L'infanzia con mia sorella cap.2

di
genere
incesti

Quella sera trovai nel cassetto di mia madre una boccetta con scritto “minias”. Andai a leggere il foglietto e presto capì che si trattava di un sonnifero. Mia sorella ha sempre avuto il sonno leggero a detta di tutti, in famiglia. Anche io ho avuto modo di constatare diverse volte, per esempio quando facevo brutti sogni bastava chiamarla sottovoce, che lei subito si svegliava. Qualche giorno prima, ubriaca e fumata, non si svegliò, ma in condizioni normali sarebbe stato impossibile ritentarci. Quel minias mi avrebbe fatto molto comodo.
Quella sera passò come tante altre, cenando tutti insieme e guardando un film. Dovevo trovare un modo per riuscire a farle bere le gocce e mentre si guardava il film, la mia testa cercava di escogitarne il sistema. Di solito finito di mangiare, si stava una mezzora a vedere “striscia” o qualche programma del genere e poi io e mia sorella ci andavamo a mettere il pigiama e lavarci i denti. Quando eravamo pronti, potevamo scendere a vedere il film.
Verso le dieci mi venne un’idea. Potevamo stare svegli fino alla fine del film, quindi ancora una mezz’ora, ma non era niente di interessante e probabilmente saremmo andati a letto prima. Non avevo molto tempo e dovevo trovare assolutamente un modo. Così andai in cucina dicendo a mia madre che mi sarei scaldato un po’ di latte. Mentre versavo il latte nel pentolino chiesi a mia sorella, che stava seduta sul divano in soggiorno, se ne voleva un po’ anche lei. Glielo chiesi in modo indifferente, come se la cosa non mi importasse, in modo che anche il suo inconscio non sospettasse di niente.
-No, grazie!- Rassegnato, versai un goccio di latte nel pentolino e pensai che per quella sera era andata così. -Anzi si dai, un goccio lo bevo!- Sentì immediatamente il mio uccello gonfiarsi, mentre aggiungevo un po’ di latte e accendevo la fiamma. Ora non restava che completare l’opera. Presi la tazza col suo segno zodiacale e tirai fuori dalla tasca del maglioncino la boccetta di minias. Contai dodici gocce, anche se sulle indicazioni c’era scritto dieci, ma per essere sicuro ne aggiunsi due. Quando il latte fu pronto lo versai nelle tazze e chiamai mia sorella dicendo di venire a mettere lo zucchero. Venne in cucina e versò un cucchiaio nella sua tazza.
Aveva un pigiama fucsia di cotone, piuttosto aderente e sopra, una vestaglia di pile azzurrina che teneva slacciata. Ha sempre avuto un bel fisico mia sorella, alta uno e settanta, una terza di seno e un bel fisico slanciato. Io avevo dodici anni quando lei ne aveva quasi sedici. Allora non era ancora così alta, ma poco le mancava, mentre io le arrivavo appena sopra le tette. Quel pigiama aderente, le mostrava tutta la forma della sua fighetta, piena di peli com’era e con quelle grosse labbra sporgenti.
Quando si finì il latte, scambiando qualche considerazione sul film, si andò subito in camera, salutando i genitori.
Restai mezz’ora con gli occhi aperti e l’orecchio teso per sentire il suo respiro. Dopo un po’ mi decisi ad alzarmi. Mi avvicinai al suo letto, come qualche giorno prima. Era ancora molto agitato perché non sapevo se il sonnifero avrebbe fatto effetto. Mi avvicinai al suo viso e sentì il suo respiro regolare. Stava dormendo. La scossi un attimo e rimasi ad osservare. Nessuna reazione. Riprovai ancora, questa volta più energico. Si sarebbe svegliata di sicuro in condizioni normali, ma il minias aveva fatto effetto.
Iniziai ad entrare sotto le coperte con la mano. Dormiva di lato, col culo rivolto verso di me. Aveva le gambe piegate in posizione fetale. Appoggiai la mano sul suo culo e scesi con le dita fino a dove potevo. Arrivai a toccarle lo spacco, poco prima che le cosce si unissero. Iniziai a massaggiarle tutta la zona tra il culo e lo spacco, Non indossava mai le mutandine sotto il pigiama e dal tessuto si sentiva bene il buco del suo culetto. Alla fine mi decisi ad entrare sotto le coperte, nel letto con mia sorella. Il cuore mi batteva fortissimo e mi tremavano le mani. Ero nel letto con mia sorella, ignara di tutto e io potevo farle ciò che volevo, sicuro che non si sarebbe svegliata. Iniziai a strusciarmi con l’uccello sul suo culo, mentre con la mano le toccavo il seno, prima da sopra il pigiama, poi scesi con delicatezza fino a sotto l’ombelico e andai sotto la maglia. Toccando il suo corpo nudo e caldo, i brividi mi attraversarono la testa. Avevo la mano sudatissima e il respiro affannato. Finalmente arrivai alle tette. Dovevo immaginarlo che non portava nemmeno il reggiseno. Giocai un po’ con i suoi capezzoli, mentre il mio bacino si muoveva avanti e indietro contro il suo culo. Mi abbassai il pigiama e subito dopo il suo. Avevo il cazzo che mi scoppiava. Tolsi la mano dalle tette e la portai sul suo culo. Le allargai la chiappa e ci infilai l’uccello. Non sapevo se stavo puntando il culo. Non avevo molta esperienza, anzi, a dire il vero non ne avevo proprio, ma l’istinto mi diceva di far così. Iniziai a muovermi sempre più forte, perché ormai non ragionavo più. Mi tenevo con una mano l’uccello, mentre con l’altra le allargavo la chiappa. Ad un certo punto mi sentì il cazzo avvolto da qualcosa. Sentivo tutto umidi attorno e pensai che si stesse pisciando addosso si nuovo come la volta prima. Lì per lì non capivo e decisi di spingere ancora un po‘. Nel far così mi trovai l’uccello risucchiato dentro di lei fino a metà. Pensavo di averglielo messo in culo. Dall’esperienza che avevo, credevo che la figa fosse davanti e che fosse impossibile fottere la sua fregna da quella posizione. Capì presto cos’era successo, perché con la mano tremante le toccai il culo e mi accorsi che il mio uccello era più in basso. Anche se non era di grosse dimensioni (avevo dodici anni), mi stringeva comunque parecchio dentro la sua figa. Continuai a farlo scorre avanti e indietro, dando botte sempre più forti, mentre mia sorella ignara di tutto, continuava a respirare in modo ipnotico, segno che dormiva profondamente. Il letto cigolava un po’, ma per fortuna i muri erano molto spessi e la camera dei miei era distante. Provai a spingerlo fino in fondo, ma trovai la strada sbarrata. Non capivo cosa stava succedendo, pensavo di essere arrivato in fondo, che quello era il limite, ma non c’era tanto spazio per pensare. Agivo d’istinto e l’istinto non sbaglia mai. Così andai un po’ indietro col bacino e poi diedi una grossa spinta. Sentì qualcosa che si ruppe e un liquido caldo scorrermi fino alle palle. Avevo sverginato mia sorella mentre dormiva e lei non si accorse di niente. Diedi ancora un paio di botte e poi iniziai a sentirmi arrivare l’orgasmo. Allora mi masturbavo già, ma non era proprio sborra quella che veniva fuori, era più un liquido trasparente. Iniziai ad accelerare, accelerare, accelerare e finalmente venni nella figa di mia sorella. Un sogno che si era realizzato.
Quando mi calmai, uscì in fretta dal suo letto e tornai nel mio, pieno di sensi di colpa, in fondo ero ancora un bambino e avevo appena narcotizzato e sverginato mia sorella.
Il giorno dopo suonò la sveglia e ci svegliammo entrambi distrutti. Disse a mia madre che aveva il mal di testa e che non sarebbe andata a scuola, poi si guardò fra le gambe e iniziò a imprecare. Disse qualcosa a mia madre, che nel frattempo venne vicino al suo letto. Disse che le aspettava la settimana dopo e che invece le erano arrivate. Mia madre le disse che a volte capita, di non preoccuparsi. Si lamentava dicendole che di solito non le fa così male, ma mia madre minimizzò e se ne andò in cucina a preparare la colazione. Io andai in bagno e mentre pisciavo mi accorsi di essere sporco di sangue sulle palle e un po’ sull’uccello. Collegai subito la storia delle mestruazioni, ma sapevo che non si trattava di quelle. Le avevo sfondato la fregna ed ero già abbastanza grande per capirlo.
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scritto il
2011-02-23
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