Spesa a domicilio
di
amanuense
genere
etero
Il perché di quel lavoro così alienante se lo chiedeva quasi ogni giorno, la risposta era semplice per quanto insoddisfacente: era l’unico che aveva trovato.
Giacomo era nell’ultima cassa, quella vicina alle balle dell’acqua, la meno battuta, la più riservata, se l’era scelta in virtù del suo carattere schivo.
In realtà era una persona educata e generosa, cercava di svolgere il suo lavoro in maniera professionale, anche se lo detestava.
Viveva solo, in un piccolo appartamento non distante dal supermercato nel quale lavorava e nessuno dei suoi colleghi poteva dirsi suo amico, nel rispetto dei ruoli, Giacomo rivolgeva la parola a tutti ma non li frequentava.
Luce veniva dal sud, lavorava in un laboratorio ospedaliero, viveva una difficile storia con un uomo più grande, abitava in un bilocale non distante dal supermercato di Giacomo, dove era solita andare a fare la spesa. Infastidita dalla folla, Luce cercava di adempiere a questo atto necessario, nel più breve tempo possibile. Si guardava intorno in maniera rapida, mentre il suo carrello percorreva i corridoi stipati di merci e di display che indicavano offerte. Alla ricerca di un po’ di tranquillità, sceglieva spesso la cassa di Giacomo per pagare, perché vuota ma soprattutto per condividere un momento di solitudine, si era resa conto che quell’uomo era silenzioso e a lei non dispiaceva affatto. In un luogo dove tutti sembravano volere socializzare, a lei affascinava la silente figura di quel cassiere e quel piccolo angusto luogo che rappresentava la sua cassa, nascosta dal resto del mondo esterno.
Giorno dopo giorno, Luce cominciò a stabilire una sorta di contatto elettivo con Giacomo, senza che lui in apparenza se ne rendesse conto, eppure c’era qualcosa, il modo nel quale s’incrociavano i loro sguardi, le porgeva il resto o le chiedeva se desiderava le buste, tutto questo, per quanto potesse essere annoverato nei gesti quotidiani di un cassiere, aveva un sapore diverso, insaporito da parole non pronunciate e gesti non mossi. Questa corte silenziosa andò avanti per diversi mesi, ma nessuno dei due ebbe mai il coraggio di dire qualcosa all’altro, fino ad un giorno di primavera, quando una serie di coincidenze fecero virare la musica stanca e monotona del minuetto, in un improvviso assolo, che condusse entrambi i protagonisti, a scoprire qualcosa di loro che non conoscevano.
Il ragazzo delle consegne si era ammalato improvvisamente, cosicché il direttore del supermercato fu costretto a sospendere la consegna delle spese a domicilio. Quel giorno Luce era senza macchina e avrebbe voluto servirsi dell’opportunità domiciliare, ma di fronte a questo impedimento ed al rammarico che lei accennò al direttore, quest’ultimo ebbe un’idea, assicurò Luce che poteva fare tranquillamente la sua spesa, perché le sarebbe stata recapitata nonostante la malattia del ragazzo, s’impegnò lui stesso a risolvere il problema. Mentre Luce cominciò il suo giro, il direttore si recò all’ultima cassa da Giacomo.
Nutriva verso di lui sentimenti contrastanti, perché se da un lato non poteva rimproverargli nulla riguardo al suo comportamento sul lavoro, dall’altro lo irritava quell’atteggiamento di superiorità che sembrava avere nei confronti di tutti, lui compreso.
Lo chiamò in ufficio e gli disse che aveva una commissione per lui, gli spiegò che la signora Luce aveva la necessità della spesa a domicilio e nonostante il servizio fosse sospeso, lui le aveva assicurato che per lei avrebbe fatto un’eccezione, in quanto un’ottima cliente. Giacomo lo guardava con occhi attenti, dentro di se stava già immaginando cosa aveva preparato per lui, ma ignorava ancora il servigio che gli avrebbe reso.
Giacomo storse un poco la bocca, ma accettò di portare a Luce la sua spesa, ci sarebbe andato dopo la fine del suo turno.
Aspettò la donna alla cassa, le fece il conto e per un momento, si sentì in vantaggio su di lei, perché lui sapeva una cosa che lei ignorava.
Luce andò a casa, dopo avere ringraziato il direttore mentre Giacomo finì il suo turno.
Verso le 20, dopo avere chiuso i conti, l’uomo prese le quattro sporte e si diresse all’indirizzo che la donna aveva lasciato.
Quando arrivò davanti al palazzo, scese, prese le sporte dal bagagliaio e suonò il citofono. La voce calda di Luce rispose di salire al terzo piano.
Uscito dall’ascensore, trovò la donna che lo aspettava sulla porta.
Stupita ma soddisfatta, Luce invitò l’uomo ad entrare, le disse che non immaginava che il direttore avrebbe mandato lui a consegnarle la spesa, si scusò per il disturbo che gli aveva provocato, specie dopo una giornata di lavoro. Giacomo si schernì e stava andando via, quando Luce lo trattenne, dicendogli che tutti quei mesi alla sua cassa, avevano un significato e che sentiva che anche lei non gli era indifferente. L’uomo chiuse la porta dietro di se, la fissò per un breve e intenso istante e poi la baciò, come non faceva da tempo.
Lasciò che le loro lingue si avvolgessero l’una intorno all’altra, le braccia cinsero la morbida figura di Luce. La donna lo condusse in camera da letto, lasciò scivolare la vestaglia che indossava, rivelando forme generose e succulente.
Giacomo passò la mano fra i lunghi capelli castani dai riflessi rossi, e fece scendere il reggiseno che imprigionava un florido e avvolgente seno, dai capezzoli grandi e turgidi e dalle areole scure, con la bocca cominciò a suggere insaziabile. La fece sdraiare sul letto e le tolse anche gli slip neri di pizzo, rivelando una macchia scura che nascondeva il sesso bagnato di Luce, si spogliò velocemente della camicia e dei pantaloni, gettandosi con la lingua fra i lunghi peli neri, succhiando un clitoride grande come un bottone e le labbra carnose come valve di una pianta carnivora.
Luce gemeva e urlava di piacere, da tempo nessuno le dimostrava tali attenzioni, si teneva salda alla testa rasata di Giacomo ogni tanto lo tirava a se per baciarlo sulla bocca, mescolando saliva e umori.
Dopo avere raggiunto l’orgasmo, fece distendere l’uomo e cominciò a succhiarlo, la sua mano affusolata aveva afferrato il sesso pulsante di piacere, cominciando a lambire la punta congestionata con la lingua, per poi farlo scomparire all’interno delle sue labbra perfette.
Con una mano massaggiava lo scroto mentre un dito dell’altra era penetrato nell’ano dell’uomo.
Giacomo sembrò gradire quest’attenzione, tanto che cercava di trattenere il suo orgasmo, fino a quando non potè più e schizzò fiotti di sperma caldo dentro la gola di Luce, che dovette ingoiare velocemente per evitare di soffocare, tanta ne era la quantità.
Esausti ma felici di essersi aperti l’uno all’altra, si abbracciarono nudi sul letto, continuando a baciarsi, fin quando i loro sessi tornarono a pulsare. Giacomo si sistemò con il bacino fra le cosce di Luce e la penetrò lentamente, iniziando una danza continua e appagante, mentre la sua bocca passava dalle labbra tumide della donna, ai suoi immensi seni, grandi come montagne.
Fu Luce, che propose di cambiare posizione, mettendosi prona gli chiese di scoparla prima e sodomizzarla poi, quando i suoi umori avessero lubrificato bene il turgido cazzo di Giacomo, l’uomo l’accontentò, sbattendo ripetutamente sulle sode e comode chiappe della donna, fino a sborrarle dentro le viscere, mentre con la mano la masturbava tenacemente.
A volte, ripensano ancora a come il destino abbia deciso di farli incontrare, e soprattutto ripensano al direttore del supermercato, che pensando di fare un dispetto a Giacomo gli aveva reso uno dei più grandi favori della sua vita. [aprile 2005]
amanuense@blu.it
Giacomo era nell’ultima cassa, quella vicina alle balle dell’acqua, la meno battuta, la più riservata, se l’era scelta in virtù del suo carattere schivo.
In realtà era una persona educata e generosa, cercava di svolgere il suo lavoro in maniera professionale, anche se lo detestava.
Viveva solo, in un piccolo appartamento non distante dal supermercato nel quale lavorava e nessuno dei suoi colleghi poteva dirsi suo amico, nel rispetto dei ruoli, Giacomo rivolgeva la parola a tutti ma non li frequentava.
Luce veniva dal sud, lavorava in un laboratorio ospedaliero, viveva una difficile storia con un uomo più grande, abitava in un bilocale non distante dal supermercato di Giacomo, dove era solita andare a fare la spesa. Infastidita dalla folla, Luce cercava di adempiere a questo atto necessario, nel più breve tempo possibile. Si guardava intorno in maniera rapida, mentre il suo carrello percorreva i corridoi stipati di merci e di display che indicavano offerte. Alla ricerca di un po’ di tranquillità, sceglieva spesso la cassa di Giacomo per pagare, perché vuota ma soprattutto per condividere un momento di solitudine, si era resa conto che quell’uomo era silenzioso e a lei non dispiaceva affatto. In un luogo dove tutti sembravano volere socializzare, a lei affascinava la silente figura di quel cassiere e quel piccolo angusto luogo che rappresentava la sua cassa, nascosta dal resto del mondo esterno.
Giorno dopo giorno, Luce cominciò a stabilire una sorta di contatto elettivo con Giacomo, senza che lui in apparenza se ne rendesse conto, eppure c’era qualcosa, il modo nel quale s’incrociavano i loro sguardi, le porgeva il resto o le chiedeva se desiderava le buste, tutto questo, per quanto potesse essere annoverato nei gesti quotidiani di un cassiere, aveva un sapore diverso, insaporito da parole non pronunciate e gesti non mossi. Questa corte silenziosa andò avanti per diversi mesi, ma nessuno dei due ebbe mai il coraggio di dire qualcosa all’altro, fino ad un giorno di primavera, quando una serie di coincidenze fecero virare la musica stanca e monotona del minuetto, in un improvviso assolo, che condusse entrambi i protagonisti, a scoprire qualcosa di loro che non conoscevano.
Il ragazzo delle consegne si era ammalato improvvisamente, cosicché il direttore del supermercato fu costretto a sospendere la consegna delle spese a domicilio. Quel giorno Luce era senza macchina e avrebbe voluto servirsi dell’opportunità domiciliare, ma di fronte a questo impedimento ed al rammarico che lei accennò al direttore, quest’ultimo ebbe un’idea, assicurò Luce che poteva fare tranquillamente la sua spesa, perché le sarebbe stata recapitata nonostante la malattia del ragazzo, s’impegnò lui stesso a risolvere il problema. Mentre Luce cominciò il suo giro, il direttore si recò all’ultima cassa da Giacomo.
Nutriva verso di lui sentimenti contrastanti, perché se da un lato non poteva rimproverargli nulla riguardo al suo comportamento sul lavoro, dall’altro lo irritava quell’atteggiamento di superiorità che sembrava avere nei confronti di tutti, lui compreso.
Lo chiamò in ufficio e gli disse che aveva una commissione per lui, gli spiegò che la signora Luce aveva la necessità della spesa a domicilio e nonostante il servizio fosse sospeso, lui le aveva assicurato che per lei avrebbe fatto un’eccezione, in quanto un’ottima cliente. Giacomo lo guardava con occhi attenti, dentro di se stava già immaginando cosa aveva preparato per lui, ma ignorava ancora il servigio che gli avrebbe reso.
Giacomo storse un poco la bocca, ma accettò di portare a Luce la sua spesa, ci sarebbe andato dopo la fine del suo turno.
Aspettò la donna alla cassa, le fece il conto e per un momento, si sentì in vantaggio su di lei, perché lui sapeva una cosa che lei ignorava.
Luce andò a casa, dopo avere ringraziato il direttore mentre Giacomo finì il suo turno.
Verso le 20, dopo avere chiuso i conti, l’uomo prese le quattro sporte e si diresse all’indirizzo che la donna aveva lasciato.
Quando arrivò davanti al palazzo, scese, prese le sporte dal bagagliaio e suonò il citofono. La voce calda di Luce rispose di salire al terzo piano.
Uscito dall’ascensore, trovò la donna che lo aspettava sulla porta.
Stupita ma soddisfatta, Luce invitò l’uomo ad entrare, le disse che non immaginava che il direttore avrebbe mandato lui a consegnarle la spesa, si scusò per il disturbo che gli aveva provocato, specie dopo una giornata di lavoro. Giacomo si schernì e stava andando via, quando Luce lo trattenne, dicendogli che tutti quei mesi alla sua cassa, avevano un significato e che sentiva che anche lei non gli era indifferente. L’uomo chiuse la porta dietro di se, la fissò per un breve e intenso istante e poi la baciò, come non faceva da tempo.
Lasciò che le loro lingue si avvolgessero l’una intorno all’altra, le braccia cinsero la morbida figura di Luce. La donna lo condusse in camera da letto, lasciò scivolare la vestaglia che indossava, rivelando forme generose e succulente.
Giacomo passò la mano fra i lunghi capelli castani dai riflessi rossi, e fece scendere il reggiseno che imprigionava un florido e avvolgente seno, dai capezzoli grandi e turgidi e dalle areole scure, con la bocca cominciò a suggere insaziabile. La fece sdraiare sul letto e le tolse anche gli slip neri di pizzo, rivelando una macchia scura che nascondeva il sesso bagnato di Luce, si spogliò velocemente della camicia e dei pantaloni, gettandosi con la lingua fra i lunghi peli neri, succhiando un clitoride grande come un bottone e le labbra carnose come valve di una pianta carnivora.
Luce gemeva e urlava di piacere, da tempo nessuno le dimostrava tali attenzioni, si teneva salda alla testa rasata di Giacomo ogni tanto lo tirava a se per baciarlo sulla bocca, mescolando saliva e umori.
Dopo avere raggiunto l’orgasmo, fece distendere l’uomo e cominciò a succhiarlo, la sua mano affusolata aveva afferrato il sesso pulsante di piacere, cominciando a lambire la punta congestionata con la lingua, per poi farlo scomparire all’interno delle sue labbra perfette.
Con una mano massaggiava lo scroto mentre un dito dell’altra era penetrato nell’ano dell’uomo.
Giacomo sembrò gradire quest’attenzione, tanto che cercava di trattenere il suo orgasmo, fino a quando non potè più e schizzò fiotti di sperma caldo dentro la gola di Luce, che dovette ingoiare velocemente per evitare di soffocare, tanta ne era la quantità.
Esausti ma felici di essersi aperti l’uno all’altra, si abbracciarono nudi sul letto, continuando a baciarsi, fin quando i loro sessi tornarono a pulsare. Giacomo si sistemò con il bacino fra le cosce di Luce e la penetrò lentamente, iniziando una danza continua e appagante, mentre la sua bocca passava dalle labbra tumide della donna, ai suoi immensi seni, grandi come montagne.
Fu Luce, che propose di cambiare posizione, mettendosi prona gli chiese di scoparla prima e sodomizzarla poi, quando i suoi umori avessero lubrificato bene il turgido cazzo di Giacomo, l’uomo l’accontentò, sbattendo ripetutamente sulle sode e comode chiappe della donna, fino a sborrarle dentro le viscere, mentre con la mano la masturbava tenacemente.
A volte, ripensano ancora a come il destino abbia deciso di farli incontrare, e soprattutto ripensano al direttore del supermercato, che pensando di fare un dispetto a Giacomo gli aveva reso uno dei più grandi favori della sua vita. [aprile 2005]
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