La nuova Giuditta
di
Vivi
genere
prime esperienze
“Giuditta dio can! Fa impressa!”, era il mio datore di lavoro che mi chiamava, lavoro in un pub poco fuori dal centro di ********* , “Ciò ma onquò sito incalmà co l'oco?” mi domandò Antonio il padrone del pub. Sbrigo altre ordinazioni,porto qualche birra ai tavoli. Sono una ragazza di ventun'anni e durante gli episodi che vi sto raccontando li avevo appena compiuti; ho i capelli biondi un po' mossi, gli occhi color nocciola, la carnagione leggermente scura, un seno pieno ed alto (ho una terza piena) e anche un bel sedere (la cosa che preferisco), ho la pelle liscia e delle gambe (modestamente) bellissime, poi ovviamente come tutti ho dei difetti: Sono un po' bassetta e ho un po' di pancetta. In quel periodo ero davvero con la testa sulle nuvole e Toni (Antonio) aveva proprio ragione, “So stufa agra Toni, scusa, se do tre setimane che no capisso pi on casso...” e un motivo c'era: non facevo sesso da un anno. Alle superiori era tutto diverso, uscivo il sabato conoscevo dei ragazzi, uscivamo, ci si metteva insieme ed ero felice, avrei potuto cambiare moroso anche ogni settimana, poi quando ho iniziato a lavorare ho sentito che le cose andavano i maniera diversa, iniziavo a sentirmi stanca, le persone che ci provavano con me diventavano sempre più banali e percepivo che volevo qualcosa di diverso. Non capivo, cercavo qualcosa che non trovavo e quella sera accennai il discorso. “Scolta dio boia, voi ragazze volete sempre i soliti fighetti del casso che vi vadano dietro! Dio can vada come so ciapà mi, son vent'anni che vado a puttane perchè non vado d' accordo con nessuna, prenditi su una persona semplice anche la prima che passa per la strada...poi magari scopri che è uno apposto e andate bene insieme! Muoviti tu,non aspettare sempre gli altri.” disse Toni sbrigativamente, era preso col lavoro e non si era spiegato più di tanto bene, mi parlava girato di spalle rivolgendomi le spalle, la testa pelata era china sulle birre che stava per servire ai tavoli. In quell'istante sentivo che forse avevo sbagliato qualcosa, mi ero sempre sentita bella, mi ero sopravvalutata, era come se capissi da quelle poche frasi che dovevo muovermi per prima verso un uomo e smettere di aspettare in vano. Fra i clienti del bar cen' era uno che mi piaceva, uno bello che faceva sempre il simpatico, pareva robusto di costituzione, ogni tanto si fermava a parlarmi e cel' avevo pure fra gli amici di facebook. Sto ragazzo coi capelli neri e ricci a volte mi si avvicinava e mi faceva pure qualche complimento, speravo che forse anche lui sarebbe stato disposto ad uscire con me. Tornai a casa e mi feci subito la doccia, sotto l'acqua calda pensavo alle parole di Toni, non ero sicura che lui lo pensasse davvero però mi aveva colpito, sentivo che le mie certezze vacillavano. Mi lavai le braccia e sotto le ascelle, poi la mano mi scese sulla pancia fino al pube, “sono una cicciona” pensai intristita. Mi stavo passando la mano insaponata sul pube e sentii un fremito, non mi capitava spesso di masturbarmi, ritenevo disgustoso che una donna lo facesse, quanto mi sbagliavo. Il mio corpo desiderava di essere appagato, ma cercavo di frenare la mano, alla fine cedetti ed iniziai ad accarezzarmi appoggiata alla parete della doccia. Mi massaggiavo esternamente con gli occhi socchiusi trattenendo ancora il piacere, interruppi, sono solita depilarmi in zona “ano-vaginale” e lasciarmi il pelo sul pube. Chiusi il getto dell'acqua e presi l'asciugamano continuando a riflettere, alle superiori mi depilavo completamente, erano i ragazzi che lo volevano, poi mi sono stancata. Continuai con la mano il lavoro lasciato a metà ed iniziai con carezza più intense mentre con l'altra mano mi massaggiavo il seno, ero ancora vergine in culo. Ormai ero asciutta dappertutto (tranne che in mezzo alle gambe) e mi osservavo davanti allo specchio, non mi stavo masturbando pensando ad un uomo in particolare, come avevo fatto fino ad allora, ma concentrandomi solo sul mio piacere, titillandomi delicatamente. Osservavo i miei capezzoli turgidi, “forse le aureole sono troppo ampie,beh almeno non sono scuri tipo da negra” pensavo fra me e me “mah son belli così dai...”, mi guardai allora i peli pubici scuri, i riccioli erano così fitti ormai da coprire la pelle sotto. Mentre il mio piacere saliva, la mano masticava piano, ma sentivo che stava facendo in fretta così mi fermai ancora, mi misi di profilo. Vedevo la linea del sedere e delle cosce, quella del seno (e della pancetta), mi chiedevo se tutto questo potesse ancora interessare ad un uomo, stando di profilo vedevo la linea regolare del mio corpo sul lato interrotta sotto la pancia dal pelo che sporgeva di forse un centimetro, “Dovrei almeno accorciarli forse...no! Li taglio sotto,ma davanti li lascio crescere. A me va bene così,che si arrangino!”. Mi lasciai andare e finalmente raggiunsi l'orgasmo; iniziai a masturbarmi tutti i giorni appena ne avevo la possibilità, fregandomene di quello che pensavo prima, lo raccontai anche ad un' amica e alla fine anche lei confesso che a periodi gli era capitato di trovarsi nella mia stessa situazione. “Eco, varda sto qua al bancon. L'è on brao toso, fiolo de on me amigo, dio can, va a servirlo, senti cossa cehl voe!” mi disse Toni una sera che ero al bancone, mi indicava un tipo che veniva al bar tre sere a settimana, si beveva sempre la solita Newcastle Brown Ale e a volte parlava con Toni, al massimo mi era capitato di salutarlo. Il tipo al bancone si chiamava Alvise, ci scambiai due parole, giusto gli chiesi che lavoro faceva e poco altro che arrivò Toni “Anhhhhh Alvise, te presento ea Giuditta! A lavora qua da on ano? Do?” “Do e meso veramente...”dissi io “Comunque piacere!”, inizialmente Alvise non mi esaltava più di tanto, era magro e dall'aspetto serio, quando arrivava al bar aveva sempre un espressione delusa, mentre beveva guardava le ragazze sedute attorno a lui e poi andava via abbozzando un sorriso, che fosse single potevo scommetterci. Era un ragazzo della mia età, un capellone con gli occhi neri e profondi, indossava una semplice maglietta grigia e stinta, jeans blu scuri e stretti, stivaletti di pelle nera, pareva un pochino triste,ma parlandosi s'era rallegrato un filo. Quella sera stessa tornata a casa trovai la sua richiesta d'amicizia su facebook, accettai subito, aveva meno di cento amici, un sesto dei miei, lessi prima di tutto i suoi interessi, poi guardai le sue foto. Visto così pareva un povero derelitto, ma lo tenni lì fra gli amici, pareva simpatico e sincero. “Quel riccio la el me sta proprio sol casso...no eo sopporto...” disse Alvise una volta, si riferiva a quello che piaceva a me, mi spiegò che conosceva quel tipo da molto tempo e che lo salutava e gli parlava solo per rispetto della buona educazione (non pensavo che uno così ne avesse), però il fatto che conosceva il tipo mi pareva buona a sapersi almeno forse avrebbe potuto parlare di me al suo amico. Il giorno successivo però le cose cambiarono di nuovo, “il riccio” arrivò con un nuovo taglio a spazzola, “Gnanca mi eo sopporto queo là, chel staga al so paese dio can el vien qua da tanta maeora soo che pa far el mona!” disse Toni e mi mandò a prendere della birra in magazzino, passando sul retro vidi il tipo che si era fermato a fumare fuori parlando con Alvise. Dal suo modo di fare vedevo che considerava Alvise come inferiore a lui, era sempre al limite della presa per il culo, fumavano tutti e due, Alvise pareva più calmo e si gustava piano il tabacco, l'altro era un fumatore incallito che riversava tutta la sua tensione nel gesto,suggendo il fumo quasi con rabbia mentre scriveva sms con la mano libera. Non capivo quello che dicevano, finchè il tipo non alzò la voce “Ho visto che parli sempre alla barista Alvise,vuoi chiavarla? Poveretta, è proprio una tapparotta inguardabile dio can! Fottila e mandala a fare in culo! Anzi non fotterla nemmeno!” più o meno diceva quello coi capelli a spazzola, parlava male di me ed anche in maniera piuttosto irrispettosa, non sono una che piange per ste cose, ma mi stavo veramente incazzando. Ero tentata di andare lì e mandarlo a fare in culo quando sentii quello che disse Alvise “Mavalà dio boia! E' na brava ragazza ed è anche bella, forse ha bisogno di qualcuno che le voglia bene, ma non credo che si curi di me.”, furono queste parole a bloccarmi e a scaldarmi il cuore, forse non era proprio la merda d'uomo che mi pareva, forse la merda era il suo amico, quello che pareva tanto caro! Quella sera cancellai moltissime persone da facebook, compreso “capelli a spazzola”, ma lasciai, Alvise, diedi un occhio alla sua bacheca. L'amico virtuale aveva condiviso un link che diceva “Meno foto più bocchini!” e sotto c'era proprio la foto di un rapporto orale, il solito esempio di buon gusto però almeno mi aveva difesa ed era stato buono con me. Il giorno dopo al bar rimasi dieci minuti a parlargli mentre lavavo i bicchieri, alla fine lo invitai alla sagra di ******** (il mio paese), che non è distantissimo dal bar, la proposta era una cosa buttata lì a caso e pure male, però era l'unica cosa che m'era venuta in mente, lui rispose che ci sarebbe pure venuto volentieri, ma che mancava del tempo. Iniziai a scrivergli spesso su internet e a parlargli quando lo vedevo, andava al bar anche più spesso del solito e ci andava quasi col sorriso. Iniziavo a maturare il progetto di scoparmelo per davvero e cercavo di fargli capire che mi interessava, arrivò il primo giorno di sagra e gli chiesi ancora di uscire, accettò. Ormai mi masturbavo più di una volta al giorno e avevo tirato fuori pure un regalino che delle mie amiche maliziose mi avevano fatto per i diciotto anni: un set di tre pinze, tre mollettine blu per amplificare il piacere,una sul clitoride e una per ogni capzzolo, fino a poco tempo prima credevo che non le avrei mai usate. Quella sera il tipo coi capelli a spazzola mi si avvicinò, aveva l'aria di uno convinto di poter avere tutte le ragazze del mondo, una camicetta rosa e la barba un po' incolta, iniziò a chiedermi diverse cose e gli risposi senza curarmene più di tanto, alla fine mi chiese se volevo uscire con lui ma gli dissi che ero impegnata, allora si mise a fare il menefreghista. Quella sera “capelli a spazzola” se ne stette seduto con una troia, una tipa magra e mora che rideva ad ogni sua stronzata, ma quella sera Toni non ce la fece proprio più e raggiunse “capelli a spazzola al tavolo”,il coglione si divertiva a rompere le bustine di zucchero e a rimetterle nella ciotolina “A se ora che ghela moè dio ladro! Mi posso anca capire uno che vien qua e che non ordina gnente, chel se porta da bevare da fora e che fa el figo co tuti, ma no me va ben che te vegni qua pa onsare madona putana!” disse Toni,ed aveva ragione “Te entri al bar sensa gnanca saludare nisuni e se da na vita che te rompi i cojioni a tuti!” “Sta bon vecio! No poso soportare che uno me fassa fare ste figure qua davanti a tuti,te gho sempre portà sente in te sto bar de merda e te me tratti cussì?Sta bon e torna a laorare!”rispose capelli a spazzola “A sì sì dio boia,mi desso vago al bancon,ma se ti fra do secondi no te si subito ndà in figa to mare vegno qua e te matego i cojoni dio lupo!”disse Toni,l'altro se ne andò e non lo vidi mai più. Ero contenta per come si era comportato Toni, mi disse che era da tanto che si teneva dentro sta cosa e che non vedeva l'ora di trovare un pretesto per sbattere fuori quel mona dal pub, mi raccontò che capelli a spazzola si era vantato con alcuni clienti e aveva dichiarato di fumare canei, Toni non sopportava gente di merda come quella e meno che meno chi avrebbe potuto portare nel pub quella merda. Quella sera dopo il lavoro mi raggiunse Alvise per portarmi in sagra, indossava una semplice camicia e un paio di jeans chiari, io mi ero già preparata a casa prima di andare al lavoro. Quella mattina non sapevo proprio come vestirmi, ero sicura di volermelo portare a letto e dovevo per forza pensare a qualcosa di carino, pensai ad un paio di pantaloncini corti per mettere in risalto le gambe, una canottiera verde e un paio di scarpe da ginnastica verdi (le avevo comprate insieme). Poi pensai all'intimo, tirai fuori dall'armadio un completino intimo comprato l'anno prima, lo infilai, ma vidi allo specchio che le mutandine non potevano andare bene, erano troppo piccole e mi usciva il pelo da tutte le parti, una cosa oscena. Ripiegai così su un paio di mutande più “larghe”, mettevano bene in risalto il culo e contenevano i peli, davanti erano un po' più larghe sul pube e pareva che il pelo le gonfiasse leggermente. Quando Alvise scese dalla macchina vidi che aveva le braghe strette e si notava chiaramente che era stato costretto a spostarsi il pacco in parte che ora se ne stava vicino alla gamba,la cosa mi eccitava terribilmente. In macchina gli dissi “Alvise,tu non lo sai,ma quel giorno in cui mi hai difesa ti ho sentito. Non è vero che non mi curo di te, io ti voglio bene...” e lo baciai per la prima volta. Era molto felice e in sagra passammo una bellissima serata, ma percepivo che lui non voleva ancora chiedermi di scopare, così lo feci bere, apposta. Dopo due birre e 5 grappini era abbastanza alticcio e con un sorriso gli chiesi “Alvise,hai bevuto troppo non credi? Scusa, è colpa mia...però ora devo rimediare, non posso farti guidare in queste condizioni, casa mia è qui vicino sai? Puoi dormire da me!” lui accettò e ci incamminammo. Era un po' appannato, ma sentivo di volergli davvero bene, ci baciammo per strada e verso l'una arrivammo al mio palazzo. Salimmo le scale e ci appoggiammo sul muro vicino alla mia porta continuando a baciarci, eravamo entrambi eccitati, lui poteva sentire i miei capezzoli duri attraverso la maglia e io il suo pene eretto stretto nelle braghe. Iniziai a toccargli il pacco, in condominio non c'era anima viva, eravamo accasciati sul muro turchese e scrostato in penombra. Ormai lui aveva la camicia sbottonata e la cintura sciolta, gli infilai una mano nelle mutande e gli palpai i testicoli, li sentivo grossi e depilati, parevano asciutti e freschi, il pene era ancora intrappolato giù per la gamba dei pantaloni, ritrassi la mano per aprire almeno la porta di casa. Girata la prima mandata lui era già completamente nudo dietro di me coi vestiti in mano: magro, longilineo,con un po' di pelo sul petto, i capelli sciolti sulle spalle, i capezzoli piccoli ed il pene lungo e semi eretto che pendeva sul davanti. Se anche lo avesse visto qualcuno se ne sarebbe fregato,ma quello era il mio palazzo e dovevo sbrigarmi ad aprire la porta, sorrisi vedendolo così, ero tutta vestita di fronte a lui tutto nudo, come una padrona davanti al suo cane. Non ero una puttana, avevo abbordato un ragazzo e me lo stavo per scopare, tutte le donne dovrebbero fare così; avevo fatto la prima mossa e ora mi trovavo davanti il cazzo più grande che io avessi mai visto. Avessi iniziato prima ad approcciarmi così ai ragazzi, quante delusioni avrei evitato, non serviva che io mi facessi desiderare, che lo ignorassi o che lui ignorasse me perchè sapevamo entrambi quello che provavamo l'uno per l'altro, per la prima volta sentivo nascere in me un amore “maturo”, ma anche spontaneo e semplice. La porta era aperta,lo portai dentro baciandolo e tirandolo affettuosamente per il pene, chiusi la porta e lo baciai sul collo, poi sul petto, vicino all'ombelico e scesi verso quello splendido arnese eretto, Alvise è solito depilarsi completamente le parti intime, testicoli, pene e pube e la cosa mi piace molto, a me invece non ha mai imposto di depilarmi, anzi gli piaccio così. Dopo un timido bacetto sulla cappella ho iniziato a spogliarmi, sapevo che non saremmo arrivati fino al letto, stretta nel suo abbraccio mi sfilai le scarpe e i pantaloni, seguì la canottiera mentre lui già mi palpava il seno. Volevo togliermi prima il reggipetto,ma pareva incastrato e non ci riuscivo, così nella foga lui mi sfilò le mutande, prima le tirò verso l'altro facendomi godere e poi le levò. Mi toccava il culo e la figa voglioso, ci accasciammo sul tappeto ed iniziò a leccarmi la mona. Mi stimolava il clitoride e ciucciava tutto per bene dal pube all'ano, si mi infilò anche la lingua nel culo, era insaziabile, era pronto a penetrarmi, quindi presi subito il preservativo ed il gel che avevo messo dietro la lampada in ingresso e aprii la bustina. Mi pareva impossibile che quell'anellino di gomma avrebbe potuto contenere quel gran cazzone degno di un mulo, lo infilai dentro a forza e feci scendere la plastica fino alla base del pene leccandolo durante tutta l'operazione, ero bagnata fradicia dei miei umori e della sua saliva, ma pensai comunque di lubrificarmi con il gel, lo baciavo e gli sentivo in bocca il mio sapore mentre forse lui sentiva il suo. Steso sopra di me mi entrò dentro con un colpo secco che mi fece già gemere tutta di piacere, avevo i brividi che mi salivano attraverso la schiena mentre lui mi penetrava ritmicamente instancabile, mi ero adattata a prendere quell'affare enorme e lo sentivo caldo dentro di me, avrei voluto che mi venisse dentro, ma non era ancora il momento, prima dovevamo entrambi avere la certezza che non ci fossero rischi. Era un batacchio davvero grosso per suonare una campanella come la mia. Estrasse il cazzo e subito mi sditalinò velocissimo con due dita, poi mi penetrò di nuovo infilandomi le stesse due dita in culo, venni. Mi ciucciò i capezzoli e mi mise a pecorina sul tappeto ormai fradicio di sudore, erano già passati più di venti minuti dall'inizio del rapporto. Mi stupì con un nuovo cambio di posizione, mi mise di lato con una gamba sotto di lui e una sulle sue spalle e riprese a sfondarmi aperta come una forbice, strizzandomi le tette al limite del dolore. Venni ancora clamorosamente, forse come primo rapporto su alcune cose aveva un po' azzardato, però era alticcio e mi aveva fatto gemere come mai prima di allora, stava per venire, gli sfilai il preservativo e lo lasciai venire sulla mia pancia. Un eiaculazione copiosa di almeno cinque schizzi lunghi di sperma denso e candido, mi spalmai tutto sul petto e sui peli del pube per avere addosso il suo odore, il seno mi divenne lucido e mi disse che voleva scoparmi ancora, gli proposi di proseguire a letto. Non mi era mai capitato un tipo così voglioso, pensai di andare in cucina a preparargli un caffè in modo che si rifocillasse almeno dieci minuti,ma non appena ebbi messo la caffettiera sul fuoco lui era già lì col cazzo impalato ad aspettarmi, mi sollevò di peso e mi caricò col culo sul tavolo della cucina, mi baciò mordicchiandomi il labbro inferiore e poi fece lo stesso coi capezzoli, mi chiese di infilargli un dito in culo e lo feci subito senza esitare quando anche lui fece lo stesso con me, recuperò tutta la scatola dei preservativi in bagno,ne infilò uno nuovo e poi riprese a scoparmi di sponda,distesa sul tavolo. Intanto il caffè stava eruttando e sporcando tutti, ma noi avevamo altro a cui pensare; sentivo i suoi assalti e le sue penetrazioni sempre più profonde. “Questo nel giro di un mese mi slabbra come una vecchia,mi consumerà anche i peli della figa” pensai,ma fortunatamente non fu così. Stavavamo scopando in giro per la casa nudi come due bestie, intanfando tutto col nostro odore, vedevo pene di Alvise candido come tutta la pelle del suo corpo con la cappella giusto un poco più scura, un irresistibile cazzone depilato che mi entrava nelle viscere fino alla base facendomi impazzire, non vedevo l'ora di poterlo usare senza quella membrana impermeabile a coprirlo. Ero venuta ancora e pure lui stava per farlo, gli sfilai il preservativo e feci una cosa che prima non avevo mai fato a nessuno, prima di quella notte non avevo mai fatto un bocchino con l'ingoio sempre disgustata dall'idea,ma quella volta azzardai. Lui era un po' contrario,mi spiego meglio, pareva che non volesse farlo così, la prima notte di sesso,ma davanti alla mia insistenza non si tirò indietro. Iniziai una leccata sulla punta e poi infilai in bocca tutto finchè entrava. Con una mano lo masturbavo e con l'altra gli massaggiavo i testicoli, non mi sentivo sottomessa: lo tenevo per le palle! Alla fine socchiuse gli occhi, la sua espressione mentre godeva mi esaltò moltissimo e feci saettare la lingua dentro alla bocca mentre mi muovevo su e giù. Aveva raggiunto il punto di non ritorno e gli schizzi caldi mi bagnarono la bocca, mi aspettavo un gusto più salato invece il suo seme era quasi dolciastro, nulla di più diverso dal gusto insopportabile che mi immaginavo. Ne buttò fuori davvero tanto,ma bevvi tutto e gli pulii bene il cazzo,spremendo bene i testicoli per non perdere una sola goccia, allora Alvise mi portò in camera da letto,per dormire,pensai sta volta,ma non fu così. Dopo una chiacchierata di dieci minuti sopra le coperte il suo cazzo era nuovamente incollato alla sua pancia, avevo la figa in fiamme. Nuovo goldone,altro giro altra corsa,altra scopata altra sborrata,sta volta ero talmente vogliosa che volevo condurre io le danze. Lo distesi sul letto,lo baciai dalla testa ai piedi,gli infilai un dito in culo e gli presi in bocca le palle sudate. Mi misi in ginocchio ai piedi del letto rivolgendogli la schiena e mi sedetti su di lui facendomi entrare dentro tutto in una volta quel gran cazzone, iniziai a muovermi su e giù sentendolo dentro, mi distesi di spalle sopra di lui sentendolo gemere in silenzio. Mi giro e mi siedo di nuovo su di lui,sta volta non gli rivolgo più le spalle, stendo ancora la schiena, sta volta in direzione opposta a lui, pare che questa posizione gli piaccia, conosco anch'io qualche trucchetto. Il suo cazzo a un tratto sgusciò fuori, lo presi e lo rimisi a posto. Sta per venire per la terza volta, io ormai ho perso il conto delle singole volte che ho goduto da inizio serata; lo lascio disteso e inizio a fargli una spagnola dopo avergli sfilato il goldone, suo cazzo è caldo e rosso con le vene gonfie sotto la pelle, lo faccio venire ancora nella mia bocca. Siamo sfiniti, le scopate sono state tutte lunghissime, avevo il suo sperma in bocca e mi sentivo come se l'avessi svuotato, come una vampire mi ero nutrita della sua energia vitale, ma anche lui aveva fatto lo stesso con me e cademmo entrambi fra le braccia di Morfeo. Morale della storia? Ci mettemmo insieme, non mi masturbo più da mesi perchè ormai da quando Alvise è venuto a vivere da me facciamo l'amore più di una volta al giorno e in qualsiasi luogo ci capiti; in casa viviamo SEMPRE nudi (cosa che consiglio a tutte le coppie). Tuttavia non sarebbe giusto far finire il racconto così tralasciando un episodio importante: la notte libertina al pub, Toni mi aveva affidato l'incarico di chiudere il locale, ma per la notte di quel sabato avevo programmi diversi e feci restare Alvise con me anche dopo la chiusura,ci chiudemmo dentro a scopare, mentre la città derelitta era sotto la pioggia e il freddo. Fu una delle ultime volte che usammo il preservativo, lo ricordo perchè poco tempo dopo avemmo la sicurezza necessaria per farne a meno, ci spogliammo in fretta pieni di birra, “Aspetta, prima devo pissare!” disse Alvise che andò ad urinare nel lavabo del pub, lo osservai ridendo e gli sgrullai il pene, lo presi in bocca che sapeva ancora di pisso, gli infilai il goldone e andammo a godere fra i tavoli. Quella sera per la prima volta lo presi in culo, me lo mise dentro lentamente, era qualcosa di nuovo e bello, ma anche leggermente doloroso; con un palo così all'inizio mi sembrava che mi avessero aperto come una tinca, dopo un po' sentii che volevo godere in figa così estrassi il cazzo, lo succhiai un po' (lo so, ho ignorato la corretta sequenza igenica “bocca-vagina-ano”) e provammo la posizione della carriola, stavo in appoggio sulle mani mentre lui mi teneva su le gambe, ormai gli lasciavo provare tutto quello che voleva sicura sempre di godere in modo nuovo e più intenso. Io strizzavo e schiaffeggiavo il culo di lui mentre mi scopava disteso su di me e lui faceva lo stesso mentre mi fotteva a pecora, scopammo nella posizione del cucchiaio e mi resi conto che da quando conoscevo lui non facevo più fantasie su altri uomini (la cosa fra noi è reciproca ed è così tuttora). Vengo sempre io per prima e anche quella volta andò così,quando venne il suo turno lo feci sborare sul mio viso,mi sgocciolò anche sui capelli e rimasi con gli occhi chiusi inebriata dalla sua essenza. Quando riaprii gli occhi e mi fui alzata in piedi dallo specchio dietro il bancone vidi una scena che mi ricorderò sempre: io e Alvise nudi con alle spalle Toni il mio datore di lavoro che ci osservava con un libro in mano. In quel momento mi piombò addosso tutto, io ero nuda davanti al mio datore di lavoro che mi aveva vista scopare nel modo più volgare e libertino possibile, ero lì in piedi con lo sboro in faccia, ero sudata, puzzavo, mi faceva male il culo e avevo la fica ancora rossa e bagnata, Alvise affianco a me nudo col cazzo penzolante e gocciolante, non sapevamo nemmeno dove fossero i nostri vestiti. Piansi e e lacrime si mescolarono allo sperma, Alvise cercò di coprirmi col suo corpo, tutto era avvolto da uno strano silenzio. “Ehm io...scusate...è che io avevo lasciato qua questo libro e son tornato indietro...no no Giuditta non piangere, voglio bene a tutti e due e faremo come se non fosse successo nulla. Sono felice per voi”disse Toni, queste parole mi rasserenarono. “Sono felice che tu abbia capito Giuditta,che libertinaggio! Le mie parole hanno dato frutto...dio can che strana roba! Me pare quasi che...si si come se le mie letture si siano concretizzate, il filosofo aveva ragione...imparate tutte,Giuditta il filosofo aveva ragione” proseguì,io continuavo a non capire, non prendeteci per dei pervertiti, non abbiamo mai più fatto sesso davanti ad altre persone, ne ci siamo mai più mostrati nudi in pubblico. Toni concluse così “Lavatevi e mettetevi addosso qualcosa, Giuditta, sei una donna coraggiosa e sei stata premiata, dio boia è proprio così che bisognerebbe vivere!”.
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