Un sogno bagnato

di
genere
trio

Sono un’infermiera, una moglie, una madre. Ho circa trent’anni, capelli rossi e lisci, la gravidanza mi ha lasciato in regalo una misura in più, ma mio marito e gli occasionali corteggiatori, dicono che mi doni e che non ha minimamente alterato il mio fascino, anzi, forse ha accresciuto la mia sensualità.
Sono una donna realizzata, anche se alla mia età è presto per fare bilanci consuntivi, ho ancora molto da fare e da vedere, i miei cuccioli rappresentano la mia vita, ma sono pur sempre una donna, con le proprie pulsioni.
Non ho mai avuto un grande rapporto con i computer, però da qualche tempo ho iniziato a chattare, prima per gioco, adesso per far volare la mia fantasia. Ho constatato che dietro quei nick, spesso improbabili e quello schermo latteo, si nascondono delle persone come me, che vibrano e mentono, raccontano e ascoltano.
Ho conosciuto così, Lothar, un ragazzo romano della mia stessa età, che mi ha affascinato con le sue parole e il modo cordiale, intrigante e fermo di porre quesiti. La prima volta che l’ho incontrato, ero con Silvia, una mia collega, avevamo il turno di notte, era luglio o agosto, non ricordo bene, fu lei a cominciare la discussione, io seguivo distrattamente. Silvia non aveva mai chattato e sembrava presa da questa situazione, io scrissi qualcosa soltanto quando la discussione aveva preso un indirizzo simpatico e curioso, Lothar, aveva cominciato a porci domande personali, ogni tanto faceva battute con doppi sensi.
Tirammo fino alle 2.00, poi si congedò, la mia collega rimase con gli occhi brillanti per il resto della notte e per i giorni successivi, qualcosa aveva fatto breccia dentro di lei, io fui più fortunata, perché qualche sera più tardi, lo incontrai di nuovo.
Mio marito era di turno all’ospedale (anche lui è infermiere, nel mio stesso reparto) e il Mago, come lo avevo soprannominato la prima sera, perché aveva dimostrato doti d’intuito non comuni, si ricordò il mio nick, parlammo molto, fino a giungere di nuovo all’argomento sesso, chiesi lui qualche informazione, sulle sue esperienze, sulle donne, ma come in un quiz, tutto ciò che chiedevo, mi ritornava indietro sotto forma di domanda.
Alla fine, ricordo solo che avevo il perizoma bagnato, la mano lasciva infilata dentro la mia fica e la schiena indolenzita. Avevo fatto sesso virtuale, era stato magnifico, avevo sentito veramente la sua lingua dentro di me, il suo fallo che godeva di ogni centimetro del mio corpo, la sua bocca sui miei capezzoli.
Cominciammo a sentirci con regolarità, ogni volta che mio marito era di notte, mi preparavo per il nostro incontro, ed era sempre un piacere mentale e fisico, iniziai a sognarlo, immaginarlo, desiderarlo mentre mi toccavo nella doccia, chissà cosa avrei fatto se avesse abitato dalle mie parti. In ospedale, durante le mie notti, non potevo lasciarmi andare, perché Silvia, dopo la sbandata di quella sera, continuava a dire che la chat rovinava i matrimoni, e la condivisione dei colleghi con mio marito mi aveva resa guardinga, così decisi che avrei parlato col mio romano solo nella tranquillità di casa, al riparo da spiacevoli sorprese.
Adesso è qualche giorno che non ci possiamo sentire, perché mio marito è in ferie, chissà cosa starà facendo, se la sera in chat troverà qualcuna con la quale fare sesso virtuale, ammetto di essere un po’ gelosa, lo so non ha senso, però lui riesce a farmi sembrare unica, in quel momento sono la sua donna, non c’è nessun’altra e questo mi piace, ma quando ci sentiremo, ho intenzione di raccontargli il sogno che ho fatto proprio stanotte.
Sono convinta che si ecciterà molto, nel frattempo lo scriverò qui, così lo utilizzerò per masturbarmi quando ne avrò voglia.
Lui era venuto in ospedale per una serie di analisi, l’avevamo accolto io e Silvia, era stato molto garbato, non era un tipo aitante, ne muscoloso, ma aveva il suo fascino. Intanto la voce, calda, profonda, scandiva le parole con lentezza, sembrava risucchiarti in un vortice.
Era solo in camera e specie durante il turno di notte, quando gli altri pazienti erano tranquilli, entrambe ci accomodavamo nella sua stanza e parlavamo di tutto. Una sera arrivai in ritardo, Silvia mi squadrò con aria severa, lei è sempre così precisa e rigida che a volte sembra un militare, sarà il retaggio delle arti marziali, che ha praticato per molti anni.
Mi cambiai in fretta e mi resi conto solo dopo che non avevo indossato gli slip, così mi sentivo imbarazzata e goffa nei movimenti, perché temevo che tutti se ne potessero accorgere. Quando mi sedetti nella sala delle infermiere, la cucitura dei pantaloni finì proprio nel bel mezzo delle grandi labbra, sul momento provai dolore, poi sistemandomi meglio, iniziai a provare pure piacere, la cucitura strusciava sul clitoride e in pochi minuti, mi bagnai completamente, abbassai lo sguardo e vidi una chiazza trasparente sul cavallo della divisa, ero immobilizzata.
Silvia, finì il giro e mi disse che potevamo andare a fare visita al romano, le chiesi di andare avanti, l’avrei raggiunta.
Andai in bagno, tirai giù i pantaloni e mi toccai, le dita erano ricoperte di densi umori, le annusai e quasi venni seduta sul water, ero eccitatissima, andare nella stanza del nostro paziente preferito, non mi sembrava un’idea opportuna in quello stato, ma non potevo inventare scuse. Quando entrai, Silvia era riversa sopra di lui, stava applicandogli il termometro all’inguine.
Mi spiegò che era caldo e sembrava avesse la febbre, aspettammo qualche minuto e poi mi accinsi a togliergli il termometro, ma evidentemente, qualcosa aveva scatenato una violenta erezione, così mi trovai faccia a faccia con il suo fallo eretto, lui ammiccò ed io mentre estraevo il termometro dall’inguine, strusciai contro il muscolo pulsante e caldo, un brivido mi corse lungo la schiena, lo afferrai e cominciai a masturbarlo, lentamente, i gemiti di lui, attrassero l’attenzione di Silvia, che nel frattempo era intenta a leggere la cartella clinica del paziente.
“Ma cosa stai facendo?” mormorò raggiungendomi accanto al letto, “Non ho potuto resistere, non vedi come è duro?” le bisbigliai in un orecchio, “Lo vedo, anche piuttosto lungo. Cosa hai in mente di fare?” mi chiese andando alla porta chiudendola a chiave.
“Adesso ti faccio vedere…” m’inchinai sul cazzo e cominciai a leccarlo, la cappella scarlatta era calda, la mia mano lo stringeva sentendo le vene pulsare nel palmo, lo ingoiai completamente, mentre sentivo fra le cosce la mano di Silvia, che mi stava strofinando lo spacco da sopra i pantaloni, le allargai, per permetterle di essere più libera, mentre continuavo a succhiare il rotolo di carne del mio desiderio romano.
Mi slacciò i pantaloni e li tirò via, accorgendosi che non indossavo gli slip, la sua faccia sorpresa, si aprì in un sorriso subito dopo, s’inginocchiò e cominciò a leccarmi, passava la sua calda lingua fra le mie piccole labbra, di tanto in tanto la spingeva dentro, suggendo il mio nettare pungente. Il romano mi fece fermare, non voleva venire con la mia bocca, si alzò dal letto e finì di spogliarsi, lo seguimmo pure noi, adesso eravamo nudi e accaldati, sperammo che nessun campanello interrompesse quel momento.
Mi fece mettere prona sul letto e dopo essersi fatto succhiare da Silvia, che dimostrò una sapienza che non le conoscevo, si mise dietro di me, lasciando scivolare la sua verga nel mio povero buchino, soltanto mio marito lo aveva violato e non l’avevo trovato troppo soddisfacente, ma il romano ci sapeva fare, lo spinse molto lentamente, continuando a massaggiarmi il clitoride, fino a quando Silvia non sostituì le sue dita con la lingua, allora mi sembrò di sciogliermi, sentii le mie natiche allargarsi e il suo cazzo scivolare dentro senza più ostacoli, stava riempiendo lo spazio nel mio intestino.
Si muoveva lentamente, a differenza della lingua della mia collega, che sembrava vibrare dentro la mia fica come un mestolo nel brodo del piacere, non tardai a venire, mentre le mani del paziente si occupavano con solerzia dei miei seni, gonfi di piacere e pronti ad esplodere. Non venne nel mio culo, si sdraiò sul letto e fece accomodare su di lui Silvia, che col suo corpo flessuoso cominciò a dimenarsi come una cavallerizza indemoniata, mentre mi baciava con voluttà, ma quello che volevo era leccarla, il mio desiderio represso, doveva trovare sfogo in questo intreccio di corpi, così cercai di farla scendere dal trono di carne sul quale si trovava, iniziando a leccarle la fica nera e rada, gemeva come immaginavo avrebbe fatto, in una situazione simile, si stava rivelando la sua vera natura. Il mio desiderio romano si mise dietro di me e questa volta entrò dentro, carezzando con il dorso del suo membro ancora duro il mio clitoride paonazzo, ebbi un orgasmo appena arrivò in fondo, così quando alla fine di una cavalcata breve ma intensa esplose dentro di me il suo caldo seme, venni ancora, insieme a Silvia che strillò così tanto che dovemmo metterle una mano sulla bocca, per evitare che gli altri pazienti sentissero.
Purtroppo quando mi sono svegliata, mi sono resa conto che era stato solo un sogno, accanto a me non c’era nessuno, mio marito sarebbe arrivato da un momento all’altro, mi sono girata nel letto e sono corsa con le mani fra le cosce, ero fradicia, ho portato le mani alla bocca, leccato le dita, e sorridendo maliziosa, mi sono alzata. [ottobre 2004]

amanuense@blu.it

scritto il
2024-08-14
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