Confessioni di una pompinara
di
LuciaOO
genere
confessioni
Era l'estate dopo la maturità, un po' malinconica un po' entusiasmante per il nuovo futuro che si avvicinava. Io ero particolarmente emozionata e, in parte spaventata: di lì a poco infatti avrei iniziato l'Università in Inghilterra, essendo stata ammessa ad una prestigiosa università.
I miei vecchi compagni di liceo, pertanto, non li avrei probabilmente più visti e i contatti si sarebbero certamente allentati, in un'epoca in cui non si conosceva ancora Facebook.
Una sera, durante una festosa grigliata estiva, un po' ubriachi un po' fumati, parlammo delle nostre pratiche sessuali preferite. E, non so come, perché all'epoca non ero certamente particolarmente disinibita, finì a dire che la mia era il sesso orale, ma non riceverlo quanto farlo. Uno dei miei compagni, Marco, disse in maniera un po' scherzosa ed un po' seria, che sarebbe stato certamente disponibile ad esaudire la mia fantasia.
Lì per lì risi della sua insolenza, e la serata continuò con continue allusioni a quel discorso lì. Pian piano i vari ospiti se ne andarono, finché, senza accorgermene, rimasi l'ultima ragazza, assieme a Marco, il padrone di casa, e il suo gruppetto di migliori amici.
Tra un bicchiere di vino e birra, Marco continuava a provocarmi e, presto si unirono gli altri amici... erano scherzosi, lo capivo, ma non del tutto. Ad un certo punto, non so come, smisi di stare sulla difensiva, feci qualche battuta, e mi ritrovai attorniata da quei ragazzi che sembravano davvero sperare che qualcosa succedesse. Non saprei dire perché, come... forse era quell'aria di fine estate, della fine di un periodo della mia vita, di esperienze da fare. Sapevo che non li avrei probabilmente più visti, ma allo stesso tempo erano persone che conoscevo e che in fondo, erano dei bravi ragazzi. Sentivo le mie inibizioni cadere, fino ad un momento in cui dissi, in realtà più per scherzo "Beh, volete che mi eserciti con voi a fare pompini?".
Quella che era nata come una battuta la presero come un impegno, mi iniziarono a festeggiare, a trattare come una sorta di eroina, di divinità.
Insomma, non lo so spiegare, e taglio corto, ma nel giro di poco mi ritrovai nella stanza da letto di Marco, seduta, con l'accordo che uno alla volta sarebbero entrati per... beh, farsi fare un pompino.
Il primo sarebbe stato Marco, che mi accompagnò in stanza, quasi tremando per l'eccitazione. Era uno dei ragazzi più belli della scuola, e sempre stato uno che mi sarebbe piaciuto frequentare, anche se lo ritenevo fuori dalla mia portata. Mi fece sedere sul lato del suo letto.
Si avvicinò e si abbasso i pantaloni, finalmente mostrandomi quel pisello che da tanto tempo volevo osservare. Era di buone dimensioni, certamente quello che ci si potrebbe aspettare da un ragazzo così ben piazzato.
Sembrava decisamente a suo agio: se lo prese con la mano destra e con la sinistra il mio viso, che avvicinò dolcemente, ma inesorabilmente, al suo uccello, gonfio ma ancora non ritto e infine lo appoggiò sulle mie labbra che, con naturalezza, si schiusero accoglienti verso quel membro che, pensavo, era già stato dentro molte ragazze di sicuro.
Questa sua sicurezza nei movimenti vinsero quella mia iniziale ritrosia di ritrovarmi in una situazione tanto "inusuale". Ormai non dovevo far altro che lasciarmi trascinare in quel gioco.
Non era ancora del tutto eretto e quindi continuava a masturbarsi leggermente, mentre io passavo la lingua sulla punta, cercando di studiarne la forma, ogni curva, ogni rientranza, e poi lo succhiavo delicatamente.
Ricordo bene la sensazione di soddisfazione che sentivo mentre quell'uccello si gonfiava lentamente nella mia bocca, quando sentì il glande scoperchiarsi e offrirsi alla mia lingua: chiusi gli occhi e continuai a succhiare, cercando di coglierne appieno il sapore. Ero io che lo rendevo così, era per me che si eccitava in maniera così visibile.
Lui continuava a tenerselo in mano, con l'altra ormai cingeva il mio capo e lo muoveva ritmicamente, sostanzialmente masturbandosi con la mia bocca e facendomi sentire piacevolmente posseduta.
Stava praticando quella che elegantemente si chiama irrumatio, come si definisce quando qualcuno costringe un altro a subire una fellatio. Non che ci fosse davvero una costrizione, ma era la sensazione ad essere importante.
Nell'antichità il sesso orale era una punizione o un atto di assoluto dominio, di contaminazione: questo perché la bocca era considerato il mezzo principale per l'esercizio dell'arte oratoria, che permetteva quindi di esprimere il proprio io nella maniera più evidente. Del resto il parlare è una delle caratteristiche principali dell'uomo rispetto alle bestie.
Infilare il proprio pene nella bocca di un altro pertanto era l'atto più degradante, da riservare a schiavi e prostitute.
Devo ammettere che per me la parte più eccitante di quella situazione era proprio la sensazione di assoluta sottomissione in cui mi sentivo: imprigionata in una casa con uomini che volevano soltanto venire nella mia bocca. Essere "costretta" a mettersi in bocca i genitali di altre persone e tenerceli finché questi non avessero iniziato ad eiaculare, contaminandomi con il loro prodotto. E poi bere ciò che ne usciva, metterlo dentro di sè e portarselo appresso come prova tangibile della propria umiliazione.
So che molte femministe inorridirebbero a leggere ciò, ma in quel momento, come forse in ogni atto sessuale, la parte più eccitante per me era sentirmi oggettificata, nient'altro cioè che un luogo dove l'uomo poteva avere un orgasmo. E quello spruzzo, quel seme, per gli uomini doveva essere un modo per marchiare il loro oggetto, per esercitare proprietà su di me, che potevo solo subire: il mio unico gesto di volontà era quello di ingoiarlo, dimostrando così di accettare il loro dominio sul mio corpo.
Dovrei forse vergognarmene? Oggi certamente riderei di chi lo pensa, ma all'epoca avevo certamente un senso di vergogna che però fu esattamente il motore che mi spinse a farlo, e che lo rendeva eccitante, perché era proibito, criticabile, inaccettabile.
La vergogna che provavo non mi impediva di continuare a succhiare quel pene, guidato dalle mani di lui che avevano il pieno controllo della mia testa. Andò avanti qualche minuto, fino a quando non iniziai a sentire chiaramente il sapore amarognolo del suo seme, che in piccole gocce già iniziava ad uscire.
D'un tratto mi sussurrò "Bevi piccola". Quell'ennesimo incrocio di volgarità e sottomissione mi eccitò tantissimo: il suo uccello iniziò a pulsare in maniera aggressiva nella mia bocca e Marco a sospirare affannosamente, mentre con generosità versava abbondanti e densi fiocchi del suo sperma dentro la mia bocca. Era un seme caldo, dal sapore intenso e non particolarmente piacevole. Era denso, e sentivo che si inoltrava nella mia bocca come miele.
In quel momento tutto il suo mondo ero io, quella piccola bocca che riceveva tutta la sua eccitazione, che gli permetteva di svuotarsi di ogni tensione sessuale.
Continuò a muovermi la testa anche dopo che ebbe finito di venire e io nel frattempo tenni tutto quello sperma in bocca: era molto e consistente, un po' stomachevole a dire il vero, ma l'eccitazione compensava quella sensazione non del tutto spiacevole.
Quando estrasse il suo arnese dalla mia bocca, restò un piccolo rivolo di seme che andai a leccargli via: in un attimo avevo perso qualsiasi inibizione. Alzai lo sguardo a fissarlo, lì ansimamente, mentre con un gesto plateale deglutii quel denso liquido dal gusto poco invitante, che sentì scendere lentamente nel mio corpo, scaldandomi. Lui restò ad osservarmi un po' inebetito, godendosi la vista della donna che aveva posseduto in bocca e che ora portava dentro di sè il suo prodotto.
Restammo un attimo a guardarci in silenzio, io godendomi la sensazione del suo sperma che lentamente diventava parte di me e lui a guardare compiaciuto il frutto della sua conquista, l'oggetto appena marchiato. Che umiliazione doveva essere per me, giovane ragazza senza grandi esperienze, costretta a bere quel succo prodotto dai suoi testicoli. Che incredibile, eccitante umiliazione.
Mi diede un colpetto sulla testa, quasi come ad un cagnolino, si rialzò i calzoni, rinfoderando la sua arma, e se andrò salutandomi con un "grazie." E io restavo lì, seduta, godendo la sensazione di essere sporca di lui.
Dopo pochi istanti entrò Simone, di cui vedevo già tra i pantaloni della tuta l'eccitazione. Si fermò davanti a me con le mani dietro la schiena, evidentemente si aspettava che facessi tutto io!
Gli abbassai allora i calzoni ed in effetti era già "pronto".
Glielo afferrai e lo portai subito in bocca, iniziandolo a succhiare con convinzione mentre glielo strusciavo con la mano. Lui restava immobile a guardarmi, concedendomi il suo pisello senza toccarmi come fece invece Marco prima di lui.
Non ci volle molto prima che iniziò a respirare più forte e, dopo avermi gentilmente avvisato, a spruzzare intesamente il suo orgasmo nella mia bocca. Un po' ne andrò direttamente in gola, e mi fece avere un piccolo conato. Dovetti estrarlo mentre stava ancora venendo, per deglutire, e un po' quindi della sua sborra colò sulla mia bocca e sui miei pantaloni.
Gli chiesi scusa, non so perché, lui sorrise dicendo "fa niente" e se ne andò senza molte altre parole.
Rimasi un attimo ad assaporare il suo gusto, un po' più amarognolo di Marco.
Il prossimo, Gianluca, era anche lui uno degli sportivi, uno che faceva arti marziali. Mi chiese se mi era piaciuta finora, e io annuì con un sorriso imbarazzato. Che strano poteva essere sentirsi imbarazzati in quella situazione?
Si abbassò i pantaloni e mi porse gentilmente il suo pisello. Io lo presi in mano e lo osservai un po', curiosa anche in questo caso finalmente di vedere il pene di un ragazzo che mi aveva sempre colpito. Lo sollevai e lo guardai da ogni angolazione, mentre lui chiaramente era divertito da questo mio "studio". Guardai bene anche i testicoli, che presi ed iniziai a soppesare e massaggiare un poco. Erano pieni, sodi e chiaramente pronti a svuotarsi nella mia bocca.
Così come a me eccitava quella sottomissione, penso che per lo stesso motivo agli uomini piaccia così tanto il pompino, la venuta in bocca, l'ingoio: in quel momento si sentono dei veri dominatori, e nemmeno devono fare quella "fatica" di far godere la donna come giustamente ci aspettiamo in un normale rapporto.
Negli anni poi ho messo un po' in dubbio che al di là della fantasia, si tratti davvero di sottomissione: in quel momento di eccitazione l'uomo è tutto concentrato nel suo pisello, e io lo tengo in mano e ne faccio ciò che voglio. Una persona, un intero essere umano, del tutto racchiuso in quei centimetri di carne.
Quando lo tieni in bocca, o quando anche solo prometti di prenderlo in bocca, puoi ottenere da loro qualsiasi cosa, che mi avrebbero concesso pur di poter fare la liberatoria sborrata dentro di me. In quel momento io ho il potere di farli venire e di decidere dove avrebbero messo il loro prezioso seme: se gli concedo il lusso di venirmi tra le labbra, e di nutrirmi del loro prodotto più volgare, mi avrebbero preferito a chiunque altra donna al mondo, magari solo per quei pochi istanti.
Ammetto di aver fatto nella mia vita tanti pompini per ottenere qualcosa: sul posto di lavoro, nella vita privata, anche per ottenere vendetta contro donne che disprezzavo. Sì, confido di aver fatto pompini ai loro compagni solo per avere la sensazione di rubar loro qualcosa. Mai che qualche uomo abbia rifiutato: non esiste uomo che non voglia esercitare potere, e nulla per loro lo rappresenta più che svuotarsi nella bocca di una donna sottomessa.
Ho conosciuto il sapore di tanti maschi, ho imparato a distinguerne le sottili differenze di odore e gusto. Posso intuire da quanto tempo un uomo non viene dalla quantità che rilascia nella mia bocca, o dall'intensità di ogni gettito. Alcuni sborrano un liquido denso e melmoso, che si appiccica nella bocca e scivola giù con lentezza. Altri ti spruzzano dentro a mo' di idrante una specie di acquetta insapore. Lo sperma di alcuni odora fortemente di maschio e a volte è ripugnante, in altri è talmente insapore che lo potresti bere al posto dell'acqua.
Dopo aver bevuto il seme di uomo, non ti guarda più con lo stesso sguardo, perché sarai pur sempre quella che ha dentro qualcosa di suo. In qualche modo, te ne sei preso un pezzo.
Una volta un mio collega mi raccontava che non riusciva ad avere un figlio con la moglie la quale, in approssimarsi ai periodi di fertilità, lo teneva in castità per "aumentare" la qualità del suo seme. Essendo diventata la sua confidente e comunque una sua buona amica, ed essendo piacente, naturalmente la scema venne presto ad odiarmi senza ragione, controllava i messaggi che gli mandavo ed insomma divenni presto motivo di tensione, con mio grande fastidio.
Dopo un po' di tempo lui iniziò a vivere in maniera molto stressante questa sua alternanza di periodi di astinenza e sesso meccanico e in un'occasione, dopo essersi lamentato per l'ennesima volta che finalmente stava per arrivare il giorno in cui gli era graziosamente concesso di venire, decisi - per mero dispetto - di rubare il prezioso seme ricco di spermatozoi alla moglie, lo portai in bagno e mentre ancora si stupiva di cosa accadeva, aveva già il suo uccello nella mia bocca e gli feci un pompino che in pochi secondi, grazie a quelle giornate di astinenza, lo portò a venire prepotentemente dentro la mia bocca, stupito di poter sborrare così facilmente nella sua collega.
Quella divenne un abitudine per un po' di tempo: dopo due o tre giorni della solita astinenza, mi supplicava di potermi venire in bocca e io lo esaudivo, contenta di rubare il prezioso sperma fecondatore all'arpia e di digerire i suoi possibili figli.
Non so se quei "furti" ebbero un qualche ruolo ma sta di fatto che non riuscì mai a mettere incinta la moglie, e dopo qualche tempo iniziarono inevitabili dissidi che portarono a rottura della coppia... questo purtroppo rubò la magia di quegli atti indecenti tant'è che ne perdemmo il piacere (forse più io che lui) e finirono praticamente assieme al suo matrimonio.
Tornando a quella giornata di cui parlavamo, dopo qualche minuto di pompino, Gianluca iniziò ad agitarsi e a mormorare che stava venendo, ed infine mi riempì la bocca di uno sperma caldo e davvero dolce. Potrei quasi dire che avesse un gusto piacevole.
Ed anche in questo caso era davvero tanto! Chissà se anche loro si erano dedicati ad astinenza in mio onore.
Lo tenni in bocca per un po', pensierosa sul come mandarlo giù, data la quantità, ma alla fine ci riuscì. Mi pulii la bocca con le salviette che mi ero portata.
Bofonchiò qualcosa sul fatto che da tanto tempo aveva pensato a quanto gli piacessi, alle cui paroli io sorrisi ed annui con non molta convinzione: non era davvero il momento di confessioni sentimentali ed aspettai che uscisse senza dirgli altro.
Dopo di lui venne Riccardo, un ragazzo un po' bruttarello che forse doveva aver visto troppi film porno, cosa che per altro non mi stupiva affatto: dopo un po' che glielo presi in bocca ed iniziai a succhiarglielo, iniziò a dirmi di leccarlo sotto, di leccargli le palle, dietro le palle, e poi la punta, e poi i lati, e poi di stare ferma tenendolo in bocca, e poi di fare con la mano... insomma ci volle davvero molto prima che iniziassi a sentire quelle gocce di pre-sperma che solitamente annunciano la venuta.
In quel momento però lo tolse dalla bocca, mi disse di tenerla aperta e tirare fuori la lingua: ci appoggiò la punta ed iniziò a masturbarsi. In altre parole voleva vedersi venire nella mia bocca: fu l'unica cosa di tutte quelle sue richieste che trovai un po' eccitante.
Lo guardavo mentre lui fissava invece il suo uccello che che veniva: non spruzzava come altri ma produceva una sorta di continuo fluire di sperma sulla mia lingua. Quando ebbe finito mi chiese di mostrarglielo in bocca e di non deglutire. Anche quell'opera di umiliazione era stranamente emozionante: lo raccolsi con la lingua ed aprì nuovamente la bocca per mostrarglielo, sentendomi davvero una poco di buono.
Era chiaramente così fiero di vedere il suo seme nella mia bocca, di avermi finalmente sottomessa ed umiliata, dopo tante volte che forse aveva immaginato di scoparmi, dopo tante seghe che si era fatto pensando a me: ora finalmente non si sarebbe più sporcato le mani, ma mi avrebbe fatto bere la sua vergogna.
Mandai giù anche questa, in maniera vistosa e fissandolo. Era davvero contento.
Il prossimo ed ultimo era Thomas, uno di quelli un po' meno "popolari", diciamo. Era evidentemente imbarazzato. Non so se avesse mai avuto esperienze con una donna prima: glielo chiesi, un po' per rompere il ghiaccio, e lui disse di sì con un sorrisetto imbarazzato, ma non credo avrebbe mai risposto no.
Cercai di essere dolce con lui, gli abbassai io i pantaloni e glielo toccai un po', ma era evidentemente sovraeccitato e stava già gemendo. Me lo infilai in bocca appena in tempo: forse due o tre secondi dopo, appena sfiorato con la lingua, ed un fiume iniziò a scorrere in bocca, quasi fosse la prima volta in vita sua che veniva. In realtà, il pensiero che fosse effettivamente la sua prima volta mi divertiva, ed eccitava anche in parte. Non posso nemmeno escludere che sia stata l'unica volta in cui è venuto in una donna, in altre parole sono l'unica ad avere assaporato il suo umore più intimo.
"Aspetta, te lo pulisco bene" gli dissi mentre continuavo a succhiarglielo dopo che era venuto e ne leccavo la punta, e lui rise in modo un po' sciocco e mi accarezzava la testa in maniera goffa. Spesi più tempo in quell'opera di pulizia che rispetto agli altri, perché mi sembrava doveroso fargli ricordare quel momento, forse unico, il più a lungo possibile. Gli rimisi il pene nelle mutande e sistemai i suoi pantaloni. Lui mi disse un tenero "grazie" e se ne andò barcollando.
Presi una salvietta per pulirmi, quando rientrò Marco, che era nuovamente eccitato.
Io provai a protestare che ero un po' stanca, neanche credendoci troppo, ma Marco ormai era al limite del violentatore: mi disse "sssh" e lo estrasse.
"Succhia su, che ce n'è ancora"
Quella prepotenza mi rese pressoché impotente, mi inginocchiai ancora e lasciai che scopasse di nuovo la mia bocca.
Ero davvero inabile a reagire. Dopo un po' lo afferrai e, ormai totalmente in suo potere, presi a succhiarlo io. Nonostante tutto, era davvero un bell'uccello. Essendo venuto da poco glielo dovetti succhiare davvero a lungo prima che fosse pronto di nuovo a venire.
Lui continuava a mormorarmi paroline un po' da film tipo "Succhia, succhia, lecca, prendilo tutto" e poi il solito "Ora bevila tutta" quando finalmente iniziò a spruzzare. Mi stupì un po' che potesse venire due volte e così tanto, ma anche in quella seconda volta mi riempì di uno sperma denso e abbondante che rapidamente sparì giù per la gola.
Sei volte avevano avuto un orgasmo nella mia bocca quel giorno, e ora il loro sperma era mischiato nel mio stomaco. Il pensierlo in quel momento che li stessi digerendo, era qualcosa di così volgare e sporco, da eccitarmi tantissimo.
Persa totalmente ogni inibizione e vergogna iniziale, i ragazzi tornarono più volte a sborrare nella mia bocca, ogni qual volta la loro eccitazione tornava. Persi presto il conto di quante e volte e chi veniva, ma era bello vederli improvvisamente avvicinarsi con un'erezione e, a volte senza neanche una parola, a volte con un ridicolo "posso?", infilarlo nella mia bocca, lasciarselo agitare per un po' e infine svuotarsi virilmente dentro quel minuto raccoglitore di sperma. Come potevo sentirmi liberamente e volontariamente umiliata.
Come dissi da quel momento il sesso orale per me divenne centrale per creare rapporti con gli uomini che poi frequentai nella mia vita: mentre il sesso "normale" era riservato solo ai miei veri compagni, il pompino era un modo per identificarmi prepotentemente come donna, per creare rapporti speciali anche con amici, per conoscerli a fondo, ma anche per ottenere favori, privilegi sul lavoro e beni materiali.
Era immorale succhiare il pisello del mio ricco capufficio per farmi pagare da lui un bellissimo viaggio di lavoro alle Canarie, preferendo me tra le varie altre collaboratrici dello studio? Dovevo pentirmi troppo che per avere esperienze altrimenti fuori dalla mia portata, mi toccasse bere che poche quantità di seme maschile?
Era indecente che permettessi ad un mio amico, appena lasciato dalla moglie, di consolarsi venendomi in bocca? O bere lo sperma di quel ragazzo carino conosciuto in palestra, solo perché ero curiosa di che sapore poteva avere?
Può darsi, ma sono sicura che potrò sopravvivere con questo peso.
Una volta ho provato a calcolare quanto sperma avessi bevuto in vita mia. Contando che una eiaculazione rilascia da 1,5 a 5 ml di sperma, e arrotondando a circa 500 pompini (non sempre a uomini diversi, la gran parte alle mie relazioni fisse) fatti fino ad ora, significa che ho ingerito da 750 a 2.500 ml di sborra. Cioè 2 litri e mezzo pompati dentro di me. E' un pensiero molto volgare che mi eccita molto.
I miei vecchi compagni di liceo, pertanto, non li avrei probabilmente più visti e i contatti si sarebbero certamente allentati, in un'epoca in cui non si conosceva ancora Facebook.
Una sera, durante una festosa grigliata estiva, un po' ubriachi un po' fumati, parlammo delle nostre pratiche sessuali preferite. E, non so come, perché all'epoca non ero certamente particolarmente disinibita, finì a dire che la mia era il sesso orale, ma non riceverlo quanto farlo. Uno dei miei compagni, Marco, disse in maniera un po' scherzosa ed un po' seria, che sarebbe stato certamente disponibile ad esaudire la mia fantasia.
Lì per lì risi della sua insolenza, e la serata continuò con continue allusioni a quel discorso lì. Pian piano i vari ospiti se ne andarono, finché, senza accorgermene, rimasi l'ultima ragazza, assieme a Marco, il padrone di casa, e il suo gruppetto di migliori amici.
Tra un bicchiere di vino e birra, Marco continuava a provocarmi e, presto si unirono gli altri amici... erano scherzosi, lo capivo, ma non del tutto. Ad un certo punto, non so come, smisi di stare sulla difensiva, feci qualche battuta, e mi ritrovai attorniata da quei ragazzi che sembravano davvero sperare che qualcosa succedesse. Non saprei dire perché, come... forse era quell'aria di fine estate, della fine di un periodo della mia vita, di esperienze da fare. Sapevo che non li avrei probabilmente più visti, ma allo stesso tempo erano persone che conoscevo e che in fondo, erano dei bravi ragazzi. Sentivo le mie inibizioni cadere, fino ad un momento in cui dissi, in realtà più per scherzo "Beh, volete che mi eserciti con voi a fare pompini?".
Quella che era nata come una battuta la presero come un impegno, mi iniziarono a festeggiare, a trattare come una sorta di eroina, di divinità.
Insomma, non lo so spiegare, e taglio corto, ma nel giro di poco mi ritrovai nella stanza da letto di Marco, seduta, con l'accordo che uno alla volta sarebbero entrati per... beh, farsi fare un pompino.
Il primo sarebbe stato Marco, che mi accompagnò in stanza, quasi tremando per l'eccitazione. Era uno dei ragazzi più belli della scuola, e sempre stato uno che mi sarebbe piaciuto frequentare, anche se lo ritenevo fuori dalla mia portata. Mi fece sedere sul lato del suo letto.
Si avvicinò e si abbasso i pantaloni, finalmente mostrandomi quel pisello che da tanto tempo volevo osservare. Era di buone dimensioni, certamente quello che ci si potrebbe aspettare da un ragazzo così ben piazzato.
Sembrava decisamente a suo agio: se lo prese con la mano destra e con la sinistra il mio viso, che avvicinò dolcemente, ma inesorabilmente, al suo uccello, gonfio ma ancora non ritto e infine lo appoggiò sulle mie labbra che, con naturalezza, si schiusero accoglienti verso quel membro che, pensavo, era già stato dentro molte ragazze di sicuro.
Questa sua sicurezza nei movimenti vinsero quella mia iniziale ritrosia di ritrovarmi in una situazione tanto "inusuale". Ormai non dovevo far altro che lasciarmi trascinare in quel gioco.
Non era ancora del tutto eretto e quindi continuava a masturbarsi leggermente, mentre io passavo la lingua sulla punta, cercando di studiarne la forma, ogni curva, ogni rientranza, e poi lo succhiavo delicatamente.
Ricordo bene la sensazione di soddisfazione che sentivo mentre quell'uccello si gonfiava lentamente nella mia bocca, quando sentì il glande scoperchiarsi e offrirsi alla mia lingua: chiusi gli occhi e continuai a succhiare, cercando di coglierne appieno il sapore. Ero io che lo rendevo così, era per me che si eccitava in maniera così visibile.
Lui continuava a tenerselo in mano, con l'altra ormai cingeva il mio capo e lo muoveva ritmicamente, sostanzialmente masturbandosi con la mia bocca e facendomi sentire piacevolmente posseduta.
Stava praticando quella che elegantemente si chiama irrumatio, come si definisce quando qualcuno costringe un altro a subire una fellatio. Non che ci fosse davvero una costrizione, ma era la sensazione ad essere importante.
Nell'antichità il sesso orale era una punizione o un atto di assoluto dominio, di contaminazione: questo perché la bocca era considerato il mezzo principale per l'esercizio dell'arte oratoria, che permetteva quindi di esprimere il proprio io nella maniera più evidente. Del resto il parlare è una delle caratteristiche principali dell'uomo rispetto alle bestie.
Infilare il proprio pene nella bocca di un altro pertanto era l'atto più degradante, da riservare a schiavi e prostitute.
Devo ammettere che per me la parte più eccitante di quella situazione era proprio la sensazione di assoluta sottomissione in cui mi sentivo: imprigionata in una casa con uomini che volevano soltanto venire nella mia bocca. Essere "costretta" a mettersi in bocca i genitali di altre persone e tenerceli finché questi non avessero iniziato ad eiaculare, contaminandomi con il loro prodotto. E poi bere ciò che ne usciva, metterlo dentro di sè e portarselo appresso come prova tangibile della propria umiliazione.
So che molte femministe inorridirebbero a leggere ciò, ma in quel momento, come forse in ogni atto sessuale, la parte più eccitante per me era sentirmi oggettificata, nient'altro cioè che un luogo dove l'uomo poteva avere un orgasmo. E quello spruzzo, quel seme, per gli uomini doveva essere un modo per marchiare il loro oggetto, per esercitare proprietà su di me, che potevo solo subire: il mio unico gesto di volontà era quello di ingoiarlo, dimostrando così di accettare il loro dominio sul mio corpo.
Dovrei forse vergognarmene? Oggi certamente riderei di chi lo pensa, ma all'epoca avevo certamente un senso di vergogna che però fu esattamente il motore che mi spinse a farlo, e che lo rendeva eccitante, perché era proibito, criticabile, inaccettabile.
La vergogna che provavo non mi impediva di continuare a succhiare quel pene, guidato dalle mani di lui che avevano il pieno controllo della mia testa. Andò avanti qualche minuto, fino a quando non iniziai a sentire chiaramente il sapore amarognolo del suo seme, che in piccole gocce già iniziava ad uscire.
D'un tratto mi sussurrò "Bevi piccola". Quell'ennesimo incrocio di volgarità e sottomissione mi eccitò tantissimo: il suo uccello iniziò a pulsare in maniera aggressiva nella mia bocca e Marco a sospirare affannosamente, mentre con generosità versava abbondanti e densi fiocchi del suo sperma dentro la mia bocca. Era un seme caldo, dal sapore intenso e non particolarmente piacevole. Era denso, e sentivo che si inoltrava nella mia bocca come miele.
In quel momento tutto il suo mondo ero io, quella piccola bocca che riceveva tutta la sua eccitazione, che gli permetteva di svuotarsi di ogni tensione sessuale.
Continuò a muovermi la testa anche dopo che ebbe finito di venire e io nel frattempo tenni tutto quello sperma in bocca: era molto e consistente, un po' stomachevole a dire il vero, ma l'eccitazione compensava quella sensazione non del tutto spiacevole.
Quando estrasse il suo arnese dalla mia bocca, restò un piccolo rivolo di seme che andai a leccargli via: in un attimo avevo perso qualsiasi inibizione. Alzai lo sguardo a fissarlo, lì ansimamente, mentre con un gesto plateale deglutii quel denso liquido dal gusto poco invitante, che sentì scendere lentamente nel mio corpo, scaldandomi. Lui restò ad osservarmi un po' inebetito, godendosi la vista della donna che aveva posseduto in bocca e che ora portava dentro di sè il suo prodotto.
Restammo un attimo a guardarci in silenzio, io godendomi la sensazione del suo sperma che lentamente diventava parte di me e lui a guardare compiaciuto il frutto della sua conquista, l'oggetto appena marchiato. Che umiliazione doveva essere per me, giovane ragazza senza grandi esperienze, costretta a bere quel succo prodotto dai suoi testicoli. Che incredibile, eccitante umiliazione.
Mi diede un colpetto sulla testa, quasi come ad un cagnolino, si rialzò i calzoni, rinfoderando la sua arma, e se andrò salutandomi con un "grazie." E io restavo lì, seduta, godendo la sensazione di essere sporca di lui.
Dopo pochi istanti entrò Simone, di cui vedevo già tra i pantaloni della tuta l'eccitazione. Si fermò davanti a me con le mani dietro la schiena, evidentemente si aspettava che facessi tutto io!
Gli abbassai allora i calzoni ed in effetti era già "pronto".
Glielo afferrai e lo portai subito in bocca, iniziandolo a succhiare con convinzione mentre glielo strusciavo con la mano. Lui restava immobile a guardarmi, concedendomi il suo pisello senza toccarmi come fece invece Marco prima di lui.
Non ci volle molto prima che iniziò a respirare più forte e, dopo avermi gentilmente avvisato, a spruzzare intesamente il suo orgasmo nella mia bocca. Un po' ne andrò direttamente in gola, e mi fece avere un piccolo conato. Dovetti estrarlo mentre stava ancora venendo, per deglutire, e un po' quindi della sua sborra colò sulla mia bocca e sui miei pantaloni.
Gli chiesi scusa, non so perché, lui sorrise dicendo "fa niente" e se ne andò senza molte altre parole.
Rimasi un attimo ad assaporare il suo gusto, un po' più amarognolo di Marco.
Il prossimo, Gianluca, era anche lui uno degli sportivi, uno che faceva arti marziali. Mi chiese se mi era piaciuta finora, e io annuì con un sorriso imbarazzato. Che strano poteva essere sentirsi imbarazzati in quella situazione?
Si abbassò i pantaloni e mi porse gentilmente il suo pisello. Io lo presi in mano e lo osservai un po', curiosa anche in questo caso finalmente di vedere il pene di un ragazzo che mi aveva sempre colpito. Lo sollevai e lo guardai da ogni angolazione, mentre lui chiaramente era divertito da questo mio "studio". Guardai bene anche i testicoli, che presi ed iniziai a soppesare e massaggiare un poco. Erano pieni, sodi e chiaramente pronti a svuotarsi nella mia bocca.
Così come a me eccitava quella sottomissione, penso che per lo stesso motivo agli uomini piaccia così tanto il pompino, la venuta in bocca, l'ingoio: in quel momento si sentono dei veri dominatori, e nemmeno devono fare quella "fatica" di far godere la donna come giustamente ci aspettiamo in un normale rapporto.
Negli anni poi ho messo un po' in dubbio che al di là della fantasia, si tratti davvero di sottomissione: in quel momento di eccitazione l'uomo è tutto concentrato nel suo pisello, e io lo tengo in mano e ne faccio ciò che voglio. Una persona, un intero essere umano, del tutto racchiuso in quei centimetri di carne.
Quando lo tieni in bocca, o quando anche solo prometti di prenderlo in bocca, puoi ottenere da loro qualsiasi cosa, che mi avrebbero concesso pur di poter fare la liberatoria sborrata dentro di me. In quel momento io ho il potere di farli venire e di decidere dove avrebbero messo il loro prezioso seme: se gli concedo il lusso di venirmi tra le labbra, e di nutrirmi del loro prodotto più volgare, mi avrebbero preferito a chiunque altra donna al mondo, magari solo per quei pochi istanti.
Ammetto di aver fatto nella mia vita tanti pompini per ottenere qualcosa: sul posto di lavoro, nella vita privata, anche per ottenere vendetta contro donne che disprezzavo. Sì, confido di aver fatto pompini ai loro compagni solo per avere la sensazione di rubar loro qualcosa. Mai che qualche uomo abbia rifiutato: non esiste uomo che non voglia esercitare potere, e nulla per loro lo rappresenta più che svuotarsi nella bocca di una donna sottomessa.
Ho conosciuto il sapore di tanti maschi, ho imparato a distinguerne le sottili differenze di odore e gusto. Posso intuire da quanto tempo un uomo non viene dalla quantità che rilascia nella mia bocca, o dall'intensità di ogni gettito. Alcuni sborrano un liquido denso e melmoso, che si appiccica nella bocca e scivola giù con lentezza. Altri ti spruzzano dentro a mo' di idrante una specie di acquetta insapore. Lo sperma di alcuni odora fortemente di maschio e a volte è ripugnante, in altri è talmente insapore che lo potresti bere al posto dell'acqua.
Dopo aver bevuto il seme di uomo, non ti guarda più con lo stesso sguardo, perché sarai pur sempre quella che ha dentro qualcosa di suo. In qualche modo, te ne sei preso un pezzo.
Una volta un mio collega mi raccontava che non riusciva ad avere un figlio con la moglie la quale, in approssimarsi ai periodi di fertilità, lo teneva in castità per "aumentare" la qualità del suo seme. Essendo diventata la sua confidente e comunque una sua buona amica, ed essendo piacente, naturalmente la scema venne presto ad odiarmi senza ragione, controllava i messaggi che gli mandavo ed insomma divenni presto motivo di tensione, con mio grande fastidio.
Dopo un po' di tempo lui iniziò a vivere in maniera molto stressante questa sua alternanza di periodi di astinenza e sesso meccanico e in un'occasione, dopo essersi lamentato per l'ennesima volta che finalmente stava per arrivare il giorno in cui gli era graziosamente concesso di venire, decisi - per mero dispetto - di rubare il prezioso seme ricco di spermatozoi alla moglie, lo portai in bagno e mentre ancora si stupiva di cosa accadeva, aveva già il suo uccello nella mia bocca e gli feci un pompino che in pochi secondi, grazie a quelle giornate di astinenza, lo portò a venire prepotentemente dentro la mia bocca, stupito di poter sborrare così facilmente nella sua collega.
Quella divenne un abitudine per un po' di tempo: dopo due o tre giorni della solita astinenza, mi supplicava di potermi venire in bocca e io lo esaudivo, contenta di rubare il prezioso sperma fecondatore all'arpia e di digerire i suoi possibili figli.
Non so se quei "furti" ebbero un qualche ruolo ma sta di fatto che non riuscì mai a mettere incinta la moglie, e dopo qualche tempo iniziarono inevitabili dissidi che portarono a rottura della coppia... questo purtroppo rubò la magia di quegli atti indecenti tant'è che ne perdemmo il piacere (forse più io che lui) e finirono praticamente assieme al suo matrimonio.
Tornando a quella giornata di cui parlavamo, dopo qualche minuto di pompino, Gianluca iniziò ad agitarsi e a mormorare che stava venendo, ed infine mi riempì la bocca di uno sperma caldo e davvero dolce. Potrei quasi dire che avesse un gusto piacevole.
Ed anche in questo caso era davvero tanto! Chissà se anche loro si erano dedicati ad astinenza in mio onore.
Lo tenni in bocca per un po', pensierosa sul come mandarlo giù, data la quantità, ma alla fine ci riuscì. Mi pulii la bocca con le salviette che mi ero portata.
Bofonchiò qualcosa sul fatto che da tanto tempo aveva pensato a quanto gli piacessi, alle cui paroli io sorrisi ed annui con non molta convinzione: non era davvero il momento di confessioni sentimentali ed aspettai che uscisse senza dirgli altro.
Dopo di lui venne Riccardo, un ragazzo un po' bruttarello che forse doveva aver visto troppi film porno, cosa che per altro non mi stupiva affatto: dopo un po' che glielo presi in bocca ed iniziai a succhiarglielo, iniziò a dirmi di leccarlo sotto, di leccargli le palle, dietro le palle, e poi la punta, e poi i lati, e poi di stare ferma tenendolo in bocca, e poi di fare con la mano... insomma ci volle davvero molto prima che iniziassi a sentire quelle gocce di pre-sperma che solitamente annunciano la venuta.
In quel momento però lo tolse dalla bocca, mi disse di tenerla aperta e tirare fuori la lingua: ci appoggiò la punta ed iniziò a masturbarsi. In altre parole voleva vedersi venire nella mia bocca: fu l'unica cosa di tutte quelle sue richieste che trovai un po' eccitante.
Lo guardavo mentre lui fissava invece il suo uccello che che veniva: non spruzzava come altri ma produceva una sorta di continuo fluire di sperma sulla mia lingua. Quando ebbe finito mi chiese di mostrarglielo in bocca e di non deglutire. Anche quell'opera di umiliazione era stranamente emozionante: lo raccolsi con la lingua ed aprì nuovamente la bocca per mostrarglielo, sentendomi davvero una poco di buono.
Era chiaramente così fiero di vedere il suo seme nella mia bocca, di avermi finalmente sottomessa ed umiliata, dopo tante volte che forse aveva immaginato di scoparmi, dopo tante seghe che si era fatto pensando a me: ora finalmente non si sarebbe più sporcato le mani, ma mi avrebbe fatto bere la sua vergogna.
Mandai giù anche questa, in maniera vistosa e fissandolo. Era davvero contento.
Il prossimo ed ultimo era Thomas, uno di quelli un po' meno "popolari", diciamo. Era evidentemente imbarazzato. Non so se avesse mai avuto esperienze con una donna prima: glielo chiesi, un po' per rompere il ghiaccio, e lui disse di sì con un sorrisetto imbarazzato, ma non credo avrebbe mai risposto no.
Cercai di essere dolce con lui, gli abbassai io i pantaloni e glielo toccai un po', ma era evidentemente sovraeccitato e stava già gemendo. Me lo infilai in bocca appena in tempo: forse due o tre secondi dopo, appena sfiorato con la lingua, ed un fiume iniziò a scorrere in bocca, quasi fosse la prima volta in vita sua che veniva. In realtà, il pensiero che fosse effettivamente la sua prima volta mi divertiva, ed eccitava anche in parte. Non posso nemmeno escludere che sia stata l'unica volta in cui è venuto in una donna, in altre parole sono l'unica ad avere assaporato il suo umore più intimo.
"Aspetta, te lo pulisco bene" gli dissi mentre continuavo a succhiarglielo dopo che era venuto e ne leccavo la punta, e lui rise in modo un po' sciocco e mi accarezzava la testa in maniera goffa. Spesi più tempo in quell'opera di pulizia che rispetto agli altri, perché mi sembrava doveroso fargli ricordare quel momento, forse unico, il più a lungo possibile. Gli rimisi il pene nelle mutande e sistemai i suoi pantaloni. Lui mi disse un tenero "grazie" e se ne andò barcollando.
Presi una salvietta per pulirmi, quando rientrò Marco, che era nuovamente eccitato.
Io provai a protestare che ero un po' stanca, neanche credendoci troppo, ma Marco ormai era al limite del violentatore: mi disse "sssh" e lo estrasse.
"Succhia su, che ce n'è ancora"
Quella prepotenza mi rese pressoché impotente, mi inginocchiai ancora e lasciai che scopasse di nuovo la mia bocca.
Ero davvero inabile a reagire. Dopo un po' lo afferrai e, ormai totalmente in suo potere, presi a succhiarlo io. Nonostante tutto, era davvero un bell'uccello. Essendo venuto da poco glielo dovetti succhiare davvero a lungo prima che fosse pronto di nuovo a venire.
Lui continuava a mormorarmi paroline un po' da film tipo "Succhia, succhia, lecca, prendilo tutto" e poi il solito "Ora bevila tutta" quando finalmente iniziò a spruzzare. Mi stupì un po' che potesse venire due volte e così tanto, ma anche in quella seconda volta mi riempì di uno sperma denso e abbondante che rapidamente sparì giù per la gola.
Sei volte avevano avuto un orgasmo nella mia bocca quel giorno, e ora il loro sperma era mischiato nel mio stomaco. Il pensierlo in quel momento che li stessi digerendo, era qualcosa di così volgare e sporco, da eccitarmi tantissimo.
Persa totalmente ogni inibizione e vergogna iniziale, i ragazzi tornarono più volte a sborrare nella mia bocca, ogni qual volta la loro eccitazione tornava. Persi presto il conto di quante e volte e chi veniva, ma era bello vederli improvvisamente avvicinarsi con un'erezione e, a volte senza neanche una parola, a volte con un ridicolo "posso?", infilarlo nella mia bocca, lasciarselo agitare per un po' e infine svuotarsi virilmente dentro quel minuto raccoglitore di sperma. Come potevo sentirmi liberamente e volontariamente umiliata.
Come dissi da quel momento il sesso orale per me divenne centrale per creare rapporti con gli uomini che poi frequentai nella mia vita: mentre il sesso "normale" era riservato solo ai miei veri compagni, il pompino era un modo per identificarmi prepotentemente come donna, per creare rapporti speciali anche con amici, per conoscerli a fondo, ma anche per ottenere favori, privilegi sul lavoro e beni materiali.
Era immorale succhiare il pisello del mio ricco capufficio per farmi pagare da lui un bellissimo viaggio di lavoro alle Canarie, preferendo me tra le varie altre collaboratrici dello studio? Dovevo pentirmi troppo che per avere esperienze altrimenti fuori dalla mia portata, mi toccasse bere che poche quantità di seme maschile?
Era indecente che permettessi ad un mio amico, appena lasciato dalla moglie, di consolarsi venendomi in bocca? O bere lo sperma di quel ragazzo carino conosciuto in palestra, solo perché ero curiosa di che sapore poteva avere?
Può darsi, ma sono sicura che potrò sopravvivere con questo peso.
Una volta ho provato a calcolare quanto sperma avessi bevuto in vita mia. Contando che una eiaculazione rilascia da 1,5 a 5 ml di sperma, e arrotondando a circa 500 pompini (non sempre a uomini diversi, la gran parte alle mie relazioni fisse) fatti fino ad ora, significa che ho ingerito da 750 a 2.500 ml di sborra. Cioè 2 litri e mezzo pompati dentro di me. E' un pensiero molto volgare che mi eccita molto.
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