Il primo vero pompino
di
Porca 4000
genere
sentimentali
Il suo primo pompino...la perfezione.
Non era veramente il primo pompino che riceveva, soprattutto non era il primo che gli faceva quella ragazza, ma, dopo aver ricevuto QUELLO, gli sembrò di ricordare tutti i precedenti come timidi bacetti.
Erano tornati a casa da scuola da un paio d'ore, lui aveva pranzato al volo per andare in biblioteca a prendere un libro che serviva alla sua ragazza. Non l'aveva fatto con nessun tipo di secondo fine, sapeva che lei non si sentiva bene, e già quello era un deterrente, e sapeva che la ragione era il ciclo. Arrivato a casa di lei la trovò alla scrivania, intenta a contorcersi per i dolori mentre cercava, invano, di studiare per la verifica del giorno dopo. A lui venne spontaneo di appoggiarle una mano sulla schiena e una sulla pancia, sapeva dalle sue sorelle che il calore era un grande aiutante in certi casi. Quando il tepore delle mani di Marco la investì si sentì subito meglio, le vennero in mente i fidanzati delle altre ragazze, che si schifavano di tutto e non le supportavano. La sensazione di calore e di protezione, miste al giro ormonale della settimana, presero il sopravvento e lei si avventurò in un lungo bacio bollente, al termine del quale trovò un leggero rigonfiamento tra le gambe di Marco...lui fece per staccarla, in modo da ricomporsi, ma lei lo trascinò in basso tirando piano il tessuto della maglia e gli sussurrò all'orecchio che voleva finire ciò che aveva cominciato, indicandogli nel frattempo la scrivania con la testa. Nemmeno il tempo di girarsi contro la scrivania che lei gli aveva già slacciato i pantaloni facendoli cadere a terra. Diede un piccolo bacio sulla protuberanza che spingeva dietro alle mutande, poi prese a solleticargli le cosce e il basso ventre, intanto che si mordeva il labbro pensosa ed incerta. Poteva non sembrare ma lei era alle primissime armi, aveva perso la verginità una settimana prima, proprio con Marco, e glielo aveva succhiato pochissime volte e per pochissimo tempo, tutte queste volte il pisello era già fuori, quindi lei non aveva idea di come estrarre quel colosso già così duro dalle mutande senza temere di fargli male. Optò per la sincerità e lo ammise, scatenando un minuto buono di risate ininterrotte, era spesso così tra di loro, ridevano fino alle lacrime dimenticandosi di tutto. In mezzo alla risata Marco aveva trovato il tempo di chinarsi e fare sparire le mutande e dato che non accennava a smettere di ridere lei decise di richiamare la sua attenzione stringendo la mano attorno alla base del cazzo. Lo strinse saldamente, poi, una volta ricevuta l'attenzione che desiderava, gli intimò di non fiatare se non per comunicarle cosa preferisse. Diede un paio di baci alla cappella poi si spostò lungo tutta la lunghezza, lasciando piccoli quantitativi di saliva che la aiutarono dopo, quando cominciò a fare scorrere la mano lungo il pisello mentre con la bocca si occupava dei coglioni, succhiandoli prima insieme e poi uno per uno. Lui chiude gli occhi per godersi la massimo il momento...improvvisamente sentì freddo, sia cazzo che coglioni erano stati abbandonati, nemmeno il tempo di realizzarlo che bocca e mano si scambiarono. La mano che teneva e massaggiava i coglioni era calda e avvolgente, mai come in quel momento ringraziò per le pratiche e scarsamente femminili unghie cortissime di lei, con i suoi polpastrelli che scorrevano piano sullo scroto insalivato, esplorando con curiosità e delicatezza. Lei si stava affaccendando molto attorno al pisello, forse troppo visto che cominciava a sentire i denti, glielo fece presente prima che diventasse eccessivo. Lei lo guardò con qui suoi occhioni che facevano invidia a Bambi, disse semplicemente "scusa, stavo provando a fare una cosa, faccio solo l'ultimo tentativo, ok?", e nello spazio di un secondo si era fatta sparire il pisello in bocca, poteva sentire il fondo della gola con la punta. Lei era lì con gli occhi sgranati e lucidi, il petto che si alzava e abbassava all'impazzata e la faccia bordò. Proprio quando pensava che stesse per mollarlo e spostarsi il più lontano possibile lei si aprì la giacca, lasciando uscire il seno, e, acquistata la libertà si rilassò e cominciò a fare su e giù, prima lentamente poi con un po' più di vigore. Lui sentiva la pressione salire e ormai non riusciva più a tenere fermo il bacino, non voleva venire in bocca a tradimento la prima volte quindi la allontanò un poco. Con le meni appoggiate sulle sue spalle spinse lei e tutta la sedia da scrivania indietro, ne approfittò per massaggiarle un poco il seno, rigirandosi i capezzoli tra le dita, intanto che la informava, ansimante, che era stata bravissima ma che lui aveva bisogno di concludere e non riusciva a non spingere. Lei lo sorprese nuovamente, lo rispinse a sedere dicendo solamente "ok", poi si riposizionò davanti a lui, appoggiandosi comodamente allo schienale con poggia testa, gli disse che poteva spingere veloce quanto voleva, in fondo quanto voleva, quando avrebbe sentito di dover venire bastava avvisarla. Lui non se lo lasciò ripetere due volte, le prese la faccia tra le mani, le lasso le dita sulle labbra dischiuse, poi infilo l'uccello e fu magia, era libero di muoversi, non c'erano resistenze, si addentrò con la punta alla scoperta di ogni guancia, di ogni papilla di ogni millimetro di quella bocca perfetta, perfino il palato sondò, con grande delicatezza. Quando ebbe preso confidenza si alzò in piedi, sovrastandola, le mise le mani sui propri fianchi dicendole di spingerlo in dietro in caso di bisogno e prese a spingere con colpi secchi e rapidi. In poco tempo la avvisò di stare per venire, lei allora lo spinse a sedere, prendendo subito il pisello tra i seni, pregandolo di ricoprirli di sborra. Non appena si svuotato lei intraprese subito le opere di pulizia di quella che lei amava definire la migliore parte del corpo.
Non era veramente il primo pompino che riceveva, soprattutto non era il primo che gli faceva quella ragazza, ma, dopo aver ricevuto QUELLO, gli sembrò di ricordare tutti i precedenti come timidi bacetti.
Erano tornati a casa da scuola da un paio d'ore, lui aveva pranzato al volo per andare in biblioteca a prendere un libro che serviva alla sua ragazza. Non l'aveva fatto con nessun tipo di secondo fine, sapeva che lei non si sentiva bene, e già quello era un deterrente, e sapeva che la ragione era il ciclo. Arrivato a casa di lei la trovò alla scrivania, intenta a contorcersi per i dolori mentre cercava, invano, di studiare per la verifica del giorno dopo. A lui venne spontaneo di appoggiarle una mano sulla schiena e una sulla pancia, sapeva dalle sue sorelle che il calore era un grande aiutante in certi casi. Quando il tepore delle mani di Marco la investì si sentì subito meglio, le vennero in mente i fidanzati delle altre ragazze, che si schifavano di tutto e non le supportavano. La sensazione di calore e di protezione, miste al giro ormonale della settimana, presero il sopravvento e lei si avventurò in un lungo bacio bollente, al termine del quale trovò un leggero rigonfiamento tra le gambe di Marco...lui fece per staccarla, in modo da ricomporsi, ma lei lo trascinò in basso tirando piano il tessuto della maglia e gli sussurrò all'orecchio che voleva finire ciò che aveva cominciato, indicandogli nel frattempo la scrivania con la testa. Nemmeno il tempo di girarsi contro la scrivania che lei gli aveva già slacciato i pantaloni facendoli cadere a terra. Diede un piccolo bacio sulla protuberanza che spingeva dietro alle mutande, poi prese a solleticargli le cosce e il basso ventre, intanto che si mordeva il labbro pensosa ed incerta. Poteva non sembrare ma lei era alle primissime armi, aveva perso la verginità una settimana prima, proprio con Marco, e glielo aveva succhiato pochissime volte e per pochissimo tempo, tutte queste volte il pisello era già fuori, quindi lei non aveva idea di come estrarre quel colosso già così duro dalle mutande senza temere di fargli male. Optò per la sincerità e lo ammise, scatenando un minuto buono di risate ininterrotte, era spesso così tra di loro, ridevano fino alle lacrime dimenticandosi di tutto. In mezzo alla risata Marco aveva trovato il tempo di chinarsi e fare sparire le mutande e dato che non accennava a smettere di ridere lei decise di richiamare la sua attenzione stringendo la mano attorno alla base del cazzo. Lo strinse saldamente, poi, una volta ricevuta l'attenzione che desiderava, gli intimò di non fiatare se non per comunicarle cosa preferisse. Diede un paio di baci alla cappella poi si spostò lungo tutta la lunghezza, lasciando piccoli quantitativi di saliva che la aiutarono dopo, quando cominciò a fare scorrere la mano lungo il pisello mentre con la bocca si occupava dei coglioni, succhiandoli prima insieme e poi uno per uno. Lui chiude gli occhi per godersi la massimo il momento...improvvisamente sentì freddo, sia cazzo che coglioni erano stati abbandonati, nemmeno il tempo di realizzarlo che bocca e mano si scambiarono. La mano che teneva e massaggiava i coglioni era calda e avvolgente, mai come in quel momento ringraziò per le pratiche e scarsamente femminili unghie cortissime di lei, con i suoi polpastrelli che scorrevano piano sullo scroto insalivato, esplorando con curiosità e delicatezza. Lei si stava affaccendando molto attorno al pisello, forse troppo visto che cominciava a sentire i denti, glielo fece presente prima che diventasse eccessivo. Lei lo guardò con qui suoi occhioni che facevano invidia a Bambi, disse semplicemente "scusa, stavo provando a fare una cosa, faccio solo l'ultimo tentativo, ok?", e nello spazio di un secondo si era fatta sparire il pisello in bocca, poteva sentire il fondo della gola con la punta. Lei era lì con gli occhi sgranati e lucidi, il petto che si alzava e abbassava all'impazzata e la faccia bordò. Proprio quando pensava che stesse per mollarlo e spostarsi il più lontano possibile lei si aprì la giacca, lasciando uscire il seno, e, acquistata la libertà si rilassò e cominciò a fare su e giù, prima lentamente poi con un po' più di vigore. Lui sentiva la pressione salire e ormai non riusciva più a tenere fermo il bacino, non voleva venire in bocca a tradimento la prima volte quindi la allontanò un poco. Con le meni appoggiate sulle sue spalle spinse lei e tutta la sedia da scrivania indietro, ne approfittò per massaggiarle un poco il seno, rigirandosi i capezzoli tra le dita, intanto che la informava, ansimante, che era stata bravissima ma che lui aveva bisogno di concludere e non riusciva a non spingere. Lei lo sorprese nuovamente, lo rispinse a sedere dicendo solamente "ok", poi si riposizionò davanti a lui, appoggiandosi comodamente allo schienale con poggia testa, gli disse che poteva spingere veloce quanto voleva, in fondo quanto voleva, quando avrebbe sentito di dover venire bastava avvisarla. Lui non se lo lasciò ripetere due volte, le prese la faccia tra le mani, le lasso le dita sulle labbra dischiuse, poi infilo l'uccello e fu magia, era libero di muoversi, non c'erano resistenze, si addentrò con la punta alla scoperta di ogni guancia, di ogni papilla di ogni millimetro di quella bocca perfetta, perfino il palato sondò, con grande delicatezza. Quando ebbe preso confidenza si alzò in piedi, sovrastandola, le mise le mani sui propri fianchi dicendole di spingerlo in dietro in caso di bisogno e prese a spingere con colpi secchi e rapidi. In poco tempo la avvisò di stare per venire, lei allora lo spinse a sedere, prendendo subito il pisello tra i seni, pregandolo di ricoprirli di sborra. Non appena si svuotato lei intraprese subito le opere di pulizia di quella che lei amava definire la migliore parte del corpo.
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