Valentina, Federico e Gaia - PARTE 1

di
genere
dominazione


“Sono arrivata. Sono davanti all’entrata :-)”

In piedi davanti all’ingresso dell’elegante albergo, Gaia guardava ansiosa lo schermo del suo telefono dove aspettava la risposta. Aveva il cuore in gola.
Aveva un’aria composta, quasi intimidita. Le sue bellissime gambe affusolate erano dritte come quelle di una scolaretta che si alza in piedi davanti al preside di una rigida scuola inglese. Aveva una corporatura snella, un seno piccolo e turgido, che attraverso la leggera maglietta bianca la faceva apparire più giovane dei suoi ventitré anni. I jeans attillati avevano un’attaccatura talmente bassa che sembrava strano non vedere i peli pubici.

Non aveva mai fatto prima una cosa simile. Tuttavia erano mesi che guardava siti di letteratura erotica, di incontri per adulti, perfino di BDSM. Il suo desiderio di trasgredire, di esplorare dimensioni nuove e misteriose del piacere sessuale, cresceva col tempo, fino al punto di diventare insopportabile. Tuttavia i suoi contatti fino a quel momento erano stati deludenti. Persone grossolane, oppure finte, o semplicemente che non andavano bene per un motivo che non riusciva a definire.
Quando contattò Valentina e Federico l’esperienza fu completamente diversa. C’era qualcosa in loro che la rassicurò fin dal primo scambio email. Erano estremamente gentili. Il loro italiano era corretto. I loro modi erano sicuri ed eleganti senza essere affettati. Erano diretti ed espliciti rispetto a quello che cercavano: volevano una bella ragazza bisex che partecipasse ai loro giochi BDSM. Tuttavia erano molto attenti alle sue priorità ed esigenze. E soprattutto al fatto che fosse la sua prima volta. Erano perfino protettivi. Sembravano tenere alla sicurezza e alla privacy di lei quanto alla loro. Non avevano fretta. Erano chiaramente molto selettivi. Quando si scambiarono le fotografie, queste non solo non indebolirono l’immagine che Gaia si era fatta di loro, ma la rafforzarono. Erano belli, ed entrambi affascinanti. Valentina, in particolare, era estremamente raffinata. Doveva avere qualche anno in più di lei. Forse ventotto. Aveva uno sguardo profondo e intrigante. Il suo corpo era sensualità pura. Non era mai stata con una ragazza. Questa sarebbe stata la sua prima volta. E qualcosa le diceva che Valentina era la persona giusta.

Valentina e Federico erano una coppia irregolare. Federico aveva una compagna da sei anni con la quale conviveva e che amava. Valentina un compagno da quattro. Si erano trovati qualche mese prima. Si erano trovati, nel senso che erano uno la parte che mancava all’altro. Avevano entrambi infatti il loro lato oscuro che non riuscivano a vivere all’interno della loro relazione. Quel lato oscuro e bellissimo era fatto di perversioni, di raffinato erotismo, di perdizione, di desideri inconfessabili, di bisogni che stavano molto al di là di quello che era socialmente accettato o perfino tollerato. E i bisogni e le perversioni dell’uno erano complementari a quelli dell’altro. Si incastravano alla perfezione.
Soprattutto, essi avevano una straordinaria compatibilità in quell’insieme indefinibile e non misurabile di modi di essere, di pensare, di reagire e di fare che a volte viene chiamato ‘anima’. Erano diversi ma parlavano la stessa lingua. Avevano gli stessi codici. Comunicavano alla stessa profondità. Avevano bisogno di erotismo e di perversione ma allo stesso tempo anche di scambio di pensieri, di condivisione di bellezza. Fino al giorno in cui si trovarono, nel loro lato oscuro ebbero solo perversione. Invece di moderare la loro perversione, il fatto di condividere il loro lato oscuro con una persona affine e bella la esaltò, rendendola più complessa. Quella comunicazione così profonda ed esclusiva che c’era fra loro li spinse esplorare il loro lato oscuro al di là dei limiti che essi stessi conoscevano.
Valentina e Federico tuttavia non si trovarono quando iniziarono a scriversi. Non fu una cosa immediata. Federico era un Master che aveva da poco interrotto il rapporto con la sua schiava. Valentina era una ragazza che aveva avuto una sola esperienza come schiava. All’inizio il loro scambio fu pieno di attriti, al punto che, successivamente, entrambi si chiesero come fosse possibile che non lo avessero interrotto sul nascere.
“Forse, mentre noi ci scontravamo, le nostre anime comunicavano” disse un giorno Federico.

Lui e Valentina si incontrarono in un momento preciso del loro scambio epistolare: nel momento esatto in cui Federico si liberò del suo ruolo di Master. Egli era una persona estremamente razionale e con una forte predisposizione al controllo: poco aperto, di suo, a considerare un rapporto diverso da quello Master-schiava che cercava e a cui era abituato. Questo fatto produceva un continuo attrito con Valentina, che da una parte aveva fantasie di sottomissione ma che dall’altra era ribelle, intelligente, determinata, sensibile, profonda, indipendente. Fu proprio quando Federico scelse di abbandonare con Valentina il suo ruolo di Master, e quindi di esigere da lei un comportamento da schiava, che i due si trovarono. Da quel momento in poi, il loro rapporto prese vita. Ogni giorno la loro intimità cresceva. Si aprirono sempre di più, fino a raccontarsi segreti che facevano male. E via via che si aprivano l’uno con l’altra, la sensazione di incastro aumentava. Si confessarono le loro perversioni più profonde. Si misero l’una nelle mani dell’altro, essendo ancora sconosciuti. Entrarono in questa dimensione nuova, strana, ibrida: dove la dominazione di Federico e la sottomissione di Valentina non erano incastrate dentro ruoli ma libere di trovare il loro equilibrio. La loro armonia.
Dopo essersi trovati, ma prima di essersi incontrati, ebbero delle crisi. Più di una. Crisi che ogni volta sembravano (e da un lato erano) definitive. Ma ogni crisi fu superata con slancio, attingendo all’anima, a quel livello profondo dove si erano incontrati. E il superamento di ogni crisi fece fare loro passi in avanti sorprendenti.

Si incontrarono per la prima volta alle cinque del pomeriggio in quell’elegante albergo di fronte all’entrata del quale, qualche ora più tardi, alle undici di una sera d’estate, Gaia si sarebbe trovata a guardare il suo telefono col cuore in gola.
Come d’accordo, Federico era già nella stanza e qualche minuto prima delle cinque aprì la porta e la lasciò socchiusa. Dentro la stanza c’era il buio assoluto. Alle cinque in punto, Valentina entrò in silenzio, senza dire una parola. Si chiuse la porta alle spalle. E in quel momento, con una tensione erotica allo spasimo, la figa che era un lago, i nervi tesi, aspettò le parole di Federico.
“Vieni qui”
La voce di lui le era familiare. Si erano scambiati diversi messaggi vocali. Era una voce asciutta. Ruvida in superficie. Che esprimeva razionalità e controllo. Ma che reprimeva emozioni.
Valentina si avvicinò. Il passo era quasi tremante. Non per il tacco 12, che abitualmente portava con disinvoltura ed eleganza, ma per l’eccitazione. Gli si avvicinò senza dire una parola. Gli arrivò vicino, fino a sentire il suo respiro. A sfiorargli le labbra. Lui le accarezzò la nuca delicatamente con entrambe le mani, sfiorandole la pelle del collo. Lei ebbe dei brividi che non riuscì a controllare. Le loro labbra erano così vicine che si sfioravano.
“Parlami”
Valentina esitò. Gli umori della sua figa avevano iniziato a calarle lungo le cosce. “Non… so cosa dire…”
“Qualunque cosa” le sussurrò Federico stringendole i lisci capelli scuri “Voglio ascoltare la tua voce”.
Dal primo momento in cui Federico ascoltò la voce di Valentina, in un messaggio vocale allegato a una mail, se ne innamorò. Non si era mai innamorato di una voce prima. La voce di lei era diventata in sé, per lui, un oggetto sessuale. Era delicata e fragile, e allo stesso tempo sensuale e profonda. Era una voce intelligente, onesta, allegra e ironica. Variabile in superficie. Ma che in profondità aveva dolcezza e perversione.
Valentina rimase in silenzio, sovrastata dalla sua stessa eccitazione. In bilico fra lo scappare dalla stanza e l’abbandonarsi a quello sconosciuto.
Federico iniziò a spogliarla delicatamente. I suoi occhi si erano abituati all’oscurità e nella penombra poteva intuire un corpo perfetto. Le aprì i bottoni della camicetta. Uno dopo l’altro. Lentamente. La fece cadere per terra. Le sfiorò i capezzoli, che erano gonfi di piacere. Glieli strinse forte:
“Parlami” le ripeté con una voce calma e dura.
“Sono qui Federico. Sono qui per te. Per soddisfare i tuoi bisogni. Le tue perversioni. Usami. Usami come vuoi. Quanto vuoi. Quando vuoi” Valentina gli sussurrò.
“Si” rispose Federico. La sua eccitazione era talmente forte che doveva fare uno sforzo enorme per controllarsi. Per controllare quel momento. Per gestirlo.
Le slacciò la leggera gonna che cadde a terra senza fare rumore. Le toccò la figa, che era coperta da un micro-perizoma di pizzo aperto. Sulla lingerie che lei doveva indossare era stato molto specifico. Era un suo feticcio. Si, la sua scelta era perfetta. Avrebbe voluto accendere la luce e vederla. Ma voleva rimanere nel buio. Prolungare il momento. Sentì che la figa era un lago. Il perizoma era fradicio di un liquido viscoso che era completamente passato attraverso e che le colava lungo le cosce.
Valentina era rimasta con le autoreggenti nere trasparenti con balza alta in pizzo che cominciava a bagnarsi dei suoi umori. Eleganti scarpe nere con tacco dodici e quel micro-perizoma elegante e fradicio. Lui le sfiorò la schiena, come per sentire la consistenza della pelle, che era estremamente liscia. Era teso dall’eccitazione. Si conteneva a fatica. Continuò a sfiorarla fino ad arrivare all’inizio del culo. Poi sulla figa fradicia, da dietro. Le raccolse del liquido e scostando il sottile nastro di seta del perizoma lubrificò il suo ano. Poi col dito ancora umido risalì su, sfiorandole di nuovo la schiena. Lentamente. D’improvviso la strinse a sé violentemente e la baciò. Il corpo di lei si inarcò, schiacciandosi contro il suo, vestito. La baciò avidamente, come per dissetarsi dopo giorni nel deserto senz’acqua. Poi si staccò. Le accarezzò il ventre, che era asciutto e piatto. Le sfilò il perizoma, facendolo cadere a terra. Le toccò la figa, come se fosse un cieco: per vederne la forma con le dita.
“Inginocchiati” disse Federico abbassando lo zip dei pantaloni e estraendo il suo cazzo durissimo e violaceo.
“Si Federico. Ti prego, dammelo. Dammelo adesso.”
Valentina si inginocchiò e quasi avidamente lo prese in bocca. In gola.
“Tieni indietro le mani”
Valentina unì le mani dietro la schiena e continuò a muoversi su e giù con tutta la testa, con tutto il corpo, per un tempo lunghissimo. Voleva farlo venire così. Bere la sua sborra fino all’ultima goccia. E poi rimanere ancora, fino a quando lui fosse soddisfatto. Ma lui la sollevò, la sbatté contro il muro. La lasciò in quel modo, schiacciata contro il muro, mentre si metteva il preservativo. Il corpo di lei ansimava, si contorceva leggermente. Aveva un bisogno spasmodico di essere penetrata da lui. Lui si mise il preservativo di fretta. Una fretta estrema prodotta dal desiderio non più contenibile. E la prese da dietro, tirandola a sé per la base dei fianchi.
“Inarca la schiena”
Valentina inarcò la schiena.
“Di più. Tira in fuori il culo”
Valentina fece uno sforzo estremo, quasi doloroso.
Lui la penetrò con forza. L’intero corpo di lei, che nel buio riusciva appena a intuire ma che prima aveva visto con le sue mani, lo eccitava fino allo spasimo. La scopò senza tregua in quella stessa posizione fino a quando non poté più resistere. In quel momento la prese per i capelli. Senza bisogno di dire una sola parola Valentina si inginocchiò. Lui le ficcò il cazzo in gola e le esplose dentro. La sborra le calò direttamente in gola. Sudati, stremati, rimasero in quella posizione a lungo, finché lui non le prese di nuovo i capelli e le urinò in bocca. Si rilasciò completamente. Lei non riuscì a deglutire tutta l’urina e una parte le fuoriuscì sul viso, calandole sulle tette, le cosce, la figa, e poi per terra intorno a lei. Lui rimase col cazzo nella sua bocca ancora del tempo. Poi la sollevò e la baciò tenendola per la nuca.
Il loro primo incontro era appena iniziato.
(Continua…)

PS. I personaggi di Valentina e Federico e la loro storia sono reali. Se sei una ragazza che vuole provare l’esperienza di Gaia puoi scrivere a Valentina (valentinabsx@protonmail.com)
scritto il
2017-08-04
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