Inaspettato

di
genere
confessioni

Sono invisibile agli occhi di tutti, entro nella tua classe senza fare alcun rumore, ti vedo, hai scelto uno degli ultimi banchi perché sei tra le più alte e perchè così puoi distrarti facilmente, anche se l'orizzonte che si scruta dalla finestra alla tua sinistra non è così interessante, si affaccia direttamente sul cortile interno e poi solo il grigio della struttura.
Dietro di te c'è un piccolo spazio nel quale mi sistemo, ascolto il tuo respiro, è dolce come il profumo dei tuoi capelli, cos'è vaniglia?
Indossi un maglioncino di cachemire marroncino, di quelli costosi ed un paio di pantaloni neri, eleganti, il compito sarà più duro con i pantaloni.
Ti soffio sul collo, ti giri incuriosita da quell’alito che non dovrebbe provenire dalle tue spalle, le tue labbra carminie sono a pochi centimetri dalle mie, ti bacio in maniera lieve, tu sgrani gli occhi, mi hai sentito ma non ti capaciti, la tua compagna più vicino è a un metro e mezzo, assorta sullo smarthphone, non si rende conto che a pochi passi da lei qualcosa di straordinario sta accadendo.
Ti volti pensierosa, sarà stata una sensazione, l’avrò immaginato, pensi, così torno alla carica, questa volta con la mano, carezzo la spalla destra e lascio che scenda fino al tuo seno, sodo ma morbido, lo strizzo, una volta sola, ma forte. Ti volti di scatto e attiri l’attenzione della professoressa. C’è qualcosa che non va signorina?
Ti chiede con l’aria marziale di chi non ama essere disturbata mentre spiega.
No, nulla prof, mi scusi.
La lezione riprende.
Cominci ad avvertire un certo disagio, non è immaginazione, senti una presenza, non sai né puoi spiegarla in maniera razionale ma cominci a sudare.
Adesso so che ho la tua attenzione, è ciò che volevo.
Lievemente ti massaggio il collo e le spalle, non ti volti più, ti lasci cullare dalle carezze mentre senti che qualcosa si sta sciogliendo, tra le tue gambe.
Le mie mani si fanno più audaci ed entrano sotto il maglioncino, lo fanno da dietro, nessuno può notarlo, raggiungono i capezzoli montati su seni tondi e perfetti, sembrano due antenne che captano il piacere, stanno vibrando come tutto il tuo corpo, poi scendo sulla pancia, piatta e solletico l’ombelico in rilievo, adesso slaccio il bottone che comprime i tuoi eleganti pantaloni neri e scivolo sull’elastico del perizoma di pizzo, sento la pelle calda, il battito del tuo cuore accelera, la pancia si contrae: sei eccitata da tutto questo non sense.
Inarrestabile, supero il bordo del tessuto e arrivo sul tuo monte di Venere, un nome bellissimo per la vetta del piacere; è liscio, devi averlo rasato questa mattina, sotto la doccia, prima di masturbarti furiosamente come fai sempre prima di uscire, utilizzando il getto caldo.
Arrivo al bivio, dove il clitoride è posto a guardia delle labbra che si schiudono già orlate di umori, schiaccio il bottone rosa, lo scappuccio col pollice e l’indice mentre tu ti contrai sulla sedia, puntando i piedi, alla ricerca di un appoggio.
Percorro col dito medio il solco del tuo sesso, poi entro dentro di te, con uno, due, tre dita, mentre il pollice massaggia il centro del tuo piacere, vedo le tue mani afferrare i bordi della sedia, sollevando il corpo, sei una tavola di legno adesso, il bacino si muove al ritmo delle mie dita accompagnando i movimenti, ti lascio vuota per un momento, ho voglia di sentire il tuo sapore, così mi porto le dita alla bocca e le succhio. Buone.
Sai che non potrai resistere a quella tortura, alzi la mano e chiedi di andare in bagno.
Ti seguo.
Nel corridoio affretti il passo, sai che ci sono.
Entri nel bagno ed io con te, ti togli i pantaloni ed il perizoma, apri le cosce sedendoti sul water e io immergo la mia lingua dentro di te, aiutandomi con le dita lecco avido gli umori salati.
Mi metti una mano sulla testa, seguendo gli invisibili lineamenti arrivi al mio sesso, lo senti duro, come piace a te e cominci a succhiarlo avida, ne saggi la consistenza col palato, mentre la lingua esplora il frenulo e succhia la cappella come fosse il frutto più gustoso del tuo giardino, adesso lo so cosa vuoi, m’implori, bisbigliandolo mentre ti metti con la faccia rivolta verso il water: “Fottimi il culo!”.
Appoggio la punta del mio cazzo sul quell’orlo bruno e lascio che scivoli dentro, inghiottito dalle tue viscere, i colpi sono cadenzati e profondi, il tuo volto è porpora adesso, le tue dita ti masturbano, l’orgasmo sta montando, un’onda ti attraversa dalla testa ai piedi, è inarrestabile, cerchi di soffocare il grido che si affaccia alla tua bocca mordendoti il labbro inferiore, fino a farlo sanguinare, mentre io mi svuoto dentro di te.
Esausto mi abbandono sulla tua schiena, ti bacio il collo ed esco dal bagno, e tu pensi che non ci può essere spiegazione per questo, ma che non ha alcuna importanza. (2018)

amanuense@blu.it



scritto il
2024-06-27
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