La Domestica seconda parte
di
Pegy
genere
dominazione
Buongiorno padrone, come d'abitudine la signora Li mi portava il caffè a letto, la camera ancora avvolta nella penombra delle persiane chiuse.
Lei nuda con solo quel granbiulino a nascondere il suo esile corpo con quel grande fiocco che si poggiava sulle sue natiche.
Ormai quella era diventata la sua divisa da lavoro.
Dissi: "mettimi i calzini".
Lei alzò le lenzuola, il mio membro era afflosciato sui testicoli, mentre mi infila i calzini, lo guarda e mi chiede posso aiutare padrone?.
Io: leccalo!.
Era domenica, normalmente ciondolavo per casa in ciabatte, o steso sul divano mi godevo il panorama, di Lei intenta nelle pulizie, meticolosamente puliva ogni angolo della casa, con solo quel grembiulino addosso, e io lì che scrutavo ogni suo orifizio.
Quella domenica, la routine era stata sconvolta da un invito a pranzo di mia sorella.
Io e Marina avevamo un rapporto di complicità, non ci vediamo molto, ma quando capitava l'occasione, era come riavvolgere il nastro e tutto tornava a quel giorno che andò via di casa da donna sposata, ormai più di 20 anni fa.
Marina, aveva passato gli anta, era ancora una bella donna, con un fisico formoso ma sodo, nonostante le due gravidanze.
Ancora oggi gli uomini si voltavano al suo passaggio per ammirare le sue grazie.
Il duro lavoro in palestra dava i suoi frutti e lei ne andava fiera.
Io, nato 5 anni dopo di lei, ero diventato il suo confidente, mi raccontava di storie avute, delusioni, e a volte mi stuzzicava con qualche particolare piccante.
Io ogni tanto la spiavo in bagno quando usciva dalla doccia.
Era lì nuda, davanti allo specchio, i seni rotondi e sodi, i capezzoli irrigiditi dal freddo.
Il suo sedere a forma di pera faceva risaltare ancora di più i suoi fianchi stretti. Si ammirava per un paio di minuti, poi si copriva con l' asciugamano.
Ho sempre pensato che lei sapesse che io fossi lì e quei minuti fossero dedicati a me.
Ci sedemmo tutti a tavola, tra una risata e una battuta, il tempo trascorreva in allegria.
Ecco arriva il dolce.
Lei lo poggia sul tavolo, poi si siede vicino a me e dice: "fratellino, ho un piacere da chiederti".
Le rispondo: quando inizi con fratellino c'è sempre la fregatura.
Lei proseguì, dicendo che la settimana prossima è il nostro anniversario di matrimonio.
Io e Marco avevamo pensato di fare un viaggio, un fine settimana in crociera, i bambini saranno dai nonni, ma Baby non posso lasciarla lì, lei deve uscire almeno due volte al giorno.
Baby era il suo adorato cagnolino, un chihuahua che si portava ovunque.
Io rido, ecco dov'è la fregatura.
Lei " dai fratellino!", quando torno ti invito a cena.
Comunque mi dovrai fare un po' di compagnia, Marco dovrà stare fuori città per lavoro, un paio di giorni.
Non è che non ami i cani, anzi, ma quelli di piccola taglia che abbaiano di continuo non mi sono particolarmente simpatici.
Poi pensai in fin dei conti sarà Li a occuparsene.
Io "ok se paghi tu, accetto".
Dimmi, cosa mangia Baby, lei mi porta una scatola con dei croccantini, ecco questi basteranno per tre giorni, importante aggiungi del latte, lei ne va matta, anche per questo lo chiamata così, come ai bebè piace il latte.
Tornai a casa con una borsa a tracollo e la testa di Baby che ne faceva capolino.
Li, mi guardò con aria stranita.
Io le dissi: il cane resterà un paio di giorni te ne occuperai tu, deve uscire due volte al giorno, gli diedi la scatola, si chiama Baby e mangia questo.
Ia mattina dopo lo trovai che correva per casa, e Li disperata cercava di tranquillizzarla.
La sera tornato a casa, non c'era come ormai d'abitudine Li a porgermi le ciabatte.
Lei era in cucina a preparare la cena, Baby su una sedia affianco a lei guaiva, con le zampe appoggiate alla sua gamba, per farsi notare la leccava , Li impegnata nel preparare la cena le porgeva distrattamente dei croccantini.
Lei, nella sua divisa da lavoro, il fiocco rosso le ornava il sedere come un bel regalo da scartare, le domandai "È pronto da mangiare?".
Lei, non ancora padrone, ho fame e le diedi uno schiaffo sulle natiche, poi un secondo. Il sedere era diventato di un rosa acceso. Lo presi tra le mani, e le dissi:"ferma!" Mi tolsi la cravatta e la bendai.
Lei si muove a tastoni fino al tavolo, mentre io le toccavo prima le tette poi la fica.
Le sfilo il grembiulino, la stendo sul tavolo supina, con le braccia all'insù e le gambe divaricate ai lati del tavolo.
Col il grembiule le lego i polsi alle caviglie.
Lei, nuda e bendata, fremeva dal piacere al solo pensiero delle mie mani che la toccavano con ingordigia.
Le gambe spalancate facevano sì che la sua vulva si aprisse come un libro, svelando i suoi più segreti misteri.
Io la guardavo affascinato, Baby abbaiò e la magia svanì.
Voi mangiare cagna? Ora ti faccio mangiare io, aprii il frigorifero, presi il latte e lo versai sulle tette di Li, i capezzoli al contatto col liquido freddo si irrigidirono, presi Baby e la poggiai sul suo ventre, lei si avvicinò annusò le tette poi i capezzoli e iniziò a leccare.
Li curvò la schiena, non capiva cosa accadesse, ma la sensazione era inebriante.
Io ero seduto di fronte a lei, avevo la sua fica lì davanti a me, vedevo quel liquido che scorreva tra le sue labbra e gocciolava sul tavolo, le misi una mano tra le gambe era zuppa.
Le dico: " ti piace, Troia!".
Lei, con voce tremante: "Si, si, mi piace, padrone".
Verso ancora un po' di latte sui capezzoli, questo fece breccia tra le tette e scivolò giù fino a formare una piccola pozzanghera di latte nell' ombelico, Baby la leccava freneticamente.
Li iniziò a ansimare a labbra strette.
Feci scorrere del latte nell' inguine, Baby scese sul tavolo mise la testa tra le cosce di Li e iniziò a leccare, la sua lingua piccola e ruvida si infilava in ogni angolo della fica, procurandogli un piacere travolgente, gemeva e seguiva i movimenti della lingua con la fica.
Io dissi " Ferma!" Le misi una mano sul ventre tenendola ferma, Baby inebriata dall' odore del sesso di Li laccavva senza sosta.
Avvicinai il viso alla sua fica con due dita la aprii le labbra, si intravide una protuberanza rossa fare breccia, il clitoride, Baby come se sapesse di cosa si trattasse iniziò a leccarlo freneticamente.
Li sussultava e gemeva sul tavolo, tanto era forte l'orgasmo.
Io la lasciai lì così legata sul tavolo, bendata, con Baby tra le gambe che la leccava.
Gli giro la testa, glielo infilo in bocca e dico: "ora tocca a te, cagna, lecca!"
Lei nuda con solo quel granbiulino a nascondere il suo esile corpo con quel grande fiocco che si poggiava sulle sue natiche.
Ormai quella era diventata la sua divisa da lavoro.
Dissi: "mettimi i calzini".
Lei alzò le lenzuola, il mio membro era afflosciato sui testicoli, mentre mi infila i calzini, lo guarda e mi chiede posso aiutare padrone?.
Io: leccalo!.
Era domenica, normalmente ciondolavo per casa in ciabatte, o steso sul divano mi godevo il panorama, di Lei intenta nelle pulizie, meticolosamente puliva ogni angolo della casa, con solo quel grembiulino addosso, e io lì che scrutavo ogni suo orifizio.
Quella domenica, la routine era stata sconvolta da un invito a pranzo di mia sorella.
Io e Marina avevamo un rapporto di complicità, non ci vediamo molto, ma quando capitava l'occasione, era come riavvolgere il nastro e tutto tornava a quel giorno che andò via di casa da donna sposata, ormai più di 20 anni fa.
Marina, aveva passato gli anta, era ancora una bella donna, con un fisico formoso ma sodo, nonostante le due gravidanze.
Ancora oggi gli uomini si voltavano al suo passaggio per ammirare le sue grazie.
Il duro lavoro in palestra dava i suoi frutti e lei ne andava fiera.
Io, nato 5 anni dopo di lei, ero diventato il suo confidente, mi raccontava di storie avute, delusioni, e a volte mi stuzzicava con qualche particolare piccante.
Io ogni tanto la spiavo in bagno quando usciva dalla doccia.
Era lì nuda, davanti allo specchio, i seni rotondi e sodi, i capezzoli irrigiditi dal freddo.
Il suo sedere a forma di pera faceva risaltare ancora di più i suoi fianchi stretti. Si ammirava per un paio di minuti, poi si copriva con l' asciugamano.
Ho sempre pensato che lei sapesse che io fossi lì e quei minuti fossero dedicati a me.
Ci sedemmo tutti a tavola, tra una risata e una battuta, il tempo trascorreva in allegria.
Ecco arriva il dolce.
Lei lo poggia sul tavolo, poi si siede vicino a me e dice: "fratellino, ho un piacere da chiederti".
Le rispondo: quando inizi con fratellino c'è sempre la fregatura.
Lei proseguì, dicendo che la settimana prossima è il nostro anniversario di matrimonio.
Io e Marco avevamo pensato di fare un viaggio, un fine settimana in crociera, i bambini saranno dai nonni, ma Baby non posso lasciarla lì, lei deve uscire almeno due volte al giorno.
Baby era il suo adorato cagnolino, un chihuahua che si portava ovunque.
Io rido, ecco dov'è la fregatura.
Lei " dai fratellino!", quando torno ti invito a cena.
Comunque mi dovrai fare un po' di compagnia, Marco dovrà stare fuori città per lavoro, un paio di giorni.
Non è che non ami i cani, anzi, ma quelli di piccola taglia che abbaiano di continuo non mi sono particolarmente simpatici.
Poi pensai in fin dei conti sarà Li a occuparsene.
Io "ok se paghi tu, accetto".
Dimmi, cosa mangia Baby, lei mi porta una scatola con dei croccantini, ecco questi basteranno per tre giorni, importante aggiungi del latte, lei ne va matta, anche per questo lo chiamata così, come ai bebè piace il latte.
Tornai a casa con una borsa a tracollo e la testa di Baby che ne faceva capolino.
Li, mi guardò con aria stranita.
Io le dissi: il cane resterà un paio di giorni te ne occuperai tu, deve uscire due volte al giorno, gli diedi la scatola, si chiama Baby e mangia questo.
Ia mattina dopo lo trovai che correva per casa, e Li disperata cercava di tranquillizzarla.
La sera tornato a casa, non c'era come ormai d'abitudine Li a porgermi le ciabatte.
Lei era in cucina a preparare la cena, Baby su una sedia affianco a lei guaiva, con le zampe appoggiate alla sua gamba, per farsi notare la leccava , Li impegnata nel preparare la cena le porgeva distrattamente dei croccantini.
Lei, nella sua divisa da lavoro, il fiocco rosso le ornava il sedere come un bel regalo da scartare, le domandai "È pronto da mangiare?".
Lei, non ancora padrone, ho fame e le diedi uno schiaffo sulle natiche, poi un secondo. Il sedere era diventato di un rosa acceso. Lo presi tra le mani, e le dissi:"ferma!" Mi tolsi la cravatta e la bendai.
Lei si muove a tastoni fino al tavolo, mentre io le toccavo prima le tette poi la fica.
Le sfilo il grembiulino, la stendo sul tavolo supina, con le braccia all'insù e le gambe divaricate ai lati del tavolo.
Col il grembiule le lego i polsi alle caviglie.
Lei, nuda e bendata, fremeva dal piacere al solo pensiero delle mie mani che la toccavano con ingordigia.
Le gambe spalancate facevano sì che la sua vulva si aprisse come un libro, svelando i suoi più segreti misteri.
Io la guardavo affascinato, Baby abbaiò e la magia svanì.
Voi mangiare cagna? Ora ti faccio mangiare io, aprii il frigorifero, presi il latte e lo versai sulle tette di Li, i capezzoli al contatto col liquido freddo si irrigidirono, presi Baby e la poggiai sul suo ventre, lei si avvicinò annusò le tette poi i capezzoli e iniziò a leccare.
Li curvò la schiena, non capiva cosa accadesse, ma la sensazione era inebriante.
Io ero seduto di fronte a lei, avevo la sua fica lì davanti a me, vedevo quel liquido che scorreva tra le sue labbra e gocciolava sul tavolo, le misi una mano tra le gambe era zuppa.
Le dico: " ti piace, Troia!".
Lei, con voce tremante: "Si, si, mi piace, padrone".
Verso ancora un po' di latte sui capezzoli, questo fece breccia tra le tette e scivolò giù fino a formare una piccola pozzanghera di latte nell' ombelico, Baby la leccava freneticamente.
Li iniziò a ansimare a labbra strette.
Feci scorrere del latte nell' inguine, Baby scese sul tavolo mise la testa tra le cosce di Li e iniziò a leccare, la sua lingua piccola e ruvida si infilava in ogni angolo della fica, procurandogli un piacere travolgente, gemeva e seguiva i movimenti della lingua con la fica.
Io dissi " Ferma!" Le misi una mano sul ventre tenendola ferma, Baby inebriata dall' odore del sesso di Li laccavva senza sosta.
Avvicinai il viso alla sua fica con due dita la aprii le labbra, si intravide una protuberanza rossa fare breccia, il clitoride, Baby come se sapesse di cosa si trattasse iniziò a leccarlo freneticamente.
Li sussultava e gemeva sul tavolo, tanto era forte l'orgasmo.
Io la lasciai lì così legata sul tavolo, bendata, con Baby tra le gambe che la leccava.
Gli giro la testa, glielo infilo in bocca e dico: "ora tocca a te, cagna, lecca!"
2
3
voti
voti
valutazione
5.7
5.7
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
L' emigrante quinta parteracconto sucessivo
L' emigrante parte sesta
Commenti dei lettori al racconto erotico