Aspettando, sola, a Parigi

di
genere
masturbazione

Inspirando profondamente, con lentezza, il profumo è fruttato, floreale, speziato; in bocca, invece, gli aggettivi che vengono in mente sono: denso, morbido, avvolgente. D’inverno, l’Amarone è il vino preferito degli aperitivi che Valeria e io ci riserviamo con regolarità dopo la sessione di yoga in palestra. Durante uno di questi, novembrino, lei mi aveva raccontato di aver guardato con Giovanni il documentario del quale le avevamo detto io e Michele: The Ceremony, con l’intervista a quell’affascinante personaggio che è Catherine Robbe-Grillet. Valeria condivideva i giudizi che avevamo espresso noi sull’eleganza, la grazia e la sicurezza della protagonista, ma anche sulla capacità di mostrare una prospettiva del bondage assolutamente rivelatrice. Niente di umiliante, nulla di volgare: non sopraffazione, ma abbandonarsi al piacere più libero e completo. Aveva, evidentemente, approfondito la questione: “Sai che una sua cerimonia coreografata si è tenuta anche al museo Pompidu? Era una confessione pubblica di donne comuni che si sono iscritte per partecipare: il significato era un’espiazione per attenuare il rimorso, per rimuoverlo, estinguerlo. Per pacificarsi. Solo una tra le confessioni, la più grave, era destinata a ricevere la punizione da parte di lei. Geniale.”
Guardando il filmato, tuttavia, si era soprattutto resa conto della reazione di Michele. Lui, così disinteressato a tutto ciò che è sessualità, le era sembrato per la prima volta da tempo attento, di più: curioso.
“Non so -aveva confidato lei- ma è come se io avessi visto nei suoi occhi puntati su quello schermo una luce, un’energia nuova.” Lei aveva deciso di investire su ciò che aveva osservato e mi aveva chiesto complicità.
Ecco perché oggi sono a Parigi.
E’ opportuno però, anche se non necessario, unriassunto delle puntateprecedenti, senza dilungarsi. Dopo un’esperienza, inattesa, improvvisa e incredibilmente intrigante nella vasca da bagno di casa mia (racconto: “Cos’è l’amicizia femminile”), io e quell’angelo demoniaco di Valeria abbiamo sperimentato una bucolica avventura saffica (“Valeria, irresistibile per me”), cui è seguita la consapevolezza da parte mia di voler coniugare l’intesa che ho con mio marito a letto e il piacere di Valeria (“Valeria, irresistibile per me 2”). Per riuscirci ho lentamente preparato il terreno, approfittando di un’occasione di lavoro per stare a Venezia con Valeria un paio di giorni e capire se l’idea di un gioco a tre fosse realizzabile (“Valeria, irresistibile per me 3 e 4”, “Nella mia rete”), per poi riuscire a concretizzare questo mio sogno approfittando della disponibilità di Giovanni, mio marito, a farsi bendare, riuscendo così a guardare Valeria godere con lui inconsapevole (“E’ il numero perfetto”).
Cosa c’entra ora Parigi? Insegno storia dell’arte e sto realizzando, come consulente artistico e conduttrice, per una produzione straniera, una serie di documentari sull’arte erotica destinati a piattaforme streaming internazionali. Poche puntate, per cominciare. Una di queste è sull’arte erotica cimiteriale e con Jenna, la produttrice nota per il suo “Jenna Peck Art’s Power”, abbiamo convenuto che una parte fosse ambientata al cimitero di Père-Lachaise. Vero: al Monumentale di Torino, a quello di Milano, allo Staglieno di Genova e al cimitero acattolico per stranieri di Roma ci sono esempi meravigliosi di questo fenomeno artistico sviluppatosi per lo più tra il 1880 e il 1920. Opere di scultori eccelsi come Pietro Canonica, Giovanni Scanzi, Hendrik Andersen, Piero da Verona, Ettore Ximenes, Domenico Pecora, Enrico Butti. Monumenti diversissimi, per lo più espressione del movimento artistico del Simbolismo, che rappresentano la morte come una bella donna in abbandono erotico. La morte è bella, sembrano proprio voler dire quelle statue. Ma Jenna ha ragione nel dire che nessuno dei cimiteri italiani è conosciuto all’estero quanto, invece, quello parigino, le cui mura proteggono i sepolcri di Chopin, Balzac, Oscar Wilde, Jim Morrison, Marcel Proust, Yves Montand e Simon Signoret, Edith Piaf, Maria Callas, ecc... e anche opere adatte alla puntata.
Ecco il perché di qualche giorno nella capitale francese. Potendolo organizzare con anticipo, mi è sembrata l’occasione per trascorrere del tempo con mio marito, Valeria e Michele e spalleggiare la mia amica nella sua ricerca del piacere perduto.
Abbiamo scelto online assieme la casa io e lei, sempre durante un aperitivo bagnato da Amarone: io da mercoledì, loro da venerdì; la domenica si riparte.
Al mio arrivo, questa mattina, contrariamente a quello che talvolta capita per gli affitti a breve termine, sono rimasta sorpresa positivamente: quartiere centrale, palazzo di inizio '900, appartamento borghese, piano basso, ma con finestre che isolano bene dal rumore; ampio soggiorno con cucina, due camere da letto spaziose (è per questo che preferisco Airbnb agli hotel), separate da un’autentica sala da bagno. E’ grande come le camere, ha una confortevole vasca vittoriana in prossimità dell’alta finestra, poi un box doccia di inusuali dimensioni extra large e due lavandini affiancati. Nascosta in una parete, la porta di accesso a un micro locale riservato al wc. E poi soffitti decorati a gesso, porte e finestre tutte a doppio battente, parquet ovunque. In più di un punto, i passi producono un cigolio del legno: la cosa restituisce un certo senso di intimità, confortato dai pochi mobili, dai ritratti alle pareti, dalle eleganti tende che riparano dall’esterno.
Dopo il sopralluogo pomeridiano al Père-Lachaise con la regista, l'addetta alla fotografia e il segretario di produzione, nel tardo pomeriggio ho fatto un minimo di spesa ed sono rientrata infreddolita in questo mio rifugio, immergendomi presto nell’acqua calda della vasca. Sul vassoio in legno di bambù, che poggia sui bordi della vasca, mi fanno compagnia una candela che profuma di sandalo, un bicchiere di pinot noir di Borgogna e il mio iPad, sul quale cerco le informazioni di dettaglio per dare man forte a Valeria. Abbiamo già programmato assieme: la sera del loro arrivo andremo -grazie a Jenna, il cui solo nome è un passepartout nel mondo dell’arte- al vernissage della mostra fotografica di Fynn & Milla De Vees, coniugi belgi, affermati fotografi, noti anche per i loro ritratti a tema bondage. Verificheremo assieme la reazione di Giovanni, a seconda della quale decideremo come proseguire tre le diverse opzioni che abbiamo immaginato.
Abbracciata dall'acqua calda, faccio una videochiamata a Valeria. Le descrivo la casa e giro anche l'iPad per mostrarle il gigantesco bagno. Lei è ancora nel suo studio, come indica il tecnigrafo illuminato in lontananza alle sue spalle. Vale, lo so bene, è della scuola: "Il momento migliore per lavorare è quando tutti gli altri non sono ancora arrivati o sono già tornati a casa."
Ripercorriamo assieme il programma per il loro arrivo e ribadiamo le aspettative che nutriamo. “Male che vada -dice prudentemente sdrammatizzato lei- sarà un fine settimana fra amici.” “Facciamo così -le rispondo-, ho letto del nuovo super tecnologico museo del Paris Saint Germain: ha installazioni di realtà virtuale che fanno partecipare ad azioni di gioco della squadra, proprio come se si fosse un calciatore. Male che vada, come dici tu, sabato mattina li spediamo lì come regalo e....” “E il regalo -mi interrompe prima che io concluda con la proposta di fare shopping- a quel punto ce lo facciamo anche noi due.” La voce è perentoria, il tono profondo, ma anche talmente allusivo cheuna scossami attraversa. Secondo me si è accorta di questo mio fremito, nonostante la nostra conversazione sia in video. "Non capisco quanto sia grande quella vasca: ci staremo entrambe?", prosegue.
Altra scossa: dal cervello al basso ventre alla velocità della luce. Al ché, sedendomi bene, mi appoggio con le spalle allo schienale e le spiego che, nonostante la lunghezza delle gambe di lei, mi sembra sufficientemente ampia. Vedendo ben inquadrato il mio seno importante, risponde dicendo: "Bene, così magari potrò dedicarmi a quelle due cose che vedo lì che, come sai, ti invidio tantissimo." Terza scossa, ma questa volta l'aspettavo. "Queste?", le rispondo sorreggendo con le mani il seno. "Si, giocherei -riprende lei con una voce calda e più calma- con quei due bottoni carnosi; con le mani e non solo: anche con le labbra, la lingua e i denti. Mi fermeresti?”
E’ inutile, Valeria per me è una provocazione irresistibile. Palpando il seno con la sinistra faccio sparire la destra sott’acqua accarezzandomi lentamente fino al pube, continuando poi la conversazione mentre sfioro le grandi labbra: mi conosco e so quanto stimolare quel punto sia efficace. Allargo poi con indice e medio le altre due labbra più piccole passando, quindi, il solo medio sulla mia fessura per poi infilarvelo.
“Lo stai facendo!”, mi dice Valeria, fingendo stupore. Le rispondo riportando proprio quel dito luccicante alla mia bocca, tenendo gli occhi puntati verso la webcam. Aggiunto l’indice e succhio entrambe le dita prima di riportare quella mano dove il desiderio di piacere le reclama. Accarezzo il pube ricoperto del mio pelo biondo, scendendo, poi, a sentire la pelle liscia all’attacco delle cosce, prima a destra e quindi a sinistra. Come in una marcia di avvicinamento, torno di nuovo alle grandi labbra e, di seguito, alla fessura in mezzo ai lobi irregolari di quelle piccole. Valeria continua a parlare: “Mi piacerebbe essere in quella vasca con te, ora -dice- a darti le mie di dita.” Le sue parole scatenano la mia fantasia: immagino lei davanti a me, fingo che la mano che mi sollecita tra le gambe sia la sua, che suo sia il dito che ora mi stimola il clitoride. L’altra mia mano quasi stritola con due dita il grande capezzolo del mio seno sinistro. “Prendi il doccino", mi dice con rinnovata perentorietà. Con la mano sinistra do seguito al suo invito aprendo il rubinetto e prendendo l'erogatore. E' da tantissimo tempo che non lo uso per stimolarmi, e dire che è stato proprio con questo strumento che ho imparato tanti anni fa a darmi piacere da sola. Il getto dell’acqua è della potenza giusta e portarlo a sollecitare il mio clitoride già sensibile produce subito effetti ben più che gradevoli. Sento lento il piacere crescere in me e appoggio la nuca al bordo della vasca, rimanendo non so quanto in quella posizione mentre con la mano gioco a spostare il flusso dell’acqua: l’inclinazione verticale, quella laterale. Ma a un certo punto mi coglie come un’impazienza. Da un lato, con l’altra mano, stringo quindi con forza il capezzolo al quale ero risalita palpandomi il seno, dall'altro lascio che il doccino scivoli sul fondo della vasca e sposto la mano sinistra ad accarezzare subito il glande clitorideo, un tempo nascosto all’apice delle mie piccole labbra, ma ora duro, eretto e sensibilissimo. Con il medio inizio a girargli intorno, a puntellarlo da sopra, a schiacciarlo delicatamente: ora a destra, ora a sinistra, o verso il basso e poi l’alto. Quindi, il mio dito scivola a massaggiare le morbide labbra e risale a torturare di nuovo dolcemente quel bottone, terminale di un enorme numero di innervazioni preposte al piacere. Da quel punto, esattamente da quel piccolo punto, sento un calore montare dentro di me, come un'onda che si allunga sulla spiaggia e poi si ritrae, ma solo per tornare con maggiore impeto.
Una, due, tre volte e ancora, ancora. Non c'è né ragione, né possibilità di fermarsi e in un crescendo vengo come spinta d'impeto oltre i confini di me stessa. E' un'onda alta che si infrange dentro di me e ogni fibra del mio corpo corpo è pervasa dal piacere. Mi perdo tra luci caledoscopiche in una dimensione in cui il tempo sembra sospeso. Ogni cosa dei miei pensieri, delle mie sensazioni, del mio respiro, del mio corpo, dell'ambiente intorno a me, è ridotta a quel singolo punto di estasi.
Lascio quella sensazione abitarmi, godendomela tutta: anche dal suo apice al perdersi.

Appagata appieno, risollevo la testa dal bordo e riapro gli occhi sorridendo al video della comunicazione con Valeria. La vedo nell'esplosione della sua bellezza: il viso chiaro, leggermente allungato, è incorniciato da lunghi e mossi capelli scuri, gli occhi sono chiusi, il viso inclinato da un lato, esponendo quel muscolo lungo e liscio che unisce il retro dell'orecchio al punto dove le clavicole si incontrano. La camicetta di seta bianca, più aperta e in disordine, mostra un reggiseno morbido, di un nero trasparente, e un torace che respira affannato. Un ginocchio velato di nylon, che appare nel basso dello schermo, è appoggiato sopra al bracciolo della sedia da scrivania. Un ronzio di sottofondo, come una sorta di disturbo, ma irregolare, accompagna i gemiti di lei che poi deflagra in un orgasmo rapido, quasi violento. Inspira profondamente, con la stessa intensità espira prima di riaprire gli occhi e guardarmi. Scoppiamo a ridere senza proferire parola. Poi una sua mano appare nel centro dello schermo: impugnava un rossetto. Con le dita gira la parte sopra l'impugnatura, per far rientrare il lipstick nel tubetto. Il ronzio si interrompe. "Ah già! Non ti ho detto: allo scambio dei regali tra cugine, ho pescato questo. Venerdì, se vuoi, te lo presto."
Venerdì...
Venerdì!


larecherche@tutamail.com
scritto il
2024-12-12
2 3 8
visite
1
voti
valutazione
10
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

E’ proprio il numero perfetto
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.