La solita noiosissima cena - parte seconda
di
Anton1970
genere
tradimenti
Arrivati al ristorante, scorgemmo in fondo alla sala il tavolo con i colleghi di Aldo ed a capotavola Emma, la collega di cui avevo sentito parlare. Minuta, carnagione scura, capelli a caschetto, occhi neri corvino, sguardo pungente, sembrava a proprio agio in mezzo in mezzo a quegli masnada di uomini primitivi e caciaroni. Aveva un vestitino con 4 bottoni davanti, stretto in vita e leggermente corto. I maschietti se la mangiavano. on gli occhi. Aldo si sedette accanto a Lei, io accanto a Lui e purtroppo vicino ad Ernesto, purtroppo soggiungo tra me e me. Nonostante l’amicizia con il mio compagno, non di sottraeva mai di lanciarmi frecciatine e battute squallide e volgari, secondo il suo stile, perché voleva assolutamente scoparmi. Tutte rimandate al mittente. Iniziammo a cenare e dopo quasi 2 ore di chiacchiere e risate decisi di andare in bagno. Volevo cambiare aria, respirare. Chiesi al cameriere dove fosse e con difficoltà perché seminascosto trovai quello riservato alle donne. Entrai, aprii una finestrella e subito mi appoggiai al lavandino. Mi guardavo con occhi stanchi, li chiusi, volevo distrarmi tra i miei pensieri. All’improvviso sentii il cigolio della porta che si apriva. Era Emma, anche lei apparentemente annoiata. Si mise accanto a me e mentre si truccava, iniziò a raccontarmi suoi pensieri. Ad un tratto si voltò verso di me, iniziò a soffiarmi nell’orecchio e con la punta della lingua penetrarmi. Rimasi bloccata, inerme. La sua saliva calda, il suo profumo mi davano brividi sullla pelle. Non vedendo resistenza si mise dietro di me e spingendomi contro il lavandino, iniziò lentamente ad accarezzarmi la gamba. Le sue fita piccole e sensuali lentamente, piano piano, arrivarono fino alla mia passerina. Si fermo’, mi fissò in attesa fi una mia reazione. girai il collo, le offrii le mie labbra ed intensamente ci scambiammo un bacio lento e veloce. Spinsi il mio sedere contro di lei facendole capire che volevo non si fermasse. Non avevo mai avuto esperienze lesbo in bita mia. Da giovane solo una volta, in infermeria, rimasi incantata a guardare la vagina della mia amica: piccola, rasata e ben curata rispetto alla mia grassa e piena di ciuffi arruffati. Lei non di accorse di nulla o forse si, mi guardò con desiderio ma tutto gini la’. Ora Emma aveva come. svegliato la parte recondita della mia sessualità. Scansò con due dita la mutandina e mi penetro’ con forza, masturbandomi con delicatezza. Strinsi con forza i bordi del lavandino, stavo godendo alla follia, ero fracida completamente. Stavo quasi prr venire quando Emma di fermò, mi alzò la gamba, si inginocchio’ ed iniziò a penetrarmi con la lingua. Era una sensazione meravigliosa, non volevo smettesse msi. Purtroppo venni copiosamente gettando in aria un urlo stridulo e feroce. Emma si alz, aveva il volto. bagnato dal mio liquido, portò le sue labbra accanto alle mie ed iniziammo a baciarci con passione. Prese la mia mano e stava portandola verso il suo corpo quando di soprassalto la porta di apri sbattendo violentemente. Era quell’idiota di Ernesto. Vedendo noi due in intimi atteggiamenti rimase senza parole. Il suo pantalone di gonfio’ velocemente e con un filo di voce, rivolgendosi verso di me disse: non sei allora una santarellina. Emma si avvicinò a lui, gli slaccio la cintura, apri’ la lampo e con la mano tirò fuori il suo coso, notevole e sorprendente. Si inginocchiò ed iniziò prima leccarlo e poi a succhiarlo con voracità. Ernesto, bastardo, spingeva la sua testa ed intanto fissava verso di me. Emma intanto continuava a farsi penetrare con forza. Ernesto quasi chiudeva gli occhi incapace di resistere a quel piacere. Emma all’improvviso, anche con lui si fermò, si alzò, e avvicinando le sue labbra al suo orecchio sussurrò. La vuoi? prenfila e’ tua , non farà resistenza . Guardavo Emma allibiita, è impazzita, con Ernesto mai. Non feci a temo a pensarlo che quel bastardo piombò su di me, alzò il mio vestito e con il compiacimento di Emma, mi alzò la gonna, strappò le mutandine e con forza mi penetro’, senza pietà. Cacciai un urlo di dolore. Emma con delicatezza pose la sua mano sulle mie labbra e sottovoce mi disse. Ora sei mia, (continua)
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Storia breve prima parte
Commenti dei lettori al racconto erotico