I racconti di nonna Chica -Federica – Promettimi di farlo tu Capitolo 11. Il ricovero

di
genere
dominazione

Prima di lasciare quella casa, fonte per Federica di piaceri perversi dati da tutte quelle situazioni che in vita sua mai e poi mai immaginava la potessero coinvolgere e che invece l'avevano ormai catturata in pieno, si è preoccupata di avvertire Diego che tra l'indomani e il giorno successivo l'avrebbero contattata dall'ospedale per il ricovero. Non sapeva quanto tempo avrebbe passato ricoverata, scongiurandolo di non cercarla in quei giorni soprattutto p per la presenza costante del marito, come era normale che fosse, si sarebbe fatta viva lei.
Già, il marito! Lo amava, gli voleva bene, si erano dedicati l'uno all'altra per una vita e assieme a figli, casa e Azienda agro – vinicola. Spesso, lei dopo la scuola come insegnante aveva appena il tempo di pranzare, rassettare casa e via... in vigna o nei campi a dare una mano oppure giù in cantina. Poco tempo per loro come coppia, ma non mancavano i viaggi e i week end soprattutto in giro con il gruppo parrocchiale e con gli amici.
Fare l'amore? Si certo, la notte ma senza giorni fissi, in base alla voglia e la stanchezza. Sempre più raramente e quando lo facevano lei si sentiva appagata anche se a volte, vergognandosi, si procurava un secondo orgasmo da sola dopo che lui si era soddisfatto. Comunque poteva dire di avere una buona vita sessuale, per come erano le sue esigenze; fino a quando......... tutto è cambiato.
Il Marito le aveva procurato quel maledetto passaggio per la città chiedendo al loro cliente se rientrando poteva accompagnarla in città visto che doveva tornare a casa. L'amore per il marito era diventato uguale a quello che si prova per un fratello o per un padre. Era stata costretta ad ammettere che l'appagamento sessuale ormai veniva da altri. Altri che l'avevano costretta al confronto tra l'essere scopata rudemente e contro l'iniziale volontà della donna, rispetto ai dieci canonici minuti, quando era davvero molto eccitato, del marito, Che a lei, senza quelle dis- avventure sarebbero continuati a bastare.
C'era un altro aspetto che la preoccupava: le voci su un presunto o reale coinvolgimento di donne del paese e dei villaggi vicini, sopratutto mogli, madri, professioniste con una apparente moralità cristallina, frequentanti le rispettive parrocchie, quasi tutte appartenenti allo stesso gruppo di famiglie al quale apparteneva la famiglia di Federica, le sembrava stessero viaggiando speditamente.
Le capitava di ricevere sempre più spesso messaggini o telefonate da numeri sconosciuti o nascosti che dicevano di conoscerla, aggiungendo che sapendolo si sarebbero fatti avanti prima chiedendole esplicitamente sesso.
Si spingevano a- voglio scoparti! Se l'avessi immaginato prima, tranquilla che le volte che ci siamo trovati io e tu da soli, non ci avrei pensato un secondo in più a coricarti sul tavolo, piuttosto che portarti in bagno o in un angolino appartato o appiccicarti al muro per venirti dentro-.
Oppure ancora: - non immagini neanche quanti degli uomini che ti conoscono, compaesani o in zona (siete molto conosciuti) o addirittura mariti apparentemente tranquilli e legatissimi alle rispettive mogli anche tue amiche e del nostro/vostro (a seconda di chi potesse essere l'anonimo mittente) vorrebbero averti da sola per un paio d'ore, un pomeriggio o magari tutto un week end: ma non piaci solo a uomini maturi; tre o quattro diciottenni/ ventenni vorrebbero averti come insegnante per imparare come si soddisfa una vera femmina.

Insomma.... secondo lei, c'era da stare preoccupati. Se le voci fossero già arrivate a marito e famiglia, l'avrebbero già messa al corrente. Ne era sicura. Evidentemente non era così o almeno non vi erano prove rilevanti a conferma: qualche SMS citava delle foto, ma mai a lei è arrivato niente del genere.

Intanto si era giunti al giorno del ricovero. Lei sperava che quel periodo di tregua potesse servire anche a far calmare le acque e che i soliti uomini di cui era preda, non potendola avere, rinunciassero a lei e la lasciassero in pace così da tornare alla tranquilla monotonia con il marito, Ma le sarebbe bastato? Ormai abituata a soddisfare più maschi anche l'uno dopo l'altro, uomini dalla mascolinità decisamente più forte, accentuata, spiccata di quella del marito che tra l'altro con l'avanzare dell'età............ Le sarebbe bastato un rapporto sessuale di cinque/dieci minuti ogni chissà quando? Voleva davvero farsi dimenticare da chi in quel periodo se la scopava godendosela e facendola godere?

I primi due giorni in ospedale, per lei sono trascorsi tranquilli e un po' noiosi, certo, il marito andava a trovarla trattenendosi anche ben oltre l'orario, tanto che spesso la caposala suora che tutto sommato poteva ancora definirsi giovane lo rimproverava ed era diventato questo un po' un gioco delle parti. Il terzo giorno dopo il pranzo l'ha trovata un po' intontita lei gli ha spiegato che la mattina si era lamentata per un forte mal di testa improvviso e che dopo le visite mediche un infermiere le aveva aggiunto un medicinale alla flebo avvisandola degli effetti, ma effettivamente durante la giornata, lo stordimento era un po' aumentato senza però più il mal di testa.

Mentre andava via, Michele, trovata la suora caposala, le ha chiesto motivo dello stato leggermente confuso della moglie trovando conferma di quello che lei gli aveva detto e tranquillizzandosi alle parole ”è uno stato momentaneo”.

Verso le sedici uno degli infermieri veniva a prenderla per portarla giù per un esame clinico e vedendola non troppo sicura nello stare in piedi da sola a causa dello stordimento, procurandosi una barella l'aiutava a distendercisi.
Il macchinario per l'esame a cui lei doveva sottoporsi stavaal sottopiano, come le aveva spiegato l'infermiere che l'accompagnava quando in ascensore, lei l'ha visto premere il pulsante “S” sottopiano. Una corrente d'aria non del tutto benefica li ha investiti all'aprirsi dell'ascensore e il Sanitario, preoccupandosi del fatto che lì nell'andito Federica avrebbe un pochino dovuto attendere, l'avvisava che l'avrebbe portata in uno stanzino pressoché inutilizzato o quasi per pochi minuti. Sarebbe poi andasti a riprenderla quando toccando a lei era tutto pronto.

Una stanza piccola con un armadietto in vetro e ferro, con dei ripiani e dei medicinali dentro. Due scrivanie affiancate e appoggiate al muro della parete a fianco alla porta d'ingresso. All'altra parete un letto uguale a quelli in corsia messo all'angolo di fronte alla porta. Poteva essere la stanzetta dove il medico stava a riposare quando faceva il turno di notte. . Era il posto dove Federica ricorda di essere stata “parcheggiata” per un imprecisato tempo. Il luogo dove ricorda che al suo ritorno l'infermiere le aveva iniettato endovena altro medicinale non causandole una quasi totale perdita di conoscenza e ma rallentamento nei movimenti. Poi i ricordi si facevano confusi. Voci di più persone in quella stessa stanza. Afferrata per le caviglie tirata verso il bordo inferiore della barella a cui erano state bloccate le ruote. Per l'attrito, la camicia da notte le si è arrotolata dietro all'altezza delle spalle e davanti appena a coprirle le tette libere dal reggiseno. In un attimo sparivano anche le mutande L'interno delle cosce, proprio nella parte più soffice, carnosa e delicata, subiva il solletico e le punture dei peli di una barba maschile mentre una lingua cominciava a leccarle la figa cercandone la profondità. Gambe poggiate su robuste spalle maschili e polpacci a contatto con la schiena del momentaneo lui che dopo averla leccata, fatta inzuppare e portata quasi all'orgasmo, si staccava per mettersi in piedi tra quelle meravigliose cosce, una quasi penzolante fuori dalla barella, l'altra sostenuta dall'uomo. Lei sente che sta cingendo dei fianchi maschili quando la cappella spennellando dall'alto in basso le separa le piccole labbra della figa che sporgono. E' comunque eccitata. Una stoccata e ancora una volta un maschio perfettamente sconosciuto le è dentro e se la sta godendo dandole piacere. La scopa piano, lentamente. Lei ripresasi per quel colpo di reni che l'ha aperta, ormai è di nuovo cosciente. Sente tutto, e lo sente bene.

Altre presenze nella stanza, altri due uomini che vedendo la scena si lasciano andare a un: -bastardo, non ci hai aspettato. Com'è? Come la trovi-? Risposta: -non ce la facevo più, troppo voglia. E' bona. Stringe e avvolge ancora bene. Magari così tutte! E' anche meglio di altre più giovani-. Parole queste che colpivano le orecchie di Federica provocandole ancora vergogna, ma nel rovescio della medaglia orgoglio ed eccitazione. Poi un cambio di posizione: quello appena entrato e che parlava con l'infermiere, ne prende il posto tra le cosce della donna con il cazzo già denudato, dritto e duro che puntava verso l'alto pronto a infilarsi in quel buco umido e caldo per esplorarlo tutto e a fondo, mentre colui che fino a un attimo prima se la stava scopando si piazza in piedi al lato della barella all'altezza della faccia di lei, le porta le spalle più verso il bordo laterale della barella, le fa voltare la faccia da un lato e comincia ad appoggiarle la cappella alla bocca. Vista la situazione e lo stato di Federica, l'operazione riesce senza difficoltà e lei automaticamente comincia a succhiare. Il terzo uomo se ne sta seduto in disparte in silenzio tanto che Federica era convinta fosse andato via.
Colui che se la stava facendo: - cazzo hai ragione. E' quasi meglio della suorina che mi sono fatto l'altro giorno-. L'infermiere, tra un risucchio e l'altro della donna sul suo cazzo: - non dirmi che ti sei fatto la caposala-!? Risposta: - no, l'amica, quella giovane ricoverata nella stanza 8.
I rantoli dei due uomini ne segnavano il loro scaricarsi dentro quel corpo morbido di donna matura che sapeva dare ancora piaceri di un'intensità tale che un cuore non completamente a posto poteva essere a serio rischio. Era piena. Il suo stomaco, le sue viscere erano ancora una volta state inondate di seme maschile nuovo, prima a lei completamente sconosciuto.

Una volta tornati presenti a se stessi e risistemati, i due si sono rivolti a colui che Federica pensava non più presente, ma che invece per tutto il tempo era stato lì, seduto in silenzio a guardare.

E' tutta tua-. Risposta: -buttatemela lì sul letto, ci vediamo tra una mezz'oretta-.

Giusto un: - mi chiamo Franco, ho 56 anni, tu sei Federica vero? Sarai anche più anziana, ma una botta te la do eccome. Sei messa bene-. Senza avere il tempo di aprir bocca, per lei sono cominciati minuti d'inferno. Palpata dappertutto pesantemente, volgarmente., il porco sembrava un animale che scopriva in quel momento il piacere di possedere una femmina. Un essere pronto solo a recuperare tutto il sesso represso chissà da quando, e Federica in materia di sesso represso aveva imparato ad esserne esperta. Lo aveva imparato essendo stata presa da tutti quelli che con lei si erano sfogati. Essendo stata la bambola per le scopate di uomini che così l'hanno voluta, dimostrandole che il maritino da lei adorato, non sapendole dare quello di cui il suo essere femmina aveva veramente bisogno, sessualmente era ben poca cosa e assolutamente non adatto a una gran figona qual'era lei e a lei, non rimaneva che accettare questa verità.

Dopo esserle venuto in figa in un breve tempo tanto era carico, violentandola come fosse un'autentica bambola di lattice, la seconda scopata con quell'energumeno è iniziata con lui che le strofinava il glande sulle labbra della figa prendendosi tutta la calma del mondo. Movimenti lenti. Ogni tanto immergeva giusto l'estrema punta del glande, non andando oltre, non affondando di più e riprendendo a “spennellare” lentamente. La faceva sbroccare, uscire di testa.
Dalla bocca di Federica uscivano frasi degne della peggior puttana da strada, Parole di cui lei si fosse resa veramente conto, avrebbe cambiato pianeta pur di non correre il rischio di confessare il piacere assurdo che stava provando e che la stava portando ai confini con la pazzia.

-Ppp PPP oo rrr cccoooo gran bastardooo così mi fai morireeee affondami tutto dentrooo voglio sentirmi riempita stronzo bastardooo vuoi farmi venire così? Senza scoparmi???? NOOOO ti pregoooo

Aprimela ancora... SPACCAMIII non riesco a pensare ad altro continua a muoverlo..... siiii... più veloce fallo più velocemente daiii per favoreeeee

Giuro che sarò la vostra svuota coglioniiii vuoi continuare a farmi venire da sola?Vienimi dentro ancora... sborra quando vengo ioooo anche io, sto per venireeee sono di nuovo al limiteee

Mentre lei veniva, lui con una stoccata infernale glielo ha affondato dentro... di colpo. Un colpo micidiale che l'ha fatta quasi cadere dal letto nonostante le fosse sopra e con il peso la inchiodasse al materasso. Un colpo che l'ha fatta urlare tanto che è strano non sia arrivato qualcuno. Un colpo che le ha fatto male da morire con la cappella a sbatterle sull'utero e i coglioni incollarsi alle natiche piene, dolci, polpose della donna.
L'ha pompata con una foga assurda del miglior animale finché non le si è scaricato dentro allagandole le carni bollenti e prolungando l'orgasmo della donna oltre il termine in cui lui le ha scaricato lo sperma completamente in figa.

Palpata dappertutto pesantemente, volgarmente da quell'animale che se la stava godendo e a cui quelle tette, quel culo, quelle cosce, quella figa non bastavano mai. Leccata fin tra le dita di mani e piedi. Costretta a venirgli in bocca facendogli assaporare il “miele”della sua figa. Inculata e scopata tanto da non capire più se davvero esisteva confine tra dolore e piacere, non avrebbe davvero saputo valutare se davvero era stata con lui mezz'ora o di più. Si è risvegliata in stanza, si sentiva addosso la febbre alta.

Altri due giorno di ospedale passati pressoché tranquilli, durante i quali, però, qualcos'altro è successo. Conosciuto Pietro, un paziente con il quale si intratteneva davvero solo a chiacchierare, non avendo lui mostrato il benché minimo interesse a andare oltre, lo aveva presentato al marito. Capitava infatti che l'uomo all'ora delle visite, non avendo chi andava a trovarlo si intrattenesse nella camera di Federica e delle altre due signore , stanza di quattro letti, quello di rimpetto al suo vicino ai finestroni della parete opposta rispetto alla porta d'ingresso era libero.
In uno di quei pomeriggi, mentre Michele, era intento a sbucciare una frutta chiacchierando con la vicina di letto, dando le spalle a quello in cui era la moglie, Pietro il nuovo amico, seduto su una sedia all'altro lato del letto ha fatto qualcosa che l'ha completamente raggelata: infilando senza farsi accorgere il braccio sotto le coperte dal lato del letto e spostando l lembo di camicia da notte le ha accarezzato le cosce. Lei era impietrita e prima di qualsiasi sua reazione come per esempio stringere le gambe è persino riuscito, spostando l'elastico delle mutande, a infilarle giusto il polpastrello tra le labbra della figa. Il tutto è durato un attimo, poi la mano si è sfilata. Pietro mordendosi un po' il labbro inferiore e socchiudendo gli occhi a volerle dire. - non immagini nemmeno quanta voglia ho e quanto mi piacerebbe fotterti-. Ma anche: - come vedi, bella, posso fare di te quello che voglio, quando ne ho voglia-. Poi, sollevandosi, salutando lei, il marito e con un buongiorno rivolto agli altri presenti, è uscito scomparendo nel corridoio. L'indomani, ultimo giorno di degenza di Federica, non si è fatto vivo.
scritto il
2021-08-10
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