Il mozzo e l’ufficiale
di
Tide391
genere
gay
Andrij Burjak era un giovane ragazzo che viveva in un piccolo villaggio nelle campagne intorno a Kiev. Era alto circa un metro e settantacinque, aveva un fisico agile, pelle chiara e capelli biondi, che risaltavano i suoi occhi neri sopra un bellissimo naso leggermente scavato. Andrij era innamorato di Klara, una giovane fanciulla del suo villaggio, che si sentiva anch’ella attratta dal dolce sorriso di Andrij e al quale si era già promessa.
Nella primavera del 1910, non appena compiuti 18 anni, Andrij decise di recarsi ad Odessa per provare a imbarcarsi come mozzo su una nave mercantile e guadagnare così quanto gli serviva per potersi sposare. Giunto al porto si informò su dove potesse trovare lavoro e fu indirizzato verso l’edificio di una compagnia di navigazione dove gli fu chiesto di mettersi in fila insieme ad altri ragazzi per la visita medica. Furono allineati in un corridoio davanti la stanza del medico e nel frattempo gli fu chiesto di spogliarsi. Andrij rimase in mutande in attesa del suo turno.
Maxim era un allievo ufficiale di coperta e, in quanto membro più giovane del corpo ufficiali, era stato mandato nella sede della compagnia a ritirare la lista dei membri dell’equipaggio della sua nave che sarebbe salpata il giorno seguente. Qualche anno prima Maxim aveva deciso di entrare in accademia per sfuggire alle pressioni della famiglia, che lo spingeva a sposare la figlia di un ricco funzionario zarista. D’altronde, lui non era attratto dalle donne. Mentre attraversava il corridoio che lo separava dalla stanza del protocollo, non poté fare a meno di notare quel giovane biondo, dal fisico asciutto e dall’aria serena, che attendeva in fila per la visita medica. Doveva avere appena un paio d’anni meno di lui e fu colpito dalla sua bellezza e dalla sua muscolatura appena definita, che risaltava sotto una pelle candida e glabra. All’ufficio del protocollo gli fu chiesto di attendere ancora qualche minuto in quanto stavano completando le visite e aggiornando la lista dell’equipaggio. Quella sera si masturbò pensando a quel ragazzo in mutande.
All’indomani Maxim indossò la divisa da allievo ufficiale e si recò al porto, dove doveva occuparsi dell’imbarco dell’equipaggio. Si posizionò davanti la scaletta d’imbarco e iniziò a fare l’appello. “Burjak Andrij” scandì a un certo punto con tono annoiato. “Sono io, Signore” rispose Andrij spuntando da dietro un altro marinaio con un grande sorriso. La felicità per quella nuova avventura traspariva da ogni poro e contribuiva a renderlo ancora più bello. Maxim esitò un attimo, fissando il suo sorriso. Era proprio lui. “Burjak, sali a bordo e fai rapporto all’ufficiale Zelesky”. “Si, Signore. Grazie, Signore” rispose raggiante Andrij mentre saliva velocemente la scaletta.
Essendo alla sua prima esperienza in mare Andrij fu adibito alla pulizia dei ponti e delle cabine, nonché ai piccoli lavori di manutenzione. Pur essendo l’ultimo in grado di un equipaggio di circa 60 persone, era felicissimo di trovarsi su quella grande nave e di solcare quel mare che non aveva mai visto prima.
Dalla plancia di comando Maxim non poteva fare a meno di notare Andrij, che spazzava quel ponte dentro abiti troppo grandi per lui, ma sempre sorridendo. Ne notava i movimenti, i sorrisi, la vitalità, la pelle nuda delle braccia che si tendeva ad ogni colpo di spazzolone. La sua presenza lo turbava di giorno, mentre il ricordo di Andrij in mutande in fila per la visita medica ne agitava i pensieri notturni.
Un giorno Maxim si decise finalmente a raggiungere Andrij sul ponte con la scusa di fumare una sigaretta. “Burjak, hai da accedere?” si rivolse a lui con aria di superiorità. Il ragazzo, sorpreso dal fatto che l’ufficiale conoscesse il suo nome, rispose “No, Signore. Provvedo subito” e corse via, tornando dopo pochi secondi con dei fiammiferi e accendendone subito uno “Ecco Signore”. Maxim guardo il sorriso di Andrij e gli afferrò il polso avvicinando il fiammifero alla sigaretta. Il contatto con la pelle glabra di Andrij gli provocò un sussulto. Come avrebbe voluto esplorarne ogni centimetro. Gli offrì una sigaretta e cominciarono a scambiare qualche parola. Maxim apprese così dell’esistenza di Klara, pensando a quanto fosse fortunata a poter accogliere la vitalità di Andrij dentro di lei. “Troia” pensò il giovane ufficiale con profonda invidia.
Dopo quel primo incontro Maxim cominciò a cercare Andrij più spesso e a riservargli molte attenzioni. A ogni incontro gli donava sigarette, cibo, alcool. Fece in modo che i turni di Andrij coincidessero con i suoi in modo da poter passare del tempo insieme a giocare a carte o bere. Gli stava vicino quando Andrij soffriva di mal di mare e una sera – dopo una giornata di mare molto mosso – andò addirittura a controllare nella cabina dei mozzi come stesse. Ad Andrij tutte quelle attenzioni facevano enormemente piacere ed era felice di avere qualcuno che si preoccupasse per lui mentre era lontano da casa. Tuttavia la sera che Maxim passò nella cabina dei mozzi, gli altri ragazzi gli fecero notare che non era normale che un allievo ufficiale si interessasse a tal punto alla salute di un mozzo e di stare attento perché sui gusti di quel giovane ufficiale giravano strane voci e loro di froci in cabina non ne volevano.
Un tardo pomeriggio d’estate Maxim notò Andrij che puliva il ponte. Il sole picchiava ancora e il ragazzo si era tolto la camicia, rimanendo petto nudo. La sua pelle umida di sudore brillava sotto il sole rendendolo ancora più bello agli occhi di Maxim che dall’alto della plancia non riusciva a distogliere lo sguardo da lui. Finito il turno il giovane ufficiale si diresse di corsa sul ponte dove salutò Andrij. Da vicino era ancora più bello: “Andrij come va?”. “Bene, Signore, grazie” rispose il ragazzo. “Il lavandino nella mia cabina perde acqua e sulla nave non possiamo permetterci di sprecare acqua dolce. Puoi dargli un’occhiata?”. “Certamente Signore” rispose Andrij leggermente titubante. Dopo l’avvertimento che gli avevano dato, temeva a trovarsi da solo con l’ufficiale nella sua cabina. Provò a prendere tempo “Se per lei va bene, Signore, passerò da lei non appena ho finito la pulizia del ponte”. “No, vieni subito”, rispose categorico Maxim, facendo raggelare il sangue ad Andrij, che provò a cercare la sua camicia con lo sguardo. “Lascia perdere la camicia e seguimi” lo anticipò Maxim, come se potesse leggergli nel pensiero. Mentre seguiva l’ufficiale, Andrij era estremamente preoccupato per la situazione. Non poteva credere che quel ragazzo così gentile avesse in realtà secondi fini. Nonostante un suo superiore sul quale giravano pettegolezzi di omosessualità gli avesse ordinato di seguirlo mezzo nudo nella sua cabina, Andrij rimaneva legato alla sua visione ingenua del mondo.
Arrivati alla cabina, l’ufficiale fece entrare Andrij, chiuse la porta dietro di loro e gli fu subito addosso, schiacciandolo col suo corpo contro una parete. Le mani del giovane ufficiale cominciarono freneticamente ad esplorare il corpo del mozzo. Nonostante si fosse prefigurato il rischio, Andrij fu preso alla sprovvista. Il rispetto e la gratitudine che provava per quel superiore, che gli aveva dimostrato amicizia e solidarietà, gli impedirono di reagire fisicamente e spingere via l’ufficiale: “Signore, che fa… la prego si fermi. Signore, la prego, mi lasci andare…”. Le sue parole furono inascoltate da Maxim, che in preda all’eccitazione cominciò a leccargli i pettorali e ad assaporare quel sudore che aveva reso quei muscoli così brillanti sotto la luce del sole. Il suo pene era prepotentemente eretto e sfregava contro il corpo di Andrij. Fu quando cominciò a leccare i suoi capezzoli, che si accese qualcosa nel giovane Andrij. Nonostante lui non fosse mai stato attratto dagli uomini quei tre mesi di astinenza forzata sulla nave – dove aveva potuto soltanto masturbarsi pensando alla sua Klara - lo avevano reso molto più sensibile a quelle attenzioni.
Man mano che le labbra di Maxim scendevano sui suoi addominali tesi e da lì verso il pube, l’incapacità di opporsi per rispetto del superiore si trasformò in accettazione di quel piacere proibito. Maxim slacciò voracemente la cintura di Andrij per ritrovarsi il suo membro davanti le sue labbra. Finalmente poteva sfregare il viso su quelle mutande sulle quali si era ossessivamente masturbato negli ultimi mesi, mentre Andrij lasciava fare e il suo sesso cresceva sotto la stoffa. Avvertito il venir meno delle resistenze, Maxim abbassò le mutande di Andrij e si fiondò rapidamente con la bocca sul suo pene, ormai perfettamente eretto, cominciando a lavorarlo con la maestria che aveva appreso negli anni trascorsi alla scuola ufficiali, dove era stato l’unico sfogo alle pulsioni adolescenziali di molti suoi compagni di accademia.
Quando Andrij cominciò involontariamente a mugolare e ad assecondare col bacino i movimenti della sua bocca, Maxim capì che il giovane mozzo era ormai in preda al piacere e lo spinse sul suo letto, togliendosi rapidamente la divisa. Aveva davanti a sé Andrij completamente nudo sul letto, col suo cazzo che svettava tra una leggera peluria bionda. Il volto del giovane mozzo lasciava trasparire sentimenti contrastanti: da un lato la voglia di completare quello che avevano iniziato e dall’altro l’imbarazzo per la situazione, dove si ritrovava nudo davanti a un altro uomo, un suo superiore, che si era inginocchiato ai suoi piedi e aveva degradato la sua virilità per lui. Maxim ormai completamente nudo si accovacciò sul mozzo e con un filo di voce lo pregò: “Andrij, possiedimi”. Il giovane era confuso. Quel corpo maschile davanti a lui non gli suscitava alcun desiderio e non aveva neanche sfiorato Maxim, mentre questi si prodigava per farlo godere. Tuttavia, dopo mesi di astinenza, il sesso duro del giovane reclamava sollievo e il desiderio di ripagare la gratitudine di Maxim lo spinsero a fare un cenno di assenso col capo.
Maxim gli fu immediatamente sopra e si trafisse col sesso di Andrij, iniziandolo a cavalcare con lussuria. La perdita di controllo del giovane ufficiale, che Andrij aveva imparato a conoscere come persona gentile ma misurata, il suo sguardo lascivo e ormai privo di pudore mentre si faceva impalare dal mozzo, contribuì a farlo eccitare ulteriormente. Andrij si sentiva orgoglioso di aver fatto perdere la testa anche al giovane ufficiale, che aveva rinunciato a ogni dignità di rango e l’aveva implorato di prenderlo come una donna. Dopo pochi minuti di cavalcata di Maxim, Andrij avvertì l’eccitazione salire e di lì a poco riversò il suo seme all’interno del corpo del giovane ufficiale, sul cui volto si leggevano evidenti i segni della soddisfazione. Andrij estrasse il suo pene dalle terga dell’ufficiale e con modi decisi si liberò dalla sua presa. Senza dire nulla i due giovani si rivestirono rapidamente.
Una volta reindossata la divisa e riacquistato anche formalmente il suo rango, Maxim provò un profondo senso di vergogna. Mentre lo sperma di Andrij gli colava attraverso l’ano deflorato e gli imbrattava i pantaloni della divisa, percepì nel freddo saluto del giovane mozzo un malcelato messaggio di superiorità, di fierezza per aver portato un ufficiale a umiliarsi pur di averlo, di consapevolezza per il suo fascino che aveva portato quel giovane uomo a perdere ogni dignità.
Nella primavera del 1910, non appena compiuti 18 anni, Andrij decise di recarsi ad Odessa per provare a imbarcarsi come mozzo su una nave mercantile e guadagnare così quanto gli serviva per potersi sposare. Giunto al porto si informò su dove potesse trovare lavoro e fu indirizzato verso l’edificio di una compagnia di navigazione dove gli fu chiesto di mettersi in fila insieme ad altri ragazzi per la visita medica. Furono allineati in un corridoio davanti la stanza del medico e nel frattempo gli fu chiesto di spogliarsi. Andrij rimase in mutande in attesa del suo turno.
Maxim era un allievo ufficiale di coperta e, in quanto membro più giovane del corpo ufficiali, era stato mandato nella sede della compagnia a ritirare la lista dei membri dell’equipaggio della sua nave che sarebbe salpata il giorno seguente. Qualche anno prima Maxim aveva deciso di entrare in accademia per sfuggire alle pressioni della famiglia, che lo spingeva a sposare la figlia di un ricco funzionario zarista. D’altronde, lui non era attratto dalle donne. Mentre attraversava il corridoio che lo separava dalla stanza del protocollo, non poté fare a meno di notare quel giovane biondo, dal fisico asciutto e dall’aria serena, che attendeva in fila per la visita medica. Doveva avere appena un paio d’anni meno di lui e fu colpito dalla sua bellezza e dalla sua muscolatura appena definita, che risaltava sotto una pelle candida e glabra. All’ufficio del protocollo gli fu chiesto di attendere ancora qualche minuto in quanto stavano completando le visite e aggiornando la lista dell’equipaggio. Quella sera si masturbò pensando a quel ragazzo in mutande.
All’indomani Maxim indossò la divisa da allievo ufficiale e si recò al porto, dove doveva occuparsi dell’imbarco dell’equipaggio. Si posizionò davanti la scaletta d’imbarco e iniziò a fare l’appello. “Burjak Andrij” scandì a un certo punto con tono annoiato. “Sono io, Signore” rispose Andrij spuntando da dietro un altro marinaio con un grande sorriso. La felicità per quella nuova avventura traspariva da ogni poro e contribuiva a renderlo ancora più bello. Maxim esitò un attimo, fissando il suo sorriso. Era proprio lui. “Burjak, sali a bordo e fai rapporto all’ufficiale Zelesky”. “Si, Signore. Grazie, Signore” rispose raggiante Andrij mentre saliva velocemente la scaletta.
Essendo alla sua prima esperienza in mare Andrij fu adibito alla pulizia dei ponti e delle cabine, nonché ai piccoli lavori di manutenzione. Pur essendo l’ultimo in grado di un equipaggio di circa 60 persone, era felicissimo di trovarsi su quella grande nave e di solcare quel mare che non aveva mai visto prima.
Dalla plancia di comando Maxim non poteva fare a meno di notare Andrij, che spazzava quel ponte dentro abiti troppo grandi per lui, ma sempre sorridendo. Ne notava i movimenti, i sorrisi, la vitalità, la pelle nuda delle braccia che si tendeva ad ogni colpo di spazzolone. La sua presenza lo turbava di giorno, mentre il ricordo di Andrij in mutande in fila per la visita medica ne agitava i pensieri notturni.
Un giorno Maxim si decise finalmente a raggiungere Andrij sul ponte con la scusa di fumare una sigaretta. “Burjak, hai da accedere?” si rivolse a lui con aria di superiorità. Il ragazzo, sorpreso dal fatto che l’ufficiale conoscesse il suo nome, rispose “No, Signore. Provvedo subito” e corse via, tornando dopo pochi secondi con dei fiammiferi e accendendone subito uno “Ecco Signore”. Maxim guardo il sorriso di Andrij e gli afferrò il polso avvicinando il fiammifero alla sigaretta. Il contatto con la pelle glabra di Andrij gli provocò un sussulto. Come avrebbe voluto esplorarne ogni centimetro. Gli offrì una sigaretta e cominciarono a scambiare qualche parola. Maxim apprese così dell’esistenza di Klara, pensando a quanto fosse fortunata a poter accogliere la vitalità di Andrij dentro di lei. “Troia” pensò il giovane ufficiale con profonda invidia.
Dopo quel primo incontro Maxim cominciò a cercare Andrij più spesso e a riservargli molte attenzioni. A ogni incontro gli donava sigarette, cibo, alcool. Fece in modo che i turni di Andrij coincidessero con i suoi in modo da poter passare del tempo insieme a giocare a carte o bere. Gli stava vicino quando Andrij soffriva di mal di mare e una sera – dopo una giornata di mare molto mosso – andò addirittura a controllare nella cabina dei mozzi come stesse. Ad Andrij tutte quelle attenzioni facevano enormemente piacere ed era felice di avere qualcuno che si preoccupasse per lui mentre era lontano da casa. Tuttavia la sera che Maxim passò nella cabina dei mozzi, gli altri ragazzi gli fecero notare che non era normale che un allievo ufficiale si interessasse a tal punto alla salute di un mozzo e di stare attento perché sui gusti di quel giovane ufficiale giravano strane voci e loro di froci in cabina non ne volevano.
Un tardo pomeriggio d’estate Maxim notò Andrij che puliva il ponte. Il sole picchiava ancora e il ragazzo si era tolto la camicia, rimanendo petto nudo. La sua pelle umida di sudore brillava sotto il sole rendendolo ancora più bello agli occhi di Maxim che dall’alto della plancia non riusciva a distogliere lo sguardo da lui. Finito il turno il giovane ufficiale si diresse di corsa sul ponte dove salutò Andrij. Da vicino era ancora più bello: “Andrij come va?”. “Bene, Signore, grazie” rispose il ragazzo. “Il lavandino nella mia cabina perde acqua e sulla nave non possiamo permetterci di sprecare acqua dolce. Puoi dargli un’occhiata?”. “Certamente Signore” rispose Andrij leggermente titubante. Dopo l’avvertimento che gli avevano dato, temeva a trovarsi da solo con l’ufficiale nella sua cabina. Provò a prendere tempo “Se per lei va bene, Signore, passerò da lei non appena ho finito la pulizia del ponte”. “No, vieni subito”, rispose categorico Maxim, facendo raggelare il sangue ad Andrij, che provò a cercare la sua camicia con lo sguardo. “Lascia perdere la camicia e seguimi” lo anticipò Maxim, come se potesse leggergli nel pensiero. Mentre seguiva l’ufficiale, Andrij era estremamente preoccupato per la situazione. Non poteva credere che quel ragazzo così gentile avesse in realtà secondi fini. Nonostante un suo superiore sul quale giravano pettegolezzi di omosessualità gli avesse ordinato di seguirlo mezzo nudo nella sua cabina, Andrij rimaneva legato alla sua visione ingenua del mondo.
Arrivati alla cabina, l’ufficiale fece entrare Andrij, chiuse la porta dietro di loro e gli fu subito addosso, schiacciandolo col suo corpo contro una parete. Le mani del giovane ufficiale cominciarono freneticamente ad esplorare il corpo del mozzo. Nonostante si fosse prefigurato il rischio, Andrij fu preso alla sprovvista. Il rispetto e la gratitudine che provava per quel superiore, che gli aveva dimostrato amicizia e solidarietà, gli impedirono di reagire fisicamente e spingere via l’ufficiale: “Signore, che fa… la prego si fermi. Signore, la prego, mi lasci andare…”. Le sue parole furono inascoltate da Maxim, che in preda all’eccitazione cominciò a leccargli i pettorali e ad assaporare quel sudore che aveva reso quei muscoli così brillanti sotto la luce del sole. Il suo pene era prepotentemente eretto e sfregava contro il corpo di Andrij. Fu quando cominciò a leccare i suoi capezzoli, che si accese qualcosa nel giovane Andrij. Nonostante lui non fosse mai stato attratto dagli uomini quei tre mesi di astinenza forzata sulla nave – dove aveva potuto soltanto masturbarsi pensando alla sua Klara - lo avevano reso molto più sensibile a quelle attenzioni.
Man mano che le labbra di Maxim scendevano sui suoi addominali tesi e da lì verso il pube, l’incapacità di opporsi per rispetto del superiore si trasformò in accettazione di quel piacere proibito. Maxim slacciò voracemente la cintura di Andrij per ritrovarsi il suo membro davanti le sue labbra. Finalmente poteva sfregare il viso su quelle mutande sulle quali si era ossessivamente masturbato negli ultimi mesi, mentre Andrij lasciava fare e il suo sesso cresceva sotto la stoffa. Avvertito il venir meno delle resistenze, Maxim abbassò le mutande di Andrij e si fiondò rapidamente con la bocca sul suo pene, ormai perfettamente eretto, cominciando a lavorarlo con la maestria che aveva appreso negli anni trascorsi alla scuola ufficiali, dove era stato l’unico sfogo alle pulsioni adolescenziali di molti suoi compagni di accademia.
Quando Andrij cominciò involontariamente a mugolare e ad assecondare col bacino i movimenti della sua bocca, Maxim capì che il giovane mozzo era ormai in preda al piacere e lo spinse sul suo letto, togliendosi rapidamente la divisa. Aveva davanti a sé Andrij completamente nudo sul letto, col suo cazzo che svettava tra una leggera peluria bionda. Il volto del giovane mozzo lasciava trasparire sentimenti contrastanti: da un lato la voglia di completare quello che avevano iniziato e dall’altro l’imbarazzo per la situazione, dove si ritrovava nudo davanti a un altro uomo, un suo superiore, che si era inginocchiato ai suoi piedi e aveva degradato la sua virilità per lui. Maxim ormai completamente nudo si accovacciò sul mozzo e con un filo di voce lo pregò: “Andrij, possiedimi”. Il giovane era confuso. Quel corpo maschile davanti a lui non gli suscitava alcun desiderio e non aveva neanche sfiorato Maxim, mentre questi si prodigava per farlo godere. Tuttavia, dopo mesi di astinenza, il sesso duro del giovane reclamava sollievo e il desiderio di ripagare la gratitudine di Maxim lo spinsero a fare un cenno di assenso col capo.
Maxim gli fu immediatamente sopra e si trafisse col sesso di Andrij, iniziandolo a cavalcare con lussuria. La perdita di controllo del giovane ufficiale, che Andrij aveva imparato a conoscere come persona gentile ma misurata, il suo sguardo lascivo e ormai privo di pudore mentre si faceva impalare dal mozzo, contribuì a farlo eccitare ulteriormente. Andrij si sentiva orgoglioso di aver fatto perdere la testa anche al giovane ufficiale, che aveva rinunciato a ogni dignità di rango e l’aveva implorato di prenderlo come una donna. Dopo pochi minuti di cavalcata di Maxim, Andrij avvertì l’eccitazione salire e di lì a poco riversò il suo seme all’interno del corpo del giovane ufficiale, sul cui volto si leggevano evidenti i segni della soddisfazione. Andrij estrasse il suo pene dalle terga dell’ufficiale e con modi decisi si liberò dalla sua presa. Senza dire nulla i due giovani si rivestirono rapidamente.
Una volta reindossata la divisa e riacquistato anche formalmente il suo rango, Maxim provò un profondo senso di vergogna. Mentre lo sperma di Andrij gli colava attraverso l’ano deflorato e gli imbrattava i pantaloni della divisa, percepì nel freddo saluto del giovane mozzo un malcelato messaggio di superiorità, di fierezza per aver portato un ufficiale a umiliarsi pur di averlo, di consapevolezza per il suo fascino che aveva portato quel giovane uomo a perdere ogni dignità.
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