Esterofilia
di
amanuense
genere
tradimenti
Il mio nome è Attilio Gori, un benestante uomo d’affari, sono stato sposato per cinque anni con una donna adorabile, Ilke Braun, mia moglie come avrete capito era straniera, per la precisione svizzera, la conobbi proprio nel suo paese.
Mi ero recato in vacanza con un vecchio amico, Giulio Natoli, ci era sempre piaciuto viaggiare, sin dai tempi della nostra forzata permanenza al Collegio dei Salesiani ed avevamo coltivato questa passione con entusiasmo e continuità, infatti era la sesta estate che passavamo insieme.
Quell’anno avevamo appunto deciso di andare in Svizzera e per arricchire la nostra vacanza, decidemmo di andare in bed & breakfast, con la speranza d’incontrare qualche ragazza.
Partimmo con l’automobile di Giulio e dopo un pernottamento a circa metà strada, giungemmo nel piccolo paese ai piedi di splendide montagne, fummo accolti con invidiabile ospitalità.
La casa era fuori del centro abitato, costruita su due piani completamente in legno, la circondava un ampio giardino, i nostri ospiti erano un uomo di mezza età, gioviale e schietto e sua moglie, una donna notevolmente più giovane di lui.
Gestivano l’unica farmacia del luogo, la nostra sorpresa fu completata dalla presentazione delle due figlie, appunto la mia futura moglie, che aveva venti anni e Uta che di anni ne aveva ventitré.
Già la prima notte, ci rendemmo conto che non saremmo tornati a Roma, senza qualche avventura piacevole da raccontare ai nostri amici del circolo.
Il giorno seguente, nonostante non parlassero molto bene l’italiano, le due sorelle si offrirono di farci da guida nelle nostre escursioni montane, io e Giulio ne fummo entusiasti, anche se constatate le loro difficoltà nel parlare la nostra lingua, fummo costretti a rispolverare il nostro inglese.
I primi giorni trascorsero senza particolari sussulti, ci seguivano regolarmente nelle nostre escursioni ma non ci lasciarono credere neppure per un istante di essere disponibili verso i primi arrivati, ma proprio quando cominciavamo a credere che al nostro ritorno a Roma, avremmo avuto ben poco da raccontare, in una delle abituali visite in montagna, le cose sembrarono girare per il verso giusto.
Erano quasi due ore che stavamo camminando, la salita era ripida, il nostro abbigliamento era alquanto differente mentre io e Giulio indossavamo un paio di calzoni all’inglese, calzini di lana bianchi, scarponi e camicie a quadretti, Ilke e Uta avevano magliette di cotone aderenti senza nulla sotto, un paio di shorts molto corti e degli scarponi.
Quando finalmente giungemmo alle falde del monte, la vista di un immenso prato ci fece rinsavire dalla fatica accumulata, Ilke e Uta cominciarono a correre in direzioni diverse, Giulio ed io capimmo! Io segui Ilke e lui Uta.
Ancora oggi mi chiedo quale arcano meccanismo mi spinse a seguire l’una invece che l’altra, perché obbiettivamente devo riconoscere che non provavo ancora nulla per lei ed entrambi erano desiderabili, per quello che riguarda Giulio il fatto è semplice…mi mossi con tale anticipo da non lasciargli scelta.
Vi starete chiedendo se si è trattato di sola attrazione fisica, purtroppo per i romantici devo rispondere di si, l’amore venne dopo.
Alla fine delle vacanze non lasciai recapito, tornai in Italia, ripresi regolarmente la mia vita, la lontananza da Ilke mi fece comprendere il sentimento che provavo per lei, così al momento di decidere il luogo delle nostre vacanze, convinsi senza troppe difficoltà Giulio a prenotare di nuovo quella casa, sentivo che non mi sarebbe bastato fare l’amore questa volta e speravo fosse la stessa cosa anche per lei.
I risultati di quella vacanza sono palesi, ma quello che per me risulta ancora oggi, l’avvenimento più sorprendente cui abbia assistito, è l’amore che sbocciò fra Natoli e Uta, i quali si sposarono poco dopo di noi.
Comprendo che la storia che vi ho raccontato, possa non interessare tutti i lettori, ma era un preludio fondamentale per il proseguio della narrazione.
Qualche tempo fa’, a causa di un impegno inderogabile, fui costretto a recarmi in Brasile, la ditta con la quale trattavo, mi mise a disposizione una segretaria, che mi avrebbe aiutato nella traduzione dei documenti che avrei dovuto firmare, quando giunsi a Rio de Janeiro, negli uffici dell’azienda, trovai con mia grande sorpresa una ragazza molto attraente, che in un buon italiano si presentò come Lucelia Santos, la mia segretaria.
Vi confesso, che fui inevitabilmente attratto da quella bellezza creola, così eccitante e passionale che non persi tempo nel marcarla stretta sin dal primo momento e finalmente, il giorno precedente alla mia partenza facemmo l’amore di notte sulla spiaggia.
Quando tornai a Roma, mi sentii in colpa per avere tradito mia moglie, ma mi convinsi che tutto sommato era stata una scappatella priva d’ogni implicazione sentimentale, si era trattato di pura attrazione fisica.
La mia vita tornò alla solita routine, alcuni mesi più tardi, un altro impegno di lavoro mi condusse sin nel lontano Giappone, le tentazioni erano lungi da me, ma al momento di concludere l’affare, mi fu presentata Osouro Teika, la proprietaria dell’azienda, con la quale stavo per stringere un importante rapporto di collaborazione, così dopo una cena italiana, venni invitato nel suo appartamento e mentre sorseggiavo un gustoso sakè, notai nella libreria di Osouro, il Kamasutra, così chiesi alla signora, se gentilmente poteva illustrarmi qualche posizione, la giovane donna in breve si tolse il kimono e dopo essere rimasto assorto sul suo statuario corpo, caddi ai suoi piedi.
Oh! Quale demone dell’inferno mi volle punire per questa ennesima scappatella? Partii per Roma col solito rimorso, che però fu rimosso nel breve volgere del viaggio, ma la crudeltà del destino doveva ancora raggiungermi.
Disfando le valigie, mentre Ilke mi raccontava ciò che aveva fatto durante la mia assenza, la sua voce si fece improvvisamente sottile e acuta, piombò in bagno che ero ancora nella vasca, aveva un libro in mano, in un primo momento non compresi, ma quando mia moglie aprì la copertina, potei leggere una chiara dedica sulla prima pagina del kamasutra.
Dannato Giappone! Osouro mi aveva regalato quel libro, in ricordo di quella notte ed io senza neppure aprirlo l’avevo messo in valigia.
Tentai di farla ragionare, con modi alquanto superficiali, il che non fece altro che irritarla ancora di più, girava per casa blaterando parole tedesche e italiane contro di me, la vidi fare le valigie e forse per la prima volta nella mia vita ebbi paura di essere lasciato solo, come avevo trascorso la mia infanzia, abbandonato dai miei genitori in collegio, maledissi il giorno nel quale mi ero sentito sicuro di potere giocare cinicamente coi sentimenti altrui, ma questo non servì a trattenere mia moglie.
Questa è la mia storia, oggi la mia vita ha ripreso a scorrere regolare, fra pochi giorni firmerò le carte del divorzio, una separazione voluta da mia moglie con tutte le sue forze, d’altra parte come riuscire a farle capire, che le mie scappatelle erano frutto di una sindrome, una malattia che difficilmente sarebbe potuta essere curata da un medico, tranne che se si fosse trattato di una dottoressa straniera.
Forse, vi starete chiedendo di cosa stia parlando, ebbene, parlo della sindrome dell’esterofilia, si, proprio così, la mia cura è data dal contatto con donne straniere, le stesse sensazioni provate quando conobbi mia moglie, le provo ogni qual volta mi reco all’estero e faccio la conoscenza di una bella donna.
La mia conclusione è tanto tragica quanto inevitabile, continuerò a viaggiare per intensificare le mie relazioni con l’estero, nella speranza di guarire. [1991]
amanuense@blu.it
Mi ero recato in vacanza con un vecchio amico, Giulio Natoli, ci era sempre piaciuto viaggiare, sin dai tempi della nostra forzata permanenza al Collegio dei Salesiani ed avevamo coltivato questa passione con entusiasmo e continuità, infatti era la sesta estate che passavamo insieme.
Quell’anno avevamo appunto deciso di andare in Svizzera e per arricchire la nostra vacanza, decidemmo di andare in bed & breakfast, con la speranza d’incontrare qualche ragazza.
Partimmo con l’automobile di Giulio e dopo un pernottamento a circa metà strada, giungemmo nel piccolo paese ai piedi di splendide montagne, fummo accolti con invidiabile ospitalità.
La casa era fuori del centro abitato, costruita su due piani completamente in legno, la circondava un ampio giardino, i nostri ospiti erano un uomo di mezza età, gioviale e schietto e sua moglie, una donna notevolmente più giovane di lui.
Gestivano l’unica farmacia del luogo, la nostra sorpresa fu completata dalla presentazione delle due figlie, appunto la mia futura moglie, che aveva venti anni e Uta che di anni ne aveva ventitré.
Già la prima notte, ci rendemmo conto che non saremmo tornati a Roma, senza qualche avventura piacevole da raccontare ai nostri amici del circolo.
Il giorno seguente, nonostante non parlassero molto bene l’italiano, le due sorelle si offrirono di farci da guida nelle nostre escursioni montane, io e Giulio ne fummo entusiasti, anche se constatate le loro difficoltà nel parlare la nostra lingua, fummo costretti a rispolverare il nostro inglese.
I primi giorni trascorsero senza particolari sussulti, ci seguivano regolarmente nelle nostre escursioni ma non ci lasciarono credere neppure per un istante di essere disponibili verso i primi arrivati, ma proprio quando cominciavamo a credere che al nostro ritorno a Roma, avremmo avuto ben poco da raccontare, in una delle abituali visite in montagna, le cose sembrarono girare per il verso giusto.
Erano quasi due ore che stavamo camminando, la salita era ripida, il nostro abbigliamento era alquanto differente mentre io e Giulio indossavamo un paio di calzoni all’inglese, calzini di lana bianchi, scarponi e camicie a quadretti, Ilke e Uta avevano magliette di cotone aderenti senza nulla sotto, un paio di shorts molto corti e degli scarponi.
Quando finalmente giungemmo alle falde del monte, la vista di un immenso prato ci fece rinsavire dalla fatica accumulata, Ilke e Uta cominciarono a correre in direzioni diverse, Giulio ed io capimmo! Io segui Ilke e lui Uta.
Ancora oggi mi chiedo quale arcano meccanismo mi spinse a seguire l’una invece che l’altra, perché obbiettivamente devo riconoscere che non provavo ancora nulla per lei ed entrambi erano desiderabili, per quello che riguarda Giulio il fatto è semplice…mi mossi con tale anticipo da non lasciargli scelta.
Vi starete chiedendo se si è trattato di sola attrazione fisica, purtroppo per i romantici devo rispondere di si, l’amore venne dopo.
Alla fine delle vacanze non lasciai recapito, tornai in Italia, ripresi regolarmente la mia vita, la lontananza da Ilke mi fece comprendere il sentimento che provavo per lei, così al momento di decidere il luogo delle nostre vacanze, convinsi senza troppe difficoltà Giulio a prenotare di nuovo quella casa, sentivo che non mi sarebbe bastato fare l’amore questa volta e speravo fosse la stessa cosa anche per lei.
I risultati di quella vacanza sono palesi, ma quello che per me risulta ancora oggi, l’avvenimento più sorprendente cui abbia assistito, è l’amore che sbocciò fra Natoli e Uta, i quali si sposarono poco dopo di noi.
Comprendo che la storia che vi ho raccontato, possa non interessare tutti i lettori, ma era un preludio fondamentale per il proseguio della narrazione.
Qualche tempo fa’, a causa di un impegno inderogabile, fui costretto a recarmi in Brasile, la ditta con la quale trattavo, mi mise a disposizione una segretaria, che mi avrebbe aiutato nella traduzione dei documenti che avrei dovuto firmare, quando giunsi a Rio de Janeiro, negli uffici dell’azienda, trovai con mia grande sorpresa una ragazza molto attraente, che in un buon italiano si presentò come Lucelia Santos, la mia segretaria.
Vi confesso, che fui inevitabilmente attratto da quella bellezza creola, così eccitante e passionale che non persi tempo nel marcarla stretta sin dal primo momento e finalmente, il giorno precedente alla mia partenza facemmo l’amore di notte sulla spiaggia.
Quando tornai a Roma, mi sentii in colpa per avere tradito mia moglie, ma mi convinsi che tutto sommato era stata una scappatella priva d’ogni implicazione sentimentale, si era trattato di pura attrazione fisica.
La mia vita tornò alla solita routine, alcuni mesi più tardi, un altro impegno di lavoro mi condusse sin nel lontano Giappone, le tentazioni erano lungi da me, ma al momento di concludere l’affare, mi fu presentata Osouro Teika, la proprietaria dell’azienda, con la quale stavo per stringere un importante rapporto di collaborazione, così dopo una cena italiana, venni invitato nel suo appartamento e mentre sorseggiavo un gustoso sakè, notai nella libreria di Osouro, il Kamasutra, così chiesi alla signora, se gentilmente poteva illustrarmi qualche posizione, la giovane donna in breve si tolse il kimono e dopo essere rimasto assorto sul suo statuario corpo, caddi ai suoi piedi.
Oh! Quale demone dell’inferno mi volle punire per questa ennesima scappatella? Partii per Roma col solito rimorso, che però fu rimosso nel breve volgere del viaggio, ma la crudeltà del destino doveva ancora raggiungermi.
Disfando le valigie, mentre Ilke mi raccontava ciò che aveva fatto durante la mia assenza, la sua voce si fece improvvisamente sottile e acuta, piombò in bagno che ero ancora nella vasca, aveva un libro in mano, in un primo momento non compresi, ma quando mia moglie aprì la copertina, potei leggere una chiara dedica sulla prima pagina del kamasutra.
Dannato Giappone! Osouro mi aveva regalato quel libro, in ricordo di quella notte ed io senza neppure aprirlo l’avevo messo in valigia.
Tentai di farla ragionare, con modi alquanto superficiali, il che non fece altro che irritarla ancora di più, girava per casa blaterando parole tedesche e italiane contro di me, la vidi fare le valigie e forse per la prima volta nella mia vita ebbi paura di essere lasciato solo, come avevo trascorso la mia infanzia, abbandonato dai miei genitori in collegio, maledissi il giorno nel quale mi ero sentito sicuro di potere giocare cinicamente coi sentimenti altrui, ma questo non servì a trattenere mia moglie.
Questa è la mia storia, oggi la mia vita ha ripreso a scorrere regolare, fra pochi giorni firmerò le carte del divorzio, una separazione voluta da mia moglie con tutte le sue forze, d’altra parte come riuscire a farle capire, che le mie scappatelle erano frutto di una sindrome, una malattia che difficilmente sarebbe potuta essere curata da un medico, tranne che se si fosse trattato di una dottoressa straniera.
Forse, vi starete chiedendo di cosa stia parlando, ebbene, parlo della sindrome dell’esterofilia, si, proprio così, la mia cura è data dal contatto con donne straniere, le stesse sensazioni provate quando conobbi mia moglie, le provo ogni qual volta mi reco all’estero e faccio la conoscenza di una bella donna.
La mia conclusione è tanto tragica quanto inevitabile, continuerò a viaggiare per intensificare le mie relazioni con l’estero, nella speranza di guarire. [1991]
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