In caduta libera verso l’abisso (1)
di
Sara_2001Bis
genere
dominazione
In caduta libera verso l’abisso (1)
Mentre accaldata, giro ancora per casa con le sole mutandine ancora ben umide, squilla il cellulare, è Martina che con la sua solita arroganza “ciao stronzetta io e mamma stiamo fuori fino all’ora di cena, vedi di preparare qualche cosa di commestibile e fresco” va bene preparo per le 19.00 “ perfetto, ah dimenticavo hai annusato i miei perizomi li ho conservati belli odorosi per te”, non sapendo cosa rispondere e anche perché mi trovai in imbarazzo cercai di aspettare a rispondere, ma lei con tono perentorio “allora stronzetta …scommetto che ti sei anche toccata” e ridendo mette giù.
Ero furiosa, ma come si permette, ma chi crede di essere, ma poi toccandomi tra le cosce mi ritrovo gli umori che mi allagano il cavallo delle mutandine, a questo punto m’interrogo sul mio stato, le angherie che subisco non solo mi fanno eccitare visibilmente, ma mi piace sentirmi trattata come una servetta sia da Martina ma ancor più da Marta la mia matrigna.
Cucino nel frattempo una gustosa insalata di riso, metto in fresco del prosecco e dell’acqua gasata, apparecchio in sala con tre piatti, bicchieri e tutto quanto per una perfetta tavola preparata per la cena.
A questo punto vado al piano superiore, mi tolgo le mutandine e mi preparo per una doccia ristoratrice. Mentre con la spugna mi lavo le parti intime il mio sguardo indugia sul mio boschetto nero che per quanto sia non smette di crescere sempre disordinato, così mi prometto di depilarmi per dargli un minimo di forma e armonia. MI vesto con un perizoma azzurrino, un paio di calzoncini ex jeans tagliati che mettono in evidenza il mio bel culetto, una camicetta leggera e senza reggi così sono più libera.
Alle 19.30 sento la chiave nella toppa, vado verso la porta apro e mi ritrovo Marta con un sacco di pacchetti e a seguire Martina che non appena mi vede mi scarica tra le braccia una serie di borse e pacchetti, poi con il suo solito tono “ su dai vai a portarli di là forza corri aiuta mamma non vedi che è stracarica”, corro metto i pacchetti e soccorro Marta che mi porge i pacchetti e appena mi giro mi da un bel ceffone sul culo “HAI” e subito Martina replica appioppandomi un atro sculaccione “questo non è niente vedrai!”. Poso tutto quel ben di dio vicino al divano, poi Marta lancia le scarpe, si siede sul divano e mi porge i suoi piedi e con tono risoluto quasi gridando “Sara massaggiami i piedi che mi scoppiano”, io intimorita mi metto davanti a lei e comincio a massaggiare i piedi mentre un olezzo di sudore e di piedi madidi invadono le mie narici. Mentre annaspo nell’odore alquanto ripugnante del suo piede che massaggio con disgusto, l’altro me lo porta sulla faccia contro la bocca, un conato mi sorprende a sentire l’odore, “apri la bocca e leccami il piede, forza apri quella bocca schifosa lecca!!” io indugio, mi escono parole disordinate presa alla sprovvista, ma Martina dietro di me mi prende per i capelli e mi costringe a leccare …”che schifo” mi esce dalla bocca, ma un ceffone questa volta in piena faccia mi ribalta la testa e subito dopo un altro mi fa arrossire il volto e l’improvviso dolore sulle mie gote mi fa capire che sarà meglio leccare. Mentre lecco quei piedi puzzolenti Marta mi comunica che mio padre sarà in America per quattro mesi e che in questo lasso di tempo sarò la loro puttana, serva, schiava, cagna, e tutto quello che vorranno e che sarò punita per ogni minima mancanza. Io ribatto che non sono d’accordo che non sono la puttana di nessuno, ma come risposta mi becco un calcio sul seno da Marta che mi spezza il respiro dal dolore facendomi rotolare sul pavimento, Martina mi prende per i capelli e mi tira a sé, alzando la gonna e sedendosi sopra la mia faccia. L’odore è fortissimo, vomitevole il suo sesso odoroso un misto di sudore e eccitazione mi fa quasi vomitare e mentre le sue cosce mi imprigionano la faccia un rivolo di piscio sgorga dal suo perizoma obbligandomi ad una lavata di faccia con il suo caldo liquido dorato.
Bene dice Marta, ora che abbiamo aperto le danze ti spiego una sola volta cosa faremo di te lurida cagna, io sarò la tua padrona e signora e Martina sarà la mia vice e tua aguzzina. “Ma io” non riesco nemmeno a finire la frase che Martina mi prende per i capelli e mi fa leccare il suo piscio dal pavimento apostrofandomi con insulti vari.
Ora che hai pulito tutto, continua Marta, in questa casa non avrai più dignità troneggiando su di me e mettendomi un piede sulla testa schiacciandola sul pavimento, sarai trattata come si tratta uno straccio, da ora in poi sarai sempre nuda con solo questa sottoveste che tira fuori da un sacchetto, e perché ti vogliamo bene te ne ho comprate una per giorno così potrai anche cambiarti.
Ora mangiamo, tu vai a spogliarti e indossa la tua divisa poi torna qui e servici la cena e poi vediamo….
Continua….
Mentre accaldata, giro ancora per casa con le sole mutandine ancora ben umide, squilla il cellulare, è Martina che con la sua solita arroganza “ciao stronzetta io e mamma stiamo fuori fino all’ora di cena, vedi di preparare qualche cosa di commestibile e fresco” va bene preparo per le 19.00 “ perfetto, ah dimenticavo hai annusato i miei perizomi li ho conservati belli odorosi per te”, non sapendo cosa rispondere e anche perché mi trovai in imbarazzo cercai di aspettare a rispondere, ma lei con tono perentorio “allora stronzetta …scommetto che ti sei anche toccata” e ridendo mette giù.
Ero furiosa, ma come si permette, ma chi crede di essere, ma poi toccandomi tra le cosce mi ritrovo gli umori che mi allagano il cavallo delle mutandine, a questo punto m’interrogo sul mio stato, le angherie che subisco non solo mi fanno eccitare visibilmente, ma mi piace sentirmi trattata come una servetta sia da Martina ma ancor più da Marta la mia matrigna.
Cucino nel frattempo una gustosa insalata di riso, metto in fresco del prosecco e dell’acqua gasata, apparecchio in sala con tre piatti, bicchieri e tutto quanto per una perfetta tavola preparata per la cena.
A questo punto vado al piano superiore, mi tolgo le mutandine e mi preparo per una doccia ristoratrice. Mentre con la spugna mi lavo le parti intime il mio sguardo indugia sul mio boschetto nero che per quanto sia non smette di crescere sempre disordinato, così mi prometto di depilarmi per dargli un minimo di forma e armonia. MI vesto con un perizoma azzurrino, un paio di calzoncini ex jeans tagliati che mettono in evidenza il mio bel culetto, una camicetta leggera e senza reggi così sono più libera.
Alle 19.30 sento la chiave nella toppa, vado verso la porta apro e mi ritrovo Marta con un sacco di pacchetti e a seguire Martina che non appena mi vede mi scarica tra le braccia una serie di borse e pacchetti, poi con il suo solito tono “ su dai vai a portarli di là forza corri aiuta mamma non vedi che è stracarica”, corro metto i pacchetti e soccorro Marta che mi porge i pacchetti e appena mi giro mi da un bel ceffone sul culo “HAI” e subito Martina replica appioppandomi un atro sculaccione “questo non è niente vedrai!”. Poso tutto quel ben di dio vicino al divano, poi Marta lancia le scarpe, si siede sul divano e mi porge i suoi piedi e con tono risoluto quasi gridando “Sara massaggiami i piedi che mi scoppiano”, io intimorita mi metto davanti a lei e comincio a massaggiare i piedi mentre un olezzo di sudore e di piedi madidi invadono le mie narici. Mentre annaspo nell’odore alquanto ripugnante del suo piede che massaggio con disgusto, l’altro me lo porta sulla faccia contro la bocca, un conato mi sorprende a sentire l’odore, “apri la bocca e leccami il piede, forza apri quella bocca schifosa lecca!!” io indugio, mi escono parole disordinate presa alla sprovvista, ma Martina dietro di me mi prende per i capelli e mi costringe a leccare …”che schifo” mi esce dalla bocca, ma un ceffone questa volta in piena faccia mi ribalta la testa e subito dopo un altro mi fa arrossire il volto e l’improvviso dolore sulle mie gote mi fa capire che sarà meglio leccare. Mentre lecco quei piedi puzzolenti Marta mi comunica che mio padre sarà in America per quattro mesi e che in questo lasso di tempo sarò la loro puttana, serva, schiava, cagna, e tutto quello che vorranno e che sarò punita per ogni minima mancanza. Io ribatto che non sono d’accordo che non sono la puttana di nessuno, ma come risposta mi becco un calcio sul seno da Marta che mi spezza il respiro dal dolore facendomi rotolare sul pavimento, Martina mi prende per i capelli e mi tira a sé, alzando la gonna e sedendosi sopra la mia faccia. L’odore è fortissimo, vomitevole il suo sesso odoroso un misto di sudore e eccitazione mi fa quasi vomitare e mentre le sue cosce mi imprigionano la faccia un rivolo di piscio sgorga dal suo perizoma obbligandomi ad una lavata di faccia con il suo caldo liquido dorato.
Bene dice Marta, ora che abbiamo aperto le danze ti spiego una sola volta cosa faremo di te lurida cagna, io sarò la tua padrona e signora e Martina sarà la mia vice e tua aguzzina. “Ma io” non riesco nemmeno a finire la frase che Martina mi prende per i capelli e mi fa leccare il suo piscio dal pavimento apostrofandomi con insulti vari.
Ora che hai pulito tutto, continua Marta, in questa casa non avrai più dignità troneggiando su di me e mettendomi un piede sulla testa schiacciandola sul pavimento, sarai trattata come si tratta uno straccio, da ora in poi sarai sempre nuda con solo questa sottoveste che tira fuori da un sacchetto, e perché ti vogliamo bene te ne ho comprate una per giorno così potrai anche cambiarti.
Ora mangiamo, tu vai a spogliarti e indossa la tua divisa poi torna qui e servici la cena e poi vediamo….
Continua….
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