Oltre i confini dell'amore
di
Olivia Bennett
genere
trio
In una tranquilla cittadina del sud Italia, dove il tempo sembra scorrere più lentamente rispetto al resto del mondo, vivo io, Andrea. Ho trentotto anni, un'età in cui si inizia a mettere in discussione molte cose, anche se la mia vita segue un percorso preciso, quasi predeterminato. Ogni giorno è una nuova sfida, scandita da appuntamenti, telefonate e lunghe ore davanti al computer, immerso nei progetti che richiedono una precisione quasi maniacale. Non c'è spazio per gli imprevisti, né per sognare. Eppure, dietro questa facciata di uomo ordinato e metodico, si nasconde un'anima inquieta, sempre alla ricerca di qualcosa che non riesco a definire.
Ho sempre vissuto in questa cittadina, un posto che per molti sarebbe soffocante, ma che per me rappresenta sicurezza e stabilità. Le strade che percorro ogni giorno mi sono familiari, quasi come vecchi amici. Nonostante tutto, però, sento dentro di me un vuoto, una mancanza che non riesco a colmare. È una sensazione che mi accompagna da anni, ma a cui non ho mai dato troppa importanza. Forse, mi dico, è semplicemente parte della vita.
Dall'altra parte della città, c’è Giulia, una donna che sembra appartenere a un mondo completamente diverso dal mio. Ha trentacinque anni, è un'imprenditrice nel settore dell'abbigliamento, con una personalità vivace e uno spirito indomito. I suoi capelli biondi e gli occhi verdi le conferiscono un aspetto affascinante, ma ciò che davvero colpisce chiunque la incontri è la determinazione e la passione che mette in tutto ciò che fa. A differenza di me, che ho sempre cercato la sicurezza, Giulia è spinta dal desiderio di esplorare il mondo, di conoscere nuove culture e di vivere esperienze che la facciano sentire viva.
Giulia non è originaria di questa cittadina. È cresciuta in una grande città, circondata dal caos e dall’energia frenetica della metropoli. Ma a un certo punto della sua vita, ha sentito il bisogno di allontanarsi da tutto, di trovare un luogo più tranquillo dove potersi concentrare su sé stessa e sulla sua attività. Così, quasi per caso, si è trasferita qui, dove ha aperto un negozio di abbigliamento che in breve tempo è diventato un punto di riferimento per molti.
Nonostante le differenze tra me e Giulia, c’è qualcosa che ci accomuna. Entrambi, seppur inconsapevolmente, siamo alla ricerca di qualcosa di più nella vita. Io cerco un senso, una ragione che possa dare un significato alle mie giornate sempre uguali. Giulia, invece, cerca un luogo, o forse una persona, che possa finalmente darle quella stabilità che, nonostante il suo spirito avventuroso, ha sempre desiderato.
Le nostre vite scorrono parallele, senza che ne siamo consapevoli. Mentre io percorro la strada che mi porta al lavoro ogni mattina, immerso nei miei pensieri, Giulia sta già affrontando le sue giornate con la stessa determinazione che la caratterizza. Io mi sento
rassicurato dalla routine, dalla monotonia che mi permette di non pensare troppo. Lei, invece, sembra trarre energia da ogni nuovo inizio, da ogni nuova sfida che la vita le presenta.
Non ci conosciamo ancora, eppure le nostre esistenze sembrano già intrecciarsi in un modo sottile, impercettibile. Forse, senza saperlo, stiamo entrambi aspettando il momento giusto, l’occasione per scoprire qualcosa di nuovo, per dare una svolta alle nostre vite. Io continuo a cercare un senso nelle mie giornate, mentre Giulia, dall’altra parte della città, continua a vivere la sua vita con quella passione che la contraddistingue.
Ogni giorno mi chiedo se sia possibile trovare davvero quello che cerco, se esista un modo per colmare quel vuoto che sento dentro di me. Forse la risposta è più vicina di quanto immagini. Forse, in qualche angolo nascosto di questa cittadina, c’è una risposta che aspetta solo di essere scoperta. Ma per ora, continuo a vivere la mia vita, con la speranza che un giorno, quando meno me lo aspetto, qualcosa o qualcuno possa finalmente riempire quel vuoto che mi porto dietro da tanto tempo.
Giulia aveva sempre amato la sua indipendenza, trovando in essa una forza che le aveva permesso di affrontare ogni sfida. La sua auto, fedele compagna di viaggio, rappresentava quella libertà tanto preziosa, che le permetteva di spostarsi senza vincoli, da incontri di lavoro a fughe improvvisate fuori città. Per lei, l’auto rappresenta non solo un mezzo di trasporto, ma anche un simbolo di libertà, di quella capacità di decidere in qualsiasi momento di partire e lasciare tutto alle spalle.
Quella mattina, tuttavia, qualcosa andò storto. Era una giornata come tante, e Giulia si stava preparando per uscire di casa. Aveva una riunione importante in città con un nuovo fornitore, una di quelle occasioni in cui era necessario fare una buona impressione. Si era vestita con cura, scegliendo uno dei suoi abiti preferiti, e si sentiva pronta ad affrontare la giornata con la consueta determinazione.
Mentre si avvicinava alla sua auto, parcheggiata nel piccolo cortile di fronte al suo appartamento, notò subito qualcosa di strano. Una piccola pozza di liquido scuro si era formata sotto il motore, segno inequivocabile che qualcosa non andava. Con un sospiro di frustrazione, si chinò per dare un’occhiata più da vicino, e vide che una perdita d'olio che non permetteva di utilizzarla.
“Proprio oggi,” pensò tra sé e sé, sentendo crescere un senso di irritazione. Non aveva tempo per questo tipo di contrattempi, non quella mattina. Senza esitare, chiamò il meccanico di fiducia, sperando che potesse risolvere il problema rapidamente.
“Ciao, Mario, ho un problema con l’auto. Sembra che ci sia una perdita d’olio, e temo che sia qualcosa di serio. Puoi venire a dare un’occhiata?”
La risposta dall’altra parte della linea fu tutt’altro che rassicurante. Mario, con il suo tono sempre tranquillo, le spiegò che al momento era impegnato con altre urgenze e che non avrebbe potuto raggiungerla prima di qualche ora. Proprio oggi, ho un importante impegno lavorativo.
“Mi dispiace, Giulia, ma oggi è una giornata infernale. Se riesci a farmi portare l'auto in officina, vedrò di darci un'occhiata nel pomeriggio. Ma fino ad allora, temo che dovrai trovare un’altra soluzione.”
Giulia ringraziò Mario, cercando di non far trasparire la sua frustrazione. Non era il tipo da lasciarsi abbattere facilmente, ma l’idea di dover riorganizzare la sua giornata per un imprevisto del genere la innervosiva. Era abituata a gestire ogni aspetto della sua vita con precisione, e l’idea di dipendere da qualcun altro, o da qualcosa che non fosse sotto il suo controllo, la metteva a disagio.
Dopo aver riflettuto per qualche minuto, si rese conto che l'unica opzione praticabile era prendere l’autobus. Non lo faceva da anni, forse dai tempi dell’università, ma quella mattina non aveva altre alternative. Doveva comunque andare a quell'incontro, e se l’autobus era l’unico modo per farlo, così sarebbe stato.
Si affrettò a prepararsi, prendendo solo l’essenziale: una borsa con i documenti per la riunione e il telefono. Uscì di casa, lasciando l'auto nel cortile, con la sensazione che quell'inconveniente, per quanto fastidioso, potesse avere delle ripercussioni inaspettate sulla sua giornata.
La fermata dell’autobus non era lontana da casa sua, ma la strada che la separava le sembrò più lunga del solito. Non era abituata a camminare così tanto di mattina, abituata com’era a salire subito in macchina. L’imprevisto le stava procurando ritardo essendo passate a vuoto alcune ore della mattina, fortunatamente la riunione era programmata quasi ad ora di pranzo. Quando finalmente raggiunse la fermata, si fermò un attimo a riflettere. Forse quel piccolo imprevisto era un segno, un modo della vita per ricordarle che non sempre si può controllare tutto. A volte, pensò, bisogna solo lasciare andare e vedere cosa succede.
Mentre attendeva l’autobus, Giulia osservava le persone intorno a lei, cercando di immaginare le loro storie, i loro percorsi. Era un esercizio che amava fare, anche se raramente aveva l’occasione di farlo. Le sembrava quasi di entrare per un attimo nelle vite degli altri, di vedere il mondo attraverso i loro occhi. Chissà, pensò, magari anche per lei quel giorno ci sarebbe stato qualcosa di diverso, di inatteso. E così, senza saperlo, quel giorno iniziò per Giulia con una serie di eventi che l'avrebbero portata a scoprire qualcosa di nuovo e di inaspettato. Un semplice guasto all’auto, che in altre circostanze avrebbe considerato un fastidioso contrattempo, si sarebbe rivelato l’inizio di un cambiamento molto più grande nella sua vita. Ma questo, naturalmente, lei non poteva ancora saperlo.
Era una di quelle rare giornate in cui il calendario non mi guardava con sguardo minaccioso. Nessuna scadenza, nessun cliente da chiamare, nessun progetto urgente da portare avanti. Una vera e propria rarità per uno come me, abituato a vivere con l’orologio
sempre in mano e la mente concentrata sui mille dettagli tecnici che fanno parte del mio lavoro.
Mi svegliai presto, come sempre, per abitudine più che per necessità. Ma quella mattina, invece di affrettarmi a prepararmi e a mettermi al lavoro, mi ritrovai a fissare il soffitto della mia camera da letto, chiedendomi cosa avrei fatto di tutto quel tempo libero. Non ricordavo l'ultima volta in cui avevo avuto una giornata interamente a mia disposizione, senza nulla da fare se non decidere, istante per istante, come trascorrerla.
Scostai le lenzuola e mi alzai lentamente, sentendo una strana sensazione di leggerezza. Dopo una rapida colazione, decisi che avrei approfittato della giornata per fare una lunga passeggiata in città, qualcosa che non facevo da tempo. L'estate era ormai inoltrata, e l'aria del mattino era già calda, ma ancora piacevole. Il cielo limpido e il sole che iniziava a salire promettevano una giornata luminosa e serena.
Uscito di casa, mi incamminai senza una meta precisa, lasciando che i miei passi mi guidassero attraverso le vie della mia cittadina. Non avevo alcuna fretta, nessun luogo in cui dovevo essere, e questa sensazione di libertà, per quanto insolita, mi faceva sentire stranamente a mio agio.
Iniziai a camminare lungo il corso principale, osservando le vetrine dei negozi che si stavano lentamente aprendo. Molti commercianti mi salutavano, riconoscendomi, ma quella mattina risposi con un sorriso più disteso del solito, senza la solita fretta di chi ha mille cose per la testa. Passai davanti alla libreria dove, da giovane, passavo interi pomeriggi a sfogliare libri, e decisi di entrare. Non avevo in mente un titolo preciso, ma mi piaceva l'idea di curiosare tra gli scaffali, lasciandomi ispirare.
All'interno, il profumo di carta e inchiostro mi avvolse subito, riportandomi indietro nel tempo, a quando la mia vita era meno frenetica e avevo più tempo per dedicarmi alle mie passioni. Mi persi tra i volumi, sfogliando pagine e leggendo qua e là, finché non trovai un libro che mi colpì: una raccolta di racconti di autori contemporanei. Non era qualcosa che avrei scelto di leggere di solito, ma quel giorno decisi di fare un'eccezione e lo acquistai.
Proseguii la mia passeggiata, dirigendomi verso il parco. Era uno dei miei luoghi preferiti della città, un'oasi di verde in mezzo al cemento, dove ci si poteva rifugiare per trovare un po' di pace. Arrivato lì, trovai una panchina all'ombra di un grande albero e mi sedetti. Per un po', mi limitai a osservare la gente che passava: famiglie con bambini, anziani che passeggiavano lentamente, coppie che ridevano e parlavano sottovoce.
Il fruscio delle foglie sopra la mia testa, accompagnato dal canto lontano di un uccello, creava una melodia naturale che si mescolava al suono delle risate dei bambini in lontananza. C'era una sorta di tranquillità in tutto ciò, una serenità che spesso mi sfuggiva nei giorni di lavoro.
Presi il libro che avevo comprato e iniziai a leggere, lasciandomi trasportare dalle storie che raccontava. Non so quanto tempo passai lì seduto, immerso nella lettura, ma ad un certo punto mi accorsi che il sole era ormai alto e che il parco si era riempito di vita. Decisi di proseguire la mia giornata di libertà e mi diressi verso un piccolo caffè che avevo scoperto qualche anno prima, nascosto in una viuzza laterale.
Entrando, fui accolto dal suono delle tazze che tintinnavano e dal profumo del caffè appena fatto. Scelsi un tavolino vicino alla finestra, ordinai un espresso e tornai a immergermi nella lettura. La vita scorreva intorno a me, ma io mi sentivo in un piccolo mondo a parte, dove il tempo sembrava rallentare e dove ogni cosa trovava il suo giusto ritmo.
La tranquillità di quella mattinata mi aveva quasi fatto perdere il senso del tempo. Decisi che era il momento di andare a prendere l’auto, visto che più tardi avrei dovuto sbrigare qualche commissione fuori città. Non che avessi particolarmente voglia di mettermi al volante, ma sapevo che non potevo trascorrere tutta la giornata a bighellonare senza scopo.
Mentre camminavo, un senso di leggerezza mi pervase, una sensazione dimenticata che riportava alla mente i giorni spensierati della mia giovinezza, quando ogni passo sembrava pieno di promesse.
Andai via con un senso di soddisfazione, una pace interiore che non provavo da tempo. Raggiunsi a passo lento il parcheggio vicino al caffè dove avevo lasciato l'auto. Il caldo estivo si faceva sentire, ma per una volta non mi dava fastidio. Arrivato alla mia macchina, presi un attimo per apprezzare il silenzio della via e la calma che ancora mi avvolgeva.
Accesi il motore e mi misi in marcia senza una vera urgenza, decidendo di percorrere strade meno trafficate per godermi ancora un po' quella sensazione di libertà. Stavo riflettendo su come avrei potuto concludere quella giornata senza impegni, magari fermandomi in qualche angolo della città che non avevo esplorato da tempo.
Mentre guidavo, mi resi conto che la mia mente vagava, e quasi senza accorgermene, presi una direzione che mi portò verso una parte della città che frequentavo raramente.
Senza una meta precisa, avevo deciso di esplorare un po' la città, di godermi il piacere di guidare senza fretta, lungo strade meno battute. Mi ritrovai a percorrere un quartiere che non visitavo spesso, uno di quei luoghi in cui il tempo sembrava essersi fermato, con vecchi edifici in mattoni e negozi di un'altra epoca.
2 - La conoscenza
All'improvviso, mentre passavo davanti a una fermata dell'autobus, i miei occhi furono catturati da un volto dolce, illuminato da uno sguardo vivace e brillante. Senza pensarci troppo, decisi di tornare indietro. Abbassai il finestrino e, con un sorriso, le chiesi se avesse bisogno di un passaggio. Lei rifiutò gentilmente, dicendo che preferiva aspettare l'autobus. Cercai di fare colpo, affascinato dalla dolcezza che traspariva dai suoi lineamenti.
Lei si voltò verso di me, e per un attimo i nostri sguardi si incrociarono. I suoi occhi verdi riflettevano una sorpresa sincera. Come se non si aspettasse un'offerta del genere da uno sconosciuto. Dopo un momento di esitazione, mi rispose con un sorriso gentile, ma anche un po’ imbarazzato.
“Ti ringrazio molto, ma preferisco aspettare il pullman. Non vorrei disturbarti.” La sua risposta era cortese, ma chiara nel voler mantenere la propria riservatezza. Non la biasimavo; anch’io, al suo posto, avrei avuto delle riserve.
Mentre stavo per riprendere la mia strada, notai che continuava a guardare l’orologio con crescente preoccupazione, scrutando nervosamente l’orizzonte. Il pullman sembrava non arrivare mai, e la sua ansia era evidente. Decisi di riproporle l’offerta, sperando di poterle essere utile.
“Aspetta un momento,” dissi gentilmente, richiamando la sua attenzione. “Sembra che il pullman stia facendo tardi. Se hai un appuntamento importante, sarebbe meglio se ti accompagnassi.”
Lei mi guardò di nuovo, questa volta con un’espressione più decisa ma visibilmente combattuta tra la voglia di mantenere la sua riservatezza e la necessità di non fare tardi. Dopo un attimo di riflessione, sospirò e annuì.
“D'accordo, accetto,” disse, visibilmente sollevata. “Non voglio disturbarti, ma mi farebbe davvero comodo. Grazie.”
Sbloccai la portiera con un sorriso. “È un piacere, davvero. Dove devo portarti?”
Salì in macchina e mi diede l’indirizzo. Mentre riprendevo la guida, mi sentivo stranamente a mio agio, come se quel gesto di fermarmi e offrirle un passaggio fosse stata la cosa più naturale del mondo. Anche se l'incontro era nato da una semplice cortesia, avevo la sensazione che questo breve tragitto potesse essere l'inizio di qualcosa di più significativo. Per ora, mi limitai a guidare, contento di poter essere utile, e curioso di scoprire dove questa giornata mi avrebbe condotto.
Percorremmo quattro o cinque chilometri, e presto giungemmo al luogo dove doveva recarsi. Ci salutammo velocemente, e, spinto dalla curiosità e dall’ammirazione, mi permisi di chiederle a che ora avrebbe finito. Me lo disse e, mentre tornavo verso casa, pensai: "Che bellissima e dolce ragazza".
Nel tardo pomeriggio, emozionato e felice, decisi di tornare nello stesso posto dove l'avevo accompagnata. Aspettai un po’, ma non c'era traccia di lei. Scoraggiato, me ne andai.
3 - L’innamoramento
Nei giorni successivi, passavo spesso sia dal luogo del nostro primo incontro, sia dal posto dove sapevo che sarebbe stata dopo il lavoro. Determinato a rivederla, la mia costanza fu premiata quando finalmente ci incontrammo di nuovo. Mi confessò che quel pomeriggio, mi aveva visto passare, ma non aveva trovato il coraggio di chiamarmi.
Lei era sempre sorridente e piacevolmente simpatica, e suscitava in me fin da subito forti emozioni. Iniziammo a frequentarci, uscendo a mangiare e bere qualcosa insieme, e a conoscerci più a fondo, confidandoci con una spontaneità e una sincerità inaspettate. L'ottima impressione iniziale si rivelò ben poca cosa rispetto a quanto cresceva la nostra intesa man mano che la conoscevo meglio.
Un pomeriggio, mentre camminavamo lungo una strada affollata del centro, fummo attratti da un suonatore di strada che stava eseguendo una melodia romantica con il suo violino. Senza pensarci due volte, mi avvicinai e la presi per mano, invitandola a ballare proprio lì, in mezzo alla folla. Lei, sorpresa e divertita, accettò, e iniziammo a ballare sotto lo sguardo curioso dei passanti. Fu un momento magico, come se tutto il mondo intorno a noi fosse svanito. Alla fine della canzone, arrossendo leggermente, ci allontanammo ridendo.
Un giorno, durante una passeggiata nel parco, all'ombra dei grandi alberi di quercia, decidemmo di fare una sosta per una merenda improvvisata. Mentre ci gustavamo dei panini, un piccolo gruppo di anatre cominciò a girarci intorno, attratte dalle briciole di cibo che cadevano. In un momento di ispirazione giocosa, iniziai a lanciare le briciole verso di loro, cercando di farle mangiare in maniera insolita.
Lei mi guardava divertita, e presto si unì al gioco, lanciandomi le briciole addosso in una sorta di battaglia di cibo. Quando le anatre si avvicinarono troppo, entrammo in una risata incontrollabile, attirando l’attenzione dei passanti e creando una scena comica che non poteva passare inosservata.
Dopo vari incontri e molte emozioni condivise, riuscii finalmente a darle il primo bacio. Fu un momento di pura leggerezza, come se stessimo fluttuando. Il suo abbraccio, il suo odore, i suoi baci erano per me qualcosa di indescrivibile. La nostra intesa sentimentale si sviluppò rapidamente grazie alla nostra comunicazione aperta e sincera. Tuttavia, la nostra prima esperienza intima fu un disastro. Preso dall'emozione e dalla novità della situazione, ebbi un orgasmo troppo veloce, senza riuscire a soddisfarla come avrei voluto. Nonostante ciò, non ne facemmo un dramma e riuscimmo a ridere dell'accaduto. Solo in seguito mi confessò che, pur sentendosi benissimo con me anche in quei momenti, sperava che il problema si risolvesse, e così avvenne nelle volte successive.
Una sera, mentre guardavamo un vecchio film in bianco e nero a casa mia, lei si girò verso di me e disse: "E se provassimo a rifare una scena di questo film?". La proposta era allettante, così ci alzammo e iniziammo a recitare una delle scene più romantiche, con me che impersonavo l'eroe del film e lei la protagonista. La serata si trasformò in un mix di risate e momenti di dolcezza, e ci rendemmo conto di quanto fosse facile e naturale divertirci insieme, anche con le cose più semplici.
Una volta, mentre esploravamo insieme un negozio di giocattoli vintage, trovammo una serie di piccoli modellini di auto d'epoca. Decidemmo di fare una gara improvvisata, utilizzando una pista che improvvisammo sui ripiani del negozio. Ci ritrovammo a ridere come due bambini, con lei che cercava di far correre il suo modellino mentre io tentavo di sabotarla, spostando furtivamente gli altri modellini per ostacolarla. Il commesso, divertito dalla nostra gara, si unì al gioco e alla fine ci offrì dei piccoli premi per il miglior tempo. Quella giornata si scolpì nei nostri cuori come una delle più belle, fatta di risate e pura gioia.
Ci divertivamo tanto fuori quanto dentro il letto, e cominciavamo a scoprire i segreti e le fantasie dell’altro, confidandoci con tranquillità. Tra di noi non c'era mai il timore di essere giudicati; al contrario, ci sentivamo liberi di essere noi stessi, certi che qualsiasi rivelazione sarebbe stata accolta senza riserve o pregiudizi. Il nostro rapporto d’amore continuava a crescere, seguendo percorsi sempre più piacevoli. Fare l’amore era diventato un piacere indescrivibile, e potevamo restare a letto per ore, esplorando ogni possibile modo di amarci, sempre con il sentimento al centro di tutto.
Un’altra volta, durante una festa di amici, decidemmo di partecipare a un gioco di ruolo improvvisato che coinvolgeva travestimenti e scenari fantasiosi. Io mi vestii da detective degli anni '50, mentre lei optò per il ruolo di una femme fatale con un abito da sera scintillante. La festa si trasformò in una sorta di commedia teatrale, con noi che recitavamo ruoli esagerati e scherzosi. La serata finì con applausi e risate, immersi nel divertimento generale.
Col passare degli anni, il nostro legame si faceva sempre più solido, arricchendosi di esperienze condivise, risate, amore profondo e una passione intensa.
Quasi ogni volta, le nostre sessioni di intimità si prolungavano per ore, e sorridevamo ricordando i nostri primi incontri, che duravano solo pochi minuti. Gli orgasmi erano intensi e straordinari; lei riusciva a provare piacere fino a otto o nove volte, mentre io ero completamente estasiato.
A volte, mentre mi abbandonavo a questi momenti di estasi, non potevo fare a meno di pensare a quanto fosse strano e affascinante come una semplice azione potesse trasformarsi in un’avventura così complessa e appagante. Mi capitava di riflettere, con un sorriso, su come ogni giorno con lei sembrasse un racconto che si scriveva da solo, un po' come le scenette buffe dei film che avevo visto da bambino. Quella leggerezza e quella gioia condivisa erano una continua scoperta e un’esplorazione continua.
4 - La trasgressione
Avevo sempre sognato di fare l'amore con due donne, e, con l’intesa che ormai ci legava, le confessai il mio desiderio. All'inizio era comprensibilmente un po' gelosa e perplessa, ma sapeva che il mio amore era tutto per lei e che vedevo la cosa solo come un gioco, un capriccio da esaudire. Le proposi di coinvolgere qualche sua amica, ma lei rifiutò, temendo che potesse creare dei problemi. Decidemmo quindi di iscriverci a qualche sito per cercare una ragazza con cui costruire prima un rapporto di amicizia mirata. Tuttavia, la ricerca si rivelò più difficile del previsto: le nostre richieste ricevevano risposte solo da uomini entusiasti, che puntualmente bloccavamo.
Iniziammo a considerare l'idea di contattare coppie, non per uno scambio, ma per trovare un uomo disposto a farci “conoscere” la sua compagna. Lo scambio di coppia non era ciò che cercavamo. Alcuni singoli ci chiesero di fare l’amore mentre ci guardavano tramite webcam. Provammo, e sebbene fosse divertente, lei non si sentiva a suo agio, così abbandonammo questa pratica. Tuttavia, i singoli continuavano a contattarci, e solo pochi si rivelavano simpatici ed educati. Scoprivamo un mondo completamente nuovo per noi e comprendevamo l’importanza di essere estremamente cauti.
Il nostro rapporto continuava a prosperare, rafforzato da questi piccoli segreti. A letto, la nostra intesa era straordinaria; riuscivamo a connetterci in modi che andavano oltre il fisico. Ero dolcissimo con lei, spinto dal forte amore che provavo. La cosa più eccitante per me era baciarla leggermente sulla guancia; dopo questo gesto, finivamo sempre per fare l’amore, diventando un solo corpo e sperimentando nuove sensazioni e posizioni. Era semplicemente favoloso entrare lentamente dentro di lei e sentirmi accolto con amore.
Il suo odore era eccezionale, risvegliando in me sensazioni inaspettate e potenti. La sua dolcezza e simpatia completavano il quadro, facendoci volare tra le nuvole. A volte, facevamo l’amore in macchina, in posti impensabili della città. Una notte, ci trovammo avvinghiati in una delle piazze principali; fortunatamente, solo un uomo affacciato alla finestra ci vide, probabilmente gli conciliammo il sonno con qualche pensiero particolare su di noi.
Una mattina molto presto, come facevamo spesso, ci recammo in un parco pubblico ricco di alberi, per godere del silenzio, della tranquillità e dell'aria fresca. Da lontano notai una donna seduta su una panchina, intenta a leggere un libro. Di fronte, ma leggermente di traverso, c'era un'altra panchina.
Essendo ancora presto, non c'erano bambini, adolescenti né altre persone. Quella situazione, così favorevole e forse irripetibile, risvegliò in me una piccola perversione. Tra scherzi e battute, convinsi Giulia, che già intuiva qualcosa, a sedersi di fronte alla donna. Sistemandomi, feci in modo che lei si sedesse alla mia sinistra e, abbracciandoci, si trovasse di spalle alla donna.
La nostra giovialità e il fatto di essere una coppia probabilmente fecero sentire la donna tranquilla, tanto che rimase assorta nella lettura del suo libro, il cui titolo, per curiosità, cercavo di scorgere, ma la distanza me lo impediva. Cominciammo a baciarci dolcemente, in modo apparentemente casuale. Presi la mano di Giulia e la guidai verso il mio membro. Capendo le mie intenzioni, mi disse sorridendo: "Sei il solito stronzetto".
Al primo tentativo ritrasse la mano, ma al secondo, durante un bacio dolcissimo, si lasciò andare e iniziò a carezzarmi.
Mentre le mie labbra si fondevano con le sue, l’odore della pelle di Giulia si insinuò nelle mie narici, un aroma che conoscevo bene, che da sempre mi faceva ribollire il sangue. Quel profumo, misto al calore del suo corpo, mi trasportava immediatamente in uno stato di eccitazione profonda, come se il solo respirarlo fosse già un preludio a tutto ciò che sarebbe potuto accadere.
Con un occhio socchiuso, sbirciai la donna sulla panchina. Era ancora lì, immersa nella lettura, o almeno così sembrava. Sussurrai all'orecchio di Giulia, lasciando che il mio respiro le accarezzasse il collo: "Se vuoi, puoi spingerti a fare di più..." Lei sorrise, quel sorriso malizioso che conoscevo a memoria, e rispose senza parole, abbassando lentamente la cerniera dei miei pantaloni.
Sentii le sue dita scorrere con delicatezza, mentre con una calma quasi metodica liberava lo spazio per raggiungermi. Ogni suo movimento era accompagnato da quel leggero strofinio della pelle che, insieme al suo odore, aumentava il desiderio in me. La sua mano si insinuò dentro, sfiorandomi con quella sua delicatezza che sapeva dosare così bene, e immediatamente il mio corpo reagì, il mio membro si irrigidì sotto il suo tocco.
Con discrezione, notai che la donna davanti a noi alzò lo sguardo per un attimo. Sembrava scrutare, forse incuriosita, ma non riuscii a capire se avesse notato cosa stava accadendo. Mi sentii avvolto da una miscela di eccitazione e tensione, alimentata dalla consapevolezza che stavamo giocando con qualcosa di proibito, nascosto agli occhi di un’estranea che però poteva scoprire tutto in qualsiasi momento.
La posizione in cui eravamo seduti e la crescente pressione del mio membro rendevano difficile per Giulia estrarlo. Guardai rapidamente attorno: il parco era ancora deserto, il silenzio rotto solo dal fruscio leggero delle foglie mosse dal vento. Con una mossa decisa, sbottonai i pantaloni, sentendo immediatamente un senso di liberazione. Giulia, sempre attenta e sensuale, accolse il cambiamento con un sorriso appena accennato, la sua mano adesso poteva muoversi con più libertà, sfiorandomi in modo più fluido e deciso.
Sentivo il calore della sua pelle contro la mia, e ogni suo tocco sembrava intensificare quella sensazione di intimità e rischio. Il mio membro, ormai completamente libero, era alla luce
del sole, mentre la sua mano lo accarezzava con movimenti lenti ma decisi, seguendo un ritmo che solo lei sapeva modulare alla perfezione.
L'eccitazione montava velocemente dentro di me, sentivo che stavo per raggiungere un punto di non ritorno. Sussurrai tra un bacio e l’altro: "Fermati un attimo..." Giulia mi ascoltò, ma il suo sorriso rimase, un chiaro segno che sapeva esattamente cosa stava provocando.
La abbracciai, respirando profondamente il profumo della sua pelle. Con discrezione, guardai di nuovo verso la donna sulla panchina. Questa volta la sua curiosità era evidente: sbirciava da dietro il libro, e capii subito che aveva visto. Un brivido mi attraversò, quel confine sottile tra essere scoperti e continuare il nostro gioco si faceva sempre più incerto, ma incredibilmente eccitante.
Le sue mani sembravano stringere il libro con più forza, forse un segnale del tumulto interiore che stava vivendo.
La situazione aveva chiaramente eccitato anche Giulia. I suoi occhi, dolci ma carichi di desiderio, mi fissarono mentre sussurrava: "La ragazza è ancora lì? C'è gente in giro?" Le risposi con calma, "Sì" e "No."
Dopo un attimo, si abbassò lentamente e, con naturalezza, iniziò a prenderlo in bocca. Sentii subito il calore delle sue labbra, e un brivido mi attraversò. Istintivamente guardai verso la donna sulla panchina. Era lì, immobile, come se fosse rimasta bloccata a osservare la scena. Non distolse lo sguardo, consapevole di essere diventata testimone di un momento tanto intimo quanto audace.
Mi chiesi se, come noi, stesse vivendo sensazioni nuove, forse sconosciute, ma che, a giudicare dalla sua espressione, dovevano essere piacevoli.
Dopo pochi minuti, sentii crescere un forte orgasmo e il calore dello sperma che defluiva nella bocca di Giulia. Non avevo dubbi, viste le nostre passate esperienze, ma istintivamente mi augurai che anche questa volta fosse stata così brava da non dover usare fazzoletti, evitando che mi sporcassi i pantaloni. Così fu.
La donna assistette a tutta la scena, quasi come in uno stato inconsapevole. Il modo in cui l'atto era terminato sembrava scuoterla leggermente, come se la portasse a riflettere su qualcosa che non aveva mai provato. Forse, senza volerlo, avevamo innescato in lei un desiderio nuovo, un pensiero che forse avrebbe spinto il suo uomo, la prossima volta, a godere di un piacere così intenso.
Link
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Ho sempre vissuto in questa cittadina, un posto che per molti sarebbe soffocante, ma che per me rappresenta sicurezza e stabilità. Le strade che percorro ogni giorno mi sono familiari, quasi come vecchi amici. Nonostante tutto, però, sento dentro di me un vuoto, una mancanza che non riesco a colmare. È una sensazione che mi accompagna da anni, ma a cui non ho mai dato troppa importanza. Forse, mi dico, è semplicemente parte della vita.
Dall'altra parte della città, c’è Giulia, una donna che sembra appartenere a un mondo completamente diverso dal mio. Ha trentacinque anni, è un'imprenditrice nel settore dell'abbigliamento, con una personalità vivace e uno spirito indomito. I suoi capelli biondi e gli occhi verdi le conferiscono un aspetto affascinante, ma ciò che davvero colpisce chiunque la incontri è la determinazione e la passione che mette in tutto ciò che fa. A differenza di me, che ho sempre cercato la sicurezza, Giulia è spinta dal desiderio di esplorare il mondo, di conoscere nuove culture e di vivere esperienze che la facciano sentire viva.
Giulia non è originaria di questa cittadina. È cresciuta in una grande città, circondata dal caos e dall’energia frenetica della metropoli. Ma a un certo punto della sua vita, ha sentito il bisogno di allontanarsi da tutto, di trovare un luogo più tranquillo dove potersi concentrare su sé stessa e sulla sua attività. Così, quasi per caso, si è trasferita qui, dove ha aperto un negozio di abbigliamento che in breve tempo è diventato un punto di riferimento per molti.
Nonostante le differenze tra me e Giulia, c’è qualcosa che ci accomuna. Entrambi, seppur inconsapevolmente, siamo alla ricerca di qualcosa di più nella vita. Io cerco un senso, una ragione che possa dare un significato alle mie giornate sempre uguali. Giulia, invece, cerca un luogo, o forse una persona, che possa finalmente darle quella stabilità che, nonostante il suo spirito avventuroso, ha sempre desiderato.
Le nostre vite scorrono parallele, senza che ne siamo consapevoli. Mentre io percorro la strada che mi porta al lavoro ogni mattina, immerso nei miei pensieri, Giulia sta già affrontando le sue giornate con la stessa determinazione che la caratterizza. Io mi sento
rassicurato dalla routine, dalla monotonia che mi permette di non pensare troppo. Lei, invece, sembra trarre energia da ogni nuovo inizio, da ogni nuova sfida che la vita le presenta.
Non ci conosciamo ancora, eppure le nostre esistenze sembrano già intrecciarsi in un modo sottile, impercettibile. Forse, senza saperlo, stiamo entrambi aspettando il momento giusto, l’occasione per scoprire qualcosa di nuovo, per dare una svolta alle nostre vite. Io continuo a cercare un senso nelle mie giornate, mentre Giulia, dall’altra parte della città, continua a vivere la sua vita con quella passione che la contraddistingue.
Ogni giorno mi chiedo se sia possibile trovare davvero quello che cerco, se esista un modo per colmare quel vuoto che sento dentro di me. Forse la risposta è più vicina di quanto immagini. Forse, in qualche angolo nascosto di questa cittadina, c’è una risposta che aspetta solo di essere scoperta. Ma per ora, continuo a vivere la mia vita, con la speranza che un giorno, quando meno me lo aspetto, qualcosa o qualcuno possa finalmente riempire quel vuoto che mi porto dietro da tanto tempo.
Giulia aveva sempre amato la sua indipendenza, trovando in essa una forza che le aveva permesso di affrontare ogni sfida. La sua auto, fedele compagna di viaggio, rappresentava quella libertà tanto preziosa, che le permetteva di spostarsi senza vincoli, da incontri di lavoro a fughe improvvisate fuori città. Per lei, l’auto rappresenta non solo un mezzo di trasporto, ma anche un simbolo di libertà, di quella capacità di decidere in qualsiasi momento di partire e lasciare tutto alle spalle.
Quella mattina, tuttavia, qualcosa andò storto. Era una giornata come tante, e Giulia si stava preparando per uscire di casa. Aveva una riunione importante in città con un nuovo fornitore, una di quelle occasioni in cui era necessario fare una buona impressione. Si era vestita con cura, scegliendo uno dei suoi abiti preferiti, e si sentiva pronta ad affrontare la giornata con la consueta determinazione.
Mentre si avvicinava alla sua auto, parcheggiata nel piccolo cortile di fronte al suo appartamento, notò subito qualcosa di strano. Una piccola pozza di liquido scuro si era formata sotto il motore, segno inequivocabile che qualcosa non andava. Con un sospiro di frustrazione, si chinò per dare un’occhiata più da vicino, e vide che una perdita d'olio che non permetteva di utilizzarla.
“Proprio oggi,” pensò tra sé e sé, sentendo crescere un senso di irritazione. Non aveva tempo per questo tipo di contrattempi, non quella mattina. Senza esitare, chiamò il meccanico di fiducia, sperando che potesse risolvere il problema rapidamente.
“Ciao, Mario, ho un problema con l’auto. Sembra che ci sia una perdita d’olio, e temo che sia qualcosa di serio. Puoi venire a dare un’occhiata?”
La risposta dall’altra parte della linea fu tutt’altro che rassicurante. Mario, con il suo tono sempre tranquillo, le spiegò che al momento era impegnato con altre urgenze e che non avrebbe potuto raggiungerla prima di qualche ora. Proprio oggi, ho un importante impegno lavorativo.
“Mi dispiace, Giulia, ma oggi è una giornata infernale. Se riesci a farmi portare l'auto in officina, vedrò di darci un'occhiata nel pomeriggio. Ma fino ad allora, temo che dovrai trovare un’altra soluzione.”
Giulia ringraziò Mario, cercando di non far trasparire la sua frustrazione. Non era il tipo da lasciarsi abbattere facilmente, ma l’idea di dover riorganizzare la sua giornata per un imprevisto del genere la innervosiva. Era abituata a gestire ogni aspetto della sua vita con precisione, e l’idea di dipendere da qualcun altro, o da qualcosa che non fosse sotto il suo controllo, la metteva a disagio.
Dopo aver riflettuto per qualche minuto, si rese conto che l'unica opzione praticabile era prendere l’autobus. Non lo faceva da anni, forse dai tempi dell’università, ma quella mattina non aveva altre alternative. Doveva comunque andare a quell'incontro, e se l’autobus era l’unico modo per farlo, così sarebbe stato.
Si affrettò a prepararsi, prendendo solo l’essenziale: una borsa con i documenti per la riunione e il telefono. Uscì di casa, lasciando l'auto nel cortile, con la sensazione che quell'inconveniente, per quanto fastidioso, potesse avere delle ripercussioni inaspettate sulla sua giornata.
La fermata dell’autobus non era lontana da casa sua, ma la strada che la separava le sembrò più lunga del solito. Non era abituata a camminare così tanto di mattina, abituata com’era a salire subito in macchina. L’imprevisto le stava procurando ritardo essendo passate a vuoto alcune ore della mattina, fortunatamente la riunione era programmata quasi ad ora di pranzo. Quando finalmente raggiunse la fermata, si fermò un attimo a riflettere. Forse quel piccolo imprevisto era un segno, un modo della vita per ricordarle che non sempre si può controllare tutto. A volte, pensò, bisogna solo lasciare andare e vedere cosa succede.
Mentre attendeva l’autobus, Giulia osservava le persone intorno a lei, cercando di immaginare le loro storie, i loro percorsi. Era un esercizio che amava fare, anche se raramente aveva l’occasione di farlo. Le sembrava quasi di entrare per un attimo nelle vite degli altri, di vedere il mondo attraverso i loro occhi. Chissà, pensò, magari anche per lei quel giorno ci sarebbe stato qualcosa di diverso, di inatteso. E così, senza saperlo, quel giorno iniziò per Giulia con una serie di eventi che l'avrebbero portata a scoprire qualcosa di nuovo e di inaspettato. Un semplice guasto all’auto, che in altre circostanze avrebbe considerato un fastidioso contrattempo, si sarebbe rivelato l’inizio di un cambiamento molto più grande nella sua vita. Ma questo, naturalmente, lei non poteva ancora saperlo.
Era una di quelle rare giornate in cui il calendario non mi guardava con sguardo minaccioso. Nessuna scadenza, nessun cliente da chiamare, nessun progetto urgente da portare avanti. Una vera e propria rarità per uno come me, abituato a vivere con l’orologio
sempre in mano e la mente concentrata sui mille dettagli tecnici che fanno parte del mio lavoro.
Mi svegliai presto, come sempre, per abitudine più che per necessità. Ma quella mattina, invece di affrettarmi a prepararmi e a mettermi al lavoro, mi ritrovai a fissare il soffitto della mia camera da letto, chiedendomi cosa avrei fatto di tutto quel tempo libero. Non ricordavo l'ultima volta in cui avevo avuto una giornata interamente a mia disposizione, senza nulla da fare se non decidere, istante per istante, come trascorrerla.
Scostai le lenzuola e mi alzai lentamente, sentendo una strana sensazione di leggerezza. Dopo una rapida colazione, decisi che avrei approfittato della giornata per fare una lunga passeggiata in città, qualcosa che non facevo da tempo. L'estate era ormai inoltrata, e l'aria del mattino era già calda, ma ancora piacevole. Il cielo limpido e il sole che iniziava a salire promettevano una giornata luminosa e serena.
Uscito di casa, mi incamminai senza una meta precisa, lasciando che i miei passi mi guidassero attraverso le vie della mia cittadina. Non avevo alcuna fretta, nessun luogo in cui dovevo essere, e questa sensazione di libertà, per quanto insolita, mi faceva sentire stranamente a mio agio.
Iniziai a camminare lungo il corso principale, osservando le vetrine dei negozi che si stavano lentamente aprendo. Molti commercianti mi salutavano, riconoscendomi, ma quella mattina risposi con un sorriso più disteso del solito, senza la solita fretta di chi ha mille cose per la testa. Passai davanti alla libreria dove, da giovane, passavo interi pomeriggi a sfogliare libri, e decisi di entrare. Non avevo in mente un titolo preciso, ma mi piaceva l'idea di curiosare tra gli scaffali, lasciandomi ispirare.
All'interno, il profumo di carta e inchiostro mi avvolse subito, riportandomi indietro nel tempo, a quando la mia vita era meno frenetica e avevo più tempo per dedicarmi alle mie passioni. Mi persi tra i volumi, sfogliando pagine e leggendo qua e là, finché non trovai un libro che mi colpì: una raccolta di racconti di autori contemporanei. Non era qualcosa che avrei scelto di leggere di solito, ma quel giorno decisi di fare un'eccezione e lo acquistai.
Proseguii la mia passeggiata, dirigendomi verso il parco. Era uno dei miei luoghi preferiti della città, un'oasi di verde in mezzo al cemento, dove ci si poteva rifugiare per trovare un po' di pace. Arrivato lì, trovai una panchina all'ombra di un grande albero e mi sedetti. Per un po', mi limitai a osservare la gente che passava: famiglie con bambini, anziani che passeggiavano lentamente, coppie che ridevano e parlavano sottovoce.
Il fruscio delle foglie sopra la mia testa, accompagnato dal canto lontano di un uccello, creava una melodia naturale che si mescolava al suono delle risate dei bambini in lontananza. C'era una sorta di tranquillità in tutto ciò, una serenità che spesso mi sfuggiva nei giorni di lavoro.
Presi il libro che avevo comprato e iniziai a leggere, lasciandomi trasportare dalle storie che raccontava. Non so quanto tempo passai lì seduto, immerso nella lettura, ma ad un certo punto mi accorsi che il sole era ormai alto e che il parco si era riempito di vita. Decisi di proseguire la mia giornata di libertà e mi diressi verso un piccolo caffè che avevo scoperto qualche anno prima, nascosto in una viuzza laterale.
Entrando, fui accolto dal suono delle tazze che tintinnavano e dal profumo del caffè appena fatto. Scelsi un tavolino vicino alla finestra, ordinai un espresso e tornai a immergermi nella lettura. La vita scorreva intorno a me, ma io mi sentivo in un piccolo mondo a parte, dove il tempo sembrava rallentare e dove ogni cosa trovava il suo giusto ritmo.
La tranquillità di quella mattinata mi aveva quasi fatto perdere il senso del tempo. Decisi che era il momento di andare a prendere l’auto, visto che più tardi avrei dovuto sbrigare qualche commissione fuori città. Non che avessi particolarmente voglia di mettermi al volante, ma sapevo che non potevo trascorrere tutta la giornata a bighellonare senza scopo.
Mentre camminavo, un senso di leggerezza mi pervase, una sensazione dimenticata che riportava alla mente i giorni spensierati della mia giovinezza, quando ogni passo sembrava pieno di promesse.
Andai via con un senso di soddisfazione, una pace interiore che non provavo da tempo. Raggiunsi a passo lento il parcheggio vicino al caffè dove avevo lasciato l'auto. Il caldo estivo si faceva sentire, ma per una volta non mi dava fastidio. Arrivato alla mia macchina, presi un attimo per apprezzare il silenzio della via e la calma che ancora mi avvolgeva.
Accesi il motore e mi misi in marcia senza una vera urgenza, decidendo di percorrere strade meno trafficate per godermi ancora un po' quella sensazione di libertà. Stavo riflettendo su come avrei potuto concludere quella giornata senza impegni, magari fermandomi in qualche angolo della città che non avevo esplorato da tempo.
Mentre guidavo, mi resi conto che la mia mente vagava, e quasi senza accorgermene, presi una direzione che mi portò verso una parte della città che frequentavo raramente.
Senza una meta precisa, avevo deciso di esplorare un po' la città, di godermi il piacere di guidare senza fretta, lungo strade meno battute. Mi ritrovai a percorrere un quartiere che non visitavo spesso, uno di quei luoghi in cui il tempo sembrava essersi fermato, con vecchi edifici in mattoni e negozi di un'altra epoca.
2 - La conoscenza
All'improvviso, mentre passavo davanti a una fermata dell'autobus, i miei occhi furono catturati da un volto dolce, illuminato da uno sguardo vivace e brillante. Senza pensarci troppo, decisi di tornare indietro. Abbassai il finestrino e, con un sorriso, le chiesi se avesse bisogno di un passaggio. Lei rifiutò gentilmente, dicendo che preferiva aspettare l'autobus. Cercai di fare colpo, affascinato dalla dolcezza che traspariva dai suoi lineamenti.
Lei si voltò verso di me, e per un attimo i nostri sguardi si incrociarono. I suoi occhi verdi riflettevano una sorpresa sincera. Come se non si aspettasse un'offerta del genere da uno sconosciuto. Dopo un momento di esitazione, mi rispose con un sorriso gentile, ma anche un po’ imbarazzato.
“Ti ringrazio molto, ma preferisco aspettare il pullman. Non vorrei disturbarti.” La sua risposta era cortese, ma chiara nel voler mantenere la propria riservatezza. Non la biasimavo; anch’io, al suo posto, avrei avuto delle riserve.
Mentre stavo per riprendere la mia strada, notai che continuava a guardare l’orologio con crescente preoccupazione, scrutando nervosamente l’orizzonte. Il pullman sembrava non arrivare mai, e la sua ansia era evidente. Decisi di riproporle l’offerta, sperando di poterle essere utile.
“Aspetta un momento,” dissi gentilmente, richiamando la sua attenzione. “Sembra che il pullman stia facendo tardi. Se hai un appuntamento importante, sarebbe meglio se ti accompagnassi.”
Lei mi guardò di nuovo, questa volta con un’espressione più decisa ma visibilmente combattuta tra la voglia di mantenere la sua riservatezza e la necessità di non fare tardi. Dopo un attimo di riflessione, sospirò e annuì.
“D'accordo, accetto,” disse, visibilmente sollevata. “Non voglio disturbarti, ma mi farebbe davvero comodo. Grazie.”
Sbloccai la portiera con un sorriso. “È un piacere, davvero. Dove devo portarti?”
Salì in macchina e mi diede l’indirizzo. Mentre riprendevo la guida, mi sentivo stranamente a mio agio, come se quel gesto di fermarmi e offrirle un passaggio fosse stata la cosa più naturale del mondo. Anche se l'incontro era nato da una semplice cortesia, avevo la sensazione che questo breve tragitto potesse essere l'inizio di qualcosa di più significativo. Per ora, mi limitai a guidare, contento di poter essere utile, e curioso di scoprire dove questa giornata mi avrebbe condotto.
Percorremmo quattro o cinque chilometri, e presto giungemmo al luogo dove doveva recarsi. Ci salutammo velocemente, e, spinto dalla curiosità e dall’ammirazione, mi permisi di chiederle a che ora avrebbe finito. Me lo disse e, mentre tornavo verso casa, pensai: "Che bellissima e dolce ragazza".
Nel tardo pomeriggio, emozionato e felice, decisi di tornare nello stesso posto dove l'avevo accompagnata. Aspettai un po’, ma non c'era traccia di lei. Scoraggiato, me ne andai.
3 - L’innamoramento
Nei giorni successivi, passavo spesso sia dal luogo del nostro primo incontro, sia dal posto dove sapevo che sarebbe stata dopo il lavoro. Determinato a rivederla, la mia costanza fu premiata quando finalmente ci incontrammo di nuovo. Mi confessò che quel pomeriggio, mi aveva visto passare, ma non aveva trovato il coraggio di chiamarmi.
Lei era sempre sorridente e piacevolmente simpatica, e suscitava in me fin da subito forti emozioni. Iniziammo a frequentarci, uscendo a mangiare e bere qualcosa insieme, e a conoscerci più a fondo, confidandoci con una spontaneità e una sincerità inaspettate. L'ottima impressione iniziale si rivelò ben poca cosa rispetto a quanto cresceva la nostra intesa man mano che la conoscevo meglio.
Un pomeriggio, mentre camminavamo lungo una strada affollata del centro, fummo attratti da un suonatore di strada che stava eseguendo una melodia romantica con il suo violino. Senza pensarci due volte, mi avvicinai e la presi per mano, invitandola a ballare proprio lì, in mezzo alla folla. Lei, sorpresa e divertita, accettò, e iniziammo a ballare sotto lo sguardo curioso dei passanti. Fu un momento magico, come se tutto il mondo intorno a noi fosse svanito. Alla fine della canzone, arrossendo leggermente, ci allontanammo ridendo.
Un giorno, durante una passeggiata nel parco, all'ombra dei grandi alberi di quercia, decidemmo di fare una sosta per una merenda improvvisata. Mentre ci gustavamo dei panini, un piccolo gruppo di anatre cominciò a girarci intorno, attratte dalle briciole di cibo che cadevano. In un momento di ispirazione giocosa, iniziai a lanciare le briciole verso di loro, cercando di farle mangiare in maniera insolita.
Lei mi guardava divertita, e presto si unì al gioco, lanciandomi le briciole addosso in una sorta di battaglia di cibo. Quando le anatre si avvicinarono troppo, entrammo in una risata incontrollabile, attirando l’attenzione dei passanti e creando una scena comica che non poteva passare inosservata.
Dopo vari incontri e molte emozioni condivise, riuscii finalmente a darle il primo bacio. Fu un momento di pura leggerezza, come se stessimo fluttuando. Il suo abbraccio, il suo odore, i suoi baci erano per me qualcosa di indescrivibile. La nostra intesa sentimentale si sviluppò rapidamente grazie alla nostra comunicazione aperta e sincera. Tuttavia, la nostra prima esperienza intima fu un disastro. Preso dall'emozione e dalla novità della situazione, ebbi un orgasmo troppo veloce, senza riuscire a soddisfarla come avrei voluto. Nonostante ciò, non ne facemmo un dramma e riuscimmo a ridere dell'accaduto. Solo in seguito mi confessò che, pur sentendosi benissimo con me anche in quei momenti, sperava che il problema si risolvesse, e così avvenne nelle volte successive.
Una sera, mentre guardavamo un vecchio film in bianco e nero a casa mia, lei si girò verso di me e disse: "E se provassimo a rifare una scena di questo film?". La proposta era allettante, così ci alzammo e iniziammo a recitare una delle scene più romantiche, con me che impersonavo l'eroe del film e lei la protagonista. La serata si trasformò in un mix di risate e momenti di dolcezza, e ci rendemmo conto di quanto fosse facile e naturale divertirci insieme, anche con le cose più semplici.
Una volta, mentre esploravamo insieme un negozio di giocattoli vintage, trovammo una serie di piccoli modellini di auto d'epoca. Decidemmo di fare una gara improvvisata, utilizzando una pista che improvvisammo sui ripiani del negozio. Ci ritrovammo a ridere come due bambini, con lei che cercava di far correre il suo modellino mentre io tentavo di sabotarla, spostando furtivamente gli altri modellini per ostacolarla. Il commesso, divertito dalla nostra gara, si unì al gioco e alla fine ci offrì dei piccoli premi per il miglior tempo. Quella giornata si scolpì nei nostri cuori come una delle più belle, fatta di risate e pura gioia.
Ci divertivamo tanto fuori quanto dentro il letto, e cominciavamo a scoprire i segreti e le fantasie dell’altro, confidandoci con tranquillità. Tra di noi non c'era mai il timore di essere giudicati; al contrario, ci sentivamo liberi di essere noi stessi, certi che qualsiasi rivelazione sarebbe stata accolta senza riserve o pregiudizi. Il nostro rapporto d’amore continuava a crescere, seguendo percorsi sempre più piacevoli. Fare l’amore era diventato un piacere indescrivibile, e potevamo restare a letto per ore, esplorando ogni possibile modo di amarci, sempre con il sentimento al centro di tutto.
Un’altra volta, durante una festa di amici, decidemmo di partecipare a un gioco di ruolo improvvisato che coinvolgeva travestimenti e scenari fantasiosi. Io mi vestii da detective degli anni '50, mentre lei optò per il ruolo di una femme fatale con un abito da sera scintillante. La festa si trasformò in una sorta di commedia teatrale, con noi che recitavamo ruoli esagerati e scherzosi. La serata finì con applausi e risate, immersi nel divertimento generale.
Col passare degli anni, il nostro legame si faceva sempre più solido, arricchendosi di esperienze condivise, risate, amore profondo e una passione intensa.
Quasi ogni volta, le nostre sessioni di intimità si prolungavano per ore, e sorridevamo ricordando i nostri primi incontri, che duravano solo pochi minuti. Gli orgasmi erano intensi e straordinari; lei riusciva a provare piacere fino a otto o nove volte, mentre io ero completamente estasiato.
A volte, mentre mi abbandonavo a questi momenti di estasi, non potevo fare a meno di pensare a quanto fosse strano e affascinante come una semplice azione potesse trasformarsi in un’avventura così complessa e appagante. Mi capitava di riflettere, con un sorriso, su come ogni giorno con lei sembrasse un racconto che si scriveva da solo, un po' come le scenette buffe dei film che avevo visto da bambino. Quella leggerezza e quella gioia condivisa erano una continua scoperta e un’esplorazione continua.
4 - La trasgressione
Avevo sempre sognato di fare l'amore con due donne, e, con l’intesa che ormai ci legava, le confessai il mio desiderio. All'inizio era comprensibilmente un po' gelosa e perplessa, ma sapeva che il mio amore era tutto per lei e che vedevo la cosa solo come un gioco, un capriccio da esaudire. Le proposi di coinvolgere qualche sua amica, ma lei rifiutò, temendo che potesse creare dei problemi. Decidemmo quindi di iscriverci a qualche sito per cercare una ragazza con cui costruire prima un rapporto di amicizia mirata. Tuttavia, la ricerca si rivelò più difficile del previsto: le nostre richieste ricevevano risposte solo da uomini entusiasti, che puntualmente bloccavamo.
Iniziammo a considerare l'idea di contattare coppie, non per uno scambio, ma per trovare un uomo disposto a farci “conoscere” la sua compagna. Lo scambio di coppia non era ciò che cercavamo. Alcuni singoli ci chiesero di fare l’amore mentre ci guardavano tramite webcam. Provammo, e sebbene fosse divertente, lei non si sentiva a suo agio, così abbandonammo questa pratica. Tuttavia, i singoli continuavano a contattarci, e solo pochi si rivelavano simpatici ed educati. Scoprivamo un mondo completamente nuovo per noi e comprendevamo l’importanza di essere estremamente cauti.
Il nostro rapporto continuava a prosperare, rafforzato da questi piccoli segreti. A letto, la nostra intesa era straordinaria; riuscivamo a connetterci in modi che andavano oltre il fisico. Ero dolcissimo con lei, spinto dal forte amore che provavo. La cosa più eccitante per me era baciarla leggermente sulla guancia; dopo questo gesto, finivamo sempre per fare l’amore, diventando un solo corpo e sperimentando nuove sensazioni e posizioni. Era semplicemente favoloso entrare lentamente dentro di lei e sentirmi accolto con amore.
Il suo odore era eccezionale, risvegliando in me sensazioni inaspettate e potenti. La sua dolcezza e simpatia completavano il quadro, facendoci volare tra le nuvole. A volte, facevamo l’amore in macchina, in posti impensabili della città. Una notte, ci trovammo avvinghiati in una delle piazze principali; fortunatamente, solo un uomo affacciato alla finestra ci vide, probabilmente gli conciliammo il sonno con qualche pensiero particolare su di noi.
Una mattina molto presto, come facevamo spesso, ci recammo in un parco pubblico ricco di alberi, per godere del silenzio, della tranquillità e dell'aria fresca. Da lontano notai una donna seduta su una panchina, intenta a leggere un libro. Di fronte, ma leggermente di traverso, c'era un'altra panchina.
Essendo ancora presto, non c'erano bambini, adolescenti né altre persone. Quella situazione, così favorevole e forse irripetibile, risvegliò in me una piccola perversione. Tra scherzi e battute, convinsi Giulia, che già intuiva qualcosa, a sedersi di fronte alla donna. Sistemandomi, feci in modo che lei si sedesse alla mia sinistra e, abbracciandoci, si trovasse di spalle alla donna.
La nostra giovialità e il fatto di essere una coppia probabilmente fecero sentire la donna tranquilla, tanto che rimase assorta nella lettura del suo libro, il cui titolo, per curiosità, cercavo di scorgere, ma la distanza me lo impediva. Cominciammo a baciarci dolcemente, in modo apparentemente casuale. Presi la mano di Giulia e la guidai verso il mio membro. Capendo le mie intenzioni, mi disse sorridendo: "Sei il solito stronzetto".
Al primo tentativo ritrasse la mano, ma al secondo, durante un bacio dolcissimo, si lasciò andare e iniziò a carezzarmi.
Mentre le mie labbra si fondevano con le sue, l’odore della pelle di Giulia si insinuò nelle mie narici, un aroma che conoscevo bene, che da sempre mi faceva ribollire il sangue. Quel profumo, misto al calore del suo corpo, mi trasportava immediatamente in uno stato di eccitazione profonda, come se il solo respirarlo fosse già un preludio a tutto ciò che sarebbe potuto accadere.
Con un occhio socchiuso, sbirciai la donna sulla panchina. Era ancora lì, immersa nella lettura, o almeno così sembrava. Sussurrai all'orecchio di Giulia, lasciando che il mio respiro le accarezzasse il collo: "Se vuoi, puoi spingerti a fare di più..." Lei sorrise, quel sorriso malizioso che conoscevo a memoria, e rispose senza parole, abbassando lentamente la cerniera dei miei pantaloni.
Sentii le sue dita scorrere con delicatezza, mentre con una calma quasi metodica liberava lo spazio per raggiungermi. Ogni suo movimento era accompagnato da quel leggero strofinio della pelle che, insieme al suo odore, aumentava il desiderio in me. La sua mano si insinuò dentro, sfiorandomi con quella sua delicatezza che sapeva dosare così bene, e immediatamente il mio corpo reagì, il mio membro si irrigidì sotto il suo tocco.
Con discrezione, notai che la donna davanti a noi alzò lo sguardo per un attimo. Sembrava scrutare, forse incuriosita, ma non riuscii a capire se avesse notato cosa stava accadendo. Mi sentii avvolto da una miscela di eccitazione e tensione, alimentata dalla consapevolezza che stavamo giocando con qualcosa di proibito, nascosto agli occhi di un’estranea che però poteva scoprire tutto in qualsiasi momento.
La posizione in cui eravamo seduti e la crescente pressione del mio membro rendevano difficile per Giulia estrarlo. Guardai rapidamente attorno: il parco era ancora deserto, il silenzio rotto solo dal fruscio leggero delle foglie mosse dal vento. Con una mossa decisa, sbottonai i pantaloni, sentendo immediatamente un senso di liberazione. Giulia, sempre attenta e sensuale, accolse il cambiamento con un sorriso appena accennato, la sua mano adesso poteva muoversi con più libertà, sfiorandomi in modo più fluido e deciso.
Sentivo il calore della sua pelle contro la mia, e ogni suo tocco sembrava intensificare quella sensazione di intimità e rischio. Il mio membro, ormai completamente libero, era alla luce
del sole, mentre la sua mano lo accarezzava con movimenti lenti ma decisi, seguendo un ritmo che solo lei sapeva modulare alla perfezione.
L'eccitazione montava velocemente dentro di me, sentivo che stavo per raggiungere un punto di non ritorno. Sussurrai tra un bacio e l’altro: "Fermati un attimo..." Giulia mi ascoltò, ma il suo sorriso rimase, un chiaro segno che sapeva esattamente cosa stava provocando.
La abbracciai, respirando profondamente il profumo della sua pelle. Con discrezione, guardai di nuovo verso la donna sulla panchina. Questa volta la sua curiosità era evidente: sbirciava da dietro il libro, e capii subito che aveva visto. Un brivido mi attraversò, quel confine sottile tra essere scoperti e continuare il nostro gioco si faceva sempre più incerto, ma incredibilmente eccitante.
Le sue mani sembravano stringere il libro con più forza, forse un segnale del tumulto interiore che stava vivendo.
La situazione aveva chiaramente eccitato anche Giulia. I suoi occhi, dolci ma carichi di desiderio, mi fissarono mentre sussurrava: "La ragazza è ancora lì? C'è gente in giro?" Le risposi con calma, "Sì" e "No."
Dopo un attimo, si abbassò lentamente e, con naturalezza, iniziò a prenderlo in bocca. Sentii subito il calore delle sue labbra, e un brivido mi attraversò. Istintivamente guardai verso la donna sulla panchina. Era lì, immobile, come se fosse rimasta bloccata a osservare la scena. Non distolse lo sguardo, consapevole di essere diventata testimone di un momento tanto intimo quanto audace.
Mi chiesi se, come noi, stesse vivendo sensazioni nuove, forse sconosciute, ma che, a giudicare dalla sua espressione, dovevano essere piacevoli.
Dopo pochi minuti, sentii crescere un forte orgasmo e il calore dello sperma che defluiva nella bocca di Giulia. Non avevo dubbi, viste le nostre passate esperienze, ma istintivamente mi augurai che anche questa volta fosse stata così brava da non dover usare fazzoletti, evitando che mi sporcassi i pantaloni. Così fu.
La donna assistette a tutta la scena, quasi come in uno stato inconsapevole. Il modo in cui l'atto era terminato sembrava scuoterla leggermente, come se la portasse a riflettere su qualcosa che non aveva mai provato. Forse, senza volerlo, avevamo innescato in lei un desiderio nuovo, un pensiero che forse avrebbe spinto il suo uomo, la prossima volta, a godere di un piacere così intenso.
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