L'evidenza
di
Gatsby37
genere
gay
Avevamo fumato parecchio quella sera, e riso anche. Davvero una bella serata coi vecchi amici: rivederli ogni tanto fa davvero piacere. Stavamo per andarcene, quando Claudio mi chiede se mi andava ancora uno spinello: visto che ero quello che abitava più vicino, non mi cambiava nulla e accettai.
Ci mettiamo comodi sul divano, semisdraiati con le rispettive schiene appoggiate alle sponde opposte. Era caldo quella sera. Stavamo in silenzio, il fumo faceva il suo effetto. Stavo bene, ero rilassato.
Sbadatamente (così mi sembrava)i nostri piedi si sfiorano. Poi riaccade. E riaccade ancora: non era un caso. Il cuore comincia a battermi forte.
Io e Claudio ci conoscevamo da una vita. Era bello, piaceva tantissimo alle ragazze e ne aveva avute molte. Insomma, un vero maschio: al di là dell'amicizia, dell'affetto lo avevo sempre invidiato per questo.
Mi fissa e sorride, con un sorriso strano, quasi cattivo. Stacca la schena dalla sponda, si sporge verso di me, e in un batter d'occhio, mi sflia pantaloncini e mutande con un solo gesto. Io fingo una resistenza che in realtà non c'è. Sono in panico: allo stesso tempo emozionato, eccitato, stupito, spaventato. In un attimo anche lui è nudo: la sua verga, bellissima, è gia eretta, . Mi sdraia sollevandomi le gambe, mi fa scivolare uno dei cuscini sotto la parte bassa della schiena. I miei talloni li appoggia sulle spalle e, improvvisamente, mi sputa sul buco del culo. Due volte. Lo vedo sputarsi in mano e inumidirsi il cazzo: mi avrebbe penetrato da un momento all'altro.
Io ero teso e desideroso allo stesso tempo: del resto non avevo nessuna possibilità di muovermi, ero in sua balia. Questo mi angosciava e mi eccitava ad un tempo. Sento il suo pene appoggiarsi all'ingresso dell'ano: è caldo. In un attimo, dolorosamente e dolcemente, è dentro di me. Mi fa impazzire quel senso di calore.
Comincia lentamente, dolcemente, dolorosamente a pompare: io vedo il suo bacino fare su è giù e lo sento dentro di me, sempre più profondo. E mentre pompa, all'improvvio mi bacia, con le sue labbra carnose: è un bacio prolungato, sensualissimo a cui non posso non rispondere. Gli cingo la testa, la sua lingua cerca la mia. E intanto pompa, col suo cazzo caldo e durissimo: e io non riesco a non gemere di piacere e dolore. Ma è un piacere nuovo: una specie di beatitudine fisica, che dal culo e dalle labbra si irradia a tutto il corpo: quel mio corpo invaso dal piacere, che, neanche volendo, potrebbe sottrarsi a quella posizione di straordinaria, eccitante, sottomissione.
Pensavo moltissimo: era evidente che non stavamo scopando, ma stavamo facendo l'amore. Mi era evidente che quello che ho sempre chiamato amicizia e ammirazione era in realtà profonda attrazione fisica e, forse, perfino amore.
Fino ad ora mi ero sempre raccontato che le mie fantasticherie omosessuali e le due esperienze che avevo avuto fossero dei capricci, una sorta di risarcimento al fatto che non riuscivo ad avere rapporti sessuali completi con le donne.
Ma non avevo mai creduto di provare una cosa simile per un uomo, di sentirmi così in sua balia, di provare un piacere simile, di non riuscire a smettere di baciarlo: per prima volta mi sentivo totalmente e senza ombra di dubbio gay. E questo, ad un tempo, mi spaventava, mi eccitava e mi piaceva. Stavo vivendo il momento più piacevole e appagante della mia vita. Ero tutto per lui; il suo cazzo, la sua bocca, il suo corpo erano tutto quello che volevo, e sentirmi godere come neanche nei peggiori doppiaggi di un porno di serie Z mi eccitava. Ed eccitava, credo, anche lui.
Ad un certo punto il ritmo rallenta, smette di baciarmi, mi guarda fisso con un ghigno che mi sembra ancora cattivo, e sento il mio culo riempirsi di calore. Devo aver fatto un verso di godimento assoluto, quasi animale: mi sentivo quasi svenire da piacere.
Rimane ancora dentro di me, qualche secondo. Io ho gambe e schiena che mi fanno male; la gamba destra mi trama e mi duole in alto, ma tanto non c'è verso di fare il minimo movimento.
Esce da me e, senza dire una parola, va in bagno dove rimane un bel po'; lo sento farsi la doccia. Io rimango su quel divano, sdraiato, incapace di fare alcunchè; il mio corpo era ancora inebriato dal piacere; qualunque parte di esso toccassi con la mia mano era un brivido. E quel calore umido dentro di me. E il dolore alle gambe che era a sua volta un piacere. Mi sembrava di avere una voragine al posto del buco del culo.
Intanto aspettavo, nudo e immobile,e pensavo a cosa ci saremmo detti. Quello che era successo e come era successo cambiava tutto nel mio rapporto con gli uomini. E, soprattutto, nel mio rapporto con lui. Fosse per me, avrei ricominciato daccapo subito.
Invece, appena uscito dal bagno, senza neppure guardarmi, mi dice freddo di vestirmi e andarmene. Sopreso, deluso, e pieno di vergogna per la scena che vedevo coi suoi occhi(io ancora voglioso, disfatto dal piacere steso nudo su un divano, in attesa di essere di nuovo preso,mentre lui che non vedeva l'ora che sparissi), mi sono rivestito e, senza che ci dicessimo una parola, sono uscito.
Ero umiliato, scosso, ma anche ancora inebriato dal piacere: e mi sentivo nel contempo ferito nell'animo e falice, come non mai, nel corpo in quel corpo che non sapeva stare in piedi senza che le gambe tremassero.
Ci mettiamo comodi sul divano, semisdraiati con le rispettive schiene appoggiate alle sponde opposte. Era caldo quella sera. Stavamo in silenzio, il fumo faceva il suo effetto. Stavo bene, ero rilassato.
Sbadatamente (così mi sembrava)i nostri piedi si sfiorano. Poi riaccade. E riaccade ancora: non era un caso. Il cuore comincia a battermi forte.
Io e Claudio ci conoscevamo da una vita. Era bello, piaceva tantissimo alle ragazze e ne aveva avute molte. Insomma, un vero maschio: al di là dell'amicizia, dell'affetto lo avevo sempre invidiato per questo.
Mi fissa e sorride, con un sorriso strano, quasi cattivo. Stacca la schena dalla sponda, si sporge verso di me, e in un batter d'occhio, mi sflia pantaloncini e mutande con un solo gesto. Io fingo una resistenza che in realtà non c'è. Sono in panico: allo stesso tempo emozionato, eccitato, stupito, spaventato. In un attimo anche lui è nudo: la sua verga, bellissima, è gia eretta, . Mi sdraia sollevandomi le gambe, mi fa scivolare uno dei cuscini sotto la parte bassa della schiena. I miei talloni li appoggia sulle spalle e, improvvisamente, mi sputa sul buco del culo. Due volte. Lo vedo sputarsi in mano e inumidirsi il cazzo: mi avrebbe penetrato da un momento all'altro.
Io ero teso e desideroso allo stesso tempo: del resto non avevo nessuna possibilità di muovermi, ero in sua balia. Questo mi angosciava e mi eccitava ad un tempo. Sento il suo pene appoggiarsi all'ingresso dell'ano: è caldo. In un attimo, dolorosamente e dolcemente, è dentro di me. Mi fa impazzire quel senso di calore.
Comincia lentamente, dolcemente, dolorosamente a pompare: io vedo il suo bacino fare su è giù e lo sento dentro di me, sempre più profondo. E mentre pompa, all'improvvio mi bacia, con le sue labbra carnose: è un bacio prolungato, sensualissimo a cui non posso non rispondere. Gli cingo la testa, la sua lingua cerca la mia. E intanto pompa, col suo cazzo caldo e durissimo: e io non riesco a non gemere di piacere e dolore. Ma è un piacere nuovo: una specie di beatitudine fisica, che dal culo e dalle labbra si irradia a tutto il corpo: quel mio corpo invaso dal piacere, che, neanche volendo, potrebbe sottrarsi a quella posizione di straordinaria, eccitante, sottomissione.
Pensavo moltissimo: era evidente che non stavamo scopando, ma stavamo facendo l'amore. Mi era evidente che quello che ho sempre chiamato amicizia e ammirazione era in realtà profonda attrazione fisica e, forse, perfino amore.
Fino ad ora mi ero sempre raccontato che le mie fantasticherie omosessuali e le due esperienze che avevo avuto fossero dei capricci, una sorta di risarcimento al fatto che non riuscivo ad avere rapporti sessuali completi con le donne.
Ma non avevo mai creduto di provare una cosa simile per un uomo, di sentirmi così in sua balia, di provare un piacere simile, di non riuscire a smettere di baciarlo: per prima volta mi sentivo totalmente e senza ombra di dubbio gay. E questo, ad un tempo, mi spaventava, mi eccitava e mi piaceva. Stavo vivendo il momento più piacevole e appagante della mia vita. Ero tutto per lui; il suo cazzo, la sua bocca, il suo corpo erano tutto quello che volevo, e sentirmi godere come neanche nei peggiori doppiaggi di un porno di serie Z mi eccitava. Ed eccitava, credo, anche lui.
Ad un certo punto il ritmo rallenta, smette di baciarmi, mi guarda fisso con un ghigno che mi sembra ancora cattivo, e sento il mio culo riempirsi di calore. Devo aver fatto un verso di godimento assoluto, quasi animale: mi sentivo quasi svenire da piacere.
Rimane ancora dentro di me, qualche secondo. Io ho gambe e schiena che mi fanno male; la gamba destra mi trama e mi duole in alto, ma tanto non c'è verso di fare il minimo movimento.
Esce da me e, senza dire una parola, va in bagno dove rimane un bel po'; lo sento farsi la doccia. Io rimango su quel divano, sdraiato, incapace di fare alcunchè; il mio corpo era ancora inebriato dal piacere; qualunque parte di esso toccassi con la mia mano era un brivido. E quel calore umido dentro di me. E il dolore alle gambe che era a sua volta un piacere. Mi sembrava di avere una voragine al posto del buco del culo.
Intanto aspettavo, nudo e immobile,e pensavo a cosa ci saremmo detti. Quello che era successo e come era successo cambiava tutto nel mio rapporto con gli uomini. E, soprattutto, nel mio rapporto con lui. Fosse per me, avrei ricominciato daccapo subito.
Invece, appena uscito dal bagno, senza neppure guardarmi, mi dice freddo di vestirmi e andarmene. Sopreso, deluso, e pieno di vergogna per la scena che vedevo coi suoi occhi(io ancora voglioso, disfatto dal piacere steso nudo su un divano, in attesa di essere di nuovo preso,mentre lui che non vedeva l'ora che sparissi), mi sono rivestito e, senza che ci dicessimo una parola, sono uscito.
Ero umiliato, scosso, ma anche ancora inebriato dal piacere: e mi sentivo nel contempo ferito nell'animo e falice, come non mai, nel corpo in quel corpo che non sapeva stare in piedi senza che le gambe tremassero.
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