Sulla scia di Poseidone
di
amanuense
genere
prime esperienze
Gli amici discorrono tra risa e bicchieri di Viognier, le fiaccole di citronella accese intorno a noi, la mia sedia di paglia distante dalle loro, ci sono abituati, mi conoscono.
La scena mi ricorda un malinconico film di Sautet: “Un cuore in Inverno”, nel quale Daniel Auteuil, introverso liutaio, seduce per gioco una giovane ma affermata violinista, interpretata da Emmanuelle Béart, mentre il Trio per piano, violino e violoncello di Ravel rapisce lo spettatore.
È tutto il giorno che ho in testa un motivo, struggente e doloroso dei King Crimson: “In the wake of Poseidon”. L’ho ascoltato seguendo il suggerimento di una ragazza con la quale corrispondo e non se n’è più andato.
Non sono appassionato di Prog Rock, anche se ne apprezzo alcuni brani memorabili, la mia natura mi spinge più verso il sound jazzistico-blues di Paolo Conte, col quale condivido orgogliosamente il nome e che trovo il musicista italiano più felliniano. I suoi testi surreali somigliano al cinema del Maestro, penso a “Onda su Onda” e ad “Azzurro”.
Ma questa sera, qui tra le colline dei Castelli Romani, dove il vino è un sacerdote ed il cibo il suo accolito, la melodia del gruppo inglese percorre la mia malinconia allontanandomi da tutto.
La gara che le cicale hanno intrapreso con la “compagnia” li costringe a toni più alti del consueto, l’immancabile sigaro mi permette di alzarmi e allontanarmi, tra i mormorii, il lago a pochi metri, con il suo gracidare invisibile, il frinire dei grilli e onde luminose di lucciole, intorno alla vegetazione anfibia.
Riflessi cerebrali accompagnano le volute dense del Casanova del Brenta, curioso nome per un sigaro, io che ho solo sedotto involontariamente, col pudore tipico dei timidi, ripenso all’ultima dissoluzione sentimentale, quella che mi ha fatto capire tante cose sbagliate di me.
I miei occhi, come appannati dal chiarore della luna piena, sono rapiti dalla vista di una figura femminile, che improvvisamente emerge dalla placida acqua lacustre, appena sgualcita da una fresca brezza.
Non è possibile sia vera, eppure la vista è supportata da lenti adeguate, le voci dei commensali svaniscono al mio orecchio, forse l’effetto etilico del bicchiere di whiskey che tengo tra le mani, aumenta la percezione onirica di ciò che mi sta accadendo, forse i pensieri tristi di poco prima illudono la mia mente.
Una donna dalla pelle eburnea, nuda come la Venere del Botticelli, lentamente incede nella mia direzione, pare camminare sull’acqua per poi levitare sulle fangose rive, prima di essere così vicina da poterla toccare.
I seni gonfi e torniti, il ventre piatto ricoperto dal vello scuro; il sigaro si consuma lentamente, avverto il calore giungere fino alle dita, ma non riesco a distogliere lo sguardo dai lunghi capelli corvini, che le incoronano il dolce viso dallo sguardo esotico.
La Luna, come un occhio di bue illumina questo tratto di mondo fino a pochi minuti fa immerso nel buio. Scorgo un sorriso, o almeno è ciò che voglio vedere, un malinconico sorriso che mi entra dentro, come un ago nella carne. La luce lattiginosa mette in risalto dettagli del corpo, come le larghe areole ed i capezzoli scuri e duri come pistilli, le spalle forti.
Vorrei parlare, dare un senso razionale a questa visione, forse ascoltandomi saprei che tutto questo è reale.
Ma la lingua è impastata, probabilmente dal whiskey, o dal torpore che sento quando lei è così vicina da baciarla, mentre una forza usa il mio corpo come una porta, accedendo alla mia anima, colmandomi di fragranze profumate, le nostre lingue danzano impalpabili.
È lei la “Regina di mezzanotte”, venuta a mondare le mie sofferenze.
Il tempo perde qualunque valore, mentre mi sento abbandonare dalla nuda figura che si allontana mostrandomi un profilo posteriore desiderabile e perfetto nelle sue rotondità.
Come su pattini invisibili raggiunge l’acqua scivolandoci dentro, fino a scomparire silenziosamente, senza che il lago si arricci.
“Paolo!”
“Paolo, tutto bene?”
Mi scuoto, circondato dagli amici. Qualcuno mi tocca delicatamente una spalla.
“Ti è caduto il sigaro…tutto ok?”
Lo sguardo opaco di lacrime, mentre fisso il punto in cui l’ho vista dissolversi.
[agosto 2020 - revisionato luglio 2023]
amanuense@blu.it
La scena mi ricorda un malinconico film di Sautet: “Un cuore in Inverno”, nel quale Daniel Auteuil, introverso liutaio, seduce per gioco una giovane ma affermata violinista, interpretata da Emmanuelle Béart, mentre il Trio per piano, violino e violoncello di Ravel rapisce lo spettatore.
È tutto il giorno che ho in testa un motivo, struggente e doloroso dei King Crimson: “In the wake of Poseidon”. L’ho ascoltato seguendo il suggerimento di una ragazza con la quale corrispondo e non se n’è più andato.
Non sono appassionato di Prog Rock, anche se ne apprezzo alcuni brani memorabili, la mia natura mi spinge più verso il sound jazzistico-blues di Paolo Conte, col quale condivido orgogliosamente il nome e che trovo il musicista italiano più felliniano. I suoi testi surreali somigliano al cinema del Maestro, penso a “Onda su Onda” e ad “Azzurro”.
Ma questa sera, qui tra le colline dei Castelli Romani, dove il vino è un sacerdote ed il cibo il suo accolito, la melodia del gruppo inglese percorre la mia malinconia allontanandomi da tutto.
La gara che le cicale hanno intrapreso con la “compagnia” li costringe a toni più alti del consueto, l’immancabile sigaro mi permette di alzarmi e allontanarmi, tra i mormorii, il lago a pochi metri, con il suo gracidare invisibile, il frinire dei grilli e onde luminose di lucciole, intorno alla vegetazione anfibia.
Riflessi cerebrali accompagnano le volute dense del Casanova del Brenta, curioso nome per un sigaro, io che ho solo sedotto involontariamente, col pudore tipico dei timidi, ripenso all’ultima dissoluzione sentimentale, quella che mi ha fatto capire tante cose sbagliate di me.
I miei occhi, come appannati dal chiarore della luna piena, sono rapiti dalla vista di una figura femminile, che improvvisamente emerge dalla placida acqua lacustre, appena sgualcita da una fresca brezza.
Non è possibile sia vera, eppure la vista è supportata da lenti adeguate, le voci dei commensali svaniscono al mio orecchio, forse l’effetto etilico del bicchiere di whiskey che tengo tra le mani, aumenta la percezione onirica di ciò che mi sta accadendo, forse i pensieri tristi di poco prima illudono la mia mente.
Una donna dalla pelle eburnea, nuda come la Venere del Botticelli, lentamente incede nella mia direzione, pare camminare sull’acqua per poi levitare sulle fangose rive, prima di essere così vicina da poterla toccare.
I seni gonfi e torniti, il ventre piatto ricoperto dal vello scuro; il sigaro si consuma lentamente, avverto il calore giungere fino alle dita, ma non riesco a distogliere lo sguardo dai lunghi capelli corvini, che le incoronano il dolce viso dallo sguardo esotico.
La Luna, come un occhio di bue illumina questo tratto di mondo fino a pochi minuti fa immerso nel buio. Scorgo un sorriso, o almeno è ciò che voglio vedere, un malinconico sorriso che mi entra dentro, come un ago nella carne. La luce lattiginosa mette in risalto dettagli del corpo, come le larghe areole ed i capezzoli scuri e duri come pistilli, le spalle forti.
Vorrei parlare, dare un senso razionale a questa visione, forse ascoltandomi saprei che tutto questo è reale.
Ma la lingua è impastata, probabilmente dal whiskey, o dal torpore che sento quando lei è così vicina da baciarla, mentre una forza usa il mio corpo come una porta, accedendo alla mia anima, colmandomi di fragranze profumate, le nostre lingue danzano impalpabili.
È lei la “Regina di mezzanotte”, venuta a mondare le mie sofferenze.
Il tempo perde qualunque valore, mentre mi sento abbandonare dalla nuda figura che si allontana mostrandomi un profilo posteriore desiderabile e perfetto nelle sue rotondità.
Come su pattini invisibili raggiunge l’acqua scivolandoci dentro, fino a scomparire silenziosamente, senza che il lago si arricci.
“Paolo!”
“Paolo, tutto bene?”
Mi scuoto, circondato dagli amici. Qualcuno mi tocca delicatamente una spalla.
“Ti è caduto il sigaro…tutto ok?”
Lo sguardo opaco di lacrime, mentre fisso il punto in cui l’ho vista dissolversi.
[agosto 2020 - revisionato luglio 2023]
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