L'occasione fa l'uomo... 2
di
PassionBdsm
genere
dominazione
Consiglio di leggere la prima parte per farsi un'idea migliore della storia. Se a qualcuno non dovesse piacere, chiedo scusa in anticipo, ricordando che è totalmente frutto di fantasia.
Uhmm… Speriamo che vada bene, penso Alessandro, Alex per gli amici. Aveva adocchiato quella villetta in campagna da settimane, e gli sembrava perfetta: isolata, tranquilla, senza cani da guardia, abitata solamente da una donna single, che di mestiere lavorava in banca o qualcosa del genere. Almeno erano queste le informazioni che era riuscito a racimolare, sembrava che la proprietaria fosse un tipo riservato, che teneva la sua vita privata completamente isolata da tutto il resto. Ma una cosa era certa: riconosceva la macchina che lei guidava, l’aveva già vista altre volte, perciò, quando al tramonto la vide uscire dal cancello ed allontanarsi fu sicuro che in casa non ci fosse nessuno, e che quindi avesse tutto il tempo necessario. Data l’ora, infatti, immaginava che la donna avrebbe passato la serata fuori a fare chissà che cosa.
Quando il veicolo fu sufficientemente lontano, si mise in piedi, uscì dagli arbusti in cui era nascosto e si diresse alla villa, deciso a prendere tutto ciò che poteva prima che la donna tornasse.
Era un periodo ben poco allegro per Alex, come ne aveva avuti troppi nella vita. Di professione meccanico, lavorava in un'officina nei pressi dell’autostrada, e modestamente se la cavava con i motori. Ma il proprietario era un grassone avido e stronzo, che impiegava la meta dei dipendenti, come lui, in nero, piu che felicissimo a fare qualche soldo extra smontando auto rubate. Naturalmente, ai sottoposti lasciava soltanto le briciole, nonostante fosse Alex il piu delle volte a togliere i vari pezzi e a piazzarli sul mercato nero. Non c’era da stupirsi che avesse piu volte pensato di derubare il ciccione per prendersi quello che si meritava, ma con un cugino neo-nazista in mezzo, gia finito dentro per omicidio, ad Alex non sembrava una buona idea fare quel grasso culo a pezzi.
Cosi, ogni tanto, ritornava al suo primo, grande amore: i furti negli appartamenti. Con un'esperienza decennale, che risaliva alla prima adolescenza, Alex era una vecchia conoscenza della polizia e dei carabinieri. I suoi obiettivi erano soprattutto case in campagna, male o poco custodite, meglio se prive di antifurto o cani feroci, in cui entrare in assenza dei proprietari, sia durante il giorno che nel corso della notte. A volte poteva capitare di fare dei bei colpi, che gli permettevano di campare per mesi senza bisogno di altri lavoretti. Ma potevano esserci anche imprevisti e giornate storte: Alex si ricordava ancora bene quella volta, quattro anni prima, in cui stava per penetrare nella casa di un riccone milanese quando si imbatte, sulla porta-finestra, in due enormi slavi che, carichi di refurtiva, stavano proprio in quel momento scappando! Il che avrebbe anche potuto essere divertente, se quei due non avessero avuto la brillante idea di pestarlo ed usarlo come punching ball; alla fine, aveva dovuto ringraziare una pattuglia di metronotte che, armati ed allertati da un allarme silenzioso, si erano precipitati ad arrestarli tutti e tre, se non si era presentato al cospetto del Padreterno per rendere conto dei suoi peccati. A giudicare dallo stato in cui era entrato all’ospedale, ed anche dal fatto che in quella casa non aveva nemmeno messo piede, se ne era uscito di prigione dopo soli due anni.
Anche senza imbattersi in situazioni del genere, la vita del ladro era ben lontana dalle favolose avventure di Arsène Lupin: erano mesi che Alex non faceva altro che imbattersi in case vuote di preziosi, o era costretto a scappare per colpa di allarmi o vicini ficcanaso. Finora gli era andata bene, a non essere beccato, ma le sue tasche erano vuote come qualsiasi sede di un partito comunista est europeo nel 1989. E come se non bastasse, la sua vita personale era altrettanto schifosa: mentre era dentro, come aveva scoperto, la sua compagna si era fatta fottere da un nigeriano, un pugile che avrebbe convinto chiunque a rinunciare alla vendetta per corna, e l’aveva lasciato solo come un cane, con solo l’onere di pagare il sostentamento del figlio di 8 anni, che quella maledetta strega gli faceva vedere solo due volte al mese, se andava bene. Eppure era stato proprio lui, Alex, a farla disintossicare quando erano diventati genitori, a furia di liti e qualche botta. Ingratitudine del cazzo, penso Alex quando arrivo sotto il cancello della villa.
Quella con Anna, la madre di suo figlio, era stata la relazione piu lunga che avesse mai avuto, sei anni, e non era stata neanche la peggiore. Eppure non riusciva proprio a capire perché le donne lo deludevano.
Esteticamente, non aveva nulla che non andasse: a 43 anni, alto 1,90 m, robusto, muscoloso, con capelli castani e lisci, occhi marroni, viso poco allungato e con barba incolta, ma non lunga, aveva suscitato l’ammirazione e la lussuria di non poche donne. Certo, poi loro lo lasciavano, quando scoprivano chi era o venivano a sapere i suoi precedenti, o lo tradivano con altri; oppure era lui ad abbandonarle. Ma almeno non potevano lamentarsi delle sue prestazioni a letto: con un pene che, ad erezione completa, sfiorava i 30 cm ed era largo 15cm, era uno stallone che lo faceva irruento, insaziabile, vorace, fino a ridurre le sue partner sfinite. E questo, ad Alex, piaceva, perché era una delle poche cose che gli erano andate bene nella vita. E quando voleva, sapeva essere gentile con loro, romantico, le faceva ridere. Ma questo non gli aveva impedito di collezionare tutta una serie di fallimenti sentimentali. Era proprio vero: l’unica donna che non potrebbe mai deluderti era tua madre. E quella di Alex, buonanima, aveva fatto di tutto per tirarlo su da sola, senza un padre che Alex non aveva mai conosciuto.
Bah! Basta con questi pensieri! Al lavoro, si disse Alex, che giunto davanti al cancello cerco un modo per scavalcare. Si guardò intorno, assicurandosi che non ci fossero telecamere che lo prendessero, e noto dei bidoni per l’indifferenziata che fecero al caso suo. Salendoci sopra, con un piccolo sforzo si arrampicò sul muro e con un balzo fu dall’altra parte. Dopodiché si avvicinò all’abitazione, una villetta ad un solo piano con dependance e piscina. Scartando la porta principale, blindata, giro intorno alla casa in cerca di una via d’ingresso, quando la vide: una finestra lasciata aperta a ventaglio, non molto larga, ma sufficiente a passarci con qualche sforzo. E comunque, Alex non si era mai lasciato scoraggiare da piccole quindi llie come quella. Mettendo mano agli strumenti che aveva nella tasca del giaccone, tiro fuori un filo di ferro e con quello si mise a trafficare sul meccanismo della serratura, finché non riuscì a farlo girare all’interno e ad aprire completamente la finestra. Poi salì sul davanzale e da lì balzo dentro.
Si trovava in un locale lavanderia, con la porta davanti a sé e, sulla sinistra, lavatrice ed asciugatrice appoggiate al muro. Il più era ormai fatto: era dentro.
Monica continuava a contorcersi per effetto della magic wand, che svolgeva egregiamente il proprio lavoro. Sotto effetto delle vibrazioni era già venuta una volta, con i propri succhi che appiccicosi si riversavano sul pianale della stessa sedia su cui si trovava e colavano sul pavimento, ed era già al buon punto di rivenire. Le vibrazioni offerte dalla plastica lucida e fredda si trasmettono lungo tutte le pareti vaginali, facendo venire rigido e sull’attenti il clitoride della donna, che mugugnando attraverso la ball gag stava ormai sempre più cedendo alle scosse di piacere del proprio corpo. Anche il plug che la riempiva l’ano faceva il proprio dovere, facendola sentire piena, mentre le vibrazioni che venivano dal vibratore si trasmettevano attraverso la sedia e il tatto anche dietro, creando quasi la sensazione che un secondo cazzo di plastica la stesse penetrando. Muovendosi, Monica si strusciava le corde lungo il corpo, ma per fortuna erano di un materiale morbido, progettato per non lasciare segni troppo evidenti. O almeno era quello che le aveva detto Teresa, che le aveva gia usate varie volte per immobilizzarla, a letto o per terra, mentre la scopava con qualche strapon, o lasciandola in quello stato per delle ore. Ed anche le clips, che le cingevano i capezzoli, non davano quasi più fastidio: Teresa, prima di andare, aveva deciso di non utilizzare le altre, quelle con i denti aguzzi, concedendole così un piccolo sollievo. Sotto quelle morse d’acciaio, Monica poteva sentire i capezzoli dei seni irrigidirsi come puntaspilli, mentre era sul punto di eiaculare di nuovo.
Ed era solo l’inizio. Bendata, al buio, Monica non poteva sapere quanto tempo fosse passato, ma dovette ammettere con se stessa che grazie a Teresa aveva scoperto nuovi piaceri che non riteneva possibili, e che si eccitava anche contro il proprio volere. Come la prima volta che aveva passato la notte nella stanza dei giochi di Teresa: ella, approfittando che il figlio dell’amica si sarebbe fermato a dormire dai nonni, l’aveva lasciato da sola, al buio, su una branda ed una coperta, come sempre nuda e legata con collare e guinzaglio ad un gancio nel muro, che non le permetteva di fare grandi movimenti. Unico lusso per la notte: un secchio accanto al letto da utilizzare per i propri bisogni. Un’esperienza non proprio invitante, ma che, come Monica doveva ammettere con se stessa, l’aveva lasciata eccitata, esposta, ma anche divertita, indifesa fino alla mattina seguente, desiderosa del ritorno della padrona che la liberasse e facesse di nuovo l’amore con lei.
A questo ricordo, Monica si mise di nuovo rigida sulla sedia e, per la seconda volta, venne. Senti il getto caldo dei propri umori schizzare in avanti e, a poco a poco, perdere potenza, fino a bagnare la sedia e il pavimento sotto di lei. E di nuovo, con tutte le forze, Monica desidero che Teresa tornasse presto portando con se un uomo da scopare.
Uscendo con circospezione dal locale lavanderia, Alex si guardò intorno, in cerca di sistemi d’allarme. Non era un esperto di elettronica, ma conosceva due o tre trucchi per non far scattare gli antifurti, anche se non sempre erano infallibili. Svoltando in un corridoio che collegava il soggiorno alla cucina, notò subito una centralina con schermo touchscreen sul muro: subito la riconobbe come il sistema di controllo di un modello d’allarme che conosceva molto bene, ed istintivamente lo tocco. Se c’era un codice o una password da sbloccare, sarebbe stato un problema, ed allora…
E invece no! Non poteva credere alla fortuna che aveva davanti agli occhi: l’immagine sullo schermo indicava che l’antifurto era disinserito! A quanto pare, la proprietaria si era dimenticata di attivarlo prima d’uscire, o forse faceva affidamento sul fatto che viveva isolata, in mezzo alla campagna. In ogni caso, Alex non poté fare a meno di sorridere tra sé e sé: forse quella sarebbe stata davvero una serata proficua per lui! E con i guanti già indossati, era sicuro di non lasciare tracce. Questo fu più che sufficiente a metterlo di buon umore, anche se sapeva di doversi sbrigare prima che qualcuno tornasse.
Evvai! Mettiamoci al lavoro, ragazzi. E pensato questo, si mise subito al lavoro.
Armato di torcia elettrica, cominciò ad ispezionare la casa. Inizio dal soggiorno, dove noto un grande televisore a schermo piatto da 55 pollici, impianto stereo, router wi-fi di ultimo modello, mobili moderni e soprammobili ad essi abbinati. Ma passo oltre, lasciando quell’ambiente della casa da parte, per il momento. Superato un piccolo ambiente che faceva da ingresso, da una parte c’era la porta, che celava un guardaroba dove sicuramente si apprendevano gli abiti, e dall’altra si trovò in uno studio, completo di grande scrivania, computer, poltroncine e libreria. Fu da li che Alex cominciò a cercare. I cassetti del computer erano chiusi a chiave, ma per il ladro fu un gioco da ragazzi aprirli e rovistarci dentro. Tuttavia, si mostrò alquanto deluso: controllando meglio, si accorse subito che si trattava di documenti bancari, pieni di cifre complicate e con scritto qualcosa di astruso sopra, che per un profano come lui sembrava arabo. Le uniche cose che sembravano avere qualche valore furono un registratore mp3, che poteva essere utilizzato dalla proprietaria di casa per prendere appunti, e una fotocamera digitale, che Alex non si prese briga di accendere per vedere che foto potevano esserci: poteva benissimo farlo più tardi. Entrambi gli oggetti finirono nella sacca che teneva in mano.
Lasciata la scrivania, Alex si avvicinò alla libreria, e comincio a rovistare in cerca di nascondigli. Ben presto trovò un finto pannello dietro cui si celava una cassaforte, ma, ahimè, si trattava di un modello avanzatissimo, a combinazione elettronica, per il quale non nutriva speranze di aprirla. A malincuore, dovette lasciar perdere.
Decise allora di girare la casa, alla ricerca di altri ambienti più facili da raggiungere. Prima di lasciare lo studio, diede però una rapida occhiata alle foto che si trovavano lì. In quelle immagini erano ritratte varie persone, ma a comparire di più era una donna bionda, all’incirca sui 40 anni, che doveva essere colei che abitava in quella casa. Ed osservandola meglio, Alex dovette ammettere che era un bella donna: fisico tonico, occhi azzurri o blu, curve al punto giusto. In una foto, scattata in spiaggia, la si vedeva con pareo e costume a due pezzi, che metteva in evidenza due tette grosse come meloni, che sorrideva alla fotocamera con uno sguardo malizioso e divertito allo stesso tempo.
A quella visione, il ladro si accorse che sotto, dentro i pantaloni, qualcosa si stava movendo. - “Uhmm, bella figa! Hai capito che mercanzia offre la bancaria. Se potessi passarci un’ora, che feste ti faccio, pupa.” - pensò, ben consapevole che una come quella era al di sopra delle sue possibilità. Sembrava la tipica snob che guarda gli abitanti dei quartieri bassi con la puzza sotto il naso, mettendogli sotto il naso quello che non avrebbero mai potuto toccare, condannandoli a farsi le seghe. Sicuramente, Alex non aveva nessuna chance di divertirsi con una bambola come quella.
E così, sospirando lievemente, uscì dalla stanza.
Pensando a che cosa fare, Alex cominciò a girare la casa alla ricerca della camera da letto padronale, sperando di trovare qualche gioiello o soldi incustoditi. Pensando di trovarla alla fine di un corridoio, cominciò a dirigersi verso la porta, quando, all'improvviso, successe qualcosa di strano. All’inizio non capiva che cosa fosse, ma gli era sembrato di sentire qualcosa in sottofondo. Eppure era solo in casa, si era accertato che nei giorni precedenti non vivesse qualcun altro lì dentro! Facendosi vigile all’istante, tese bene le orecchie nella casa immessa nella luce crepuscolare del tardo pomeriggio. All’inizio non sentì niente, al punto che pensò di essersi inventato tutto. Ma poi, facendo bene attenzione, sentì un leggero rumore. “Merda!”, fece il ladro, che si chiese subito cosa fosse quel suono e da dove venisse: che la padrona di casa fosse tornata prima? C’era qualcuno che viveva lì, di cui non sapeva niente? Aveva fatto scattare qualche allarme nascosto? Oppure, più semplicemente, era stata dimenticata una Tv accesa?
Facendosi tutte quelle domande, Alex tese al massimo le orecchie, ed allora capì da dove venisse: sembrava che quel strano rumore provenisse da dietro la porta alla quale si trovava davanti, nel corridoio che stava percorrendo.
“E adesso che faccio?”, - si chiese Alex. Scappare, e rinunciare al colpo, per sicurezza, oppure controllare prima se ci fosse un pericolo? Se qualcosa prometteva di portare guai, era più prudente tagliare la corda prima che succedesse un casino, come l’esperienza l’aveva insegnato più volte. Ma dall’altra parte detestava l’idea di rinunciare a un ricco bottino solo perché se la faceva sotto, senza almeno capire che rischi corresse. E poi era sempre stato curioso fin da ragazzino. E così, si avvicinò alla porta e ci appoggiò l’orecchio. Ma quello che sentì non gli fu più chiaro. Facendosi silenzioso, gli parve di sentire delle voci. O meglio, una voce, e più precisamente di donna. Ma non si riusciva a capire cosa dicesse: quello che si udiva erano come delle grida soffocate, quasi strozzate, che sembravano dei mugoli. Essi erano come delle grida acute, che salivano e scendevano di tono, raggiungendo un apice per poi diminuire d’intensità. E facendo ancora più attenzione, sembrava di sentire un altro rumore, quasi coperto dalla voce soffocata, come di un ronzio continuo.
“Ma che diavolo…?”- si chiese Alex, che non riusciva a capire cosa fosse. Eppure c’era qualcosa, in un quel suono umano, che gli pareva familiare. Qualcosa che aveva già sentito da qualche parte, e che forse l’aveva già fatto divertire, ma non riusciva proprio a ricordare. Forse non era la mossa giusta da fare, ma Alex non poteva fare a meno di domandarsi che cosa fosse. E così, facendosi coraggio, lentamente aprì la porta.
E subito si trovò davanti a sè una scala che scendeva, facendo una svolta a destra di 90° gradi. Era copertamente al buio, illuminata solo dalla torcia, ma adesso la voce era ancora più forte, a metà strada tra un grido ed un sospiro, ma soffocato, come se fosse tappato da qualcosa sulla bocca. Chi poteva esserci lì sotto, al buio, in una cantina? Non certo un televisore lasciato accesso. Lì qualcosa non tornava.
“La storia si fa sempre più interessante” - pensò Alex, sempre più curioso di cosa stesse succedendo. Istintivamente, senza pensare che potesse essere rischioso, cercò l'interruttore della luce e trovatolo lo accese. Poi, facendosi cauto, cominciò a scendere i gradini ad uno ad uno…
“Basta, non ce la faccio più!”, gridò Monica, ma il bavaglio soffocò completamente il suo supplizio. Ormai aveva perso il conto delle volte in cui era venuta, sentiva i propri capezzoli rigidi come chiodi, e tremava dalla testa ai piedi dagli orgasmi e dal piacere. D’istinto cercava di liberarsi, ma le corde erano ben fatte e l’unico risultato tangibile che riuscì ad ottenere fu quello di far ballare la sedia di cui era prigioniera, con il rischio di farla cadere e di rovesciarsi. Così facendo, il plug le usciva dal culo di pochi cm, ma subito dopo, ricadendo con tutto il corpo, se lo rimetteva di nuovo tutto dentro, causandole allo stesso tempo, ma anche piacere. La donna cominciava ad essere stremata, ma allo stesso tempo, da ninfomane qual’era, si stava abituando, con gli ormoni del proprio corpo che la inondavano di estasi. Quella non era la prima volta che Teresa la lasciava così, in balia di un vibratore, e sapeva che quell’aggeggio non faceva altro che renderla ancora più vogliosa, ancora più affamata di sesso, ancora più innamorata della sua amica/padrona. Spesso, nelle sedute non sadomaso, le due donne si dedicavano al reciproco piacere, ed avvinghiate in un sessantanove l’una stimolava l’altra con qualche dildo o vibratore.
A quel ricordo Monica si sentì ancora più bagnata, e stava di nuovo eccitandosi quando, ad un tratto, successe qualcosa.
All’inizio non ci fece caso, il ronzio del sex toys e i suoi stessi mugugni coprivano qualsiasi altro rumore, ma le sembrò per un istante di sentire qualcosa provenire dalle scale che portavano in cantina e alla sala giochi. Poi, le sembrò di sentire altri rumori, prima deboli, poi sempre più nitidi, che sembravano scendere dall’alto. Aguzzando l’orecchio, le sembrò, almeno in apparenza, che fossero… dei passi? E questo la destò parzialmente dal principio di orgasmo che stava avendo.
Passi, quindi persone. Che finalmente Teresa fosse tornata? Che fortuna, quella piacevole tortura stava per finire! Poi però, facendo più attenzione, notò qualcosa di strano. Sembravano sì dei passi, ma di una persona sola. Eppure Teresa doveva essere in compagnia del suo amante, Luigi. Che fosse successo qualcosa, che l’uomo avesse dato buca? Oppure Teresa lo aveva mandato avanti, da solo, per fargli gustare ancora di più la sorpresa? Comunque, Monica non si sentiva preoccupata: dopo chissà quante ore la stavano venendo a liberare, ed avrebbe potuto scopare con dei veri esseri umani, di cui uno dotato di un pene vero. Sperando che fosse abbastanza grande e che durasse a lungo. Mentre i passi si facevano sempre più vicini, cominciò ad essere nuovamente scossa dai spasmi di piacere, e sentiva che mancava poco ad un nuovo orgasmo.
A quel punto, sentì la luce del locale accendersi, e la porta aprirsi.
Giunto alla fine delle scale, Alex si trovò in un grande ambiente aperto, usato come cantina e pieno di cianfrusaglie di ogni genere. Ma ad attirare la sua attenzione fu la porta alla sua sinistra, dietro la quale provenivano i rumori che aveva sentito prima. Facendo ben attenzione, il ladro ci appoggiò sopra l’orecchio, e non ebbe più dubbi: la soluzione di quel mistero era lì dietro. Si trattava senza dubbio di una donna, che più che gridare sembrava squittire, visto che non riusciva a capire niente. Come se avesse la bocca piena di qualcosa. E facendo più attenzione, percepì anche un ronzio elettrico, continuo, e rumori come quelli di qualcuno che fa la zumba su una sedia. Era una situazione strana…
Poi, all'improvviso, Alex capì: il tono, gli stridii, tutto in quella voce soffocata puntava ad un’unica cosa: qualcuno lì stava godendo di piacere! Aveva sentito la stessa cosa decine, centinaia di volte, facendo l’amore con le varie compagne che aveva avuto, mentre le scopava in ogni posizione possibile ed immaginabile, riempiendole in ogni buco. Una volta, aveva anche avuto una compagna di scuola, non bella ma veramente porca, che a letto le strusciava addosso e le faceva le fusa come un gatto. Non potè fare a meno di sorridere: qualcuno lì sotto si stava divertendo, ed anche parecchio, a quanto sentiva!
Sì, ma… Poi si fece delle domande. Chi c’era lì dietro? Perchè non era uscito insieme alla proprietaria di casa? Era da sola a masturbarsi davanti ad un porno, o era in piacevole compagnia? E perché farlo lì sotto, in una cantina buia e polverosa? Ma soprattutto: che doveva fare lui?
Sarebbe stato da incoscienti aprire la porta e controllare, con il rischio di farsi beccare. D’altra parte, se tornava di sopra al suo lavoro, c’era il rischio che venisse colto sul fatto da chiunque si trovava lì, una volta che fosse risalita.
Ma mentre si faceva quelle domande, Alex si accorse di qualcosa d’inatteso. Sentendo la stoffa dei pantaloni premere contro di lui, guardò in basso e notò un deciso rigonfiamento alla patta: era bastato sentire quelle urla per farsi venire un principio di erezione!
“Ma che cazzo, che sono, un guardone?”, si rimproverò Alex. Tuttavia, era ben conscio che non poteva mentire a sé stesso: quella situazione assurda lo stava eccitando, e non poteva andarsene da lì senza prima capire che cosa succedesse. Quindi, prese una decisione.
facendosi coraggio, prese in mano la maniglia della porta, l’abbassò e l’aprì leggermente, promettendo di dare solo una sbirciatina, facendo attenzione a non farsi scoprire. Ma evidentemente non stava pensando in modo lucido, perché senza un motivo allungò dentro una mano alla ricerca di un interruttore, lo trovò, lo premette e…
E non credette ai propri occhi! Ci mancò poco che egli gridasse per lo stupore, ma chissà come Alex rimase ammutolito e a bocca aperta. La stanza che si apriva davanti a lui era grande forse 4, 4 metri e mezzo per lato, non aveva finestre e aveva un pavimento piastrellato, illuminata da luci soffuse al led sul soffitto.
Quell’ambiente era ricolmo di vari oggetti, che sul momento non riconobbe, ma si ricordò di aver visto qualcosa di simile in qualche film o rivista porno, in cui delle persone vestite di lattice facevano delle cose davvero strane. Sulla parete di sinistra c’era una grande struttura a legno a forma di X, che Alex si ricordò chiamarsi croce di Sant’Andrea; davanti ad essa, in mezzo alla stanza, c’era una vera e propria gogna medievale, dove i prigionieri di una volta venivano richiusi con testa e braccia bloccate; sulla parete di fronte alla porta, nell’angolo a destra, era addossato un letto matrimoniale, che presentava solamente un materasso e un lenzuolo tirato da parte, con bocchettoni che fuoriuscivano dal muro sopra la tastiera, ed ai piedi un secchio di metallo come tanti altri. Le altre pareti erano ricoperte da scaffali, e su di essi si trovavano attrezzi e congegni di ogni tipo: fruste, bacchette, dildo, bavagli, giocattoli sessuali di ogni forma, colore e dimensione. Sembrava proprio il regno dei balocchi di qualche pervertito.
Ma a colpire di più il ladro fu la persona che si ritrovò davanti, alla sua destra, seduta e ridotta in condizioni a dir poco sorprendenti: una donna bruna, con i cappelli corti, sui 30/35 anni, che si trovava immobilizzata con delle corde, imbavagliata, bendata e completamente nuda. Se c’erano cose più strane al mondo che si potevano vedere, ad Alex in quel momento non ne veniva in mente nessuna.
“Ma che cazzo…?”, si chiese mentalmente, mentre a quella visione il proprio membro prese vita dentro i pantaloni, mettendosi sull’attenti celato dal tessuto. Era allo stesso tempo imbarazzato ed eccitato.
La donna era bendata, quindi non poteva vederlo, eppure si agitava sulla sedia come se fosse indemoniata, ricoperta di sudore su tutto il corpo e con fiumi di saliva che colavano dalla pallina in bocca. Che si fosse accorta della sua presenza, in qualche modo? Ma poi, sentendo il ronzio, capì che la causa era un’altra. Seppur titubante, Alex si mosse di qualche passo dalla porta, avvicinandosi alla sedia, ed allora lo vide: sulla sedia, attaccato con lo scotch e a diretto contatto con la vulva di quella donna, c’era un vibratore in funzione, e sotto di essa si era formata una macchia di…beh, non ci voleva un genio per capirlo.
“Uao! Pazzesco”, pensò Alex, che si chiese con il cuore in gola cosa fare. Immobilizzata in quella maniera, quella puttana non costituiva affatto un pericolo, e con la benda sugli occhi era impossibile che lo riconoscesse. Aveva i guanti, perciò a lasciare impronte per la casa, neanche per sbaglio. Poteva semplicemente uscire da lì e lasciare del tutto la casa, abbandonando quella matta a qualunque cosa stesse facendo.
Ma d’altra parte, sempre più insistente, si stava facendo strada un istinto inconfondibile in Alex, che faceva leva sui suoi appetiti di uomo: aveva di fronte un bel bocconcino di donna, carina quanto la bionda che aveva visto nelle foto, forse anche di più, del tutto indifesa e, in teoria, a completa disposizione di chiunque fosse capitato lì. L’erezione nei pantaloni stava esplodendo, inutile negarlo. Ma valeva davvero la pena macchiarsi di violenza carnale, con il rischio di essere beccato e di subire una condanna esemplare, solo per il divertimento di qualche ora? Chi l’aveva lasciata lì prima o poi sarebbe tornato, e l’avrebbe colto in flagranza di reato, con tutto quello che ne sarebbe derivato.
Ma la curiosità e la bramosia erano troppo forti, e i dubbi di Alex stavano cominciando a farsi sempre più radi, mentre cresceva la voglia di sapere chi fosse quella donna e come ci fosse finita lì, in quello stato. I suoi mugolii si facevano sempre più forti, la pallina in bocca faceva pensare ad un maiale con la mela in bocca, e respirando affannosamente le tette, che erano decisamente sode e di discrete dimensioni, andavano su e giù, ipnotizzando chi le stava osservando.
Ormai Alex non poteva più fare a meno di pensare a quella scena, in un modo o nell’altro, e se fosse scappato da lì senza almeno qualche risposta, sapeva che non se lo sarebbe mai perdonato. E così, pur ancora dubbioso su quella storia, si avvicinò alla sedia, guardò il vibratore e, accortosi che era un modello a batteria, lo spense.
Monica si stava domandando cosa stesse succedendo fin da quando aveva sentito le luci della stanza accendersi. C’era qualcuno lì dentro, inutile negarlo, poteva percepire la sua presenza anche ad occhi chiusi, ma non riusciva a capire se fosse da solo o in compagnia, e se si trattasse di un uomo o di una donna. Se era il famoso Luigi, non aveva detto una sola parola, segno che la sorpresa l’aveva lasciato davvero senza fiato, ma dove era Teresa? Non aveva sentito la sua voce, e non riusciva a capire che cosa stesse facendo. Il misterioso intruso, d’altra parte, non stava prendendo alcuna iniziativa.
Passò qualche minuto, in cui sentirsi la persona misteriosa muoversi davanti a lei senza aprire bocca. Pensò che fosse rimasto ammutolito dalla visione di una donna nuda ed impacchettata offerta in dono a lui, una donna di cui avrebbe potuto disporre a piacimento, ma che aspettava a prendere l’iniziativa? Ormai erano ore che Monica era ridotta in quello stato, era tutta sporca di sudore e di umori, e dentro avvampava come un fuoco, moriva dalla voglia di essere sbattuta in ogni modo, di sentire un cazzo in carne dentro ogni suo buco, mentre stava per raggiungere di nuovo l’orgasmo.
Ma proprio mentre stava per giungere al punto, quella persona si abbassò davanti a lei e premette l’interruttore del vibratore.
No! Perché proprio adesso? Monica rimase delusa, privata del proprio piacere. Non poteva aspettare ancora un pò, per farla sua? Era una mancanza di rispetto nei suoi confronti, pensò, ma forse si trattava di un segnale: che il vero divertimento, il vero evento per cui si era preparata, stava per giungere. Mentre rifletteva su questo, le venne tolta la ball gag, ma la benda sugli occhi rimase.
“Cough, cough!” - tossì Monica, che poté finalmente proferire parola, - “Finalmente, cominciavo a preoccuparmi che non arrivaste più, voi due.”
“N-noi,...due?!?”, - le fece eco una voce titubante di uomo. Doveva proprio trattarsi di Luigi.
“Sì, proprio voi. Quanto tempo è passato, cominciavo ad averne le palle piene. Non ve la sarete presa comoda al ristorante, voi piccioncini, vero?”, - chiese ricomponendosi e fingendo di essere un pò offesa. Aveva pensato per tutto il giorno a quell’istante, e alla fine si era convinta che, per rendere il gioco più interessante, doveva almeno mostrare un minimo di finta indignazione.
“Ma, veramente…”, - stava per dire la voce maschile, che era rauca e sembrava dal timbro appartenere ad un quarantenne.
“Su, dai, che mi fai il timido?”, - chiese Monica, che sorrise all’interlocutore che non poteva vedere. - “Luigi, vero? Piacere, Monica. Lieta di conoscerti. Ti stringerei la mano, ma, come vedi, ho qualche inconveniente”, - rise imbarazzata Monica, che subito smise di essere arrabbiata. In fondo, si trovava lì solo per fare sesso, perché fare tante storie? Doveva ancora venire per l’ennesima volta e non vedeva l’ora di farsi chiavare.
“Ma, io…”, - stava per rispondere l’uomo, ancora dubbioso. Sembrava non credere alla fortuna che le era capitata. Allora, Monica decise di mostrarsi ancora più disponibile, sporgendosi per quanto possibile in avanti con il busto.
“Uhmmm,... Ti prego, non dirmi che questa non ti piacciono? Eppure non hanno nulla da invidiare a quelle di Teresa. E credimi, le ho tastate e leccate a lungo. Non ti piacerebbe provare anche tu?”, - chiese con finto fare innocente.
Alex non poteva proprio credere a quello che stava succedendo: a quanto pare, era finito in mezzo ad un giochino erotico di qualche genere, per cui quella troia si era fatta trovare apposta legata ed imbavagliata per essere scopata! Non capiva chi potesse essere questo Luigi, ma era evidente che era lui che aspettava, ed adesso lo stava tentando muovendo in su e giù, a sinistra e a destra, quelle mammelle dai capezzoli cinti da morsi. E non solo: da quella battuta sulle tette, capiva che anche una certa Teresa, che intuì essere la bancaria che viveva lì, doveva far parte di quella storia, e che addirittura si era divertita con lei. Roba da pornostar…
A quelle parole, e di fronte a quell’atteggiamento, il ladro non ci vide più: una bella donna, in carne, dall'appetito insaziabile e con una voglia matta di spassarsela, le stava chiedendo di prenderla e di fare di lei ciò che lui voleva. In realtà, era un altro a cui si riferiva, ma perché sprecare un’occasione così inaspettata come quella?
A quel punto, con un pene ingrossato a più non posso che non chiedeva altro di uscire, Alex non capì più niente: al diavolo il rischio di essere scoperto, di lasciare tracce di sperma che potessero far risalire a lui, al pericolo che la padrona di casa e qualcun altro arrivassero da un momento all’altro. Era da troppo tempo che non andava a letto con una donna, e se quella troiona lesbica voleva essere riempita, lui l’avrebbe riempita come un bigné!
E così, fregandosene di tutto, mise a terra la sacca e cominciò a spogliarsi.
”Uh, d’accordo, bella. Adesso ti faccio divertire io!”, - dichiarò Alex con voce più sicura.
- “Uhmmm, finalmente siamo d’accordo, tu ed io! Avanti, fammi tutto ciò che vuoi, amico! Ma, Teresa? Lei dov’è? No si unisce a noi?”
- “Teresa? Oh! Beh,... adesso lei arriva”, - mentì Alex, mentre metteva mano ai pantaloni. - “Nel frattempo, cominciamo noi due…”
Continua...
Uhmm… Speriamo che vada bene, penso Alessandro, Alex per gli amici. Aveva adocchiato quella villetta in campagna da settimane, e gli sembrava perfetta: isolata, tranquilla, senza cani da guardia, abitata solamente da una donna single, che di mestiere lavorava in banca o qualcosa del genere. Almeno erano queste le informazioni che era riuscito a racimolare, sembrava che la proprietaria fosse un tipo riservato, che teneva la sua vita privata completamente isolata da tutto il resto. Ma una cosa era certa: riconosceva la macchina che lei guidava, l’aveva già vista altre volte, perciò, quando al tramonto la vide uscire dal cancello ed allontanarsi fu sicuro che in casa non ci fosse nessuno, e che quindi avesse tutto il tempo necessario. Data l’ora, infatti, immaginava che la donna avrebbe passato la serata fuori a fare chissà che cosa.
Quando il veicolo fu sufficientemente lontano, si mise in piedi, uscì dagli arbusti in cui era nascosto e si diresse alla villa, deciso a prendere tutto ciò che poteva prima che la donna tornasse.
Era un periodo ben poco allegro per Alex, come ne aveva avuti troppi nella vita. Di professione meccanico, lavorava in un'officina nei pressi dell’autostrada, e modestamente se la cavava con i motori. Ma il proprietario era un grassone avido e stronzo, che impiegava la meta dei dipendenti, come lui, in nero, piu che felicissimo a fare qualche soldo extra smontando auto rubate. Naturalmente, ai sottoposti lasciava soltanto le briciole, nonostante fosse Alex il piu delle volte a togliere i vari pezzi e a piazzarli sul mercato nero. Non c’era da stupirsi che avesse piu volte pensato di derubare il ciccione per prendersi quello che si meritava, ma con un cugino neo-nazista in mezzo, gia finito dentro per omicidio, ad Alex non sembrava una buona idea fare quel grasso culo a pezzi.
Cosi, ogni tanto, ritornava al suo primo, grande amore: i furti negli appartamenti. Con un'esperienza decennale, che risaliva alla prima adolescenza, Alex era una vecchia conoscenza della polizia e dei carabinieri. I suoi obiettivi erano soprattutto case in campagna, male o poco custodite, meglio se prive di antifurto o cani feroci, in cui entrare in assenza dei proprietari, sia durante il giorno che nel corso della notte. A volte poteva capitare di fare dei bei colpi, che gli permettevano di campare per mesi senza bisogno di altri lavoretti. Ma potevano esserci anche imprevisti e giornate storte: Alex si ricordava ancora bene quella volta, quattro anni prima, in cui stava per penetrare nella casa di un riccone milanese quando si imbatte, sulla porta-finestra, in due enormi slavi che, carichi di refurtiva, stavano proprio in quel momento scappando! Il che avrebbe anche potuto essere divertente, se quei due non avessero avuto la brillante idea di pestarlo ed usarlo come punching ball; alla fine, aveva dovuto ringraziare una pattuglia di metronotte che, armati ed allertati da un allarme silenzioso, si erano precipitati ad arrestarli tutti e tre, se non si era presentato al cospetto del Padreterno per rendere conto dei suoi peccati. A giudicare dallo stato in cui era entrato all’ospedale, ed anche dal fatto che in quella casa non aveva nemmeno messo piede, se ne era uscito di prigione dopo soli due anni.
Anche senza imbattersi in situazioni del genere, la vita del ladro era ben lontana dalle favolose avventure di Arsène Lupin: erano mesi che Alex non faceva altro che imbattersi in case vuote di preziosi, o era costretto a scappare per colpa di allarmi o vicini ficcanaso. Finora gli era andata bene, a non essere beccato, ma le sue tasche erano vuote come qualsiasi sede di un partito comunista est europeo nel 1989. E come se non bastasse, la sua vita personale era altrettanto schifosa: mentre era dentro, come aveva scoperto, la sua compagna si era fatta fottere da un nigeriano, un pugile che avrebbe convinto chiunque a rinunciare alla vendetta per corna, e l’aveva lasciato solo come un cane, con solo l’onere di pagare il sostentamento del figlio di 8 anni, che quella maledetta strega gli faceva vedere solo due volte al mese, se andava bene. Eppure era stato proprio lui, Alex, a farla disintossicare quando erano diventati genitori, a furia di liti e qualche botta. Ingratitudine del cazzo, penso Alex quando arrivo sotto il cancello della villa.
Quella con Anna, la madre di suo figlio, era stata la relazione piu lunga che avesse mai avuto, sei anni, e non era stata neanche la peggiore. Eppure non riusciva proprio a capire perché le donne lo deludevano.
Esteticamente, non aveva nulla che non andasse: a 43 anni, alto 1,90 m, robusto, muscoloso, con capelli castani e lisci, occhi marroni, viso poco allungato e con barba incolta, ma non lunga, aveva suscitato l’ammirazione e la lussuria di non poche donne. Certo, poi loro lo lasciavano, quando scoprivano chi era o venivano a sapere i suoi precedenti, o lo tradivano con altri; oppure era lui ad abbandonarle. Ma almeno non potevano lamentarsi delle sue prestazioni a letto: con un pene che, ad erezione completa, sfiorava i 30 cm ed era largo 15cm, era uno stallone che lo faceva irruento, insaziabile, vorace, fino a ridurre le sue partner sfinite. E questo, ad Alex, piaceva, perché era una delle poche cose che gli erano andate bene nella vita. E quando voleva, sapeva essere gentile con loro, romantico, le faceva ridere. Ma questo non gli aveva impedito di collezionare tutta una serie di fallimenti sentimentali. Era proprio vero: l’unica donna che non potrebbe mai deluderti era tua madre. E quella di Alex, buonanima, aveva fatto di tutto per tirarlo su da sola, senza un padre che Alex non aveva mai conosciuto.
Bah! Basta con questi pensieri! Al lavoro, si disse Alex, che giunto davanti al cancello cerco un modo per scavalcare. Si guardò intorno, assicurandosi che non ci fossero telecamere che lo prendessero, e noto dei bidoni per l’indifferenziata che fecero al caso suo. Salendoci sopra, con un piccolo sforzo si arrampicò sul muro e con un balzo fu dall’altra parte. Dopodiché si avvicinò all’abitazione, una villetta ad un solo piano con dependance e piscina. Scartando la porta principale, blindata, giro intorno alla casa in cerca di una via d’ingresso, quando la vide: una finestra lasciata aperta a ventaglio, non molto larga, ma sufficiente a passarci con qualche sforzo. E comunque, Alex non si era mai lasciato scoraggiare da piccole quindi llie come quella. Mettendo mano agli strumenti che aveva nella tasca del giaccone, tiro fuori un filo di ferro e con quello si mise a trafficare sul meccanismo della serratura, finché non riuscì a farlo girare all’interno e ad aprire completamente la finestra. Poi salì sul davanzale e da lì balzo dentro.
Si trovava in un locale lavanderia, con la porta davanti a sé e, sulla sinistra, lavatrice ed asciugatrice appoggiate al muro. Il più era ormai fatto: era dentro.
Monica continuava a contorcersi per effetto della magic wand, che svolgeva egregiamente il proprio lavoro. Sotto effetto delle vibrazioni era già venuta una volta, con i propri succhi che appiccicosi si riversavano sul pianale della stessa sedia su cui si trovava e colavano sul pavimento, ed era già al buon punto di rivenire. Le vibrazioni offerte dalla plastica lucida e fredda si trasmettono lungo tutte le pareti vaginali, facendo venire rigido e sull’attenti il clitoride della donna, che mugugnando attraverso la ball gag stava ormai sempre più cedendo alle scosse di piacere del proprio corpo. Anche il plug che la riempiva l’ano faceva il proprio dovere, facendola sentire piena, mentre le vibrazioni che venivano dal vibratore si trasmettevano attraverso la sedia e il tatto anche dietro, creando quasi la sensazione che un secondo cazzo di plastica la stesse penetrando. Muovendosi, Monica si strusciava le corde lungo il corpo, ma per fortuna erano di un materiale morbido, progettato per non lasciare segni troppo evidenti. O almeno era quello che le aveva detto Teresa, che le aveva gia usate varie volte per immobilizzarla, a letto o per terra, mentre la scopava con qualche strapon, o lasciandola in quello stato per delle ore. Ed anche le clips, che le cingevano i capezzoli, non davano quasi più fastidio: Teresa, prima di andare, aveva deciso di non utilizzare le altre, quelle con i denti aguzzi, concedendole così un piccolo sollievo. Sotto quelle morse d’acciaio, Monica poteva sentire i capezzoli dei seni irrigidirsi come puntaspilli, mentre era sul punto di eiaculare di nuovo.
Ed era solo l’inizio. Bendata, al buio, Monica non poteva sapere quanto tempo fosse passato, ma dovette ammettere con se stessa che grazie a Teresa aveva scoperto nuovi piaceri che non riteneva possibili, e che si eccitava anche contro il proprio volere. Come la prima volta che aveva passato la notte nella stanza dei giochi di Teresa: ella, approfittando che il figlio dell’amica si sarebbe fermato a dormire dai nonni, l’aveva lasciato da sola, al buio, su una branda ed una coperta, come sempre nuda e legata con collare e guinzaglio ad un gancio nel muro, che non le permetteva di fare grandi movimenti. Unico lusso per la notte: un secchio accanto al letto da utilizzare per i propri bisogni. Un’esperienza non proprio invitante, ma che, come Monica doveva ammettere con se stessa, l’aveva lasciata eccitata, esposta, ma anche divertita, indifesa fino alla mattina seguente, desiderosa del ritorno della padrona che la liberasse e facesse di nuovo l’amore con lei.
A questo ricordo, Monica si mise di nuovo rigida sulla sedia e, per la seconda volta, venne. Senti il getto caldo dei propri umori schizzare in avanti e, a poco a poco, perdere potenza, fino a bagnare la sedia e il pavimento sotto di lei. E di nuovo, con tutte le forze, Monica desidero che Teresa tornasse presto portando con se un uomo da scopare.
Uscendo con circospezione dal locale lavanderia, Alex si guardò intorno, in cerca di sistemi d’allarme. Non era un esperto di elettronica, ma conosceva due o tre trucchi per non far scattare gli antifurti, anche se non sempre erano infallibili. Svoltando in un corridoio che collegava il soggiorno alla cucina, notò subito una centralina con schermo touchscreen sul muro: subito la riconobbe come il sistema di controllo di un modello d’allarme che conosceva molto bene, ed istintivamente lo tocco. Se c’era un codice o una password da sbloccare, sarebbe stato un problema, ed allora…
E invece no! Non poteva credere alla fortuna che aveva davanti agli occhi: l’immagine sullo schermo indicava che l’antifurto era disinserito! A quanto pare, la proprietaria si era dimenticata di attivarlo prima d’uscire, o forse faceva affidamento sul fatto che viveva isolata, in mezzo alla campagna. In ogni caso, Alex non poté fare a meno di sorridere tra sé e sé: forse quella sarebbe stata davvero una serata proficua per lui! E con i guanti già indossati, era sicuro di non lasciare tracce. Questo fu più che sufficiente a metterlo di buon umore, anche se sapeva di doversi sbrigare prima che qualcuno tornasse.
Evvai! Mettiamoci al lavoro, ragazzi. E pensato questo, si mise subito al lavoro.
Armato di torcia elettrica, cominciò ad ispezionare la casa. Inizio dal soggiorno, dove noto un grande televisore a schermo piatto da 55 pollici, impianto stereo, router wi-fi di ultimo modello, mobili moderni e soprammobili ad essi abbinati. Ma passo oltre, lasciando quell’ambiente della casa da parte, per il momento. Superato un piccolo ambiente che faceva da ingresso, da una parte c’era la porta, che celava un guardaroba dove sicuramente si apprendevano gli abiti, e dall’altra si trovò in uno studio, completo di grande scrivania, computer, poltroncine e libreria. Fu da li che Alex cominciò a cercare. I cassetti del computer erano chiusi a chiave, ma per il ladro fu un gioco da ragazzi aprirli e rovistarci dentro. Tuttavia, si mostrò alquanto deluso: controllando meglio, si accorse subito che si trattava di documenti bancari, pieni di cifre complicate e con scritto qualcosa di astruso sopra, che per un profano come lui sembrava arabo. Le uniche cose che sembravano avere qualche valore furono un registratore mp3, che poteva essere utilizzato dalla proprietaria di casa per prendere appunti, e una fotocamera digitale, che Alex non si prese briga di accendere per vedere che foto potevano esserci: poteva benissimo farlo più tardi. Entrambi gli oggetti finirono nella sacca che teneva in mano.
Lasciata la scrivania, Alex si avvicinò alla libreria, e comincio a rovistare in cerca di nascondigli. Ben presto trovò un finto pannello dietro cui si celava una cassaforte, ma, ahimè, si trattava di un modello avanzatissimo, a combinazione elettronica, per il quale non nutriva speranze di aprirla. A malincuore, dovette lasciar perdere.
Decise allora di girare la casa, alla ricerca di altri ambienti più facili da raggiungere. Prima di lasciare lo studio, diede però una rapida occhiata alle foto che si trovavano lì. In quelle immagini erano ritratte varie persone, ma a comparire di più era una donna bionda, all’incirca sui 40 anni, che doveva essere colei che abitava in quella casa. Ed osservandola meglio, Alex dovette ammettere che era un bella donna: fisico tonico, occhi azzurri o blu, curve al punto giusto. In una foto, scattata in spiaggia, la si vedeva con pareo e costume a due pezzi, che metteva in evidenza due tette grosse come meloni, che sorrideva alla fotocamera con uno sguardo malizioso e divertito allo stesso tempo.
A quella visione, il ladro si accorse che sotto, dentro i pantaloni, qualcosa si stava movendo. - “Uhmm, bella figa! Hai capito che mercanzia offre la bancaria. Se potessi passarci un’ora, che feste ti faccio, pupa.” - pensò, ben consapevole che una come quella era al di sopra delle sue possibilità. Sembrava la tipica snob che guarda gli abitanti dei quartieri bassi con la puzza sotto il naso, mettendogli sotto il naso quello che non avrebbero mai potuto toccare, condannandoli a farsi le seghe. Sicuramente, Alex non aveva nessuna chance di divertirsi con una bambola come quella.
E così, sospirando lievemente, uscì dalla stanza.
Pensando a che cosa fare, Alex cominciò a girare la casa alla ricerca della camera da letto padronale, sperando di trovare qualche gioiello o soldi incustoditi. Pensando di trovarla alla fine di un corridoio, cominciò a dirigersi verso la porta, quando, all'improvviso, successe qualcosa di strano. All’inizio non capiva che cosa fosse, ma gli era sembrato di sentire qualcosa in sottofondo. Eppure era solo in casa, si era accertato che nei giorni precedenti non vivesse qualcun altro lì dentro! Facendosi vigile all’istante, tese bene le orecchie nella casa immessa nella luce crepuscolare del tardo pomeriggio. All’inizio non sentì niente, al punto che pensò di essersi inventato tutto. Ma poi, facendo bene attenzione, sentì un leggero rumore. “Merda!”, fece il ladro, che si chiese subito cosa fosse quel suono e da dove venisse: che la padrona di casa fosse tornata prima? C’era qualcuno che viveva lì, di cui non sapeva niente? Aveva fatto scattare qualche allarme nascosto? Oppure, più semplicemente, era stata dimenticata una Tv accesa?
Facendosi tutte quelle domande, Alex tese al massimo le orecchie, ed allora capì da dove venisse: sembrava che quel strano rumore provenisse da dietro la porta alla quale si trovava davanti, nel corridoio che stava percorrendo.
“E adesso che faccio?”, - si chiese Alex. Scappare, e rinunciare al colpo, per sicurezza, oppure controllare prima se ci fosse un pericolo? Se qualcosa prometteva di portare guai, era più prudente tagliare la corda prima che succedesse un casino, come l’esperienza l’aveva insegnato più volte. Ma dall’altra parte detestava l’idea di rinunciare a un ricco bottino solo perché se la faceva sotto, senza almeno capire che rischi corresse. E poi era sempre stato curioso fin da ragazzino. E così, si avvicinò alla porta e ci appoggiò l’orecchio. Ma quello che sentì non gli fu più chiaro. Facendosi silenzioso, gli parve di sentire delle voci. O meglio, una voce, e più precisamente di donna. Ma non si riusciva a capire cosa dicesse: quello che si udiva erano come delle grida soffocate, quasi strozzate, che sembravano dei mugoli. Essi erano come delle grida acute, che salivano e scendevano di tono, raggiungendo un apice per poi diminuire d’intensità. E facendo ancora più attenzione, sembrava di sentire un altro rumore, quasi coperto dalla voce soffocata, come di un ronzio continuo.
“Ma che diavolo…?”- si chiese Alex, che non riusciva a capire cosa fosse. Eppure c’era qualcosa, in un quel suono umano, che gli pareva familiare. Qualcosa che aveva già sentito da qualche parte, e che forse l’aveva già fatto divertire, ma non riusciva proprio a ricordare. Forse non era la mossa giusta da fare, ma Alex non poteva fare a meno di domandarsi che cosa fosse. E così, facendosi coraggio, lentamente aprì la porta.
E subito si trovò davanti a sè una scala che scendeva, facendo una svolta a destra di 90° gradi. Era copertamente al buio, illuminata solo dalla torcia, ma adesso la voce era ancora più forte, a metà strada tra un grido ed un sospiro, ma soffocato, come se fosse tappato da qualcosa sulla bocca. Chi poteva esserci lì sotto, al buio, in una cantina? Non certo un televisore lasciato accesso. Lì qualcosa non tornava.
“La storia si fa sempre più interessante” - pensò Alex, sempre più curioso di cosa stesse succedendo. Istintivamente, senza pensare che potesse essere rischioso, cercò l'interruttore della luce e trovatolo lo accese. Poi, facendosi cauto, cominciò a scendere i gradini ad uno ad uno…
“Basta, non ce la faccio più!”, gridò Monica, ma il bavaglio soffocò completamente il suo supplizio. Ormai aveva perso il conto delle volte in cui era venuta, sentiva i propri capezzoli rigidi come chiodi, e tremava dalla testa ai piedi dagli orgasmi e dal piacere. D’istinto cercava di liberarsi, ma le corde erano ben fatte e l’unico risultato tangibile che riuscì ad ottenere fu quello di far ballare la sedia di cui era prigioniera, con il rischio di farla cadere e di rovesciarsi. Così facendo, il plug le usciva dal culo di pochi cm, ma subito dopo, ricadendo con tutto il corpo, se lo rimetteva di nuovo tutto dentro, causandole allo stesso tempo, ma anche piacere. La donna cominciava ad essere stremata, ma allo stesso tempo, da ninfomane qual’era, si stava abituando, con gli ormoni del proprio corpo che la inondavano di estasi. Quella non era la prima volta che Teresa la lasciava così, in balia di un vibratore, e sapeva che quell’aggeggio non faceva altro che renderla ancora più vogliosa, ancora più affamata di sesso, ancora più innamorata della sua amica/padrona. Spesso, nelle sedute non sadomaso, le due donne si dedicavano al reciproco piacere, ed avvinghiate in un sessantanove l’una stimolava l’altra con qualche dildo o vibratore.
A quel ricordo Monica si sentì ancora più bagnata, e stava di nuovo eccitandosi quando, ad un tratto, successe qualcosa.
All’inizio non ci fece caso, il ronzio del sex toys e i suoi stessi mugugni coprivano qualsiasi altro rumore, ma le sembrò per un istante di sentire qualcosa provenire dalle scale che portavano in cantina e alla sala giochi. Poi, le sembrò di sentire altri rumori, prima deboli, poi sempre più nitidi, che sembravano scendere dall’alto. Aguzzando l’orecchio, le sembrò, almeno in apparenza, che fossero… dei passi? E questo la destò parzialmente dal principio di orgasmo che stava avendo.
Passi, quindi persone. Che finalmente Teresa fosse tornata? Che fortuna, quella piacevole tortura stava per finire! Poi però, facendo più attenzione, notò qualcosa di strano. Sembravano sì dei passi, ma di una persona sola. Eppure Teresa doveva essere in compagnia del suo amante, Luigi. Che fosse successo qualcosa, che l’uomo avesse dato buca? Oppure Teresa lo aveva mandato avanti, da solo, per fargli gustare ancora di più la sorpresa? Comunque, Monica non si sentiva preoccupata: dopo chissà quante ore la stavano venendo a liberare, ed avrebbe potuto scopare con dei veri esseri umani, di cui uno dotato di un pene vero. Sperando che fosse abbastanza grande e che durasse a lungo. Mentre i passi si facevano sempre più vicini, cominciò ad essere nuovamente scossa dai spasmi di piacere, e sentiva che mancava poco ad un nuovo orgasmo.
A quel punto, sentì la luce del locale accendersi, e la porta aprirsi.
Giunto alla fine delle scale, Alex si trovò in un grande ambiente aperto, usato come cantina e pieno di cianfrusaglie di ogni genere. Ma ad attirare la sua attenzione fu la porta alla sua sinistra, dietro la quale provenivano i rumori che aveva sentito prima. Facendo ben attenzione, il ladro ci appoggiò sopra l’orecchio, e non ebbe più dubbi: la soluzione di quel mistero era lì dietro. Si trattava senza dubbio di una donna, che più che gridare sembrava squittire, visto che non riusciva a capire niente. Come se avesse la bocca piena di qualcosa. E facendo più attenzione, percepì anche un ronzio elettrico, continuo, e rumori come quelli di qualcuno che fa la zumba su una sedia. Era una situazione strana…
Poi, all'improvviso, Alex capì: il tono, gli stridii, tutto in quella voce soffocata puntava ad un’unica cosa: qualcuno lì stava godendo di piacere! Aveva sentito la stessa cosa decine, centinaia di volte, facendo l’amore con le varie compagne che aveva avuto, mentre le scopava in ogni posizione possibile ed immaginabile, riempiendole in ogni buco. Una volta, aveva anche avuto una compagna di scuola, non bella ma veramente porca, che a letto le strusciava addosso e le faceva le fusa come un gatto. Non potè fare a meno di sorridere: qualcuno lì sotto si stava divertendo, ed anche parecchio, a quanto sentiva!
Sì, ma… Poi si fece delle domande. Chi c’era lì dietro? Perchè non era uscito insieme alla proprietaria di casa? Era da sola a masturbarsi davanti ad un porno, o era in piacevole compagnia? E perché farlo lì sotto, in una cantina buia e polverosa? Ma soprattutto: che doveva fare lui?
Sarebbe stato da incoscienti aprire la porta e controllare, con il rischio di farsi beccare. D’altra parte, se tornava di sopra al suo lavoro, c’era il rischio che venisse colto sul fatto da chiunque si trovava lì, una volta che fosse risalita.
Ma mentre si faceva quelle domande, Alex si accorse di qualcosa d’inatteso. Sentendo la stoffa dei pantaloni premere contro di lui, guardò in basso e notò un deciso rigonfiamento alla patta: era bastato sentire quelle urla per farsi venire un principio di erezione!
“Ma che cazzo, che sono, un guardone?”, si rimproverò Alex. Tuttavia, era ben conscio che non poteva mentire a sé stesso: quella situazione assurda lo stava eccitando, e non poteva andarsene da lì senza prima capire che cosa succedesse. Quindi, prese una decisione.
facendosi coraggio, prese in mano la maniglia della porta, l’abbassò e l’aprì leggermente, promettendo di dare solo una sbirciatina, facendo attenzione a non farsi scoprire. Ma evidentemente non stava pensando in modo lucido, perché senza un motivo allungò dentro una mano alla ricerca di un interruttore, lo trovò, lo premette e…
E non credette ai propri occhi! Ci mancò poco che egli gridasse per lo stupore, ma chissà come Alex rimase ammutolito e a bocca aperta. La stanza che si apriva davanti a lui era grande forse 4, 4 metri e mezzo per lato, non aveva finestre e aveva un pavimento piastrellato, illuminata da luci soffuse al led sul soffitto.
Quell’ambiente era ricolmo di vari oggetti, che sul momento non riconobbe, ma si ricordò di aver visto qualcosa di simile in qualche film o rivista porno, in cui delle persone vestite di lattice facevano delle cose davvero strane. Sulla parete di sinistra c’era una grande struttura a legno a forma di X, che Alex si ricordò chiamarsi croce di Sant’Andrea; davanti ad essa, in mezzo alla stanza, c’era una vera e propria gogna medievale, dove i prigionieri di una volta venivano richiusi con testa e braccia bloccate; sulla parete di fronte alla porta, nell’angolo a destra, era addossato un letto matrimoniale, che presentava solamente un materasso e un lenzuolo tirato da parte, con bocchettoni che fuoriuscivano dal muro sopra la tastiera, ed ai piedi un secchio di metallo come tanti altri. Le altre pareti erano ricoperte da scaffali, e su di essi si trovavano attrezzi e congegni di ogni tipo: fruste, bacchette, dildo, bavagli, giocattoli sessuali di ogni forma, colore e dimensione. Sembrava proprio il regno dei balocchi di qualche pervertito.
Ma a colpire di più il ladro fu la persona che si ritrovò davanti, alla sua destra, seduta e ridotta in condizioni a dir poco sorprendenti: una donna bruna, con i cappelli corti, sui 30/35 anni, che si trovava immobilizzata con delle corde, imbavagliata, bendata e completamente nuda. Se c’erano cose più strane al mondo che si potevano vedere, ad Alex in quel momento non ne veniva in mente nessuna.
“Ma che cazzo…?”, si chiese mentalmente, mentre a quella visione il proprio membro prese vita dentro i pantaloni, mettendosi sull’attenti celato dal tessuto. Era allo stesso tempo imbarazzato ed eccitato.
La donna era bendata, quindi non poteva vederlo, eppure si agitava sulla sedia come se fosse indemoniata, ricoperta di sudore su tutto il corpo e con fiumi di saliva che colavano dalla pallina in bocca. Che si fosse accorta della sua presenza, in qualche modo? Ma poi, sentendo il ronzio, capì che la causa era un’altra. Seppur titubante, Alex si mosse di qualche passo dalla porta, avvicinandosi alla sedia, ed allora lo vide: sulla sedia, attaccato con lo scotch e a diretto contatto con la vulva di quella donna, c’era un vibratore in funzione, e sotto di essa si era formata una macchia di…beh, non ci voleva un genio per capirlo.
“Uao! Pazzesco”, pensò Alex, che si chiese con il cuore in gola cosa fare. Immobilizzata in quella maniera, quella puttana non costituiva affatto un pericolo, e con la benda sugli occhi era impossibile che lo riconoscesse. Aveva i guanti, perciò a lasciare impronte per la casa, neanche per sbaglio. Poteva semplicemente uscire da lì e lasciare del tutto la casa, abbandonando quella matta a qualunque cosa stesse facendo.
Ma d’altra parte, sempre più insistente, si stava facendo strada un istinto inconfondibile in Alex, che faceva leva sui suoi appetiti di uomo: aveva di fronte un bel bocconcino di donna, carina quanto la bionda che aveva visto nelle foto, forse anche di più, del tutto indifesa e, in teoria, a completa disposizione di chiunque fosse capitato lì. L’erezione nei pantaloni stava esplodendo, inutile negarlo. Ma valeva davvero la pena macchiarsi di violenza carnale, con il rischio di essere beccato e di subire una condanna esemplare, solo per il divertimento di qualche ora? Chi l’aveva lasciata lì prima o poi sarebbe tornato, e l’avrebbe colto in flagranza di reato, con tutto quello che ne sarebbe derivato.
Ma la curiosità e la bramosia erano troppo forti, e i dubbi di Alex stavano cominciando a farsi sempre più radi, mentre cresceva la voglia di sapere chi fosse quella donna e come ci fosse finita lì, in quello stato. I suoi mugolii si facevano sempre più forti, la pallina in bocca faceva pensare ad un maiale con la mela in bocca, e respirando affannosamente le tette, che erano decisamente sode e di discrete dimensioni, andavano su e giù, ipnotizzando chi le stava osservando.
Ormai Alex non poteva più fare a meno di pensare a quella scena, in un modo o nell’altro, e se fosse scappato da lì senza almeno qualche risposta, sapeva che non se lo sarebbe mai perdonato. E così, pur ancora dubbioso su quella storia, si avvicinò alla sedia, guardò il vibratore e, accortosi che era un modello a batteria, lo spense.
Monica si stava domandando cosa stesse succedendo fin da quando aveva sentito le luci della stanza accendersi. C’era qualcuno lì dentro, inutile negarlo, poteva percepire la sua presenza anche ad occhi chiusi, ma non riusciva a capire se fosse da solo o in compagnia, e se si trattasse di un uomo o di una donna. Se era il famoso Luigi, non aveva detto una sola parola, segno che la sorpresa l’aveva lasciato davvero senza fiato, ma dove era Teresa? Non aveva sentito la sua voce, e non riusciva a capire che cosa stesse facendo. Il misterioso intruso, d’altra parte, non stava prendendo alcuna iniziativa.
Passò qualche minuto, in cui sentirsi la persona misteriosa muoversi davanti a lei senza aprire bocca. Pensò che fosse rimasto ammutolito dalla visione di una donna nuda ed impacchettata offerta in dono a lui, una donna di cui avrebbe potuto disporre a piacimento, ma che aspettava a prendere l’iniziativa? Ormai erano ore che Monica era ridotta in quello stato, era tutta sporca di sudore e di umori, e dentro avvampava come un fuoco, moriva dalla voglia di essere sbattuta in ogni modo, di sentire un cazzo in carne dentro ogni suo buco, mentre stava per raggiungere di nuovo l’orgasmo.
Ma proprio mentre stava per giungere al punto, quella persona si abbassò davanti a lei e premette l’interruttore del vibratore.
No! Perché proprio adesso? Monica rimase delusa, privata del proprio piacere. Non poteva aspettare ancora un pò, per farla sua? Era una mancanza di rispetto nei suoi confronti, pensò, ma forse si trattava di un segnale: che il vero divertimento, il vero evento per cui si era preparata, stava per giungere. Mentre rifletteva su questo, le venne tolta la ball gag, ma la benda sugli occhi rimase.
“Cough, cough!” - tossì Monica, che poté finalmente proferire parola, - “Finalmente, cominciavo a preoccuparmi che non arrivaste più, voi due.”
“N-noi,...due?!?”, - le fece eco una voce titubante di uomo. Doveva proprio trattarsi di Luigi.
“Sì, proprio voi. Quanto tempo è passato, cominciavo ad averne le palle piene. Non ve la sarete presa comoda al ristorante, voi piccioncini, vero?”, - chiese ricomponendosi e fingendo di essere un pò offesa. Aveva pensato per tutto il giorno a quell’istante, e alla fine si era convinta che, per rendere il gioco più interessante, doveva almeno mostrare un minimo di finta indignazione.
“Ma, veramente…”, - stava per dire la voce maschile, che era rauca e sembrava dal timbro appartenere ad un quarantenne.
“Su, dai, che mi fai il timido?”, - chiese Monica, che sorrise all’interlocutore che non poteva vedere. - “Luigi, vero? Piacere, Monica. Lieta di conoscerti. Ti stringerei la mano, ma, come vedi, ho qualche inconveniente”, - rise imbarazzata Monica, che subito smise di essere arrabbiata. In fondo, si trovava lì solo per fare sesso, perché fare tante storie? Doveva ancora venire per l’ennesima volta e non vedeva l’ora di farsi chiavare.
“Ma, io…”, - stava per rispondere l’uomo, ancora dubbioso. Sembrava non credere alla fortuna che le era capitata. Allora, Monica decise di mostrarsi ancora più disponibile, sporgendosi per quanto possibile in avanti con il busto.
“Uhmmm,... Ti prego, non dirmi che questa non ti piacciono? Eppure non hanno nulla da invidiare a quelle di Teresa. E credimi, le ho tastate e leccate a lungo. Non ti piacerebbe provare anche tu?”, - chiese con finto fare innocente.
Alex non poteva proprio credere a quello che stava succedendo: a quanto pare, era finito in mezzo ad un giochino erotico di qualche genere, per cui quella troia si era fatta trovare apposta legata ed imbavagliata per essere scopata! Non capiva chi potesse essere questo Luigi, ma era evidente che era lui che aspettava, ed adesso lo stava tentando muovendo in su e giù, a sinistra e a destra, quelle mammelle dai capezzoli cinti da morsi. E non solo: da quella battuta sulle tette, capiva che anche una certa Teresa, che intuì essere la bancaria che viveva lì, doveva far parte di quella storia, e che addirittura si era divertita con lei. Roba da pornostar…
A quelle parole, e di fronte a quell’atteggiamento, il ladro non ci vide più: una bella donna, in carne, dall'appetito insaziabile e con una voglia matta di spassarsela, le stava chiedendo di prenderla e di fare di lei ciò che lui voleva. In realtà, era un altro a cui si riferiva, ma perché sprecare un’occasione così inaspettata come quella?
A quel punto, con un pene ingrossato a più non posso che non chiedeva altro di uscire, Alex non capì più niente: al diavolo il rischio di essere scoperto, di lasciare tracce di sperma che potessero far risalire a lui, al pericolo che la padrona di casa e qualcun altro arrivassero da un momento all’altro. Era da troppo tempo che non andava a letto con una donna, e se quella troiona lesbica voleva essere riempita, lui l’avrebbe riempita come un bigné!
E così, fregandosene di tutto, mise a terra la sacca e cominciò a spogliarsi.
”Uh, d’accordo, bella. Adesso ti faccio divertire io!”, - dichiarò Alex con voce più sicura.
- “Uhmmm, finalmente siamo d’accordo, tu ed io! Avanti, fammi tutto ciò che vuoi, amico! Ma, Teresa? Lei dov’è? No si unisce a noi?”
- “Teresa? Oh! Beh,... adesso lei arriva”, - mentì Alex, mentre metteva mano ai pantaloni. - “Nel frattempo, cominciamo noi due…”
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