Ancora un'avventura in ascensore

di
genere
etero

Di nuovo in ascensore… incredibile a dirsi… un’altra avventura in ascensore! Questa volta l’ascensore mi stava portando all’ultimo piano di un grattacielo di Milano.
L’ascensore era affollato ed appena entrato non potei non pensare alla delusione di un viaggio senza nessuna possibilità di un incontro capace di provocarmi una minima emozione.

Entrai e mi schiacciai sulla parete a destra. Essendo abbastanza alto riuscivo a vedere le teste delle altre 10 persone che riempivano l’angusto vano dell’ascensore.
2 uomini e 8 donne: quasi rispettavamo le proporzioni delle distribuzione dei sessi nel mondo. Iniziai a guardarmi intorno e gli occhi si posavano sulle 16 tette che affollavano lo spazio. Era primavera ed
era una giornata calda. Tutte le donne in ascensore avevano qualcosa di speciale, un abbigliamento sensuale o una trasparenza malandrina. L’altro uomo, oltre a me, aveva lo sguardo assorto nei suoi pensieri
e non sembrava pensare che al lavoro, alla famiglia o alle quotazioni in borsa nel suo completo grigio da impiegato. Io invece come un novello protagonista del film di Truffaut, “l’uomo che amava le donne”, non
mi perdevo neppure un centimetro di quelle donne mie compagne di viaggio occasionali. Ne sentivo il profumo, ne intuivo i desideri e mi perdevo nei loro sguardi, peraltro ricambiato.

Alla mia destra una 30enne bionda con gli occhi azzuri e gli occhiali mi sorrideva e ruotava il busto a farmi vedere un decoltè da quarta di reggiseno. L’imbarazzo di guardare la bionda mi impediva di guardare le trasparenze del vestito della signora quarantenne, bruna e dalla carnagione ambrata, che mi stava di fronte. Aveva capezzoli sfacciati e, ne sono sicuro, il profumo di sesso proveniva proprio da Lei. Poi c’era la signorina giovane, proprio una fanciulla sui 20 anni,alla mia sinistra: le vedevo il collo ed avevo voglia di baciarglielo per proseguire lungo la schiena. Un bel fondo schiena che faceva intravedere un perizoma leopardato. Aveva i capelli rossi raccolti ed un fermaglio fatto a freccia le indicava un sedere pronunciato: lo vedevo dall’alto poiché era alta 1 metro e 50.

In mezzo all’ascensore vi era una donna, forse vicina ai 50 anni, dal fisico un po’ pesante con una gonna con uno spacco esagerato che mostrava autoreggenti fuoriluogo. Anche Lei a suo modo era sexy e speciale, forse era, o era stata, una nave scuola per centinaia di amanti occasionali. A fianco a lei vi era una ragazza castana dal fisico sportivo vestita di giallo, arancione e rosso. Vistosa ma del tutto assente, mi dava le spalle ed intuivo natiche dure e scolpite da qualche attività fisica, scorgevo il profilo di un seno ipertrofico, troppo eretto per essere vero. Di fianco a lei vi era un’altra trentenne dai capelli neri, fisico asciutto ed una camicetta nera di seta che le modellava il corpo come un guanto. L’accensore tardava a partire ed io avevo posato gli occhi solo su 6 delle 8 donne presenti. Le ultime 2 donne erano arrivate insieme, avevano superato l’uomo in grigio e mi avevano circondato. Le donne alla mia sinistra e alla mia destra, la bionda 30 enne e la fanciulla bassa di statura si allontanarono da me. Non so perché ma le 2 donne ultime arrivate sembravano avere lo stesso profumo , le stesse misure anatomiche e, dallo sguardo di complicità, la voglia di divertirsi. Come se stessero per andare ad un festino sexy. Magari era una mia fantasia o magari era l’atmosfera che si era creata con l’ascensore in movimento. Avevano abitini neri di ottima fattura, sensuali, ma in qualche modo facevano pensare a professioniste delle PR o ad architette in carriera. Entrambe avevano i gancetti del reggiseno a vista, il vestito nero aveva uno spacco rotondo in quello della prima e rettangolare in quello della seconda.

Avrei voluto sganciare il reggiseno a morsi, delicatamente ovviamente, a tutte e 2. Per poi vedere cosa succedeva nei piani successivi e soprattutto la reazione delle altre. L’ascensore si stava avvicinando al 5° piano, la prima fermata prenotata dall’uomo in grigio. Un pensiero stupendo e allo stesso modo terrificante: sarei rimasto solo con 8 donne, o forse 7 se una di loro scendeva al 5° piano. Già farneticavo nella mia mente che avrei baciato le labbra di ogni donna presente, avrei accarezzato gambe, seni e chiappe come fossi stato un goloso in pasticceria. Al quinto piano scese insieme all’uomo la ragazza dal fisico sportivo. Ero con 7 donne!!!

Il paradiso ambito dai kamikaze arabi è fatto di 7 donne … va beh vergini… ed io le avevo tutte in ascensore con me!!!

Al nono piano scesero tutte, anzi no le 2 pin up dal vestito nero si girararno verso di me, mi guardarono per un istante e leggendo la mia voglia, risero. Non di me, non per me. Avevano sbagliato piano. Appena partita l’ascensore si fermò all’improvviso. Mi aspettavo una reazione di panico invece le 2 donne mi guardarono con un sorriso malizioso. Il piccolo ascensore con solo 3 persone a bordo era diventato abbastanza ampio. Loro si erano poste davanti a me, appoggiate alla parete di fronte alla mia, non si guardavano tra loro, fissavamo me. Una mi guardava negli occhi e l’altra rivolgeva lo sguardo sulla patta dei mie pantaloni che, evidentemente, dopo gli odori e gli stimoli visuali aveva risposto con un principio di erezione, era più che barzotto. Sentivo la cappella umida e lubrificata. I miei occhi percorrevano dalle caviglie ai capelli le 2 ninfe che continuavano a sorridermi, quasi ad invitarmi. Dissi un banale: “Che situazione! Ditemi che non sono su scherzi a parte?” . Loro mi risposero: “Si…si… siamo 2 provocatrici. Stavamo per andare al penultimo piano ad un appuntamento al buio con un 50enne sfigato… ma possiamo scaldarci con Te…se ci dai 200 euro a testa” . Ebbi conferma delle fantasie precedenti e allo stesso tempo tornai alla realtà. Avevo solo 50 euro in tasca, ma soprattutto non mi piaceva pagare le donne.
Lo ritenevo una violenza. Una cosa squallida. Mi sarei sentito sporco a farlo e la differenza di età mi faceva sentire un po’ un orco…un porco.

Dissi loro che non ero quel genere di uomo, con l’espressione più seria che avevo. Ci fu un lungo silenzio. Poi scoppiammo tutti a ridere e loro dissero: “stavamo scherzando” . Ma dal Tuo pallore abbiamo visto che ci hai creduto. Colsi l’attimo allungai le mani e presi a ciascuna la mano destra e le baciai facendo un inchino al loro fascino, alla loro voglia di vivere… al loro essere donne.

Quando tornai su dall’inchino me le trovai vicino al viso e non so più se stampai io per primo o fu loro l’iniziativa per un bacio suille labbra. Il resto ve lo potete immaginare…è nella fantasia di ogni uomo cogliere l’attimo…anche il più improbabile!!! Ust
scritto il
2011-07-27
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