Io e Valentina (prima volta)
di
moralizer87
genere
tradimenti
Ciaff… Ciaff… ciaff… ciaff…
Il rumore era prodotto dal ripetuto sbattere del bacino di un giovane contro il sedere di una ragazza. Lei stava a pecorina appoggiata al lavello del bagno, ancora vestita della parte superiore, mentre i pantaloni e le mutande tirate giù e ammucchiate scompostamente sui piedi indicavano come ci fosse stato appena il tempo di calarli ed essere presa con forza.
Anche il ragazzo che le stava dietro era vestito normalmente sopra e aveva i pantaloni e le mutande calate, mentre le mani accarezzavano alternativamente il sedere e uno dei grossi seni della giovane, ben evidenti attraverso la maglietta senza reggiseno che indossava.
Il ragazzo la stava sbattendo sempre più forte, mentre lei si faceva sfuggire qualche gemito un po’ più sonoro. Proprio allora il ragazzo si tese e, levando una mano dal seno di lei, le afferrò il magro collo, tirandola improvvisamente su e venendole dentro con un gemito strozzato. Poi i due si abbandonarono brevemente uno sull’altra, lui ancora dentro di lei, ansimando. Era però ora di andare: un’occhiata veloce all’orologio fece capire che il tempo era agli sgoccioli e non bisognava dare assolutamente adito a sospetti. Lui uscì dalla giovane e si ripulì velocemente con la carta igienica, per poi tirarsi su mutande e pantaloni. Lei si pulì a sua volta e si rivestì, ancora ansimando, con la fronte leggermente sudata, scostandosi la frangia e i capelli ondulati che le arrivavano poco sopra il collo. Senza dire una parola, si accinse ad uscire dal bagno, ma lui la trattenne per la mano, obbligandola a fermarsi.
“Dai che è tardi, vuoi che ci scoprano?”
“Solo un secondo, non hai niente da dirmi?”
“Tipo cosa?”
“Tipo che ti è piaciuto…
“Cosa vuoi che ti dica? Non ti sei divertito abbastanza? Sei entrato mentre ero in bagno e hai cominciato a leccarmi il collo…”
“Non mi sembra che ti sia dispiaciuto, visto che, tempo un minuto, ti sei messa in ginocchio e hai cominciato a leccarmelo…”
A quelle parole la giovane spalancò gli occhi, mentre sembrava trattenersi dallo schiaffeggiare il ragazzo.
“Sei uno stronzo…”
“Che però non disprezzi affatto…”
“Dobbiamo stare più attenti, non so se potremo fare altro questa volta”.
“Al massimo pensiamo a qualcosa sabato prossimo, quando veniamo da voi”
“Ok…”
Dopodiché la giovane si protese a dare un bacio al ragazzo e uscì di fretta.
Mentre finiva di sistemarsi e sentiva la voce della ragazza che salutava sua sorella appena rientrata in casa, il ragazzo pensava all’assurdità di quella situazione. Eppure erano passate settimane da quando era accaduto tutto, forse addirittura un mese.
Anche perché le occasioni di incontrarsi non erano frequenti, visto che si abitava in posti diversi. E con partner diversi. Soprattutto se poi la giovane in questione era la sorella della tua ragazza.
Si, avete capito, sono proprio io.
LA PRIMA VOLTA
Conoscevo Valentina da anni, da quando stavo con sua sorella. Un paio di anni più di me, molto diversa da Giulia, viso affilato, un naso un po’ pronunciato, corpo molto snello, due tette all’apparenza molto grandi e un bel sedere. Stava da anni con un ragazzo della sua età, Marco, e ci vedevamo solo quando andavo a casa dei suoi per vedermi con Giulia.
Con il passare degli anni andammo a vivere separatamente, per poi trovarci ogni tanto tra di noi, oppure sempre a casa dei suoi.
Dove successe il fattaccio.
Nessuna delle due coppie era ancora sposata, anche se convivevamo da anni con i nostri rispettivi partner.
Non avevo mai fatto particolari fantasie su di lei, preferivo decisamente Giulia, ma la curiosità e il gusto del proibito, si sa, possono sempre fregarti.
Tanto più che nemmeno lei aveva mai dimostrato particolare interesse per me. Ogni tanto sembrava animarsi, quando mi parlava, ma era sempre rimasta piuttosto fredda.
Galeotto fu quel giorno che, a casa dei suoi, ci trovammo. Il suo compagno non era venuto perché doveva lavorare e lei si era fermata un week end dai suoi per andare a trovare la sua migliore amica. Io ero sceso con Giulia, che a quei tempi aveva il cavallo e quella mattina voleva andare a trovarlo, dicendomi però che se volevo potevo anche stare a casa. Io dovevo sbrigare un po’ di lavoro al computer, quindi rimasi lì. Anche Valentina era a casa, visto che andava a trovare la sua amica Laura al pomeriggio, mentre la madre era andata con Giulia e il padre era uscito per tutta la mattina.
Eravamo rimasti solo io e Valentina.
Per un po’ fu tutto tranquillo: io mandai qualche mail e lavorai al computer, mentre lei se ne stava nella sua camera. Dopo un po’ venne a sedersi al tavolo della sala, al telefono, mentre continuavo a stare al computer. Quando finii chiacchierammo un po’ del più e del meno. Come altre volte avevo notato che si era animata di più non essendoci il suo compagno e forse anche l’assenza di sua sorella sembrava inibirla di meno.
Dopo un po’, non so neanche bene se consciamente o meno, le chiesi se le andava di vedere un film in taverna, dato che non avevamo nulla da fare ed era ancora presto. I genitori di Giulia e Valentina avevano una taverna e una grande filmoteca, dove spesso guardavamo film. Era capitato già diverse volte che le nostre due coppie si mettessero sul divano assieme a guardare qualcosa.
Valentina accettò e scendemmo entrambi in taverna. Dopo aver scelto un film che volevo vedere da un po’ e che anche lei non aveva mai visto, ci mettemmo sul divano a guardarlo. In taverna faceva fresco e Valentina mi stava abbastanza vicino, pur senza sfiorarmi. Io guardavo il film, ma sinceramente l’occhio mi cadeva anche su di lei, dato che raramente eravamo stati così vicini. Valentina indossava pantaloni lunghi e t-shirt e si poteva vedere come i seni le tirassero la maglietta e il reggiseno, delineando la curva sul petto anche in quella posizione.
Non so se si accorse del mio sguardo fugace, ma notai che mi osservava anche lei di sottecchi quando non la fissavo. Il gioco andò avanti per un po’, fino a che sullo schermo della tv non apparve una scena di sesso piuttosto spinta. Sentii distintamente Valentina accelerare il respiro, mentre notai che la sua mano era a un millimetro dalla mia, appoggiata al divano.
Non so cosa mi sia preso, ma certamente c’entrava l’atmosfera “surriscaldata” dalla scena di sesso cui stavamo assistendo e la mia recondita pulsione sessuale sempre all’erta.
Fatto sta che cominciai ad accarezzare pianissimo l’estremità della sua mano. All’inizio non successe nulla e la cosa andò avanti per qualche secondo, senza che lei sembrasse mostrare alcuna reazione, anche se evitavo di guardarla direttamente. Dopo poco, però, la sua mano si spostò impercettibilmente di lato, togliendomi quel leggerissimo contatto. Non so cosa pensai esattamente, ma era una reazione che avrebbe dovuto distogliermi immediatamente dai miei pensieri. Invece, non so ancora perché, decisi di andare avanti e, dopo qualche istante, avvicinai di nuovo la mia mano a sfiorare le sue dita. La sentii contrarsi leggermente e temetti di scatenare una reazione, invece non successe nulla. Continuai ad accarezzarle le dita, con sempre maggiore decisione, mentre il film continuava e Valentina non dava segno di guardare dalla mia parte. Poi, all'improvviso, la sua testa si inclinò di lato e mi si appoggiò alla spalla. La cosa mi lasciò per un attimo senza fiato, dato che non mi aspettavo certo una reazione del genere. Sentivo il profumo dei suoi capelli e il leggero tocco delle ciocche sul mio collo. Non era appoggiata pesantemente, ma sembrava quasi appena appena sfiorarmi con la testa, ma a me il messaggio pareva chiaro.
Poi successe.
All'improvviso mi girai verso di lei, costringendola a tirare su la testa: vidi lo sguardo interrogativo nei suoi occhi, ma era troppo tardi. Mi avvicinai al suo volto e premetti le mie labbra sulle sue.
In un attimo la sua espressione mutò e mi arrivò un ceffone dritto in faccia. Subito reagii e, afferrandole entrambe le braccia la ribaltai sul divano, le facce a pochi centimetri, mentre lei respirava forte e i suoi seni si alzavano e abbassavano, tesi sotto la maglietta.
Quelli che furono istanti a me sembrarono minuti: la sua espressione non sembrava particolarmente arrabbiata, anzi, c’era come un senso di attesa su quello che sarebbe successo.
E che infatti successe.
Di scatto Valentina alzò la testa e appoggiò le sue labbra sulle mie. Dopo un secondo di immobilità cominciai a rispondere e presto le nostre lingue si intrecciarono vorticosamente. Stavo baciando voracemente la sorella della mia ragazza e non avevo intenzione di fermarmi, anzi. Le mie mani cominciarono ad accarezzarle i fianchi scoperti sotto la t shirt e poi, timidamente cominciarono ad sfiorarle il seno, insinuandosi sotto la maglietta. Prima le toccai piano il reggiseno, poi vedendo che non reagiva negativamente, le mie mani scivolarono sotto le coppe e andarono a stringere i seni e a stuzzicare i capezzoli. Nel mentre, mi staccai dalla sua bocca e andai a mordicchiarle e baciarle il collo snello. Capii subito che doveva essere sensibilissima in quel posto, perché cominciò ad ansimare sempre più forte, mentre le sue mani, che fino ad allora mi avevano accarezzato la schiena, si erano spostate sul cavallo davanti, cominciando a stuzzicarmi il pene sopra i pantaloni. I suoi capezzoli, poi, erano diventati durissimi.
Dopo pochi minuti le tirai su maglietta e reggiseno, contemplando finalmente le sue tette. Valentina aveva una quarta che risaltava ancora di più sul fisico minuto. Il seno era quindi più grosso di quello della sorella e anche le areole erano più pronunciate. Nonostante la misura e l’età della giovane donna (allora aveva poco più di 30 anni), i seni svettavano quasi perfettamente dritti, come quelli di una ragazzina. Erano il sogno di ogni uomo e mi ci fiondai con la lingua, leccandole tutte le tette e anche l’incavo fra i seni. Valentina gemette piano, mentre le sue mani mi accarezzavano la testa.
Io cominciai a scendere piano, baciando e leccando la pancia perfettamente piatta, mentre con le mani armeggiavo sul bottone dei suoi jeans. Lei non fece resistenza e con rapidità le tirai giù i pantaloni, sfilandoglieli dai piedi e lasciandola con calzini e mutande. Valentina portava un paio di normali slip bianchi, ma già così si poteva notare che era depilata, visto che le mutandine erano leggermente trasparenti. Sapendo che correva, non mi meravigliai, dato che gambe e braccia erano sempre perfettamente depilate. Cominciai a posare le labbra e baciare delicatamente la zona della vagina, sentendo che la stoffa delle mutandine, in quel punto, era fradicia. Feci per toglierle, ma sentii subito le sue mani che mi fermavano.
“No senti… aspetta…”
Io continua a baciarla tra le gambe, insistendo e sentendo che inarcava il bacino verso di me.
"Ahh... non possiamo... non ha senso... e se adesso arrivano?"
"Li sentiamo arrivare, stai tranquilla. E poi ti voglio far impazzire..."
Dopo queste parole, lei mi guardò quasi sorpresa, come se non avesse ancora pienamente realizzato la carica erotica che c'era in quel momento tra di noi. Dopodiché sembrò accantonare tutti i rimorsi e le preoccupazioni a un altro momento, perché disse:
"Ok, ma non togliermele e facciamo presto".
Non me lo feci ripetere due volte e, scostando il lembo delle mutande, cominciai a leccargliela. Era morbidissima, dato che appunto era completamente depilata e il sapore era molto simile a quello di Giulia. La cosa mi colpii, ma invece di farmi venire dei sensi di colpa, mi eccitò ulteriormente e mi fiondai con maggior vigore tra le sue labbra, leccandole il clitoride e infilandole un dito nella vagina. Valentina inarcò la schiena e tirò indietro la testa, le braccia ai lati del corpo, mentre un gemito le sfuggiva dalle labbra. Sapevo di essere bravo e ci misi pochi minuti a farla venire. Anche in questo caso l'orgasmo fu simile a quello di sua sorella, con una forte serie di sospiri e un "aaahhh" sommesso che mi faceva sempre impazzire quando lo facevo a Giulia.
Mi tirai su con la bocca ancora umida dei suoi succhi e, inaspettatamente, lei si alzò di scatto e mi baciò. Sembrava le piacesse sentire il suo stesso sapore, perché si abbandonò a un bacio lungo e languido.
Io ce l'avevo durissimo, mi faceva quasi male e, quasi senza fiato le chiesi: "lo facciamo?".
Lei mi fissò un attimo, le tette scoperte che spuntavano dalla maglietta ripiegata sotto il mento. Disse solo "ok", senza aggiungere altro, mentre si rimetteva giù e allargava nuovamente le gambe, scoprendo la vagina parzialmente scoperta dalle mutandine.
Quel gesto eroticissimo nella sua semplicità mi fece quasi perdere la testa. Velocemente cominciai a sbottonare i pantaloni, tirandomeli giù fino alle ginocchia assieme alle mutande, il pene già eretto. Volevo farle vedere quanto ero dotato e notai come allungasse lo sguardo per guardarmelo. Non conoscevo le sue preferenze, né sapevo come ce l'avesse Matteo, ma ero sicuro che il mio avrebbe fatto sfigurare molti, date le dimensioni.
Lei non mi disse niente sui preservativi e io non le chiesi nulla, ma non era per stupidità. Giulia mi aveva detto che prendeva la pillola da anni per i dolori mestruali, quindi mi sembrò naturale non preoccuparmi di quello.
Mi misi tra le sue gambe, mentre lei allungava le braccia per cingermi le spalle. Stavo per entrarle dentro quando sentimmo distintamente la porta della casa sbattere.
Naturalmente, per arrivare in taverna bisognava andarci apposta e farsi due rampe di scale, quindi avevamo qualche minuto. Di corsa ci tirammo su e, mentre mi rivestivo in fretta, Valentina afferrò i pantaloni e corse in bagno, indossando solo le mutandine e con la maglietta tirata ancora su, i grandi seni che danzavano mentre correva.
Io finii di vestirmi e mi asciugai con un fazzoletto la fronte sudata. Fu allora che notai la macchia sul divano, segno dell'orgasmo di Valentina. In fretta ci misi sopra un cuscino e mi avviai di sopra, dove trovai Giulia che stava accingendosi a scendere e che mi chiese dov'ero finito.
Mentre le spiegavo che io e sua sorella stavamo guardando un film, arrivarono anche i genitori e l'attenzione di Giulia si spostò su di loro. Tirai un sospiro di sollievo e quando anche Valentina tornò su, affermando di essere appena uscita dal bagno, notai come non mostrasse segno visibile di quello che era successo e non incrociasse praticamente il mio sguardo.
Nessuno sospettò di nulla e presto ci trovammo tutti attorno al tavolo a cenare.
Mentre parlavo con la mia ragazza e con i suoi genitori, la mia mente era in subbuglio. Non solo l'avevo tradita con sua sorella, ma l'avevo anche fatto deliberatamente e sembrava che anche Valentina fosse nella stessa posizione.
Notai come ogni tanto lei mi fissasse, sempre di sfuggita e mentre gli altri erano distratti, segno che probabilmente pensava le stesse cose.
Dopo cena ci accingemmo a prepararci per andare a dormire. Valentina avrebbe dormito in taverna, dato che la sua camera era occupata dal padre, mentre noi saremmo stati come sempre in camera di Giulia. Prima di andare a letto, però, la mia ragazza si mise a fare un po' di esercizi con una app di lingua che aveva e dato che aveva bisogno di silenzio per ripetere le frasi, le dissi che sarei andato in taverna a vedere di sistemare la stampante. La scusa era plausibile, dato che il padre me l'aveva chiesto nel pomeriggio, con Giulia presente e quindi, dopo essersi raccomandata di non perderci la testa, la lasciai tranquilla e chiusi la porta della camera.
Il cuore mi batteva a mille, mentre scendevo in taverna. Sulle scale incontrai il padre delle ragazze e dissi anche a lui che avrei fatto un tentativo per installare quella stampante problematica. Ringraziandomi, mi augurò la buonanotte e gli dissi di chiudere pure la porta della taverna, visto che non volevo fare rumore.
Quando scesi non vidi subito Valentina, anche se il divano letto era già pronto e le luci erano spente tranne quella della abat jour vicino alla tv. Mi affrettai a controllare la zona della macchia, per scoprire che fortunatamente era asciutta.
In quel momento Valentina uscì dal bagno, con indosso i pantaloni del pigiama e una canottiera viola, strofinandosi i capelli bagnati. Doveva aver appena fatto la doccia e si bloccò stupita.
"Cosa fai qui?" Mi chiese in un soffio.
Brevemente le raccontai cosa ero venuto a fare.
"Ok, fai pure". Mi disse. Sembrava ignorare quello che era successo tra noi.
"Veramente speravo di poter fare altro..." le dissi, avvicinandomi a lei.
Valentina indietreggiò leggermente, ma la sua espressione si fece più calorosa e un sorrise le apparve agli angoli della bocca.
"Non pensi che abbiamo già fatto abbastanza cazzate?"
"Una in più non cambierà di certo qualcosa" le dissi, avvicinandomi a lei e cingendole i fianchi. Le feci sentire quanto ero eccitato, aderendo al suo corpo.
"È tutta la sera che sono eccitato".
Lei fece per scansarsi, ma esercitai maggiore pressione con le mani, avvicinandomi ancora e cercando di baciarla.
Fece resistenza con le labbra per qualche secondo, poi la mia lingua si infilò nella sua bocca e cominciò a rispondere sempre più intensamente.
"Mmm... e se ci sentono?"
"Ho chiuso la porta e Giulia sta facendo esercizi di lingua. Anche la porta della sua camera è chiusa e i tuoi sono andati a dormire".
"Ma abbiamo solo pochi minuti... e poi non me la sento di farlo".
Quella frase fu un po' una doccia fredda, ma dato che continuavamo a limonare pesantemente, mentre le mie mani accarezzavano il suo sedere e le sue il mio, le dissi:
"Possiamo anche fare altro... per scaricarci".
Valentina si staccò da me, guardandomi un po' guardinga. Aveva capito a cosa mi riferivo e mi aspettavo che rifiutasse. Nonostante Giulia fosse brava a fare pompini, avevo sempre pensato che sua sorella fosse abbastanza frigida e che si limitasse al minimo indispensabile, considerando che Marco era stato in pratica il suo unico ragazzo e aveva perso la verginità a 18 anni con lui.
"Questa sera no..."
Queste parole mi fecero capire che non avrei avuto il pompino che tanto desideravo, ma che avrei avuto altre occasioni. Il fatto che lei volesse continuare mi faceva pensare che ci pensasse da un po', o che comunque non avesse particolari problemi a tradire il ragazzo di una vita e la fiducia di sua sorella, se lo facevo anch'io.
Non volevo però andare a letto così carico, anche se sicuramente, prima di dormire, avrei scopato con Giulia.
Così mi avvicinai al suo orecchio e le sussurrai la mia proposta. Mi guardò stupita, come se non se la aspettasse proprio.
"È la prima volta che qualcuno ti chiede una cosa così?"
"Si... con Matteo ho fatto qualche foto, ma nulla di più..."
Si fermò d'un tratto, come se fosse restia a parlare del suo compagno, ma dopo qualche secondo di attesa, mi disse: "va bene".
"Vado a prendere della carta dal bagno".
Mi affrettai verso il bagno e tornai indietro con diversi pezzi di carta igienica. Nel frattempo, Valentina aveva già cominciato a spogliarsi. Si tirò giù i pantaloni del pigiama e poi si tolse anche le calze. Poi, mentre mi sedevo sulla seggiola della scrivania e cominciavo a sbottonarmi i pantaloni a mia volta, si tolse la canotta, mettendo a nudo le sue incredibili tette. Ora era rimasta solo in mutandine e, mentre mi fissava togliermi le mie e cominciare a masturbarmi, le fece scivolare a terra.
Aveva veramente un gran fisico, anche per chi, come me, preferiva le ragazze un po' più in carne. Era veramente molto magra, ma aveva un gran sedere e quelle magnifiche tette, quasi fuori posto su un corpo così minuto.
Valentina si mise al centro della stanza, illuminata dalla luce tenue della lampada, cominciando a girare lentamente su se stessa e offrendomi la visione del suo bel sedere.
Io mi masturbavo sempre più freneticamente e in pochi minuti venni, non senza averle prima sussurrato: "sei veramente perfetta".
Valentina sorrise, proprio mentre, ansimando, schizzavo un'incredibile quantità di sperma, che dovetti pulire in fretta per evitare sporcasse tutto. Sorridendo a mia volta, le dissi: "è per te".
Quella sera, mentre sentivo la lingua e la bocca di Giulia che facevano su e giù sul mio pene, pensavo ancora a come mi sarebbe piaciuto farmelo fare da sua sorella. Il rimpianto del tradimento, se c'era stato, era già svanito.
Ormai non volevo più tornare indietro.
LA PRIMA VOLTA (DAVVERO)
Il giorno dopo accaddero diverse cose. La prima fu che Marco, il compagno di Valentina, scrisse che non sarebbe arrivato prima di cena. La seconda fu che Giulia e sua madre decisero di andare nuovamente al maneggio per accudire il cavallo.
Anche questa volta, quindi, rimasi tutta la mattina a casa dei suoi genitori, assieme a Valentina.
Quella mattina ci furono poche incertezze. Non appena si sentì la macchina del padre uscire dal cancello della casa, Valentina, che era rimasta in camera sua, si affacciò nella camera di Giulia, dove stavo.
“Posso entrare?”
“Certo, non devi mica chiederlo”
“Dobbiamo parlare di ieri sera…”
“Ok…”
“Non mi fraintendere… sei un bel ragazzo e tutto, ma non provo sentimenti per te… non li ho mai provati”.
“Nemmeno io, ti trovo solo irresistibilmente eccitante”.
Queste mie parole bloccarono quello che stava per dire. Valentina si mordeva il labbro, confusa, mentre io decisi di giocarmi il tutto per tutto.
“Stiamo facendo una cosa rischiosa e sbagliata. Stiamo tradendo i nostri compagni e lo facciamo volutamente. Ormai il dado è tratto, o andiamo avanti e ci fermiamo quando vogliamo, senza coinvolgimenti, oppure smettiamo e basta”.
A quel punto ero abbastanza sicuro che si tirasse indietro. Rischiare di compromettere un rapporto decennale col proprio compagno, con un probabile matrimonio e una famiglia futuri, oltre a mettere a repentaglio il rapporto con la sorella, dovevano essere un peso terribile.
Invece mi stupì (più avanti avrei capito il perché, quando cominciammo a farci più confidenze), perché disse:
“Per me possiamo anche andare avanti”
Poi sorrise, mentre un breve lampo le affiorava dagli occhi. In quell’istante capii: era “infoiata” da morire e non vedeva l’ora di sfogare quelle che probabilmente erano sue repressioni da chissà quanto tempo. La sua vita sessuale doveva essere un disastro e io stesso avevo sempre pensato che la loro coppia, sessualmente fosse spentissima. I problemi di salute del compagno, poi, dovevano sicuramente avere un ruolo importante.
Tutte queste riflessioni lasciarono il posto a ben altro, perché Valentina venne a sedersi accanto a me, sul letto che condividevo con sua sorella e senza preamboli si avvicinò e mi baciò.
Non era un bacio rovente di passione, ma un bacio più delicato, sensuale, come se avesse deciso di lasciarsi andare al momento e pensare dopo alle possibili conseguenze. Risposi subito al bacio con trasporto e, ben presto, ci ritrovammo avvinghiati nel letto, mentre le nostre mani accarezzavano i rispettivi corpi. Le tolsi la maglietta e le slacciai d’un colpo il reggiseno, provocando la sua battuta su come fosse strano, per un uomo, essere così bravo.
“Me lo dice sempre anche Giulia”.
Questa frase la bloccò per un attimo, poi, come se fosse scattato qualcos’altro, mi si gettò quasi addosso, aiutandomi a togliermi camicia e maglietta. Poi si chinò e cominciò a baciarmi e leccarmi il petto, mentre io le stuzzicavo i capezzoli.
Valentina, però, non si fermò e scese sempre di più, cominciando a slacciarmi i pantaloni. In un battibaleno ero completamente nudo e le sue labbra sottili si posarono finalmente sul mio pene eretto.
Non fu un pompino memorabile: Giulia era decisamente più brava e sapevo che aveva fatto decisamente più pratica di sua sorella. Io però era già eccitatissimo e la vista della testa della ragazza che faceva su e giù tra le mie gambe per poco non mi fece venire. Dopo qualche minuto, delicatamente, le tirai su la testa e d’un tratto le nostre posizioni si capovolsero. Spogliai completamente anche lei, contemplando quel corpo molto magro ma tonico e il pube perfettamente depilato. In un attimo mi tuffai tra le sue gambe, provocandole, come due giorni prima, un orgasmo in pochi minuti. Dopo mi tirai su e stavolta, mentre lei senza una parola apriva ancora di più le gambe e si stendeva meglio sul letto, la penetrai di scatto, provocandole un gridolino.
“Scusa, sono stato un po’ brusco”.
“Non fa niente… mi piace… continua…”
A quelle parole cominciai ad affondare sempre più deciso dentro di lei. Alternavo lunghi baci a leccate ai capezzoli, mentre le sue mani mi accarezzavano la schiena o mi stringevano i glutei.
Proprio come sua sorella.
Proprio come la mia ragazza.
Quel pensiero, per un attimo, mi disorientò: stavo, anzi, stavamo tradendo i nostri partner nella maniera più orribile, dopo giorni di tentativi andati a vuoto. Per un attimo fui sul punto di smettere e rallentai il ritmo, ma Vale alzò leggermente la testa e mi sussurrò: “prendimi da dietro”.
Questa frase scacciò via tutti i precedenti pensieri. Mentre si girava, sdraiandosi sulla pancia e mostrandomi il bel sedere e la vagina depilata, le strinsi una natica e la penetrai con forza, facendola gemere.
Era meraviglioso: era calda e morbida, il sedere sodo che si contraeva ogni volta che spingevo, mentre ogni volta che mi avvicinavo le mordicchiavo il collo o un orecchio. In camera di Giulia c’era anche uno specchio a parete e anche se eravamo un po’ spostati, potevo vedere distintamente il volto di Valentina inclinato di lato, gli occhi semichiusi e la bocca aperta, mentre gemeva e ansimava a ogni spinta.
Ad un certo punto sentii giungere il limite e, con un grido strozzato, le venni dentro con forza. Fu un orgasmo lunghissimo, con almeno sei o sette getti che sentii distintamente penetrare dentro di lei. Anche Vale dovette sentirli ed eccitarsi un sacco, perché all’ultima contrazione la sentii a sua volta contrarsi e gemere più forte. Non avevo mai fatto venire una ragazza mentre le schizzavo dentro e la cosa mi esaltò tantissimo.
Rimanemmo per qualche minuto ansimanti e sudati, io ancora sopra di lei, poi delicatamente mi sfilai e lei corse in bagno a lavarsi. Al ritorno mi aspettavo cominciasse a vestirsi, mentre invece si avvicinò a me con aria languida e si inginocchiò tra le mie gambe.
“Cosa fai?”
“Non lo indovini? Voglio farti un regalo…”
La ragazza ricominciò a succhiarmelo. Stavolta ci metteva più foga e nel farlo mi guardava dritto negli occhi. Il fatto poi che fosse completamente nuda, in ginocchio, con i grossi seni che oscillavano a ritmo con la testa mi fece eccitare di nuovo tantissimo. Non avevo nessuna intenzione di fermarla e la lasciai succhiare fino a che non arrivai al limite. Cominciai ad ansimare e lei accelerò il ritmo. Venni di nuovo copiosamente e vidi la sua gola sottile sussultare mentre ingoiava lo sperma.
Fu tutto per quel giorno. Alla sera arrivò il suo compagno e il giorno dopo ci preparammo per tornare tutti alle nostre rispettive case. Prima di partire ebbi appena il tempo di "insidiarla" mentre era in bagno, entrando di soppiatto e cogliendola di sorpresa mentre era al lavandino, afferrandole i seni attraverso la maglietta e subito dopo cominciando a sbottonarle i pantaloni. Il resto fu la sveltina che ho raccontato all'inizio.
Il rumore era prodotto dal ripetuto sbattere del bacino di un giovane contro il sedere di una ragazza. Lei stava a pecorina appoggiata al lavello del bagno, ancora vestita della parte superiore, mentre i pantaloni e le mutande tirate giù e ammucchiate scompostamente sui piedi indicavano come ci fosse stato appena il tempo di calarli ed essere presa con forza.
Anche il ragazzo che le stava dietro era vestito normalmente sopra e aveva i pantaloni e le mutande calate, mentre le mani accarezzavano alternativamente il sedere e uno dei grossi seni della giovane, ben evidenti attraverso la maglietta senza reggiseno che indossava.
Il ragazzo la stava sbattendo sempre più forte, mentre lei si faceva sfuggire qualche gemito un po’ più sonoro. Proprio allora il ragazzo si tese e, levando una mano dal seno di lei, le afferrò il magro collo, tirandola improvvisamente su e venendole dentro con un gemito strozzato. Poi i due si abbandonarono brevemente uno sull’altra, lui ancora dentro di lei, ansimando. Era però ora di andare: un’occhiata veloce all’orologio fece capire che il tempo era agli sgoccioli e non bisognava dare assolutamente adito a sospetti. Lui uscì dalla giovane e si ripulì velocemente con la carta igienica, per poi tirarsi su mutande e pantaloni. Lei si pulì a sua volta e si rivestì, ancora ansimando, con la fronte leggermente sudata, scostandosi la frangia e i capelli ondulati che le arrivavano poco sopra il collo. Senza dire una parola, si accinse ad uscire dal bagno, ma lui la trattenne per la mano, obbligandola a fermarsi.
“Dai che è tardi, vuoi che ci scoprano?”
“Solo un secondo, non hai niente da dirmi?”
“Tipo cosa?”
“Tipo che ti è piaciuto…
“Cosa vuoi che ti dica? Non ti sei divertito abbastanza? Sei entrato mentre ero in bagno e hai cominciato a leccarmi il collo…”
“Non mi sembra che ti sia dispiaciuto, visto che, tempo un minuto, ti sei messa in ginocchio e hai cominciato a leccarmelo…”
A quelle parole la giovane spalancò gli occhi, mentre sembrava trattenersi dallo schiaffeggiare il ragazzo.
“Sei uno stronzo…”
“Che però non disprezzi affatto…”
“Dobbiamo stare più attenti, non so se potremo fare altro questa volta”.
“Al massimo pensiamo a qualcosa sabato prossimo, quando veniamo da voi”
“Ok…”
Dopodiché la giovane si protese a dare un bacio al ragazzo e uscì di fretta.
Mentre finiva di sistemarsi e sentiva la voce della ragazza che salutava sua sorella appena rientrata in casa, il ragazzo pensava all’assurdità di quella situazione. Eppure erano passate settimane da quando era accaduto tutto, forse addirittura un mese.
Anche perché le occasioni di incontrarsi non erano frequenti, visto che si abitava in posti diversi. E con partner diversi. Soprattutto se poi la giovane in questione era la sorella della tua ragazza.
Si, avete capito, sono proprio io.
LA PRIMA VOLTA
Conoscevo Valentina da anni, da quando stavo con sua sorella. Un paio di anni più di me, molto diversa da Giulia, viso affilato, un naso un po’ pronunciato, corpo molto snello, due tette all’apparenza molto grandi e un bel sedere. Stava da anni con un ragazzo della sua età, Marco, e ci vedevamo solo quando andavo a casa dei suoi per vedermi con Giulia.
Con il passare degli anni andammo a vivere separatamente, per poi trovarci ogni tanto tra di noi, oppure sempre a casa dei suoi.
Dove successe il fattaccio.
Nessuna delle due coppie era ancora sposata, anche se convivevamo da anni con i nostri rispettivi partner.
Non avevo mai fatto particolari fantasie su di lei, preferivo decisamente Giulia, ma la curiosità e il gusto del proibito, si sa, possono sempre fregarti.
Tanto più che nemmeno lei aveva mai dimostrato particolare interesse per me. Ogni tanto sembrava animarsi, quando mi parlava, ma era sempre rimasta piuttosto fredda.
Galeotto fu quel giorno che, a casa dei suoi, ci trovammo. Il suo compagno non era venuto perché doveva lavorare e lei si era fermata un week end dai suoi per andare a trovare la sua migliore amica. Io ero sceso con Giulia, che a quei tempi aveva il cavallo e quella mattina voleva andare a trovarlo, dicendomi però che se volevo potevo anche stare a casa. Io dovevo sbrigare un po’ di lavoro al computer, quindi rimasi lì. Anche Valentina era a casa, visto che andava a trovare la sua amica Laura al pomeriggio, mentre la madre era andata con Giulia e il padre era uscito per tutta la mattina.
Eravamo rimasti solo io e Valentina.
Per un po’ fu tutto tranquillo: io mandai qualche mail e lavorai al computer, mentre lei se ne stava nella sua camera. Dopo un po’ venne a sedersi al tavolo della sala, al telefono, mentre continuavo a stare al computer. Quando finii chiacchierammo un po’ del più e del meno. Come altre volte avevo notato che si era animata di più non essendoci il suo compagno e forse anche l’assenza di sua sorella sembrava inibirla di meno.
Dopo un po’, non so neanche bene se consciamente o meno, le chiesi se le andava di vedere un film in taverna, dato che non avevamo nulla da fare ed era ancora presto. I genitori di Giulia e Valentina avevano una taverna e una grande filmoteca, dove spesso guardavamo film. Era capitato già diverse volte che le nostre due coppie si mettessero sul divano assieme a guardare qualcosa.
Valentina accettò e scendemmo entrambi in taverna. Dopo aver scelto un film che volevo vedere da un po’ e che anche lei non aveva mai visto, ci mettemmo sul divano a guardarlo. In taverna faceva fresco e Valentina mi stava abbastanza vicino, pur senza sfiorarmi. Io guardavo il film, ma sinceramente l’occhio mi cadeva anche su di lei, dato che raramente eravamo stati così vicini. Valentina indossava pantaloni lunghi e t-shirt e si poteva vedere come i seni le tirassero la maglietta e il reggiseno, delineando la curva sul petto anche in quella posizione.
Non so se si accorse del mio sguardo fugace, ma notai che mi osservava anche lei di sottecchi quando non la fissavo. Il gioco andò avanti per un po’, fino a che sullo schermo della tv non apparve una scena di sesso piuttosto spinta. Sentii distintamente Valentina accelerare il respiro, mentre notai che la sua mano era a un millimetro dalla mia, appoggiata al divano.
Non so cosa mi sia preso, ma certamente c’entrava l’atmosfera “surriscaldata” dalla scena di sesso cui stavamo assistendo e la mia recondita pulsione sessuale sempre all’erta.
Fatto sta che cominciai ad accarezzare pianissimo l’estremità della sua mano. All’inizio non successe nulla e la cosa andò avanti per qualche secondo, senza che lei sembrasse mostrare alcuna reazione, anche se evitavo di guardarla direttamente. Dopo poco, però, la sua mano si spostò impercettibilmente di lato, togliendomi quel leggerissimo contatto. Non so cosa pensai esattamente, ma era una reazione che avrebbe dovuto distogliermi immediatamente dai miei pensieri. Invece, non so ancora perché, decisi di andare avanti e, dopo qualche istante, avvicinai di nuovo la mia mano a sfiorare le sue dita. La sentii contrarsi leggermente e temetti di scatenare una reazione, invece non successe nulla. Continuai ad accarezzarle le dita, con sempre maggiore decisione, mentre il film continuava e Valentina non dava segno di guardare dalla mia parte. Poi, all'improvviso, la sua testa si inclinò di lato e mi si appoggiò alla spalla. La cosa mi lasciò per un attimo senza fiato, dato che non mi aspettavo certo una reazione del genere. Sentivo il profumo dei suoi capelli e il leggero tocco delle ciocche sul mio collo. Non era appoggiata pesantemente, ma sembrava quasi appena appena sfiorarmi con la testa, ma a me il messaggio pareva chiaro.
Poi successe.
All'improvviso mi girai verso di lei, costringendola a tirare su la testa: vidi lo sguardo interrogativo nei suoi occhi, ma era troppo tardi. Mi avvicinai al suo volto e premetti le mie labbra sulle sue.
In un attimo la sua espressione mutò e mi arrivò un ceffone dritto in faccia. Subito reagii e, afferrandole entrambe le braccia la ribaltai sul divano, le facce a pochi centimetri, mentre lei respirava forte e i suoi seni si alzavano e abbassavano, tesi sotto la maglietta.
Quelli che furono istanti a me sembrarono minuti: la sua espressione non sembrava particolarmente arrabbiata, anzi, c’era come un senso di attesa su quello che sarebbe successo.
E che infatti successe.
Di scatto Valentina alzò la testa e appoggiò le sue labbra sulle mie. Dopo un secondo di immobilità cominciai a rispondere e presto le nostre lingue si intrecciarono vorticosamente. Stavo baciando voracemente la sorella della mia ragazza e non avevo intenzione di fermarmi, anzi. Le mie mani cominciarono ad accarezzarle i fianchi scoperti sotto la t shirt e poi, timidamente cominciarono ad sfiorarle il seno, insinuandosi sotto la maglietta. Prima le toccai piano il reggiseno, poi vedendo che non reagiva negativamente, le mie mani scivolarono sotto le coppe e andarono a stringere i seni e a stuzzicare i capezzoli. Nel mentre, mi staccai dalla sua bocca e andai a mordicchiarle e baciarle il collo snello. Capii subito che doveva essere sensibilissima in quel posto, perché cominciò ad ansimare sempre più forte, mentre le sue mani, che fino ad allora mi avevano accarezzato la schiena, si erano spostate sul cavallo davanti, cominciando a stuzzicarmi il pene sopra i pantaloni. I suoi capezzoli, poi, erano diventati durissimi.
Dopo pochi minuti le tirai su maglietta e reggiseno, contemplando finalmente le sue tette. Valentina aveva una quarta che risaltava ancora di più sul fisico minuto. Il seno era quindi più grosso di quello della sorella e anche le areole erano più pronunciate. Nonostante la misura e l’età della giovane donna (allora aveva poco più di 30 anni), i seni svettavano quasi perfettamente dritti, come quelli di una ragazzina. Erano il sogno di ogni uomo e mi ci fiondai con la lingua, leccandole tutte le tette e anche l’incavo fra i seni. Valentina gemette piano, mentre le sue mani mi accarezzavano la testa.
Io cominciai a scendere piano, baciando e leccando la pancia perfettamente piatta, mentre con le mani armeggiavo sul bottone dei suoi jeans. Lei non fece resistenza e con rapidità le tirai giù i pantaloni, sfilandoglieli dai piedi e lasciandola con calzini e mutande. Valentina portava un paio di normali slip bianchi, ma già così si poteva notare che era depilata, visto che le mutandine erano leggermente trasparenti. Sapendo che correva, non mi meravigliai, dato che gambe e braccia erano sempre perfettamente depilate. Cominciai a posare le labbra e baciare delicatamente la zona della vagina, sentendo che la stoffa delle mutandine, in quel punto, era fradicia. Feci per toglierle, ma sentii subito le sue mani che mi fermavano.
“No senti… aspetta…”
Io continua a baciarla tra le gambe, insistendo e sentendo che inarcava il bacino verso di me.
"Ahh... non possiamo... non ha senso... e se adesso arrivano?"
"Li sentiamo arrivare, stai tranquilla. E poi ti voglio far impazzire..."
Dopo queste parole, lei mi guardò quasi sorpresa, come se non avesse ancora pienamente realizzato la carica erotica che c'era in quel momento tra di noi. Dopodiché sembrò accantonare tutti i rimorsi e le preoccupazioni a un altro momento, perché disse:
"Ok, ma non togliermele e facciamo presto".
Non me lo feci ripetere due volte e, scostando il lembo delle mutande, cominciai a leccargliela. Era morbidissima, dato che appunto era completamente depilata e il sapore era molto simile a quello di Giulia. La cosa mi colpii, ma invece di farmi venire dei sensi di colpa, mi eccitò ulteriormente e mi fiondai con maggior vigore tra le sue labbra, leccandole il clitoride e infilandole un dito nella vagina. Valentina inarcò la schiena e tirò indietro la testa, le braccia ai lati del corpo, mentre un gemito le sfuggiva dalle labbra. Sapevo di essere bravo e ci misi pochi minuti a farla venire. Anche in questo caso l'orgasmo fu simile a quello di sua sorella, con una forte serie di sospiri e un "aaahhh" sommesso che mi faceva sempre impazzire quando lo facevo a Giulia.
Mi tirai su con la bocca ancora umida dei suoi succhi e, inaspettatamente, lei si alzò di scatto e mi baciò. Sembrava le piacesse sentire il suo stesso sapore, perché si abbandonò a un bacio lungo e languido.
Io ce l'avevo durissimo, mi faceva quasi male e, quasi senza fiato le chiesi: "lo facciamo?".
Lei mi fissò un attimo, le tette scoperte che spuntavano dalla maglietta ripiegata sotto il mento. Disse solo "ok", senza aggiungere altro, mentre si rimetteva giù e allargava nuovamente le gambe, scoprendo la vagina parzialmente scoperta dalle mutandine.
Quel gesto eroticissimo nella sua semplicità mi fece quasi perdere la testa. Velocemente cominciai a sbottonare i pantaloni, tirandomeli giù fino alle ginocchia assieme alle mutande, il pene già eretto. Volevo farle vedere quanto ero dotato e notai come allungasse lo sguardo per guardarmelo. Non conoscevo le sue preferenze, né sapevo come ce l'avesse Matteo, ma ero sicuro che il mio avrebbe fatto sfigurare molti, date le dimensioni.
Lei non mi disse niente sui preservativi e io non le chiesi nulla, ma non era per stupidità. Giulia mi aveva detto che prendeva la pillola da anni per i dolori mestruali, quindi mi sembrò naturale non preoccuparmi di quello.
Mi misi tra le sue gambe, mentre lei allungava le braccia per cingermi le spalle. Stavo per entrarle dentro quando sentimmo distintamente la porta della casa sbattere.
Naturalmente, per arrivare in taverna bisognava andarci apposta e farsi due rampe di scale, quindi avevamo qualche minuto. Di corsa ci tirammo su e, mentre mi rivestivo in fretta, Valentina afferrò i pantaloni e corse in bagno, indossando solo le mutandine e con la maglietta tirata ancora su, i grandi seni che danzavano mentre correva.
Io finii di vestirmi e mi asciugai con un fazzoletto la fronte sudata. Fu allora che notai la macchia sul divano, segno dell'orgasmo di Valentina. In fretta ci misi sopra un cuscino e mi avviai di sopra, dove trovai Giulia che stava accingendosi a scendere e che mi chiese dov'ero finito.
Mentre le spiegavo che io e sua sorella stavamo guardando un film, arrivarono anche i genitori e l'attenzione di Giulia si spostò su di loro. Tirai un sospiro di sollievo e quando anche Valentina tornò su, affermando di essere appena uscita dal bagno, notai come non mostrasse segno visibile di quello che era successo e non incrociasse praticamente il mio sguardo.
Nessuno sospettò di nulla e presto ci trovammo tutti attorno al tavolo a cenare.
Mentre parlavo con la mia ragazza e con i suoi genitori, la mia mente era in subbuglio. Non solo l'avevo tradita con sua sorella, ma l'avevo anche fatto deliberatamente e sembrava che anche Valentina fosse nella stessa posizione.
Notai come ogni tanto lei mi fissasse, sempre di sfuggita e mentre gli altri erano distratti, segno che probabilmente pensava le stesse cose.
Dopo cena ci accingemmo a prepararci per andare a dormire. Valentina avrebbe dormito in taverna, dato che la sua camera era occupata dal padre, mentre noi saremmo stati come sempre in camera di Giulia. Prima di andare a letto, però, la mia ragazza si mise a fare un po' di esercizi con una app di lingua che aveva e dato che aveva bisogno di silenzio per ripetere le frasi, le dissi che sarei andato in taverna a vedere di sistemare la stampante. La scusa era plausibile, dato che il padre me l'aveva chiesto nel pomeriggio, con Giulia presente e quindi, dopo essersi raccomandata di non perderci la testa, la lasciai tranquilla e chiusi la porta della camera.
Il cuore mi batteva a mille, mentre scendevo in taverna. Sulle scale incontrai il padre delle ragazze e dissi anche a lui che avrei fatto un tentativo per installare quella stampante problematica. Ringraziandomi, mi augurò la buonanotte e gli dissi di chiudere pure la porta della taverna, visto che non volevo fare rumore.
Quando scesi non vidi subito Valentina, anche se il divano letto era già pronto e le luci erano spente tranne quella della abat jour vicino alla tv. Mi affrettai a controllare la zona della macchia, per scoprire che fortunatamente era asciutta.
In quel momento Valentina uscì dal bagno, con indosso i pantaloni del pigiama e una canottiera viola, strofinandosi i capelli bagnati. Doveva aver appena fatto la doccia e si bloccò stupita.
"Cosa fai qui?" Mi chiese in un soffio.
Brevemente le raccontai cosa ero venuto a fare.
"Ok, fai pure". Mi disse. Sembrava ignorare quello che era successo tra noi.
"Veramente speravo di poter fare altro..." le dissi, avvicinandomi a lei.
Valentina indietreggiò leggermente, ma la sua espressione si fece più calorosa e un sorrise le apparve agli angoli della bocca.
"Non pensi che abbiamo già fatto abbastanza cazzate?"
"Una in più non cambierà di certo qualcosa" le dissi, avvicinandomi a lei e cingendole i fianchi. Le feci sentire quanto ero eccitato, aderendo al suo corpo.
"È tutta la sera che sono eccitato".
Lei fece per scansarsi, ma esercitai maggiore pressione con le mani, avvicinandomi ancora e cercando di baciarla.
Fece resistenza con le labbra per qualche secondo, poi la mia lingua si infilò nella sua bocca e cominciò a rispondere sempre più intensamente.
"Mmm... e se ci sentono?"
"Ho chiuso la porta e Giulia sta facendo esercizi di lingua. Anche la porta della sua camera è chiusa e i tuoi sono andati a dormire".
"Ma abbiamo solo pochi minuti... e poi non me la sento di farlo".
Quella frase fu un po' una doccia fredda, ma dato che continuavamo a limonare pesantemente, mentre le mie mani accarezzavano il suo sedere e le sue il mio, le dissi:
"Possiamo anche fare altro... per scaricarci".
Valentina si staccò da me, guardandomi un po' guardinga. Aveva capito a cosa mi riferivo e mi aspettavo che rifiutasse. Nonostante Giulia fosse brava a fare pompini, avevo sempre pensato che sua sorella fosse abbastanza frigida e che si limitasse al minimo indispensabile, considerando che Marco era stato in pratica il suo unico ragazzo e aveva perso la verginità a 18 anni con lui.
"Questa sera no..."
Queste parole mi fecero capire che non avrei avuto il pompino che tanto desideravo, ma che avrei avuto altre occasioni. Il fatto che lei volesse continuare mi faceva pensare che ci pensasse da un po', o che comunque non avesse particolari problemi a tradire il ragazzo di una vita e la fiducia di sua sorella, se lo facevo anch'io.
Non volevo però andare a letto così carico, anche se sicuramente, prima di dormire, avrei scopato con Giulia.
Così mi avvicinai al suo orecchio e le sussurrai la mia proposta. Mi guardò stupita, come se non se la aspettasse proprio.
"È la prima volta che qualcuno ti chiede una cosa così?"
"Si... con Matteo ho fatto qualche foto, ma nulla di più..."
Si fermò d'un tratto, come se fosse restia a parlare del suo compagno, ma dopo qualche secondo di attesa, mi disse: "va bene".
"Vado a prendere della carta dal bagno".
Mi affrettai verso il bagno e tornai indietro con diversi pezzi di carta igienica. Nel frattempo, Valentina aveva già cominciato a spogliarsi. Si tirò giù i pantaloni del pigiama e poi si tolse anche le calze. Poi, mentre mi sedevo sulla seggiola della scrivania e cominciavo a sbottonarmi i pantaloni a mia volta, si tolse la canotta, mettendo a nudo le sue incredibili tette. Ora era rimasta solo in mutandine e, mentre mi fissava togliermi le mie e cominciare a masturbarmi, le fece scivolare a terra.
Aveva veramente un gran fisico, anche per chi, come me, preferiva le ragazze un po' più in carne. Era veramente molto magra, ma aveva un gran sedere e quelle magnifiche tette, quasi fuori posto su un corpo così minuto.
Valentina si mise al centro della stanza, illuminata dalla luce tenue della lampada, cominciando a girare lentamente su se stessa e offrendomi la visione del suo bel sedere.
Io mi masturbavo sempre più freneticamente e in pochi minuti venni, non senza averle prima sussurrato: "sei veramente perfetta".
Valentina sorrise, proprio mentre, ansimando, schizzavo un'incredibile quantità di sperma, che dovetti pulire in fretta per evitare sporcasse tutto. Sorridendo a mia volta, le dissi: "è per te".
Quella sera, mentre sentivo la lingua e la bocca di Giulia che facevano su e giù sul mio pene, pensavo ancora a come mi sarebbe piaciuto farmelo fare da sua sorella. Il rimpianto del tradimento, se c'era stato, era già svanito.
Ormai non volevo più tornare indietro.
LA PRIMA VOLTA (DAVVERO)
Il giorno dopo accaddero diverse cose. La prima fu che Marco, il compagno di Valentina, scrisse che non sarebbe arrivato prima di cena. La seconda fu che Giulia e sua madre decisero di andare nuovamente al maneggio per accudire il cavallo.
Anche questa volta, quindi, rimasi tutta la mattina a casa dei suoi genitori, assieme a Valentina.
Quella mattina ci furono poche incertezze. Non appena si sentì la macchina del padre uscire dal cancello della casa, Valentina, che era rimasta in camera sua, si affacciò nella camera di Giulia, dove stavo.
“Posso entrare?”
“Certo, non devi mica chiederlo”
“Dobbiamo parlare di ieri sera…”
“Ok…”
“Non mi fraintendere… sei un bel ragazzo e tutto, ma non provo sentimenti per te… non li ho mai provati”.
“Nemmeno io, ti trovo solo irresistibilmente eccitante”.
Queste mie parole bloccarono quello che stava per dire. Valentina si mordeva il labbro, confusa, mentre io decisi di giocarmi il tutto per tutto.
“Stiamo facendo una cosa rischiosa e sbagliata. Stiamo tradendo i nostri compagni e lo facciamo volutamente. Ormai il dado è tratto, o andiamo avanti e ci fermiamo quando vogliamo, senza coinvolgimenti, oppure smettiamo e basta”.
A quel punto ero abbastanza sicuro che si tirasse indietro. Rischiare di compromettere un rapporto decennale col proprio compagno, con un probabile matrimonio e una famiglia futuri, oltre a mettere a repentaglio il rapporto con la sorella, dovevano essere un peso terribile.
Invece mi stupì (più avanti avrei capito il perché, quando cominciammo a farci più confidenze), perché disse:
“Per me possiamo anche andare avanti”
Poi sorrise, mentre un breve lampo le affiorava dagli occhi. In quell’istante capii: era “infoiata” da morire e non vedeva l’ora di sfogare quelle che probabilmente erano sue repressioni da chissà quanto tempo. La sua vita sessuale doveva essere un disastro e io stesso avevo sempre pensato che la loro coppia, sessualmente fosse spentissima. I problemi di salute del compagno, poi, dovevano sicuramente avere un ruolo importante.
Tutte queste riflessioni lasciarono il posto a ben altro, perché Valentina venne a sedersi accanto a me, sul letto che condividevo con sua sorella e senza preamboli si avvicinò e mi baciò.
Non era un bacio rovente di passione, ma un bacio più delicato, sensuale, come se avesse deciso di lasciarsi andare al momento e pensare dopo alle possibili conseguenze. Risposi subito al bacio con trasporto e, ben presto, ci ritrovammo avvinghiati nel letto, mentre le nostre mani accarezzavano i rispettivi corpi. Le tolsi la maglietta e le slacciai d’un colpo il reggiseno, provocando la sua battuta su come fosse strano, per un uomo, essere così bravo.
“Me lo dice sempre anche Giulia”.
Questa frase la bloccò per un attimo, poi, come se fosse scattato qualcos’altro, mi si gettò quasi addosso, aiutandomi a togliermi camicia e maglietta. Poi si chinò e cominciò a baciarmi e leccarmi il petto, mentre io le stuzzicavo i capezzoli.
Valentina, però, non si fermò e scese sempre di più, cominciando a slacciarmi i pantaloni. In un battibaleno ero completamente nudo e le sue labbra sottili si posarono finalmente sul mio pene eretto.
Non fu un pompino memorabile: Giulia era decisamente più brava e sapevo che aveva fatto decisamente più pratica di sua sorella. Io però era già eccitatissimo e la vista della testa della ragazza che faceva su e giù tra le mie gambe per poco non mi fece venire. Dopo qualche minuto, delicatamente, le tirai su la testa e d’un tratto le nostre posizioni si capovolsero. Spogliai completamente anche lei, contemplando quel corpo molto magro ma tonico e il pube perfettamente depilato. In un attimo mi tuffai tra le sue gambe, provocandole, come due giorni prima, un orgasmo in pochi minuti. Dopo mi tirai su e stavolta, mentre lei senza una parola apriva ancora di più le gambe e si stendeva meglio sul letto, la penetrai di scatto, provocandole un gridolino.
“Scusa, sono stato un po’ brusco”.
“Non fa niente… mi piace… continua…”
A quelle parole cominciai ad affondare sempre più deciso dentro di lei. Alternavo lunghi baci a leccate ai capezzoli, mentre le sue mani mi accarezzavano la schiena o mi stringevano i glutei.
Proprio come sua sorella.
Proprio come la mia ragazza.
Quel pensiero, per un attimo, mi disorientò: stavo, anzi, stavamo tradendo i nostri partner nella maniera più orribile, dopo giorni di tentativi andati a vuoto. Per un attimo fui sul punto di smettere e rallentai il ritmo, ma Vale alzò leggermente la testa e mi sussurrò: “prendimi da dietro”.
Questa frase scacciò via tutti i precedenti pensieri. Mentre si girava, sdraiandosi sulla pancia e mostrandomi il bel sedere e la vagina depilata, le strinsi una natica e la penetrai con forza, facendola gemere.
Era meraviglioso: era calda e morbida, il sedere sodo che si contraeva ogni volta che spingevo, mentre ogni volta che mi avvicinavo le mordicchiavo il collo o un orecchio. In camera di Giulia c’era anche uno specchio a parete e anche se eravamo un po’ spostati, potevo vedere distintamente il volto di Valentina inclinato di lato, gli occhi semichiusi e la bocca aperta, mentre gemeva e ansimava a ogni spinta.
Ad un certo punto sentii giungere il limite e, con un grido strozzato, le venni dentro con forza. Fu un orgasmo lunghissimo, con almeno sei o sette getti che sentii distintamente penetrare dentro di lei. Anche Vale dovette sentirli ed eccitarsi un sacco, perché all’ultima contrazione la sentii a sua volta contrarsi e gemere più forte. Non avevo mai fatto venire una ragazza mentre le schizzavo dentro e la cosa mi esaltò tantissimo.
Rimanemmo per qualche minuto ansimanti e sudati, io ancora sopra di lei, poi delicatamente mi sfilai e lei corse in bagno a lavarsi. Al ritorno mi aspettavo cominciasse a vestirsi, mentre invece si avvicinò a me con aria languida e si inginocchiò tra le mie gambe.
“Cosa fai?”
“Non lo indovini? Voglio farti un regalo…”
La ragazza ricominciò a succhiarmelo. Stavolta ci metteva più foga e nel farlo mi guardava dritto negli occhi. Il fatto poi che fosse completamente nuda, in ginocchio, con i grossi seni che oscillavano a ritmo con la testa mi fece eccitare di nuovo tantissimo. Non avevo nessuna intenzione di fermarla e la lasciai succhiare fino a che non arrivai al limite. Cominciai ad ansimare e lei accelerò il ritmo. Venni di nuovo copiosamente e vidi la sua gola sottile sussultare mentre ingoiava lo sperma.
Fu tutto per quel giorno. Alla sera arrivò il suo compagno e il giorno dopo ci preparammo per tornare tutti alle nostre rispettive case. Prima di partire ebbi appena il tempo di "insidiarla" mentre era in bagno, entrando di soppiatto e cogliendola di sorpresa mentre era al lavandino, afferrandole i seni attraverso la maglietta e subito dopo cominciando a sbottonarle i pantaloni. Il resto fu la sveltina che ho raccontato all'inizio.
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