Bella scopata ed ottimo champagne

di
genere
pulp

Serena si era preparata per incontrare Marcello in una bella giornata di sole di metà giugno non troppo calda. La voglia di incontrare il marito onestamente non era molta, perché oramai vedeva il suo matrimonio vacillare nella abitudinarietà quotidiana, ed il fatto che spesso Marcello era fuori per lavori anche per lunghi periodi non aveva aiutato la relazione. Molti dicevano che la lontananza aiutasse il rapporto ma nel loro caso non era stato vero, a parte evitare qualche litigio.
Comunque, Serena non voleva lasciar andare a pezzi il suo matrimonio, poi che le cose andassero come dovevano andare ma lei un po' voleva lottare. Era una casalinga disoccupata ma aveva iniziato a studiare economia, una laurea breve dato che il tempo non le mancava, per trovare poi un lavoro. Ed anche nella vita normale voleva recuperare, aveva cinquantanni compiuti da poco e quella cinquantenne aveva ancora molto da dire. In quella fresca mattinata di sole, si truccò, indossò un vestito intero scampanato verde acqua e con un tacco bianco alto faceva ancora la sua porca figura nonostante le prime rughe iniziassero a comparire e non fosse mai stata proprio una bella donna.
Ma l’illusione durò poco. Il trillo dello smartphone annunciava la chiamata di Marcello e Serena capì che non presagiva nulla di buono. Ed infatti nello scarso minuto di colloquio il marito le comunicò che un impegno improvviso gli impediva di venire al pranzo e quindi l’incontro era rimandato, ma a quale data? La settimana prossima? Forse mai? La donna chiuse la comunicazione, l’entusiasmo svanì. Cristo santo! Alla sua età almeno le sue amiche, anche se divorziate, avevano almeno dei figli, o se single si facevano una vita. Si era stufata! A casa con quella bella giornata non ci sarebbe stata e quindi già pronta, prese la borsetta ed uscì. In pochi minuti raggiunse il viale alberato dove un po' di gente stava già passeggiando, vide qualche vetrina e decise di prendere un aperitivo al locale ad angolo seduta su un tavolino fuori, poi avrebbe deciso sul proseguo della giornata, che sarebbe stata lunga, anche se ancora non immaginava come.
Si sedette ad un tavolino al sole con vista sul parco in modo da avere un’ampia visuale e vedere le persone che passeggiavano a piedi ed in bicicletta. Ordinò uno spritz con qualcosa da mangiare, dette una veloce controllata ai messaggi social e poi posò lo smartphone sul tavolino.
A fianco a lei si sedette un ragazzo sulla quarantina passata, magro, con un po' di pancetta; indossava dei pantaloni azzurro chiari di cotone ed una camicetta di lino a righe, capelli castano chiari corti; non proprio bello ma di aspetto carino. Del resto, i ragazzi veramente carini non si sarebbero seduto di fianco ad una cinquantenne. Il cameriere arrivò e prese l’ordinazione del ragazzo, entrambi si scambiarono qualche occhiata e poi non si considerarono più per una decina di minuti. Eppure, entrambi erano incuriositi l’uno dell’altra. Serena era seduta alla destra del ragazzo ed accavallò la gamba destra in modo che l’orlo del corto vestito lasciasse scoperta la coscia destra tenuemente abbronzata. Non dovette voltarsi per capire che l’uomo lanciava delle occhiate alle sue gambe. Doveva comunque giudicare Serena una donna carina tant'è che tentò di avviare una conversazione con i soliti commenti sul tempo e sulla bella stagione che iniziava. Serena inizialmente non sapeva come comportarsi o se aveva voglia di continuare quella conversazione, ma tutto sommato l’uomo era interessante; le disse che aveva preso un giorno di ferie per godersi del tempo libero. Lavorava in banca ma aveva la passione dell’artista e faceva anche dei gioielli di bigiotteria e qualche volta aveva disegnato delle collane per delle oreficerie. Accidenti, era interessante, Serena sentì un po' il cuore accelerare, ma cosa andava mai pensando? Ma era sola, non voleva più esserlo e con Marcello quell'aspetto era già stato accantonato. Almeno con lei, perché comunque non era una santa neanche lei ma non aveva mai abusato dei rapporti occasionali. Venivano e basta, ed un altro forse ne stava arrivando.
“Io invece sono al momento disoccupata,” da quando si era sposata con Marcello cinque anni prima aveva lasciato il suo posto da segretaria in uno studio legale perché Marcello aveva un buon guadagno ed avrebbero potuto vivere molto bene anche con il suo solo stipendio, inoltre si stavano facendo progetti di famiglia che invece, forse fortunatamente, non si erano concretizzati. “E con il mio tempo libero sto studiando per prendere una laurea in economia, voglio migliorarmi per il prossimo lavoro.”
“È bello, avere ancora voglia di interessarsi a qualsiasi età, io avrei voluto fare l’artista ma devo lavorare per vivere e permettermi di fare l’artista.”
“Scusa ma perchè non ti siedi qui?” gli chiese ed indicò la sedia, l’uomo forse non voleva disturbare e dopo un ulteriore invito si sedette a fianco di Serena portandosi il bicchiere dietro. Doveva ammettere che era carino, sicuramente atletico tipo runner o camminatore sui lunghi tragitti. Solo dopo si resero conto che non si erano presentati ed allora Serena strinse la mano a Marco e continuarono a parlare del più e del meno ma subito si trovarono ovviamente a parlare di loro come se fosse un fatto obbligato. E comunque Marco era già separato da qualche anno, non aveva chiesto se avesse delle storie in corso e francamente non le interessava tanto forse non l’avrebbe rivisto mai più. Marco le offrì qualcos'altro da bere e passarono così un’oretta. Dopo come se fosse un passaggio obbligato anche quello Serena ruppe il ghiaccio.
“Se vuoi possiamo fare qualcosa,” lo disse sorridendo e non c’era bisogno di aggiungere altro. Marco sorrise ed era un sì anche senza bisogno di aggiungere altro e veramente non c’era bisogno di aggiungere altro. Marco si offrì di pagare il conto e Serena accettò, si sarebbe sdebitata dopo. Anche se non immaginava in quale modo.
Passeggiarono lentamente lungo il viale alberato, non c’era bisogno di affrettarsi perché oramai il tutto era stabilito. Arrivarono al grosso portone di legno e Serena aprì con le chiavi. Presero l’ascensore ed entrarono nel grande appartamento al sesto piano. Fecero velocemente e non furono visti da nessuno. Avevano la donna delle pulizie che veniva due volte la settimana e fortunatamente sia lei che il marito erano due persone ordinate e potevano avere ospiti a sorpresa senza problemi.
Serena posò la borsetta sul divano e subito introdusse Marco nell'ampia camera da letto senza preamboli.
“Sono sposata,” disse Serena immaginando la domanda che si formulava Marco, “ma mio marito è fuori per lavoro e non mi faccio problemi perché tanto ci separeremo, quindi…” Serena si diresse verso l’armadio ed aprì un cassetto, “se ti fai una doccia prima e poi…”, estrasse un pacchetto dal fondo del tiretto, “questi li metto io.” E gli fece vedere un pacchetto di preservativi nuovo.
Quando Marco entrò in accappatoio nella stanza da letto Serena si era già fatta trovare in intimo, un reggiseno e delle normali mutandine bianche, e l’uomo dovette ammettere che quella cinquantenne aveva ancora molto da dire, anche se i fianchi non erano snelli, le cosce erano piene e sode ma aveva un seno tondo e sodo, una seconda con i capezzoli che guardavano ancora in alto ed erano turgidi. Marco allora si tolse l’accappatoio recuperando il tempo perduto e Serena si denudò completamente.
Si sdraiarono sul letto toccandosi a vicenda, Marco non aveva ancora un’erezione piena ma gli piacevano i preliminari ed avevano tempo. Parlarono anche. Poi venne il momento giusto; Serena prese un preservativo, lo scartò e l’infilò a colpo sicuro sul pene oramai eretto al massimo di Marco e poi si sdraiò ed allargò le gambe permettendo all'uomo di penetrarla dolcemente ma con decisione fino in fondo. Provava ancora quei piaceri che avrebbe voluto provare con Marcello ma non ci riusciva più da tempo. Era come i racconti delle sue amiche, ed adesso Serena poteva capire che non erano inventati. Dopo un primo amplesso, ne seguì subito un altro e poi si calmarono e passarono nuovamente a toccarsi l’un l’altra. La conversazione scese ad un livello più intimo a cose che Serena aveva solamente pensato ma che non aveva ancora confidato a nessuno; chissà perché veniva bene farlo con un estraneo che dopo sarebbe sparito dalla sua vita. Questo pensava Serena, certo sarebbe sparito dalla sua vita ma se lo sarebbe ricordato.
Ebbero un altro rapporto, forse era il fatto che l’uomo aveva usato il doccia schiuma di Marcello a rendere quella famigliarità nei rapporti sessuali. Questa volta voleva condurre Serena e si mise sopra il membro di Marcello a smorza candela stantuffando piacevolmente lentamente, e non se la cavò male.
Altra sosta, questa volta in silenzio, ed era già trascorsa un’ora; come passava velocemente il tempo e dovevano approfittarne.
“Beh, ma qui ci vuole qualcosa da bere,” disse Serena e si alzò andando nuda in cucina. Marco ne approfittò per guardare il sedere di Serena, un po' piatto ma sodo e con un bel segno dell’abbronzatura, a Marco piaceva vedere il segno dell’abbronzatura sulla pelle. Sentì un po' di rumori in cucina e dopo Serena tornò con una bottiglia di spumante e due flûte che posò sul comodino. Marco prese la bottiglia e la stappò con un fragoroso botto, sorrise e riempì i due bicchieri porgendone uno a Serena; brindarono a loro due e bevvero. Stettero un po' di tempo così, parlarono, si alzarono, girovagando sempre nudi per la stanza. Marco invitò nuovamente Serena sul letto e la donna posò il flûte sul comodino e si sdraiò su di un fianco di fronte a Marco.
“Sai cosa mi piacerebbe?” disse Marco prendendole i polsi all'altezza del viso. Serena si liberò subito, “ti dico che non mi piace essere né legata né imbavagliata, quindi lo facciamo normale”, rispose Serena sorridendo e Marco sorrise più di lei, “ma no... volevo dire, il mio sogno erotico e farlo con una donna tutta ingioiellata.” Si guardarono negli occhi e risero entrambi, “ma dai… che cosa strana…” Serena ridivenne seria quindi si mise in ginocchio sul letto e si alzò dirigendosi alla finestra occultata dalle tende bianche. Invece prese un quadro di natura morta lo tolse dal chiodo e lo posò a terra rilevando la cassaforte nascosta dietro. Poi aprì il cassetto più in basso del grande armadio ed armeggiando in fondo trovò una chiave; Marco ammirò la figura di Serena piegata con la schiena e le gambe dritte con la vagina e l’ano bellamente esposti; a Serena piaceva tenersi in ordine ed era accuratamente depilata tranne il ciuffo sul pube. Inserì la chiave nella serratura della cassaforte, poi ridendo disse a Marco: “Ti vuoi voltare? Devo inserire la combinazione.” Marco si voltò di schiena e Serena settò la combinazione sempre con lo sguardo rivolto verso Marco per assicurarsi che non spiasse. Aprì lo sportello ed iniziò ad indossare tutti i gioielli che aveva; Marcello facendo l’artista e disegnando gioielli aveva buon gusto e gli piaceva l’oro più che altre pietre incastonate. Serena s’infilò un paio di orecchini con una piccola gemma incastonata, poi una parure al collo, anch'essa d’oro, con pendagli piatti e larghi ed un ciondolo a forma di cornetto d’oro che lo sistemò tra i seni. Poi prese tre bracciali, uno in cerchio d’oro, uno con una maglia finemente lavorato ed un altro molto sottile con una gemma incastonata. Sugli anelli aveva l’imbarazzo della scelta avendone tanti e solamente dieci dita. Infine, due cavigliere di oro a maglia fine.
“Puoi voltarti.” disse Serena e Marco, nudo, si voltò sul letto eccitandosi alla vista della realizzazione del suo sogno erotico. L’oro dava un’altra lucentezza a Serena che sorridente salì carponi sul letto come una gattina in calore. Marco prese ad accarezzarla a far passare la mano dagli orecchini al viso, fin giù al seno alto e sodo, ai fianchi. Questa volta si infilò il preservativo da solo sul pene eretto e mise Serena di schiena sul letto riposizionandosi in mezzo alle sue cosce ed iniziando a penetrarla dolcemente con affondi precisi e delicati ma sempre sicuri. Serena non aveva mai provato una danza del genere, era vero che quando veniva realizzata la propria fantasia sessuale si dava ed otteneva il massimo del piacere sessuale. Serena guardava Marco negli occhi, ed all'unisono ansimavano, Marco iniziò a baciare Serena sulla guancia e soppesò gli orecchini d’oro, le prese le braccia per alzargliele fin sopra la testa alla spalliera del letto sdraiandosi su di lei constatando con il tatto e lo sguardo la fattezza dei bracciali e la consistenza degli anelli. Scese con la testa per baciare i seni della donna ed ammirare le collane, il ciondolo d’oro a forma di cornetto; succhiò gentilmente il capezzolo destro per guardare da vicino l’orecchino con la piccola gemma. Iniziò a penetrare Serena più velocemente portando entrambi ad un orgasmo quasi urlato, Serena benedisse che la camera da letto si trovasse in fondo all'appartamento nell'angolo del palazzo. Ed anche Marco.
Rimasero vicini, uno a fianco all'altra. Serena distesa sulla schiena e con le braccia dietro la testa. Marco su di un fianco a contatto di lei. Rimasero così in silenzio con gli occhi chiusi nel lieve torpore che gli orgasmi gli avevano dato. Non si resero conto di quanto tempo rimasero immobili in quella posizione rilassata e scoprirono che furono una ventina di minuti. Ma non si erano resi conto neanche del tempo che era trascorso quando Serena guardò l’orologio sul comodino. Le diciassette! Cristo ci avevano dato dentro per quattro ore! A malincuore Serena realizzava che stava tutto finendo, avrebbero potuto vedersi in seguito se funzionava come trombamici, ma cosa andava pensando? Lei non era fatta così. Sarebbe finita e basta e sarebbe tornata nella routine della vita quotidiana, conservando un bel ricordo di quelle ore. Almeno così credeva fino ad allora ed avrebbe cambiato presto idea.
Si alzò sui gomiti, “Marco penso che dobbiamo finirla, devo vedere come è messo mio marito e cosa vuole fare per la serata. Puoi farti la doccia...”
“Facciamolo ancora una volta.”
“E’ tardi dai.” Serena si mise seduta sul letto dal lato del comodino dove c’erano ancora il flûte e lo spumante.
“Serena, un’ultima volta, e voglio farti da dietro.”
“Eh!” Rispose Serena stupita, “ma sei pieno di vizi! e poi il culo non me lo fai.”
Marco sorrise di nuovo, “voglio farti a pecora che hai capito? Dai un’ultima volta ma prima beviamo un po'.”
E raggiunse gattoni dove Serena era seduta, svuotò la bottiglia di spumante e porse il flûte a Serena.
“A noi due e alla nostra ultima scopata.”
“A noi due.” Rispose Serena alzando il flûte e facendo tintinnare i bracciali; bevve, riposò il flûte sul comodino e si predispose a gattoni per l’ultima scopata. Marco prese l’ennesimo preservativo e l’indossò. Guardò il sedere di Serena e lei che lo guardava, “e niente scherzi! Non me lo fai il culo.”
“Stai tranquilla e rilassati, guarda avanti e chiudi gli occhi sarà qualcosa di nuovo.” Sicuramente non l’aveva mai fatto a pecorina.
Marco guardò il sedere di Serena, l’ano stretto e tondo che sicuramente non era mai stato fatto e le grandi labbra oramai dilatate e bagnate di umori dai ripetuti rapporti sessuali.
Delicatamente Marco prese Serena dai fianchi e le infilò il pene nella vagina iniziando con un lento movimento del bacino a penetrarla sempre dolcemente e con ritmo.
“Rilassati Serena, ti sento rigida, guarda avanti, lascia cadere la testa un po' in avanti ed accompagna il movimento.”
Di nuovo quel movimento ondulatorio insieme, e l’ansimo, le respirazioni, i versi gutturali che emetteva Marco e che l’accompagnavano ritmicamente. Marco vedeva la schiena della donna che si inarcava per assecondare la penetrazione, quella schiena tagliata dal segno bianco del costume. Aumentò il ritmo dosando la venuta del climax gradualmente ma senza mai tornare indietro, anche il materasso rispondeva ai movimenti.
“Adesso ti sento rilassata Serena… così… avanti… chiudi gli occhi e godi.” Il tintinnare delle collane d’oro faceva da sottofondo tra i loro ansimi. Erano ad un buon ritmo e Serena sapeva che stava per venire, sentiva gli umori vaginali che le colavano copiosi lungo le cosce, si voleva godere quel momento. Marco le mise una mano dietro la nuca, massaggiandogliela, aiutandola a rilassarsi, passando la mano sulla liscia pelle della schiena e sul seno destro giocando con il turgido capezzolo destro; Serena mugolava sottovoce e profondamente e senza che se ne accorgesse Marco lasciò il capezzolo destro per prendere la bottiglia dello spumante vuota mentre contemporaneamente la sinistra saliva dal fianco per arrivare al seno sinistro; avevano aumentato il ritmo e non c’era pericolo che il pene di Marco si sfilasse dalla vagina di Serena essendo in movimento unisono; stavano arrivando all'orgasmo ma più forte dei precedenti.
“Si! più forte! Spingi! Si!! Spingi!!”
“Vuoi più forte Serena?”
“Sii! lo sentooohh!!, siihh!!” La voce di Serena era diventata molto più profonda e gutturale.
“Dai, Serena, ancora di più, dai!!” Marco impugnò strettamente la bottiglia con la mano destra, il tintinnare delle collane di Serena si era fatto più serrato.
“Stooohhh venendooohhh!” Urlò Serena.
“Siiii!! Insieeemmeeee…”
E finalmente l’orgasmo! Marco fece l’ultima penetrazione più a fondo tenendo Serena per il fianco sinistro, Serena aveva la bocca spalancata per l’ondata dell’orgasmo, “Siii… insiemeee….” Serena si irrigidì per godere al massimo.
“Eh allora godi troia!!”
Nel picco dell’orgasmo con la bocca spalancata ad emettere il finale verso gutturale Serena non ebbe tempo di cambiare espressione sentendosi appellare a quel modo. Marco alzò la bottiglia e la colpì violentemente alla nuca. Serena sentì il violento colpo e la vista le si oscurò in un mare di stelle i muscoli oramai tutti irrigiditi dall'orgasmo e dal dolore, la donna strinse istintivamente le mani artigliando il lenzuolo, contrasse le dita dei piedi, e Marco sentì il contrarsi dei muscoli pelvici che attirarono ancora a sé il pene dentro la vagina di Serena; dopo quelli che potevano essere stati due secondi Serena si afflosciò esanime sul fianco. La vagina fece un risucchio nello sfilarsi violentemente dal pene tant'è che il preservativo le rimase penzolante dentro la vagina ed il liquido seminale veniva sparso sulle cosce di Serena e sul lenzuolo. Marco si sedette sui talloni godendosi gli ultimi atti dell’orgasmo masturbandosi e tenendo con l’altra mano ancora stretta la bottiglia.
Pochi secondi gli bastarono, poi doveva agire in fretta prima che la donna riprendesse i sensi. Si alzò dal letto e rimise la bottiglia sul comodino. Poi distese bene il corpo di Serena, si diresse nel salotto dove sul divano aveva lasciato la sua giacca, tornò e dalle tasche estrasse una sacchetta di tessuto marrone ed un rotolo di nastro adesivo telato schiacciato per occupare meno spazio. Prese il sacchetto di tessuto e lo mise con l’apertura ben distesa, ed iniziò a denudare Serena dei gioielli. Tolse gli orecchini e li mise nella sacchetta, poi passò ai braccialetti, quello rotondo grande, e quello di maglia, li apriva stando attento a non deformarli. Non aveva problemi con i meccanismi perché effettivamente lui faceva l’orefice. Li prese e li mise distesi nella sacchetta. Passò agli anelli, e glieli sfilò uno ad uno. Accidenti quanto oro aveva e che belle mani comunque. Era vero aveva molto da dire quella cinquantenne. Soprattutto nello spiegare poi al marito cosa era accaduto. Dedicò l’attenzione al collo di Serena, facendo delicatamente ruotare le collane tenendo sollevata la testa della donna fino ad aver di fronte il meccanismo di apertura. Le slacciò e le mise nella sacchetta ed infine le tolse le cavigliere. Chiuse la sacchetta con il laccetto e la posò sul comodino a fianco ai flûte.
Adesso doveva sistemare Serena prima che riprendesse i sensi. Marco andò ai piedi del letto e prese le caviglie di Serena unendole, poi prese il nastro, ne scostò un lembo che fece aderire ad una caviglia ed iniziò a fare dei giri. Quando le caviglie furono bene strette assieme fece passare il nastro dal telaio del letto e con altri giri bloccò le caviglie al letto. Si alzò e fece dei giri di nastro anche intorno alle ginocchia della donna. Prese i polsi di Serena e li tenne uniti sul ventre con la sinistra mentre con la mano destra fece aderire il lembo di scotch alla pelle, fece degli abbondanti giri di nastro intorno ai polsi della donna; quando li ebbe immobilizzati bene li alzò oltre la testa di Serena, si mise a cavalcioni su di lei ed assicurò i polsi alla grossa testiera metallica del letto. Poi pensò alla bocca; si guardò intorno e trovò le mutandine di Serena, le appallottolò e gliele infilò in bocca. Poi strappò due pezzi di scotch e glieli applicò incrociati sul viso premendo con le mani in modo che aderissero bene alla pelle e alle labbra. Si alzò e rimirò il lavoro finale: ben fatto! Serena era nuda, sdraiata sul letto, i polsi legati alla testiera del letto, la bocca incerottata e le caviglie legate al letto. Quando avrebbe ripreso i sensi si sarebbe agitata come una dannata ma Marco dubitava che riuscisse a liberarsi da sola. E soprattutto che qualcuno la sentisse dal fondo dell’appartamento. Guardandosi intorno notò la cassaforte socchiusa, aprì lo sportello e vide in fondo una mazzetta di banconote di grosso taglio. La giornata era andata decisamente bene. Egregio bottino, una bella scopata e ottimo lo spumante.
Si rivestì velocemente, poi frugò nella borsetta di Serena, non perché cercasse ancora qualcosa da rubare, ma per prendere le chiavi dell’appartamento. Uscì dalla camera chiudendo la porta ed uscì dall'appartamento chiudendolo a chiave. Uscito dal portone di legno si incamminò lentamente e gettò le chiavi di Serena nel bidone della spazzatura.
scritto il
2024-10-08
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