La canzone dell'attesa

di
genere
etero

Ti attendo.
In queste due parole così piccole e miserevoli sulla carta si cela tutto il tumulto di eccitazione che ho dentro. Mi sono preparata con largo anticipo perché non sapevo bene come tenere occupate le mie mani per non toccarmi. Adesso sono qui con addosso solo il mio bustino di pizzo e le leggere mutandine di seta. Sento l’inferno in mezzo alle gambe e i capezzoli dritti e gonfi. Il clitoride inturgidito. Basterebbe sfiorarmi per farmi detonare. Hai innescato l’eccitazione nelle mie viscere e adesso la carne brama la sua soddisfazione.
Non metto il profumo, non mi trucco, taglio le unghie. Non voglio lasciare tracce del mio passaggio sul tuo corpo se resteranno saranno solo nella memoria. Saranno solchi di lussuria sulla tua anima inquieta.
Ti attendo
Ci siamo già carezzati a lungo indulgendo sulle nostre parole. Abbiamo spogliato lentamente i nostri pensieri e ci siamo viste bestie simili e della stessa specie. Non abbiamo code da agitare ma ci siamo annusati, odorati e infine riconosciuti. Niente convenevoli, strutture e formalità solo desiderio imperioso. Chi ha bisogno di giustificare le proprie pulsioni sotto una etichetta non può comprendere appieno cosa sia il desiderio puro.
La bellezza incontaminata di essere solo carne e voglia.
Ti attendo.
Ho tra le mani la benda che metterò sugli occhi poco prima che tu varchi la mia soglia e ci giocherello. Le mie mani sono irrequiete. Anche se so che non ti toccherò subito. Voglio prima sentirti entrare e percepire il tuo sguardo, il tuo respiro. Sentire il tuo odore. Lasciare che mi esplori a tuo piacimento mentre la mia carne si spalanca calda e tremante di goduria.
Voglio sentire le tue mani e la tua bocca e la tua lingua ancora prima di vedere i tuoi occhi. Sento il piacere colarmi giù tra le gambe. Non ho neanche freddo. Non smetto di tremare dalla voglia. Tutto il mio corpo è attraversato dalla goduria ancora prima di sapere come sarà e cosa succederà.
Ti attendo.
La mia fica è fradicia e dilatata di voglia. Le mie mani restano forzosamente immobili.
Non so ancora cosa succederà ma so che ogni buco del mio corpo vuole essere violato sin nel profondo. Non è desiderio che può esprimersi con blande carezze ma deve esplodere con forza animalesca. Non voglio essere sfiorata. Voglio essere penetrata senza ritegno, senza vergogna. Voglio sentire i denti e le unghie. Voglio vedere venire fuori l’animale che cova sotto la maschera della civiltà. Voglio sentirmi femmina senza se e senza ma. Voglio i tuoi più bassi istinti. Voglio e attendo.
Si consumerà tutto sin troppo velocemente per non godermi questa lunga attesa.
scritto il
2016-02-23
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