Notte
di
Robert & Alice
genere
dominazione
La sera era fresca, ma non fredda. Simona aveva accettato lo scambio di slave e sarebbe toccato per prima alla sua. Questo era dovuto agli impegni lavorativi dell’altra slave e a un caso che Robert, il suo master , passasse una settimana a Massa per lavoro. Alice era agitatissima. Il fatto di essere abituata a sedurre e giocare con gli uomini come volesse non serviva a tranquillizzarla per quella occasione. Debora, la schiava del master, era cotta come una sedicenne di lei e un incontro la metteva in una posizione di forza. Con Robert era un po diverso. Al master piaceva, era ovvio e non poco ma, nonostante lei sapesse di essere bella e intrigante non era affatto sicura che ciò bastasse. Anche Debora era bella e soprattutto le altre sue schiave, delle quali aveva visto le foto, erano splendide. Sai i colleghi d’ufficio o gli estimatori su fb erano facilmente manipolabili, non avrebbero mai trovato una donna così che li cagava. Robert purtroppo ….le aveva già. Però lei a lui piaceva e questo era un punto importantissimo. Avevano giocato molto in chat ma, dal vero, cambiava tutto. Sono pazza pensava, sto per fare una sessione bdsm con uno che è praticamente uno sconosciuto, potrebbe farmi qualunque cosa e io gli ho detto anche di si ma, proprio questo la eccitava da morire. Si era già masturbata due volte, non voleva fargli vedere che era così bravo come lo descriveva Debora quindi, d’obbligo venire il più tardi possibile. Era in salotto e continuava a guardarsi. In camera sua sembrava passato un tornado, si era cambiata almeno dieci volte e intimo, vestiti e scarpe erano sparsi ovunque. Era vestita elegante con un abito che, specie nella scollatura nascondeva ben poco nonostante la collana importante. Braccialetti vari adornavano i suoi polsi e autoreggenti neri e decollete tacco 1000 finivano i preparativi. Era meravigliosa, un morto sarebbe uscito dalla tomba. Sarebbe arrivato a momenti, avrebbero cenato insieme e poi il dopocena conclusivo era nella suite prenotata da lui in hotel, sui coli Bolognesi. Anche questo la eccitava, si sentiva come se recitasse la parte di una escort di lusso. Il citofono gracchiò, era lui. Alice si buttò fuori dalla porta correndo all’androne del palazzo e lo vide. Completo scuro, elegante, camicia e cravatta. Era abbastanza alto, un metro e ottanta o giù di li, spalle larghe, capelli curati e barba appena accennata e, il clou…..faccia da stronzo. Non era brutto, anzi. Be non era Brad Pitt ma chi lo è? La donna di fermò davanti a lui e disse un timido ciao, lui la tirò a se e la baciò profondamente sulla bocca. Un bacio lungo, pieno. A lei un attimo girò la testa, complice il profumo secco, maschio che aveva l’uomo. Si staccò da lei e la guardò, perforandola con gli occhi. Fu come se i vestiti di dissolvessero. Anelo cenare con te stasera schiava, Alice. Disse con una voce simpatica ma piena. Era impossibile trovarti più bella delle foto che ho visto ma, tu Alice, ci sei riuscita. Le stampò un bacio rapido sulle labbra e la condusse verso l’auto che aveva noleggiato. Lei sedette sul sedile e subito le gambe uscirono nel loro splendore, si accorse che lui le guardava. Si sfilò le scarpe e posò i piedi sul cruscotto, velati. Cosi va bene padrone? Disse. Lui le mise una mano sul collo e la fece chinare un poco, si sentì le mani portate dietro e due scatti. Poi la fece poggiare di nuovo sul sedile. Le aveva ammanettato le mani dietro la schiena. Cosi va bene schiava. Disse. Alice dapprima fu un po nel panico poi la cosa incominciò a piacerle. La gente in macchina ai semafori, quelli a piedi non potevano fare a meno di osservare quella magnifica donna con kmetriche gambe velate sul cruscotto che stava eretta con il seno spinto in fuori in una scollatura vertiginosa. Si stava eccitando, quasi stava gridando a due ragazzi in fuoristrada che era ammanettata e loro non la avrebbero avuta mai cosi. Il posteggio del ristorante era pieno. Lui scese dalla macchina e le aprì la portiera. Non si vedeva nessuno ma lei era imbarazzata. Non vorrai che entri e mangi ammanettata? Disse. Si in realtà lo vorrei ma non sempre si ha ciò che si vuole. Scendi che te le tolgo. Rispose. Ma mi possono vedere, magari conosco qualcuno, disse sempre più agitata. Se così fosse mi invidierebbero solamente. Schiava scendi e alzati che te le tolgo. Ripetè. Lei si inalberò e fece per scendere. Fanculo, allora se sei stronzo io no ho pau… disse seccata ma, lui nel momento un cui stava per alzarsi la prese per la vira e le appoggiò la bocca sulla sua soffocandole la fine della frase. Era in piedi ma il corpo di lui la nascondeva e il vano dell’abitacolo nascondeva la sua schiena. Le manette caddero sul sedile, Lui staccò le labbra. Ti devi fidare schiava, disse. Entrarono nel locale. Il tavolo era in un angolo della grossa sala e lui la fece accomodare. Ordinarono un menù degustazione, nell’attesa lui le prese una mano e la guardo negli occhi.
Ho voglia di legarti schiava, immobilizzarti totalmente e averti cosi per il mio piacere.
Farà ciò che vuole padrone. Lo sa che ha una bella voce?
Ti voglio schiava e poi, se sarai stata brava sarai premiata con orgasmi a sfinirti e poi continuerò ancora fino a farti implorarmi di smettere.
Sono sua padrone, ciò che vuole.
Togliti il perizoma.
Obbedisco. Vado in bagno.
No. Qui, adesso. In bagno ti toglierai il reggiseno.
Padrone mi vedranno.
La tovaglia è lunga.
Padrone…..
Lui non disse nulla, la guardò e si alzò dalla sedia.
Obbedisco.
Mettile sul tavolo.
Vai in bagno e togliti il reggiseno
Obbedisco.
Lui la lasciò entrare e poi la segui. Quando usci dalla toilette lui la spinse di nuovo dentro. Prese il reggiseno e il perizoma ne fece una palla e glielo mise in bocca. Nella sua mano comparve un vibratore portatile, glielo mise in mano.
Lo dovrai indossare tutta la cena, io il telecomando, non cade senza mutandine è fatto apposta.
Le aprì la scollatura e le prese un capezzolo. Una piccola pinzetta chiuse il turgidume in una morsa. Lei urlò nel bavaglio. Urlò un'altra volta. Lui uscì azionando il telecomando. Alice aveva i capezzoli in fiamme e il vibratore che la faceva impazzire. Si tolse la biancheria umida dalla bocca e la mise nella borsetta. Il vibratore aumentò e lei si morse le labbra. Dolore e piacere. Dolore e piacere. Era un lago.
Ed era ancora la cena prima che iniziasse la sessione……
Dio mio, pensò. Che cosa vorrà farmi quest’uomo? ………………Tutto…………Spero.
FINE PRIMA PARTE
Ho voglia di legarti schiava, immobilizzarti totalmente e averti cosi per il mio piacere.
Farà ciò che vuole padrone. Lo sa che ha una bella voce?
Ti voglio schiava e poi, se sarai stata brava sarai premiata con orgasmi a sfinirti e poi continuerò ancora fino a farti implorarmi di smettere.
Sono sua padrone, ciò che vuole.
Togliti il perizoma.
Obbedisco. Vado in bagno.
No. Qui, adesso. In bagno ti toglierai il reggiseno.
Padrone mi vedranno.
La tovaglia è lunga.
Padrone…..
Lui non disse nulla, la guardò e si alzò dalla sedia.
Obbedisco.
Mettile sul tavolo.
Vai in bagno e togliti il reggiseno
Obbedisco.
Lui la lasciò entrare e poi la segui. Quando usci dalla toilette lui la spinse di nuovo dentro. Prese il reggiseno e il perizoma ne fece una palla e glielo mise in bocca. Nella sua mano comparve un vibratore portatile, glielo mise in mano.
Lo dovrai indossare tutta la cena, io il telecomando, non cade senza mutandine è fatto apposta.
Le aprì la scollatura e le prese un capezzolo. Una piccola pinzetta chiuse il turgidume in una morsa. Lei urlò nel bavaglio. Urlò un'altra volta. Lui uscì azionando il telecomando. Alice aveva i capezzoli in fiamme e il vibratore che la faceva impazzire. Si tolse la biancheria umida dalla bocca e la mise nella borsetta. Il vibratore aumentò e lei si morse le labbra. Dolore e piacere. Dolore e piacere. Era un lago.
Ed era ancora la cena prima che iniziasse la sessione……
Dio mio, pensò. Che cosa vorrà farmi quest’uomo? ………………Tutto…………Spero.
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