Ruolo estero
di
qaz00755
genere
etero
------------------
Nota dell'autore: Questa è un'opera di fantasia, qualsiasi somiglianza con nomi, persone, fatti o situazioni della vita reale è puramente casuale.
------------------
- È permesso?-
- Venga avanti, Varani.-
Disinvolto come sempre, entro nella sala del mio direttore, gli stringo la mano, e mi siedo in una delle due poltroncine davanti alla sua scrivania.
- Innanzitutto le faccio i miei complimenti per la sua promozione: dirigente a ventotto anni. Credo che nella ditta non ci sia mai stato un dirigente così giovane.-
- Bontà sua Bianchi.- ed aggiungo, mentendo spudoratamente:
- È stato soprattutto grazie al lavoro di équipe che ho ottenuto questo risultato.-
In realtà, quando col pensionamento del Gianardi si era aperta una posizione di dirigenza, io ed altri papabili ce l'eravamo disputata, senza esclusione di colpi, con unghie e denti.
Alla fine l'avevo spuntata io, l'outsider, ed ora non vedo l'ora di mettere le mani sulla promettente commessa che stava per avviare il Gianardi, prima che i problemi di salute ne avessero anticipato il pensionamento.
Sono certo, anzi, che il Bianchi mi ha convocato oggi, il giorno dopo la formalizzazione della mia promozione, per comunicarmi questo nuovo incarico.
- Ma ora guardiamo al futuro: ho per lei un incarico delicato e di estrema responsabilità, che le permetterà di mettere in mostra tutte le sue indubbie doti.- dopo una pausa di effetto continua:
- Lei sarà il rappresentante della sede presso la filiale in Brasile.-
Da buon giocatore di poker, non esterno la profonda delusione che provo.
Questo è sicuramente risultato di un colpo di coda del Galeazzi, a cui ho strappato la dirigenza sul filo di lana.
Intanto Bianchi mi dà maggiori dettagli sull'incarico.
- Lei deve sapere che Silva, il direttore locale, pur presentando ottimi risultati, si sta comportando in modo troppo autonomo, e non riusciamo più controllarne le attività. Il suo ruolo sarà quello di tenerlo a briglie strette, fargli capire chi comanda e soprattutto mandare, a me personalmente, dettagliati rapporti settimanali, che rimarranno confidenziali. Ha qualche domanda?-
- Quanto è la durata prevista di questo incarico?-
- Dodici mesi. È quanto sono riuscito a strappare dal Silva, riguardo il necessario appoggio locale. Comunque la dottoressa Braschi, che la sta aspettando, le darà tutti i dettagli. Adesso, se mi vuole scusare, devo scappare perché ho una riunione. Complimenti di nuovo, Varani.-
Mi alzo gli stringo la mano ed esco dall'ufficio del mio principale.
Nonostante la mia apparente calma sono furibondo.
Galeazzi me la pagherà, può esserne certo.
È riuscito a "sterilizzarmi" per un anno, ma quando tornerò farò della sua vita un inferno sulla terra.
Spero solo che, nel frattempo, non si aprano nuovi ruoli di dirigenza e che lui rimanga quadro, così sarà per lui più difficile difendersi.
Vado direttamente dalla Braschi, che mi spiega tutto, col suo modo spiccio:
- Lei sarà a ruolo estero, coi relativi benefici fiscali, e riceverà indennità di trasferta. Per ragioni di visto, è previsto un ritorno a Milano ogni tre mesi. La ditta le concederà l'hotel durante i giorni di permanenza qui. Per quando riguarda alloggio, trasporto locale, pocket money, assicurazione medica, ecc., se ne occuperà la filiale. La partenza è prevista per domenica prossima. Essendo lei dirigente, usufruirà del beneficio di viaggiare in Business.-
Porgendomi lo stampato con la conferma del biglietto aggiunge:
- Auguri per il suo nuovo incarico e complimenti, di nuovo, per la promozione.-
Cerco di evitarlo, chiudendomi in ufficio a studiare il portoghese, ma il Galeazzi, viene a trovarmi, ufficialmente per farmi i complimenti per la dirigenza, ma in realtà per sfregarmi sulla faccia il suo nuovo incarico come Project Director della commessa del Gianardi.
Domenica pomeriggio viene a prendermi, nella modesta pensione di Saronno dove abito, l'autista per portarmi alla Malpensa.
------------------
Rimasto orfano in tenera età, mi ha tirato su mia nonna materna, deceduta due anni fa, che abitava in provincia di Firenze.
Fin da giovane si è manifestata la mia intelligenza e la mia grinta.
Laureatomi a in ingegneria a pieni voti, a ventitré anni venni assunto dalla mia attuale ditta.
La ditta ha sede a Milano ma, per ragioni economiche, ho deciso di rimanere in una pensione a buon mercato a Saronno e fare il pendolare.
Da tempo guadagno il sufficiente per affittare qualcosa a Milano, ma ho sempre rimandato la decisione di traslocare.
Ora mi toccherà farlo al mio ritorno dal ruolo estero.
------------------
Dopo un ottimo volo, arrivo all'aeroporto di Guarulhos, a São Paulo, all'alba del lunedì.
All'uscita della dogana vedo un signore di mezza età, mulatto, che tiene in mano un cartello col mio nome.
Mi avvicino a lui e sto per salutarlo, col mio scarso portoghese imparato in meno di una settimana, quando sono interpellato, in inglese, da una giovane donna che sta al suo fianco.
É una bella ragazza abbastanza giovane, vestita con un elegante tailleur. Ha tratti da orientale, è bassa, ma ben proporzionata, ed emana un delicato e sofisticato profumo.
- Buon giorno, lei è Sergio Varani?-
Il suo inglese è quasi perfetto, con un leggero accento americano.
- Sì!-
- Piacere, io sono Midori, lui è Luiz Pereira, il suo autista personale. Io sono stata incaricata dalla filiale di accoglierla e presentarle il suo ufficio.-
Luiz prende il carrello con la mia unica valigia e s'avvia verso il posteggio, mentre Midori ed io c'incamminiamo verso l'uscita.
Mentre aspettiamo che Luiz ritorni con la macchina, Midori parla del più e del meno, chiedendomi sul viaggio.
Poco dopo Luiz riappare guidando un imponente Toyota Land Cruiser.
Ferma la macchina davanti a noi e corre ad aprirci la porta posteriore.
Midori ed io entriamo e si parte.
Lei comincia a spiegarmi i dettagli dei servizi messi a mia disposizione dalla filiale.
Io sarò alloggiato in un hotel cinque stelle nella zona dell'Avenida Paulista, quest'automobile, che è blindata, rimane a mia disposizione nel parcheggio dell'hotel e, tutte le mattine, da lunedì a venerdì, verrà Luiz a prendermi per portami in ufficio.
Quando arriviamo in hotel, faccio il check-in, e Midori mi accompagna alla suite, che sarà la mia abitazione per i prossimi dodici mesi.
Lei prende due bibite nel frigobar e, mentre le beviamo lei mi spiega:
- Non si preoccupi per le spese extra qui nell'hotel, saranno pagate direttamente dalla filiale, fra l'altro lei può portare un'accompagnante in stanza, senza alcuna preoccupazione.-
Dicendo queste parole, lei mi strizza l'occhiolino, un segnale che preferisco ignorare.
- Luiz si farà incarico della manutenzione e spese riguardanti l'automobile. Comunque se un fine settimana lei decide viaggiare e deve rifornirla, non si preoccupi.-
Lei mi porge due buste, prese dalla sua borsa, e continua:
- Questa è una carta di credito corporativa, con la quale lei può pagare tutte le spese al di fuori dell'hotel. E non si preoccupi, che non dovrà fare rendiconti. Questa carta di credito le permette, inoltre, di ritirare contanti nei bancomat, per le spese che non si possono pagare con la carta di credito.-
Noto che mi stanno trattando come un re: c'è sicuramente qualcosa sotto!
- Mi presta la carta di credito, che la sblocchiamo subito.-
Le restituisco le buste, e lei sblocca la carta di credito, usando il suo cellulare, in meno di un minuto e poi me la riconsegna.
Lei guarda l'ora sul cellulare e mi dice:
- Non sono ancora le sette, sarebbe inutile andare in ufficio a quest'ora. Fra l'altro la Land Cruiser ha il numero finale della targa 1, per cui, qui a São Paulo, non può circolare i lunedì dalle sette alle dieci del mattino e dalle cinque alle otto di sera. Dobbiamo in ogni caso aspettare.-
Dopo una breve pausa, lei prosegue, passando subitamente a darmi del tu:
- Che ne dici se ne approfittiamo per fare sesso?-
Le sue parole mi colgono di sorpresa, ma ho una risposta pronta, già usata in passato per rintuzzare le avances, devo dire non così tanto esplicite, di qualche mia collega della ditta.
- Mi dispiace veramente tanto. Tu sei una ragazza bella, simpatica ed attraente, però io, per principio, non ho relazioni sentimentali con mie colleghe.-
La sua risata mi spiazza, così come la sua risposta:
- Io non sono mica una tua collega! Io sono un'accompagnatrice freelancer: sono stata contrattata dalla filiale, per venire a prenderti all'aeroporto.-
Rimango talmente basito che non ho risposta, allora è lei che continua:
- Lo so che non era nei programmi, ma anche tu sei molto attraente, e non ho resistito. Non preoccuparti ci guadagniamo in due: inaugureremo la tua carta di credito, io mi prendo cinquecento Reais da un bancomat, e tu avrai molto piacere, perché, modestia a parte io ci so fare. Consideralo un omaggio di benvenuto da parte della filiale.-
Così dicendo, lei comincia a spogliarsi.
Come era facile da intuire ha un bel corpo, mignon, ma ben proporzionato.
I seni sono piccoli e la fica, completamente rasata, è molto discreta.
Si avvicina a me, mi dà un bacio molto sensuale, e mi dice:
- Dai! Spogliati anche tu!-
Imbambolato, faccio quello che lei mi chiede.
Il mio cazzo non si ancora ripreso dalla sorpresa, per cui continua moscio.
Vedendo ciò Midori s'inginocchia davanti a me, lo prende in mano lo soppesa, gli dà qualche bacetto.
- Sai che hai un bel cazzo! Non vedo l'ora di vederlo in tiro.-
Dicendo questo comincia a farmi un pompino coi fiocchi.
In pochi secondi il mio cazzo s'indurisce.
- Vieni.- mi dice Midori, - Sdraiati che penso io a tutto.-
Mi sdraio supino e lei si accuccia sopra di me.
S'infila il cazzo nella fica e comincia a cavalcarmi.
Mette le mie mani sulle sue tettine dicendomi:
- Strizzale forte, che così mi fai godere.-
Comincia a muoversi come un'ossessa, mugolando dal piacere.
Nonostante la sua frenesia, i suoi movimenti sono sinuosi e non perde mai un colpo.
Vengo abbastanza rapidamente.
Lei continua, fino a che il mio cazzo è sufficientemente rigido per rimanere dentro la sua fica.
Poi va a farmi un pompino per irrigidirmelo di nuovo.
Quando è soddisfatta del risultato ottenuto mi dice:
- Non m'ero sbagliata, il tuo cazzo è veramente top. Mi hai dato molto piacere.- e completa con una domanda:
- Hai mai inculato una donna?-
Io devo ammettere che non l'ho mai fatto.
- Allora non puoi non incularmi. Modestia a parte il culo è la mia "pièce de résistance". Non lasciarti ingannare dal mio sedere piccolino: il mio culo è portentoso, mi dà tanto piacere, e tanto lo darà a te.-
Così dicendo si piazza di nuovo sopra di me, infilando questa volta la punta del mio cazzo nel suo ano, con estrema facilità.
Comincia a muoversi con la stessa energia a sensualità di prima, mentre io inebriato dalla penetrazione contro natura, le strizzo le tettine con forza.
Questa volta ci metto un po' di tempo per venire e riempire il suo intestino di sborra.
Lei dà ancora un paio di colpi di reni, poi cade al mio fianco.
- Questo tuo cazzo mi piace un sacco: mi hai dato più piacere di prima.- mi dice Midori, ed aggiunge:
- Dai, che mi sto scaldando! Adesso ti faccio un pompino, poi m'inculi di nuovo.-
Mi rendo conto allora di un aspetto di Midori che conoscerò bene in futuro: è insaziabile.
Facciamo tutto di nuovo, solo cambiando la posizione.
Alla fine alzo bandiera bianca facciano la doccia assieme ed usciamo dalla stanza.
Quando scendiamo, c'è Luiz che ci aspetta.
Subito corre a prendere l'automobile e viene a prenderci davanti alla hall, senza fare alcuna domanda.
L'autista ci porta all'edificio Villa Lobos.
Passiamo prima in un bancomat, dove Midori si serve dei cinquecento Reais, che si è pienamente meritata, poi entriamo nell'edificio.
Arrivando alla reception, c'è un badge che mi sta aspettando, con tanto di foto, Mentre Midori si prende un badge da visitante.
Saliamo fino all'undicesimo piano.
Arrivati davanti ad una porta anonima, di vetro oscurato, Midori, mi stacca delicatamente il badge dalla camicia, lo appoggia su un sensore, e la porta si sblocca.
Entriamo e ci troviamo in un piccolo atrio, abbastanza spoglio.
Una donna, una mulatta sulla quarantina, ci saluta cerimoniosamente:
- Buon giorno signor Sergio, buon giorno signorina Midori.-
Si nota che è balzata in piedi dalla poltroncina che si trova in un angolo dell'ambiente.
- Signor Sergio, io sono Maria, per servirla.- mi dice timidamente la donna, presentandosi.
È Midori che mi conduce nel mio nuovo ufficio.
Apre la porta di un'ampia sala e mi dice:
- Ecco qui il tuo ufficio.-
Nell'ambiente, c'è una grande scrivania con dietro una sedia da boss e davanti due poltroncine da ufficio. Appoggiati alla parete, davanti alla scrivania, ci sono un mobile schedario, con sopra un multifunzionale con fax, scanner e stampante ed un armadio metallico con serratura, mentre appoggiato sull'altra parete c'è un ampio e comodo divano tre piazze.
Una televisione da 75" è strategicamente piazzata su una parete, suggerendo che si possa assistere a qualche programma in TV, stando comodamente sdraiato sul divano.
La stanza è illuminata dalla parete esterna di vetro, leggermente azzurrata, dalla quale si ha una bella vista del fiume che scorre sotto.
Sulla scrivania c'è una docking station, che mi sembra compatibile con il computer aziendale che mi sono portato dalla sede.
In un atto quasi riflesso, tolgo il portatile dallo zainetto, l'innesto sulla base e lo faccio partire.
Mentre il computer si sta accendendo, Midori apre l'armadio e ne tira fuori uno smartphone, ed un caricatore.
Anche se sono fuori dalla scatola, si capisce subito che sono nuovi di zecca.
Lei ci armeggia un istante, poi me lo consegna.
- Ecco, qui hai uno smartphone già con una SIM card locale. Puoi usarlo per tutte le chiamate, anche personali. Ci ho aggiunto il numero di Luiz ed il mio contatto, casomai hai nostalgia di me. Sarà un piacere fare di nuovo l'amore con te.-
Io sono abbastanza distratto ed una domanda rimbomba nella mia mente.
La faccio ad alta voce:
- Dove sono gli altri?-
Mi risponde la risata cristallina di Midori:
- Sono negli uffici della filiale, in Vila Olimpia, una decina di chilometri da qui. Qui ci sei solo tu, e Maria, s'intende.-
- Ma, perché?-
Midori ride di nuovo:
- E che ne so io! Chiedilo a loro.-
Midori si accorge che mi sono subitamente arrabbiato, e decide di tagliare la corda.
Si avvicina a me, mi dà due bacetti e mi dice:
- Ciao, bello! Io devo andare. Chiamami tutte le volte che vorrai fare l'amore con me. Uscendo chiederò a Maria che ti porti un caffè.- ed esce, lasciando una scia del suo delicato profumo.
Nel frattempo il computer si è finalmente avviato.
Cerco una Intranet, ma non trovo niente, solo un collegamento Internet, in realtà molto veloce.
Apro i cassetti e li trovo vuoti.
Scornato, entro in Internet e trovo il numero di telefono dalla filiale.
Uso per la prima volta lo smartphone e faccio il numero.
Non è facile, sia per la barriera della lingua, sia perché sembra che io voglia parlare col Presidente della Repubblica, ma alla fine riesco a parlare con la segretaria di Silva, che fortunatamente parla inglese:
- Mi dispiace, signor Varani, ma il dottor Silva è occupatissimo e non può risponderle. Vedo, però, che ha un buco nella sua agenda il mercoledì dalle 10:30 alle 11:00 del mattino, se vuole posso marcare una riunione in questo orario.-
La voglia di mandarla a quel paese è tanta, ma decido accettare la riunione.
Appena finisco la chiamata, scaravento in un gesto di stizza il cellulare contro il divano, proprio mentre entra Maria con un vassoio con la tazzina del caffè.
Sono nervosissimo e si vede, perché Maria riesce ad essere pallida nonostante sia mulatta e sta quasi tremando.
Con voce incerta mi dice:
- Ecco qui il suo caffè. Mi scuso per il ritardo, ma non volevo disturbarla mentre telefonava.-
Riesco a capire quello che dice, e non volendo scaricare su di lei la mia rabbia, la ringrazio in portoghese e bevo il caffè.
È già quasi mezzogiorno, potrei andare a pranzare nel centro commerciale a fianco dell'edificio, ma decido che per oggi basta così.
Chiamo Luiz e mi faccio riportare in hotel, dove passo il pomeriggio a dormire ed assistere la televisione.
L'indomani faccio colazione nell'hotel e, alle otto meno un quarto parto con Luiz verso l'ufficio.
Nonostante la distanza non sia molta, il traffico pesante fa sì che ci vogliano 45 minuti per arrivarci.
Quando arrivo, trovo Maria che mi saluta cerimoniosamente e mi serve il caffè.
Decido esplorare l'ufficio, ma l'esplorazione dura poco, giacché oltre al mio ufficio, propriamente detto, che è corredato da un bagno privato con addirittura box doccia, ci sono solo l'atrio, un cucinotto ed un secondo bagno.
Passo allora il tempo al computer, dove sono sollevato nel vedere che non ci sono ancora solleciti da parte del Bianchi.
Mezzogiorno vado al centro commerciale, dove pranzo, guardo le vetrine dei negozi e mi soffermo in una libreria.
Torno in ufficio che sono le due e mezza passate.
Ritorno al computer, ma subito mi girano le palle, cosicché chiamo Luiz e mi faccio portare in hotel.
Il mercoledì partiamo dall'hotel alle nove meno dieci, già con destino gli uffici della filiale in Vila Olimpia.
Arriviamo prima delle dieci.
All'ingresso sfodero il badge che uso nell'ufficio di Villa Lobos, ma non serve a niente: mi tocca fare un badge da visitante per entrare negli uffici.
Quando arrivo al cospetto della segretaria di Silva, con un'abbondante quindicina di minuti d'anticipo, lei mi dirotta in una minuscola sala di riunioni, e mi avvisa che verrà a prendermi quando arriverà il mio turno.
Sono già le undici meno un quarto quando lei riappare.
Mi conduce davanti alla porta dell'ufficio di Silva, bussa e m'introduce:
- Dottor Silva, c'è qui il signor Varani dalla sede.-
- Venga avanti, signor Varani, s'accomodi.- mi dice lui, in un ottimo inglese, indicandomi una delle sedie davanti la sua scrivania.
Il Silva deve avere una quarantina di anni, fisico asciutto, pelle caffellatte, e capelli ricci, leggermente brizzolati.
Vedo che non fa alcun accenno ad alzarsi o a stringermi la mano.
- Allora, cos'ha da dirmi.-
Io comincio a parlare in un tono un po' più concitato del mio solito, quando lui guarda l'orologio e mi fa cenno di fermarmi.
- Mi scusi tanto, ma ho un impegno inderogabile tra dieci minuti, perciò, per non perdere tempo parlerò io.
Le propongo due scenari.
Il primo è una lotta sanguinaria. Io credo che ho le carte per vincere, ma in ogni caso ci sarà un perdente sicuro: lei, Sergio Varani, neo-dirigente, che diventerà un paria nella Sede.
Il secondo è una pace tra noi.
Lei non mette il naso nei miei affari, ed io le fornirò rapporti settimanali, già in inglese, che lei potrà trasmettere direttamente al Bianchi. Da questi rapporti risulterà che lei ha completamente in mano la situazione.
Lei passerà un anno a spassarsela in Brasile, a nostre spese, mentre, in Italia, il suo conto bancario si rimpinguerà ogni mese.
Quando tornerà in sede, sarà un eroe, pronto per nuove sfide.
A lei la scelta! In ogni caso venerdì le farò inviare, nella sua e-mail personale, il primo rapporto.-
Sto per protestare, quando lui fa il segno di fermarmi, si alza e mi dice:
- Ci pensi, Varani. Adesso mi scuso ma devo andare ad un'importante riunione. La mia segretaria le mostrerà l'uscita. Addio, Varani.- ed esce da una porta laterale del suo ufficio.
In perfetta sincronia, entra la segretaria dall'altra porta e mi dice:
- Mi segua, per favore, signor Varani.-
Non mi resta che fare quello che lei mi chiede.
Lei mi accompagna all'ingresso, dove restituisco il badge e mi sta aspettando Luiz.
Mai, in vita mia, sono stato così umiliato.
Sono così depresso che chiedo a Luiz di portarmi direttamente all'hotel.
Salto il pranzo e passo buona parte del pomeriggio a rimuginare sul mio colloquio col Silva.
Giro e rigiro la questione, ma non vedo una via d'uscita.
Il Silva ha ragione: in una guerra quello che sicuramente ci rimetterà le penne sono io.
Lui è estremamente subdolo e si è preparato bene: addirittura la mia e-mail personale è riuscito a scoprire.
Alla fine decido aspettare il rapporto che mi ha promesso questo venerdì, prima di agire.
Accendo la televisione e mi metto ad assistere programmi in portoghese.
Dormo male e mi sveglio svogliato e di malumore.
Faccio colazione in stanza e, quando sono le otto, telefono a Luiz e riesco a comunicargli, nonostante la barriera della lingua, che oggi non andrò in ufficio, a causa di una leggera indisposizione, e che può andarsene a casa e tornare domani.
Passo di nuovo la giornata ad assistere la TV, che scopro essere un'ottima maniera di migliorare il mio portoghese.
Venerdì Luiz mi accompagna in ufficio.
Lì passo tutta la giornata, fremente, a controllare la mia e-mail personale.
Alle quattro del pomeriggio arriva l'agognato messaggio, sotto forma di un documento Word.
Mi metto subito a leggerlo e ne sono piacevolmente sorpreso.
È completo, ben strutturato, obbiettivo e redatto in ottimo inglese.
Chi l'ha preparato sa il fatto suo: se io avessi avuto tutte le informazioni non sarei riuscito a fare di meglio.
Gli appongo la mia firma digitale, lo trasformo in PDF, lo invio al Bianchi, tramite la mia e-mail della ditta, ed incrocio le dita.
A causa del fuso orario, il Bianchi lo leggerà solamente il lunedì mattina, e solo allora saprò se gli è piaciuto.
Chiedo a Luiz di tornare subito all'hotel, dove passo tutto il fine settimana davanti alla TV.
Il lunedì mi sveglio alle cinque, e subito corro a controllare la mia e-mail.
Trovo un messaggio del Bianchi, chiedendomi di telefonargli appena possibile.
Prendo il cellulare e lo chiamo subito:
- Buon giorno Bianchi.-
- Buon giorno Varani. Ma, accidenti, lì deve essere l'alba.-
Gli spiego del problema che ho il lunedì per causa delle restrizioni di transito a São Paulo, poi gli chiedo cosa le è parso il mio primo rapporto.
- È proprio di questo che volevo parlarle. È perfetto! Mi piacerebbe tanto ricevere un rapporto così obbiettivo e dettagliato dai suoi colleghi delle altre commesse. Lei è sicuramente la persona giusta nel posto giusto.-
Il mio morale, ultimamente a terra, vola con le parole del mio principale.
Terminiamo la telefonata con la mia promessa di inviargli il rapporto settimanale tutti i venerdì nel finale del pomeriggio.
Comincio la settimana di buon umore, cosa che è subito notata da Maria, che comincia a portarmi i caffè in ufficio con un bel sorriso stampato sulla faccia.
Da canto suo, Luiz, uomo di pochissime parole e sguardo impenetrabile, se ha notato qualcosa non lo fa trapelare.
Durante questa seconda settimana di permanenza a São Paulo, prendo coraggio, ed una mattina guido il Toyota dal posteggio del Villa Lobos, fino al parco Ibirapuera, dove passo una bella mattinata.
Comincio anche a nuotare nella piscina dell'hotel, la mattina prima della colazione.
Il venerdì pomeriggio rimango in ufficio aspettando la e-mail col rapporto.
Arriva alla stessa ora di quello della prima settimana e, quando la leggo, ho il piacere di verificare che ha la stessa qualità.
La firmo e la ritrasmetto al Bianchi.
Sto per mettere via il mio computer, per tornare in hotel, quando suona il cellulare: è Midori.
- Ciao, bello! Visto che tu non mi chiami, ti chiamo io.-
- Ciao, Midori, ti avrei sicuramente chiamata.- rispondo io, senza realmente sapere se la mia affermazione è veritiera.
- Allora, Sergio, ti proporrei una cosa: io vengo a trovarti in hotel il pomeriggio di questa domenica, facciamo tanto sesso, ceniamo assieme in stanza, dormiamo assieme e lunedì mattina, dopo colazione, me ne vado. Che ne dici?-
Ci penso un instante poi rispondo:
- Per me va bene.-
- Ok, allora passa già al bancomat e ritira 750 Reais. Sarebbero mille, ma tu sei troppo fico e ti faccio lo sconto volentieri.-
Con l'umore alle stelle, passo al bancomat, poi mi faccio accompagnare da Luiz all'hotel.
Il sabato mattina decido di fare qualcosa di diverso.
Non prendo il Land Cruiser, che è a mia disposizione nel garage dell'hotel, ma esco di Uber.
La prima tappa è, di nuovo al parco dell'Ibirapuera dove passo la mattinata a passeggiare, ogni tanto ristorandomi con qualche latte di cocco o frutta tropicale.
Poi, sempre di Uber, mi faccio portare in una ottima churrascaria, dove mangio carne e bevo birra alla spina.
Il pomeriggio passo al museo MASP.
Ceno in un ottimo ristorante, però decido rimandare la mia visita alla São Paulo by-night, a quando avrò più esperienza, per evitare di rimanere spennato già alla prima sortita.
Torno in hotel soddisfatto ed in un certo senso ansioso, per il mio secondo incontro con Midori di domani.
Dormo tutta la mattinata della domenica, pranzo nel ristorante dell'hotel, e torno nella mia stanza ad aspettare Midori, assistendo alla TV.
Mancano pochi minuti alle tre, quando ricevo una chiamata dalla reception, avvisandomi che Midori è arrivata.
La faccio salire.
Quando lei bussa alla porta ed io apro, lei mi salta letteralmente addosso, baciandomi furiosamente.
- Voglio fare l'amore con te subito!- mi dice cominciando a spogliarsi, prima ancora di chiudere completamente la porta.
Come la volta precedente Midori si rivela un vero vulcano a letto.
Andiamo avanti tutto il pomeriggio, facendo soprattutto sesso anale.
Una rapida interruzione per la cena, che ci facciamo servire in stanza, e poi di nuovo sesso fino alle ore piccole.
Ho messo la sveglia del cellulare alle cinque.
Io mi sveglio ma, fortunatamente, Midori no.
Questa ragazza è un concentrato di sesso, ed ho le palle che mi fanno male di tanto che l'ho chiavata e soprattutto inculata, fino ad un paio di ore fa.
Accendo il portatile, ed accedo alla mia e-mail di lavoro.
C'è una e-mail di Bianchi.
È corta, ma elogia parecchio il mio secondo rapporto settimanale.
Rispondo ringraziando, spengo il computer e torno a dormire.
Mi sveglia il corpo di Midori che si sfrega contro il mio.
Guardo la radiosveglia: sono le sette del mattino.
- Svegliati dormiglione! Ho voglia di fare l'amore.-
- Ho sonno!- le rispondo.
- Non me ne frega niente! Lascia che faccio tutto io.-
Lei scende con la bocca fino al mio cazzo e mi fa un pompino, fino a riuscire ad indurirlo.
- Culo o fica?- mi chiede.
- Lasciami dormire!-
- Facciamo fica allora, che per il culo ci vuole un cazzo più duro.-
Sorda ai miei reclami, lei si accuccia tra le mie gambe, s'infila il cazzo nella fica e comincia a cavalcarmi.
Io rimango lì, in stato di dormiveglia, mentre lei si dà piacere col mio cazzo.
Ad un certo punto mi addormento.
Mi risveglia l'odore di caffè e di omelette.
Midori è lì, vestita di tutto punto, che sta finendo di mangiare la colazione.
- Dormiglione, sono già quasi le nove. Io ho già chiesto la colazione in stanza per noi due. Ora devo scappare che ho da lavorare.-
Va in bagno e torna poco dopo, già pronta per uscire, mentre io non sono ancora riuscito ad scendere dal letto.
Lei prende i miei calzoni, che sono piegati su una sedia, tira fuori il portafogli dalla tasca, prende delle banconote, e lo rimette nella tasca.
- Ne ho presi 750, come pattuito. E allora: domenica prossima stessa ora?-
Io, ancora sonnolento, annuisco con la testa.
- Ok! A domenica. Ciao, bello!-
Mi lancia un bacio e se ne va.
Passano così le settimane, in cui vado in ufficio da lunedì a venerdì, non sempre rimanendoci tutto il giorno.
Il venerdì, sempre alle quattro del pomeriggio, ricevo il rapporto dalla filiale, gli do un'occhiata, lo firmo e subito lo ritrasmetto al Bianchi.
Il sabato lo dedico a conoscere la città e la domenica è sesso infuocato con Midori.
Dopo quasi tre mesi di questo ménage, è arrivata l'ora di passare in sede.
Entro in contatto coll'ufficio viaggi della sede, mi faccio riservare un viaggio di andata e ritorno per Malpensa, ovviamente in Business, ed un hotel a Milano.
Decido partire un lunedì e tornare un venerdì, così non perdo neanche una domenica con Midori.
Arrivo alla Malpensa il pomeriggio del martedì, e vado direttamente al mio hotel.
Abituato al cinque stelle di São Paulo, l'hotel di Milano sembra un po' misero, ma lo stesso si difende.
Il mercoledì mattina vado in sede.
Sono ricevuto dal Bianchi, che elogia molto i miei rapporti e l'operato presso la filiale.
Quello che però mi fa più piacere è sapere che il Galeazzi sta affrontando enormi difficoltà nella sua commessa.
Il giovedì lo dedico a fare il turista a Milano, con diritto ad una visita al Duomo.
In tanti anni che ho lavorato in questa città è la prima volta che faccio una cosa del genere.
Il venerdì mattina faccio il check-out dall'hotel, vado in ufficio, dove sono ricevuto, di nuovo, dal Bianchi, e vado a trovare il Galeazzi, solo per vedere la sua faccia demoralizzata, mangio alla tavola calda dove ero solito pranzare, poi vado all'aeroporto.
Il viaggio è ottimo, però lo stesso passo il sabato nell'hotel a riposarmi, in vista dell'incontro con Midori di domenica.
La domenica incontro una Midori tanto scatenata che, il lunedì decido neanche andare in ufficio.
Penso bene di non inviare a Bianchi il rapporto che ho regolarmente ricevuto il venerdì.
Lo condenserò assieme al prossimo rapporto e ne farò uno solo.
Il martedì vado in ufficio.
Sono radiante e di buon umore.
All'entrata saluto Maria ed entro in ufficio.
Come d'abitudine, lei arriva poco dopo con la tazzina di caffè.
Io, che mi sono preparato per consegnarle un regalino, un profumo comprato nel duty-free, noto che non ha il solito sorriso di quando mi vede di buon umore.
- Che succede, Maria?-
Trattenendo a stento il pianto lei mi dice:
- Vorrei chiederle una cosa.-
- Puoi chiedere.-
- So che lei e la signorina Midori...- e s'interrompe, imbarazzata.
Vedendo che non riesce a proseguire, le dico:
- Dimmi Maria, qual è il problema?-
- Ecco, anch'io sarei disposta a fare sesso con lei, se mi pagasse.-
Queste sue parole mi lasciano basito.
Non che Maria, sia una brutta donna o qualcosa del genere, anzi ha una bella faccia ed un fisico da falsa magra anche attraente.
Semplicemente non l'ho mai guardata sotto questa ottica, forse per i vestiti poco appariscenti che usa.
- Ok, ho capito. Ma, perché?-
A questo punto Maria scoppia a piangere.
Mi alzo e l'abbraccio per consolarla.
Tra i singhiozzi mi dice:
- È che abbiamo scoperto che Jennifer, la mia nipotina di quattro anni, è malata, e ho bisogno di soldi per le sue cure.-
- Senti, Maria, io posso aiutarti senza che tu debba fare questo sacrificio.-
- No, signor Sergio, io non voglio elemosina. Io sono disposto a guadagnare ogni centesimo che sia necessario.-
Continuando ad abbracciarla e ad accarezzarle i capelli le dico:
- Va bene Maria, se lo vuoi tu! Dimmi come vuoi fare.-
- Potremmo fare sesso qui sul divano e lei mi dà 150 Reais. Mi sono informata in Internet quali sono le tariffe che le ... signorine normalmente applicano.-
- Va bene, Maria, se è così che tu vuoi.- le dico, mentre tolgo da portafoglio 150 Reais e glieli porgo.
- Che fa signor Sergio?-
- Pagamento anticipato, come da prassi.- dico io.
Lei, un po' sospettosa rispetto le mie parole, prende i soldi, se li mette in tasca e comincia a spogliarsi.
Devo dire che il suo corpo è molto meglio di quanto pensassi.
Lei, vergognosa, si copre con braccia e mani i seni ed il pube, e ricomincia a piangere.
- Vieni qua.- le dico.
Lei si avvicina a me ed io l'abbraccio e le accarezzo i capelli che hanno un buon odore di shampoo alla frutta.
- Senti, Maria, tu non hai bisogno di fare questo.-
- No, signor Sergio, mia madre mi ha insegnato che ogni soldo va guadagnato.- mi risponde, tra le lacrime.
- Va bene. Se è questo se tu vuoi. Sdraiati sul divano.-
Lei fa quello che le chiedo.
Ho occasione, così, di vedere meglio il suo corpo.
È praticamente l'opposto di quello di Midori: bellissima pelle mulatta, seni abbondanti ed un folto bosco di peli neri e ricci che copre il suo pube, nascondendo totalmente la sua fica.
Mi spoglio anch'io e, sorprendentemente il mio cazzo è già in tiro.
Mi sdraio su di lei, e la mia bocca cerca la sua, che tenta tirarsi indietro.
- Baciami.- le dico.
Lei fa quello che le chiedo e, in pochi instanti, accetta la mia lingua nella sua bocca.
La punta del mio pene, cerca la sua fica.
Trovandola ancora secca, rimango a giocare con il glande sulle labbra della sua vagina, mentre continuiamo a baciarci, adesso con maggior passione.
Quando la lubrificazione è sufficiente, comincio a penetrarla.
La sua fica, ora già ben lubrificata, è piacevolmente stretta.
Comincio a chiavarla con un buon ritmo, quando lei interrompe il bacio e mi dice:
- Non venire dentro di me: sono fertile.-
Appena in tempo!
Estraggo il mio cazzo e le vengo copiosamente sulla pancia.
Mi sdraio a fianco di lei, mentre le accarezzo delicatamente i capelli.
- Sei sposata, Maria?-
- Sono separata, da quando mia figlia Gilda era piccola.-
- Mi dispiace.-
- Non c'è di che dispiacersi, il mio ex-marito era un poco di buono, cosi come l'ex-compagno di mia figlia, che l'ha abbandonata appena ha saputo che era incinta.-
Dopo un po' lei prosegue:
- Mi dispiace di averti interrotto così, ma mi ero portata dei preservativi, che mi sono dimenticata nella borsa: li useremo la prossima volta.-
- Ho un'idea migliore! Dai, lavati e vestiti che usciamo.-
Mi vesto anch'io e, dopo una rapida ricerca in Internet, siamo pronti per uscire.
Prendiamo la Toyota nel parcheggio dell'edificio, andiamo in una clinica ginecologica, e là arrivati chiedo che venga collocato un DIU a Maria.
Pago in anticipo, con la carta di credito, tutti i costi degli esami necessari e dell'intervento, che verrà realizzato domani.
Lascio lì Maria e torno in ufficio.
Il giorno dopo ovviamente sento la mancanza in ufficio di Maria e del suo caffè.
Il giovedì, arrivo fremente, con la voglia di sentire la pelle mulatta di Maria a contatto della mia.
Appena entro e vedo il suo sorriso, vado a baciarla sulla bocca.
- Facciamo l'amore subito.- le dico.
Andiamo nel mio ufficio, ci spogliamo, e lei si sdraia sul divano ed io su di lei.
Al contrario del martedì, il mio cazzo incontra la sua fica già lubrificatissima.
Comincio a chiavarla, mentre le nostre bocche si fondono in un bacio appassionato.
Non ci metto molto a venire in quella fica accogliente.
Continuiamo a baciarci ancora per un po' poi mi alzo.
Vado a recuperare 150 Reais nel mio portafoglio e glieli porgo:
- Scusa me ne sono dimenticato prima.-
Il pomeriggio, prima di tornare in hotel, facciamo di nuovo l'amore.
Il venerdì, di nuovo facciamo l'amore due volte, poi la faccio uscire prima delle quattro, perché oggi avrò del lavoro extra da fare.
Difatti, quando mi arriva il rapporto settimanale della filiale, lo devo fondere con quello della settimana scorsa, e voglio che ne venga fuori un prodotto di una qualità paragonabile a quelli che ricevo.
Ci metto un po' di tempo ma alla fine sono soddisfatto del risultato che ottengo.
Sabato faccio il mio solito turismo in città e domenica ricevo la visita del tornado sessuale di Midori, che se ne va via il lunedì mattina, dopo avermi prosciugato ogni goccia di sperma.
Nonostante tutto, il lunedì, quando arrivo in ufficio verso le undici, sono ansioso di incontrare Maria.
Subito ci spogliamo e ci sdraiamo sul divano.
Quando lei nota la mia difficoltà in avere un'erezione, le racconto, per filo e per segno le calde ore passate con la mia amante orientale.
Lei ascolta interessata e, alla fine, dice ridendo:
- Accidenti, non avrei mai pensato che la signorina Midori fosse tanto focosa.-
Rido anch'io e le dico:
- Capirai allora perché i lunedì sono così sciupato.-
- Comunque qualcosa si può fare! Lascia che ci penso io!- mi dice.
Maria s'inginocchia tra le mie gambe e, delicatamente prende in mano il mio cazzo ancora moscio.
Comincia allora un prolungato pompino, che riesce ad irrigidirlo, anche se non riesco a venire.
- Lascia stare, Maria, stamattina è inutile.- dico dopo parecchio tempo, - Comunque i tuoi 150 Reais te li sei guadagnati.-
Le do un ultimo bacio, gli passo i soldi ed andiamo a rivestirci.
- Beh, adesso vado al centro commerciale a mangiare.- le dico quando sono pronto per uscire.
- Perché non pranzi qui con me. Oggi ho portato parecchia roba: non riuscirei a mangiarla tutta da sola.-
Ci penso un attimo: sono veramente stanco e realmente l'idea di uscire, anche se il cammino fino al centro commerciale è breve, non mi va molto.
- Va bene, Maria, mangio con te.-
Maria scalda nel microonde i nostri piatti e mi serve una pietanza sorprendentemente buona.
Glielo dico e le chiedo chi ha preparato questa pietanza così appetitosa.
- L'ho preparata io. Modestia a parte, sono una buona cuoca, seppure mia figlia Gilda si difende bene anche lei.-
Il pomeriggio mi sono ripreso il sufficiente per chiavarla come si deve, cosa che mi pare che faccia piacere anche a lei.
Mentre, dopo il coito, siamo mollemente sdraiati sul divano a scambiarci carezze, lei mi dice:
- Certo che piacerebbe anche a me fare l'amore con te sul tuo letto, come fa Midori.-
Ci penso un attimo poi le rispondo:
- Credo che si possa fare!- e le spiego la mia idea.
Giovedì dico a Luiz che venerdì non andrò in ufficio.
Non sono ancora le otto del venerdì mattina, quando ricevo una chiamata dalla reception, avvisando che è arrivata Maria.
La faccio salire e appena entra in stanza, ci baciamo appassionatamente, poi subito gli do i 750 Reais pattuiti.
Lei si spoglia e, come voleva lei, ci sdraiamo sul letto e facciamo l'amore.
Vengo abbastanza presto, poi faccio una cosa che desidero fare da molto.
La faccio sdraiare supina e bacio ogni centimetro della sua bella pelle nera.
Quando arrivo alla suo pube scosto i suoi peli e mi trovo a cospetto della più bella fica che ho mai visto: le labbra marron scuro fanno un bel contrasto con la carne rosea dell'interno, ed il tutto è sormontato da un clitoride molto grande, eretto dal desiderio.
Comincio a baciare e leccare questa delizia, che ha un forte ed aspro sapore afrodisiaco.
Perdo la nozione di tempo ed è lei che mi tira su:
- Amore mio, ti voglio dentro di me! Non resisto un secondo in più.-
La possiedo fino a venire di nuovo dentro di lei.
Quando mi calmo un po', le dico:
- Non ho finito: ho ancora da baciare la tua schiena.-
Lei si gira bocconi ed io comincio a baciarle il collo e poi la schiena con metodo.
Quando arrivo al suo sedere, che è davvero imponente, non resisto alla tentazione e le scosto le chiappe.
Ha un bell'ano raggrinzito, che io comincio a baciare ed a leccare.
Deve averlo molto sensibile, perché comincia a contorcersi dal piacere.
- Vuoi incularmi?- mi chiede ad un certo punto.
- Ti faresti inculare?-
- Certamente! Il mio ex lo faceva sempre. Mi sono preparata bene: lo troverai pulito ed ho portato il lubrificante.-
- Ti piace farti inculare?- le chiedo curioso.
- Beh, diciamo che non è la mia attività sessuale favorita, ma mi piace molto sentire il mio uomo perdersi nel piacere, e quando ce l'ho nel culo posso concentrarmi di più su questo.-
Si alza e dice:
- Aspetta che prendo il lubrificante.-
Corre verso la sua borsa, prende un tubetto mi lubrifica il cazzo e s'infila tre dita unte nel culo.
- Ecco, sono pronta!-
Si rimette bocconi, io mi sdraio su di lei e infilo il mio cazzo nel suo culo.
La penetro con molta facilità.
- Dai, amore, inculami! Voglio darti tutto il piacere possibile.-
Comincio a chiavare quel culo, con la stessa foga con la quale ho penetrato poc'anzi la sua fica.
Vengo dopo pochi minuti.
Lei gira il collo per cercare la mia bocca con la sua bocca.
Dopo che ci siamo baciati, lei mi chiede:
- Ti è piaciuto, amore mio?-
- Moltissimo!-
- Allora possiamo concentrarci su questo i venerdì, qui stiamo più comodi e posso prepararmi bene prima di uscire da casa.-
Queste sua parole mi fanno irrigidire il cazzo e ricomincio ad incularla subito.
Passiamo il resto della mattina ad amarci, chiacchierare e conoscerci meglio.
A mezzogiorno ci facciamo servire il pranzo in stanza e poi riprendiamo a fare l'amore, venendo una volta nella sua fica e un'altra nel suo intestino.
Alle quattro, Maria se ne torna a casa, mentre io mi dedico a ritrasmettere il rapporto settimanale al Bianchi.
Comincia così una nuova fase del mio ménage a São Paulo.
Da lunedì a giovedì faccio l'amore con Maria sul divano dell'ufficio mattino e pomeriggio.
Mezzogiorno ci sediamo nel cucinotto e mangiamo assieme la pietanza che lei porta da casa.
Il venerdì mattina Maria viene a trovarmi nell'hotel, dove rimane fino a sera.
Questo giorno lo dedichiamo soprattutto alla sodomia, anche se non manco mai di visitare la sua fica.
Il sabato faccio il turista, da solo, a São Paulo e la domenica pomeriggio arriva Midori, con la quale facciamo una maratona sessuale che si prolunga fino all'alba del lunedì.
Viene l'epoca del mio secondo viaggio in sede.
Decido di prenotare l'andata per il lunedì ed il ritorno per il giovedì, cosicché potrò fare l'amore con Maria il venerdì.
Come ho cominciato a fare da un po' di tempo, il lunedì, quando arrivo in ufficio, do a Maria i 2.000 Reais, per le prestazioni sessuali di tutta la settimana.
Mi aspetto proteste da parte sua, ma vedo che, anche se combattuta internamente, non dice niente e mette via i soldi.
Io la capisco bene, la terapia della sua nipotina, anche se sta volgendo al meglio, è ad un punto critico e caro, ed ogni soldo è benvenuto.
Quando arrivo alla sede, sono ricevuto dal Bianchi, che, di nuovo, ha solo parole di elogio, riguardo il mio lavoro.
Questa volta non ho nessuna voglia di stuzzicare il Galeazzi e, quando incrocio per caso con lui nel corridoio, semplicemente lo saluto cortesemente.
Nei pochi giorni che rimango a Milano, sento una gran nostalgia di Maria, e non è solo sesso.
Tornato a São Paulo riprendo la mia solita routine.
Un paio di mesi dopo il mio ritorno, un venerdì mentre mi sto riposando sulla schiena di Maria, col mio cazzo ancora nel suo culo, dopo che glielo ho riempito di sborra, mi dice:
- Amore, vuoi venire domani al compleanno di Jennifer? Compie cinque anni.-
- Dov'è la festa?-
- A casa mia.-
Io so che Maria abita ai margini di una favela, e non so quanto sia sicuro andarci.
Ho però una gran curiosità di conoscere la sua nipotina, per la quale è disposta a fare tanti sacrifici.
- Come faccio per arrivarci?-
- Puoi venirci in macchina. Domani mattina io vengo a prenderti ed andiamo assieme. Non preoccuparti: è sicuro, soprattutto se tu arrivi assieme a me.-
- Va bene!-
Così, alle dieci del mattino del sabato, partiamo assieme dall'hotel, verso la periferia sud della città.
Parcheggio la Toyota dove lei mi indica e saliamo una scala esterna fino al terzo ed ultimo piano di un caseggiato in muratura senza intonaco.
Entriamo in ambiente che condensa sala e cucina, semplice ma molto pulito, una tenda lo separa da un altro ambiente, che dev'essere la stanza da letto, e una porta dà accesso a quello che poi vengo a scoprire che è un piccolo bagno.
C'è una bella ragazza, che Maria mi presenta: è Gilda, sua figlia.
Mulatta come Maria, Gilda è la fotocopia più giovane della madre, come lei ha un bellissimo sorriso e la stessa timidezza.
Gli short che usa mettono in risalto le sue bellissime gambe.
Mentre Maria fa le presentazioni, da dietro la tenda sbuca una bambina con un bel vestitino azzurro, che subito va a nascondersi dietro le gambe di Gilda.
- Questa è Jennifer, la mia nipotina.-
È una bella bambina, molto magra ed un po' emaciata, che a parte la sua momentanea timidezza, si nota parecchio vivace.
- Adesso la vedi così in gamba, ma è stata molto malata nei mesi scorsi. Ora, fortunatamente è quasi guarita.-
Le consegno una bambola, che le ho comprato stamattina in un emporio lungo il cammino e lei, dopo un'incertezza iniziale, l'accetta.
Poi, passata la timidezza, mi prende per mano e mi porta nella stanza.
Lì ci sono due letti, un armadio, un tavolino con sedia ed un ripiano con i suoi giocattoli.
Mi fa sedere su letto e comincia a presentarmi le sue bambole, dicendomi il nome di ciascuna.
Dopo un po' stiamo già giocando: io sbaglio volutamente il nome delle bambole, lei, fingendosi offesa, mi corregge e mi sgrida, per poi ridere sonoramente.
Gilda viene a chiamarci, perché è pronto il pranzo.
Lo provo e lo trovo squisito.
Quando faccio i miei complimenti Maria mi dice:
- Te l'ho detto che mia figlia si difende bene in cucina!-
Dopo pranzo, Gilda e Maria lavano le stoviglie, mentre io e Jennifer ci ritiriamo in stanza a giocare.
Dopo un po' viene Gilda che dice:
- Signor Sergio, ho messo in forno la torta per la festa, io e Jennifer dobbiamo uscire, ritorneremo tra un'ora e mezza. Lei si riposi pure qui. Anche mia madre rimane. Vieni, Jennifer, vieni con me.-
Un po' controvoglia d'interrompere il nostro gioco, la bimba esce con la madre e subito dopo entra Maria.
Comincia a spogliarsi e mi dice:
- Spogliati, amore, che voglio fare l'amore con te sul mio letto.-
Facciamo l'amore nella più classica delle posizioni, dopodiché facciamo la doccia assieme.
Quando Gilda torna con la figlia, ci trova in cucina a chiacchierare del più e del meno.
Poco dopo cominciano ad arrivare gli invitati per la festa, la maggioranza bambini, e tutta la casa si riempie di rumorosa allegria.
Io me la svigno subito dopo il taglio della torta, accompagnato dal classico canto "tanti auguri".
Il venerdì dopo, mentre stiamo facendo l'amore, propongo a Maria una scampagnata, con tutta la famiglia, per il sabato.
Così, il sabato mattina, vado a prenderle a casa.
Passiamo la mattinata nel parco, mangiamo in un ristorante italiano, poi le riaccompagno a casa.
Di nuovo, quando arriviamo lì, Gilda trova una scusa per uscire con la bambina e Maria ed io ci amiamo sul suo letto.
Questa nostra routine è interrotta dal mio terzo viaggio in Italia, che é praticamente uguale al secondo, con solo una maggiore voglia di tornare subito in Brasile da parte mia.
Quando torno a São Paulo, riprendo la mia vita normale, incorporando l'uscita del sabato con la famiglia di Maria.
Un lunedì, circa mese dopo del mio ritorno, rincontrando Maria in ufficio, dopo la mia maratona sessuale con Midori della domenica, faccio per consegnare a Maria i soldi della settimana, quando vengo sorpreso da un netto rifiuto.
- Sergio, amore mio, la terapia di Jennifer è finita: ora è curata. Non ho più bisogno dei tuoi soldi.-
Un po' sorpreso le chiedo:
- Non farai più l'amore con me?-
- Ma che dici! Sei matto? Vieni che voglio commemorare tra le tue braccia questa bellissima notizia.-
Da lì in poi continuiamo a fare l'amore come prima, solo che lei si rifiuta di ricevere soldi.
Il mercoledì della settimana dopo, Midori mi avvisa che la domenica avrà un impegno e che non potrà venire all'hotel.
Quando lo dico a Maria, chiedendo se possiamo incontrarci anche la domenica, lei mi dice:
- Ho un'idea migliore! Jennifer non conosce il mare: che ne dici se andiamo in un hotel al mare il sabato mattina e torniamo la domenica pomeriggio?-
Accolgo l'idea con grande entusiasmo.
Faccio subito le riserve ed il sabato mattina partiamo con il Toyota verso il litorale.
Purtroppo la metà degli abitanti di São Paulo ha avuto la stessa idea, per cui il viaggio dura un'eternità, ma una volta arrivati si rivela un fine settimana meraviglioso.
Lo sguardo sorpreso e ammirato di Jennifer, quando vede l'immensità dell'oceano, non ha prezzo.
Andiamo in spiaggia tutti assieme e posso anche apprezzare il bellissimo corpo mulatto di Gilda che, per l'occasione, indossa un minuscolo bikini.
Maria, che indossa un costume ad un pezzo molto più castigato, non pare assolutamente infastidita dei miei sguardi verso sua figlia.
Ad un certo punto, sdraiata accanto a me, mi sussurra:
- Ha un bel corpo, Gilda.-
- Sì, ce l'ha veramente bello.-
- Il bikini che indossa glielo ho comprato io, giovedì. Quando l'ha provato in casa, non voleva indossarlo. Diceva che era troppo indecente.-
- Veramente è abbastanza ridotto.-
- Ma fa una bella figura! Oltre a te, tutti gli uomini nella spiaggia la stanno divorando con gli occhi!-
Preferisco non rispondere, ma quello che dice è vero.
Lei continua:
- Ho dovuto depilargli la fica, sennò non sarebbe riuscita a usarlo.-
Devo dire che queste parole causano un certo irrigidimento del mio cazzo.
Per tagliarla corta io do un bacio in bocca a Maria.
Ho riservato due stanze, cosicché Maria ed io possiamo amarci senza problemi, cosa che facciamo appena torniamo in hotel.
Il bel tempo permette di tornare in spiaggia la domenica mattina e, dopo pranzo, cominciamo il lento rientro verso la città.
Ormai il mio soggiorno a São Paulo sta volgendo al termine, ed io sto sentendo un amaro in bocca per la conclusione di questa parentesi felice della mia vita.
Nella mia penultima settimana di permanenza abbiamo un'altra occasione di ripetere la nostra gita al mare, ma una certa tristezza che sento m'impedisce di gustarla del tutto.
Ormai la data del mio rientro definitivo è già fissata: sarà un martedì.
Il mercoledì prima del viaggio, ricevo una telefonata inaspettata: è la segretaria del Silva, marcando un appuntamento per una riunione l'indomani alle dieci del mattino.
Cosicché, il mattino dopo, Luiz mi conduce direttamente a Villa Olimpia.
Dopo le attese di prassi, la segretaria mi conduce al cospetto del Silva.
- Si accomodi, signor Varani.- dice lui, senza abbozzare di alzarsi o di stringermi la mano.
Senza aspettare che io risponda, lui continua.
- Mi compiaccio che lei abbia fatto la scelta giusta. Lei, assieme alle sue amanti, mi siete costati una piccola fortuna, ma n'è valsa la pena, credo per tutti due. Lei tornerà in sede la settimana prossima come eroe, col Bianchi pronto a riceverla a braccia aperte. Io sono riuscito a mantenere un altro anno la mia filiale lontana dalle grinfie della sede.
Posso dire che è stato un piacere lavorare con lei. Ah, domani riceverà il nostro ultimo rapporto.
Adesso devo andare perché ho un altro impegno. Addio signor Varani.-
Come nel nostro primo incontro, la sua uscita è sincronizzata coll'entrata della segretaria, che mi conduce all'ingresso degli uffici della filiale.
Il sabato la nostra ultima gita "in famiglia" al parco è molto triste.
Vedo addirittura Gilda piangere di nascosto.
L'unica che rimane allegra, nella sua innocenza, è Jennifer.
Già la domenica, con Midori, il clima è molto diverso.
Per lei è solo un'entrata fissa che è sfumata, da sostituire con un'altra, magari maggiore.
Il lunedì, in ufficio, Marta, che era riuscita a contenersi durante la gita del sabato, scoppia in un pianto dirotto, dopo che ci siamo amati sul solito divano.
Viene finalmente il giorno del viaggio.
Luiz, imperturbabile come sempre, mi conduce all'aeroporto e lì mi saluta come se ci dovessimo incontrare il giorno dopo.
A Milano alloggio al solito hotel, che la ditta mi ha riservato fino al lunedì mattina.
Giovedì vado in sede, in teoria per rimanerci.
Non ho però più il mio antico ufficio, che è stato occupato da un collega.
Mi piazzano perciò, provvisoriamente, in una sala riunioni.
Il Bianchi, che era stato impegnato tutta mattinata, mi riceve l'inizio del pomeriggio
- Innanzitutto voglio complimentarmi con lei per il successo della sua missione. Mai, nella mia lunga carriera di lavoro, ho ricevuto rapporti, di una qualità come quella che lei ha preparato.-
- La ringrazio, Bianchi.-
- Ma ora parliamo del suo futuro. A principio stavo pensando di piazzarla al posto del Galeazzi nella sua commessa. Galeazzi, in verità, non ha performato molto bene, soprattutto nei primi mesi, ma poi ho pensato meglio. Galeazzi, bene o male riuscirà a portare la commessa a termine. Invece il mio grande cruccio ricomincerà ad essere la filiale brasiliana. Perciò ho bisogno che lei continui il suo lavoro di "monitoraggio" della filiale.-
Pieno di speranze, io rispondo:
- Per me non c'è problema: posso partire domenica stessa per São Paulo.-
- Ecco un'altra cosa che mi piace in lei: il suo senso del dovere e lo spirito di sacrificio per la ditta.
Ma no! Purtroppo non è così semplice: il Silva è stato categorico: dodici mesi e non un giorno in più. È questo il tempo massimo che ha stabilito di appoggio della filiale ad un nostro inviato. E senza l'appoggio della filiale io non riuscirei a tenerla là.-
Un silenzio imbarazzato cade tra noi.
- Stavo invece pensando una cosa.- prosegue il Bianchi, - I suoi rapporti sono troppo dettagliati, per non esserci un "insider" coinvolto. Io sono sicuro che lei ha un informatore dentro la filiale.-
Vedendo che io sto per protestare, il Bianchi, mi ferma:
- No, no! Stia pur certo che non le chiederò nomi. La sue fonti saranno preservate. Quello che invece vorrei chiederle, e so quanto questo è difficile, è che lei mantenga i suoi contatti e continui a mandarmi i suoi rapporti, però da qua.-
Cade un silenzio tra di noi, mentre la mia mente lavora febbrilmente.
- Dieci giorni!- dico io.
- Come?-
- Ho bisogno di passare dieci giorni a São Paulo, per riannodare i miei contatti nella filiale, dopodiché tornerò qui, e sarò in grado di fare i miei soliti rapporti.-
Ci mettiamo d'accordo con una stretta di mano, esco e vado all'ufficio della Braschi, dove prepariamo tutte le riserve: parto domenica stessa
Posso scordarmi l'hotel cinque stelle e la Toyota blindata coll'autista: l'hotel ha tre stelle e la vettura noleggiata è una comune berlina.
Quando esco dalla ditta, faccio due telefonate, col mio cellulare privato.
La prima è alla segretaria del Silva, con la quale riesco, miracolosamente, ottenere una riunione col suo capo per il lunedì mattina.
La seconda è con Maria, che cade in lacrime, quando mi sente.
Mi racconta che lei ha già ricevuto la lettera di dimissioni, e che stanno già smantellando l'ufficio di Villa Lobos, che la filiale riconsegnerà al più presto al proprietario.
Quando la informo che sto per tornare a São Paulo il suo pianto diventa di gioia.
Epilogo: un anno dopo.
Il sabato è forse il mio giorno favorito della settimana.
All'alba do un bacio sulla pelle scura della schiena di mia moglie, mi alzo e mi metto la vestaglia.
Scendo in cucina, prendo un bicchiere di succo di pompelmo e qualche biscotto e vado nel mio piccolo ufficio domestico.
Appena tornato dal mio breve viaggio di dieci giorni in Brasile, ho scovato questa casa a Mozzate, e l'ho subito comprata.
Si tratta di una villetta su due piani, al pianterreno c'è un salottino, una grande cucina, un bagno ed una piccola stanza, che è subito diventata il mio ufficio.
Al primo piano ci sono tre stanze, di cui una suite ed un altro bagno.
All'esterno c'è un piccolo giardino ed una tettoia con due posti macchina.
Non ho potuto fare scelta migliore.
Non avendo più ufficio fisso in sede, ho subito aderito all'esperimento di telelavoro che stava promovendo la ditta e, d'allora, pochissime volte sono stato in sede.
Ciò mi ha preparato alla pandemia che ora imperversa.
Accendo il computer e trovo, puntuale sulla mia e-mail personale, il rapporto della filiale.
Ci do un'occhiata, lo firmo digitalmente, preparo il PDF e lascio il mio messaggio pronto sulla e-mail della ditta: lo spedirò al Bianchi il lunedì mattina.
Quando sono tornato a São Paulo, durante il mio colloquio col Silva, non è stato assolutamente difficile convincerlo a continuare a trasmettermi i rapporti settimanali: era una cosa che conveniva ad entrambi.
Risalgo le scale, già col cazzo duro: il sabato mattina tradizionalmente inculo mia moglie.
Entro in stanza, senza accendere la luce prendo tubetto del lubrificante dal cassetto del comodino e me lo spalmo abbondantemente sul cazzo.
Scopro il corpo di mia moglie, che sta dormendo bocconi.
La leggera chiarità primaverile che filtra dalle persiane, mostra il suo corpo come una chiazza scura sulle lenzuola bianche.
Mi sdraio sulla sua schiena e la bacio sul collo, la sua pelle morbidissima mi provoca un fremito d'eccitazione.
Nel dormiveglia lei comincia a gemere dal piacere.
Le tocco la fica: è madida dei suoi umori.
La tentazione di penetrarla per di lì è tanta, ma tradizione è tradizione, ed oggi la inculerò.
Cerco con la punta del pene il suo ano e lo trovo facilmente.
Il suo culo, ben allenato, accetta senza difficoltà l'intruso e presto comincio ad incularla con buon ritmo.
Lei s'è ormai svegliata e, tra un bacio e l'altro, mi dice:
- Dai, amore mio, inculami.-
Vengo abbastanza alla svelta, ma non perdo l'erezione.
Lei si sdraia supina alza le gambe, mi afferra il cazzo e mette il glande nel suo ano, poi mi bacia con passione, mentre io comincio ad incularla di nuovo, fino a venire, una seconda volta, nel suo intestino.
Rimaniamo così abbracciati per parecchio tempo a chiacchierare, ridere e scherzare.
Andiamo poi a fare, nel bagno della suite, una doccia assieme che, inevitabilmente, si converte in un pompino, in cui lei ingoia quelle poche gocce di sperma che mi sono rimaste.
Vestiamo delle comode tute in felpa e scendiamo al pianterreno.
Già sulle scale si percepisce l'aroma di caffellatte, pane e omelette.
Entriamo in cucina:
- Buongiorno mamma.- dice mia moglie.
- Buongiorno Maria.- dico io.
- Buongiorno, amori miei. Gilda, per favore, vai a chiamare Jennifer per fare colazione con noi.- risponde Maria.
------------------
Quando il lunedì stesso del mio arrivo a São Paulo, uscendo dal colloquio col Silva, andai a casa di Maria, per chiederla in matrimonio, rimasi sorpreso dal suo netto rifiuto.
- No amore mio: non voglio sposarti. Io sono molto più anziana di te.-
- Sono solo sedici anni di differenza!- ribattei io.
- Credimi, sono troppi: ci guarderanno tutti con diffidenza.-
Stavo quasi per mettermi a piangere, quando lei aggiunse:
- Sposa invece Gilda. Lei ha 24 anni è bella, celibe, ed è innamorata di te.-
- Innamorata di me?-
- Non te ne sei accorto? Non c'è da sorprendersi: gli uomini sono ciechi.-
- E perché non me l'ha mai detto?-
- Perché eri il mio amante.-
Dopo un breve silenzio, lei continuò:
- Se la sposi, diventerai automaticamente il papà di Jennifer: la bambina ti adora. C'è però una cosa che devo avvertirti: quando la sposerai, io diventerò tua suocera. E ti amerò da suocera: un amore spirituale. All'amore fisico ci penserà Gilda. Comunque posso assicurarti che non ci perderai niente, anzi...-
Vedendomi perplesso, Maria mi disse:
- Vieni, facciamo l'amore, per l'ultima volta.-
Facemmo teneramente l'amore sul suo letto, e fu realmente l'ultima volta.
Quando Gilda tornò con Jennifer, dalla sua uscita strategica di casa, la proposi in matrimonio.
Lei accettò entusiasticamente.
Riuscimmo a sposarci formalmente poco prima del mio ritorno in Italia.
Passammo la luna di miele, di una sola notte, nello stesso hotel dove, tempo prima, Jennifer aveva conosciuto l'oceano.
L'unica differenza fu che, questa volta, Jennifer divise la stanza con la nonna.
Un paio di mesi dopo il mio ritorno in Italia, dopo che mi ero stabilito nella nuova casa, le tre componenti della mia nuova famiglia mi raggiunsero.
Jennifer cominciò a frequentare l'asilo, integrandosi subito coi suoi nuovi compagni ed imparando l'italiano in tempo record.
------------------
La pandemia è venuta a sconvolgere un po' la vita della bimba, che è adesso a casa e non sa se, a settembre, potrà andare in prima elementare.
Quanto a me, l'impatto è stato minimo, lavoravo da casa, e continuo a farlo adesso, se è che si può chiamare quello che faccio di lavoro, giacché passo buona parte della giornata a giocare con mia figlia.
In ditta, Bianchi continua ad apprezzare i miei rapporti, ed il Galeazzi continua ad avere problemi con la sua commessa.
Parlando di Galeazzi: sembra che, nonostante tutto, sarà promosso a dirigente nei prossimi mesi.
E sapete una cosa: non me ne frega assolutamente niente.
Fine
Nota dell'autore: Questa è un'opera di fantasia, qualsiasi somiglianza con nomi, persone, fatti o situazioni della vita reale è puramente casuale.
------------------
- È permesso?-
- Venga avanti, Varani.-
Disinvolto come sempre, entro nella sala del mio direttore, gli stringo la mano, e mi siedo in una delle due poltroncine davanti alla sua scrivania.
- Innanzitutto le faccio i miei complimenti per la sua promozione: dirigente a ventotto anni. Credo che nella ditta non ci sia mai stato un dirigente così giovane.-
- Bontà sua Bianchi.- ed aggiungo, mentendo spudoratamente:
- È stato soprattutto grazie al lavoro di équipe che ho ottenuto questo risultato.-
In realtà, quando col pensionamento del Gianardi si era aperta una posizione di dirigenza, io ed altri papabili ce l'eravamo disputata, senza esclusione di colpi, con unghie e denti.
Alla fine l'avevo spuntata io, l'outsider, ed ora non vedo l'ora di mettere le mani sulla promettente commessa che stava per avviare il Gianardi, prima che i problemi di salute ne avessero anticipato il pensionamento.
Sono certo, anzi, che il Bianchi mi ha convocato oggi, il giorno dopo la formalizzazione della mia promozione, per comunicarmi questo nuovo incarico.
- Ma ora guardiamo al futuro: ho per lei un incarico delicato e di estrema responsabilità, che le permetterà di mettere in mostra tutte le sue indubbie doti.- dopo una pausa di effetto continua:
- Lei sarà il rappresentante della sede presso la filiale in Brasile.-
Da buon giocatore di poker, non esterno la profonda delusione che provo.
Questo è sicuramente risultato di un colpo di coda del Galeazzi, a cui ho strappato la dirigenza sul filo di lana.
Intanto Bianchi mi dà maggiori dettagli sull'incarico.
- Lei deve sapere che Silva, il direttore locale, pur presentando ottimi risultati, si sta comportando in modo troppo autonomo, e non riusciamo più controllarne le attività. Il suo ruolo sarà quello di tenerlo a briglie strette, fargli capire chi comanda e soprattutto mandare, a me personalmente, dettagliati rapporti settimanali, che rimarranno confidenziali. Ha qualche domanda?-
- Quanto è la durata prevista di questo incarico?-
- Dodici mesi. È quanto sono riuscito a strappare dal Silva, riguardo il necessario appoggio locale. Comunque la dottoressa Braschi, che la sta aspettando, le darà tutti i dettagli. Adesso, se mi vuole scusare, devo scappare perché ho una riunione. Complimenti di nuovo, Varani.-
Mi alzo gli stringo la mano ed esco dall'ufficio del mio principale.
Nonostante la mia apparente calma sono furibondo.
Galeazzi me la pagherà, può esserne certo.
È riuscito a "sterilizzarmi" per un anno, ma quando tornerò farò della sua vita un inferno sulla terra.
Spero solo che, nel frattempo, non si aprano nuovi ruoli di dirigenza e che lui rimanga quadro, così sarà per lui più difficile difendersi.
Vado direttamente dalla Braschi, che mi spiega tutto, col suo modo spiccio:
- Lei sarà a ruolo estero, coi relativi benefici fiscali, e riceverà indennità di trasferta. Per ragioni di visto, è previsto un ritorno a Milano ogni tre mesi. La ditta le concederà l'hotel durante i giorni di permanenza qui. Per quando riguarda alloggio, trasporto locale, pocket money, assicurazione medica, ecc., se ne occuperà la filiale. La partenza è prevista per domenica prossima. Essendo lei dirigente, usufruirà del beneficio di viaggiare in Business.-
Porgendomi lo stampato con la conferma del biglietto aggiunge:
- Auguri per il suo nuovo incarico e complimenti, di nuovo, per la promozione.-
Cerco di evitarlo, chiudendomi in ufficio a studiare il portoghese, ma il Galeazzi, viene a trovarmi, ufficialmente per farmi i complimenti per la dirigenza, ma in realtà per sfregarmi sulla faccia il suo nuovo incarico come Project Director della commessa del Gianardi.
Domenica pomeriggio viene a prendermi, nella modesta pensione di Saronno dove abito, l'autista per portarmi alla Malpensa.
------------------
Rimasto orfano in tenera età, mi ha tirato su mia nonna materna, deceduta due anni fa, che abitava in provincia di Firenze.
Fin da giovane si è manifestata la mia intelligenza e la mia grinta.
Laureatomi a in ingegneria a pieni voti, a ventitré anni venni assunto dalla mia attuale ditta.
La ditta ha sede a Milano ma, per ragioni economiche, ho deciso di rimanere in una pensione a buon mercato a Saronno e fare il pendolare.
Da tempo guadagno il sufficiente per affittare qualcosa a Milano, ma ho sempre rimandato la decisione di traslocare.
Ora mi toccherà farlo al mio ritorno dal ruolo estero.
------------------
Dopo un ottimo volo, arrivo all'aeroporto di Guarulhos, a São Paulo, all'alba del lunedì.
All'uscita della dogana vedo un signore di mezza età, mulatto, che tiene in mano un cartello col mio nome.
Mi avvicino a lui e sto per salutarlo, col mio scarso portoghese imparato in meno di una settimana, quando sono interpellato, in inglese, da una giovane donna che sta al suo fianco.
É una bella ragazza abbastanza giovane, vestita con un elegante tailleur. Ha tratti da orientale, è bassa, ma ben proporzionata, ed emana un delicato e sofisticato profumo.
- Buon giorno, lei è Sergio Varani?-
Il suo inglese è quasi perfetto, con un leggero accento americano.
- Sì!-
- Piacere, io sono Midori, lui è Luiz Pereira, il suo autista personale. Io sono stata incaricata dalla filiale di accoglierla e presentarle il suo ufficio.-
Luiz prende il carrello con la mia unica valigia e s'avvia verso il posteggio, mentre Midori ed io c'incamminiamo verso l'uscita.
Mentre aspettiamo che Luiz ritorni con la macchina, Midori parla del più e del meno, chiedendomi sul viaggio.
Poco dopo Luiz riappare guidando un imponente Toyota Land Cruiser.
Ferma la macchina davanti a noi e corre ad aprirci la porta posteriore.
Midori ed io entriamo e si parte.
Lei comincia a spiegarmi i dettagli dei servizi messi a mia disposizione dalla filiale.
Io sarò alloggiato in un hotel cinque stelle nella zona dell'Avenida Paulista, quest'automobile, che è blindata, rimane a mia disposizione nel parcheggio dell'hotel e, tutte le mattine, da lunedì a venerdì, verrà Luiz a prendermi per portami in ufficio.
Quando arriviamo in hotel, faccio il check-in, e Midori mi accompagna alla suite, che sarà la mia abitazione per i prossimi dodici mesi.
Lei prende due bibite nel frigobar e, mentre le beviamo lei mi spiega:
- Non si preoccupi per le spese extra qui nell'hotel, saranno pagate direttamente dalla filiale, fra l'altro lei può portare un'accompagnante in stanza, senza alcuna preoccupazione.-
Dicendo queste parole, lei mi strizza l'occhiolino, un segnale che preferisco ignorare.
- Luiz si farà incarico della manutenzione e spese riguardanti l'automobile. Comunque se un fine settimana lei decide viaggiare e deve rifornirla, non si preoccupi.-
Lei mi porge due buste, prese dalla sua borsa, e continua:
- Questa è una carta di credito corporativa, con la quale lei può pagare tutte le spese al di fuori dell'hotel. E non si preoccupi, che non dovrà fare rendiconti. Questa carta di credito le permette, inoltre, di ritirare contanti nei bancomat, per le spese che non si possono pagare con la carta di credito.-
Noto che mi stanno trattando come un re: c'è sicuramente qualcosa sotto!
- Mi presta la carta di credito, che la sblocchiamo subito.-
Le restituisco le buste, e lei sblocca la carta di credito, usando il suo cellulare, in meno di un minuto e poi me la riconsegna.
Lei guarda l'ora sul cellulare e mi dice:
- Non sono ancora le sette, sarebbe inutile andare in ufficio a quest'ora. Fra l'altro la Land Cruiser ha il numero finale della targa 1, per cui, qui a São Paulo, non può circolare i lunedì dalle sette alle dieci del mattino e dalle cinque alle otto di sera. Dobbiamo in ogni caso aspettare.-
Dopo una breve pausa, lei prosegue, passando subitamente a darmi del tu:
- Che ne dici se ne approfittiamo per fare sesso?-
Le sue parole mi colgono di sorpresa, ma ho una risposta pronta, già usata in passato per rintuzzare le avances, devo dire non così tanto esplicite, di qualche mia collega della ditta.
- Mi dispiace veramente tanto. Tu sei una ragazza bella, simpatica ed attraente, però io, per principio, non ho relazioni sentimentali con mie colleghe.-
La sua risata mi spiazza, così come la sua risposta:
- Io non sono mica una tua collega! Io sono un'accompagnatrice freelancer: sono stata contrattata dalla filiale, per venire a prenderti all'aeroporto.-
Rimango talmente basito che non ho risposta, allora è lei che continua:
- Lo so che non era nei programmi, ma anche tu sei molto attraente, e non ho resistito. Non preoccuparti ci guadagniamo in due: inaugureremo la tua carta di credito, io mi prendo cinquecento Reais da un bancomat, e tu avrai molto piacere, perché, modestia a parte io ci so fare. Consideralo un omaggio di benvenuto da parte della filiale.-
Così dicendo, lei comincia a spogliarsi.
Come era facile da intuire ha un bel corpo, mignon, ma ben proporzionato.
I seni sono piccoli e la fica, completamente rasata, è molto discreta.
Si avvicina a me, mi dà un bacio molto sensuale, e mi dice:
- Dai! Spogliati anche tu!-
Imbambolato, faccio quello che lei mi chiede.
Il mio cazzo non si ancora ripreso dalla sorpresa, per cui continua moscio.
Vedendo ciò Midori s'inginocchia davanti a me, lo prende in mano lo soppesa, gli dà qualche bacetto.
- Sai che hai un bel cazzo! Non vedo l'ora di vederlo in tiro.-
Dicendo questo comincia a farmi un pompino coi fiocchi.
In pochi secondi il mio cazzo s'indurisce.
- Vieni.- mi dice Midori, - Sdraiati che penso io a tutto.-
Mi sdraio supino e lei si accuccia sopra di me.
S'infila il cazzo nella fica e comincia a cavalcarmi.
Mette le mie mani sulle sue tettine dicendomi:
- Strizzale forte, che così mi fai godere.-
Comincia a muoversi come un'ossessa, mugolando dal piacere.
Nonostante la sua frenesia, i suoi movimenti sono sinuosi e non perde mai un colpo.
Vengo abbastanza rapidamente.
Lei continua, fino a che il mio cazzo è sufficientemente rigido per rimanere dentro la sua fica.
Poi va a farmi un pompino per irrigidirmelo di nuovo.
Quando è soddisfatta del risultato ottenuto mi dice:
- Non m'ero sbagliata, il tuo cazzo è veramente top. Mi hai dato molto piacere.- e completa con una domanda:
- Hai mai inculato una donna?-
Io devo ammettere che non l'ho mai fatto.
- Allora non puoi non incularmi. Modestia a parte il culo è la mia "pièce de résistance". Non lasciarti ingannare dal mio sedere piccolino: il mio culo è portentoso, mi dà tanto piacere, e tanto lo darà a te.-
Così dicendo si piazza di nuovo sopra di me, infilando questa volta la punta del mio cazzo nel suo ano, con estrema facilità.
Comincia a muoversi con la stessa energia a sensualità di prima, mentre io inebriato dalla penetrazione contro natura, le strizzo le tettine con forza.
Questa volta ci metto un po' di tempo per venire e riempire il suo intestino di sborra.
Lei dà ancora un paio di colpi di reni, poi cade al mio fianco.
- Questo tuo cazzo mi piace un sacco: mi hai dato più piacere di prima.- mi dice Midori, ed aggiunge:
- Dai, che mi sto scaldando! Adesso ti faccio un pompino, poi m'inculi di nuovo.-
Mi rendo conto allora di un aspetto di Midori che conoscerò bene in futuro: è insaziabile.
Facciamo tutto di nuovo, solo cambiando la posizione.
Alla fine alzo bandiera bianca facciano la doccia assieme ed usciamo dalla stanza.
Quando scendiamo, c'è Luiz che ci aspetta.
Subito corre a prendere l'automobile e viene a prenderci davanti alla hall, senza fare alcuna domanda.
L'autista ci porta all'edificio Villa Lobos.
Passiamo prima in un bancomat, dove Midori si serve dei cinquecento Reais, che si è pienamente meritata, poi entriamo nell'edificio.
Arrivando alla reception, c'è un badge che mi sta aspettando, con tanto di foto, Mentre Midori si prende un badge da visitante.
Saliamo fino all'undicesimo piano.
Arrivati davanti ad una porta anonima, di vetro oscurato, Midori, mi stacca delicatamente il badge dalla camicia, lo appoggia su un sensore, e la porta si sblocca.
Entriamo e ci troviamo in un piccolo atrio, abbastanza spoglio.
Una donna, una mulatta sulla quarantina, ci saluta cerimoniosamente:
- Buon giorno signor Sergio, buon giorno signorina Midori.-
Si nota che è balzata in piedi dalla poltroncina che si trova in un angolo dell'ambiente.
- Signor Sergio, io sono Maria, per servirla.- mi dice timidamente la donna, presentandosi.
È Midori che mi conduce nel mio nuovo ufficio.
Apre la porta di un'ampia sala e mi dice:
- Ecco qui il tuo ufficio.-
Nell'ambiente, c'è una grande scrivania con dietro una sedia da boss e davanti due poltroncine da ufficio. Appoggiati alla parete, davanti alla scrivania, ci sono un mobile schedario, con sopra un multifunzionale con fax, scanner e stampante ed un armadio metallico con serratura, mentre appoggiato sull'altra parete c'è un ampio e comodo divano tre piazze.
Una televisione da 75" è strategicamente piazzata su una parete, suggerendo che si possa assistere a qualche programma in TV, stando comodamente sdraiato sul divano.
La stanza è illuminata dalla parete esterna di vetro, leggermente azzurrata, dalla quale si ha una bella vista del fiume che scorre sotto.
Sulla scrivania c'è una docking station, che mi sembra compatibile con il computer aziendale che mi sono portato dalla sede.
In un atto quasi riflesso, tolgo il portatile dallo zainetto, l'innesto sulla base e lo faccio partire.
Mentre il computer si sta accendendo, Midori apre l'armadio e ne tira fuori uno smartphone, ed un caricatore.
Anche se sono fuori dalla scatola, si capisce subito che sono nuovi di zecca.
Lei ci armeggia un istante, poi me lo consegna.
- Ecco, qui hai uno smartphone già con una SIM card locale. Puoi usarlo per tutte le chiamate, anche personali. Ci ho aggiunto il numero di Luiz ed il mio contatto, casomai hai nostalgia di me. Sarà un piacere fare di nuovo l'amore con te.-
Io sono abbastanza distratto ed una domanda rimbomba nella mia mente.
La faccio ad alta voce:
- Dove sono gli altri?-
Mi risponde la risata cristallina di Midori:
- Sono negli uffici della filiale, in Vila Olimpia, una decina di chilometri da qui. Qui ci sei solo tu, e Maria, s'intende.-
- Ma, perché?-
Midori ride di nuovo:
- E che ne so io! Chiedilo a loro.-
Midori si accorge che mi sono subitamente arrabbiato, e decide di tagliare la corda.
Si avvicina a me, mi dà due bacetti e mi dice:
- Ciao, bello! Io devo andare. Chiamami tutte le volte che vorrai fare l'amore con me. Uscendo chiederò a Maria che ti porti un caffè.- ed esce, lasciando una scia del suo delicato profumo.
Nel frattempo il computer si è finalmente avviato.
Cerco una Intranet, ma non trovo niente, solo un collegamento Internet, in realtà molto veloce.
Apro i cassetti e li trovo vuoti.
Scornato, entro in Internet e trovo il numero di telefono dalla filiale.
Uso per la prima volta lo smartphone e faccio il numero.
Non è facile, sia per la barriera della lingua, sia perché sembra che io voglia parlare col Presidente della Repubblica, ma alla fine riesco a parlare con la segretaria di Silva, che fortunatamente parla inglese:
- Mi dispiace, signor Varani, ma il dottor Silva è occupatissimo e non può risponderle. Vedo, però, che ha un buco nella sua agenda il mercoledì dalle 10:30 alle 11:00 del mattino, se vuole posso marcare una riunione in questo orario.-
La voglia di mandarla a quel paese è tanta, ma decido accettare la riunione.
Appena finisco la chiamata, scaravento in un gesto di stizza il cellulare contro il divano, proprio mentre entra Maria con un vassoio con la tazzina del caffè.
Sono nervosissimo e si vede, perché Maria riesce ad essere pallida nonostante sia mulatta e sta quasi tremando.
Con voce incerta mi dice:
- Ecco qui il suo caffè. Mi scuso per il ritardo, ma non volevo disturbarla mentre telefonava.-
Riesco a capire quello che dice, e non volendo scaricare su di lei la mia rabbia, la ringrazio in portoghese e bevo il caffè.
È già quasi mezzogiorno, potrei andare a pranzare nel centro commerciale a fianco dell'edificio, ma decido che per oggi basta così.
Chiamo Luiz e mi faccio riportare in hotel, dove passo il pomeriggio a dormire ed assistere la televisione.
L'indomani faccio colazione nell'hotel e, alle otto meno un quarto parto con Luiz verso l'ufficio.
Nonostante la distanza non sia molta, il traffico pesante fa sì che ci vogliano 45 minuti per arrivarci.
Quando arrivo, trovo Maria che mi saluta cerimoniosamente e mi serve il caffè.
Decido esplorare l'ufficio, ma l'esplorazione dura poco, giacché oltre al mio ufficio, propriamente detto, che è corredato da un bagno privato con addirittura box doccia, ci sono solo l'atrio, un cucinotto ed un secondo bagno.
Passo allora il tempo al computer, dove sono sollevato nel vedere che non ci sono ancora solleciti da parte del Bianchi.
Mezzogiorno vado al centro commerciale, dove pranzo, guardo le vetrine dei negozi e mi soffermo in una libreria.
Torno in ufficio che sono le due e mezza passate.
Ritorno al computer, ma subito mi girano le palle, cosicché chiamo Luiz e mi faccio portare in hotel.
Il mercoledì partiamo dall'hotel alle nove meno dieci, già con destino gli uffici della filiale in Vila Olimpia.
Arriviamo prima delle dieci.
All'ingresso sfodero il badge che uso nell'ufficio di Villa Lobos, ma non serve a niente: mi tocca fare un badge da visitante per entrare negli uffici.
Quando arrivo al cospetto della segretaria di Silva, con un'abbondante quindicina di minuti d'anticipo, lei mi dirotta in una minuscola sala di riunioni, e mi avvisa che verrà a prendermi quando arriverà il mio turno.
Sono già le undici meno un quarto quando lei riappare.
Mi conduce davanti alla porta dell'ufficio di Silva, bussa e m'introduce:
- Dottor Silva, c'è qui il signor Varani dalla sede.-
- Venga avanti, signor Varani, s'accomodi.- mi dice lui, in un ottimo inglese, indicandomi una delle sedie davanti la sua scrivania.
Il Silva deve avere una quarantina di anni, fisico asciutto, pelle caffellatte, e capelli ricci, leggermente brizzolati.
Vedo che non fa alcun accenno ad alzarsi o a stringermi la mano.
- Allora, cos'ha da dirmi.-
Io comincio a parlare in un tono un po' più concitato del mio solito, quando lui guarda l'orologio e mi fa cenno di fermarmi.
- Mi scusi tanto, ma ho un impegno inderogabile tra dieci minuti, perciò, per non perdere tempo parlerò io.
Le propongo due scenari.
Il primo è una lotta sanguinaria. Io credo che ho le carte per vincere, ma in ogni caso ci sarà un perdente sicuro: lei, Sergio Varani, neo-dirigente, che diventerà un paria nella Sede.
Il secondo è una pace tra noi.
Lei non mette il naso nei miei affari, ed io le fornirò rapporti settimanali, già in inglese, che lei potrà trasmettere direttamente al Bianchi. Da questi rapporti risulterà che lei ha completamente in mano la situazione.
Lei passerà un anno a spassarsela in Brasile, a nostre spese, mentre, in Italia, il suo conto bancario si rimpinguerà ogni mese.
Quando tornerà in sede, sarà un eroe, pronto per nuove sfide.
A lei la scelta! In ogni caso venerdì le farò inviare, nella sua e-mail personale, il primo rapporto.-
Sto per protestare, quando lui fa il segno di fermarmi, si alza e mi dice:
- Ci pensi, Varani. Adesso mi scuso ma devo andare ad un'importante riunione. La mia segretaria le mostrerà l'uscita. Addio, Varani.- ed esce da una porta laterale del suo ufficio.
In perfetta sincronia, entra la segretaria dall'altra porta e mi dice:
- Mi segua, per favore, signor Varani.-
Non mi resta che fare quello che lei mi chiede.
Lei mi accompagna all'ingresso, dove restituisco il badge e mi sta aspettando Luiz.
Mai, in vita mia, sono stato così umiliato.
Sono così depresso che chiedo a Luiz di portarmi direttamente all'hotel.
Salto il pranzo e passo buona parte del pomeriggio a rimuginare sul mio colloquio col Silva.
Giro e rigiro la questione, ma non vedo una via d'uscita.
Il Silva ha ragione: in una guerra quello che sicuramente ci rimetterà le penne sono io.
Lui è estremamente subdolo e si è preparato bene: addirittura la mia e-mail personale è riuscito a scoprire.
Alla fine decido aspettare il rapporto che mi ha promesso questo venerdì, prima di agire.
Accendo la televisione e mi metto ad assistere programmi in portoghese.
Dormo male e mi sveglio svogliato e di malumore.
Faccio colazione in stanza e, quando sono le otto, telefono a Luiz e riesco a comunicargli, nonostante la barriera della lingua, che oggi non andrò in ufficio, a causa di una leggera indisposizione, e che può andarsene a casa e tornare domani.
Passo di nuovo la giornata ad assistere la TV, che scopro essere un'ottima maniera di migliorare il mio portoghese.
Venerdì Luiz mi accompagna in ufficio.
Lì passo tutta la giornata, fremente, a controllare la mia e-mail personale.
Alle quattro del pomeriggio arriva l'agognato messaggio, sotto forma di un documento Word.
Mi metto subito a leggerlo e ne sono piacevolmente sorpreso.
È completo, ben strutturato, obbiettivo e redatto in ottimo inglese.
Chi l'ha preparato sa il fatto suo: se io avessi avuto tutte le informazioni non sarei riuscito a fare di meglio.
Gli appongo la mia firma digitale, lo trasformo in PDF, lo invio al Bianchi, tramite la mia e-mail della ditta, ed incrocio le dita.
A causa del fuso orario, il Bianchi lo leggerà solamente il lunedì mattina, e solo allora saprò se gli è piaciuto.
Chiedo a Luiz di tornare subito all'hotel, dove passo tutto il fine settimana davanti alla TV.
Il lunedì mi sveglio alle cinque, e subito corro a controllare la mia e-mail.
Trovo un messaggio del Bianchi, chiedendomi di telefonargli appena possibile.
Prendo il cellulare e lo chiamo subito:
- Buon giorno Bianchi.-
- Buon giorno Varani. Ma, accidenti, lì deve essere l'alba.-
Gli spiego del problema che ho il lunedì per causa delle restrizioni di transito a São Paulo, poi gli chiedo cosa le è parso il mio primo rapporto.
- È proprio di questo che volevo parlarle. È perfetto! Mi piacerebbe tanto ricevere un rapporto così obbiettivo e dettagliato dai suoi colleghi delle altre commesse. Lei è sicuramente la persona giusta nel posto giusto.-
Il mio morale, ultimamente a terra, vola con le parole del mio principale.
Terminiamo la telefonata con la mia promessa di inviargli il rapporto settimanale tutti i venerdì nel finale del pomeriggio.
Comincio la settimana di buon umore, cosa che è subito notata da Maria, che comincia a portarmi i caffè in ufficio con un bel sorriso stampato sulla faccia.
Da canto suo, Luiz, uomo di pochissime parole e sguardo impenetrabile, se ha notato qualcosa non lo fa trapelare.
Durante questa seconda settimana di permanenza a São Paulo, prendo coraggio, ed una mattina guido il Toyota dal posteggio del Villa Lobos, fino al parco Ibirapuera, dove passo una bella mattinata.
Comincio anche a nuotare nella piscina dell'hotel, la mattina prima della colazione.
Il venerdì pomeriggio rimango in ufficio aspettando la e-mail col rapporto.
Arriva alla stessa ora di quello della prima settimana e, quando la leggo, ho il piacere di verificare che ha la stessa qualità.
La firmo e la ritrasmetto al Bianchi.
Sto per mettere via il mio computer, per tornare in hotel, quando suona il cellulare: è Midori.
- Ciao, bello! Visto che tu non mi chiami, ti chiamo io.-
- Ciao, Midori, ti avrei sicuramente chiamata.- rispondo io, senza realmente sapere se la mia affermazione è veritiera.
- Allora, Sergio, ti proporrei una cosa: io vengo a trovarti in hotel il pomeriggio di questa domenica, facciamo tanto sesso, ceniamo assieme in stanza, dormiamo assieme e lunedì mattina, dopo colazione, me ne vado. Che ne dici?-
Ci penso un instante poi rispondo:
- Per me va bene.-
- Ok, allora passa già al bancomat e ritira 750 Reais. Sarebbero mille, ma tu sei troppo fico e ti faccio lo sconto volentieri.-
Con l'umore alle stelle, passo al bancomat, poi mi faccio accompagnare da Luiz all'hotel.
Il sabato mattina decido di fare qualcosa di diverso.
Non prendo il Land Cruiser, che è a mia disposizione nel garage dell'hotel, ma esco di Uber.
La prima tappa è, di nuovo al parco dell'Ibirapuera dove passo la mattinata a passeggiare, ogni tanto ristorandomi con qualche latte di cocco o frutta tropicale.
Poi, sempre di Uber, mi faccio portare in una ottima churrascaria, dove mangio carne e bevo birra alla spina.
Il pomeriggio passo al museo MASP.
Ceno in un ottimo ristorante, però decido rimandare la mia visita alla São Paulo by-night, a quando avrò più esperienza, per evitare di rimanere spennato già alla prima sortita.
Torno in hotel soddisfatto ed in un certo senso ansioso, per il mio secondo incontro con Midori di domani.
Dormo tutta la mattinata della domenica, pranzo nel ristorante dell'hotel, e torno nella mia stanza ad aspettare Midori, assistendo alla TV.
Mancano pochi minuti alle tre, quando ricevo una chiamata dalla reception, avvisandomi che Midori è arrivata.
La faccio salire.
Quando lei bussa alla porta ed io apro, lei mi salta letteralmente addosso, baciandomi furiosamente.
- Voglio fare l'amore con te subito!- mi dice cominciando a spogliarsi, prima ancora di chiudere completamente la porta.
Come la volta precedente Midori si rivela un vero vulcano a letto.
Andiamo avanti tutto il pomeriggio, facendo soprattutto sesso anale.
Una rapida interruzione per la cena, che ci facciamo servire in stanza, e poi di nuovo sesso fino alle ore piccole.
Ho messo la sveglia del cellulare alle cinque.
Io mi sveglio ma, fortunatamente, Midori no.
Questa ragazza è un concentrato di sesso, ed ho le palle che mi fanno male di tanto che l'ho chiavata e soprattutto inculata, fino ad un paio di ore fa.
Accendo il portatile, ed accedo alla mia e-mail di lavoro.
C'è una e-mail di Bianchi.
È corta, ma elogia parecchio il mio secondo rapporto settimanale.
Rispondo ringraziando, spengo il computer e torno a dormire.
Mi sveglia il corpo di Midori che si sfrega contro il mio.
Guardo la radiosveglia: sono le sette del mattino.
- Svegliati dormiglione! Ho voglia di fare l'amore.-
- Ho sonno!- le rispondo.
- Non me ne frega niente! Lascia che faccio tutto io.-
Lei scende con la bocca fino al mio cazzo e mi fa un pompino, fino a riuscire ad indurirlo.
- Culo o fica?- mi chiede.
- Lasciami dormire!-
- Facciamo fica allora, che per il culo ci vuole un cazzo più duro.-
Sorda ai miei reclami, lei si accuccia tra le mie gambe, s'infila il cazzo nella fica e comincia a cavalcarmi.
Io rimango lì, in stato di dormiveglia, mentre lei si dà piacere col mio cazzo.
Ad un certo punto mi addormento.
Mi risveglia l'odore di caffè e di omelette.
Midori è lì, vestita di tutto punto, che sta finendo di mangiare la colazione.
- Dormiglione, sono già quasi le nove. Io ho già chiesto la colazione in stanza per noi due. Ora devo scappare che ho da lavorare.-
Va in bagno e torna poco dopo, già pronta per uscire, mentre io non sono ancora riuscito ad scendere dal letto.
Lei prende i miei calzoni, che sono piegati su una sedia, tira fuori il portafogli dalla tasca, prende delle banconote, e lo rimette nella tasca.
- Ne ho presi 750, come pattuito. E allora: domenica prossima stessa ora?-
Io, ancora sonnolento, annuisco con la testa.
- Ok! A domenica. Ciao, bello!-
Mi lancia un bacio e se ne va.
Passano così le settimane, in cui vado in ufficio da lunedì a venerdì, non sempre rimanendoci tutto il giorno.
Il venerdì, sempre alle quattro del pomeriggio, ricevo il rapporto dalla filiale, gli do un'occhiata, lo firmo e subito lo ritrasmetto al Bianchi.
Il sabato lo dedico a conoscere la città e la domenica è sesso infuocato con Midori.
Dopo quasi tre mesi di questo ménage, è arrivata l'ora di passare in sede.
Entro in contatto coll'ufficio viaggi della sede, mi faccio riservare un viaggio di andata e ritorno per Malpensa, ovviamente in Business, ed un hotel a Milano.
Decido partire un lunedì e tornare un venerdì, così non perdo neanche una domenica con Midori.
Arrivo alla Malpensa il pomeriggio del martedì, e vado direttamente al mio hotel.
Abituato al cinque stelle di São Paulo, l'hotel di Milano sembra un po' misero, ma lo stesso si difende.
Il mercoledì mattina vado in sede.
Sono ricevuto dal Bianchi, che elogia molto i miei rapporti e l'operato presso la filiale.
Quello che però mi fa più piacere è sapere che il Galeazzi sta affrontando enormi difficoltà nella sua commessa.
Il giovedì lo dedico a fare il turista a Milano, con diritto ad una visita al Duomo.
In tanti anni che ho lavorato in questa città è la prima volta che faccio una cosa del genere.
Il venerdì mattina faccio il check-out dall'hotel, vado in ufficio, dove sono ricevuto, di nuovo, dal Bianchi, e vado a trovare il Galeazzi, solo per vedere la sua faccia demoralizzata, mangio alla tavola calda dove ero solito pranzare, poi vado all'aeroporto.
Il viaggio è ottimo, però lo stesso passo il sabato nell'hotel a riposarmi, in vista dell'incontro con Midori di domenica.
La domenica incontro una Midori tanto scatenata che, il lunedì decido neanche andare in ufficio.
Penso bene di non inviare a Bianchi il rapporto che ho regolarmente ricevuto il venerdì.
Lo condenserò assieme al prossimo rapporto e ne farò uno solo.
Il martedì vado in ufficio.
Sono radiante e di buon umore.
All'entrata saluto Maria ed entro in ufficio.
Come d'abitudine, lei arriva poco dopo con la tazzina di caffè.
Io, che mi sono preparato per consegnarle un regalino, un profumo comprato nel duty-free, noto che non ha il solito sorriso di quando mi vede di buon umore.
- Che succede, Maria?-
Trattenendo a stento il pianto lei mi dice:
- Vorrei chiederle una cosa.-
- Puoi chiedere.-
- So che lei e la signorina Midori...- e s'interrompe, imbarazzata.
Vedendo che non riesce a proseguire, le dico:
- Dimmi Maria, qual è il problema?-
- Ecco, anch'io sarei disposta a fare sesso con lei, se mi pagasse.-
Queste sue parole mi lasciano basito.
Non che Maria, sia una brutta donna o qualcosa del genere, anzi ha una bella faccia ed un fisico da falsa magra anche attraente.
Semplicemente non l'ho mai guardata sotto questa ottica, forse per i vestiti poco appariscenti che usa.
- Ok, ho capito. Ma, perché?-
A questo punto Maria scoppia a piangere.
Mi alzo e l'abbraccio per consolarla.
Tra i singhiozzi mi dice:
- È che abbiamo scoperto che Jennifer, la mia nipotina di quattro anni, è malata, e ho bisogno di soldi per le sue cure.-
- Senti, Maria, io posso aiutarti senza che tu debba fare questo sacrificio.-
- No, signor Sergio, io non voglio elemosina. Io sono disposto a guadagnare ogni centesimo che sia necessario.-
Continuando ad abbracciarla e ad accarezzarle i capelli le dico:
- Va bene Maria, se lo vuoi tu! Dimmi come vuoi fare.-
- Potremmo fare sesso qui sul divano e lei mi dà 150 Reais. Mi sono informata in Internet quali sono le tariffe che le ... signorine normalmente applicano.-
- Va bene, Maria, se è così che tu vuoi.- le dico, mentre tolgo da portafoglio 150 Reais e glieli porgo.
- Che fa signor Sergio?-
- Pagamento anticipato, come da prassi.- dico io.
Lei, un po' sospettosa rispetto le mie parole, prende i soldi, se li mette in tasca e comincia a spogliarsi.
Devo dire che il suo corpo è molto meglio di quanto pensassi.
Lei, vergognosa, si copre con braccia e mani i seni ed il pube, e ricomincia a piangere.
- Vieni qua.- le dico.
Lei si avvicina a me ed io l'abbraccio e le accarezzo i capelli che hanno un buon odore di shampoo alla frutta.
- Senti, Maria, tu non hai bisogno di fare questo.-
- No, signor Sergio, mia madre mi ha insegnato che ogni soldo va guadagnato.- mi risponde, tra le lacrime.
- Va bene. Se è questo se tu vuoi. Sdraiati sul divano.-
Lei fa quello che le chiedo.
Ho occasione, così, di vedere meglio il suo corpo.
È praticamente l'opposto di quello di Midori: bellissima pelle mulatta, seni abbondanti ed un folto bosco di peli neri e ricci che copre il suo pube, nascondendo totalmente la sua fica.
Mi spoglio anch'io e, sorprendentemente il mio cazzo è già in tiro.
Mi sdraio su di lei, e la mia bocca cerca la sua, che tenta tirarsi indietro.
- Baciami.- le dico.
Lei fa quello che le chiedo e, in pochi instanti, accetta la mia lingua nella sua bocca.
La punta del mio pene, cerca la sua fica.
Trovandola ancora secca, rimango a giocare con il glande sulle labbra della sua vagina, mentre continuiamo a baciarci, adesso con maggior passione.
Quando la lubrificazione è sufficiente, comincio a penetrarla.
La sua fica, ora già ben lubrificata, è piacevolmente stretta.
Comincio a chiavarla con un buon ritmo, quando lei interrompe il bacio e mi dice:
- Non venire dentro di me: sono fertile.-
Appena in tempo!
Estraggo il mio cazzo e le vengo copiosamente sulla pancia.
Mi sdraio a fianco di lei, mentre le accarezzo delicatamente i capelli.
- Sei sposata, Maria?-
- Sono separata, da quando mia figlia Gilda era piccola.-
- Mi dispiace.-
- Non c'è di che dispiacersi, il mio ex-marito era un poco di buono, cosi come l'ex-compagno di mia figlia, che l'ha abbandonata appena ha saputo che era incinta.-
Dopo un po' lei prosegue:
- Mi dispiace di averti interrotto così, ma mi ero portata dei preservativi, che mi sono dimenticata nella borsa: li useremo la prossima volta.-
- Ho un'idea migliore! Dai, lavati e vestiti che usciamo.-
Mi vesto anch'io e, dopo una rapida ricerca in Internet, siamo pronti per uscire.
Prendiamo la Toyota nel parcheggio dell'edificio, andiamo in una clinica ginecologica, e là arrivati chiedo che venga collocato un DIU a Maria.
Pago in anticipo, con la carta di credito, tutti i costi degli esami necessari e dell'intervento, che verrà realizzato domani.
Lascio lì Maria e torno in ufficio.
Il giorno dopo ovviamente sento la mancanza in ufficio di Maria e del suo caffè.
Il giovedì, arrivo fremente, con la voglia di sentire la pelle mulatta di Maria a contatto della mia.
Appena entro e vedo il suo sorriso, vado a baciarla sulla bocca.
- Facciamo l'amore subito.- le dico.
Andiamo nel mio ufficio, ci spogliamo, e lei si sdraia sul divano ed io su di lei.
Al contrario del martedì, il mio cazzo incontra la sua fica già lubrificatissima.
Comincio a chiavarla, mentre le nostre bocche si fondono in un bacio appassionato.
Non ci metto molto a venire in quella fica accogliente.
Continuiamo a baciarci ancora per un po' poi mi alzo.
Vado a recuperare 150 Reais nel mio portafoglio e glieli porgo:
- Scusa me ne sono dimenticato prima.-
Il pomeriggio, prima di tornare in hotel, facciamo di nuovo l'amore.
Il venerdì, di nuovo facciamo l'amore due volte, poi la faccio uscire prima delle quattro, perché oggi avrò del lavoro extra da fare.
Difatti, quando mi arriva il rapporto settimanale della filiale, lo devo fondere con quello della settimana scorsa, e voglio che ne venga fuori un prodotto di una qualità paragonabile a quelli che ricevo.
Ci metto un po' di tempo ma alla fine sono soddisfatto del risultato che ottengo.
Sabato faccio il mio solito turismo in città e domenica ricevo la visita del tornado sessuale di Midori, che se ne va via il lunedì mattina, dopo avermi prosciugato ogni goccia di sperma.
Nonostante tutto, il lunedì, quando arrivo in ufficio verso le undici, sono ansioso di incontrare Maria.
Subito ci spogliamo e ci sdraiamo sul divano.
Quando lei nota la mia difficoltà in avere un'erezione, le racconto, per filo e per segno le calde ore passate con la mia amante orientale.
Lei ascolta interessata e, alla fine, dice ridendo:
- Accidenti, non avrei mai pensato che la signorina Midori fosse tanto focosa.-
Rido anch'io e le dico:
- Capirai allora perché i lunedì sono così sciupato.-
- Comunque qualcosa si può fare! Lascia che ci penso io!- mi dice.
Maria s'inginocchia tra le mie gambe e, delicatamente prende in mano il mio cazzo ancora moscio.
Comincia allora un prolungato pompino, che riesce ad irrigidirlo, anche se non riesco a venire.
- Lascia stare, Maria, stamattina è inutile.- dico dopo parecchio tempo, - Comunque i tuoi 150 Reais te li sei guadagnati.-
Le do un ultimo bacio, gli passo i soldi ed andiamo a rivestirci.
- Beh, adesso vado al centro commerciale a mangiare.- le dico quando sono pronto per uscire.
- Perché non pranzi qui con me. Oggi ho portato parecchia roba: non riuscirei a mangiarla tutta da sola.-
Ci penso un attimo: sono veramente stanco e realmente l'idea di uscire, anche se il cammino fino al centro commerciale è breve, non mi va molto.
- Va bene, Maria, mangio con te.-
Maria scalda nel microonde i nostri piatti e mi serve una pietanza sorprendentemente buona.
Glielo dico e le chiedo chi ha preparato questa pietanza così appetitosa.
- L'ho preparata io. Modestia a parte, sono una buona cuoca, seppure mia figlia Gilda si difende bene anche lei.-
Il pomeriggio mi sono ripreso il sufficiente per chiavarla come si deve, cosa che mi pare che faccia piacere anche a lei.
Mentre, dopo il coito, siamo mollemente sdraiati sul divano a scambiarci carezze, lei mi dice:
- Certo che piacerebbe anche a me fare l'amore con te sul tuo letto, come fa Midori.-
Ci penso un attimo poi le rispondo:
- Credo che si possa fare!- e le spiego la mia idea.
Giovedì dico a Luiz che venerdì non andrò in ufficio.
Non sono ancora le otto del venerdì mattina, quando ricevo una chiamata dalla reception, avvisando che è arrivata Maria.
La faccio salire e appena entra in stanza, ci baciamo appassionatamente, poi subito gli do i 750 Reais pattuiti.
Lei si spoglia e, come voleva lei, ci sdraiamo sul letto e facciamo l'amore.
Vengo abbastanza presto, poi faccio una cosa che desidero fare da molto.
La faccio sdraiare supina e bacio ogni centimetro della sua bella pelle nera.
Quando arrivo alla suo pube scosto i suoi peli e mi trovo a cospetto della più bella fica che ho mai visto: le labbra marron scuro fanno un bel contrasto con la carne rosea dell'interno, ed il tutto è sormontato da un clitoride molto grande, eretto dal desiderio.
Comincio a baciare e leccare questa delizia, che ha un forte ed aspro sapore afrodisiaco.
Perdo la nozione di tempo ed è lei che mi tira su:
- Amore mio, ti voglio dentro di me! Non resisto un secondo in più.-
La possiedo fino a venire di nuovo dentro di lei.
Quando mi calmo un po', le dico:
- Non ho finito: ho ancora da baciare la tua schiena.-
Lei si gira bocconi ed io comincio a baciarle il collo e poi la schiena con metodo.
Quando arrivo al suo sedere, che è davvero imponente, non resisto alla tentazione e le scosto le chiappe.
Ha un bell'ano raggrinzito, che io comincio a baciare ed a leccare.
Deve averlo molto sensibile, perché comincia a contorcersi dal piacere.
- Vuoi incularmi?- mi chiede ad un certo punto.
- Ti faresti inculare?-
- Certamente! Il mio ex lo faceva sempre. Mi sono preparata bene: lo troverai pulito ed ho portato il lubrificante.-
- Ti piace farti inculare?- le chiedo curioso.
- Beh, diciamo che non è la mia attività sessuale favorita, ma mi piace molto sentire il mio uomo perdersi nel piacere, e quando ce l'ho nel culo posso concentrarmi di più su questo.-
Si alza e dice:
- Aspetta che prendo il lubrificante.-
Corre verso la sua borsa, prende un tubetto mi lubrifica il cazzo e s'infila tre dita unte nel culo.
- Ecco, sono pronta!-
Si rimette bocconi, io mi sdraio su di lei e infilo il mio cazzo nel suo culo.
La penetro con molta facilità.
- Dai, amore, inculami! Voglio darti tutto il piacere possibile.-
Comincio a chiavare quel culo, con la stessa foga con la quale ho penetrato poc'anzi la sua fica.
Vengo dopo pochi minuti.
Lei gira il collo per cercare la mia bocca con la sua bocca.
Dopo che ci siamo baciati, lei mi chiede:
- Ti è piaciuto, amore mio?-
- Moltissimo!-
- Allora possiamo concentrarci su questo i venerdì, qui stiamo più comodi e posso prepararmi bene prima di uscire da casa.-
Queste sua parole mi fanno irrigidire il cazzo e ricomincio ad incularla subito.
Passiamo il resto della mattina ad amarci, chiacchierare e conoscerci meglio.
A mezzogiorno ci facciamo servire il pranzo in stanza e poi riprendiamo a fare l'amore, venendo una volta nella sua fica e un'altra nel suo intestino.
Alle quattro, Maria se ne torna a casa, mentre io mi dedico a ritrasmettere il rapporto settimanale al Bianchi.
Comincia così una nuova fase del mio ménage a São Paulo.
Da lunedì a giovedì faccio l'amore con Maria sul divano dell'ufficio mattino e pomeriggio.
Mezzogiorno ci sediamo nel cucinotto e mangiamo assieme la pietanza che lei porta da casa.
Il venerdì mattina Maria viene a trovarmi nell'hotel, dove rimane fino a sera.
Questo giorno lo dedichiamo soprattutto alla sodomia, anche se non manco mai di visitare la sua fica.
Il sabato faccio il turista, da solo, a São Paulo e la domenica pomeriggio arriva Midori, con la quale facciamo una maratona sessuale che si prolunga fino all'alba del lunedì.
Viene l'epoca del mio secondo viaggio in sede.
Decido di prenotare l'andata per il lunedì ed il ritorno per il giovedì, cosicché potrò fare l'amore con Maria il venerdì.
Come ho cominciato a fare da un po' di tempo, il lunedì, quando arrivo in ufficio, do a Maria i 2.000 Reais, per le prestazioni sessuali di tutta la settimana.
Mi aspetto proteste da parte sua, ma vedo che, anche se combattuta internamente, non dice niente e mette via i soldi.
Io la capisco bene, la terapia della sua nipotina, anche se sta volgendo al meglio, è ad un punto critico e caro, ed ogni soldo è benvenuto.
Quando arrivo alla sede, sono ricevuto dal Bianchi, che, di nuovo, ha solo parole di elogio, riguardo il mio lavoro.
Questa volta non ho nessuna voglia di stuzzicare il Galeazzi e, quando incrocio per caso con lui nel corridoio, semplicemente lo saluto cortesemente.
Nei pochi giorni che rimango a Milano, sento una gran nostalgia di Maria, e non è solo sesso.
Tornato a São Paulo riprendo la mia solita routine.
Un paio di mesi dopo il mio ritorno, un venerdì mentre mi sto riposando sulla schiena di Maria, col mio cazzo ancora nel suo culo, dopo che glielo ho riempito di sborra, mi dice:
- Amore, vuoi venire domani al compleanno di Jennifer? Compie cinque anni.-
- Dov'è la festa?-
- A casa mia.-
Io so che Maria abita ai margini di una favela, e non so quanto sia sicuro andarci.
Ho però una gran curiosità di conoscere la sua nipotina, per la quale è disposta a fare tanti sacrifici.
- Come faccio per arrivarci?-
- Puoi venirci in macchina. Domani mattina io vengo a prenderti ed andiamo assieme. Non preoccuparti: è sicuro, soprattutto se tu arrivi assieme a me.-
- Va bene!-
Così, alle dieci del mattino del sabato, partiamo assieme dall'hotel, verso la periferia sud della città.
Parcheggio la Toyota dove lei mi indica e saliamo una scala esterna fino al terzo ed ultimo piano di un caseggiato in muratura senza intonaco.
Entriamo in ambiente che condensa sala e cucina, semplice ma molto pulito, una tenda lo separa da un altro ambiente, che dev'essere la stanza da letto, e una porta dà accesso a quello che poi vengo a scoprire che è un piccolo bagno.
C'è una bella ragazza, che Maria mi presenta: è Gilda, sua figlia.
Mulatta come Maria, Gilda è la fotocopia più giovane della madre, come lei ha un bellissimo sorriso e la stessa timidezza.
Gli short che usa mettono in risalto le sue bellissime gambe.
Mentre Maria fa le presentazioni, da dietro la tenda sbuca una bambina con un bel vestitino azzurro, che subito va a nascondersi dietro le gambe di Gilda.
- Questa è Jennifer, la mia nipotina.-
È una bella bambina, molto magra ed un po' emaciata, che a parte la sua momentanea timidezza, si nota parecchio vivace.
- Adesso la vedi così in gamba, ma è stata molto malata nei mesi scorsi. Ora, fortunatamente è quasi guarita.-
Le consegno una bambola, che le ho comprato stamattina in un emporio lungo il cammino e lei, dopo un'incertezza iniziale, l'accetta.
Poi, passata la timidezza, mi prende per mano e mi porta nella stanza.
Lì ci sono due letti, un armadio, un tavolino con sedia ed un ripiano con i suoi giocattoli.
Mi fa sedere su letto e comincia a presentarmi le sue bambole, dicendomi il nome di ciascuna.
Dopo un po' stiamo già giocando: io sbaglio volutamente il nome delle bambole, lei, fingendosi offesa, mi corregge e mi sgrida, per poi ridere sonoramente.
Gilda viene a chiamarci, perché è pronto il pranzo.
Lo provo e lo trovo squisito.
Quando faccio i miei complimenti Maria mi dice:
- Te l'ho detto che mia figlia si difende bene in cucina!-
Dopo pranzo, Gilda e Maria lavano le stoviglie, mentre io e Jennifer ci ritiriamo in stanza a giocare.
Dopo un po' viene Gilda che dice:
- Signor Sergio, ho messo in forno la torta per la festa, io e Jennifer dobbiamo uscire, ritorneremo tra un'ora e mezza. Lei si riposi pure qui. Anche mia madre rimane. Vieni, Jennifer, vieni con me.-
Un po' controvoglia d'interrompere il nostro gioco, la bimba esce con la madre e subito dopo entra Maria.
Comincia a spogliarsi e mi dice:
- Spogliati, amore, che voglio fare l'amore con te sul mio letto.-
Facciamo l'amore nella più classica delle posizioni, dopodiché facciamo la doccia assieme.
Quando Gilda torna con la figlia, ci trova in cucina a chiacchierare del più e del meno.
Poco dopo cominciano ad arrivare gli invitati per la festa, la maggioranza bambini, e tutta la casa si riempie di rumorosa allegria.
Io me la svigno subito dopo il taglio della torta, accompagnato dal classico canto "tanti auguri".
Il venerdì dopo, mentre stiamo facendo l'amore, propongo a Maria una scampagnata, con tutta la famiglia, per il sabato.
Così, il sabato mattina, vado a prenderle a casa.
Passiamo la mattinata nel parco, mangiamo in un ristorante italiano, poi le riaccompagno a casa.
Di nuovo, quando arriviamo lì, Gilda trova una scusa per uscire con la bambina e Maria ed io ci amiamo sul suo letto.
Questa nostra routine è interrotta dal mio terzo viaggio in Italia, che é praticamente uguale al secondo, con solo una maggiore voglia di tornare subito in Brasile da parte mia.
Quando torno a São Paulo, riprendo la mia vita normale, incorporando l'uscita del sabato con la famiglia di Maria.
Un lunedì, circa mese dopo del mio ritorno, rincontrando Maria in ufficio, dopo la mia maratona sessuale con Midori della domenica, faccio per consegnare a Maria i soldi della settimana, quando vengo sorpreso da un netto rifiuto.
- Sergio, amore mio, la terapia di Jennifer è finita: ora è curata. Non ho più bisogno dei tuoi soldi.-
Un po' sorpreso le chiedo:
- Non farai più l'amore con me?-
- Ma che dici! Sei matto? Vieni che voglio commemorare tra le tue braccia questa bellissima notizia.-
Da lì in poi continuiamo a fare l'amore come prima, solo che lei si rifiuta di ricevere soldi.
Il mercoledì della settimana dopo, Midori mi avvisa che la domenica avrà un impegno e che non potrà venire all'hotel.
Quando lo dico a Maria, chiedendo se possiamo incontrarci anche la domenica, lei mi dice:
- Ho un'idea migliore! Jennifer non conosce il mare: che ne dici se andiamo in un hotel al mare il sabato mattina e torniamo la domenica pomeriggio?-
Accolgo l'idea con grande entusiasmo.
Faccio subito le riserve ed il sabato mattina partiamo con il Toyota verso il litorale.
Purtroppo la metà degli abitanti di São Paulo ha avuto la stessa idea, per cui il viaggio dura un'eternità, ma una volta arrivati si rivela un fine settimana meraviglioso.
Lo sguardo sorpreso e ammirato di Jennifer, quando vede l'immensità dell'oceano, non ha prezzo.
Andiamo in spiaggia tutti assieme e posso anche apprezzare il bellissimo corpo mulatto di Gilda che, per l'occasione, indossa un minuscolo bikini.
Maria, che indossa un costume ad un pezzo molto più castigato, non pare assolutamente infastidita dei miei sguardi verso sua figlia.
Ad un certo punto, sdraiata accanto a me, mi sussurra:
- Ha un bel corpo, Gilda.-
- Sì, ce l'ha veramente bello.-
- Il bikini che indossa glielo ho comprato io, giovedì. Quando l'ha provato in casa, non voleva indossarlo. Diceva che era troppo indecente.-
- Veramente è abbastanza ridotto.-
- Ma fa una bella figura! Oltre a te, tutti gli uomini nella spiaggia la stanno divorando con gli occhi!-
Preferisco non rispondere, ma quello che dice è vero.
Lei continua:
- Ho dovuto depilargli la fica, sennò non sarebbe riuscita a usarlo.-
Devo dire che queste parole causano un certo irrigidimento del mio cazzo.
Per tagliarla corta io do un bacio in bocca a Maria.
Ho riservato due stanze, cosicché Maria ed io possiamo amarci senza problemi, cosa che facciamo appena torniamo in hotel.
Il bel tempo permette di tornare in spiaggia la domenica mattina e, dopo pranzo, cominciamo il lento rientro verso la città.
Ormai il mio soggiorno a São Paulo sta volgendo al termine, ed io sto sentendo un amaro in bocca per la conclusione di questa parentesi felice della mia vita.
Nella mia penultima settimana di permanenza abbiamo un'altra occasione di ripetere la nostra gita al mare, ma una certa tristezza che sento m'impedisce di gustarla del tutto.
Ormai la data del mio rientro definitivo è già fissata: sarà un martedì.
Il mercoledì prima del viaggio, ricevo una telefonata inaspettata: è la segretaria del Silva, marcando un appuntamento per una riunione l'indomani alle dieci del mattino.
Cosicché, il mattino dopo, Luiz mi conduce direttamente a Villa Olimpia.
Dopo le attese di prassi, la segretaria mi conduce al cospetto del Silva.
- Si accomodi, signor Varani.- dice lui, senza abbozzare di alzarsi o di stringermi la mano.
Senza aspettare che io risponda, lui continua.
- Mi compiaccio che lei abbia fatto la scelta giusta. Lei, assieme alle sue amanti, mi siete costati una piccola fortuna, ma n'è valsa la pena, credo per tutti due. Lei tornerà in sede la settimana prossima come eroe, col Bianchi pronto a riceverla a braccia aperte. Io sono riuscito a mantenere un altro anno la mia filiale lontana dalle grinfie della sede.
Posso dire che è stato un piacere lavorare con lei. Ah, domani riceverà il nostro ultimo rapporto.
Adesso devo andare perché ho un altro impegno. Addio signor Varani.-
Come nel nostro primo incontro, la sua uscita è sincronizzata coll'entrata della segretaria, che mi conduce all'ingresso degli uffici della filiale.
Il sabato la nostra ultima gita "in famiglia" al parco è molto triste.
Vedo addirittura Gilda piangere di nascosto.
L'unica che rimane allegra, nella sua innocenza, è Jennifer.
Già la domenica, con Midori, il clima è molto diverso.
Per lei è solo un'entrata fissa che è sfumata, da sostituire con un'altra, magari maggiore.
Il lunedì, in ufficio, Marta, che era riuscita a contenersi durante la gita del sabato, scoppia in un pianto dirotto, dopo che ci siamo amati sul solito divano.
Viene finalmente il giorno del viaggio.
Luiz, imperturbabile come sempre, mi conduce all'aeroporto e lì mi saluta come se ci dovessimo incontrare il giorno dopo.
A Milano alloggio al solito hotel, che la ditta mi ha riservato fino al lunedì mattina.
Giovedì vado in sede, in teoria per rimanerci.
Non ho però più il mio antico ufficio, che è stato occupato da un collega.
Mi piazzano perciò, provvisoriamente, in una sala riunioni.
Il Bianchi, che era stato impegnato tutta mattinata, mi riceve l'inizio del pomeriggio
- Innanzitutto voglio complimentarmi con lei per il successo della sua missione. Mai, nella mia lunga carriera di lavoro, ho ricevuto rapporti, di una qualità come quella che lei ha preparato.-
- La ringrazio, Bianchi.-
- Ma ora parliamo del suo futuro. A principio stavo pensando di piazzarla al posto del Galeazzi nella sua commessa. Galeazzi, in verità, non ha performato molto bene, soprattutto nei primi mesi, ma poi ho pensato meglio. Galeazzi, bene o male riuscirà a portare la commessa a termine. Invece il mio grande cruccio ricomincerà ad essere la filiale brasiliana. Perciò ho bisogno che lei continui il suo lavoro di "monitoraggio" della filiale.-
Pieno di speranze, io rispondo:
- Per me non c'è problema: posso partire domenica stessa per São Paulo.-
- Ecco un'altra cosa che mi piace in lei: il suo senso del dovere e lo spirito di sacrificio per la ditta.
Ma no! Purtroppo non è così semplice: il Silva è stato categorico: dodici mesi e non un giorno in più. È questo il tempo massimo che ha stabilito di appoggio della filiale ad un nostro inviato. E senza l'appoggio della filiale io non riuscirei a tenerla là.-
Un silenzio imbarazzato cade tra noi.
- Stavo invece pensando una cosa.- prosegue il Bianchi, - I suoi rapporti sono troppo dettagliati, per non esserci un "insider" coinvolto. Io sono sicuro che lei ha un informatore dentro la filiale.-
Vedendo che io sto per protestare, il Bianchi, mi ferma:
- No, no! Stia pur certo che non le chiederò nomi. La sue fonti saranno preservate. Quello che invece vorrei chiederle, e so quanto questo è difficile, è che lei mantenga i suoi contatti e continui a mandarmi i suoi rapporti, però da qua.-
Cade un silenzio tra di noi, mentre la mia mente lavora febbrilmente.
- Dieci giorni!- dico io.
- Come?-
- Ho bisogno di passare dieci giorni a São Paulo, per riannodare i miei contatti nella filiale, dopodiché tornerò qui, e sarò in grado di fare i miei soliti rapporti.-
Ci mettiamo d'accordo con una stretta di mano, esco e vado all'ufficio della Braschi, dove prepariamo tutte le riserve: parto domenica stessa
Posso scordarmi l'hotel cinque stelle e la Toyota blindata coll'autista: l'hotel ha tre stelle e la vettura noleggiata è una comune berlina.
Quando esco dalla ditta, faccio due telefonate, col mio cellulare privato.
La prima è alla segretaria del Silva, con la quale riesco, miracolosamente, ottenere una riunione col suo capo per il lunedì mattina.
La seconda è con Maria, che cade in lacrime, quando mi sente.
Mi racconta che lei ha già ricevuto la lettera di dimissioni, e che stanno già smantellando l'ufficio di Villa Lobos, che la filiale riconsegnerà al più presto al proprietario.
Quando la informo che sto per tornare a São Paulo il suo pianto diventa di gioia.
Epilogo: un anno dopo.
Il sabato è forse il mio giorno favorito della settimana.
All'alba do un bacio sulla pelle scura della schiena di mia moglie, mi alzo e mi metto la vestaglia.
Scendo in cucina, prendo un bicchiere di succo di pompelmo e qualche biscotto e vado nel mio piccolo ufficio domestico.
Appena tornato dal mio breve viaggio di dieci giorni in Brasile, ho scovato questa casa a Mozzate, e l'ho subito comprata.
Si tratta di una villetta su due piani, al pianterreno c'è un salottino, una grande cucina, un bagno ed una piccola stanza, che è subito diventata il mio ufficio.
Al primo piano ci sono tre stanze, di cui una suite ed un altro bagno.
All'esterno c'è un piccolo giardino ed una tettoia con due posti macchina.
Non ho potuto fare scelta migliore.
Non avendo più ufficio fisso in sede, ho subito aderito all'esperimento di telelavoro che stava promovendo la ditta e, d'allora, pochissime volte sono stato in sede.
Ciò mi ha preparato alla pandemia che ora imperversa.
Accendo il computer e trovo, puntuale sulla mia e-mail personale, il rapporto della filiale.
Ci do un'occhiata, lo firmo digitalmente, preparo il PDF e lascio il mio messaggio pronto sulla e-mail della ditta: lo spedirò al Bianchi il lunedì mattina.
Quando sono tornato a São Paulo, durante il mio colloquio col Silva, non è stato assolutamente difficile convincerlo a continuare a trasmettermi i rapporti settimanali: era una cosa che conveniva ad entrambi.
Risalgo le scale, già col cazzo duro: il sabato mattina tradizionalmente inculo mia moglie.
Entro in stanza, senza accendere la luce prendo tubetto del lubrificante dal cassetto del comodino e me lo spalmo abbondantemente sul cazzo.
Scopro il corpo di mia moglie, che sta dormendo bocconi.
La leggera chiarità primaverile che filtra dalle persiane, mostra il suo corpo come una chiazza scura sulle lenzuola bianche.
Mi sdraio sulla sua schiena e la bacio sul collo, la sua pelle morbidissima mi provoca un fremito d'eccitazione.
Nel dormiveglia lei comincia a gemere dal piacere.
Le tocco la fica: è madida dei suoi umori.
La tentazione di penetrarla per di lì è tanta, ma tradizione è tradizione, ed oggi la inculerò.
Cerco con la punta del pene il suo ano e lo trovo facilmente.
Il suo culo, ben allenato, accetta senza difficoltà l'intruso e presto comincio ad incularla con buon ritmo.
Lei s'è ormai svegliata e, tra un bacio e l'altro, mi dice:
- Dai, amore mio, inculami.-
Vengo abbastanza alla svelta, ma non perdo l'erezione.
Lei si sdraia supina alza le gambe, mi afferra il cazzo e mette il glande nel suo ano, poi mi bacia con passione, mentre io comincio ad incularla di nuovo, fino a venire, una seconda volta, nel suo intestino.
Rimaniamo così abbracciati per parecchio tempo a chiacchierare, ridere e scherzare.
Andiamo poi a fare, nel bagno della suite, una doccia assieme che, inevitabilmente, si converte in un pompino, in cui lei ingoia quelle poche gocce di sperma che mi sono rimaste.
Vestiamo delle comode tute in felpa e scendiamo al pianterreno.
Già sulle scale si percepisce l'aroma di caffellatte, pane e omelette.
Entriamo in cucina:
- Buongiorno mamma.- dice mia moglie.
- Buongiorno Maria.- dico io.
- Buongiorno, amori miei. Gilda, per favore, vai a chiamare Jennifer per fare colazione con noi.- risponde Maria.
------------------
Quando il lunedì stesso del mio arrivo a São Paulo, uscendo dal colloquio col Silva, andai a casa di Maria, per chiederla in matrimonio, rimasi sorpreso dal suo netto rifiuto.
- No amore mio: non voglio sposarti. Io sono molto più anziana di te.-
- Sono solo sedici anni di differenza!- ribattei io.
- Credimi, sono troppi: ci guarderanno tutti con diffidenza.-
Stavo quasi per mettermi a piangere, quando lei aggiunse:
- Sposa invece Gilda. Lei ha 24 anni è bella, celibe, ed è innamorata di te.-
- Innamorata di me?-
- Non te ne sei accorto? Non c'è da sorprendersi: gli uomini sono ciechi.-
- E perché non me l'ha mai detto?-
- Perché eri il mio amante.-
Dopo un breve silenzio, lei continuò:
- Se la sposi, diventerai automaticamente il papà di Jennifer: la bambina ti adora. C'è però una cosa che devo avvertirti: quando la sposerai, io diventerò tua suocera. E ti amerò da suocera: un amore spirituale. All'amore fisico ci penserà Gilda. Comunque posso assicurarti che non ci perderai niente, anzi...-
Vedendomi perplesso, Maria mi disse:
- Vieni, facciamo l'amore, per l'ultima volta.-
Facemmo teneramente l'amore sul suo letto, e fu realmente l'ultima volta.
Quando Gilda tornò con Jennifer, dalla sua uscita strategica di casa, la proposi in matrimonio.
Lei accettò entusiasticamente.
Riuscimmo a sposarci formalmente poco prima del mio ritorno in Italia.
Passammo la luna di miele, di una sola notte, nello stesso hotel dove, tempo prima, Jennifer aveva conosciuto l'oceano.
L'unica differenza fu che, questa volta, Jennifer divise la stanza con la nonna.
Un paio di mesi dopo il mio ritorno in Italia, dopo che mi ero stabilito nella nuova casa, le tre componenti della mia nuova famiglia mi raggiunsero.
Jennifer cominciò a frequentare l'asilo, integrandosi subito coi suoi nuovi compagni ed imparando l'italiano in tempo record.
------------------
La pandemia è venuta a sconvolgere un po' la vita della bimba, che è adesso a casa e non sa se, a settembre, potrà andare in prima elementare.
Quanto a me, l'impatto è stato minimo, lavoravo da casa, e continuo a farlo adesso, se è che si può chiamare quello che faccio di lavoro, giacché passo buona parte della giornata a giocare con mia figlia.
In ditta, Bianchi continua ad apprezzare i miei rapporti, ed il Galeazzi continua ad avere problemi con la sua commessa.
Parlando di Galeazzi: sembra che, nonostante tutto, sarà promosso a dirigente nei prossimi mesi.
E sapete una cosa: non me ne frega assolutamente niente.
Fine
1
voti
voti
valutazione
1
1
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
La Morosaracconto sucessivo
Il Boiardo
Commenti dei lettori al racconto erotico