Una lunga adolescenza

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confessioni

Una lunga adolescenza
È nato tutto quasi per gioco. Io e Valerio studiavamo a casa mia. Un giorno lui voleva impossessarsi di una mia moneta, io la misi dentro gli slip che indossavo per il gusto di capire se avesse avuto il coraggio di prenderla e … lui l'ha presa.
Era il periodo degli esami e qualche volta si univa a noi per studiare una compagna di classe, ma non mancavano i giorni in cui eravamo completamente soli in casa. Mia madre, che, per inciso, qualcosa aveva intuito, era uscita da poco e lui, quasi di punto in bianco, mi chiese di sodomizzarlo. Si abbassò pantaloni e mutande, si piegò a 90 gradi per appoggiarsi al tavolo e io cominciai a penetrarlo. Molto lentamente all’inizio e poi con maggior decisione. Per lui non doveva essere la prima volta, ma non ne parlammo mai. In breve raggiunsi l'orgasmo e dopo quella volta, lo facemmo in tutti i modi possibili. Lui ha sempre voluto svolgere un ruolo passivo ed io adoravo il suo culo.
Spesso si sdraiava a pancia in giù per farsi fare un massaggio. Io cominciavo dalle spalle, mi dedicavo brevemente alla schiena e, arrivato al culo, non resistevo: dopo poco lo leccavo, prima le natiche e poi il buchino. Lui mi succhiava il cazzo e poi o si sdraiava o si metteva carponi per prenderlo nel culo. A volte mi chiedeva di penetrarlo con uno o due dita.
Lui poi è andato alla ricerca di mille esperienze.
Era sempre desideroso di cazzi. Non di amici. Forse anche, ma soprattutto di cazzi. Io, invece, avrei voluto avere un amico speciale, con cui parlare e fare di tutto.
Lui mi pensava eccitato e voglioso di trombare.
Secondo me, sviluppò una sorta di dipendenza perché voleva scopare con chiunque e ovunque, anche nei cessi dei cinema.
L'ho sentito dopo molti anni. Per lui ero ancora un cazzo da scopare. Mi parlò subito di sesso e delle sue infinite avventure.
Forse non mi ha mai considerato un amico.
(Molto meglio la sorella, ma purtroppo non ci sono andato a letto quando avrei potuto e non è il mio unico rimpianto.)
La relazione con V. durò alcuni anni, durante i quali il sesso tra noi fu molto frequente. Lui quasi sempre voleva che godessi nella sua bocca e, in preda all'accettazione, ingoiava tutto. Qualche volta ha voluto che gli facessi la pipì in bocca, pratica che a me sembrava eccessiva. (È successo pochissime volte e non l'ha mai bevuta.) Una volta l'ho masturbato mentre lo sodomizzavo, ma di solito non amava che mi dedicassi al suo cazzo. E a me stava bene così. Ero molto legato a lui, a scuola i professori lo tenevano in grande considerazione, aveva molti interessi culturali e all'inizio mi aveva affascinato anche per questo. Io iniziai a frequentare i suoi amici e mi allontanai dai miei. Tutti avevano capito la natura del nostro rapporto e a me non piaceva che si parlasse di noi.
Presto la nostra relazione andò in crisi, ciononostante in 4 ci iscrivemmo alla stessa facoltà per essere uniti. Fu un assoluto fallimento. Nessuno riuscì a laurearsi in ingegneria. 3 di noi poi si laurearono in altra facoltà. Lui cambiò parecchio, si concentrò sempre più sul sesso ed io ero diventato un’avventura come tante. Volevo interrompere definitivamente la relazione, ma era durissima. Avevo perso i miei amici, ero molto solo e l'insuccesso all'università mi pesava tantissimo. Lui partì e andò a studiare a Roma. Non so come vivesse la sua omosessualità, probabilmente ci fu un periodo tormentato anche per lui.
I suoi amici, che io frequentavo prima che lui partisse, un po' alla volta sparirono. Trascorsero alcuni anni di grande incertezza durante i quali frequentai dei corsi e lavorai, poi a 26 anni ripresi a studiare e mi laureai.
Ma furono anni di solitudine, angoscia e stress. In facoltà conobbi una ragazza molto bella e piena di fascino, elegante nei modi e nel vestire. Me ne innamorai perdutamente, ma non sapevo corteggiarla. Io scherzavo, ma venivo frainteso e lei diventava una furia. Alla fine non facevamo altro che litigare e io stavo malissimo. La persi di vista. Quando seppi che si era fidanzata, non mangiai per due o tre giorni. Poi le telefonai e ci incontrammo.
Mi fece capire che non avevo speranze e me ne andai.
Per 10 anni circa non corteggia più nessuna. Unica consolazione fu l'autoerotismo. Negli anni dell’università Paola fu il fulcro intorno al quale ruotavano tutte le mie fantasie sessuali. Quasi tutti i giorni e le notti sognavo di avere rapporti con lei. Ho fatto l’amore con lei migliaia di volte e in tutti i modi possibili, ma era solo la mia immaginazione!
A complicare il tutto c'era il rapporto mai facile con mia madre.
Credo di essere stato sempre leale coi miei amori, ma forse poco prudente. La mia vita sentimentale è stata un po' troppo complicata e lo è ancora. La relazione con V. mi ha cambiato la vita. Gli voglio ancora bene, ma qualche volta mi sono sentito come un fazzolettino di carta. Prima usato e poi gettato. Penso che un giorno deciderò di incontrarlo per parlare un po' e capire di più cosa c'è stato tra di noi.
Vi racconterò un episodio per darvi un’idea più precisa di com’ero cambiato, io che mi eccitavo (e poi mi ammazzavo di seghe) ogni volta che un’amica scopriva le gambe o semplicemente si accarezzava le labbra con la lingua o, sedendosi, scopriva il culo perché portava pantaloni a vita molto bassa.

Come avrete capito, fin dall'inizio della relazione con V. io sviluppai una forte dipendenza affettiva. Se un giorno non lo vedevo, mi mancava come l'aria. Volevo stare insieme a lui, fare delle cose. Erano anni in cui il sesso era una costante nei nostri pensieri, un’entità invincibile, con una volontà molto più forte della mia. Se non scopavamo, cosa che si faceva a casa o in macchina, mi masturbavo ripensando ai nostri rapporti. Immaginavo il suo culo, immaginavo che mi invitava a scoparlo. Immaginavo V. nudo, sdraiato su un letto e nell'atto di divaricare i glutei per mostrarmi l'ano, mentre mi spronava a leccarlo. "È dolce, caldo e tenero, voglioso di baci e della tua lingua." Queste ed altre erano le parole che la mia immaginazione, ispirata dalla realtà, gli faceva dire. Amava che gli dessi della puttana ninfomane e troia, gli insulti lo eccitavano, come anche il fatto che io avessi rapporti solo con lui. Voleva essere sodomizzato e io non chiedevo di meglio.
Appena finito di scopare, manteneva la posizione. Spesso mi chiedeva di non uscirlo subito e di rimanere su di lui e dentro di lui. Un'altra cosa che gli faceva piacere era mostrarmi il suo buchino dilatato. Voleva che lo guardassi e che quella immagine mi rimanesse impressa, obiettivo pienamente centrato, tra l’altro. Il suo buchino, dopo l'atto sessuale diventava un bucone, molto più largo del diametro del mio cazzo (un cazzo non stretto, anzi con un bel glande che lo conquistò subito). Divenne un'abitudine entrare i pollici per dilatarlo di più e un po' di dolore non gli dispiaceva. "Il dolore non fa altro che acuire il piacere." Era una sua espressione frequente. Qualche volta volle essere sculacciato, ed io lo facevo di buon grado, a volte di mia iniziativa. In breve mi resi conto che mi eccitavo solo pensando a lui.
Dopo la maturità, si presentò l'occasione di andare a Parigi in macchina insieme ad un altro amico e due miei cugini. Valerio non era propenso a partire. Io sapevo che senza di lui non mi sarei divertito, così gli telefonai per convincerlo. Dapprima sembrò molto restìo e dovetti supplicarlo non poco, ma alla fine cedette. Alla telefonata assistette uno dei due miei cugini, che cominciò a sospettare che la nostra non fosse semplice amicizia.
Arrivammo a Parigi. Ci diedero una tripla e una doppia. Io e V. dormimmo in un letto matrimoniale, nel lettino dormì il cugino che aveva assistito alla telefonata. Agli altri due toccò la doppia.
Potevamo trascorrere la notte io e V. nello stesso letto senza far nulla?
Le luci si spensero e dopo alcuni minuti io feci la prima mossa. Scesi lentamente fino all'altezza del pube di V. , glielo tirai fuori e cominciai a leccare. I testicoli, l’asta. Volevo l'odore e il sapore di quel cazzo. Lo succhiai a lungo, con vivo desiderio. Lo facevo uscire dalla mia bocca e mi dedicavo alle palle, poi di nuovo il cazzo tutto in bocca fino a farlo arrivare in gola. Qualche goccia di sperma mi eccitava ancor di più. Aumentavo il ritmo e poi, quando temevo che stesse per venire, rallentavo. Volevo che durasse a lungo. In quell'occasione ero io a desiderare di succhiare e leccare il cazzo. Alla fine mi venne in bocca e mi piacque tantissimo, ma non ingoia come faceva lui e feci cadere quel liquido caldo tra il letto ed il muro.
V. mi sussurrò all'orecchio "Tuo cugino era sveglio, ha sentito e visto tutto."
Non me ne curai, ormai era fatta. Quel piacere, così intenso, mi appagava.

PS: Ringrazio in anticipo lettori e lettrici, che invito ad esprimermi i loro commenti su forma e contenuto. Scrivete a: Ocman9@yahoo.com



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2025-01-16
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