta. Immediatamente con una smorfia si levò velocemente la camicetta per evitare che l’acqua calda andasse a contatto con la pelle. Subito si diresse velocemente in bagno, ed io la segui per aiutarla nel caso fosse necessario. Davanti al lavandino mentre cercava di bagnarsi con l’acqua fredda, potevo vedere i suoi seni liberi e grossi ballonzolare riflessi nello specchio. La tempestività nello spogliarsi fece si che non ci fossero conseguenze e, dopo qualche minuto passato lo spavento, Caterina girandosi verso di me, senza dire altro, mi abbracciò premendo i suoi seni contro di me, cercando la mia bocca con la sua. Le nostre lingue si intrecciarono all’istante e, in men che non si dica, ci trovammo entrambe nude, mai potevo immaginare quale notte di fuoco stesse per cominciare. Caterina prese in mano la situazione molto velocemente e cominciò subito ad accarezzarmi il clito. Mentre mi accarezzava sussurrai a Caterina che mi piaceva come mi toccava il pube, lei mi rispose che, durante il sesso, amava un linguaggio molto più scurrile. La sentii che mi diceva delle parole tipo: zoccola, troia, figa bagnata, cose che non entravano nel mio linguaggio ma, un po tra lo sbigottita e l’eccitata, mi ritrovai a risponderle a tono: “Ohh.. si.. dai, sgrilletta la mia figa bagnata, fammi godere come una troia.” Caterina mi spinse verso il letto levandomi quei pochi indumenti che ancora insossavo dicendomi che era meglio levarsi tutto prima di scatenarci in una seduta di sesso sfrenato. Non ebbi il tempo di rispondergli che mi trovai distesa sul letto con la testa di Caterina affondata tra le mie cosce intenta a leccarmi la figa. “Mmmmm che buon sapore ha la tua figa, è già fradicia, troia. Mi piace scopartela con la lingua, entrare ed uscire dalle labbra, sono grandi e carnose come piacciono a me. Ora di do la mia da mangiare.” Esclamò Caterina. Facendo seguire l’azione alle parole, con un veloce movimento mi scavalcò con una gamba e ci ritrovammo nella posizione del 69 con la sua fica davanti al mio naso. Era di una taglia davvero notevole, le labbra erano gonfie, la fica aperta per le cosce divaricate emanava un odore inebriante misto di muschio e urina, tuttavia senza esitazione iniziai a leccarla. Anche il suo buchino era gonfio e pulsante, tanto che senza neanche accorgemene iniziai ad accarezzarglielo. “Ohh.. si… puttanella, leccami la fica. Accarezzami il buco del culo ed infilaci le dita e anche tutta la mano se vuoi.” Io ero allibita dalla sua richiesta. Mi stava chiedendo di infilarle una mano nel culo? Ma come poteva essere possibile? Nello stesso tempo anche lei iniziò a occuparsi del mio buchino. Da quella parte non avevo molta esperianza, mio marito non era uno molto, diciamo, esigente da quel punto di vista, solo una delle mie giovani amanti al tempo dell’università mi aveva sodomizzata con un dildo. Sinceramente avevo provato molto piacere, e lei mi disse che il mio ano era molto elastico e che avrei dovuto usarlo più spesso. Caterina continuava, con la lingua e le dita, a lavorarsi il mio buco del culo. Le mie sensazioni di piacere erano già ai massimi livelli della scala del godimento, ma stavano salendo ancora di più quando, infilati prima uno, poi due poi tre dita pensai di svenire dal piacere perché allo stesso tempo continuava a mangiarmi la fica come una morta di fame. Da parte mia, alternavo leccate di fica e di culo, quindi, come da richiesta di Caterina, unii le dita per provare ad infilargliele nel buco. Quasi senza spingere, la mia mano fu quasi risucchiata fino al polso all’interno di quel buco nero. “Si, troia, scopami il culo, distruggimelo, fammi male.” Quindi iniziai a muovere la mia mano avanti e indietro nel classico movimento sempre più velocemente e lei iniziò a urlare di piacere. “Si… vai.. distruggimi il culo. Togli la mano e infilala di colpo, mmmmmm… fammi godere.” Questo movimento dentro e fuori la portò dopo poco all’orgasmo. Una forte contrazione del suo ventre accompagnata da una potente squirtata irrorò il mio viso dei suoi umori. Cosa mi prese allora ancora non riesco a capirlo ma istintivamente aprii la bocca e ingoiai più succo possibile. Faceva caldo, l’odore acre degli umori di entrambe ammorbava la stanza, ma stavamo godendo. Io continuavo a scoparle il culo con la mano e Caterina ad avere orgasmi uno dietro l’altro, ed ogni volta mi crollava addosso ansimando e mugulando di piacere. “E’ stato bellissimo mia piccola troietta, ma ora è il tuo turno di godere, ti andrebbe di riaccendere un po’ il fuoco di questa serata?” Anche se non sapevo come poter scaldare ulteriormente la serata, risposi di si. Lei alzò il telefono e schiacciò lo zero. Qualche minuto dopo la porta si aprì ed entrò Giò. Era completamente nuda, indossava soltanto, legato alla vita, uno strap on di grosse dimensioni. Vederla così nuda, quasi senza seno con quel visino pieno di efelidi, facevo fatica a pensare che avesse 18 anni, più che a mia figlia grande, assomigliava alla piccola di 14 anni. In un attimo mi resi conto che mi ritrovavo nuda in una stanza di un albergo con una donna matura ed una ragazza 18enne che sembrava mia figlia, e mi accingevo a fare dei giochi sessuali con loro. Tutto in me avrebbe dovuto impedirmi di farlo, ma l’eccitazione era tanta che, non solo non me ne vergognavo, ma ne avevo estremamente voglia. “Dai ora è il tuo momento, vedrai che Gìò è una vera zoccola, proprio una puttana disgustosa, vedrai come ti farà godere. Su Giò, mettiti tra le gambe di Anna e riempile bene la figa con il tuo strap on.” La ragazza non se lo fece ripetere due volte e, una volta posizionato il suo giocattolo davanti alla mia figa, lo spinse con forza dentro di me. Emisi un grido di dolore e di piacere, poi iniziò a pomparmi con il classico movimento avanti e indietro, prima piano, poi sempre più veloce. Intanto Caterina aveva ripreso a giocare con il mio buco del culo, prima uno, poi due, poi tre ed infine quattro dita dentro. Così presa in due buchi il mio piacere cresceva sempre più, tanto che mi ritrovai a dire delle cose che mai mi sarei immaginata di pronunciare del tipo , ed altre scicchezze del genere ma che comunque godevo nel pronuciarle. “Giò, adesso inculala. Infilagli il tuo strap on fino in fondo, dai scopagli il culo.” Giò allora cominciò a scoparmi il culo come nessuno aveva mai fatto, facendomi emettere delle urla di piacere quasi disumane. Intanto Caterina mi stringeva tra le dita e mi torturava i capezzoli ormai grossi con un mignolo, facendomi godere ulteriormente. Stavo arrivando al momento dell’orgasmo, sentivo crescere dentro di me una scossa elettrica che partiva dal ventre fino alla testa. Mi staccai da Giò, mi rialzai in piedi sul letto e masturbandomi, squirtai in bocca alla ragazza che a sua volta bevve avidamente. “Ora avvicinati e baciami, fammi gustare il mio sapore.” Dissi a Giò, lei prontamente mi baciò passandomi in bocca gli ultimi sorsi del mio liquido. Mi resi conto che forse ero impazzita, stavo baciando una ragazza che poteva essere mia figlia. Intanto Caterina aveva ricominciato a leccarmi la fica facendomi rilasciare nuovi rivoli di miei umori. Io non finivo di limonare Giò, aveva una bocca con delle labbra morbidissime, non so quanti anni erano che non baciavo qualcuno il quel modo, non rinunciando a sgrilletarle la sua fica fresca e gocciolante, per poi succhiarmi le dita roride dei suoi umori. Ad un certo punto Giò esclamò:” Mi scappa la pipì, mi scappa la pipì..” Non so cosa mi prese, la seguii in bagno e volli che lei mi inondasse della sua pioggia dorata. Inspiegabilmente aprii la bocca e volli assaggiarla. Caterina anche lei volle svuotare la vescica su di me ed inondarmi con il suo fluido caldo. Ero arrivata ad un punto di depravazione che mai avrei pensato fino a qualche ora prima. Stanche ma appagate, dopo una doccia corroborante Caterina mi disse che aveva predisposto che passassi la notte in un’altra camera. Al mattino successivo venne a prendermi l’auto della ditta per riaccompagnarmi in azienda per le ultime ora di lavoro, poi nel pomeriggio avevo già il treno prenotato per il rientro. Caterina era diventata la donna gentile e charmant che mi aveva accolto il giorno prima e aveva ripreso a darmi del lei. Tornando a casa alla sera e ritrovando le mie figlie, devo ammettere che il mio pensiero corse alla piccola Giò che mi aveva fatto godere così tanto la notte prima. La mattina successiva, appena entrata in ufficio andai dalla D.ssa Fumagalli per una breve relazione sul lavoro svolto. Ascoltò con molto interesse il mio resoconto quindi, mentre la stavo uscendo dal suo ufficiò mi fermò e con un sorriso malizioso mi chiese: “A proposito, stanno bene Caterina e Giò?” MI sentii arrossire, ma allo stesso tempo senti la mia figa bagnarmi le mutandine.
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