Katia, ovvero come imparai a spompinare

di
genere
trans

Conobbi Katia in un ristorante, dove lavorava come cameriera. Alta e biondissima, sarà stata la camicetta della divisa che lasciava intravedere il seno, sarà stato il suo culo tondo strizzato in una gonna aderente, ma quella sera non riuscivo a staccarle gli occhi da dosso. Ero ad un incontro d'affari e anche il mio cliente aveva notato i miei sguardi lascivi sulla cameriera. E mi sfidò.

- Firmo il contratto se lei le chiede di uscire.
- Come?
- Mi sono accorto di come guarda la cameriera e, francamente, è un bel bocconcino. E mi sembra che a lei piaccia essere guardata. Le chieda il numero e potrà considerare il nostro accordo firmato.

Non sono mai stato uno di quelli che chiede il numero alle ragazze viste in giro, ma quella donna era riuscita a conquistarmi al primo sguardo. E siccome in palio c'era anche un contratto importante, decisi di provare.

Appena finito di mangiare, venne a chiederci se desideravamo qualcos'altro.

- No, la ringrazio. Può portarci il conto. E mi farebbe piacere avere anche il suo numero.

Non si scompose e, accennando un sorriso, sparì dietro la cassa. Quando tornò, facendomi perdere la testa con i suoi ancheggi, notai che accanto al conto c'era anche un secondo foglietto con il suo numero di telefono e il suo nome, Katia, con un cuoricino al posto del puntino della i.

Il mio cliente si complimentò con me e, firmato il contratto, decisi di far passare qualche giorno prima di richiamarla per invitarla a cena.

- Buonasera, Katia, sono Nicola. L'altra sera le ho chiesto il numero al ristorante...
- Ciao Nicola, aspettavo la tua telefonata. Dimmi tutto e dammi del tu, il lei lasciamocelo alle spalle...
- Va bene. Vorrei invitarti a cena. Magari giovedì sera, per te va bene?
- Sì, ci sono. Giovedì sono libera. Ma fa' una cosa, vieni da me. Finisco di lavorare tardi al ristorante e preferisco passare una bella serata in casa.

Accettai. C'erano dei meravigliosi presupposti e, fattomi dare il suo indirizzo, richiusi felice. Avevo un appuntamento con una delle donne più belle che avessi mai conosciuto. E il fatto di averlo in casa sua poteva portare fin da subito ad una bella scopata.

Poi arrivò il giovedì. Mi presentai alla sua porta con un mazzo di rose rosse e una bottiglia di champagne. Lei venne ad aprirmi tutta in tiro, con uno splendido abito rosso che, molto più della divisa da cameriera, metteva in luce le sue meravigliose curve.

- Grazie per le rose, sei dolcissimo. Accomodati, io metto lo champagne in frigo.

Cenammo e passammo una meravigliosa serata. Lei veniva da una cittadina del sud e si era trasferita a Parma da poco. Faceva la cameriera da sempre e, con il suo aspetto, non aveva faticato a trovare subito lavoro. La sua bellezza e la sua dolcezza erano accompagnati anche da una straordinaria sicurezza di sé che la rendeva ancora più magnetica.

La nostra sintonia era totale e, tra una chiacchiera e l'altra, finimmo tutto lo champagne e ci accomodammo sul divano. Fu lì che decisi di baciarla e lei si lanciò a tuffo sulle mie labbra, facendomi assaggiare anche la sua lingua caliente.

Il bacio si fece sempre più focoso e non tardò ad allungarmi le mani sul pacco. Le abbassai quindi subito la cerniera del vestito e, accortomi che mi faceva fare, proseguii fino a che rimase di fronte a me in un meraviglioso completo intimo argentato.

Notai subito che le mutandine si stringevano attorno ad un grosso pacco. E lì mi accorsi che avevo preso appuntamento con una transessuale, per quanto meravigliosa fosse. Rimasi un attimo stupito. Mai avevo avuto a che fare con un cazzo che non fosse il mio. E lei si accorse di tutto.

- Beh, ora sai quel che ho tra le gambe. Ti piaccio ancora?

In quel momento capii che sì, mi piaceva da morire. Non so cosa mi prese ma ricominciai a baciarla, massaggiandole il pacco da sopra le mutandine.

- Non mi interessa cosa hai tra le gambe. Mi piaci troppo per lasciarti scappare.

Le palpavo il culo e il cazzo ormai duro, estremamente eccitato, mentre lei cominciò a spogliarmi. Salì sul divano, di spalle a me, e cominciai subito a leccare le sue chiappe sode e rotonde. Poi spostai le sue mutandine e affondai la lingua nel buchetto del culo, gustandone il sapore e, sempre da dietro, ne approfittai per dare una leccata anche alle sue palle. Le allargai le chiappe e cominciai a penetrarla con la lingua, mentre lei dimenava il suo culo sulla mia faccia, eccitatissima a sua volta.

Poi si girò di colpo e mi afferrò, baciandomi ancora e tenendomi il culo con le mani. Mi allargò le chiappe e mi infilò un dito nell'ano, che sapeva benissimo cosa farsi fare da quelle mani sapienti.

Prese a sculacciarmi e io, sempre più infoiato, le dissi di sedersi sul divano. Mi inginocchiai e decisi di fare conoscenza col suo grosso cazzo. Ricordandomi di ogni pompino ricevuto in vita mia, sputai sulla cappella e poi lo affondai immediamente nella mia bocca, succhiandolo avidamente, come se non fosse la prima volta che stavo facendo qualcosa del genere.

- Sei bravissimo. Mi fai godere.

Le leccavo il cazzo e le accarezzavo i testicoli, alternando le succhiate con delle brevi sessioni di masturbazione. Avere quella nerchia in bocca era straordinario e pensai a quanto stupido ero stato ad essermi finora perso un piacere del genere.

Mentre succhiavo la sentii ansimare e decisi di interrompere per non farla venire. Le mollai il cazzo e le diedi un altro bacio. Lei era accaldatissima ed estremamente arrappata. Le morsi le labbra, leccandole poi avidamente, stringendole le tette.

Poi, dopo un'avida leccata di capezzoli, diedi un'altra bella succhiata al suo cazzo, che ora sembrava enorme. Poi, tirando il suo bacino verso di me, le sputai sul buco del culo, riprendendo a leccarlo avidamente mentre lei mi guardava, soddisfatta del mio lavoro.

E così che risalii con la lingua, leccandole ano, perineo, testicoli e il cazzo lungo l'asta, fino alla cappella, reinfilandomelo tutto in bocca. Mi piaceva sentire il sapore del suo cazzo e vederla godere.

Le misi un dito in bocca e lei lo succhiò avidamente. Lo tirai fuori e glielo cacciai piano piano nel culo mentre riprendevo a spompinarla.

Non resistevo più e, allargandole le chiappe, glielo misi dentro, cominciando a chiavarmela mentre la mia mano restava salda sul suo cazzo, masturbandolo al ritmo dei colpi che le davo nel culo.

Lo tirai fuori e, prendendolo in un unico pugno insieme al suo, presi a masturbarli insieme. Gonfi e vogliosi l'uno dell'altro.

Poi glielo reinfilai dentro e cominciai a pompare sempre di più, mentre lei si masturbava avidamente gemendo e godendo da brava troia qual era.

Quando, tra un gemito e l'altro, la vidi sborrare, mi lasciai andare anch'io, venendole in quel meraviglioso culo. Il più bello che io abbia mai visto.
scritto il
2020-12-05
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