La Capa (2a parte)

di
genere
etero

Dopo la nostra prima volta nel bagno dell’ufficio continuammo a sentirci via messaggio tutti i giorni nei momenti in cui non lavoravamo a stretto contatto. Spesso e volentieri (praticamente sempre) i discorsi avevano come unica tematica il sesso, come era ovvio che fosse. Essermi fatto spompinare dalla mia capa mi faceva sentire un dio ma io volevo scoparla, assolutamente. Di certo lei non faceva niente per farmi capire che non lo desiderasse quanto me.
Una mattina, appena arrivato in ufficio, mi arrivò un sms da Elena:
“Ieri sera ti ho pensato così tanto…”
“Ah sì? E come mi hai pensato? Come vorrei io…?” le risposi.
“Non lo so, tu come vorresti…?”
“Che mi pensassi nuda sul letto a gambe aperte mentre ti tocchi”
“Allora non è proprio come vorresti tu…”
“Ah, che peccato… e allora dimmi, come mi hai pensato?”
“Non ero nuda e non ero sul letto… Avevo il pigiama ed ero sul divano. Ma il resto combacia…”
Mi stava dicendo che si era masturbata per me. Elena, la mia capa, 43 anni di sventola, non solo mi aveva spompinato in bagno pochi giorni prima ingoiando tutto il mio sperma, ma ora mi stava anche dicendo che si era toccata pensandomi.
Presi immediatamente la macchina senza rispondere al messaggio e volai letteralmente in sede.
Arrivato in ufficio entrai salutando fugacemente Laura, la collega alla reception, bastò una sola occhiata per capirci al volo e mi fiondai nell’ufficio di Elena chiudendomi alle spalle la prima porta. Entrai. Lei fu sorpresa di vedermi lì all’improvviso, fino a pochi minuti prima stavamo messaggiando e sapeva che ero in magazzino.
- E tu che ci fai qui??
Chiese
- Fammi capire, tu pensi di dirmi che ieri sera ti sei masturbata pensando a me e credi che io me ne rimanga di là…?
Fece una sonora risata e si alzò per venirmi incontro. Era splendida. Aveva un vestitino con una fantasia colorata non ben definita, corto fino a metà coscia, era primavera inoltrata quindi la temperatura lo consentiva, di quelli con la gonnellina svolazzante, gambe nude e un paio di sandalini tacco 10 che scoprivano i suoi piedini estremamente sexy. I capelli erano legati con una molletta sulla nuca ma aveva lasciato alcune ciocche libere che le cadevano sulle spalle. Trucco delicato ma visibile, matita per le labbra di un colore marroncino che risaltava il contorno della sua meravigliosa bocca.
Si avvicinò a me dandomi un bacio sulla guancia e potei sentire il suo profumo… Rimasi inebriato da quella fragranza floreale, così inebriato che tra il profumo, la sua visione e il pensiero di quello che mi aveva scritto prima via sms mi sentì smuovere nelle…parti basse.
- E tu non mi hai pensato ancora in questi giorni?
- Pensato tantissimo, ma non ho avuto modo di dedicarti…nulla…
- Che peccato, mi ecciterebbe molto sapere che ti seghi per me…
- Ti sento carica stamattina eh? – le sussurrai a un orecchio – oggi sei pericolosa… Con questo vestitino poi… tu rischi lo stupro…
- Non è un rischio, è una speranza – rispose anche lei sussurrandomelo all’orecchio. Mi leccò un lobo e con la mano mi prese in mano il cazzo da sopra ai pantaloni – sento che ti faccio ancora effetto allora –
- Se tu credi che io sia già contento dall’altro giorno ti sbagli. Io ti voglio tutta, e quando dico tutta voglio dire tutta!
Si girò dandomi la schiena e si sollevò il vestitino scoprendo il perizoma che aveva indossato. Pizzo nero, esattamente il tipo di lingerie che preferisco:
- Tu vuoi questo vero….?
Rimasi pietrificato alla vista di quel culo, sodo, tondo, perfetto.
- Domani sai cosa facciamo? Ci prendiamo un giorno di permesso e ce ne andiamo alla mia casa campagna, che dici ti va?
Non ci volevo credere. Mi sembrava ancora tutto così impossibile, e invece stava capitando veramente a me. La mia capa mi stava invitando a passare la giornata nella sua casa in campagna! Saremmo stati dalla mattina alla sera a scopare, lontani da occhi indiscreti, senza timore di essere scoperti. Un sogno che si stava sempre più facendo realtà.
Presentai quindi senza ulteriori indugi la mia richiesta di permesso che venne subito accettata dal fratello di Elena, il socio di maggioranza dell’azienda e, di conseguenza, il vero boss, colui che mi aveva fatto il colloquio un paio di anni prima e mi aveva assunto… Se avesse saputo… Vabbè, meglio non pensarci. Oltretutto lo odiavo, era un grandissimo pezzo di merda…

La casa di Elena era a Pinerolo. Era di famiglia ma il marito il giorno seguente era al lavoro e il figlio a scuola. Non c’era possibilità di sorprese sgradite. Pinerolo è a circa 50 Km da casa mia, avrei quindi impiegato un’oretta scarsa per arrivarci. Ci eravamo dati appuntamento per le 9 in modo che la mia uscita di casa, convivevo con quella che sarebbe diventata mia moglie, non avesse destato sospetti.
A causa del traffico per un incidente arrivai a Pinerolo verso le 9,20 avvisando Elena che avrei tardato.
“Io sono arrivata, ti aspetto, e intanto mi preparo….”
Quei puntini di sospensione dicevano tutto. Non potevo avere idea di come l’avrei trovata, ero eccitatissimo dall’idea che una donna così figa, sexy, desiderata da schiere di uomini, avesse scelto me.
Arrivai. La casa era una villetta indipendente con un piccolo giardino recintato. Suonai il campanello, nessuno rispose al citofono ma il cancellino si aprì. Entrai attraversando il piccolo giardinetto, arrivai alla porta di casa e mi accorsi che era socchiusa. La spinsi quindi per entrare. Mi ritrovai nel salone, davanti a me il tavolo della sala da pranzo, prima di esso a destra un mobile col televisore e un paio di credenze vetrate. Di fronte al mobile il divano dove la vidi. Era seduta, le gambe accavallate, le braccia aperte appoggiate sulla spalliera. Una visione incredibile. Aveva optato per un semplicissimo completino intimo nero, niente calze autoreggenti, niente vestaglietta, nulla. Solo il completino nero e delle scarpe décolleté, anch’esse nere, con dei tacchi vertiginosi. Uno spettacolo impensabile, una scelta che più azzeccata non ci poteva essere.
- Finalmente!
- S…S..cusa il ritardo… - balbettai
Scavallò le gambe allargandole leggermente
- Non c’è problema, hai tutto il giorno per farti perdonare.
Mi avvicinai a lei che rimase seduta. Mi chinai su di lei e cominciammo a baciarci. Le sue braccia erano rimaste nella posizione in cui l’avevo trovata. Mi staccai dalla sua bocca e rimanemmo occhi negli occhi per qualche secondo in cui lei mi “disse” tutto. Non aveva bisogno di parlare, la capivo perfettamente, sapevo cosa voleva da me.
Mi inginocchiai tra le sue gambe. La presi per la vita accarezzando la sua pelle, liscia e profumata. Salii con entrambe le mani verso i suoi seni e li presi in mano senza toglierle il reggiseno. Reclinò la testa all’indietro appoggiandola allo schienale del divano. La tirai verso di me e cominciai a baciarla dal collo, scesi verso il petto, poi la pancia e arrivai giù, fra le sue gambe. Le baciavo l’interno coscia, le piaceva, sentivo i suoi respiri diventare sempre più pesanti, era eccitata, lo si vedeva, non faceva nulla per nasconderlo, anzi.
- Ti prego… fammi godere, non ce la faccio più…
Iniziai a leccargliela… Prima da sopra le mutandine e già potei sentire quanto fosse bagnata. Poi gliele scostai. Rimasi un attimo fermo ad ammirare il suo sesso. Aveva una figa tutto sommato piccola per aver avuto una gravidanza, stretta, con una striscia sottile di pelo corto. Era una meraviglia… Volevo sentire il suo sapore ma non riuscivo a togliere lo sguardo da quello spettacolo. Questo leggero prolungamento dell’attesa contribuì ancora di più, se possibile, alla sua eccitazione:
- Mi stai facendo venire solo guardandola, credimi….
Avrei avuto la tentazione di verificare se effettivamente sarei stato in grado di farle raggiungere l’orgasmo in questo modo ma il desiderio di infilare la mia lingua in quel pertugio meraviglioso ebbe il sopravvento. Le diedi una piccola leccata al clitoride, gonfio e pulsante di desiderio. Elena emise un gridolino di piacere che mi fece infoiare come non mai. Mi avventai sulla sua figa prendendola tutta in bocca, la mia lingua affondò prepotentemente tra le grandi labbra e venni investito dal sapore della mia capa, un sapore favoloso, mai provato prima, una cascata di liquido vaginale che mi stava riempiendo completamente la bocca.
- Oddio…. Oddio…. Mi fai impazzire….. Sìììì….. Godo , godo…….. Aaaaahhh!!!
Contrasse le gambe schiacciandomi la testa fra loro, ebbe un orgasmo tanto rapido quanto potentissimo, potevo sentirlo tutto. Mi venne in bocca ma io non smettevo di leccare, era fantastico vederla e sentirla godere così…..
Mi appoggiò una mano sulla testa per fermarmi… Sollevai lo sguardo e la vidi quasi in lacrime da tanto che aveva goduto. Mi guardava con gli occhi assetati di sesso, del mio sesso.
Mi alzai in piedi davanti a lei. Mi tolsi la camicia, poi mi slacciai i pantaloni, li tirai via così come scarpe e calzini, sempre in piedi davanti a lei. Elena mi guardava, non distoglieva gli occhi da me. Non sono un classico bellone e non ho certo un fisico da urlo. Sono molto normale, ma in quel momento mi sentivo l’uomo più figo del mondo perché Elena mi guardava come se lo fossi veramente.
Rimasi in piedi davanti a lei, avevo tenuto addosso solo i boxer, neri e aderenti, da cui Elena poteva notare il rigonfiamento del mio pene che era diventato duro come un bastone.
Si avvicinò col viso, lo appoggiò al mio cazzo mentre con le mani mi cingeva il sedere affondando le unghie nelle mie natiche. Mi sfilò i boxer scoprendo la mia erezione. Di nuovo strofinò il viso sul mio cazzo, stavolta nudo e prepotentemente eretto davanti a lei.
Me lo presi in mano e glielo infilai in bocca senza dire niente, mentre con l’altra mano la presi per la nuca e la tirai a me per farglielo arrivare quanto più in profondità possibile. Cominciò a succhiare, guidando il movimento con le mani sempre piantate nel mio sedere. Le stavo scopando la bocca, era divina, i suoi pompini erano impareggiabili. La fermai:
- Leccalo, troia!
Mi venne spontaneo dirle così, non sapevo esattamente che reazione le avrei suscitato ma ero abbastanza certo che non le avrebbe di sicuro dato fastidio.
Infatti fu così. Mi prese il cazzo in mano e me lo leccò partendo dalle palle, seguendo tutta l’asta fino ad arrivare alla cappella. Una, due, tre volte. Poi cominciò a passarmi la bocca su tutta la lunghezza, su e giù, su e giù, e poi di nuovo dentro, a succhiare fino in fondo.
Il mio cazzo era pronto all’esplosione, Elena lo capì e si fermò.
- Adesso mi devi scopare perché io un cazzo così duro non lo sento dentro da troppo tempo!
Disse mentre si alzava in piedi. Si girò, si inginocchiò sul divano. La visione di quel suo culo così perfetto contornato dal perizoma che sembrava disegnato sulle sue forme, la schiena arquata per propormelo il meglio possibile, mi provocarono un livello di eccitazione mai provato prima. Non me lo feci ripetere mezza volta di più. Si sfilò da sola le mutandine. La presi per i fianchi, puntai il mio cazzo in direzione della sua figa di nuovo fradicia e in un attimo ero dentro di lei. L’entrata fu semplicissima essendo così tanto lubrificata dai suoi stessi umori, la pompai con estrema decisione, quasi con violenza. Godeva, godeva tanto. Stavamo godendo insieme, stavamo scopando come mai mi era capitato per la prima volta con una donna. Ancora, ancora e ancora…
- Dai scopami, scopami tutta…. Sì, sì…..!!
Non riuscii a durare quanto avrei voluto troppa era l’eccitazione che avevo raggiunto.
Quando sentii che stavo per venire sfilai il cazzo dalla sua figa e lo appoggiai fra le sue chiappe segandomelo tra di loro.
- Vengo Elena, vengoo…
- Anche io, ancoraaaa…..!!!
Sborrai tantissimo, inondandole la schiena e il culo, fu un misto di sensazioni tra cui quella di dominazione di quella troia che era la sorella di quella merda del mio capo. Le avevo fatto bere la mia sborra, l’avevo fatta godere come una puttana e l’avevo scopata venendole addosso sulla schiena e sul culo. Era mia!
Mi buttai a sedere sul divano, lei ferma nella stessa posizione si accarezzava la figa per far durare il suo secondo orgasmo della mattina il più possibile, mentre con il viso appoggiato allo schienale mi guardava con un sorriso tra l’eccitato e il beato.
Era stata una grande scopata, ne eravamo consapevoli entrambi. E la giornata era appena cominciata…..
scritto il
2018-01-25
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