Piccoli Passi -2-

di
genere
esibizionismo

Dopo l’esperienza del supermercato, Monica inviò il video della sua eccitazione, non privo del commento:
“È stato bellissimo, non avrei mai pensato di eccitarmi in questo modo con così poco. Spero di aver superato il livello e non vedo l’ora di andare oltre”.
Lo sapevo. Monica stava superando quella soglia di perbenismo e di normalità che ognuno di noi ha, un limite che una volta superato, regala sensazioni ed emozioni che è giusto provare, ma che spesso ti prendono come una droga.

Nei giorni successivi Monica non fece che aprire la chat più volte al giorno, nell’attesa di un commento, di un nuovo ordine o soltanto di qualcosa che potesse far sfogare la sua crescente eccitazione. Di questo suo stato ne beneficiò il marito che nel week end fu costretto ad una maratona sessuale come non capitava da tempo infinito. Ogni volta che i figli erano fuori casa, Monica voleva essere montata e non ne aveva mai a sufficienza, tanto che suo marito accolse il lunedì lavorativo come una manna dal cielo.
Lei invece non vedeva l’ora di leggere novità sulla chat, novità che arrivarono solo martedì mattina.
Arrivata al lavoro, prima di riporre il telefono nella borsa, diede un’ultima scorsa e lesse:
“Ciao, oggi sei pronta per il prossimo livello, vediamo se sarai in grado di superarlo”
Monica ebbe come una scossa, e continuo a leggere le indicazioni.
“Alle 9.30 vai in bagno, togli le mutande e mandami una foto. Oggi starai senza, il vestito lungo e ampio che hai indossato non ti creerà nessun problema.
Alle 16.00 tornerai in bagno e ti toglierai il reggiseno. Passerai un ora al lavoro senza, e non lo indosserai per tornare a casa.
Prima di tornare a casa, fermati a fare una commissione. Vai al centro commerciale, nel negozio di abbigliamento ….. prova due t-shirt che trovi nello stand che c’è appena dentro sulla destra. Ovviamente mandami le foto. Questo sarà solo per la prima fase”

Nulla di strano, se non per il fatto che avrebbe passato un’ora senza reggiseno e con solo il leggero vestito, e per il fatto che era stata “controllata” nell’abbigliamento durante il tragitto.
Alle 9.30 si recò in bagno, tolse il piccolo slip e, alzata per bene la gonna si fece la foto guardandosi allo specchio.
La mattina passò senza particolari turbamenti, il suo lavoro prevedeva il contatto con il pubblico e il poco tempo a disposizione le permise di non pensare alla sua semi nudità anche se di tanto in tanto prendeva coscienza della “comodità” e tra se se ne brava.
Nel pomeriggio tolse anche il reggiseno, e facendo la foto di rito si accorse che la trasparenza del vestito lasciava comunque intravvedere le sue abbondanti forme. Per fortuna i colori mascheravano molto.
Dieci minuti dopo, si presentò alla sua postazione un ragazzo di colore che necessità di aiuto per una pratica. Prese posizione al bancone dove Monica era seduta. Fortunatamente non aveva decoltè da “mostrare” ma la vicinanza con quel ragazzo che la scrutava la mise in difficoltà accelerando i suoi battiti cardiaci e provocando i suoi capezzoli che inesorabilmente, grazie anche allo sfregare contro il tessuto, si stavano ergendo ben visibili attraverso il vestito.
Lui si accorse e sorridendo le confermò l’apprezzamento per tanta abbondanza.
Mentre lei completava il suo lavoro, lui accennò al caldo e disse “certo che fa proprio caldo, non si riesce a stare troppo vestiti. Anche io solo pantaloncini e maglietta ma ne farei a meno”

Lei fece finta di niente ma mentre si alzò per andare alla stampante non poté non osservare il ragazzo, il suo abbigliamento e …. “Porco!”
Si stava toccando il grosso pacco attraverso la leggera tela dei pantaloncini e le misure non davano false aspettative.

Monica era furibonda, ma al tempo stesso si accorse che la sua eccitazione si sentiva tra le gambe.
Fini velocemente e liquidò il ragazzo.

Uscì in fretta e si diresse al centro commerciale. L’arrabbiatura per il comportamento del ragazzo lasciò il posto alla curiosità per quello che doveva fare in totale tranquillità e sicurezza.
Entrò nel negozio, scelse due t-shirt come da indicazioni, non senza constatare che si trattava di articoli dozzinali, non attraenti e tutte di dimensioni esagerate.
Entrò nel camerino e realizzò che per provare le magliette doveva spogliare il vestito restando completamente nuda.
Chissà perché non ci aveva pensato…. La cosa lanturbava e le piaceva. Il camerino, abbastanza stretto, aveva una di quelle tende che lasciano sempre un angolo aperto. Provò a tirare meglio ma si creava lo spiraglio dalla parte opposta.
Poca cosa, ma se fosse passato qualcuno, magari l’occhio lo buttava.
Tolse il vestito e in fretta si infilò la t-shirt, prese il cellulare e si scattò la foto. La maglietta, lunga e larga non nascondeva minimamente il grosso seno che libero si agitava evidenziando i grossi capezzoli.
Tolse la maglietta e si vide nuda allo specchio dentro il piccolo camerino con la tenda molle. Non appena indossò la seconda maglietta, la commessa si fece sentire
“Tutto bene signora? Ha bisogno d’altro? Posso esserle utile?”
“Tutto a posto, grazie. Sto provando ma son troppo grandi e non mi vanno”

La ragazza, sui vent’anni, abbronzata e con dei biondissimi capelli corti, si avvicinò al camerino.
“Se desidera le passo delle teglie differenti o degli altri modelli. Faccia vedere come le stanno” e scostò leggermente la tenda.
Monica arrossì perché proprio era l’ultima cosa che avrebbe voluto ma non poté che sorridere e rispondere
“Proprio non van bene, cercavo qualcosa di comodo per stare in casa ma non va”
“Aspetti, le porto qualcosa io”
In meno di un minuto ricomparve con una canotta e un paio di pantaloncini larghi, come quelli da basket.
“Prova questi, sicuramente son più comodi”
Era passata al tu, e accostando la tenda indietreggiò ma rimase vicina al camerino, tanto che Monica si accorse che mentre si spogliava lei da fuori stava osservando.
Monica si sentì quegli occhi addosso, e non ebbe lo stesso disagio che provò poco prima con il ragazzo al lavoro ma una sensazione di eccitazione. Indossato quanto proposto, si fece vedere dalla commessa che replicò “be, nettamente meglio, più comodo e più arioso, indossato così, senza sotto nulla poi…. Non puoi che star comoda…: eventualmente metti a disagio chi ti gira intorno ma….”
Effettivamente la canotta non lasciava tanto spazio all’immaginazione mettendo in bella mostra dalla scollatura e dai lati, abbondanti parti del grosso seno.
“Forse non è troppo” commentò Monica.
“Assolutamente! Avessi io le terre che hai tu, non perderei occasione per farle vedere” e così dicendo si avvicinò stingendo leggermente la canotta in vita, scivolando dietro Monica e facendola ruotare a favore di specchio.
Nel negozio non c’era nessuno e la posizione dei camerini era defilata rispetto all’entrata. Monica si sentiva stranamente coinvolta dalla situazione e la ragazza, sorridendo continuò la sua opera
“Leggermente stretta in vita, e queste tette fantastiche diventano l’attrazione di chiunque” così facendo fece salire le sue mani fini ad impugnarne i seni dandole una bella palpata attraverso la tela.
Poi la lasciò e le sorrise allontanandosi dal camerino.
Monica era visibilmente rossa in volto, si spogliò restando ancora una volta nuda e prima di rivestirsi fece scivolare la sua mano tra le sue gambe trovando gli inesorabili indizi della sua eccitazione.
Si vesti, comprò la canotta e i pantaloncini e sorridendo alla ragazza disse “grazie per la consulenza”
“Di nulla, per me è stato solo un piacere. Spero di rivederti presto, se hai bisogno… conta su di me”.

Non aveva mai avuto queste attenzioni da una donna, non ne era spaventata, le aveva lasciato fare mentre le palpava le tette e la sua eccitazione l’aveva incuriosita.
arrivò a casa e condivise sulla chat questi pensieri….. poi rientrato il marito non perse tempo a saltare nella doccia con lui, prima che i figli facessero ritorno dall’allenamento.
scritto il
2023-09-04
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