Figlia mia, ma cosa fai?

di
genere
incesti

Non riesco a tenermi tutto dentro, devo trovare una valvola di sfogo. A voce non posso raccontare a nessuno ciò che sto per scrivere, ma devo sfogarmi o rischio di esplodere.
Mi chiamo Michela e sono una mamma di 38 anni. Restai incinta quando ne avevo 19, la stessa età che mia figlia Fabiola ha compiuto meno di una settimana fa. È difficile accettare che la propria figlia cresca, eppure alle volte ci troviamo dinanzi a situazioni che ci aprono brutalmente gli occhi verso la realtà. La camera da letto che condivido con mio marito e la cameretta di nostra figlia sono separate da un corridoio che conduce nel bagno del primo piano. In passato mi è capitato di alzarmi la sera tardi per andare alla toilette e sentire i mugolii di Fabiola che si dava solitariamente piacere nell’intimità della propria stanza. È strano a dirsi, ma quelle situazioni mi eccitavano. Quando tornavo in camera stuzzicavo mio marito e in breve mi trovavo a fare sesso in modo più selvaggio del solito, facendo cose che in altri momenti non avrei mai fatto.
Quello che sto per scrivere è successo circa un mese fa, poche settimane prima che Fabiola compisse 19 anni.
Cielo plumbeo, sopra di noi imperversava un temporale violento. Impossibilitata ad andare in cantiere per visionare i lavori decisi di tornare a casa nel pomeriggio per concentrarmi su un altro progetto. Parcheggiai l’auto nel seminterrato al riparo dal diluvio e, una volta entrata in casa, mi tolsi le scarpe fradice benedicendo il tepore del focolare domestico. I piedi erano coperti dal nylon delle collant nere, senza pensarci due volte alzai la gonna e sfilai le calze dando un immediato sollievo alle mie estremità congelate. Salii le scale a piedi nudi lasciando che la morbida moquette accarezzasse dolcemente i miei piedini, cullandoli in un soffice abbraccio e rendendo i miei passi così’ silenziosi dall’essere praticamente impercettibili. A metà tragitto tra il piano terra e il primo piano mi fermai impietrita dai gemiti di piacere che provenivano dal piano superiore. Subito la mia mente pensò al peggio: mio marito nella nostra camera matrimoniale, nella nostra alcova d’amore che si ta sbattendo un’altra donna. Una vampata di rabbia mi fece arrossire in volto, ma la razionalità stemperò subito quella reazione istintiva. Non poteva essere lui, non c’era la sua macchina, sicuramente era ancora in ufficio e, se proprio voleva tradirmi, non sarebbe mai stato così stupido da farlo in casa nostra. Quei gemiti di piacere potevano uscire solo dalla bocca di mia figlia. Mi convinsi che Fabiola si stesse masturbando senza alcun freno inibitore pensando di essere sola in casa; così salii le scale senza fare il minimo rumore per evitare di disturbarla. Un lampo illuminò il corridoio buoi e un tuono scosse le mura della casa mentre con passo furtivo cercavo di raggiungere la mia camera senza destare alcun sospetto riguardo la mia presenza. La porta della cameretta di Fabiola era spalancata e quello che vidi passando mi fece trasalire. Mia figlia era sdraiata completamente nuda sul suo letto e un ragazzo (un uomo?) aveva il volto tra le sue cosce, intento a darle piacere con la lingua tra le sue labbra intime. Quel maschio aveva spalle larghe, braccia robuste e muscolose, ma per quanto mi sforzassi non riuscii a dargli un volto, un nome tra le nostre conoscenze. Arrivai nella mia camera e li, avvolta nel buio più totale, potevo osservare tutto ciò che stava accadendo nella camera di Fabiola senza il rischio di essere vista; mi sedetti per terra e col cuore che batteva a mille guardai ciò che ora vi racconterò.
Fabiola era sdraiata sul bordo del letto, le sue gambe divaricate come un arco teso, lui in ginocchio sul tappeto, le sue mani sulle cosce di lei. Il suo seno grande, una 4 misura che conoscevo fin troppo bene, si stagliava rigido come due colline su un terreno pianeggiante. Immaginavo quanto potevano essere grossi e turgidi i suoi capezzoli mentre lui le donava quel piacere intenso e intimo che solo il sesso orale può dare. Mi tornò in mente un’immagine del passato quando per la prima volta vidi i suoi capezzoli inturgiditi dal freddo e rimasi stupida dalle dimensioni che assunsero colorandosi di un rosso intenso, quasi violaceo, in contrasto con la pelle candida come il latte. Il copro di mia figlia si inarcava e si rilassava al ritmo dei suoi gemiti, tanto intensi da coprire il rumore della pioggia battente. Non so dirvi per quanto tempo rimasi a guardare quel sodalizio carnale, poi il maschio si fermò e si mise in piedi dinanzi a Fabiola. Quando lo vidi trasalii e con entrambe le mani mi chiusi la bocca per non urlare. Quell’uomo era il marito di mia sorella, lo zio di Fabiola, un uomo della mia stessa età che nove anni prima aveva sposato mia sorella minore.
“dio mio Fabiola, cosa cazzo stai facendo?” Questa domanda continuò a ronzarmi nella testa mentre dentro di me sentivo crescere una rabbia incontrollabile. Quel porco schifoso era davanti a mia figlia, col membro eretto, lo vedevo stagliarsi virilmente turgido grazie alla luce che dalla finestra inondava la stanza di mia figlia. Un cazzo di buone dimensioni con una cappella molto pronunciata rispetto il tronco. Fabiola si mise seduta sul letto, con una mano spostò la folta chioma bionda mentre con l’altra afferrò la verga dello zio masturbandolo con studiata lentezza. Le sue labbra carnose si schiusero sulla cappella accogliendola nel calore della sua bocca. Fabiola era tutt’altro che a disagio in quella situazione, la vedevo lavorare di bocca su quel membro turgido con la stessa disinvoltura che avrei avuto io al suo posto. Non era certo il suo primo pompino, lo si vedeva benissimo, e i mugolii di Carlo lo confermavano. La mano di lui le sfiorò il seno e salì verso la nuca. Carlo stava spingendo la sua testa allo stesso ritmo con cui muoveva il bacino spingendo il suo cazzo sempre più in profondità mentre Fabiola reggeva benissimo quel trattamento pompandolo con foga sempre maggiore.
“brava piccola mia, succhiamelo tutto, prendimelo fino in gola che poi ti scopo” la incitava mentre ormai il suo cazzo era quasi interamente dentro la bocca di mia figlia.
“Piccola tua un cazzo, lurido porco, bastardo schifoso, ti sei sposato mia sorella e ora ti scopi mia figlia” Mi ribolliva il sangue dalla rabbia, avrei voluto prendere la lampada sul comodino cui mi ero appoggiata e lanciarla contro di lui, ma quell’istinto di pura violenza distruttiva veniva frenato da una parte del mio cervello, una parte che desiderava continuare a spiare con morbosa curiosità.
Fabiola staccò la bocca dal cazzo: “adesso scopami”.
Rimasi di stucco nel sentire mia figlia pronunciare quelle parole mentre si metteva a pecorina con le ginocchia sul bordo del letto e inarcava la schiena per offrirgli il suo sesso umido e voglioso.
Non riuscivo a credere alle mie orecchie “adesso scopami”, quelle parole continuarono a ronzare nella testa senza darmi tregua, due lacrime solcarono il mio viso mentre Carlo stava srotolando il preservativo su quel possente pezzo di carne dura. Le mani di lui le accarezzarono il culo tondo e sodo scorrendo dai fianchi stretti fino alla sorca gocciolante di desiderio mentre quel bastone si avvicinava sempre all’imboccatura del paradiso. La cappella si posò sul fiore di mia figlia, quelle forti mani si aggrapparono saldamente agli esili fianchi di lei e Carlo la penetrò con decisione. Un gemito acuto risuonò tra le pareti della cameretta. Carlo iniziò a scoparla con ritmica lentezza facendo crescere in lei un piacere che non faticavo ad immaginare udendo le sue reazioni. La casa era pervasa dai mugolii e dai gemiti che Fabiola emetteva senza alcun ritegno, senza alcun freno inibitore.
Una buona madre sarebbe intervenuta subito per porre fine a quello che stava accadendo? Era questa la domanda per la quale non riuscivo a trovare una risposta. Il mio istinto protettivo mi spingeva a fare irruzione in quella stanza separando quell’abbraccio carnale, la razionalità mi diceva che ogni mio intervento non avrebbe fatto altro che peggiorare una situazione già di per sé complicata, la mia anima passionale e lussuriosa mi teneva inchiodata al pavimento come una ragazzina dinanzi al suo telefilm preferito, una prima visione assoluta, scabrosa e pornografica che inconsapevolmente mi aveva portato in uno stato di eccitazione tale da farmi inumidire le mutandine che inconsapevolmente stavo sfiorando con le dita.
I gemiti di Fabiola si fecero ancora più acuti e intensi, Carlo aveva aumentato il ritmo con cui la stava montando e i frutti di quel trattamento erano sicuramente udibili anche dal garage. Ora una sua mano era tra i capelli di lei mentre l’altra le stringeva un fianco. Aggrappato alla chioma bionda la obbligava a tenere il viso verso l’alto scopandola con forza, imponendole un ritmo che non le dava tregua. La stava sbattendo con colpi secchi e decisi, facendole percepire tutta la sua potente virilità; vedevo quel bastone duro entrare con maschia prepotenza nella carne di mia figlia, percepivo la forza dei suoi colpi quando il ventre di lui batteva con violenza contro le natiche sode di Fabiola che con una mano si teneva saldamente aggrappata alla spalliera del letto e con l’altra si masturbava il clitoride teso e gonfio di piacere. Carlo ansimava come un animale in calore intento a sfogare i propri istinti primordiali.
Ammiravo il seno di mia figlia ballare al ritmo dei colpi ricevuti e nel contempo mi accorsi che istintivamente la mia mano si era infilata sotto le mutandine e le mie dita erano intente a darmi piacere in modo automatico, non guidate dalla mia volontà. La mia fica era fradicia, bollente e pulsava di desiderio carnale, senza nemmeno accorgermene ero sul filo dell’orgasmo.
I gemiti di Fabiola si trasformarono in grida di pura estasi.
“Sto per venire” le sentii dire tra le sue grida di piacere.
Carlo continuò a scoparla con lo stesso incalzante e possente ritmo.
Vidi il corpo di Fabiola in preda agli spasmi di un orgasmo così intenso da mozzarle il fiato, Carlo lascò la presa sui suoi capelli e il viso di lei cadde sul materasso quando ancora il suo corpo era fuori controllo dal piacere.
Venni anche io in quel momento e dovetti mordermi le labbra con forza per evitare di far sentire loro il mio orgasmo.
Fabiola era ormai nella fase di rilassamento post orgasmo ma Carlo non aveva ancora finito, la teneva saldamente per i fianchi con entrambe le mani e, confortato dall’orgasmo di lei, prese a sbatterla con una foga e una potenza tali da farle male.
“Ahia… fai piano, mi fai male!” si lamentava lei sotto i violenti colpi di quel maschio.
“Troia sto per sborrare!” l’apostrofò incurante delle sue lamentele.
Finalmente Carlo venne tenendo tutto il cazzo dentro di lei e dandole delle spinte così forte da farla cadere sul materasso.
Carlo si alzò e si tolse il preservativo pieno di sborra, lei si girò sul letto guardando il suo amante “ne hai fatta eh… mi sa che ti faccio sborrare più io che la zia…” disse sorridendo.
“Hai una fica così sottile e stretta che mi fa impazzire… ma la prossima volta lo sai, voglio provare il tuo culetto!”
“vedremo, adesso però vattene prima che torni mamma”.
Tesoro mio mamma era li è ha visto tutto, dovrò parlarti? Dovrò convincerti di smettere di fare quello che stai facendo?
scritto il
2019-02-05
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