I camionisti
di
Jo Temerario
genere
orge
I camionisti
Quel bar vicino il paese aveva rinnovato da poco il locale. Era un punto d'approdo per molti residenti della zona, ma soprattutto per chi andava al lavoro e preferiva viaggiare in tangenziale. Un punto di ristoro per vacanzieri e guidatori di mezzi pesanti. Camionisti. Uno spazio coperto con tavoli e sedie era spesso affollato di persone.
In inverno un po' meno. E per questo tempo fa ho dato appuntamento a un'amica di anni e anni per fare colazione e discutere di vita quotidiana. Di solito vesta casual, elegante. Sempre raffinata. Ma stavolta era... Era uno schianto. Vestitino alla moda, ricercato, variopinto, mai pacchiano. Collant neri e scarpe basse. Ma tutto intonato con il personaggio. Alta, fisico atletico, sensualità spiccata. E anche una dose abbondante di malizia.
“Stai bene, come sempre”. “Si, stavolta dovevo andare a fare una visita e mi sono messa un po' più in tiro”. Sedendoci non posso non notare la coscia scoperta. “Mi guardi le autoreggenti?” In effetti, scoperto all'istante, ho dovuto ammettere: “Mi è caduto l'occhio”. “Ti piacciono” ammicco' soddisfatta e scherzandoci su come eravamo soliti fare.
Tra un complimento e l'altro mi accorsi, non subito, che non eravamo soli. Dietro di me seduti a un tavolo vicino c'erano tre camionisti che, immagino, abbiano visto la scena delle gambe scoperte e di lei che mostrava la sua magnifica biancheria intima e tutto il ben di dio che aveva. Un fisico che solo a vederla dovevo tenere a bada il mio istinto di prenderla all'istante.
Lei giocava su questo. Battutine, ammiccamenti. Che continuarono durante il nostro discorso. Ogni tanto notavo che volgeva lo sguardo oltre le mie spalle così come avvertivo gli occhi vogliosi dei camionisti seduti dietro di me.
A un certo punto, parlando distrattamente vidi le sue gambe leggermente divaricate. Come se non badasse, le scopri' per un attimo, quel tanto da farsi notare. E nel suo sguardo vidi un non so che di perversione. “Sei bellissima, oggi non so cosa farei per te”. E lei: “Dai smettila”. E io: “Ma non lo vedi che da quel tavolo piovono sguardi vogliosi. A momenti ti saltano addosso”. E lei: “Ma che dici”. Io: “Sono sicuro che ti farebbero la festa anche subito”.
A quel punto accadde quello che non avrei mai immaginato. Lei si alzo' e mi sfido': “Proviamo, vediamo se mi seguono. Tu resta qui, io vado un attimo in bagno. Vediamo che succede”. Si alzò e spari'. Dopo qualche istante due dei camionisti lasciarono la loro postazione. Incuriosito ma tremendamente imbarazzato non sapevo se andare via pure io o aspettare ancora. Cinque interminabili minuti e decisi di cercarla da qualche parte.
In bagno non c'era nessuno, ma il terzo camionista, ricevuta una telefonata, si diresse verso un mezzo pesante parcheggiato più in là, in una zona più appartata. Aveva i vetri oscurati. Lo seguii e capì che lo stavo pedinando. A quel punto uscì allo scoperto: “Vieni con me, ho capito cosa cerchi”.
Rosso in viso, in silenzio percorremmo una cinquantina di metri ed entrammo nel retro del camion. La porta era socchiusa e appena a bordo ecco la scena che mi fece eccitare come un animale”.
Lei era già nuda, con le autoreggenti, china su due cazzi enormi che faceva sparire a turno dentro la sua bocca vogliosa, dimenandosi come un'ossessa. I suoi capelli lunghi ondeggiavano e i camionisti le mettevano le mani dappertutto, incitandola a continuare, dicendole di tutto e di più. Era una vera maiala e le piaceva sentirselo dire.
Il terzo si uni' al gruppo e cominciò a introdurre le sue dita dilantandole il buco culo. Prima uno poi due. Fino a toglierle per introdurre il suo enorme, nodoso arnese. Lei, piegata a 90 gradi, comincio' a urlare frasi sconnesse che trasudavano desiderio e piacere: “Vi ho eccitati abbastanza prima? L'ho fatto apposta. Voglio essere posseduta, scopata fino allo sfinimento. Sono una troia vogliosa di cazzi”.
I camionisti erano infoiati. A turno la presero dietro, poi la girarono e la penetrarono davanti e dietro contemporaneamente. Il terzo la teneva in braccio per facilitare l'azione degli altri due. Lei si dimenava sempre di più, instancabile, le gambe aperte e pronte ad accogliere i cazzi enormi degli energumeni intenti a soddisfare le voglie più sporche. I collant stracciati, l'abito fatto quasi a brandelli. Godeva come una furia, non si fermava mai.
La presero a turno per almeno un'ora. Assistevo allo spettacolo inerme, inebetito. Ma tremendamente eccitato. Ho spesso immaginato come lei potesse godere a letto con uno o più uomini, prestarsi a gente sconosciuta che la guardava per strada spogliandola con gli occhi. Ma ero di fronte a una scena reale. E, allora, senza accorgermene, cominciai a masturbarmi godendomi uno spettacolo sempre più eccitante. Vennero dentro la fica, inondandola, e dentro il buco del culo fino a far colare il loro seme a terra. Non contenta, lei riprese in bocca i loro cazzi, ormai esausti, fino a succhiare l'ultima goccia di sperma.
Poi, non contenta, e fradicia di umori e di sudore, si dedico' a me, facendomi venire in bocca e sulla faccia dopo averlo ingoiato in maniera frenetica per una decina di minuti. Ci rivestimmo e uscendo da quel vano del camion ritornammo normali. Come se nulla fosse accaduto. Era stato un sogno? Stavolta no.
Quel bar vicino il paese aveva rinnovato da poco il locale. Era un punto d'approdo per molti residenti della zona, ma soprattutto per chi andava al lavoro e preferiva viaggiare in tangenziale. Un punto di ristoro per vacanzieri e guidatori di mezzi pesanti. Camionisti. Uno spazio coperto con tavoli e sedie era spesso affollato di persone.
In inverno un po' meno. E per questo tempo fa ho dato appuntamento a un'amica di anni e anni per fare colazione e discutere di vita quotidiana. Di solito vesta casual, elegante. Sempre raffinata. Ma stavolta era... Era uno schianto. Vestitino alla moda, ricercato, variopinto, mai pacchiano. Collant neri e scarpe basse. Ma tutto intonato con il personaggio. Alta, fisico atletico, sensualità spiccata. E anche una dose abbondante di malizia.
“Stai bene, come sempre”. “Si, stavolta dovevo andare a fare una visita e mi sono messa un po' più in tiro”. Sedendoci non posso non notare la coscia scoperta. “Mi guardi le autoreggenti?” In effetti, scoperto all'istante, ho dovuto ammettere: “Mi è caduto l'occhio”. “Ti piacciono” ammicco' soddisfatta e scherzandoci su come eravamo soliti fare.
Tra un complimento e l'altro mi accorsi, non subito, che non eravamo soli. Dietro di me seduti a un tavolo vicino c'erano tre camionisti che, immagino, abbiano visto la scena delle gambe scoperte e di lei che mostrava la sua magnifica biancheria intima e tutto il ben di dio che aveva. Un fisico che solo a vederla dovevo tenere a bada il mio istinto di prenderla all'istante.
Lei giocava su questo. Battutine, ammiccamenti. Che continuarono durante il nostro discorso. Ogni tanto notavo che volgeva lo sguardo oltre le mie spalle così come avvertivo gli occhi vogliosi dei camionisti seduti dietro di me.
A un certo punto, parlando distrattamente vidi le sue gambe leggermente divaricate. Come se non badasse, le scopri' per un attimo, quel tanto da farsi notare. E nel suo sguardo vidi un non so che di perversione. “Sei bellissima, oggi non so cosa farei per te”. E lei: “Dai smettila”. E io: “Ma non lo vedi che da quel tavolo piovono sguardi vogliosi. A momenti ti saltano addosso”. E lei: “Ma che dici”. Io: “Sono sicuro che ti farebbero la festa anche subito”.
A quel punto accadde quello che non avrei mai immaginato. Lei si alzo' e mi sfido': “Proviamo, vediamo se mi seguono. Tu resta qui, io vado un attimo in bagno. Vediamo che succede”. Si alzò e spari'. Dopo qualche istante due dei camionisti lasciarono la loro postazione. Incuriosito ma tremendamente imbarazzato non sapevo se andare via pure io o aspettare ancora. Cinque interminabili minuti e decisi di cercarla da qualche parte.
In bagno non c'era nessuno, ma il terzo camionista, ricevuta una telefonata, si diresse verso un mezzo pesante parcheggiato più in là, in una zona più appartata. Aveva i vetri oscurati. Lo seguii e capì che lo stavo pedinando. A quel punto uscì allo scoperto: “Vieni con me, ho capito cosa cerchi”.
Rosso in viso, in silenzio percorremmo una cinquantina di metri ed entrammo nel retro del camion. La porta era socchiusa e appena a bordo ecco la scena che mi fece eccitare come un animale”.
Lei era già nuda, con le autoreggenti, china su due cazzi enormi che faceva sparire a turno dentro la sua bocca vogliosa, dimenandosi come un'ossessa. I suoi capelli lunghi ondeggiavano e i camionisti le mettevano le mani dappertutto, incitandola a continuare, dicendole di tutto e di più. Era una vera maiala e le piaceva sentirselo dire.
Il terzo si uni' al gruppo e cominciò a introdurre le sue dita dilantandole il buco culo. Prima uno poi due. Fino a toglierle per introdurre il suo enorme, nodoso arnese. Lei, piegata a 90 gradi, comincio' a urlare frasi sconnesse che trasudavano desiderio e piacere: “Vi ho eccitati abbastanza prima? L'ho fatto apposta. Voglio essere posseduta, scopata fino allo sfinimento. Sono una troia vogliosa di cazzi”.
I camionisti erano infoiati. A turno la presero dietro, poi la girarono e la penetrarono davanti e dietro contemporaneamente. Il terzo la teneva in braccio per facilitare l'azione degli altri due. Lei si dimenava sempre di più, instancabile, le gambe aperte e pronte ad accogliere i cazzi enormi degli energumeni intenti a soddisfare le voglie più sporche. I collant stracciati, l'abito fatto quasi a brandelli. Godeva come una furia, non si fermava mai.
La presero a turno per almeno un'ora. Assistevo allo spettacolo inerme, inebetito. Ma tremendamente eccitato. Ho spesso immaginato come lei potesse godere a letto con uno o più uomini, prestarsi a gente sconosciuta che la guardava per strada spogliandola con gli occhi. Ma ero di fronte a una scena reale. E, allora, senza accorgermene, cominciai a masturbarmi godendomi uno spettacolo sempre più eccitante. Vennero dentro la fica, inondandola, e dentro il buco del culo fino a far colare il loro seme a terra. Non contenta, lei riprese in bocca i loro cazzi, ormai esausti, fino a succhiare l'ultima goccia di sperma.
Poi, non contenta, e fradicia di umori e di sudore, si dedico' a me, facendomi venire in bocca e sulla faccia dopo averlo ingoiato in maniera frenetica per una decina di minuti. Ci rivestimmo e uscendo da quel vano del camion ritornammo normali. Come se nulla fosse accaduto. Era stato un sogno? Stavolta no.
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