La sua schiava

di
genere
dominazione

Eccoci di nuovo qui in quresto piccolo paesino d'italia dentro la solita tabbaccheria, solite persone, solita vita monotona che a molti piace, ma non ha me personalmete ma purtroppo la mia vita offre solo questo al momento. Lavoro in questa tabaccheria di famiglia da 2 anni ora mai insieme a mio zio ( almeno fin che non finisco l'università). Tutte le mattine entravo alle 8 e in mattinata presto, tipo nel arco delle 8 e le 9, venivano 3 clienti in particolare un amico di mio zio che aveva si e no una 35ina d'anni, alto, magro orecchie a sventola denti non perfetti e capelli corti castani, non era bellissimo però manco brutto, cioè ho visto di peggio, fatto stà che ogni volta che lo guardavo mi eccittava, non ho idea del motivo, ma vedevo in lui qualcosa di diverso dagli altri, io e lui non abbiamo tanto rapporto le nostre conversazioni finivano con uno "ciao, come stai e dovè tuo zio" non siamo mai andati oltre, un paio di volte lo trovai in varie discoteche che frequentavo e pub ma nulla di che finiva sempre con un semplice saluto. Quando entrava in negozio ultimamente mi faceva l'occhiolino ed io lo salutavo con un cenno di testa ma nulla di che. Un pomeriggio però mentre stavo pulendo gli scaffali avevo una forte necessita di andare a fare pipì, essendo sola non potevo lasciare il negozzio in balia di sconosciuti quindi continui a pulire sperando in qualcuno di familiare che entrasse, ironia della sorte entrò lui, arrivò con la solita domanda " tuo zio?" Io gli dissi che non cera però gli chiesi di rimanere due minuti li in tabaccheria perche io avevo necessita di andare in bagno, lui acconsentì ed io andai nello sgabuzzino dietro finalmete mi liberai. Ad un certo punto sento dei passi raggiungermi e mi chiesi chi fosse o cosa stesse facendo, visto che non poteva venire nel retro in quanto vietato ai clineti, cercai di chiudere la porta del bagno ma lui fu piu rapido di me e mi si mise davanti gurdandomi mentre urinavo, gli dissi di andaresene immediatamente e che non poteva lasciare il negozio sensa nessuno, lui sorrise e mi si asascio d'avanti dicendomi "io vado via solo se tu oggi ti fai portare a casa da me." Rimasi un pò titubante ma lo assecondai per farlo uscire finalmente da quel bagno. Ritornata in sala, mi salutò con uno ciao e con un occhiolino finale. In serata verso le 6 tornò per fare una ricarica post pay, a quel punto mio zio era già tornato in tabaccheria e ne approfitto per chiedermi se volessi tonare a casa con lui visto che sarebbe passato dal mio paese, mio zio lo imteruppe subito dicendo di non preoccuparsi che tanto ci averebbe pensato mio padre, ma lui insistette e io accettai dicendo allo zio che quel giorno mio padre avrebbe fatto piu tardi, visto che divevo studiare sarebbe stato meglio se mi portasse lui. Il ragazzo resto in tabaccheria fino le 7, cioè il mio orario di fine lavoro, salutai zio e lo seguii fino la macchina. Nel tragitto mi appogiò una mano sulle cosce e mi disse " ho visto come mi guardavi so che ti eccito e vorrei farti una proposta" lo guardai rossa dalla vergogna ma non dissi nulla e lui continuò "vorrei che tu diventassi la mia schiavetta personale" lo guardai ancora più sconvolta " so che ti piace non mentirmi" arrossi e abbassai la testa non sapendo cosa rispondere "lo prendo per un si ?" Ancora nessuna risposta non volevo ammetterlo pubblicamente ma pensai che magari finalemente avrei capito se mi piacesse o meno e si accettai senza dire una parola, appena dissi di sì cambiò rotta e andammo in un capanno abbandonato li vicino del quale non sapevo manco l'esistenza, mi invitò a scendere di macchina, mi mise una mano intorno alle spalle e mi accompagno dentro il grande capannone, era allestito come una vera sala delle torture ed ebbi un pò di paura lui avanzò dicendomi " vedi tutto questo lo userai tu quando non farai la brava schiava" e mi venne spontaneo chidergli "cosa dovrei fare per essere una buona schiava ?" "In anzi tutto non devi parlare senza il mio permesso come hai appena fatto, tranne in negozio li potrai parlare quanto vuoi, mutande e reggiseno saranno vietati, si se te lo chiedi anche in negozio, non dobrai mai disubbidirmi ogni cosa che ti dirò è legge senno verremo qui e faremo ciò che meriti, le altre 'leggi' le imparerai col tempo." Lo guardai un pò impaurita ma curiosa di ciò che mi aspettava nei prossimi giorni. Salimmo in macchina e appena scesa mi precisò che il tutto sarebbe iniziato da domani, mi lasciò il suo numero e se ne andò. Tornai in casa e gli scrissi come mi aveva ordinato, non ricevetri nessuna risposta e arrivai al giorno successivo senza nessun tipo di problema andai al lavoro come sempre già dimentcandomi della prima regola cioè non tolsi le mutande e il reggiseno, pregai tutto il giorno che non venisse o che non se ne accorgesse ma le mie preghiere non servirono a nulla, lo vidi entrare in negozio e chidermi la solita domanda "lo zio?" Io gli dissi che era al bar e lui mi ordino di fagli vedere le tette esitai ma non ebbi scelta, appena vide il mio reggiseno disse " oggi capanno sensa nessuna scusa devi imparare ad essere obbediente e non mancare ai miei ordini" abbassai la testa e se ne andò. La sera andai al capanno entrai e mi misi nuda in ginocchio al entrata come mi era stato richiesto, sentì una macchina sapevo che era lui, entrò nel capanno, mi verggognavo ma devo ammettere che ero un po eccitata, mi prese per i capelli e mi trascino fino ad un tavolo, mi fece alsare e mi scaraventò sopra ammanettandomi mani e piedi, ero immbole adesso poteva farmi ciò che voleva, o come dice lui ciò che meritavo, presa una frusta e cominciò a frustarmi nella mia figa ancora vergine, mi disse di contare 40 colpi, i primo furono di riscaldamento, ma superati i 5 o 6 colpi cominciai a pingere dal dolore e dimenarmi, persi il conto e quando mi chiese dove fosse arrivato, io gli risposi "non lo so", mi disse " ricominciamo da capo" li persi un battito era peggio di quel che pensavo e contai tutti i colpi fino all'ultimo senza perderne manco uno. Quando smise comincio a toccatmela, ero bagnata, "brutta troia sei bagnata" mi infilò i diti dentro la mi figa e cominciò ad andare anvanti indietro inliggendomi ancora piu dolore, ma in tutto questo venni, mesà che era un altra delle sue regole perchè poi esclamò "non devi venire fin che non te lo dico io" riprese in mano la frusta e continuo per altre 10 volte. Usci da quel capanno distrutta, sapevo che quella che non sarebbe stata l'ultima volta ed ero impaurita di quali fossere le altre torture che mi avrebbe potuto infliggere .
di
scritto il
2019-09-10
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