La mia prima esperienza saffica
di
Laura98
genere
prime esperienze
Ciao mi chiamo Laura ho 27 anni, sono un medico al secondo anno di specializzazione in ortopedia. Ultimata la magistrale in medicina mi sono trasferita dal sud in una citta della Lombardia per dare seguito alla mia specializzazione in Ortopedia. La mia vita è quella di una ragazza del tutto normale con l’obiettivo primario, in questa fase della mia vita, di continuare a studiare per conseguire la specializzazione. Da un anno sono single in quanto, dopo il mio trasferimento, con il mio ragazzo le cose non sono andate molto bene e dopo circa un anno di comune accordo abbiamo deciso di sospendere la nostra relazione. Da quando sono in questa citta non ho coltivato molte amicizie ad esclusione che con alcuni colleghi con i quali in gruppo a volte andiamo al cinema o cena fuori. Tra questi ho legato un po’ di più con Francesca una collega anch’essa specializzanda di due anni più grande di me. Sono, al parere di molti, una bella ragazza e non mi sono mancati i corteggiamenti e gli inviti a cene e serate “tête-à-tête”. Quello che voglio raccontare ai lettori di questo sito, scoperto una sera girovagando in internet, e di quando ho capito di provare attrazione verso un’altra donna e della mia inaspettata prima esperienza. Voglio cominciare da quel giorno di qualche mese fa, quando dopo aver fatto il turno di notte, avevo deciso, prima di ritirami, di andare a fare la spesa in modo da non essere costretta ad uscire nel pomeriggio. Avendo qualche ora a disposizione, mi recai nel centro commerciale dove ero di solita andare nel quale avrei avuto modo anche di fare un giro tra i negozi. Girando mi ritrovai davanti alla vetrina del negozio di intimo dove spesso compro i miei capi. Ero ferma sulla vetrina a osservare i capi esposti quando ricordandomi che dovevo comprare dei collant nuovi entrai. Dentro il negozio, vista l’ora, non cerano altri clienti così mi recai verso la cassa e salutando la commessa, che era girata di spalle perché stava sistemando dei capi nello scaffale, chiesi dei collant. Quando la commessa si girò mi trovai davanti una bellissima ragazza dagli occhi verdi con un viso bellissimo incorniciato da lunghi capelli castani. Era una nuova commessa mai vista prima di allora. Tirati fuori i collant che avevo chiesto da un cassetto li poggio sopra il banco della cassa dicendomi se avevo bisogno d’altro. Prima di pagare, gli chiesi se potevo dare un’occhiata ai completini intimi. Lei mi rispose gentilmente: “fai pure, se hai bisogna chiamami” e continuo a sistemare della biancheria negli scaffali dietro la cassa, Dopo qualche minuto risentii la sua voce che mi disse scusandosi: “se non hai bisogno, continuo a sistemare la merce che è arrivata questa mattina”. Quando uscì da dietro il banco della cassa per recarsi verso gli scatoloni poggiati a terra al centro del negozio, non potei fare a meno di osservarla. Indossava una maglietta bianca con il logo del negozio, una gonna di jeans e un paio di sneakers bianchi. La magliettina lasciava intravedere il morbido reggiseno bianco che metteva in risalto il suo abbondante e perfetto seno e la gonna di jeans molto corta metteva in mostra le sue belle gambe ancora abbronzate. Mentre guardavo tra gli espositori i completini intimi, i miei occhi, appena se ne presentava l’occasione, andavano a cercare la ragazza per esplorare la sua bellezza e quando la vidi abbassata sulle ginocchia per riporre della merce nella parte più bassa di un espositore, avvicinandomi non potei fare a meno di notare che la sua gonna si era tutta alzata mostrando le sue belle gambe fino quasi ai glutei. Cominciai a guardare come attratta quelle belle gambe che durante i movimenti allargandosi un poco di più mostravano ai miei occhi anche gli slip bianchi che indossava. Non capivo cosa mi stesse succedendo ma ero fortemente sedotta dalla grazia di quella visione. Scelto un paio di completini le chiesi se potevo provarli, lei si avvicino e con la sua voce gentile mi disse: “certo, ti raccomando che se provi gli slip le devi indossare sopra quelli tuoi” cosi entrai nel camerino, mentre ero svestita che provavo il reggiseno sentii la sua voce che mi chiedeva come andassero, per poi aggiungere: “ti posso suggerire di provare questo completino è arrivato questa mattina, io lo trovo molto bello”. Così chiedendo prima il permesso, aprì il camerino per porgermelo, io ero svestita e provai un certo imbarazzo trovandomela di fronte. Quella ragazza stava provocando in me delle vibrazioni mai sentite fino ad allora. Indossai il completino intimo che mi aveva suggerito, era veramente bello, mi guardavo allo specchio quando risentii la sua voce che mi chiedeva: “come ti sta, ti piace” io le risposi: “si, è molto bello” lei mi disse: “posso” e apri di nuovo il camerino. “Ti sta veramente da incanto, sembra fatto su misura per te” poi aggiunse: “quando lo indosserai il tuo ragazzo rimarrà stecchito” io sorrisi e le dissi che al momento questo pericolo non cera perché ero single già da diversi mesi. Poi non so con quale coraggio e sfrontatezza le dissi: “ti devo fare i miei complimenti sei molto bella e gentile” lei mi guardo e sorridendomi mi rispose: “grazie, anche tu sei molto carina e con questo completino sei un incanto” così dicendo si avvicinò per sistemarmi una spallina del reggiseno che era girata. Il, se pur breve, contatto della sua mano sulla mia spalla e la sua vicinanza in quello stretto camerino, diffusero in me un senso di calore inaspettato. Scelto l’intimo da comprare, ci dirigemmo insieme verso la cassa per pagare. Mentre batteva lo scontrino continuai a guardarla ammirata provando dei piccoli brividi di piacere in tutto il corpo. Uscita dal negozio, andai a fare la spesa e mi misi in macchina per ritornare a casa. Durante il tragitto il pensiero ritorno su quella ragazza, mi sentivo strana, dentro di me un senso di leggera eccitazione mi saliva dal ventre alla pancia fino alla testa. Giunta a casa dopo aver preparato il pranzo e mangiato mi sono sdraiata nel divano a leggere. Mentre leggevo, il viso della ragazza, le sue gambe e il suo seno si ripresentavano continuamente nella mia testa. Rivedevo con il pensiero, l’immagine di lei abbassata sulle ginocchia che mostrava inavvertitamente il suo interno coscia fino a fare vedere i suoi slip bianchi parzialmente infilati tra le grandi labbra. Ero molto inqueta, sentii di nuovo quella strana sensazione di piacere che pian piano mi saliva dal pube verso la pancia e si irradiava per tutto il corpo. Smisi di leggere e accesi la televisione pensando di distrarmi di più ma è stato tutto inutile ansi quella strana sensazione continuava a persistere ancora di più. Ad un certo punto mi balenarono in testa degli strani pensieri così con il motore di ricerca della mia smart TV cominciai a cercare dei film che trattavano storie di ragazze, tra i tanti titoli scelsi “Room in Rome” la storia di un incontro casuale tra due ragazze, una turista spagnola e una turista russa, in un pub che si è trasformato in una bellissima storia d’amore e di sesso consumata in una sola notte nella stanza di un albergo di Roma. Nel film una delle due protagoniste, Natasha, eterosessuale prossima al matrimonio, dopo una delicata seduzione, cede alle lusinghe di Alba e si ritrova a fare sesso per la prima volta con un’altra donna vivendo quella strana nuova esperienza. Alla visione di quel film mentre le scene ad alto contenuto erotico si susseguivano, infilando una mano dentro i jeans cominciai quasi in maniera inconsapevole ad accarezzare, sfiorandolo appena con le dita, il mio curato ciuffetto di peli pubici provocandomi un gradevole solletico che si irradiava in tutto il pube e la pancia. Percepivo lento il piacere crescere, una intensa eccitazione si diffuse in tutto il mio corpo facendo nascere in me il forte bisogno di toccarmi. Abbassando i jeans, con la mano dentro gli slip cominciai a sfiorare la mia fighetta. Con il dito indice e anulare allargavo le grandi labbra e con il medio, senza infilarlo dentro, sollecitavo lentamente l’ingresso della fessura. Il dito scivolando tra le grandi e piccole labbra continuava a massaggiare delicatamente la fessura umida di umori per poi risalire verso il clitoride. Sentivo un calore che dal clitoride saliva dentro di me interessando ogni cellula del mio corpo. Con l’altra mano da sotto la maglietta spostando il reggiseno andai a stuzzicare i capezzoli diventati duri. Chiusi gli occhi e mentre mi toccavo, con la mente immaginavo di essere io in quella stanza di albergo insieme alla ragazza del negozio conosciuta la mattina. Questi pensieri avevano aumentato i brividi di piacere che invadevano tutto il mio corpo. Non resistetti più, cosi penetrai fino in fondo sia il dito medio che l’anulare nella mia figa bagnata muovendoli con frenesia sino a quando, stringendo le gambe, sentii lo spasmo dell’orgasmo arrivare violento. Appagata, sollevando la testa ed aprendo gli occhi, inevitabile fu la domanda che rivolsi a me stessa quasi spaventata, cosa mi è successo, perché quell’incontrollabile desiderio verso quella ragazza se prima di allora non mi ero mai sentita attratta da un’altra donna. Trovai una risposta di comodo attribuendo quelle sensazioni provate al lungo periodo di astinenza sessuale.
Immersa nel lavoro e nello studio i giorni, le settimane e qualche mese passarono veloci e di quell’episodio era rimasto solo un piacevole ricordo giustificato come un “incidente di percosso”. Ma il destino mi aveva riservato un epilogo ben diverso. Facevo il turno pomeridiano e quel giorno con me era di turno anche Francesca, erano circa le 19 è il turno si stava apprestando a finire quando arrivò una chiamata dal pronto soccorso che ci avvisava che a causa di un grave incidente da lì a poco sarebbero arrivate almeno quattro persone che avrebbero avuto bisogno di un intervento ortopedico. Il primario ci chiese con cortesia di restare qualche ora in più al fine di garantire un pronto intervento anche durante il cambio del turno. L’emergenza finì poco prima delle 21:00 cosi, dopo aver dato le consegne e salutato, io e Francesca ci recammo insieme verso gli spogliatoi a noi riservati. Gli spogliatoi femminili del reparto, sono chiusi da una porta antincendio con accesso limitato tramite badge di riconoscimento. All’interno c’è una prima stanza adibita a saletta mensa con tavolo sedie e l’immancabile macchinetta del caffè e la vera stanza spogliatoio dove sono presenti i nostri armadietti, i lavabi e le docce. Francesca, dopo aver aperto la porta si sedette in una sedia e rivolgendosi a me disse: “Laura prendiamoci un minuto di relax, preparo un caffè” cosi sedute al tavolo sorseggiamo un caffè nonostante l’ora. Poi insieme entrammo nella stanza spogliatoio e quando fummo dentro lei mi disse: “quasi quasi mi faccio la doccia qua, tu cosa ne pensi?” io risposi che preferivo farla quando sarei arrivata a casa. Francesca decisa mi rispose: “io mi faccio una doccia veloce” e poi mi domandò: “Tu vai di fretta?” io risposi con molta franchezza: “no figurati non ho nessuno che mi aspetta a casa” e lei “Allora ti posso chiedere di farmi compagnia fino a quando non faccio la doccia”, io naturalmente risposi che non cera nessun problema. Quando lei comincio a spogliarsi, io un po' imbarazzata mi girai e andai a lavarmi il viso in uno dei lavabi. Non mi rigirai fino a quando non sentii il rumore dell’acqua che mi fece capire che lei era entrata nella doccia.
Tolto il camice mi sedetti in una sedia ad aspettare che Francesca ultimasse la doccia. Sentii l’acqua chiudersi e subito dopo Francesca uscire dal box doccia tutta bagnata e nuda come la mamma l’aveva fatta. Io seduta non ho potuto fare a meno di osservarla, la vidi camminare verso l’armadietto dove preso un asciugamano cominciò ad asciugarsi. Nel breve tragitto osservandola, se mai ce ne fosse stato bisogno, ho avuto la conferma di quanto fosse bella. Notai subito che era completamente depilata aveva dei glutei degni di un’atleta e il seno abbondante, una quarta misura, che restava sollevato sfidando orgoglioso la legge di gravità. Fu al quel punto che dentro di me ricominciai a sentire quelle strane sensazioni avute qualche mese prima con la ragazza del negozio di intimo. Cercai di soffocare quelle vibrazioni distogliendo lo sguardo dal corpo di Francesca mentre si rivestiva. Uscimmo dagli spogliatoi e dall’ospedale che non erano ancora le 22:00 e dopo esserci salutate ci incamminammo, lei verso il parcheggio ed io verso la fermata dell’autobus. Non avevo fatto che pochi metri quando mi sentii chiare da Francesca che mi chiese: “Scusa Laura ma sei senza macchina?” io risposi con naturalezza: “si perché?” e aggiunsi: “di solito preferisco, quando non faccio il turno di notte, di venire al lavoro con l’autobus perché al ritorno è sempre difficile trovare un posteggio e spesso mi ritrovavo a girare per diversi minuti senza nessun risultato e ad essere costretta a lasciare la macchina lontano da casa. Lei senza esitare un istante mi disse: “dai vieni che ti accompagno io, lo sai che non abito distante da casa tua” e senza aspettare la mia risposta, con un sorriso mi prese per mano accompagnandomi alla sua macchina. Salimmo in macchina e ci avviammo per la strada che conduceva verso casa mia. Ad un tratto lei con la sua immancabile sicurezza mi disse: “Ti accompagno dopo, sai cosa facciamo visto che entrambe dobbiamo cenare e tu come me sei sola, prendiamo delle pizze e andiamo a mangiarle da me”. Fui al quanto sorpresa da quella proposta, ma vista la spontaneità con cui mi era stata posta, annuii rispondendo: “se per te non è un fastidio accetto volentieri” e lei: “ma che fastidio per me sarebbe un enorme piacere averti a casa mia”. Dopo una mezzoretta, con le pizze in mano, entrammo insieme nel suo appartamento. Lei, poggiando le pizze sul top della cucina, si tolse il soprabito e si mise a preparare la tavola, mentre io, dopo aver poggiato le mie cose sul divano, mi sedetti su una sedia. Mentre apparecchiava la tavola mi chiese cosa preferivo da bere vino o birra, io gli risposi che per me era indifferente. Così lei, dicendomi che una serata speciale merita una bottiglia speciale, apri uno stipetto della cucina e tirò fuori una bottiglia di vino. Mentre mangiavamo ci ritrovammo a parlare come due vecchie amiche che si conoscevano da anni. I nostri discorsi spaziarono su diversi argomenti dal lavoro allo sport agli hobby e altro. Finita la pizza guardando la bottiglia di vino Francesca mi chiese: “ti va di restare un altro po’ e finire la bottiglia?” poi aggiunse: “Mi ha fatto molto piacere conoscerti meglio e conversare con te”. Alla sua proposta, come se non aspettassi altro, risposi: “Si con piacere”. Francesca prese i due calici e la bottiglia, li poggio sul tavolo del salotto e poi mi invito a sedermi accanto a lei sul divano. Con i calici pieni proseguimmo la nostra conversazione, cominciammo a raccontarci della nostra vita privata, io le dissi che dopo il trasferimento le cose con il mio ragazzo non erano andate bene e ci eravamo lasciati, poi aggiunsi: “ad essere sincera con te, non ne sento la mancanza”, poi guardandola e con un sorrisino malizioso aggiunsi: “a parte il suo bel pene”, sorridemmo insieme a quella mia battuta. Francesca mi raccontò che anche lei, dopo una lunga storia, si era lasciata con il ragazzo con cui conviveva da più di due anni perché la tradiva. Continuo aggiungendo che quella esperienza l’aveva un po’ provata e fatta soffrire e per questo motivo aveva deciso che prima di ricominciare un’altra storia con un uomo ci avrebbe pensato due volte. Io gli dissi: “bella come sei non ti mancheranno i corteggiatori, sono sicura che troverai il ragazzo giusto” e lei: “avrai sicuramente notata quanti colleghi mi sbavano intorno, ma lo fanno solo perché mi vogliono portare a letto”. Poi aggiunse: “e non solo uomini”, io incuriosita da quelle ultime parole le chiesi: “cosa vuoi dire”, lei mi rispose: “hai capito benissimo, sono stata corteggiata anche da donne, e che donne”. Con voce quasi tremula e con il cuore che aveva aumentato il suo battito gli chiesi: “e tu?”, lei mi sorrise ma non diete una risposta alla mia domanda. Continuammo ancora a parlare fino a quando i calici e la bottiglia si svuotarono. Guardai l’ora, si era fatto tardi così dissi Francesca: “si è fatto tardi, la serata e volata”, lei mi chiese: “vuoi che ti accompagni?” ed io: “si forse e meglio che mi accompagni, anche se resterei con piacere ancora con un pò”. A quelle parole lei mi rispose: “anche per me è stata una bellissima serata, peccato che si è fatto tardi”. Alzandoci dal divano, i nostri sguardi si incrociarono e come attratte da un magnete, restammo a guardarci negli occhi per diversi secondi senza parlare. Dopo quel l’intenso sguardo lei, rompendo il silenzio, disse: “se ti fa piacere, vista l’ora perché non resti a dormire qua?” a quella proposta mi sentii tremare tutta dentro, dei brividi cominciarono a salirmi lungo la schiena, con il cuore che cominciò a battere impazzito, ho fatto faticare per trovare un filo di voce per rispondere: “se ti fa piacere” e lei prontamente: “se non mi facesse piacere non l’avrei chiesto”. A quell’invito e dopo aver risposto di si, non so cosa mi sia successo, entrai in uno stato quasi confusionale la mia mente era annebbiata dai mille pensieri che in quegli istanti l’attraversarono. A rompere quel mio stato di trans, fu ancora la voce di Francesca che mi disse: “Dai allora, prepariamoci per andare a letto, tu non dovevi fare la doccia?” e prendendomi per mano mi porto nel bagno. Prese da un armadio un accappatoio di spugna bianco che attaccò ad un gancio sul muro, mi porse una cuffietta per non bagnarmi i capelli e apri l’acqua della doccia. Io l’avevo seguita senza parlare, ero in totale balia dei mie pensieri confusi e delle mie emozioni. Mi spogliai, riposi gli abiti sopra una sedia ed entrai nella doccia. Sentii, tra lo scroscio dell’acqua, la voce di Francesca che mi disse: “ti vado a prendere uno dei miei pigiami più belli”. L’acqua della doccia mi aiutò, non con poca fatica, a rimettere un po’ ordine nella mia mente. In pochissimi minuti ripercossi ogni momento di quella serata chiedendomi cosa mi stesse succedendo, ma soprattutto, cosa succederà ancora. Comincio a nascere in me un forte turbamento. Ripercorsi anche le emozioni che avevo provato qualche mese prima con la ragazza del negozio, una immagine nitida del suo viso e del il suo corpo si materializzò nella mia mente. Ripensai alle scene del film “Room in Rome” che tanto mi avevano turbata. Nonostante l’acqua calda sentivo un tremore che mi pervadeva su tutto il corpo, mi sentivo molto agitata. Avvolta da questi pensieri, vidi che Francesca era entrata in bagno per struccarsi. Quando si allontanò di nuovo, chiusi l’acqua, feci un grosso respiro ed uscii dalla doccia. Mentre mi asciugavo Francesca rientro nel bagno dicendomi che il pigiama era sopra il letto. Poi prendendomi ancora una volta per mano mi accompagno in camera aggiungendo: “togliti questo accappatoio bagnato”. Io con molto imbarazzato, poiché Francesca era rimasta vicino a me, tolsi l’accappatoio restando completamente nuda davanti a lei. Francesca, porgendomi un bel pigiama di seta color champagne composto da top e pantaloncino disse: “dai indossalo”. Mentre indossavo il pigiama sentivo addosso gli occhi di Francesca che scrutavano tutto il mio corpo. Fu lei a rompere di nuovo quel momento di imbarazzo dicendomi: “ti sta da incanto” e aggiunse: “se vuoi puoi metterti comoda sul letto mentre io mi preparo”, poi sorridendo aggiunse: “io dormo dal lato destro”. Mi avvicinai al letto sedendomi in un angolo, poi dissi a Francesca: “ti aspetto”, lei si girò e mi sorrise, per un altro l’ungo istante i nostri occhi si incrociarono. Per me fu come aver preso una scossa elettrica, mi sentii di nuovo agitata e tremante. Non riuscivo a distogliere gli occhi da Francesca che nel frattempo si era tolti i vestiti per indossare il pigiama. Guardai incantata il suo seno prima che fosse coperto dalla maglia del pigiama con le maniche corte abbottonata sul davanti. Non potei fare a meno di farle i complimenti per il buon gusto nello scegliere gli indumenti intimi. Lei mi ringrazio sorridendomi e si mise sotto le lenzuola. Io la seguii subito dopo, prendendo posto alla sua sinistra. Quando anch’io fui a letto lei mi disse: “l’avresti mai immaginato di poter essere mia ospite questa sera?” io risposi: “No, mai mi sarei aspettata che la serata potesse avere questo epilogo, mi sembra tutto surreale” Con la sola luce della abat jur , continuammo a parlare, forse anche lei come me si sentiva agitata per la strana e inaspettata situazione creatasi quella giornata. Con una velata consapevolezza da parte di entrambe, i nostri discorsi si spostarono sull’intimo e inevitabilmente si parlò di come i nostri relativi fidanzati erano a letto, delle nostre fantasie, di come si preferiva fare sesso. L’atmosfera si stava piano piano riscaldando, Durante la piccante conversazione, i miei occhi si posavano spesso sui capezzoli turgidi di Francesca che nella posizione assunta con la stoffa che le aderiva stretta al seno, sembravano voler bucare la giacca del pigiama. Lei inevitabilmente l’aveva notato, tanto che mi disse: “ti piace?” io rimasi gelata e balbettando come se non avessi capito gli risposi: “cosa?” e lei sorridendomi: “non fare finta di non aver capito, ho notato come guardi con insistenza il mio seno” io sentii le mie guance arrossire poi mi feci coraggio e le risposi: “si, molto” e continuando aggiunsi: “ sia quando hai fatto la doccia in ospedale che quando ti sei spogliata per indossare il pigiama non ho potuto fare a meno di guardare il tuo bellissimo seno con ammirazione e anche con un pizzico di invidia”. Lei guardandomi dritta negli occhi mi chiese: “lo vuoi vedere?” a quella domanda il cuore comincio a battere all’impazzata e delle fortissime emozioni che non riuscivo a controllare cominciarono a invadere tutto il mio corpo, sentii le mie guance arrossire di nuovo. Pur sforzandomi, dall’emozione non riuscii a rispondere. Risentii la sua voce che disse: “Scusa se ti ho messa in imbarazzo, non era mia intenzione, scusa di nuovo”. Quasi paralizzata com’ero, non so come trovai la forza e il coraggio di fare uscire dalle mie labbra un soffocato: “Si, mi piacerebbe”. Senza aggiungere altre parole vidi le sue mani che si portarono sulla abbottonatura del pigiama. Segui con gli occhi le lunghe dita di Francesca che sbottonavano lentamente la maglia del pigiama. Come d’incanto il bel seno di Francesca si mostro hai miei occhi in tutta la sua bellezza, restai senza parole ad ammirare quel seno non so per quanti minuti. Sentivo nel silenzio il mio cuore battere in gola. Poi con voce tremula, riuscii a dire: “è bellissimo” lei mi rispose: “grazie”. L’atmosfera si era fatta ancora più calda, percepivo che anche lei era agitata quasi quanto me, Imbambolata guardavo il seno di Francesca che si muoveva al ritmo del suo respiro, non riuscivo a prendere nessuna iniziativa. Fortunatamente fu di nuovo lei a sbloccare quegli attimi di silenzio dicendo: “lo vuoi toccare”. Come se non stessi aspettando altro, allungai la mia mano sinistra e molto timidamente cominciai a sfiorare quelle mammelle dure come il marmo. Sollevai gli occhi cercando lo sguardo di Francesca come ad avere il suo consenso per continuare. Lei con un sorriso mi disse: “Non essere timida”, quelle parole mi fecero prendere coraggio e mi lasciai andare a massaggiare i suoi seni palpandoli delicatamente con la mano. Poi trovando un altro po’ di coraggio, alternai le carezze e i massaggi a lievi pizzicotti sui capezzoli, Riguardandola negli occhi, capii in maniera eloquente dall’espressione del suo viso che stava apprezzando molto quel mio massaggio. Quel contatto stava diffondendo dentro di me un forte piacere che dal ventre mi saliva fino alla testa. Gli sguardi senza parole, cominciarono a comunicare i nostri più profondi desideri. Francesca, mettendomi le mani tra i capelli avvicino il suo viso al mio per darmi un delicato bacio nelle labbra. Io sempre semi imbambolata non opposi resistenza, poi lentamente, aprendo la sua bocca con delicatezza infilo la lingua nella mia. La sua lingua e la mia si unirono in un delicato ma profondo lunghissimo bacio. Dopo, staccando la sua mano dalla mia testa, sempre baciandomi appassionatamente, la infilò sotto il top del pigiama per andare a cercare il mio piccolo seno, sentii le sue dita che cominciarono ad accarezzare delicatamente i mie capezzoli. Passarono diversi minuti poi lei si sdraio su di me strusciando il suo corpo sul mio. Mentre mi baciava sul collo e dietro le orecchie, sentivo le sue mani accarezzare tutto il mio corpo. Io, rotti gli indugi ricambiavo le stesse carezze con passione. Mentre era sopra di me con la sua gamba allargo delicatamente le mie e comincio a strusciare la sua coscia sulla mia vulva. Nonostante il pigiama, quel contatto insieme a quello del suo seno sul mio, sprigionarono in me un forte piacere. Dopo diversi minuti lei si alzo sulle ginocchia e si tolse sia la maglia che il pantaloncino del pigiama restando completamente nuda davanti a me. Senza parlare io feci la stessa cosa. Completamente nude, ci riabbracciammo e continuammo a baciarci. Sentivo tutto il calore del suo corpo sul mio. Francesca cominciò a leccarmi, mordicchiarci e succhiarmi i capezzoli, io quando lei smetteva facevo la stessa cosa con lei, mentre il nostro monte di venere, con i movimenti dei nostri corpi si toccavano e strusciavano tra loro. Poi io allargando le gambe, feci scivolare le sue tra le mie cosce nella posizione del missionario. In quella posizione, mentre lei mi baciava sulla bocca e sul collo, con le mani afferrai i suoi glutei e allargando di più le gambe spinsi il suo pube forte sulla mia vulva, Francesca comincio a muovere il bacino come se mi volesse penetrare. Restammo in quella posizione per diversi minuti, poi lei si sdraio al mio fianco e con la mano comincio ad accarezzarmi i seni per scendere sulla pancia e pian piano giù sino alla mia vagina. Io al contatto delle sue dita, allargo le gambe permettendogli di farmi un ditalino. Sentivo le sue dita che con delicatezza accarezzavano e stuzzicavano il mio clitoride e le mie labbra facendo vibrare tutto il mio ventre, il mio corpo era tutto un fuoco. Mentre mi toccava mi disse: “Ti piace?” ed io con voce soffocata dal piacere risposi: “si” ed aggiunsi: “non sono mai stata toccata da una donna prima di ora, non so cosa mi succede ma lo trovo bellissimo!”, e prendendo la sua testa tra le mie mani infilai di nuovo la mia lingua dentro la sua bocca. Mentre ci baciavamo, sentii la sua mano prendere la mia e poggiarla sulla sua vulva. Non avevo mai toccato un’altra figa se non la mia prima di allora. Cominciai a giocare anch’io con il suo clitoride e le sue labbra sfiorandole appena con le dita e facendo entrare leggermente il mio dito medio dentro la sua fessura sentivo al tatto quanto fosse bagnata. Sentendola, al muoversi delle mie dita ansimare sempre più forte, senza esitare entrai due dita in fondo alla sua figa sino a sentire le pareti interne della vagina. Ci siamo masturbate a vicenda per diversi minuti godendo come due invasate. Fu sempre lei a rompere quell’idillio baciandomi il collo, le spalle, il seno, la pancia scendendo sempre più giù. Sentii dei baci delicati sul clitoride che mi fecero trasalire, poi sentii la punta della sua lingua sfiorarlo e stuzzicarlo per poi leccare le labbra scendendo delicatamente fino al buco dell’ano.
Mentre mi leccava, sentii entrare le sue dita dentro la vagina. Non ero stata mai leccata e toccata da una donna, sentivo la lingua di Francesca esplorare le mie parti più sensibili con una maestria e delicatezza come mai un uomo aveva saputo fare. Ero completamente in estasi godevo e ansimavo tantissimo sotto la sua lingua fino a quando un orgasmo mi travolse arrivando in maniera esplosiva. Appagata in pieno sollevai la testa per vedere la testa di Francesca ancora tra le mie cosce. Poi lei si sollevo e mi bacio con la lingua piena degli umori del mio orgasmo. Io ricambiai con passione. Poi guardandomi mi chiese: “te la senti di baciarmi anche tu sotto?”, a quelle parole sentii come un tonfo, non sapevo se fossi stata all’altezza, così mi inginocchiai davanti a lei. Mi fermai a osservare la sua vulva, non ne avevo mai vista una da così vicino, aveva grandi labbra con un clitoride più grande e sporgente del mio, Era tutta bagnata, vedevo i suoi umori uscire dal buchino della vagina colare sino all’ano. Tirai fuori la lingua poggiando la punta sul suo clitoride, lo sentivo turgido e bagnato, poi provai a passare la lingua nella fessura e nelle piccole e grandi labbra assaporando il gusto della sua figa e il salato sapore dei suoi umori. La sentivo gemere e ansimare sotto i colpi della mia lingua. Imitando quello che lei aveva fatto con me, gli infilai due dita dentro, mentre con la lingua continuavo a sollecitare il clitoride. Mi sentivo tremare tutta, il cuore mi batteva forte nel petto ero eccitatissima. Non mi fermai, ho continuato a leccare il suo clitoride e penetrarla con le dita, come lei aveva fatto con me. Sentivo il suo bacino muoversi su e giù spingendo sulle mie dita per farle entrare meglio e di più nella sua vagina. Ad un tratto i suoi gemiti, il suo respiro e i movimenti del bacino aumentarono e mentre accarezzava delicatamente i mie capelli con le sue mani, sentii la sua voce dire: “Cazzo mi stai facendo impazzire, mi fai godere un sacco, non fermarti”. Sentire quelle parole aveva provocato in me un forte frenesia, capii che era arrivato il momento di darle di più, così aumentando il ritmo della mia lingua sul clitoride continuai a leccarla fino a farle di raggiungere l’orgasmo. Esauste, ci abbracciammo sdraiate di fianco nel letto. Lei mi accarezzava i capelli dolcemente mentre io la guardavo intensamente negli occhi. Poi come attratta la baciai sulle labbra, lei non si tirò indietro e ricominciammo a baciarci con passione. No mi sentivo appagata, volevo esplorare ancora quel corpo stupendo che tanto piacere mi aveva dato. Così cominciai a baciarla in tutto il corpo dal collo all’inguine sfiorando appena con la lingua la sua pelle profumata. “Mi stai facendo eccitare di nuovo” mi disse lei chiudendo gli occhi. Poi, senza parlare, facendomi sdraiare sul letto mi allargo le gambe e incrociò a forbice le sue con le mie avvicinandosi fino a quando le nostre vagine non si toccarono. Sentii la sua vulva calda e bagnata sulla mia. Iniziò a muoversi strusciando la sua figa sulla mia io feci altrettanto. Le nostre labbra e i nostri clitoridi si sfregavano tra di loro. Ancora una volta un esplosione di piacere ci avvolse finché entrambe, dopo non molti minuti, al ritmo di quei movimenti e sfregamento delle nostre parti intime, raggiungemmo un nuovo grande orgasmo contemporaneamente. Ricrollammo con le spalle sul letto sfinite. Dopo aver ripreso fiato ci girammo di fianco ci abbracciamo e ci baciammo delicatamente ancora con la punta della lingua. Mi sentivo appagata e felice, avevo scaricato tutta le tensione accumulata durante quella movimentatissima e inaspettata serata. Non passo molto tempo che rannicchiata e stretta a Francesca mi addormentai sfinita.
Immersa nel lavoro e nello studio i giorni, le settimane e qualche mese passarono veloci e di quell’episodio era rimasto solo un piacevole ricordo giustificato come un “incidente di percosso”. Ma il destino mi aveva riservato un epilogo ben diverso. Facevo il turno pomeridiano e quel giorno con me era di turno anche Francesca, erano circa le 19 è il turno si stava apprestando a finire quando arrivò una chiamata dal pronto soccorso che ci avvisava che a causa di un grave incidente da lì a poco sarebbero arrivate almeno quattro persone che avrebbero avuto bisogno di un intervento ortopedico. Il primario ci chiese con cortesia di restare qualche ora in più al fine di garantire un pronto intervento anche durante il cambio del turno. L’emergenza finì poco prima delle 21:00 cosi, dopo aver dato le consegne e salutato, io e Francesca ci recammo insieme verso gli spogliatoi a noi riservati. Gli spogliatoi femminili del reparto, sono chiusi da una porta antincendio con accesso limitato tramite badge di riconoscimento. All’interno c’è una prima stanza adibita a saletta mensa con tavolo sedie e l’immancabile macchinetta del caffè e la vera stanza spogliatoio dove sono presenti i nostri armadietti, i lavabi e le docce. Francesca, dopo aver aperto la porta si sedette in una sedia e rivolgendosi a me disse: “Laura prendiamoci un minuto di relax, preparo un caffè” cosi sedute al tavolo sorseggiamo un caffè nonostante l’ora. Poi insieme entrammo nella stanza spogliatoio e quando fummo dentro lei mi disse: “quasi quasi mi faccio la doccia qua, tu cosa ne pensi?” io risposi che preferivo farla quando sarei arrivata a casa. Francesca decisa mi rispose: “io mi faccio una doccia veloce” e poi mi domandò: “Tu vai di fretta?” io risposi con molta franchezza: “no figurati non ho nessuno che mi aspetta a casa” e lei “Allora ti posso chiedere di farmi compagnia fino a quando non faccio la doccia”, io naturalmente risposi che non cera nessun problema. Quando lei comincio a spogliarsi, io un po' imbarazzata mi girai e andai a lavarmi il viso in uno dei lavabi. Non mi rigirai fino a quando non sentii il rumore dell’acqua che mi fece capire che lei era entrata nella doccia.
Tolto il camice mi sedetti in una sedia ad aspettare che Francesca ultimasse la doccia. Sentii l’acqua chiudersi e subito dopo Francesca uscire dal box doccia tutta bagnata e nuda come la mamma l’aveva fatta. Io seduta non ho potuto fare a meno di osservarla, la vidi camminare verso l’armadietto dove preso un asciugamano cominciò ad asciugarsi. Nel breve tragitto osservandola, se mai ce ne fosse stato bisogno, ho avuto la conferma di quanto fosse bella. Notai subito che era completamente depilata aveva dei glutei degni di un’atleta e il seno abbondante, una quarta misura, che restava sollevato sfidando orgoglioso la legge di gravità. Fu al quel punto che dentro di me ricominciai a sentire quelle strane sensazioni avute qualche mese prima con la ragazza del negozio di intimo. Cercai di soffocare quelle vibrazioni distogliendo lo sguardo dal corpo di Francesca mentre si rivestiva. Uscimmo dagli spogliatoi e dall’ospedale che non erano ancora le 22:00 e dopo esserci salutate ci incamminammo, lei verso il parcheggio ed io verso la fermata dell’autobus. Non avevo fatto che pochi metri quando mi sentii chiare da Francesca che mi chiese: “Scusa Laura ma sei senza macchina?” io risposi con naturalezza: “si perché?” e aggiunsi: “di solito preferisco, quando non faccio il turno di notte, di venire al lavoro con l’autobus perché al ritorno è sempre difficile trovare un posteggio e spesso mi ritrovavo a girare per diversi minuti senza nessun risultato e ad essere costretta a lasciare la macchina lontano da casa. Lei senza esitare un istante mi disse: “dai vieni che ti accompagno io, lo sai che non abito distante da casa tua” e senza aspettare la mia risposta, con un sorriso mi prese per mano accompagnandomi alla sua macchina. Salimmo in macchina e ci avviammo per la strada che conduceva verso casa mia. Ad un tratto lei con la sua immancabile sicurezza mi disse: “Ti accompagno dopo, sai cosa facciamo visto che entrambe dobbiamo cenare e tu come me sei sola, prendiamo delle pizze e andiamo a mangiarle da me”. Fui al quanto sorpresa da quella proposta, ma vista la spontaneità con cui mi era stata posta, annuii rispondendo: “se per te non è un fastidio accetto volentieri” e lei: “ma che fastidio per me sarebbe un enorme piacere averti a casa mia”. Dopo una mezzoretta, con le pizze in mano, entrammo insieme nel suo appartamento. Lei, poggiando le pizze sul top della cucina, si tolse il soprabito e si mise a preparare la tavola, mentre io, dopo aver poggiato le mie cose sul divano, mi sedetti su una sedia. Mentre apparecchiava la tavola mi chiese cosa preferivo da bere vino o birra, io gli risposi che per me era indifferente. Così lei, dicendomi che una serata speciale merita una bottiglia speciale, apri uno stipetto della cucina e tirò fuori una bottiglia di vino. Mentre mangiavamo ci ritrovammo a parlare come due vecchie amiche che si conoscevano da anni. I nostri discorsi spaziarono su diversi argomenti dal lavoro allo sport agli hobby e altro. Finita la pizza guardando la bottiglia di vino Francesca mi chiese: “ti va di restare un altro po’ e finire la bottiglia?” poi aggiunse: “Mi ha fatto molto piacere conoscerti meglio e conversare con te”. Alla sua proposta, come se non aspettassi altro, risposi: “Si con piacere”. Francesca prese i due calici e la bottiglia, li poggio sul tavolo del salotto e poi mi invito a sedermi accanto a lei sul divano. Con i calici pieni proseguimmo la nostra conversazione, cominciammo a raccontarci della nostra vita privata, io le dissi che dopo il trasferimento le cose con il mio ragazzo non erano andate bene e ci eravamo lasciati, poi aggiunsi: “ad essere sincera con te, non ne sento la mancanza”, poi guardandola e con un sorrisino malizioso aggiunsi: “a parte il suo bel pene”, sorridemmo insieme a quella mia battuta. Francesca mi raccontò che anche lei, dopo una lunga storia, si era lasciata con il ragazzo con cui conviveva da più di due anni perché la tradiva. Continuo aggiungendo che quella esperienza l’aveva un po’ provata e fatta soffrire e per questo motivo aveva deciso che prima di ricominciare un’altra storia con un uomo ci avrebbe pensato due volte. Io gli dissi: “bella come sei non ti mancheranno i corteggiatori, sono sicura che troverai il ragazzo giusto” e lei: “avrai sicuramente notata quanti colleghi mi sbavano intorno, ma lo fanno solo perché mi vogliono portare a letto”. Poi aggiunse: “e non solo uomini”, io incuriosita da quelle ultime parole le chiesi: “cosa vuoi dire”, lei mi rispose: “hai capito benissimo, sono stata corteggiata anche da donne, e che donne”. Con voce quasi tremula e con il cuore che aveva aumentato il suo battito gli chiesi: “e tu?”, lei mi sorrise ma non diete una risposta alla mia domanda. Continuammo ancora a parlare fino a quando i calici e la bottiglia si svuotarono. Guardai l’ora, si era fatto tardi così dissi Francesca: “si è fatto tardi, la serata e volata”, lei mi chiese: “vuoi che ti accompagni?” ed io: “si forse e meglio che mi accompagni, anche se resterei con piacere ancora con un pò”. A quelle parole lei mi rispose: “anche per me è stata una bellissima serata, peccato che si è fatto tardi”. Alzandoci dal divano, i nostri sguardi si incrociarono e come attratte da un magnete, restammo a guardarci negli occhi per diversi secondi senza parlare. Dopo quel l’intenso sguardo lei, rompendo il silenzio, disse: “se ti fa piacere, vista l’ora perché non resti a dormire qua?” a quella proposta mi sentii tremare tutta dentro, dei brividi cominciarono a salirmi lungo la schiena, con il cuore che cominciò a battere impazzito, ho fatto faticare per trovare un filo di voce per rispondere: “se ti fa piacere” e lei prontamente: “se non mi facesse piacere non l’avrei chiesto”. A quell’invito e dopo aver risposto di si, non so cosa mi sia successo, entrai in uno stato quasi confusionale la mia mente era annebbiata dai mille pensieri che in quegli istanti l’attraversarono. A rompere quel mio stato di trans, fu ancora la voce di Francesca che mi disse: “Dai allora, prepariamoci per andare a letto, tu non dovevi fare la doccia?” e prendendomi per mano mi porto nel bagno. Prese da un armadio un accappatoio di spugna bianco che attaccò ad un gancio sul muro, mi porse una cuffietta per non bagnarmi i capelli e apri l’acqua della doccia. Io l’avevo seguita senza parlare, ero in totale balia dei mie pensieri confusi e delle mie emozioni. Mi spogliai, riposi gli abiti sopra una sedia ed entrai nella doccia. Sentii, tra lo scroscio dell’acqua, la voce di Francesca che mi disse: “ti vado a prendere uno dei miei pigiami più belli”. L’acqua della doccia mi aiutò, non con poca fatica, a rimettere un po’ ordine nella mia mente. In pochissimi minuti ripercossi ogni momento di quella serata chiedendomi cosa mi stesse succedendo, ma soprattutto, cosa succederà ancora. Comincio a nascere in me un forte turbamento. Ripercorsi anche le emozioni che avevo provato qualche mese prima con la ragazza del negozio, una immagine nitida del suo viso e del il suo corpo si materializzò nella mia mente. Ripensai alle scene del film “Room in Rome” che tanto mi avevano turbata. Nonostante l’acqua calda sentivo un tremore che mi pervadeva su tutto il corpo, mi sentivo molto agitata. Avvolta da questi pensieri, vidi che Francesca era entrata in bagno per struccarsi. Quando si allontanò di nuovo, chiusi l’acqua, feci un grosso respiro ed uscii dalla doccia. Mentre mi asciugavo Francesca rientro nel bagno dicendomi che il pigiama era sopra il letto. Poi prendendomi ancora una volta per mano mi accompagno in camera aggiungendo: “togliti questo accappatoio bagnato”. Io con molto imbarazzato, poiché Francesca era rimasta vicino a me, tolsi l’accappatoio restando completamente nuda davanti a lei. Francesca, porgendomi un bel pigiama di seta color champagne composto da top e pantaloncino disse: “dai indossalo”. Mentre indossavo il pigiama sentivo addosso gli occhi di Francesca che scrutavano tutto il mio corpo. Fu lei a rompere di nuovo quel momento di imbarazzo dicendomi: “ti sta da incanto” e aggiunse: “se vuoi puoi metterti comoda sul letto mentre io mi preparo”, poi sorridendo aggiunse: “io dormo dal lato destro”. Mi avvicinai al letto sedendomi in un angolo, poi dissi a Francesca: “ti aspetto”, lei si girò e mi sorrise, per un altro l’ungo istante i nostri occhi si incrociarono. Per me fu come aver preso una scossa elettrica, mi sentii di nuovo agitata e tremante. Non riuscivo a distogliere gli occhi da Francesca che nel frattempo si era tolti i vestiti per indossare il pigiama. Guardai incantata il suo seno prima che fosse coperto dalla maglia del pigiama con le maniche corte abbottonata sul davanti. Non potei fare a meno di farle i complimenti per il buon gusto nello scegliere gli indumenti intimi. Lei mi ringrazio sorridendomi e si mise sotto le lenzuola. Io la seguii subito dopo, prendendo posto alla sua sinistra. Quando anch’io fui a letto lei mi disse: “l’avresti mai immaginato di poter essere mia ospite questa sera?” io risposi: “No, mai mi sarei aspettata che la serata potesse avere questo epilogo, mi sembra tutto surreale” Con la sola luce della abat jur , continuammo a parlare, forse anche lei come me si sentiva agitata per la strana e inaspettata situazione creatasi quella giornata. Con una velata consapevolezza da parte di entrambe, i nostri discorsi si spostarono sull’intimo e inevitabilmente si parlò di come i nostri relativi fidanzati erano a letto, delle nostre fantasie, di come si preferiva fare sesso. L’atmosfera si stava piano piano riscaldando, Durante la piccante conversazione, i miei occhi si posavano spesso sui capezzoli turgidi di Francesca che nella posizione assunta con la stoffa che le aderiva stretta al seno, sembravano voler bucare la giacca del pigiama. Lei inevitabilmente l’aveva notato, tanto che mi disse: “ti piace?” io rimasi gelata e balbettando come se non avessi capito gli risposi: “cosa?” e lei sorridendomi: “non fare finta di non aver capito, ho notato come guardi con insistenza il mio seno” io sentii le mie guance arrossire poi mi feci coraggio e le risposi: “si, molto” e continuando aggiunsi: “ sia quando hai fatto la doccia in ospedale che quando ti sei spogliata per indossare il pigiama non ho potuto fare a meno di guardare il tuo bellissimo seno con ammirazione e anche con un pizzico di invidia”. Lei guardandomi dritta negli occhi mi chiese: “lo vuoi vedere?” a quella domanda il cuore comincio a battere all’impazzata e delle fortissime emozioni che non riuscivo a controllare cominciarono a invadere tutto il mio corpo, sentii le mie guance arrossire di nuovo. Pur sforzandomi, dall’emozione non riuscii a rispondere. Risentii la sua voce che disse: “Scusa se ti ho messa in imbarazzo, non era mia intenzione, scusa di nuovo”. Quasi paralizzata com’ero, non so come trovai la forza e il coraggio di fare uscire dalle mie labbra un soffocato: “Si, mi piacerebbe”. Senza aggiungere altre parole vidi le sue mani che si portarono sulla abbottonatura del pigiama. Segui con gli occhi le lunghe dita di Francesca che sbottonavano lentamente la maglia del pigiama. Come d’incanto il bel seno di Francesca si mostro hai miei occhi in tutta la sua bellezza, restai senza parole ad ammirare quel seno non so per quanti minuti. Sentivo nel silenzio il mio cuore battere in gola. Poi con voce tremula, riuscii a dire: “è bellissimo” lei mi rispose: “grazie”. L’atmosfera si era fatta ancora più calda, percepivo che anche lei era agitata quasi quanto me, Imbambolata guardavo il seno di Francesca che si muoveva al ritmo del suo respiro, non riuscivo a prendere nessuna iniziativa. Fortunatamente fu di nuovo lei a sbloccare quegli attimi di silenzio dicendo: “lo vuoi toccare”. Come se non stessi aspettando altro, allungai la mia mano sinistra e molto timidamente cominciai a sfiorare quelle mammelle dure come il marmo. Sollevai gli occhi cercando lo sguardo di Francesca come ad avere il suo consenso per continuare. Lei con un sorriso mi disse: “Non essere timida”, quelle parole mi fecero prendere coraggio e mi lasciai andare a massaggiare i suoi seni palpandoli delicatamente con la mano. Poi trovando un altro po’ di coraggio, alternai le carezze e i massaggi a lievi pizzicotti sui capezzoli, Riguardandola negli occhi, capii in maniera eloquente dall’espressione del suo viso che stava apprezzando molto quel mio massaggio. Quel contatto stava diffondendo dentro di me un forte piacere che dal ventre mi saliva fino alla testa. Gli sguardi senza parole, cominciarono a comunicare i nostri più profondi desideri. Francesca, mettendomi le mani tra i capelli avvicino il suo viso al mio per darmi un delicato bacio nelle labbra. Io sempre semi imbambolata non opposi resistenza, poi lentamente, aprendo la sua bocca con delicatezza infilo la lingua nella mia. La sua lingua e la mia si unirono in un delicato ma profondo lunghissimo bacio. Dopo, staccando la sua mano dalla mia testa, sempre baciandomi appassionatamente, la infilò sotto il top del pigiama per andare a cercare il mio piccolo seno, sentii le sue dita che cominciarono ad accarezzare delicatamente i mie capezzoli. Passarono diversi minuti poi lei si sdraio su di me strusciando il suo corpo sul mio. Mentre mi baciava sul collo e dietro le orecchie, sentivo le sue mani accarezzare tutto il mio corpo. Io, rotti gli indugi ricambiavo le stesse carezze con passione. Mentre era sopra di me con la sua gamba allargo delicatamente le mie e comincio a strusciare la sua coscia sulla mia vulva. Nonostante il pigiama, quel contatto insieme a quello del suo seno sul mio, sprigionarono in me un forte piacere. Dopo diversi minuti lei si alzo sulle ginocchia e si tolse sia la maglia che il pantaloncino del pigiama restando completamente nuda davanti a me. Senza parlare io feci la stessa cosa. Completamente nude, ci riabbracciammo e continuammo a baciarci. Sentivo tutto il calore del suo corpo sul mio. Francesca cominciò a leccarmi, mordicchiarci e succhiarmi i capezzoli, io quando lei smetteva facevo la stessa cosa con lei, mentre il nostro monte di venere, con i movimenti dei nostri corpi si toccavano e strusciavano tra loro. Poi io allargando le gambe, feci scivolare le sue tra le mie cosce nella posizione del missionario. In quella posizione, mentre lei mi baciava sulla bocca e sul collo, con le mani afferrai i suoi glutei e allargando di più le gambe spinsi il suo pube forte sulla mia vulva, Francesca comincio a muovere il bacino come se mi volesse penetrare. Restammo in quella posizione per diversi minuti, poi lei si sdraio al mio fianco e con la mano comincio ad accarezzarmi i seni per scendere sulla pancia e pian piano giù sino alla mia vagina. Io al contatto delle sue dita, allargo le gambe permettendogli di farmi un ditalino. Sentivo le sue dita che con delicatezza accarezzavano e stuzzicavano il mio clitoride e le mie labbra facendo vibrare tutto il mio ventre, il mio corpo era tutto un fuoco. Mentre mi toccava mi disse: “Ti piace?” ed io con voce soffocata dal piacere risposi: “si” ed aggiunsi: “non sono mai stata toccata da una donna prima di ora, non so cosa mi succede ma lo trovo bellissimo!”, e prendendo la sua testa tra le mie mani infilai di nuovo la mia lingua dentro la sua bocca. Mentre ci baciavamo, sentii la sua mano prendere la mia e poggiarla sulla sua vulva. Non avevo mai toccato un’altra figa se non la mia prima di allora. Cominciai a giocare anch’io con il suo clitoride e le sue labbra sfiorandole appena con le dita e facendo entrare leggermente il mio dito medio dentro la sua fessura sentivo al tatto quanto fosse bagnata. Sentendola, al muoversi delle mie dita ansimare sempre più forte, senza esitare entrai due dita in fondo alla sua figa sino a sentire le pareti interne della vagina. Ci siamo masturbate a vicenda per diversi minuti godendo come due invasate. Fu sempre lei a rompere quell’idillio baciandomi il collo, le spalle, il seno, la pancia scendendo sempre più giù. Sentii dei baci delicati sul clitoride che mi fecero trasalire, poi sentii la punta della sua lingua sfiorarlo e stuzzicarlo per poi leccare le labbra scendendo delicatamente fino al buco dell’ano.
Mentre mi leccava, sentii entrare le sue dita dentro la vagina. Non ero stata mai leccata e toccata da una donna, sentivo la lingua di Francesca esplorare le mie parti più sensibili con una maestria e delicatezza come mai un uomo aveva saputo fare. Ero completamente in estasi godevo e ansimavo tantissimo sotto la sua lingua fino a quando un orgasmo mi travolse arrivando in maniera esplosiva. Appagata in pieno sollevai la testa per vedere la testa di Francesca ancora tra le mie cosce. Poi lei si sollevo e mi bacio con la lingua piena degli umori del mio orgasmo. Io ricambiai con passione. Poi guardandomi mi chiese: “te la senti di baciarmi anche tu sotto?”, a quelle parole sentii come un tonfo, non sapevo se fossi stata all’altezza, così mi inginocchiai davanti a lei. Mi fermai a osservare la sua vulva, non ne avevo mai vista una da così vicino, aveva grandi labbra con un clitoride più grande e sporgente del mio, Era tutta bagnata, vedevo i suoi umori uscire dal buchino della vagina colare sino all’ano. Tirai fuori la lingua poggiando la punta sul suo clitoride, lo sentivo turgido e bagnato, poi provai a passare la lingua nella fessura e nelle piccole e grandi labbra assaporando il gusto della sua figa e il salato sapore dei suoi umori. La sentivo gemere e ansimare sotto i colpi della mia lingua. Imitando quello che lei aveva fatto con me, gli infilai due dita dentro, mentre con la lingua continuavo a sollecitare il clitoride. Mi sentivo tremare tutta, il cuore mi batteva forte nel petto ero eccitatissima. Non mi fermai, ho continuato a leccare il suo clitoride e penetrarla con le dita, come lei aveva fatto con me. Sentivo il suo bacino muoversi su e giù spingendo sulle mie dita per farle entrare meglio e di più nella sua vagina. Ad un tratto i suoi gemiti, il suo respiro e i movimenti del bacino aumentarono e mentre accarezzava delicatamente i mie capelli con le sue mani, sentii la sua voce dire: “Cazzo mi stai facendo impazzire, mi fai godere un sacco, non fermarti”. Sentire quelle parole aveva provocato in me un forte frenesia, capii che era arrivato il momento di darle di più, così aumentando il ritmo della mia lingua sul clitoride continuai a leccarla fino a farle di raggiungere l’orgasmo. Esauste, ci abbracciammo sdraiate di fianco nel letto. Lei mi accarezzava i capelli dolcemente mentre io la guardavo intensamente negli occhi. Poi come attratta la baciai sulle labbra, lei non si tirò indietro e ricominciammo a baciarci con passione. No mi sentivo appagata, volevo esplorare ancora quel corpo stupendo che tanto piacere mi aveva dato. Così cominciai a baciarla in tutto il corpo dal collo all’inguine sfiorando appena con la lingua la sua pelle profumata. “Mi stai facendo eccitare di nuovo” mi disse lei chiudendo gli occhi. Poi, senza parlare, facendomi sdraiare sul letto mi allargo le gambe e incrociò a forbice le sue con le mie avvicinandosi fino a quando le nostre vagine non si toccarono. Sentii la sua vulva calda e bagnata sulla mia. Iniziò a muoversi strusciando la sua figa sulla mia io feci altrettanto. Le nostre labbra e i nostri clitoridi si sfregavano tra di loro. Ancora una volta un esplosione di piacere ci avvolse finché entrambe, dopo non molti minuti, al ritmo di quei movimenti e sfregamento delle nostre parti intime, raggiungemmo un nuovo grande orgasmo contemporaneamente. Ricrollammo con le spalle sul letto sfinite. Dopo aver ripreso fiato ci girammo di fianco ci abbracciamo e ci baciammo delicatamente ancora con la punta della lingua. Mi sentivo appagata e felice, avevo scaricato tutta le tensione accumulata durante quella movimentatissima e inaspettata serata. Non passo molto tempo che rannicchiata e stretta a Francesca mi addormentai sfinita.
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