Un venerdí sera

di
genere
prime esperienze

Era un venerdì di fine ottobre, dell'ormai lontano 2012.
La settimana, volgeva al termine, ed ero pronta e desiderosa di passare il canonico weekend a Roma da Papà.
Sarei dovuta scendere la mattina di sabato in pulman, con la prima corsa delle 7:35, ma a causa di una arrabbiatura con mia madre anticipai la partenza il venerdì stesso, con l'ultima corsa delle 20:35.
Preparai il mio zaino e mi feci accompagnare da mio nonno al piazzale dei pulman.
Poichè c'erano più pulman pronti per la partenza, e non era indicato quale fosse quello per la mia destinazione, frettolosa mi avvicinai al primo bus, e chiesi all'autista quale fosse il bus per Roma.
Con gentilezza, mi indicò quale fosse e mi rassicurò (notando la mia frettolosità), che ero in perfetto anticipo.
Salii sul pulman, salutai l'autista e provveddi ad effettuare il biglietto, e mentre lui intento a recuperare dal borsello delle monete per darmi il resto, mi girai intorno per vedere quante persone erano presenti sul pulman.
Nel frattempo l'autista: "Prego signorina... il resto".
Nel ricevere il resto, ci guardammo, ci contracambiammo un sorriso di cortesia, e proprio in quel momento realizzai che, non era il solito autista, basso, attempato, che solitamente avevo avuto modo di incontrare nei viaggi precedenti ma, un tipo molto intrigante.
Sul pulman erano presenti poche persone, ed io mi sedetti a metà del pulman.
Il pulman prese la sua corsa, e l'autista ci chiese se la temperatura ambientale fosse gradita o meno, e rendendosi disponibile durante il viaggio a regolare la temparura qualora fosse stata richiesta da noi presenti.
Iniziai a conversare con la signora che avevo seduta alle spalle, del più e del meno durante il viaggio.
Intanto in prossimità dell'arrivo presso Terni, alcuni passeggeri iniziarono a prepararsi in procinto della discesa per giunta destinazione.
Giunti a Terni, il pulman si svuotò e rimanemmo io, la signora con cui intrattenevo la conversazione piacevole e un ragazzo che si trovava a metà del pulman.
Pensai, tra me e me, che la signora avrebbe fatto tutto il viaggio in mia compagnia, mentre dopo mezz'ora di viaggio, giunti a Rieti, la signora e il ragazzo, scesero per giunta destinazione.
L'autista dovette scendere dal pulman, per aprire il bagagliaio e permettere alla signora di prendere alcune cose che non aveva potuto portare sul pulman.
Io rimasta sola sul pulman, mi voltai e guardai in fondo al pulman se ci fosseo altre persone.
Realizzai che ero rimasta sola per l'ultimo tratto di viaggio.
L'autista, chiuso il portellone del bagagliaio, risalì per rimettersi alla guida.
Prima di sedersi, mi guardò e mi disse: "Signorì... siamo rimasti soli".
Aggiunse: "Se non le da fastidio, spengo le luci interne".... "Se vuole e non le crea problemi, si può sedere al primo posto, così tengo accese solo quelle davanti".
Risposi: "Ma certo, nessun problema".
Mi spostai, al primo sedile.
Lui spense le luci del pulman, lasciando accese le luci di cortesia che segnalano il corridoio interno del pulman e le luci dell'abitacolo guida e della discesa pulman che, praticamente illuminava anche la mia postazione.
Riprese la corsa, mentre io ripresi a leggere il mio file pdf sul tablet.
Dopo un quarto d'ora dalla ripartenza, si gira verso di me e dice:
"Studentessa fuori sede?"
"No, no, scendo da papà a Roma", risposi.
Iniziammo a conversare.
Parlammo del più e del meno, fino a toccare argomenti personali.
Io gli parlai un pò della mia vita, lui della sua.
Appresi che era divorziato e senza figli, 47 anni, anche se gliè ne davo qualche di meno, perchè aveva un fisico asciutto e anche curato.
Nei nostri discorsi, su alcuni argomenti, capii che avevamo idee molto simili.
"Sò che non si chiede alle belle ragazze, ma quanti anni hai?", mi chiese.
"Io prossima ai 18", risposi.
"Beh complimenti, di ragazze della tua età al giorno d'oggi che ragionano così, se ne trovano poche", mi disse.
Lo ringraziai.
Lo iniziai a osservare, mentre guidava.
Mi piaceva il suono della sua voce.
Mi piaceva come persona, in quanto affabile e dai modi gentili.
Mi piaceva e mi intrigava, perchè un tipo molto maschile.
Mi chiese: "Fidanzata?"
"Single", risposi.
Da questa mia risposta, notai che continuava a girarsi per guardarmi (invece di guardare la strada), cosa che prima non aveva fatto mai.
La cosa all'inizio mi mise anche un pò di imbarazzo.
"Una bella ragazza come te, come è possibile che non ha un fidanzato", mi disse.
Io sorridendo: "Mejo sola che mal'accompagnata", risposi.
Si fece una risata simpatica ed intrigante e: "E anche qui hai ragione!!!!", rispose.
"E' la prima volta che prendi questa corsa?... non ti ho mai visto prima", mi chiese.
Ed io gli dissi che avevo sempre preso la corsa del sabato mattina, ma che a seguito di una incazzatura con mia madre decisi di partire oggi stesso.
Il nostro discorso si fece più intimo, dove io raccontai della mia situazione di vita familiare
e lui della sua.
Si creò una bella sintonia.
"Ci stiamo parlando e non ci siamo nemmeno presentati", mi disse.
"Piacere " I.
"Piacere Giancarlo".
Continuammo a conversare con molto piacere, e mentre si conversava notavo che si metteva una mano tra le gambe come a voler sistemare il cavallo dei suoi pantaloni.
Iniziai un pò a fantasticare.
Lungo la strada fa una fermata.
"Devo scaricare la vescica altrimenti me la faccio sotto", disse.
Scese dal pulman, e si avvicinò all'altezza della ruota anteriore del pulman, a bordo strada, come a volersi nascondere alla vista delle autovetture che sarebbero intervenute dalla corsia opposta.
Io ero seduta proprio in corrispondenza al finestrino che, mi permetteva dall'alto di poterlo vedere, mentre faceva pipì.
Trovai il modo per poterlo guardare, senza farmi accorgere, e potei vedere il suo cazzo che usciva fuori dai pantaloni mentre faceva pipì.
Un cazzo, nonostante a riposo, di tutto rispetto.
Risalì, e con espressione soddisfatta, disse: "Ohhh... se non la facevo rischiavo di farla addosso".
Dopo la vista del suo cazzo, iniziai a fantasticare anche dal lato sessuale.
Tra me e me, dicevo: "Mammamia se il suo cazzo, da moscio è così, non oso immaginare quando ce l'ha in erezione".
La mia parte diavoletta prese il sopravvento.
Continuai a conversare con Giancarlo, ma con una modalità diversa rispetto a prima di aver visto il suo cazzo.
La mia modalità divenne più provcante nei suoi confronti.
Da quel momento, anche lui aumentò gli sguardi che si fecero più interessanti e anche più complici.
Ad un certo punto, mi chiese: "Che zona di Roma stai?"
Risposi alla sua domanda e lui: "Ma dai, siamo anche vicini", dicendomi dove abitava.
"Che ne pensi se appena arriviamo, ci beviamo qualcosa in un pub?"
"Tanto io ho finito il mio turno", mi disse.
"Papà sa che arrivo questa sera, non vorrei farlo preoccupare", gli dissi.
"Certo ti capisco.... e mi sembra giusto", rispose.
"Se vuoi ti accompagno io a casa, tanto ci passo da li".
Così accadde.
Andai con lui al deposito, prese la macchina e ci dirigemmo verso casa"
Durante il tragitto in macchina, la conversazione divenne molto amichevole, come se ci conoscessimo da tempo.
"Che ne pensi se dopo che ti accompagno a casa, esci di nuovo, e vieni da me, tanto vivo solo, e ci beviamo qualcosa insieme?", mi propose.
"Ok, per me va bene.... l'importante che rientro a casa e mi faccio vedere da papà, così sta tranquillo", gli dissi.
"Bene dai... allora si può fare così... sali a casa, tranquillizzi tuo padre, nel frattempo io vado a fare benzina, e ripasso tra un pò, se ci sei, si va da me", mi disse.
Salii a casa.
Non trovai papà, che era andato ad una cena di lavoro.
Trovai mia nonna quasi sonnolenta sul divano con la TV accesa.
Ci salutammo.
Gli dissi che sarei uscita, perche avevo appuntamento con un'amica.
Andai in bagno, feci pipì, mi diedi una bella rinfrescata alla patata e mi accinsi a uscire di casa.
Passarono dieci minuti, ed ecco che Giancarlo ripassava.
Salii in macchina e ci dirigemmo a casa sua.
In ascensore, mi osservava estasiato e gioioso.
"Sai, sono molto contento di aver viaggiato con te....solitamente mi annoio, ma questa volta la tua presenza a reso più leggero il mio lavoro", mi disse.
Entrammo in casa, classico appartamentino da uomo single.
Chiusa la porta di casa, subito all'ingresso, si tolse le scarpe come a volersi disfare di un fastidio, camminando a piedi scalzi. Mi fece accomodare.
"Arrivo subito...vado un attimo in bagno".
"Fai pure", gli dissi.
Durante la sua assenza, seduta sul divano, osservavo la stanza, molto minimal ma accogliente.
Tornò in soggiorno, a piedi scalzi, e con la camicia aperta e fuori dai jeans, dove potevo ammirare il suo torace, peloso al punto giusto con un piccolo tatoo sul pettorale di sinistra.
"Ti da noia se tolgo la camicia?", mi disse.
"No, figurati sei a casa tua...a me non da fastidio", risposi.
Prese della birra e degli stuzzichini, e si sedette sul divano affianco a me.
Tra una chiacchiera e l'altra, gustavamo la bevanda, e nel frattempo gli squillò il cellulare.
"Ciao Gianni.... si sono a casa rientrato dal lavoro e stanco... No, questa sera preferisco non uscire.... Dai facciamo un'altra sera...".
Salutò e chiuse la telefonata.
"Ma se avevi da fare con il tuo amico, lo potevi dire, ci saremmo visti in un altro momento", gli dissi.
"Macchè...tranquilla.... preferisco stare in tua compagnia", rispose.
Non sapendo cosa dire, mi alzai dal divano e con curiosità mi diressi verso la finestra del soggiorno che dava sul balcone.
"Apri, puoi aprire se vuoi e uscire sul balcone", mi disse.
Uscii sul balcone e curiosa mi affacciai, per vedere intorno.
Indossavo una gonna di jeans, una maglietta rossa di cotone a maniche lunghe.
Mentre ero affacciata al balcone, anche lui si diresse fuori.
Lo sento arrivare e mi abbraccia da dietro.
"Che bella ragazza che sei...lo sai?", mi disse.
Mentre mi abbraccia, sento il suo cazzone turgido dentro i jeans, che spinge sul mio culetto.
Io faccio finta di nulla.
"Ti va se faccio anche un bel caffè, lo gradisci?", mi chiese.
"Se vuoi lo faccio io", risposi.
Rientrammo in casa, mi dedicai a preparare il caffè.
Mentre preparavo il caffè, tornò di nuovo ad abbracciarmi da dietro, questa volta cingendomi i fianchi e sussurrandomi "Quanto cazzo sei carina".
Mi sentii bloccata dalla sua possessione fisica (che mi piaceva tanto), ed iniziai a muovermi con il culetto contro il suo cazzone duro sotto i suoi jeans.
Intanto, la moka sul fuoco iniziò a fare il suo lavoro.
Nel frattempo lui mi fa sedere sulle sue gambe, mi guarda negli occhi e mi dice: "Sei una droga istantanea piccola".
Gli sorrido in maniera provocatoria.
Le sue mani toccano le tette e cercano i capezzoli, "sono stupende piccola", mi sussurra vicino l'orecchio.
Non pensai più a nulla, e anche io palpeggiai il suo cazzo duro sotto i jeans che diventò sempre più duro.
Il gorgoglio della moka, ci distolse da quel momento erotico.
Bevemmo il caffè in piedi, osservandoci.
Mi prese per mano e mi ricondusse sul divano, mi fece sedere e mi cominciò a sfilare la maglietta.
Rimasi solo con il reggiseno.
Si mise in ginocchio davanti a me, mi abbassò le coppe del reggiseno e inizio a baciarmi avidamente le tette, a leccarmele mentre mi tirava verso di lui, rimanendo sul bordo del divano, con le gambe divaricate e con il suo bacino che spingeva contro il mio sentendo il suo cazzone duro sotto i jeans, che pulsava.
Mentre era sempre intento a leccarmi le tette, io gli slacciai i pantaloni.
Vidi la cappella del suo cazzo che svettava fuori dagli slip.
Mentre glièlo accarezzavo, lui saliva con la lingua verso il mio collo e raggiunta la mia bocca, prima di baciarmi, mi chiese: "Piccola hai mai fatto l'amore con un uomo adulto?".
Non gli risposi.
Lo guardai negli occhi e gli accennai un sorriso di consenso.
Iniziò a baciarmi in modo famelico.
Mi tolse il reggiseno, mi sfilò la gonna di jeans, e mi sfilò anche le mutandine.
Rimasi nuda davanti a lui che, mi ammirava estasiato e allo stesso tempo arrapato come un porco.
Si sollevò dal pavimento, si tolse i jeans e si sfilò gli slip.
Avevo davanti a me, un uomo, un maschio, con il cazzo in mano pronto per farmelo gustare con la bocca.
Io non esitai nemmeno un secondo e glièlo presi in bocca.
Aveva una cappella lucida e pulsante.
Lui sempre piu eccitato, mi teneva una mano sulla guancia e una mano sotto il mento, come a volersi godere anche la vista del cazzo che violava la mia bocca.
Iniziò a penetrarmela.
"Cazzo che bella boccuccia che hai, piccola", disse con aria porca e passionale.
Fu una situazione piacevole, tanto che mi dedicai con passione al suo cazzo.
All'inizio qualche difficoltà e conati di vomito, quando provava a spingermelo in gola, tanto da avere una ipersalivazione che fuoriusciva dai lati della bocca e cadeva sulle mie tette.
"Che bella porcellina vogliosa che sei" mi diceva guardandomi gioioso negli occhi.
Mi cinse le spalle e mi sollevò dal divano, rimanendo tutti e due in piedi, nudi e vogliosi.
Inizammo a baciarci con passione.
La mani esploravano i nostri corpi nudi, nella luce soffusa e nel silenzio della stanza.
La sua pelle sulla mia pelle. Le gambe si insinuavano tra le gambe, spingendosi contro il nostro sesso. Le braccia che abbracciavano. Le bocche che baciavano. Con voce bassissima, mi sussurrò: "Ti piace?". "Moltissimo", risposi.
"Davvero?"
La mia risposta fu, un bacio travolgente, mentre i corpi spingevano l’uno con l’altro, si strusciavano, con le mani che agguantavano i sederi, e le bocche che si mangiavano.
Continuammo a viverci quella situazione per un pò. Sembrava come se la passione stesse cedendo il posto alla normalità.
Ci allungammo sul divano, abbracciati. continuando ad amoreggiare. Lo spazio non era tanto.
Ci sussurrammo qualche confidenza tra risatine soffocate e baci giocosi. Lo guardavo negli occhi e notavo uno sguardo amorevole e allo stesso tempo un pò pensieroso.
Dentro di me pensaii: "Chissà forse non vuole spingersi più di tanto".
Sempre abbracciati e continuando ad amoreggiare, continuammo con le nostre confidenze e le nostre risatine soffocate nel silenzio della stanza.
Una mano raggiunse i miei capelli che cadevano sulla mia spalla e le dita si infilarono tra di essi, accarezzarono il collo, il lobo dell'orecchio.
I nostri corpi si avvicinarono ancora di più.
La sua mano tracciò tutto il mio profilo e scivolò sul mio seno, raggiungendo il mio capezzolo che era ancora turgido.
Ci giocò un po’, con il polpastrello, poi con lo stesso dito risalendo, cercò la mia bocca tracciando il profilo delle mie labbra, ritrovandomi il dito in bocca che, inumidito della mia saliva, riscese sul capezzolo e iniziò a picchiettarlo.
Nel frattempo cercò di nuovo la mia bocca con la lingua, una lingua che non era più imperiosa e vorace, ma entrò nella mia bocca quasi in maniera timida, come il bacio vero e proprio, che quando arriva, è dolce come zucchero e come lo zucchero si scioglie al calore delle bocche di due innamorati.
Un bacio che toglieva il fiato.
Liberò la mia bocca dalla sua lingua, mi guardò negli occhi: "Cazzo, piccola tu sei passione pura.... questo tuo modo un pò ingenuo ma consapevole mi arrapa più di ogni altra cosa", mi disse sussurrando.
Gli risposi con un semplice sorriso.
Mi fissò negli occhi e dopo un brevissimo silenzio, arrivò la domanda.
"Ma tu faresti l'amore con me?"
Risposi subitaneamente: "Io si, lo farei".
"Davvero!!??" rispose, con occhi sorpresi.
"Sì", ribattei.
Mi abbracciò e ricominciammo a pomiciare.
Mi disse:" Andiamo a metterci comodi in camera sul lettone".
Giunti in camera, ci allungammo sul lettone e continuammo a pomiciare come due innamorati.
Ripresi ad accarezzargli quel bel cazzone, che per tutto il tempo rimase sempre duro e prestante.
Cominciai a leccarglielo tutto, dalle palle alla cappella, con affondi da farmelo arrivare fino in gola.
Sentirlo ansimare dal piacere, generava piacere anche in me.
Volevo il suo cazzo nella figa ma non osai minimamente esprimergli la mia voglia.
Pensai a ciò che mi disse sul divano: " piccola tu sei passione pura.... questo tuo modo un pò ingenuo ma consapevole mi arrapa più di ogni altra cosa".
Volli rimanere fedele a quel suo pensiero e continuai a leccargli i cazzo, che era diventato di marmo con le palle ormai fradice della mia saliva.
Mi prese dalle spalle e mi riportò verso di lui per continuarci a baciare.
Mi ritrovai sotto di lui.
Si mise a cavalcioni sopra di me.
Vederlo imperioso sopra di me, fu già il primo atto di possessione.
Il suo bel cazzone turgido, lucido per effetto della mia saliva, svettava alla mia vista.
Mi guardava con sguardo tenero e porco allo stesso momento.
Prese le mie tette, per avvicinarle, le guardò con aria famelica e fece colare dalla sua bocca, della saliva, nell'incavo dei miei seni e ci poggiò il cazzo.
Iniziò con foga a scopami le tette.
Mi sollevai sui gomiti e mentre il suo cazzo faceva il suo lavoro tra le mie tette, ci guardammo negli occhi per comunicarci senza proferire parola, il nostro piacere condiviso.
Con una mano raggiunse la mia guancia, a mò di carezza, mi fissò negli occhi: "Piccola, sei da amare come se non ci fosse mai una fine!!!"; ...."Non lascerei nemmeno un centimetro del tuo corpo dal piacere del mio cazzo", mi sussurrò.
Io ero abbandonata alla sua possessione.
Cambiò posizione, rimanendo sopra di me, mettendosi a sessantanove.
Ero bagnatissima.
Mi allargò le gambe e iniziò a leccarmela con passione, mentre gli segavo il cazzo con le mani e gli leccavo le palle che poggiavano sul mio viso.
Con quella lingua stupenda mi leccava figa e buchetto del culo, con voracità e passione, mentre mi allargava sempre di più le gambe.
"Hai due buchetti Piccola, che andrebbero deliziati all'infinito", sussurrava tra una leccata e l'altra.
Il mio ventre iniziò a tremare, sentivo l'utero che faceva capriole, la cervice che pulsava. Ero in procinto di venire, ma non volli avvisarlo.
Iniziai ad avere delle contrazioni ingestibili, iniziai a grondare dall'immenso piacere.
La mia fighetta era diventata una sorgente di umori, che lui gustava con avidità.
Cambiò posizione. Io rimasi sempre sotto, lui si spostò su di me, come un lupo sulla sua preda, si curvò succhiando e mordendomi i capezzoli.
Ero talmente eccitata che, al solo tocco che mi fece con il cazzo per sistemarmelo sulla fichetta, iniziai nuovamente a grondare.
Capì che stavo godendo, ed in pochi secondi, la sua bocca passò dalle mie tette alla mia fighetta.
La leccò avidamente, per poi in un baleno risalirmi sopra completamente, riprendendo a baciarmi la bocca con immutata passione.
"Che libidine perversa e sublime che sei", mi sussurrò tra un bacio e l'altro.
Fremevo e guaivo di piacere.
"Dai piccola, prendilo in mano", invitandomi a guidarlo sulla mia fighetta.
Così gli presi il cazzo in mano e l'avvicinai alla mia fichetta fradicia dei miei umori e della sua saliva, iniziando a far scorre la cappella.
"Sei speciale piccola...", mi disse; e impugnando nuovamente il suo cazzo, iniziò a pennellarmi con la cappella le grandi labbra.
"Cazzo che fichetta immacolata che hai!!", esclamò.
Continuò a solcarmi la fica con avidità.
Iniziò a tremare, sempre con il cazzo in pugno desideroso di entrare, ma non lo faceva. Capii, che stava vivendo attimi di incertezza, cercando di captare segnali da parte mia, se volessi veramente essere penetrata.
"Piccola, hai una fichetta stretta, non voglio farti male", mi sussurrò.
"Se entri con dolcezza non mi farai male", gli sussurrai tra l'estasi e il piacere.
Questo fu il mio assenso.
"Se senti male , mi fermo...va bene?"
Nella soffusa luce della camera, potei leggere le espressioni della sua faccia, da arrapato, da famelico, da invasato.
Fù un momento particolare.
Tremavo io, tremava lui.
Continuò ancora qualche su e giù con la cappella, fatto impugnando con una mano il suo cazzone di marmo, mentre con l'altra si sosteneva per non gravarmi addosso, e individuato con la capella il buchetto, spinse.
Fece entrare mezzo glande; Lo lasciò lì qualche secondo, e dolcemente con la seconda spinta, sentii entrare l'intera cappella.
Si adagiò su di me, abbracciandomi facendomi passare le braccia sotto le spalle.
Sentivo la cappella pulsante nella mia vagina che cercava di addolcirla con movimenti del bacino come a volerla massaggiare con il cazzo, mentre mi baciava con passione.
Iniziai a godere nuovamente, sentendomi la cappella in vagina e la lingua che mi divorava la bocca.
Spinse con dolce vigore e mi sentii d'un tratto tutta piena del suo cazzo.
"Cazzo che fichetta stretta e calda!!!!... Che paradiso!!!!", esclamò tra baci e mugolii di passione.
"Sono tutto dentro di te, piccola", aggiunse.
E cominciò a muovere il bacino avanti e indietro, dapprima molto lentamente e via via accelerando sempre più.
Iniziai a grondare come una furibonda porca.
Mi scopava come se non ci fosse un domani.
"Siii...siii piccola...sono dentro di te, dentro di te!!!", esclamava tra la passione dei suoi baci e i colpi del suo cazzo che imperiosamente stantuffava le mie strette carni.
Avvolti in un insuperabile godimento, mi mormorava nelle orecchie un coctail di porche parole e gemiti.
Mi teneva bloccata con ambo le mani sotto il culetto, alternando rotazioni del bacino al rituale "su e giù" della scopata e sentivo il suo cazzone scavarmi nelle viscere.
Mi scopò per oltre mezz'ora, rallentando spesso per prolungare quella meravigliosa danza d'amore.
La stanza era intrisa di profumo di sesso, di gemiti che facevano da sottofondo alla nostra scopata di passione.
Vissi cinque minuti di martellamento, che non si arrestava nemmeno al mio: "Fai piano Giancarlo...Fai piano...!!!".
Mi pompava come un porco forsennato.
"Piccola, sei una dolce puttanella... Voglio scoparti anche l'anima", mi sussurrò nel suo raptus libidico.
D'un tratto mi sentii la vagina svuotata e fui inondata da interminabili fiotti di sborra, che mi irrorarono la pancia, il seno, quasi fino sotto al mento.
Si accasciò sopra di me, affannato, sudato, scompigliato.
Stette sopra di me 5 minuti.
Poi tornò a mettersi sul fianco, e tra baci e carezze, si prodigò con una mano a spalmarmi la sua sborra.
Il suo viso era sudato, mi accorsi che aveva gli occhi rossi e colmi di lacrime.
Lo guardai e gli dissi: "Che hai? .... Tutto ok'"
Mi abbracciò e mi rispose: "Mi hai fatto vivere un momento che non dimenticherò per tutta la vita, piccolè!!!!".
Tra un mix di bacini, risolini, andammo in bagno a lavarci.
Arrivò l'ora di andare.
Ci rivestimmo e prima di uscire di casa, ci scambiammo altre effusioni con la promessa di rivederci.
scritto il
2022-09-30
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