Una mano mi ha cambiata - Le sorprese non sono finite
di
AlelaProf
genere
dominazione
Per esigenze tecniche cambio nik e mail
Non è successo niente di quello che “temevo” e sono sicura che chi legge interpreterà correttamente sostituendo il verbo temevo con -pensavo- se non addirittura – speravo o mi auguravo succedesse. All'incontro con gli universitari non è successo nulla. Le mie fantasie di essere costretta a visitare i bagni della Facoltà, angolini bui o studi o uffici dei piani superiori semi deserti nel pomeriggio con qualcuno che lì si soddisfaceva tra le mie natiche, tra le mie cosce o godendosi la mia bocca, non si sono concretizzate
Mentre spiegavo, scrutavo i loro volti sempre fantasticando chi tra gli allievi maschi presenti potesse essere capace di rischiare di passare un guaio pur di sborrare nell'intestino o nell'utero della nuova professoressa. Escludevo i più carini e aggraziati, pensando: -chissà con quel bel viso e quel corpo statuario quante studentesse gli sbaveranno dietro, mi soffermavo; invece, su coloro che presumevo non avessero molte possibilità di vivere avventure da una notte e via a causa del loro aspetto meno attraente: non conoscendoli era quello, momentaneamente, il metro di misura più immediato. Rispetto alla popolazione femminile presente in quell'aula, pensavo a chissà quante di loro avevano subito angherie per esempio dai loro padroni di casa con la minaccia di essere sostituite da altri più puntuali nei pagamenti. Questo a me, nel periodo universitario non era mai successo mentre sentendo il racconto di qualche amica o collega a loro si; e a detta loro la cosa succedeva abbastanza frequentemente a un numero di ragazze che io non immaginavo.
Oppure, e di questo ne sono stata abbondantemente vittima anch'io, palpeggi insistenti e addirittura mani che si intrufolavano nelle più calde intimità durante gli spostamenti negli autobus stracolmi di umanità varia. Ricordi delle volte (molto poche) in cui quelle mani, quei palpeggi o quegli appoggi mi hanno portata all'orgasmo costretta a far finta di nulla quando mi venivano strappati o ancora quando arrivati a destinazione scendevo mentre sarei voluta rimanere a bordo sentendo il piacere arrivare.
Unica cosa, una volta tornata in macchina, una busta sul sedile lato del passeggero con delle foto in cui venivo immortalata in delle inequivocabili posiziono amorose (definiamole così) durante i miei precedenti incontri a casa mia e a scuola. Il volto del mio partner abilmente coperto mentre il mio ben visibile. Chiedendomi come quella busta fosse finita dentro l'auto, mi sono accorta che proprio il finestrino da quel lato non era completamente chiuso, Certo, non c'era il pericolo che una mano potesse infilarsi in quel poco spazio, ma una busta si, ci entrava eccome; A questo punto devo dire che è stata una fortuna che sia caduta sul sedile; Se fosse finita tra sedile e sportello per esempio, non l'avrei vista con il rischio di farla trovare a mio marito o a uno dei miei figli:
Ricordo che solo una volta, particolarmente eccitata, ma con la promessa che non ci saremmo spinti oltre, avevo acconsentito a farmi fotografare non certo nuda ma semplicemente con le gambe totalmente scoperte. In bella vista. L'autore non era poi stato ai patti costringendomi a soddisfarlo con la bocca e con una scopata che mi aveva regalato orgasmi potenti ai quali mi stavo abituando essendo presa da maschi che con me volevano soddisfarsi e questo contribuiva e contribuisce ad aumentare la mia eccitazione, di conseguenza il piacere che anche se involontariamente regalo al maschio di turno mentre sto venendo, spesso non rendendomi più conto neanche di chi sono e cosa faccio. Il pentimento arriva subito dopo, ma poi vince la carne, il desiderio di altri orgasmi potenti.
La notte ho fatto l'amore con mio marito che si è meravigliato del calore che ha sentito tra le mie cosce mentre mi scopava chiedendomi motivo di tanta eccitazione. Ha accettato la risposta che essendo da tanto che non lo facevamo avevo accumulato un bel quantitativo di “carica erotica”. Quando però. Gli ho proposto di farlo ancora, lui con un sospiro mi ha ricordato che l'indomani alle cinque doveva essere in piedi perché un aereo lo attendeva. Trasferta di lavoro. Una settimana fuori regione. La masturbazione in bagno poi, è servita a poco.
Solo alcuni giorni dopo un whatsapp mi avvertiva che altre foto erano pronte ad essere divulgate e un numero di cellulare era scritto su quel messaggio, era il numero di mia figlia. Diciotto anni appena compiuti. L'alternativa era andare a recuperarle di persona all'indirizzo lì indicato.
Non ci ho dormito per alcune notti. La tensione era alle stelle, i litigi con i miei figli e con alcune colleghe erano all'ordine del giorno, ovviamente colpa del mio nervosismo per il quale ho dovuto scusarmi con molte persone; Questa tensione ha giocato a favore del ragazzo che mi ha aperto il portoncino di casa quando finalmente mi sono decisa ad andare a recuperare le altre fotografie.
Come si è aperto il portoncino non ho avuto il tempo di fiatare che mi sono sentita afferrare per un braccio e tirare dentro. Non avendo nemmeno il tempo di fiatare mi sono sentita con lui addosso che mi schiacciava spalle al muro-
-Lasciami porco! Che fai? Non voglio. Ti faccio passare brutti guai – sono state parole che avevo in testa, me che non sono mai uscite dalla mia bocca. Ricordo solo i ripetuti no, no, no non voglio lasciami e le sue risposte: - bugiarda … lo vuoi anche tu. Altrimenti non saresti venuta da sola e non potevi capitare in un momento migliore. Sono giorni che non mi tocco e non scopo pensando a quando ti avrei palpata dappertutto scopata venendoti dentro e adesso siamo da soli. Non poteva andarmi meglio di così. Dai, bella prof., che adesso ti faccio sentire cazzo duro; Avrei voluto scoparti già il giorno che ci hai fatto lezione. -
Tirandomi su il maglioncino mi sentivo baciare i seni prima che i capezzoli uscissero dal reggiseno,
Lui: -gran belle tettone per metterci il cazzo in mezzo-. Fuoriusciti i capezzoli non ha perso tempo per cominciare a succhiarmeli e mordicchiarmeli uno dopo l'altro. Eero sua. Maledetta la mia incapacità a difendermi. Accidenti al piacere che mi invade subito, appena mi sento presa con ferma decisione, complice la sua mano tra le mie cosce che mi palpava la figa in modo deciso, volgare, facendomi anche male ma portandomi già verso il piacere che mi fa concedere completamente a chiunque mi vuole e mi costringe. Non ho fatto alcuna resistenza quando mi ha sbottonato i pantaloni tirandomeli giù fino alle ginocchia: non potevo certo spalancare le gambe, ma lo spazio gli è bastato per farmi sentire il dito che mi esplorava la vagina,
Gemevo. Senza neanche accorgermene spingevo avanti il bacino andando incontro a quel dito. Permettendogli di affondare ancora di più nelle mie carni. Se n'è accorto e con un ghigno di soddisfazione mi ha scaricato addosso le sue verità: - dai bella troiona. Dai che ci speravi proprio in uno che ti facesse fare questi giochini, sento che stai godendo, sei una fantastica puttana e stai anche per venire.
Ha sfilato la mano facendomi quasi urlare: -NOOO continua porcooooooo. Non puoi lasciarmi cosìììììììììììììì.- A quel punto ha voluto infilarmi il cazzo tra le cosce che tenendo strette una sull'altra glielo massaggiavano; lo stavo masturbando con le mie COSCE strette attorno al suo cazzo. Sono venuta sentendo il pene strofinarsi sulle grandi labbra e stringendo ancora di più il cazzo tra le cosce l'ho fatto sborrare. Mentre venivo mi stringevo a lui. Gli ho graffiato la schiena. Sentivo i suoi rantoli dentro le mie orecchie; le sue parole. - sei la mia puttana. Siiiiii cosdii fammi sborrareeeeee sei fantasticaaaaaaaaaaa Tutta da scopare e non ti basta certo una sveltina, ma abbiamo tutto il tempo per fotterti come meriti, mia bella figona tutta da godere. - Siamo finiti seduti per terra, ansimanti, con le spalle poggiate al muro.
Lui, giovane credo venti/venticinquenne probabilmente ancora pieno di quella carica adolescenziale per cui anche il buco della serratura è un buco utile; ma non immaginavo che davvero pochi secondi gli sarebbero bastati per rialzarsi in piedi e presentarmi il suo “troncetto” turgido duro e nuovamente pronto, davanti alla faccia mentre ancora ero seduta per terra, con una sua caviglia che si era fatta spazio tra le mie cosce.
-succhialo, prendilo in bocca fammi vedere quanto sei femmina, assatanata, vogliosa di cazzo. Tanto lo so che in definitiva, quello che vuoi è un maschio tra le cosce.
Già, le mie cosce; non certo da top model ma stando a queste avventure, ancora capaci di eccitare, di far indurire qualche cazzo. Troppo grosse? Forse, morbide, È vero, quando veramente eccitata. Quando il piacere, quello vero, quel piacere che fa uscire di testa, il piacere che manda al diavolo l'essere donna per bene, arriva, mi inonda. Il calore che emano tra le gambe si decuplica e il maschio lo sente. Non posso far nulla per evitarlo.
È così che mentre lo succhiavo dopo aver cercato di resistere al nuovo assalto serrando le labbra, ma sicura che lui avrebbe vinto la mia resistenza, mentre sentivo la cappella sbattermi la gola con la bocca aperta come mai prima per accogliere il suo cazzo, l'ho sentito dire: -con il calore che hai mi stai squagliando la caviglia. Sat sicura che il tuo utero sentirà la mia sborra-.
Ha poi aggiunto: - tanto sei abituata a farti inondare la vagina dagli schizzi di maschi sconosciuti, vero? E ti piace, magnifica troia! -.
Proseguendo con: - Ooohhhssiiii cazzoooo anche con la bocca sei davvero brava; fantastica. Ci sai davvero fare. - mi teneva ferma la testa con le mani, tirava fuori il suo uccello non completamente in modo che solo la cappella rimanesse tra le mie labbra, poi all'improvviso affondava con un colpo di reni, come fosse una fica. Un culo da aprire, da spaccare; mi faceva male. Per me era un nuovo modo e il calore tra le mie cosce aumentava.
Forte, cocente, immensa delusione quando i suoi schizzi mi hanno invaso la gola per la sua seconda sborrata dopo quella in piedi, tra le mie cosce che tanto gli sono piaciute. Tenendomi la faccia schiacciata sul suo pube, con il naso tra i suoi peli, mi ha costretto ad ingoiare la sborra, Soffocavo. I pugni sulle sue gambe non sortivano effetto
La fame d'aria e i conati di vomito mi hanno dato la forza di precipitarmi in bagno. Ma ormai la sborra era nel mio stomaco.
Uno scatto d'ira dovuto più alla frustrazione dei mancati altri orgasmi che per altro, cosa che non ho certo confessato al ragazzo, mi ha dato la forza. L'energia di rivestirmi mentre lui si ripuliva dicendomi che non era certo finita lì e mentre aprivo il portoncino per fiondarmi fuori da quell'appartamento mi sono sentita cingere la vita con un braccio, il suo cazzo poggiato sulle natiche, una mano sul seno e l'altra sulla figa.
-Dove vai? Non abbiamo mica finito! Aspetta, dammi il tempo di ricaricare le pile, vedrai come sarà bello e piacevole. - Me lo sussurrava nell'orecchio mentre ancora mi palpava dappertutto e sentivo il suo coso sulle natiche che riprendeva consistenza. Con uno strattone me lo sono tolto di dosso, segno che l'avevo davvero spompato, gli avevo risucchiato parecchie energie e mentre mi ricordava delle foto: - non le vuoi? Le lasci qui? - mi sono precipitata fuori da quell'appartamento.
Poco dopo un whatsapp: - le tue foto sono ancora qui. Sono sicuro che tornerai presto. Ti aspettano altre piacevoli sorprese. - Aveva ragione?
So solo che per come mi sentivo, se avessi avuto la gonna mi sarei fiondata nella zona della scuola, dove bazzicano ormai pochissime donne dell'est europeo (a proposito a quanto dicono ce n'è una che sembrerebbe assomigliarmi molto) e con lo sportello ben aperto facendo finta di essere distratta, avrei mostrato le cosce che ancora qualche maschio tanto attraggono accogliendo le richieste di farmi scopare e collezionando apprezzamenti volgari che aumentano il bagnato tra le gambe inzuppando la biancheria intima.
Ma non era il caso di andare a casa, cambiarmi e uscire si nuovo, anche perché a casa avrei trovato mia figlia
guigonia68@Aol.com
Non è successo niente di quello che “temevo” e sono sicura che chi legge interpreterà correttamente sostituendo il verbo temevo con -pensavo- se non addirittura – speravo o mi auguravo succedesse. All'incontro con gli universitari non è successo nulla. Le mie fantasie di essere costretta a visitare i bagni della Facoltà, angolini bui o studi o uffici dei piani superiori semi deserti nel pomeriggio con qualcuno che lì si soddisfaceva tra le mie natiche, tra le mie cosce o godendosi la mia bocca, non si sono concretizzate
Mentre spiegavo, scrutavo i loro volti sempre fantasticando chi tra gli allievi maschi presenti potesse essere capace di rischiare di passare un guaio pur di sborrare nell'intestino o nell'utero della nuova professoressa. Escludevo i più carini e aggraziati, pensando: -chissà con quel bel viso e quel corpo statuario quante studentesse gli sbaveranno dietro, mi soffermavo; invece, su coloro che presumevo non avessero molte possibilità di vivere avventure da una notte e via a causa del loro aspetto meno attraente: non conoscendoli era quello, momentaneamente, il metro di misura più immediato. Rispetto alla popolazione femminile presente in quell'aula, pensavo a chissà quante di loro avevano subito angherie per esempio dai loro padroni di casa con la minaccia di essere sostituite da altri più puntuali nei pagamenti. Questo a me, nel periodo universitario non era mai successo mentre sentendo il racconto di qualche amica o collega a loro si; e a detta loro la cosa succedeva abbastanza frequentemente a un numero di ragazze che io non immaginavo.
Oppure, e di questo ne sono stata abbondantemente vittima anch'io, palpeggi insistenti e addirittura mani che si intrufolavano nelle più calde intimità durante gli spostamenti negli autobus stracolmi di umanità varia. Ricordi delle volte (molto poche) in cui quelle mani, quei palpeggi o quegli appoggi mi hanno portata all'orgasmo costretta a far finta di nulla quando mi venivano strappati o ancora quando arrivati a destinazione scendevo mentre sarei voluta rimanere a bordo sentendo il piacere arrivare.
Unica cosa, una volta tornata in macchina, una busta sul sedile lato del passeggero con delle foto in cui venivo immortalata in delle inequivocabili posiziono amorose (definiamole così) durante i miei precedenti incontri a casa mia e a scuola. Il volto del mio partner abilmente coperto mentre il mio ben visibile. Chiedendomi come quella busta fosse finita dentro l'auto, mi sono accorta che proprio il finestrino da quel lato non era completamente chiuso, Certo, non c'era il pericolo che una mano potesse infilarsi in quel poco spazio, ma una busta si, ci entrava eccome; A questo punto devo dire che è stata una fortuna che sia caduta sul sedile; Se fosse finita tra sedile e sportello per esempio, non l'avrei vista con il rischio di farla trovare a mio marito o a uno dei miei figli:
Ricordo che solo una volta, particolarmente eccitata, ma con la promessa che non ci saremmo spinti oltre, avevo acconsentito a farmi fotografare non certo nuda ma semplicemente con le gambe totalmente scoperte. In bella vista. L'autore non era poi stato ai patti costringendomi a soddisfarlo con la bocca e con una scopata che mi aveva regalato orgasmi potenti ai quali mi stavo abituando essendo presa da maschi che con me volevano soddisfarsi e questo contribuiva e contribuisce ad aumentare la mia eccitazione, di conseguenza il piacere che anche se involontariamente regalo al maschio di turno mentre sto venendo, spesso non rendendomi più conto neanche di chi sono e cosa faccio. Il pentimento arriva subito dopo, ma poi vince la carne, il desiderio di altri orgasmi potenti.
La notte ho fatto l'amore con mio marito che si è meravigliato del calore che ha sentito tra le mie cosce mentre mi scopava chiedendomi motivo di tanta eccitazione. Ha accettato la risposta che essendo da tanto che non lo facevamo avevo accumulato un bel quantitativo di “carica erotica”. Quando però. Gli ho proposto di farlo ancora, lui con un sospiro mi ha ricordato che l'indomani alle cinque doveva essere in piedi perché un aereo lo attendeva. Trasferta di lavoro. Una settimana fuori regione. La masturbazione in bagno poi, è servita a poco.
Solo alcuni giorni dopo un whatsapp mi avvertiva che altre foto erano pronte ad essere divulgate e un numero di cellulare era scritto su quel messaggio, era il numero di mia figlia. Diciotto anni appena compiuti. L'alternativa era andare a recuperarle di persona all'indirizzo lì indicato.
Non ci ho dormito per alcune notti. La tensione era alle stelle, i litigi con i miei figli e con alcune colleghe erano all'ordine del giorno, ovviamente colpa del mio nervosismo per il quale ho dovuto scusarmi con molte persone; Questa tensione ha giocato a favore del ragazzo che mi ha aperto il portoncino di casa quando finalmente mi sono decisa ad andare a recuperare le altre fotografie.
Come si è aperto il portoncino non ho avuto il tempo di fiatare che mi sono sentita afferrare per un braccio e tirare dentro. Non avendo nemmeno il tempo di fiatare mi sono sentita con lui addosso che mi schiacciava spalle al muro-
-Lasciami porco! Che fai? Non voglio. Ti faccio passare brutti guai – sono state parole che avevo in testa, me che non sono mai uscite dalla mia bocca. Ricordo solo i ripetuti no, no, no non voglio lasciami e le sue risposte: - bugiarda … lo vuoi anche tu. Altrimenti non saresti venuta da sola e non potevi capitare in un momento migliore. Sono giorni che non mi tocco e non scopo pensando a quando ti avrei palpata dappertutto scopata venendoti dentro e adesso siamo da soli. Non poteva andarmi meglio di così. Dai, bella prof., che adesso ti faccio sentire cazzo duro; Avrei voluto scoparti già il giorno che ci hai fatto lezione. -
Tirandomi su il maglioncino mi sentivo baciare i seni prima che i capezzoli uscissero dal reggiseno,
Lui: -gran belle tettone per metterci il cazzo in mezzo-. Fuoriusciti i capezzoli non ha perso tempo per cominciare a succhiarmeli e mordicchiarmeli uno dopo l'altro. Eero sua. Maledetta la mia incapacità a difendermi. Accidenti al piacere che mi invade subito, appena mi sento presa con ferma decisione, complice la sua mano tra le mie cosce che mi palpava la figa in modo deciso, volgare, facendomi anche male ma portandomi già verso il piacere che mi fa concedere completamente a chiunque mi vuole e mi costringe. Non ho fatto alcuna resistenza quando mi ha sbottonato i pantaloni tirandomeli giù fino alle ginocchia: non potevo certo spalancare le gambe, ma lo spazio gli è bastato per farmi sentire il dito che mi esplorava la vagina,
Gemevo. Senza neanche accorgermene spingevo avanti il bacino andando incontro a quel dito. Permettendogli di affondare ancora di più nelle mie carni. Se n'è accorto e con un ghigno di soddisfazione mi ha scaricato addosso le sue verità: - dai bella troiona. Dai che ci speravi proprio in uno che ti facesse fare questi giochini, sento che stai godendo, sei una fantastica puttana e stai anche per venire.
Ha sfilato la mano facendomi quasi urlare: -NOOO continua porcooooooo. Non puoi lasciarmi cosìììììììììììììì.- A quel punto ha voluto infilarmi il cazzo tra le cosce che tenendo strette una sull'altra glielo massaggiavano; lo stavo masturbando con le mie COSCE strette attorno al suo cazzo. Sono venuta sentendo il pene strofinarsi sulle grandi labbra e stringendo ancora di più il cazzo tra le cosce l'ho fatto sborrare. Mentre venivo mi stringevo a lui. Gli ho graffiato la schiena. Sentivo i suoi rantoli dentro le mie orecchie; le sue parole. - sei la mia puttana. Siiiiii cosdii fammi sborrareeeeee sei fantasticaaaaaaaaaaa Tutta da scopare e non ti basta certo una sveltina, ma abbiamo tutto il tempo per fotterti come meriti, mia bella figona tutta da godere. - Siamo finiti seduti per terra, ansimanti, con le spalle poggiate al muro.
Lui, giovane credo venti/venticinquenne probabilmente ancora pieno di quella carica adolescenziale per cui anche il buco della serratura è un buco utile; ma non immaginavo che davvero pochi secondi gli sarebbero bastati per rialzarsi in piedi e presentarmi il suo “troncetto” turgido duro e nuovamente pronto, davanti alla faccia mentre ancora ero seduta per terra, con una sua caviglia che si era fatta spazio tra le mie cosce.
-succhialo, prendilo in bocca fammi vedere quanto sei femmina, assatanata, vogliosa di cazzo. Tanto lo so che in definitiva, quello che vuoi è un maschio tra le cosce.
Già, le mie cosce; non certo da top model ma stando a queste avventure, ancora capaci di eccitare, di far indurire qualche cazzo. Troppo grosse? Forse, morbide, È vero, quando veramente eccitata. Quando il piacere, quello vero, quel piacere che fa uscire di testa, il piacere che manda al diavolo l'essere donna per bene, arriva, mi inonda. Il calore che emano tra le gambe si decuplica e il maschio lo sente. Non posso far nulla per evitarlo.
È così che mentre lo succhiavo dopo aver cercato di resistere al nuovo assalto serrando le labbra, ma sicura che lui avrebbe vinto la mia resistenza, mentre sentivo la cappella sbattermi la gola con la bocca aperta come mai prima per accogliere il suo cazzo, l'ho sentito dire: -con il calore che hai mi stai squagliando la caviglia. Sat sicura che il tuo utero sentirà la mia sborra-.
Ha poi aggiunto: - tanto sei abituata a farti inondare la vagina dagli schizzi di maschi sconosciuti, vero? E ti piace, magnifica troia! -.
Proseguendo con: - Ooohhhssiiii cazzoooo anche con la bocca sei davvero brava; fantastica. Ci sai davvero fare. - mi teneva ferma la testa con le mani, tirava fuori il suo uccello non completamente in modo che solo la cappella rimanesse tra le mie labbra, poi all'improvviso affondava con un colpo di reni, come fosse una fica. Un culo da aprire, da spaccare; mi faceva male. Per me era un nuovo modo e il calore tra le mie cosce aumentava.
Forte, cocente, immensa delusione quando i suoi schizzi mi hanno invaso la gola per la sua seconda sborrata dopo quella in piedi, tra le mie cosce che tanto gli sono piaciute. Tenendomi la faccia schiacciata sul suo pube, con il naso tra i suoi peli, mi ha costretto ad ingoiare la sborra, Soffocavo. I pugni sulle sue gambe non sortivano effetto
La fame d'aria e i conati di vomito mi hanno dato la forza di precipitarmi in bagno. Ma ormai la sborra era nel mio stomaco.
Uno scatto d'ira dovuto più alla frustrazione dei mancati altri orgasmi che per altro, cosa che non ho certo confessato al ragazzo, mi ha dato la forza. L'energia di rivestirmi mentre lui si ripuliva dicendomi che non era certo finita lì e mentre aprivo il portoncino per fiondarmi fuori da quell'appartamento mi sono sentita cingere la vita con un braccio, il suo cazzo poggiato sulle natiche, una mano sul seno e l'altra sulla figa.
-Dove vai? Non abbiamo mica finito! Aspetta, dammi il tempo di ricaricare le pile, vedrai come sarà bello e piacevole. - Me lo sussurrava nell'orecchio mentre ancora mi palpava dappertutto e sentivo il suo coso sulle natiche che riprendeva consistenza. Con uno strattone me lo sono tolto di dosso, segno che l'avevo davvero spompato, gli avevo risucchiato parecchie energie e mentre mi ricordava delle foto: - non le vuoi? Le lasci qui? - mi sono precipitata fuori da quell'appartamento.
Poco dopo un whatsapp: - le tue foto sono ancora qui. Sono sicuro che tornerai presto. Ti aspettano altre piacevoli sorprese. - Aveva ragione?
So solo che per come mi sentivo, se avessi avuto la gonna mi sarei fiondata nella zona della scuola, dove bazzicano ormai pochissime donne dell'est europeo (a proposito a quanto dicono ce n'è una che sembrerebbe assomigliarmi molto) e con lo sportello ben aperto facendo finta di essere distratta, avrei mostrato le cosce che ancora qualche maschio tanto attraggono accogliendo le richieste di farmi scopare e collezionando apprezzamenti volgari che aumentano il bagnato tra le gambe inzuppando la biancheria intima.
Ma non era il caso di andare a casa, cambiarmi e uscire si nuovo, anche perché a casa avrei trovato mia figlia
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