Innocenza
di
Cla85
genere
prime esperienze
La serata promette bene, entriamo carichi, gioiosi, abbiamo tutti bevuto qualche bicchiere in più ma senza troppo esagerare. Varchiamo l'ingresso del locale che nel buio della notte appare maestoso, grazie ad una sapiente illuminazione che si staglia dal basso verso l'alto. È estate, siamo un gruppo di amici tutti ventenni, in vacanza. Le piste sono piene di ragazzi e ragazze, corpi che si muovono al ritmo di musica, braccia nude, gambe scoperte. Mi sembra di sentire sulla pelle l'energia sprigionata dalla folla.
- “Dai muoviamoci, scendiamo anche noi!”
Stringo il suo avambraccio e lo tiro a me, inutilmente, non si muove di un passo. È come roccia, muscoli tesi, fisico asciutto.
- “No, andate pure io resto qua”.
Opposti come sempre. A onor del vero nessun altro del gruppo si unisce all'invito, tranne Daniela.
- “Come volete, noi andiamo a ballare!”
Ci precipitiamo in pista, cerchiamo di trovare un po' di spazio. Iniziamo a muoverci una di fronte all'altra, divertite, danzando ci scambiamo di posto, facciamo facce buffe e ridiamo insieme. Dopo pochi minuti un bel tipo si avvicina a Daniela, le dice qualcosa, ma è necessario urlare per riuscire a comunicare, così si allontanano di qualche passo. Io continuo a ballare da sola. La musica ad alto volume riempie la testa e respinge i pensieri, il corpo ne segue il ritmo in modo istintivo, quasi senza consapevolezza, i bassi vibrano nella pancia. Chiudo gli occhi lasciandomi trasportare dal suono. Percepisco la calca aumentare, lo spazio intorno ridursi, i corpi stringersi, riapro gli occhi e mi accorgo che tre ragazzi mi stanno osservando. Si sorridono, ammiccano, chiaramente sono amici. Inspiro aria, sento i loro profumi. Ballando si avvicinano sempre più, le nostre gambe e i fianchi si sfiorano. Si muovono a pochissima distanza, io sono il centro della loro attenzione. Ho un debole, mi piace essere guardata così.
Mi sento assediata, ambita. Non spreco molto tempo a osservare i loro volti, non sono poi così importanti. Richiudo gli occhi e riprendo a ballare, persuasa dal ritmo della musica. Gradualmente uno dei tre fa aderire il suo corpo al mio, adesso ci muoviamo in sincrono, due mani si posano sui miei fianchi. Le lascio lì. Poco dopo se ne aggiungono altre due che s’insinuano sotto il tessuto sottile del top. Sento salire l'eccitazione, vorrei lo facessero anche quelle mani. L'attesa è breve, ne sento altre accarezzarmi le cosce sollevando la mingonna. Come fosse parte di una coreografia, sollevo le braccia facilitando il percorso di quelle dita che percepisco ovunque. Ormai è impossibile distinguerle.
È la prima volta che mi capita di essere oggetto di attenzioni da parte di tre ragazzi contemporaneamente. La sensazione mi esalta, il senso di potere mi domina. Mi sento venerata da quei palmi che mi accarezzano, scivolano, stringono, salgono e sostano, attraversano il mio corpo in ogni direzione. Gli occhi socchiusi, la musica assordante, il lieve stordimento dovuto all'alcol, il movimento ondulatorio dei corpi, tutto contribuisce a proiettarmi in un'altra dimensione, onirica, dove il tempo appare rallentato all'inverosimile, quasi scomparso. Non esiste nessun passato, né alcun futuro, ma solo ed esclusivamente il momento presente, solo odori, ansimi, tocchi, vibrazioni, nell'oscurità illuminata a intermittenza dalle luci dei faretti. Cedo il controllo al mio desiderio: in questo momento non cerco altro che appagamento del bisogno, fisico e mentale di essere desiderata, toccata, annusata e presa. Seguo ciò che il mio corpo chiede, la decenza non so neanche più cosa sia. Non esiste nient’altro intorno. Sento una voce vicino all'orecchio mi pare dica, le troie come te mi fanno impazzire. I miei battiti accelerano, il respiro si fa più corto. Sotto la cortina di profumi maschili e deodoranti avverto odori di corpi che vorrei poter indagare, distinguere. È la sola identità che mi interessa. Una mano da dietro si inserisce sotto il reggiseno mi afferra una tetta stringe forte, strizza senza nessun garbo il capezzolo. Impreco per la fitta di dolore misto a piacere. Il tipo davanti a me riprende il suo amico, gli dice qualcosa tipo, vacci piano, aspetta che usciamo. Labbra sottili si avvicinano alle mie, sento il fiato bruciare sul volto. Da questa distanza riesco a vedere solo due grandi occhi scuri.
Le mani sui fianchi improvvisamente mi fanno voltare mi ritrovo davanti un altro dei tre, forse quello che mi palpava il seno, forse no. Non ci capisco niente, sono tre, potrebbero essere di più, non me ne accorgerei. Qualcuno mi sfiora una spalla, scosta i capelli e mi preme la bocca sul collo, chiudo gli occhi, il suo respiro sulla pelle mi provoca brividi di piacere, il piccolo morso che segue mi fa sfuggire un gemito, piego le testa all'indietro, mi appoggio. Il ragazzo che ho davanti mi schiaccia le mani sul culo e mi stringe a se facendomi sentire bene la sua erezione. Credo di iniziare a riconoscere i suoi tocchi, sono quelli più spregiudicati. Allungo le mani, gli afferro la cintura, in un attimo di lucidità penso: attenta, più ti spingi avanti, più sarà difficile tornare indietro se vorrai. Che mi trovo in una sala di una discoteca in mezzo a tanta altra gente invece non ricordo di averlo pensato. Lui avvicina il naso alla mia scollatura, infila la lingua nel solco tra i seni e lentamente inizia a risalire, leccandomi via le goccioline di sudore. Qualcuno mi solleva le braccia, altre dita si insinuano tra la pelle e l'elastico dei miei slip bagnati...
-"Vieni bellezza, adesso ci pensiamo noi a farti divertire".
Mi sento afferrare con forza il polso, uno strattone mi tira con prepotenza tra la folla.
Il sogno s’interrompe in modo brusco, rapidamente vengo trascinata lontano dalla pista con irruenza e senza alcuna delicatezza. Oppormi è impossibile. Non capisco dove stiamo andando, l'oscurità mi impedisce di vedere, urto continuamente tra i corpi che riempiono la sala, la musica è assordante. Sento che mi manca l'aria, il braccio stretto inizia a farmi malissimo. Inaspettatamente mi ritrovo in uno spazio libero dalla ressa.
Una spinta mi scaglia con forza contro il muro del locale. Mi accarezzo il polso dolorante, finalmente libero, mi volto e guardo in faccia la realtà. È alta un metro e novanta, ha gli occhi verdi e il volto furente di un buon amico.
-"Ma che cazzo fai? Hai deciso di farti violentare?!"
Rimango lì, stordita, imbambolata, non so cosa rispondere. Davvero. Vorrei dirgli che non c'è violenza se c'è consenso, ma un po' mi vergogno. È meglio che sto zitta, perché so che il punto non è quello e probabilmente ha ragione lui, come sempre.
Mi limito a guardarlo imbronciata, come una bambina a cui abbiano appena tolto un giocattolo troppo pericoloso per lei. Lui smette di aspettare una risposta e scuotendo la testa recupera il suo cocktail dalle mani di un altro dei nostri amici. Inizio a guardarmi intorno e realizzo che se dovessi incrociare quei ragazzi non saprei neanche riconoscerli.
- “Dai muoviamoci, scendiamo anche noi!”
Stringo il suo avambraccio e lo tiro a me, inutilmente, non si muove di un passo. È come roccia, muscoli tesi, fisico asciutto.
- “No, andate pure io resto qua”.
Opposti come sempre. A onor del vero nessun altro del gruppo si unisce all'invito, tranne Daniela.
- “Come volete, noi andiamo a ballare!”
Ci precipitiamo in pista, cerchiamo di trovare un po' di spazio. Iniziamo a muoverci una di fronte all'altra, divertite, danzando ci scambiamo di posto, facciamo facce buffe e ridiamo insieme. Dopo pochi minuti un bel tipo si avvicina a Daniela, le dice qualcosa, ma è necessario urlare per riuscire a comunicare, così si allontanano di qualche passo. Io continuo a ballare da sola. La musica ad alto volume riempie la testa e respinge i pensieri, il corpo ne segue il ritmo in modo istintivo, quasi senza consapevolezza, i bassi vibrano nella pancia. Chiudo gli occhi lasciandomi trasportare dal suono. Percepisco la calca aumentare, lo spazio intorno ridursi, i corpi stringersi, riapro gli occhi e mi accorgo che tre ragazzi mi stanno osservando. Si sorridono, ammiccano, chiaramente sono amici. Inspiro aria, sento i loro profumi. Ballando si avvicinano sempre più, le nostre gambe e i fianchi si sfiorano. Si muovono a pochissima distanza, io sono il centro della loro attenzione. Ho un debole, mi piace essere guardata così.
Mi sento assediata, ambita. Non spreco molto tempo a osservare i loro volti, non sono poi così importanti. Richiudo gli occhi e riprendo a ballare, persuasa dal ritmo della musica. Gradualmente uno dei tre fa aderire il suo corpo al mio, adesso ci muoviamo in sincrono, due mani si posano sui miei fianchi. Le lascio lì. Poco dopo se ne aggiungono altre due che s’insinuano sotto il tessuto sottile del top. Sento salire l'eccitazione, vorrei lo facessero anche quelle mani. L'attesa è breve, ne sento altre accarezzarmi le cosce sollevando la mingonna. Come fosse parte di una coreografia, sollevo le braccia facilitando il percorso di quelle dita che percepisco ovunque. Ormai è impossibile distinguerle.
È la prima volta che mi capita di essere oggetto di attenzioni da parte di tre ragazzi contemporaneamente. La sensazione mi esalta, il senso di potere mi domina. Mi sento venerata da quei palmi che mi accarezzano, scivolano, stringono, salgono e sostano, attraversano il mio corpo in ogni direzione. Gli occhi socchiusi, la musica assordante, il lieve stordimento dovuto all'alcol, il movimento ondulatorio dei corpi, tutto contribuisce a proiettarmi in un'altra dimensione, onirica, dove il tempo appare rallentato all'inverosimile, quasi scomparso. Non esiste nessun passato, né alcun futuro, ma solo ed esclusivamente il momento presente, solo odori, ansimi, tocchi, vibrazioni, nell'oscurità illuminata a intermittenza dalle luci dei faretti. Cedo il controllo al mio desiderio: in questo momento non cerco altro che appagamento del bisogno, fisico e mentale di essere desiderata, toccata, annusata e presa. Seguo ciò che il mio corpo chiede, la decenza non so neanche più cosa sia. Non esiste nient’altro intorno. Sento una voce vicino all'orecchio mi pare dica, le troie come te mi fanno impazzire. I miei battiti accelerano, il respiro si fa più corto. Sotto la cortina di profumi maschili e deodoranti avverto odori di corpi che vorrei poter indagare, distinguere. È la sola identità che mi interessa. Una mano da dietro si inserisce sotto il reggiseno mi afferra una tetta stringe forte, strizza senza nessun garbo il capezzolo. Impreco per la fitta di dolore misto a piacere. Il tipo davanti a me riprende il suo amico, gli dice qualcosa tipo, vacci piano, aspetta che usciamo. Labbra sottili si avvicinano alle mie, sento il fiato bruciare sul volto. Da questa distanza riesco a vedere solo due grandi occhi scuri.
Le mani sui fianchi improvvisamente mi fanno voltare mi ritrovo davanti un altro dei tre, forse quello che mi palpava il seno, forse no. Non ci capisco niente, sono tre, potrebbero essere di più, non me ne accorgerei. Qualcuno mi sfiora una spalla, scosta i capelli e mi preme la bocca sul collo, chiudo gli occhi, il suo respiro sulla pelle mi provoca brividi di piacere, il piccolo morso che segue mi fa sfuggire un gemito, piego le testa all'indietro, mi appoggio. Il ragazzo che ho davanti mi schiaccia le mani sul culo e mi stringe a se facendomi sentire bene la sua erezione. Credo di iniziare a riconoscere i suoi tocchi, sono quelli più spregiudicati. Allungo le mani, gli afferro la cintura, in un attimo di lucidità penso: attenta, più ti spingi avanti, più sarà difficile tornare indietro se vorrai. Che mi trovo in una sala di una discoteca in mezzo a tanta altra gente invece non ricordo di averlo pensato. Lui avvicina il naso alla mia scollatura, infila la lingua nel solco tra i seni e lentamente inizia a risalire, leccandomi via le goccioline di sudore. Qualcuno mi solleva le braccia, altre dita si insinuano tra la pelle e l'elastico dei miei slip bagnati...
-"Vieni bellezza, adesso ci pensiamo noi a farti divertire".
Mi sento afferrare con forza il polso, uno strattone mi tira con prepotenza tra la folla.
Il sogno s’interrompe in modo brusco, rapidamente vengo trascinata lontano dalla pista con irruenza e senza alcuna delicatezza. Oppormi è impossibile. Non capisco dove stiamo andando, l'oscurità mi impedisce di vedere, urto continuamente tra i corpi che riempiono la sala, la musica è assordante. Sento che mi manca l'aria, il braccio stretto inizia a farmi malissimo. Inaspettatamente mi ritrovo in uno spazio libero dalla ressa.
Una spinta mi scaglia con forza contro il muro del locale. Mi accarezzo il polso dolorante, finalmente libero, mi volto e guardo in faccia la realtà. È alta un metro e novanta, ha gli occhi verdi e il volto furente di un buon amico.
-"Ma che cazzo fai? Hai deciso di farti violentare?!"
Rimango lì, stordita, imbambolata, non so cosa rispondere. Davvero. Vorrei dirgli che non c'è violenza se c'è consenso, ma un po' mi vergogno. È meglio che sto zitta, perché so che il punto non è quello e probabilmente ha ragione lui, come sempre.
Mi limito a guardarlo imbronciata, come una bambina a cui abbiano appena tolto un giocattolo troppo pericoloso per lei. Lui smette di aspettare una risposta e scuotendo la testa recupera il suo cocktail dalle mani di un altro dei nostri amici. Inizio a guardarmi intorno e realizzo che se dovessi incrociare quei ragazzi non saprei neanche riconoscerli.
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