La prima volta con mia sorella
di
Mark00
genere
incesti
Non credevo che sarebbe mai successo. Beh, mi sbagliavo.
Era una fantasia da quindicenne, all’inizio. Anche se di anni ne avevo già diciotto. Poi, complice il caldo torrido di un luglio rovente - insieme ai miei ormoni impazziti- è diventata un feticismo.
La scena era sempre la stessa. Aveva iniziato a ripetersi come un film riprodotto all’infinito. Attendevo che mia sorella Giulia, di due anni piu grande, finisse di fare la doccia. Indossava sempre perizomi, tanga o anche mutandine in pizzo, che mettevano ben in risalto il suo sedere, piccolo e sodo.
Usciva dal bagno avvolta nell’accappatoio, si rivestiva in fretta e mi lasciava solo in casa. A quel punto aprivo la cesta della biancheria sporca, tiravo fuori il suo intimo usato e iniziavo ad annusarlo, stringendolo tra le dita. Spesso, i suoi umori ancora caldi scivolando sulla mia pelle, umidi e appiccicosi. Ne godevo. Sapevo che era sbagliato, vietato, proibito, e forse per questo ne godevo ancora di più. Sentivo il pene gonfiarsi mentre annusavo il suo sapore, l’odore del suo sesso. Della sua vagina.
A quel punto iniziavo a masturbarmi. Lo tiravo fuori perché era durissimo. Sputavo sulla cappella e ci davo dentro, facendo in modo che l’odore ancora caldo della sua fica mi riepisse le narici, fino a farmi esplodere i sensi. Quando mi mancava poco, a volte prendevo il perizoma e lo avvolgevo intorno all’asta dura del pene. Lo sfregavo sul pizzo, sempre più a fondo e più in fretta, sospirando a fatica. In genere venivo molto in fretta. Quando era il momento dell’orgasmo, riportavo l’intimo all’altezza del viso, per respirare ancora i suoi umori. A volte facevo scivolare la lingua sul pizzo che lei aveva bagnato. E venivo. Gli schizzi di sperma riempievano la mia mano e il lavandino, e il pavimento. A quel punto rimettevo il perizoma a posto, attento a non sporcarlo del mio seme. E lasciavo il bagno.
Ma quella sera, ad uscire, impiegai un po’ di più. In piedi davanti allo specchio, la destra sporca di sperma e la sinistra con il tanga nero di mia sorella Giulia tra le dita, stavo cercando di riprendermi dalle pulsazioni dell’orgasmo, quando la porta si aprì.
Era Giulia.
Volete conoscere il seguito?
Era una fantasia da quindicenne, all’inizio. Anche se di anni ne avevo già diciotto. Poi, complice il caldo torrido di un luglio rovente - insieme ai miei ormoni impazziti- è diventata un feticismo.
La scena era sempre la stessa. Aveva iniziato a ripetersi come un film riprodotto all’infinito. Attendevo che mia sorella Giulia, di due anni piu grande, finisse di fare la doccia. Indossava sempre perizomi, tanga o anche mutandine in pizzo, che mettevano ben in risalto il suo sedere, piccolo e sodo.
Usciva dal bagno avvolta nell’accappatoio, si rivestiva in fretta e mi lasciava solo in casa. A quel punto aprivo la cesta della biancheria sporca, tiravo fuori il suo intimo usato e iniziavo ad annusarlo, stringendolo tra le dita. Spesso, i suoi umori ancora caldi scivolando sulla mia pelle, umidi e appiccicosi. Ne godevo. Sapevo che era sbagliato, vietato, proibito, e forse per questo ne godevo ancora di più. Sentivo il pene gonfiarsi mentre annusavo il suo sapore, l’odore del suo sesso. Della sua vagina.
A quel punto iniziavo a masturbarmi. Lo tiravo fuori perché era durissimo. Sputavo sulla cappella e ci davo dentro, facendo in modo che l’odore ancora caldo della sua fica mi riepisse le narici, fino a farmi esplodere i sensi. Quando mi mancava poco, a volte prendevo il perizoma e lo avvolgevo intorno all’asta dura del pene. Lo sfregavo sul pizzo, sempre più a fondo e più in fretta, sospirando a fatica. In genere venivo molto in fretta. Quando era il momento dell’orgasmo, riportavo l’intimo all’altezza del viso, per respirare ancora i suoi umori. A volte facevo scivolare la lingua sul pizzo che lei aveva bagnato. E venivo. Gli schizzi di sperma riempievano la mia mano e il lavandino, e il pavimento. A quel punto rimettevo il perizoma a posto, attento a non sporcarlo del mio seme. E lasciavo il bagno.
Ma quella sera, ad uscire, impiegai un po’ di più. In piedi davanti allo specchio, la destra sporca di sperma e la sinistra con il tanga nero di mia sorella Giulia tra le dita, stavo cercando di riprendermi dalle pulsazioni dell’orgasmo, quando la porta si aprì.
Era Giulia.
Volete conoscere il seguito?
3
0
7
voti
voti
valutazione
3.6
3.6
Commenti dei lettori al racconto erotico