Una storia

di
genere
voyeur

distesa e sola nel bagno di sole,
petalo di rosa dal vento sospinto
sfiorami il viso di rosso dipinto,
l'eco vicino delle tue dolci parole,
una carezza audace al mio intimo
pervademi il sogno di te l'animo
...

naa! non sono affatto brava con le poesie. Invece lei è così capace a creare magie con le parole. Sempre elegante e raffinata, mai volgare né sopra le righe.
Qui, su ER, leggo quell'autrice, mi ammalia, mi attrae e ne invidio quel dono che ha e che vorrei avere io.
La leggo, avida, mentre su questa panchina attendo le diciassette esatte per suonare a lui, al suo campanello in quel palazzo di fine ottocento di fronte a me.

Sono Lostris, ma non certo la figlia di Intef.
Così come non troverò Tanus, l'amore di fanciulla, dietro quel portone e nemmeno Mamose, lo sposo faraone, ma un nuovo Taita, così diverso dallo schiavo della storia di Smith

Ci siamo conosciuti per caso nella chat su ER, Taita ed io. Avevo scritto una piccola cosa e lui commentò gentile. Poi un altro contatto su KiK, una curiosità che cresce, uno scambio più vivace di battute e la voglia di cercarci fuori dal sito.

Solo alcune foto sono corse fra noi e non so nemmeno se sia lui davvero, ma credo di sì. Non so neppure che nome abbia, ma lui il mio lo conosce.

Vorrei essere più sicura e gettarmi in una follia che so già sarebbe senza ritorno.
Poi la paura mi convince d'essere inadeguata, mentre immagino di guardare le sue labbra che si muovono sensuali regalandomi parole capaci di scavare in me, come il Timavo il Carso.

Vorrei essere più disinibita e lanciarmi in una passione che sarebbe senza eguali.
Poi la paura mi travolge con le insicurezze che mi porto dietro.
Infanzia segnata la mia. Ho perso mia madre che ero molto piccola, quasi non ne ricordo il volto, sono cresciuta fra maschi e pensavo d'esserlo pure io, almeno fino al giorno in cui mi resi conto della differenza.

Sono le 16.30 ed è ancora presto.

Non leggo i messaggi che mi arrivano dalle amiche, tanto già so che mi scongiurano di non andare da uno sconosciuto, ma cerco un altro racconto; lo trovo, mentre un'ombra si avvicina coprendomi i piedi, alzo lo sguardo e vedo una signora elegante sull'ottantina, con una sacchetto di spesa pendulo da una mano, che mi sorride gentile

- salve signorina, posso? -
- buonasera, certo, si segga pure -
- scusi sa, mi chiamo Sophie, mi ha incuriosito vedere una ragazza qui -
- piacere, Lostris (non so perché mi sia venuto fuori il nome che Taita mi ha dato), come mai? -
- curioso nome. Abito in quel palazzo lì di fronte da cinquant'anni e conosco tutti di questa piazzetta, lei non l'avevo mai vista -
- infatti è la prima volta che vengo, ho un appuntamento per le cinque con un suo condomino -
- davvero?! e chi, se posso? -
- si fa chiamare Taita -
- mah! non l'ho sentito, ma qualcosa mi suggerisce che sia quel bel signore del terzo piano. Mi diceva proprio l'altro giorno che stava cercando una commessa -
- ha un negozio? -
- bellina, sì; ha quel negozio di antiquariato là all'angolo, era di suo padre e prima del mio, egittologo come codesto Taita -
- ma... allora... -
- sì, bellina, hai già capito. Pensa che Il mio povero papà era con Carter nel 22... -
- la... a Luxor... -
- sì, quella; sai che significa il tuo nome? -
- no, ma credo abbia a che fare con l'acqua... e Taita? -
- brava! infatti vuol dire figlia delle acque. Adesso sono quasi le cinque e lui ci tiene alla puntualità; ne parleremo la prossima volta, ora va' -
- grazie ed a presto, Sophie -

mi alzo e mi incammino verso il portone, più volte, però, mi volto per guardarla e lei mi sorride, l'ultima vedo lei che ha aperto un libro: Il dio del Fiume.
Suono ed il portone si apre, senza una voce dalla pulsantiera di ottone.

Salite le sei rampe dello scalone liberty, aggrappandomi al corrimano con la balaustra in ghisa floreale, mi trovo davanti alla porta semiaperta, una targa di rame vi campeggia: dott.Svevia archeologo.

Una leggera penombra mi accoglie, nella stanza di fronte a me un raggio di sole penetra dall'ampia finestra affacciata sul giardino della piazzetta, sul davanzale un posacenere in cristallo, brillante di colori, dentro un sigaro ancora fumante. La porta si chiude silenziosa alle mie spalle ed il mio battito rimbomba dentro di me.

- saluta il tuo padrone Lostris -
- sono qui per te, Taita; pensavi non venissi? -
- i miei pensieri non ti riguardano, qui fai come decido io. Non mi sono nascosto con te in questi mesi, sono stato chiaro e, visto che sei qui, tu hai accettato. Puoi ancora ripensarci, uscire e non tornare, ma se varchi la porta della stanza nulla sarà più come prima -
- ho timore -
- lecito, posso dirti che non ci sarà mai pericolo per te, non permetterò a te o ad altri di farti del male, nemmeno a me stesso; però sappi che il tuo piacere sarà una mia proprietà e ne disporrò a mia volontà -
- ma... sai bene, Taita, che non sono libera -
- quando ti cerco è il mio tempo, tu rispondi e sei solo mia, ciò che fai nel restante a me non interessa. Se ti dico di andare in un posto, tu ci vai, se ti ordino un'azione, tu la compi. Queste le regole, ricordi? me lo hai chiesto tu -
- niente dolcezze? -
- tu proverai altre sensazioni e, presto, saranno l'unica cosa che vorrai. Le smancerie da sugar daddy non mi appartengono, ma so essere delicato ed amorevole... Lostris! che fai? -
- non mi vuoi guardare? -
- rivestiti subito e va' via, ti chiamo io. Quando lo farò, tu andrai dove dirò, all'ora che ti ordinerò -
- andrò? perché, tu non ci sarai? -
- potrà essere che sia là, questo è un piccolo dono per te -
- cos'è? -
- non ora, lo aprirai dopo, quando ti chiamerò. Ricorda: risponderai ovunque e con chiunque tu sia. Lascia il portone aperto quando esci. Niente saluti -

Esco sorpresa "mi sto spogliando di fronte a lui e mi caccia, non voglio dire un bacio, ma un tocco, almeno una stretta di mano, me lo poteva dare. Invece impassibile, glaciale, mah! chissà che c'è qui dentro... tentenna... mah! io guardo, ma sì... come Pandora, ahaha! e se poi c'è una microcamera... vede subito che non sono affidabile. No, aspetto che me lo dica lui..."

- signorina Lostris! allora? -
- Sophie, che sorpresa, mi ha aspettata? -
- in verità sì, dimmi -
- ha detto che mi farà sapere, come dicono tutti -
- vedrai che sarà sì, sei così carina; dimmi, dimmi, che studi fai? -
- liceo, perché hai detto "fai"? -
- sei molto giovane, si vede; liceo classico spero, per il mestiere ti insegnerà lui e, se vuoi, puoi sempre cercare me. Ora vado, che i fornelli mi aspettano. Ti va di cenare con me? -
- ti ringrazio, Sophie, ma a casa... -
- certo, che sciocca! a presto -
- sono contenta di averti conosciuta, ah! scientifico, mi dispiace... ciao -
- nessuno è perfetto... -


Lei entra e chiude il portone, getto uno sguardo alla pulsantiera ed un nome mi incuriosisce: Gardiner. Googlo rapida e scopro che la simpatica Sophie ha detto il vero, anche se non proprio così amico con Carter.

Nella sera ricevo una chiamata, solo due squilli, poi il plin di un wa:

- non mi hai risposto
- hai fatto solo due squilli, non ho fatto a tempo, ti chiamo
- no, non serve. ho detto che devi essere pronta per me
- lo sono, ma così non è fattibile. sai, oggi ho conosciuto una signora nella piazzetta
- lo so, ti ho vista. quattro.
- quattro cosa?
- quattro squilli, al quinto non ti rispondo
- ok. posso aprire la scatolina?
- no, decido io quando
- stronzo. è vero che il negozio all'angolo è tuo?
- sì
- quindi quella signora è...
nessuna risposta

Alle tre di notte squilla il cell che avevo sul cuscino, uno, due... tre...

- ci sono
- anche io, brava
- ma hai visto che ora è? fra quattro ore ho l'autobus
- ho voglia di te
- anche io, perché oggi mi hai scacciata?
- era presto, sei più bella che in foto
- pure te non sei fotogenico e ti invecchia
- basta, sei sola in camera?
- sì
- toccati
- cosa?
- accarezzati il seno con le dita
- da sotto la maglietta?
- passa al video, voglio vedere i tuoi occhi
- mi imbarazza...
- è il mio tempo e tu sei mia
- un attimo…
- niente attimi, così come sei, voglio vedere il sonno che sparisce dal tuo viso
- eccomi, ma anche io voglio vedere te
- dopo, hai aperto lo scrigno?
- no, mi hai detto di non farlo
- brava. Adesso sfiorati le labbra…
- così?
- sì, più seducente… più ammiccante… brava; gli occhi, guardami… rapiscimi lo sguardo… sii, così...
- amore… aspe, guardami mentre sfilo la shirt
- bella, sei proprio bella… no, ferma, gli slip ancora no
- non mi vuoi vedere tutta? guarda, ti faccio risalire fra le mie gambe… ti piace così?
- bellissima, scosta appena il cotone rosa… sì, ora sì, stupenda
- cosa? lì non mi sono depilata
- meglio, mi conosci più di quanto pensi… toccati, lì, sì lì… brava, così… comincia a farti piacere…
- sì, Taita, chiudo gli occhi e sono le tue dita sulla mia pelle
- sì, sfioro la tua intimità calda e già umida del desiderio…
- sì, mi tremano le gambe, Taita, voglio la tua bocca su di me, la tua lingua a sentire il mio sapore
- penetrati
- co… così? mhmm… ssì... baciami, Taita, bacia le mie labbra
- tu…
- lasciami sognare il tuo calore su di me, dentro di me; lasciami godere… godere del pensiero di te con me...
- non ancora, adesso dormi

Lui chiude la chiamata, ma disubbidisco al comando sfilandomi le mie mutandine; concedo alle mie mani i miei seni e la mia morbida pelle, alle mie dita dono la mia intimità, soffocando gemiti nel cuscino.
Nei miei occhi chiusi il suo volto, quando l'orgasmo mi raggiunge.

Un messaggio mi arriva un secondo dopo:
- so che non mi hai ubbidito, è successo anche a me. Volevo lo sapessi. ❤️



scritto il
2023-10-14
8 7 7
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.