Doveva essere solo un viaggio
di
Ciuffo biondo
genere
sentimentali
Era una mattina di ottobre! Avete mai provato quella sensazione di vuoto e di nostalgia? Insomma ho sempre sognato di andarmene via da qui, volevo solo trovare fortuna altrove e magari vivere felice il futuro che sogno per me stesso da quando ero ancora un bambino. Bene, arriva il giorno di partire e vado in ansia, di un tratto è come se quel desiderio di fuggire via, sia stato presto sopraffatto dalla nostalgia, ma a capo chino prendo la valigia e mi dirigo in aeroporto. Salgo sull'aereo quando arriva l'orario di partire, trovo il mio posto e mi accomodo, socchiudo gli occhi e mi godo un pó di buona musica. Ad un tratto sul sedile accanto al mio ma alla fila alla mia sinistra, arriva una ragazza! Bella come il sole, ma che ve lo dico a fare? Comincio a fissarla, sorrido da solo come un ebete, cerco di non farmi beccare a fissarla e ci riesco per tutto il viaggio. Beh, passano ore e gli sbarchi sono ormai imminente, arriviamo finalmente a Dublino e scopro che anche lei sta scendendo li. Le gambe mi tremano, resto incantato nel sentirla parlare un perfetto inglese, ma con un accento strano, eh si doveva essere proprio nativa Irlandese. L'ascolto parlare con l'assistente di volo, le dava consigli e apprendo che forse se ne intende, magari anche lei fa questo lavoro. Inizia a salirmi un eterna tristezza, perché una volta lasciato definitivamente l'aereo e di conseguenza l'aeroporto, beh, non l'avrei rivista mai più. Dunque con la coda tra le gambe mi dirigo a D7 dove avrei trovato l'appartamento che ho affittato, mi sistemo, vado a fare la spesa e poi dritto davanti ad una palestra. Mi attira, forse pensai sarebbe stato un ottimo passatempo quando sarei tornato a casa dal lavoro, quindi decisi di iscrivermi cercando col mio medio inglese di decifrare ogni singola frase delle varie pratiche burocratiche. Una firma li, una qui, avrei dovuto iniziare il giorno dopo di mattina. Avendo trovato lavoro in un pub, lavoravo di notte e la mattina tre volte a settimana avrei potuto frequentare la palestra. Dunque il giorno dopo mi preparo, una tuta e via, il resto nel borsone, mi dirigo alla palestra e una volta arrivato mi presentano la Personal Trainer. Volevo scappare, forse morire! Era lei, la ragazza dell'aereo, mi guardò col suo sorriso meraviglioso e mi sciolsi, sembrai un emerito idiota, ma cercai di non farle capire che mi piaceva e anche tanto. Cioè dai a chi non è capitato di avere un colpo di fulmine? Mi mise subito a fare esercizi, aveva un corpo così dannatamente perfetto, i suoi addominali erano acciaio e quando la vedevo sollevare pesi con i suoi muscoli, mi immaginavo di passarle la lingua lungo i lineamenti addominali. Non pensate che avesse un fisico da anabolizzanti o mascolino, affatto! È la donna più bella che io avessi mai visto, riusciva a rimanere femminile nonostante tutto. Comunque mi parlava e mi sorrideva e io morivo dentro, però mi resi conto che quelle tre ore passarono in un lampo. Stavo male nel doverla lasciare, ma ci fermammo a parlare ancora per un'altra mezz'ora. Mi domandò se fossi straniero e le risposi di si e che odiavo la mia vita, l'Italia non poteva offrirmi niente di quello che volevo. Alla fine le ho detto dove lavorassi e l'ho invitata a venire al pub se le andava! Con un sorriso accettò l'invito e io andai a casa entusiasta all'idea che l'avrei rivista. Forse ho corso troppo, forse immaginando cose che non c'erano, ma ero felice! Tornato a casa feci una doccia e mi cambiai, poi pranzai e uscii. Andai a fare delle commissioni e poi dritto al lavoro, d'altronde erano già le 21.00 e si sarebbe dovuto affollare fin da subito. Passarono le ore, arrivarono le 23.30 e sebbene il pub fosse enorme e non avrei potuto vederla, sentivo che non c'era. Arrivarono le 2.00 e di un tratto il cuore aumentò i battiti, sentivo le farfalle nello stomaco e la saliva si prosciugò. Lei era li con un paio di amiche e vennero a sedersi al bancone! Ordinarono da bere e io senza farmi vedere dai colleghi, nonostante la musica alta, mi avvicinai al suo orecchio e le dissi che per lei offriva la casa. Mi sorrise e poi mi chiese come mi chiamavo, le dissi di getto: Marco, mi chiamo Marco! Lei Rebecca, era incredibile aveva un nome italiano ma non lo era e sorrisi, perché bellezze come la sua io non ne avevo mai viste. Il pub era pieno e continuavo a lavorare, ma riuscivo a non ignorarla, anzi, le offrivo sempre da bere e ad un certo punto ho iniziato a bere anche io. Alle 4.00 de mattino poi, le sue amiche andarono via, i miei colleghi diventarono sempre meno, uno di questi si avvicinò e mi disse che potevo andare e che doveva chiudere. Ma io mi ribellai, gli dissi che avrei pulito io e che poi avrei chiuso e quindi credendomi scemo ne approfittò e mi lasciò le chiavi e andò via. Superati il bancone e andai a chiudere per metà in modo che nessun altro potesse entrare notando la serranda semi abbassata. Lei era ancora li, decise di tenermi compagnia per ripagarmi di tutto quello che la ho offerto e mentre ripulivo continuavamo a bere, ma senza ubriacarci. Eravamo leggermente brilli ed è vero, ma consci di quello che ci dicevamo e di quello che facevamo! Ad un tratto si allontana e si avvicina al Juke box, seleziona una canzone, musica Irlandese e inizia a ballare. Io la guardavo e sorridevo e poi mi chiese se sapevo fare questi balli, i balli della loro tradizione. Le risposi di no e quindi con uno dei suoi sorrisi da far perdere il fiato, si avvicinò a me e mi tese la mano, iniziando a insegnanti i passi. Non ci reggevamo in piedi, tra lavoro e alcool, ma di un tratto presi coraggio e la baciai, le ficcai totalmente la lingua in gola. Strano perché pensavo mi rifilasse una cinquina sulla faccia e invece ricambiò prolungando, tanto che trasportati dalla foga, la sollevai da terra e la feci distendere sul bancone. A quel punto la baciai sul collo, poi le tolsi la maglia e scesi al petto e lungo quello scolpimento palestrato che solo Dio sa cosa le avrei fatto. La baciai fino alla vita e poi le tolsi i pantaloni, le scarpe.. Tutto! Mi spogliai anche io velocemente, rimasi nudo completamente, ma mentre provai a toglierle l'intimo mi fermò. Mi fece distendere e iniziò a farmi un pompino! Un cazzo di pompino! Il mio pene era nella sua bocca, il mio, si. Io ci credevo che non l'avrei neanche più rivista. La sua lingua la sentivo, me lo leccava divinamente e poi usciva fuori per leccare con intensità la cappella. La sentivo e mi eccitavo, poi lo riprese tutto in bocca e mi sentivo quasi la sua troia, cioè ero totalmente perso di lei, avrei potuto farmi usare come voleva. Il pompino andò avanti a lungo e poi mi baciò e in quell'arco di tempo riuscii a sfilarle il reggiseno prima e gli slip dopo. Le baciai i seni, le leccai e succhiai i capezzoli, poi scesi ad affondare la mia lingua nella sua vagina. Non sapevamo cosa ci stava prendendo, ma eravamo abbastanza lucidi da voler andare avanti e di conseguenza gliela leccai tutta con estremo piacere, poi le ficcai dentro le dita e intanto andai a farle un succhiotto sul seno. Volevo lasciarle il segno, volevo che si ricordasse di me e poi non poté fare altro che penetrarla. Entrai in lei prepotentemente, sentii per un attimo la sua voce cupa e col suo accento Irlandese pronunciava il mio nome e lo rendeva sexy... Terribilmente sexy. Il ritmo delle spinte fu fin da subito precoce, andavo rapido e sempre più a fondo, cazzo se volevo aprirla e per farlo sarei dovuto entrare sempre più dentro, quindi le allargai le gambe quasi fino a spaccarla in due, ma era bello il fatto che nonostante il dolore, lei non me lo faceva pesare. Ero consapevole di farle male, ma la desideravo, la volevo e glielo dimostravo così! Continuai a penetrarla sempre così dannatamente forte, andavo più a fondo che potevo e col pene circumnavigavo per provocare ancora più piacere, misto però a un lieve dolore. Di tanto in tanto mi lasciavo andare al romanticismo e andavo a incrociare le nostre dita, e più gemeva e ansimava, più lo facevo io, quasi a soffocare i suoi urli striduli che di tanto in tanto riuscivo ad evitare baciandola con foga. Fu pazzesco e la feci ad un certo punto voltare per fotterla anche da dietro! La penetrai dal culo, infine di nuovo davanti, fino a che non raggiunge l'apice e solo a quel punto rallentai le spinte. Stavo per venire anche io, ma lo avrei fatto con più calma e solo guardandola negli occhi! Mi sorrise e le sorrisi, fino all'ultimo istante mi aiutò ad accompagnare le spinte col bacino e poi, sempre guardandola negli occhi raggiunsi l'apice e non pensammo nemmeno a quanto eravamo stupidi a non aver preso precauzioni. Respirava a fatica e anche io d'altro canto, mi sdraiai al suo fianco e restammo in silenzio anche se la presi per mano. Oggi è la mia fidanzata e ogni volta ci rendiamo conto che non abbiamo mai fatto del sesso, ma solo amore e ogni volta con lei è meraviglioso come la prima, anche se non lo facciamo sul bancone di un pub ma nel letto di casa.
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