Le due sorelle (prima parte)
di
Stefano_Re_
genere
trio
Ciao. Sono Stefano e sono di Milano.
Mi piace scrivere racconti delle mie esperienze e non solo.
Scrivo per diletto e perché no, per fare nuove conoscenze!
Quindi se il racconto ti è piaciuto, se vuoi propormi suggerimenti, critiche, se vuoi saperne di più di me, ti prego di scrivermi alla mia mail: sense40@hotmail.it
Questo è il racconto di due mie carissime amiche, due sorelle! Il racconto si rifà a qualche tempo addietro, quando erano più ragazzine. Silvia e Claudia andavano molto d’accordo, uscivano quasi sempre insieme, dormivano nella stessa camera, si confidavano tutto, si dividevano tutto... due amiche più che due sorelle!
Quel giorno i loro genitori dovettero partire per una breve assenza di casa, per cui, fatte le valige e le ultime raccomandazioni, le lasciarono sole.
“Mi raccomando, Silvia, bada anche a tua sorella” – fece la madre – “e non aprite agli sconosciuti!”
“Si, mamma”
“Non combinate guai.”- continuò il padre –“Domani sera saremo di ritorno e voglio trovare tutto a posto”
“Va bene papà”
“Stasera telefoneremo.”- proseguì la madre –“Se ci sono problemi, il numero dell’albergo è vicino al telefono, e c’è anche quello della zia Adele”
“D’accordo, mamma”
“Fate le brave”- concluse finalmente il padre “Ciao. A domani.”
“Ciao e divertitevi”- salutarono le due ragazze.
Finalmente erano sole. Silvia soprattutto aveva programmato da tempo quel pomeriggio, e aveva fatto in modo di passarlo in compagnia del suo ragazzo, Gabriele, e senza la presenza della sorella. Il programma era semplice: spedire con qualche scusa la sorella fuori casa; appena il campo fosse stato libero chiamare Gabriele, che era già in preallarme, e dargli il via libera; passare un paio d’ore pomiciando tranquillamente, senza la paura che qualcuno li vedesse, e magari, se fosse stato il caso, fare anche qualche giochetto un po’ più ‘pesante’ (non voleva darla via, ma era stufa di ditalini in bagno, e poi aveva visto certe cose su un giornale porno.... e la curiosità era forte).
Eccitata già dal giorno precedente, aveva pensato parecchio ad una scusa plausibile per liquidare la sorella per cui, finito di mangiare –“Adesso perché non telefoni a Veronica e non ve ne andate al cinema?”-propose a Claudia –“Così posso fare i servizi senza averti tra i piedi.”- “Ma non ho soldi”- rispose la sorella.
“Prendili dai soldi che ci hanno lasciato per la spesa”- ordinò lei. –“E se papà e mamma dicono qualcosa?”-obiettò la piccola. –“Diremo che ci siamo prese un gelato. Senti”- minacciò Silvia –“o te ne vai e mi lasci fare le faccende in pace, oppure datti da fare e comincia a lavare i piatti.”!
“Va bene, vado”- si arrese Claudia –“mica sai che film danno?”- “Guarda su un giornale. E adesso sparisci!!!”- urlò spazientita l’altra.
Appena sentì chiudere la porta, si precipitò al telefono: -“Pronto? Gabriele? Tutto a posto, vieni subito. Mia sorella starà fuori per tutto il pomeriggio, così avremo la casa tutta per noi. Ciao”-
Euforica, pulì in fretta e furia la cucina e sistemò alla meno peggio la camera pregustando quello che immaginava sarebbe successo da lì a poco, e sentendosi già bagnare fra le gambe. L’immagine del pene di Gabriele, che non aveva mai visto ma che qualche volta aveva toccato infilandogli la mano nella lampo, si sovrapponeva alle foto hard dei giornali che aveva sfogliato con le amiche, e la faceva eccitare. Quasi quasi, se gliela avesse chiesta...
Drriinnn...!!!
Claudia ebbe quasi un orgasmo a quel suono. Respirando a fondo, cercò di calmarsi, poi andò ad aprire.
“Ciao amore”- salutò Gabriele entrando e chiudendo la porta –“Allora, non c’è nessuno?”
“No. Siamo solo io e te”- Gabriele l’abbracciò e la baciò con ardore. Lei rispose al bacio, piuttosto lungo. Poi un po’ timorosa –“Cerchiamo di non precipitare troppo le cose”- si staccò da lui.
“Cos’è, ci hai ripensato?”
“No, ma non voglio andare troppo in fretta. Dopotutto, abbiamo tutto il pomeriggio davanti”
“E tua sorella?”
“L’ho mandata al cinema con Veronica, la sua amichetta del cuore. Se le conosco bene, ne approfitteranno per andare in giro tutto il giorno, e Claudia forse si ricorderà di tornare per cena!”
“Okay. E allora che facciamo adesso?”
“Io direi di andare in soggiorno e di mettere su un po’ di musica”- propose Silvia – “così si crea un po’ di atmosfera”- e presolo per mano, lo condusse in soggiorno, facendolo sedere su una poltrona. “Che ti va di sentire”- chiese avvicinandosi allo stereo. –“Fai tu, basta che non sia troppo veloce, se no addio atmosfera”- rispose lui. –“Vuoi prendere qualcosa, un caffè, un liquore...?”- -“Io voglio te”- fece Gabriele abbracciandola al volo mentre gli passava vicino. Se la mise sulle ginocchia e cominciò a baciarla.
Silvia, dopo un attimo di resistenza, si lasciò andare e rispose al bacio. Lui ‘sentì’ la disponibilità della ragazza e ne approfittò per allungare le mani: le aprì la camicetta, la liberò dal reggiseno e le prese un seno stringendole il capezzolo tra le dita. Poi scese più in basso, fra le gambe, divaricandole un po’ e premendo e massaggiando il sesso della ragazza. Lei eccitatissima sentiva i capezzoli che si inturgidivano e il sesso che le si gonfiava e si bagnava, e lo baciò con più foga, minacciando di soffoLuigi.
Gabriele, per cercare di riprendere fiato, la fece alzare e approfittando del fatto che in quel momento dallo stereo proveniva un pezzo di musica languida –“Dai, adesso fammi uno strip-tease tipo quello di Kim Basinger”- la incitò, e si mise comodo sulla poltrona.
Silvia si piazzò davanti a lui e cominciò a tentare di imitare l’attrice, sfilandosi gli indumenti con gesti languidi e assumendo posizioni provocanti: cominciò con la camicetta, che lanciò sul divano; poi fu la volta del reggiseno, che fece roteare e seguì la camicetta; quindi fece scivolare la gonna a terra, e con un calcio la gettò verso il ragazzo; e siccome non indossava calze passo direttamente a tirar giù, lentamente e mettendosi di profilo, le mutandine.
Gabriele si godette lo spettacolo cercando di sembrare indifferente, ma il pene gli si gonfiava nei calzoni minacciando di straripare: era la prima volta che aveva l’occasione di far l’amore in casa, a parte qualche puttana ma non contava, e la vista di Silvia completamente nuda lo eccitava moltissimo: la ragazza non era molto alta ma era ben proporzionata: cosce ben tornite, glutei consistenti e sodi, una rada peluria scura ornava la zona pubica, seni non eccessivamente abbondanti, e un viso grazioso e malizioso allo stesso tempo adornato da capelli neri non molto lunghi che lei portava legati sulla nuca.
Ci pensò la ragazza a liberare l’uccello dalla sua prigione: gli slacciò la cintura tirandogli giù i pantaloni, poi sbottonò la camicia, levandogliela, ed infine sfilandogli gli slip: il pene scattò come una molla, rigido sull’attenti, violaceo e gonfio come se stesse per scoppiare. Silvia lo guardò affascinata, notandone le vene che lo percorrevano, le piccole asperità, ed il glande semiscoperto che sembrava schizzare fuori; poi con la mano tirò giù la pelle, liberando del tutto la cima, e cominciò a massaggiargli i testicoli. –‘Al diavolo tutto’ – pensò –‘se non me la cerca, è la volta che lo mando a quel paese’
Gabriele era teso e rigido come il suo cazzo, e non gli riusciva di connettere chiaramente: dentro di lui si agitava un misto di eccitazione, timore ed esultanza, per come si stava risolvendo la situazione; Silvia dal canto suo si riscosse dal fascino quasi ipnotico che la vista del pene le aveva imposto, lo prese bene in pugno e cominciò a masturbarlo: dopo pochi momenti lo schizzo liberatorio la centrò sul petto, e lei istintivamente se lo spalmò sulla pelle, mentre il gonfiore del suo sesso sembrava aumentare. Quasi per ripagarla della sega, o forse per farsi perdonare la rapida chiusura del primo round il ragazzo, che aveva riacquistato almeno in parte la sua lucidità, la fece sdraiare sul divano e le aprì le gambe, sistemandosi a tiro di lingua da quel pube così gonfio e invitante, cominciando quindi a leccare tutta la zona, movendo la punta della lingua come se disegnasse una spirale, partendo dal vertice alto della vulva, passando sui genitali esterni, poi su quelli interni, per finire su quel foro caldo da cui colava un filo di liquido denso.
“Oddio!”- gemette la ragazza –“è bellissimo”- e non appena sentì la lingua che cercava di intrufolarsi dentro, non riuscendo più a trattenersi, esplose in un orgasmo che la lasciò ansimante.
Claudia li trovò così, nudi, lui col viso fra le cosce di lei, e rimase allibita a guardarli.
Non appena la sorella maggiore la vide, saltò su e cercò di ricomporsi, ma non c’era granché da
ricomporre. –“Che cazzo fai tu qui, non ti avevo detto di andare al cinema?”- le urlò contro Silvia;
“Veramente”- balbettò l’altra –“i cinema aprono alle 6...e adesso sono le 3 e mezzo...e Veronica a casa non c’era...”- “E così sei venuta a rompere i coglioni qui”- terminò la sorella grande. –“Ma io che ne sapevo... Volevo venire ad aiutarti a sbrigare le faccende...Mica mi hai detto che sarebbe venuto lui!”- ribattè la sorella minore –“E se lo vengono a sapere papà e mamma...”
Quella frase sospesa così sapeva tanto di ricatto. –“Tu non glielo dirai, vero?”- disse Silvia, di colpo raddolcita –“se non glielo dici, ti porterò con me in discoteca tutte le volte che vuoi”.
“Ma se lo vengono a sapere...”- insisté l’altra.
“E chi vuoi che glielo dica! Siamo solo noi tre, qui...”- tornando improvvisamente consapevoli della presenza del ragazzo, tutte e due lo guardarono: Gabriele era lì, seduto sul divano, che seguiva interessato la discussione (dopotutto, ci andava di mezzo anche il suo destino), nudo, col pisello non proprio al massimo del suo fulgore ma neanche con le batterie scariche. Silvia ebbe una folgorazione: -“Dai, adesso vieni qui”- disse alla sorella con voce dolce, facendole segno di andare a sedersi accanto a lei. Claudia obbedì, sedendosi dall’altra parte rispetto al ragazzo, e fissandolo con un misto di curiosità e di timore. –“In fondo in fondo”- proseguì Silvia –“non stavamo facendo niente di male, stavamo solo giocando un po’...”- “Ah, si? Ed era un gioco interessante?”- ironizzò l’altra, che aveva ovviamente intuito che tipo di ‘gioco’ era (non che ci volesse poi molto). –“Tanto interessante che non ti abbiamo sentito entrare. Vuoi giocare anche tu?”- propose insinuante la prima.
Claudia staccò gli occhi dal pisello di Gabriele e guardò perplessa la sorella, che come se niente fosse allungò una mano verso l’oggetto degli sguardi della sorella e cominciò a maneggiarlo. –“Dai, prova”-la incoraggiò: le prese una mano, la portò verso il pene e ve la richiuse intorno. Claudia la lasciò fare.
“E adesso muovila così”- le fece vedere Silvia –“Ecco. Vedi?”- Al tocco congiunto delle due sorelle, l’uccello di Gabriele aveva ricominciato a gonfiarsi, e Claudia sentiva le viscere che le si rimescolavano.
Silvia lasciò che la sorella continuasse nell’operazione e approfittando del fatto che doveva sporgersi sopra di lei per arrivare al ragazzo, cominciò a sbottonarle la camicetta. Visto che non c’era nessuna reazione, le sfilò il reggiseno. L’altra continuava affascinata a tirare la sega al ragazzo. Fu poi la volta della gonna, ed infine vennero tolte le mutandine; quindi Silvia cominciò ad accarezzare il corpo della sorella: le cosce ed il sedere polposi e sodi, i fianchi ed i seni, un po’ più acerbi dei suoi, i capelli, che erano più lunghi dei suoi e di colore castano con sfumature bionde.
Passando una mano all’interno dell’attaccatura delle cosce, Silvia sentì che la sorella era bagnata, e questa ‘scoperta’ le fece ritornare l’eccitazione, aumentata dal fatto che adesso aveva, letteralmente, Claudia nelle sue mani: cominciò a farle scorrere un dito lungo la fessura umida, soffermandosi sul clitoride e stuzzicandolo, per passare poi al foro posteriore, e introducendolo infine piano piano nella vagina, fino ad incontrare il velo della verginità. Con l’altra mano, aperte le gambe, replicava i gesti su se stessa. Poi si sfilò di sotto alla sorella e si accostò al suo ragazzo, baciandolo in bocca e prendendo la sua mano e portandosela fra le gambe, invitandolo a carezzarla. Quindi, ricordando le foto dei giornali porno che le era capitato di sfogliare, e quasi a voler ricordare alla sorella che in fondo in fondo era roba sua, scese verso il basso ventre del ragazzo e con la punta della lingua iniziò a sfiorare il glande, scendendo verso il basso, per poi ritornare su, e infine aprire la bocca e ingoiarlo.
Gabriele nel vedere ma soprattutto nel sentire quella...operazione, ebbe un sussulto, e la sua mano che stava carezzando il sesso di Silvia, si bloccò e strinse forte; Claudia, che stringeva ancora l’uccello in mano, volle emulare la sorella e glielo levò di bocca, infilandolo nella sua.
Il sapore muschiato del pene era inebriante: le due sorelle se lo toglievano l’un l’altra dalla bocca per fare a gara a chi più riusciva ad ingoiarne, a chi più lo succhiava; e Gabriele si sentiva al settimo cielo, con una che gli leccava le palle e l’altra che gli ciucciava il pisello; finché Silvia decise che ne aveva abbastanza di disputare il cazzo del suo ragazzo alla sorella: salì sopra di lui, aprì le gambe e lentissimamente si impalò sull’uccello duro e rigido, sotto lo sguardo un po’ invidioso della sorella.
Era ancora (per poco) vergine: dopo i primi attimi il dolore cominciò a farsi sentire, diventando più forte quando si ruppe l’imene, a malapena compensato dall’eccitazione. E questa non bastò più quando il pene invase la vagina, costringendola ad adattarsi all’intrusione, mentre qualche goccia di sangue si mescolava al liquido lubrificante che la vagina secerneva. Ma Silvia non desistette: introdotto quanto più pene poteva, rifiatò un poco cercando di rilassare i muscoli vaginali, sentendo fra le nebbie del dolore una piacevole sensazione di pienezza. Quindi cercò piano piano di muoversi, accusando altre fitte di dolore ma cercando caparbiamente di resistere e di continuare.
Claudia, con la scena della penetrazione davanti agli occhi, con una mano continuava a tenere l’uccello di Gabriele (inghiottito per più di metà dal sesso della sorella) mentre l’altra l’aveva portata sulla sua fessura e aveva preso a masturbarsi.
“Stai fermo, non muoverti”- Silvia si rivolse al ragazzo, che aveva cominciato a spingere da sotto per cercare di aumentare la penetrazione – “fa un male cane. Lascia fare a me.”- e cominciò a sfilarlo finché giunta all’apice riprese ad abbassarsi. Ad ogni penetrazione il dolore sembrava insostenibile durante la introduzione, per diluirsi quando lei si fermava e cominciava ad estrarlo, fino a quando ad un certo momento la sensazione di piacere cominciò a prevalere e, anche se il dolore non scomparve mai completamente ma rimaneva come una pulsazione sorda, la ragazza cominciò ad apprezzare il sentire quel caldo bastone che la invadeva e le riempiva la vagina. Il ritmo pian piano aumentò: anche se lei si sentiva come spaccare in due ad ogni colpo un po’ più forte, ben presto arrivarono all’orgasmo e Gabriele fece appena in tempo a tirarlo fuori, schizzando di sperma il pube e l’interno delle cosce di lei, che gli si era abbandonata sopra.
Claudia ne approfittò per prenderlo in bocca e ripulirlo con la lingua: il sapore caldo e dolciastro del liquido di lui, unito a quello acidulo della sorella, le piacque, era la prima volta che lo assaggiava, e si diede da fare per assorbire con la lingua anche le gocce sparse sul pube di Silvia, giungendo infine a leccarle la vulva e a lappare il liquido che fuoriusciva dal foro ancora dischiuso. Aveva una voglia pazzesca di godere, ma allo stesso tempo voleva prolungare il più possibile quella sensazione piacevolissima.
Gabriele si sfilò di sotto a Silvia e, ritenendo di dover usare uguale trattamento ad entrambe le sorelle, stava tentando di rianimare il suo pisello: benché avesse goduto già due volte, entrambi gli orgasmi erano venuti troppo in fretta, e lui si sentiva dentro ancora voglia di fare; perciò lo prese in mano e cominciò a tirarsi una sega, ma questo non lo eccitava più. Allora si accostò a Silvia e glielo mise in bocca: la ragazza accettò di buon grado e riprese a ciucciarlo, e a quella sollecitazione il pene riprese in breve tempo l’erezione…
Questo bel quadretto: Silvia stesa sul divano con le gambe aperte che succhiava l’uccello di Gabriele; questi che, tentando di consolidare l’erezione, spingeva l’uccello in bocca a Silvia e nello stesso tempo preparava il terreno infilando una mano fra le gambe di Claudia; e questa, con la mano di Gabriele che la frugava in mezzo alle cosce, leccava il sesso della sorella cercando di non lasciare inesplorato nessun punto; questa fu la scena che si presentò agli occhi alquanto stupiti, del signor Luigi…
Continua…
Mi piace scrivere racconti delle mie esperienze e non solo.
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Quindi se il racconto ti è piaciuto, se vuoi propormi suggerimenti, critiche, se vuoi saperne di più di me, ti prego di scrivermi alla mia mail: sense40@hotmail.it
Questo è il racconto di due mie carissime amiche, due sorelle! Il racconto si rifà a qualche tempo addietro, quando erano più ragazzine. Silvia e Claudia andavano molto d’accordo, uscivano quasi sempre insieme, dormivano nella stessa camera, si confidavano tutto, si dividevano tutto... due amiche più che due sorelle!
Quel giorno i loro genitori dovettero partire per una breve assenza di casa, per cui, fatte le valige e le ultime raccomandazioni, le lasciarono sole.
“Mi raccomando, Silvia, bada anche a tua sorella” – fece la madre – “e non aprite agli sconosciuti!”
“Si, mamma”
“Non combinate guai.”- continuò il padre –“Domani sera saremo di ritorno e voglio trovare tutto a posto”
“Va bene papà”
“Stasera telefoneremo.”- proseguì la madre –“Se ci sono problemi, il numero dell’albergo è vicino al telefono, e c’è anche quello della zia Adele”
“D’accordo, mamma”
“Fate le brave”- concluse finalmente il padre “Ciao. A domani.”
“Ciao e divertitevi”- salutarono le due ragazze.
Finalmente erano sole. Silvia soprattutto aveva programmato da tempo quel pomeriggio, e aveva fatto in modo di passarlo in compagnia del suo ragazzo, Gabriele, e senza la presenza della sorella. Il programma era semplice: spedire con qualche scusa la sorella fuori casa; appena il campo fosse stato libero chiamare Gabriele, che era già in preallarme, e dargli il via libera; passare un paio d’ore pomiciando tranquillamente, senza la paura che qualcuno li vedesse, e magari, se fosse stato il caso, fare anche qualche giochetto un po’ più ‘pesante’ (non voleva darla via, ma era stufa di ditalini in bagno, e poi aveva visto certe cose su un giornale porno.... e la curiosità era forte).
Eccitata già dal giorno precedente, aveva pensato parecchio ad una scusa plausibile per liquidare la sorella per cui, finito di mangiare –“Adesso perché non telefoni a Veronica e non ve ne andate al cinema?”-propose a Claudia –“Così posso fare i servizi senza averti tra i piedi.”- “Ma non ho soldi”- rispose la sorella.
“Prendili dai soldi che ci hanno lasciato per la spesa”- ordinò lei. –“E se papà e mamma dicono qualcosa?”-obiettò la piccola. –“Diremo che ci siamo prese un gelato. Senti”- minacciò Silvia –“o te ne vai e mi lasci fare le faccende in pace, oppure datti da fare e comincia a lavare i piatti.”!
“Va bene, vado”- si arrese Claudia –“mica sai che film danno?”- “Guarda su un giornale. E adesso sparisci!!!”- urlò spazientita l’altra.
Appena sentì chiudere la porta, si precipitò al telefono: -“Pronto? Gabriele? Tutto a posto, vieni subito. Mia sorella starà fuori per tutto il pomeriggio, così avremo la casa tutta per noi. Ciao”-
Euforica, pulì in fretta e furia la cucina e sistemò alla meno peggio la camera pregustando quello che immaginava sarebbe successo da lì a poco, e sentendosi già bagnare fra le gambe. L’immagine del pene di Gabriele, che non aveva mai visto ma che qualche volta aveva toccato infilandogli la mano nella lampo, si sovrapponeva alle foto hard dei giornali che aveva sfogliato con le amiche, e la faceva eccitare. Quasi quasi, se gliela avesse chiesta...
Drriinnn...!!!
Claudia ebbe quasi un orgasmo a quel suono. Respirando a fondo, cercò di calmarsi, poi andò ad aprire.
“Ciao amore”- salutò Gabriele entrando e chiudendo la porta –“Allora, non c’è nessuno?”
“No. Siamo solo io e te”- Gabriele l’abbracciò e la baciò con ardore. Lei rispose al bacio, piuttosto lungo. Poi un po’ timorosa –“Cerchiamo di non precipitare troppo le cose”- si staccò da lui.
“Cos’è, ci hai ripensato?”
“No, ma non voglio andare troppo in fretta. Dopotutto, abbiamo tutto il pomeriggio davanti”
“E tua sorella?”
“L’ho mandata al cinema con Veronica, la sua amichetta del cuore. Se le conosco bene, ne approfitteranno per andare in giro tutto il giorno, e Claudia forse si ricorderà di tornare per cena!”
“Okay. E allora che facciamo adesso?”
“Io direi di andare in soggiorno e di mettere su un po’ di musica”- propose Silvia – “così si crea un po’ di atmosfera”- e presolo per mano, lo condusse in soggiorno, facendolo sedere su una poltrona. “Che ti va di sentire”- chiese avvicinandosi allo stereo. –“Fai tu, basta che non sia troppo veloce, se no addio atmosfera”- rispose lui. –“Vuoi prendere qualcosa, un caffè, un liquore...?”- -“Io voglio te”- fece Gabriele abbracciandola al volo mentre gli passava vicino. Se la mise sulle ginocchia e cominciò a baciarla.
Silvia, dopo un attimo di resistenza, si lasciò andare e rispose al bacio. Lui ‘sentì’ la disponibilità della ragazza e ne approfittò per allungare le mani: le aprì la camicetta, la liberò dal reggiseno e le prese un seno stringendole il capezzolo tra le dita. Poi scese più in basso, fra le gambe, divaricandole un po’ e premendo e massaggiando il sesso della ragazza. Lei eccitatissima sentiva i capezzoli che si inturgidivano e il sesso che le si gonfiava e si bagnava, e lo baciò con più foga, minacciando di soffoLuigi.
Gabriele, per cercare di riprendere fiato, la fece alzare e approfittando del fatto che in quel momento dallo stereo proveniva un pezzo di musica languida –“Dai, adesso fammi uno strip-tease tipo quello di Kim Basinger”- la incitò, e si mise comodo sulla poltrona.
Silvia si piazzò davanti a lui e cominciò a tentare di imitare l’attrice, sfilandosi gli indumenti con gesti languidi e assumendo posizioni provocanti: cominciò con la camicetta, che lanciò sul divano; poi fu la volta del reggiseno, che fece roteare e seguì la camicetta; quindi fece scivolare la gonna a terra, e con un calcio la gettò verso il ragazzo; e siccome non indossava calze passo direttamente a tirar giù, lentamente e mettendosi di profilo, le mutandine.
Gabriele si godette lo spettacolo cercando di sembrare indifferente, ma il pene gli si gonfiava nei calzoni minacciando di straripare: era la prima volta che aveva l’occasione di far l’amore in casa, a parte qualche puttana ma non contava, e la vista di Silvia completamente nuda lo eccitava moltissimo: la ragazza non era molto alta ma era ben proporzionata: cosce ben tornite, glutei consistenti e sodi, una rada peluria scura ornava la zona pubica, seni non eccessivamente abbondanti, e un viso grazioso e malizioso allo stesso tempo adornato da capelli neri non molto lunghi che lei portava legati sulla nuca.
Ci pensò la ragazza a liberare l’uccello dalla sua prigione: gli slacciò la cintura tirandogli giù i pantaloni, poi sbottonò la camicia, levandogliela, ed infine sfilandogli gli slip: il pene scattò come una molla, rigido sull’attenti, violaceo e gonfio come se stesse per scoppiare. Silvia lo guardò affascinata, notandone le vene che lo percorrevano, le piccole asperità, ed il glande semiscoperto che sembrava schizzare fuori; poi con la mano tirò giù la pelle, liberando del tutto la cima, e cominciò a massaggiargli i testicoli. –‘Al diavolo tutto’ – pensò –‘se non me la cerca, è la volta che lo mando a quel paese’
Gabriele era teso e rigido come il suo cazzo, e non gli riusciva di connettere chiaramente: dentro di lui si agitava un misto di eccitazione, timore ed esultanza, per come si stava risolvendo la situazione; Silvia dal canto suo si riscosse dal fascino quasi ipnotico che la vista del pene le aveva imposto, lo prese bene in pugno e cominciò a masturbarlo: dopo pochi momenti lo schizzo liberatorio la centrò sul petto, e lei istintivamente se lo spalmò sulla pelle, mentre il gonfiore del suo sesso sembrava aumentare. Quasi per ripagarla della sega, o forse per farsi perdonare la rapida chiusura del primo round il ragazzo, che aveva riacquistato almeno in parte la sua lucidità, la fece sdraiare sul divano e le aprì le gambe, sistemandosi a tiro di lingua da quel pube così gonfio e invitante, cominciando quindi a leccare tutta la zona, movendo la punta della lingua come se disegnasse una spirale, partendo dal vertice alto della vulva, passando sui genitali esterni, poi su quelli interni, per finire su quel foro caldo da cui colava un filo di liquido denso.
“Oddio!”- gemette la ragazza –“è bellissimo”- e non appena sentì la lingua che cercava di intrufolarsi dentro, non riuscendo più a trattenersi, esplose in un orgasmo che la lasciò ansimante.
Claudia li trovò così, nudi, lui col viso fra le cosce di lei, e rimase allibita a guardarli.
Non appena la sorella maggiore la vide, saltò su e cercò di ricomporsi, ma non c’era granché da
ricomporre. –“Che cazzo fai tu qui, non ti avevo detto di andare al cinema?”- le urlò contro Silvia;
“Veramente”- balbettò l’altra –“i cinema aprono alle 6...e adesso sono le 3 e mezzo...e Veronica a casa non c’era...”- “E così sei venuta a rompere i coglioni qui”- terminò la sorella grande. –“Ma io che ne sapevo... Volevo venire ad aiutarti a sbrigare le faccende...Mica mi hai detto che sarebbe venuto lui!”- ribattè la sorella minore –“E se lo vengono a sapere papà e mamma...”
Quella frase sospesa così sapeva tanto di ricatto. –“Tu non glielo dirai, vero?”- disse Silvia, di colpo raddolcita –“se non glielo dici, ti porterò con me in discoteca tutte le volte che vuoi”.
“Ma se lo vengono a sapere...”- insisté l’altra.
“E chi vuoi che glielo dica! Siamo solo noi tre, qui...”- tornando improvvisamente consapevoli della presenza del ragazzo, tutte e due lo guardarono: Gabriele era lì, seduto sul divano, che seguiva interessato la discussione (dopotutto, ci andava di mezzo anche il suo destino), nudo, col pisello non proprio al massimo del suo fulgore ma neanche con le batterie scariche. Silvia ebbe una folgorazione: -“Dai, adesso vieni qui”- disse alla sorella con voce dolce, facendole segno di andare a sedersi accanto a lei. Claudia obbedì, sedendosi dall’altra parte rispetto al ragazzo, e fissandolo con un misto di curiosità e di timore. –“In fondo in fondo”- proseguì Silvia –“non stavamo facendo niente di male, stavamo solo giocando un po’...”- “Ah, si? Ed era un gioco interessante?”- ironizzò l’altra, che aveva ovviamente intuito che tipo di ‘gioco’ era (non che ci volesse poi molto). –“Tanto interessante che non ti abbiamo sentito entrare. Vuoi giocare anche tu?”- propose insinuante la prima.
Claudia staccò gli occhi dal pisello di Gabriele e guardò perplessa la sorella, che come se niente fosse allungò una mano verso l’oggetto degli sguardi della sorella e cominciò a maneggiarlo. –“Dai, prova”-la incoraggiò: le prese una mano, la portò verso il pene e ve la richiuse intorno. Claudia la lasciò fare.
“E adesso muovila così”- le fece vedere Silvia –“Ecco. Vedi?”- Al tocco congiunto delle due sorelle, l’uccello di Gabriele aveva ricominciato a gonfiarsi, e Claudia sentiva le viscere che le si rimescolavano.
Silvia lasciò che la sorella continuasse nell’operazione e approfittando del fatto che doveva sporgersi sopra di lei per arrivare al ragazzo, cominciò a sbottonarle la camicetta. Visto che non c’era nessuna reazione, le sfilò il reggiseno. L’altra continuava affascinata a tirare la sega al ragazzo. Fu poi la volta della gonna, ed infine vennero tolte le mutandine; quindi Silvia cominciò ad accarezzare il corpo della sorella: le cosce ed il sedere polposi e sodi, i fianchi ed i seni, un po’ più acerbi dei suoi, i capelli, che erano più lunghi dei suoi e di colore castano con sfumature bionde.
Passando una mano all’interno dell’attaccatura delle cosce, Silvia sentì che la sorella era bagnata, e questa ‘scoperta’ le fece ritornare l’eccitazione, aumentata dal fatto che adesso aveva, letteralmente, Claudia nelle sue mani: cominciò a farle scorrere un dito lungo la fessura umida, soffermandosi sul clitoride e stuzzicandolo, per passare poi al foro posteriore, e introducendolo infine piano piano nella vagina, fino ad incontrare il velo della verginità. Con l’altra mano, aperte le gambe, replicava i gesti su se stessa. Poi si sfilò di sotto alla sorella e si accostò al suo ragazzo, baciandolo in bocca e prendendo la sua mano e portandosela fra le gambe, invitandolo a carezzarla. Quindi, ricordando le foto dei giornali porno che le era capitato di sfogliare, e quasi a voler ricordare alla sorella che in fondo in fondo era roba sua, scese verso il basso ventre del ragazzo e con la punta della lingua iniziò a sfiorare il glande, scendendo verso il basso, per poi ritornare su, e infine aprire la bocca e ingoiarlo.
Gabriele nel vedere ma soprattutto nel sentire quella...operazione, ebbe un sussulto, e la sua mano che stava carezzando il sesso di Silvia, si bloccò e strinse forte; Claudia, che stringeva ancora l’uccello in mano, volle emulare la sorella e glielo levò di bocca, infilandolo nella sua.
Il sapore muschiato del pene era inebriante: le due sorelle se lo toglievano l’un l’altra dalla bocca per fare a gara a chi più riusciva ad ingoiarne, a chi più lo succhiava; e Gabriele si sentiva al settimo cielo, con una che gli leccava le palle e l’altra che gli ciucciava il pisello; finché Silvia decise che ne aveva abbastanza di disputare il cazzo del suo ragazzo alla sorella: salì sopra di lui, aprì le gambe e lentissimamente si impalò sull’uccello duro e rigido, sotto lo sguardo un po’ invidioso della sorella.
Era ancora (per poco) vergine: dopo i primi attimi il dolore cominciò a farsi sentire, diventando più forte quando si ruppe l’imene, a malapena compensato dall’eccitazione. E questa non bastò più quando il pene invase la vagina, costringendola ad adattarsi all’intrusione, mentre qualche goccia di sangue si mescolava al liquido lubrificante che la vagina secerneva. Ma Silvia non desistette: introdotto quanto più pene poteva, rifiatò un poco cercando di rilassare i muscoli vaginali, sentendo fra le nebbie del dolore una piacevole sensazione di pienezza. Quindi cercò piano piano di muoversi, accusando altre fitte di dolore ma cercando caparbiamente di resistere e di continuare.
Claudia, con la scena della penetrazione davanti agli occhi, con una mano continuava a tenere l’uccello di Gabriele (inghiottito per più di metà dal sesso della sorella) mentre l’altra l’aveva portata sulla sua fessura e aveva preso a masturbarsi.
“Stai fermo, non muoverti”- Silvia si rivolse al ragazzo, che aveva cominciato a spingere da sotto per cercare di aumentare la penetrazione – “fa un male cane. Lascia fare a me.”- e cominciò a sfilarlo finché giunta all’apice riprese ad abbassarsi. Ad ogni penetrazione il dolore sembrava insostenibile durante la introduzione, per diluirsi quando lei si fermava e cominciava ad estrarlo, fino a quando ad un certo momento la sensazione di piacere cominciò a prevalere e, anche se il dolore non scomparve mai completamente ma rimaneva come una pulsazione sorda, la ragazza cominciò ad apprezzare il sentire quel caldo bastone che la invadeva e le riempiva la vagina. Il ritmo pian piano aumentò: anche se lei si sentiva come spaccare in due ad ogni colpo un po’ più forte, ben presto arrivarono all’orgasmo e Gabriele fece appena in tempo a tirarlo fuori, schizzando di sperma il pube e l’interno delle cosce di lei, che gli si era abbandonata sopra.
Claudia ne approfittò per prenderlo in bocca e ripulirlo con la lingua: il sapore caldo e dolciastro del liquido di lui, unito a quello acidulo della sorella, le piacque, era la prima volta che lo assaggiava, e si diede da fare per assorbire con la lingua anche le gocce sparse sul pube di Silvia, giungendo infine a leccarle la vulva e a lappare il liquido che fuoriusciva dal foro ancora dischiuso. Aveva una voglia pazzesca di godere, ma allo stesso tempo voleva prolungare il più possibile quella sensazione piacevolissima.
Gabriele si sfilò di sotto a Silvia e, ritenendo di dover usare uguale trattamento ad entrambe le sorelle, stava tentando di rianimare il suo pisello: benché avesse goduto già due volte, entrambi gli orgasmi erano venuti troppo in fretta, e lui si sentiva dentro ancora voglia di fare; perciò lo prese in mano e cominciò a tirarsi una sega, ma questo non lo eccitava più. Allora si accostò a Silvia e glielo mise in bocca: la ragazza accettò di buon grado e riprese a ciucciarlo, e a quella sollecitazione il pene riprese in breve tempo l’erezione…
Questo bel quadretto: Silvia stesa sul divano con le gambe aperte che succhiava l’uccello di Gabriele; questi che, tentando di consolidare l’erezione, spingeva l’uccello in bocca a Silvia e nello stesso tempo preparava il terreno infilando una mano fra le gambe di Claudia; e questa, con la mano di Gabriele che la frugava in mezzo alle cosce, leccava il sesso della sorella cercando di non lasciare inesplorato nessun punto; questa fu la scena che si presentò agli occhi alquanto stupiti, del signor Luigi…
Continua…
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