Il praticante - Secondo Parte
di
Er.metico
genere
dominazione
L'indomani Vito era eccitato e curioso di scoprire cosa sarebbe successo, una volta varcata la porta dell'ufficio. Suonò il campanello e, come di consueto, le aprì la segretaria. La salutò e si diresse alla sua scrivania. L'avvocato era già in tribunale. Sulla sua scrivania c'era però già una pila di pratiche da sbrigare. Evidentemente, una volta ripresa dal trattamento della sera prima, si era fermata a lavorare di buona lena...
Appena prima di pranzo lei rientrò in studio. La sentì fermarsi con la segretaria qualche minuto, dopo di che entrò nella stanza. Non lo degnò di uno sguardo, come del resto faceva di solito. Lo salutò, si sedette alla scrivania e si mise a parlargli di lavoro, come se nulla fosse, col suo solito tono arrogante.
La giornata proseguì così, come se nulla fosse. Alle 18 la segretaria fece cadere la penna, come si suol dire, e andò a casa. Rimasero soli. Anche in questo caso non successe nulla. Circa un'ora dopo, un po' deluso ma anche molto eccitato dalla situazione, Vito si alzò per andare a casa. Lei lo salutò e la giornata si concluse così.
Non solo quel giorno ma tutta la settimana continuò come se nulla fosse accaduto. Vito si arrovellava sul da farsi. DOVEVA fare qualcosa... quella prima scopata gli era piaciuta troppo e non voleva certo rimanesse un fatto isolato.
L'ennesima sera in cui nulla era più successo, Vito si era dimenticato la suoneria del cellulare accesa. Gli arrivò un messaggio. Lei odiava quando succedeva che si sentisse il trillo del cellulare. "Allora, quante volte ti ho detto che devi silenziarlo quando sei in ufficio???" Sbraitò lei. Ecco, quello era il momento di agire. Vito girò la sua sedia di novanta gradi. Ora la guardava perfettamente di fronte. Si slacciò i pantaloni e tirò fuori il suo cazzo già turgido. "Cosa vuoi troia? Ora vieni qua e succhia." Lei di colpo arrossì fino a quasi diventare bordeaux per un attimo rimase impietrita, dopo di che si alzò, si avvicinò a vito, si inginocchiò e lì rimase, quasi ipnotizzata, a fissare la sua grossa cappella paonazza. "Quindi?" L'incalzò lui "Cosa aspetti?" Le prese la testa con entrambe le mani e la spinse sul proprio cazzo. Lei non oppose resistenza, almeno inizialmente. Aprì la bocca e accolse quel cazzo che aveva solo sentito fra le proprie gambe ma, fino a quel momento, non aveva mai visto. Però Vito non si accontentava e continò a spingere fino a che la cappella non sbattè in gola. Lei cerco di divincolarsi. Lui la trattenne qualche secondo e poi le consentì di rifiatare. L'avvocato tossì ripetutamente poi si rimise di buona lena a succhiare il giovane cazzo duro del suo praticante. La lasciò fare e si abbandonò molle sulla sedia. Lei non era molto esperta ma era davvero volenterosa. La sua lingua ruvida leccava la sua cappella come un lecca lecca, mentre la sua bocca praticava un piacevole risucchio. Al marito non doveva farlo spesso ma la tecnica non era affatto male... tanto che dopo pochi minuti lui era pronto a esploderle tutto il suo entusiasmo. In bocca o in faccia? Questo l'atroce dilemma... Ci pensò su così tanto che alla fine il suo sesso decise da solo. Sentiva che stava per venire, non faceva più in tempo a tirarlo fuori per schizzarla in faccia. Decisa allora di prenderle la testa e tenerla ferma, per evitare che dopo i primi schizzi lei si ritraesse. Il primo fiotto fu lungo a caldo. Lui la vide strabuzzare gli occhi e cerca di divincolarsi. Invano. Sentì allora che l'avvocato provava a degluttire. Peccato che lui ne aveva davvero le palle piene, non solo di lei ma anche per lei. Continuò a sborrare e lei non riusciva a inghiottire con la stessa velocità. Alla fine le iniziò a colare dalla bocca e da lì sul pavimento. Finalmente la liberò. "Ora puliscimelo bene con la tua lingua" Lei, obbediente leccò e succhiò via tutto. A quel punto il ragazzo lo rimise nei pantaloni, si alzò e fece per uscire. "Ah, non dimenticare di pulire la sborra per terra". E se ne andò.
Appena prima di pranzo lei rientrò in studio. La sentì fermarsi con la segretaria qualche minuto, dopo di che entrò nella stanza. Non lo degnò di uno sguardo, come del resto faceva di solito. Lo salutò, si sedette alla scrivania e si mise a parlargli di lavoro, come se nulla fosse, col suo solito tono arrogante.
La giornata proseguì così, come se nulla fosse. Alle 18 la segretaria fece cadere la penna, come si suol dire, e andò a casa. Rimasero soli. Anche in questo caso non successe nulla. Circa un'ora dopo, un po' deluso ma anche molto eccitato dalla situazione, Vito si alzò per andare a casa. Lei lo salutò e la giornata si concluse così.
Non solo quel giorno ma tutta la settimana continuò come se nulla fosse accaduto. Vito si arrovellava sul da farsi. DOVEVA fare qualcosa... quella prima scopata gli era piaciuta troppo e non voleva certo rimanesse un fatto isolato.
L'ennesima sera in cui nulla era più successo, Vito si era dimenticato la suoneria del cellulare accesa. Gli arrivò un messaggio. Lei odiava quando succedeva che si sentisse il trillo del cellulare. "Allora, quante volte ti ho detto che devi silenziarlo quando sei in ufficio???" Sbraitò lei. Ecco, quello era il momento di agire. Vito girò la sua sedia di novanta gradi. Ora la guardava perfettamente di fronte. Si slacciò i pantaloni e tirò fuori il suo cazzo già turgido. "Cosa vuoi troia? Ora vieni qua e succhia." Lei di colpo arrossì fino a quasi diventare bordeaux per un attimo rimase impietrita, dopo di che si alzò, si avvicinò a vito, si inginocchiò e lì rimase, quasi ipnotizzata, a fissare la sua grossa cappella paonazza. "Quindi?" L'incalzò lui "Cosa aspetti?" Le prese la testa con entrambe le mani e la spinse sul proprio cazzo. Lei non oppose resistenza, almeno inizialmente. Aprì la bocca e accolse quel cazzo che aveva solo sentito fra le proprie gambe ma, fino a quel momento, non aveva mai visto. Però Vito non si accontentava e continò a spingere fino a che la cappella non sbattè in gola. Lei cerco di divincolarsi. Lui la trattenne qualche secondo e poi le consentì di rifiatare. L'avvocato tossì ripetutamente poi si rimise di buona lena a succhiare il giovane cazzo duro del suo praticante. La lasciò fare e si abbandonò molle sulla sedia. Lei non era molto esperta ma era davvero volenterosa. La sua lingua ruvida leccava la sua cappella come un lecca lecca, mentre la sua bocca praticava un piacevole risucchio. Al marito non doveva farlo spesso ma la tecnica non era affatto male... tanto che dopo pochi minuti lui era pronto a esploderle tutto il suo entusiasmo. In bocca o in faccia? Questo l'atroce dilemma... Ci pensò su così tanto che alla fine il suo sesso decise da solo. Sentiva che stava per venire, non faceva più in tempo a tirarlo fuori per schizzarla in faccia. Decisa allora di prenderle la testa e tenerla ferma, per evitare che dopo i primi schizzi lei si ritraesse. Il primo fiotto fu lungo a caldo. Lui la vide strabuzzare gli occhi e cerca di divincolarsi. Invano. Sentì allora che l'avvocato provava a degluttire. Peccato che lui ne aveva davvero le palle piene, non solo di lei ma anche per lei. Continuò a sborrare e lei non riusciva a inghiottire con la stessa velocità. Alla fine le iniziò a colare dalla bocca e da lì sul pavimento. Finalmente la liberò. "Ora puliscimelo bene con la tua lingua" Lei, obbediente leccò e succhiò via tutto. A quel punto il ragazzo lo rimise nei pantaloni, si alzò e fece per uscire. "Ah, non dimenticare di pulire la sborra per terra". E se ne andò.
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